Il partito del lamento
di Carla Benedetti
(Romano Luperini ha scritto sull’”Unità” del 18 febbraio che dopo la generazione di Pasolini e Calvino non c’è più stata in Italia nessuna voce di scrittore o di intellettuale. Pubblico qui sotto la lettera che ho mandato al giornale in risposta a quell’incredibile dichiarazione di inesistenza rivolta a un’intera generazione.
Oltre alla mia, l’”Unità” ha pubblicato anche le risposte di Aldo Busi, Beppe Sebaste, Tiziano Scarpa, Mario Domenichelli e Antonio Moresco. L’articolo di Scarpa (“La generazione dei padristi”) si può già leggere qui su Nazione Indiana. Domani ci sarà anche l’articolo di Moresco, uscito oggi sull’ “Unità”. cb)
Caro Direttore,
qualche giorno fa “l’Unità” ha ospitato in prima pagina un articolo di Romano Luperini dal titolo “Intellettuali, non una voce”.
Alla persona che l’ha scritto mi sento solo di dire: “Si vergogni!”. Si vergogni prima di tutto della sua ignoranza, perché è evidente che di ciò che accade in Italia in questo momento colui che scrive quelle righe non sa nulla. O, se ne sa qualcosa, lo tace volutamente, avendo già deciso che non può esserci più nulla, che non deve più esserci nulla. I suoi occhi e le sue orecchie sono già state turate per partito preso. Un brutto partito, quello del lamento e della chiusura preventiva, così funzionale alla rete di micropoteri che si è formata e strutturata negli ultimi tempi in Italia!
Si vergogni della non generosità che dimostra nei confronti delle voci che in questo momento, e da molte parti, stanno lottando per ricostruire luoghi di espressione e di discussione, voci che non sono certo piene di ottimismo, eppure sono mosse da un bisogno fortissimo di verità, un bisogno disperato di dibattito vero, da strappare o da reinventare, laddove è possibile, in rete se non nei giornali, nei blog, nelle riviste di poca diffusione, nei libri singoli o collettivi (quelli di cui magari i giornali non parlano), nei centri sociali, nei teatri, nelle aule universitarie, per strada.
Si vergogni della superficialità del suo lamento senile (non dico anagraficamente senile, ma spiritualmente tale). Non ci sono più intellettuali? Non ci sono più scrittori degni di questo nome? Non ci sono più registi? Non c’è più dibattito? Non c’è più nulla di nulla? (La lista di ciò che non c’è più si è poi allungata nelle risposte che quell’articolo ha innescato. Roberto Cotroneo su “l’Unità” di due giorni dopo ha aggiunto che oggi non ci sono più nemmeno i critici capaci di mettersi in gioco, o di occuparsi della contemporaneità). Si vergogni di voler contagiare il mondo, compresi i più giovani, con questo suo senso di morte e di rassegnazione, con il suo lamento menzognero, di fatto protervo e reazionario! A chi ha scritto quell’articolo non ho da dire altro.
Invece a lei, caro direttore, vorrei chiedere perché proprio “l’Unità”, giornale non solo di opposizione ma anche di resistenza, impegnato in questi anni drammatici e pieni di lacerazioni in una battaglia di verità, impegnato nella ricostruzione politica, culturale e spirituale del nostro paese, un giornale che ospita anche le voci dei cosiddetti “intellettuali”, anche quelle critiche che troverebbero difficilmente spazio altrove, nei vuoti salotti mediatici in cui le idee non contano, anzi sono considerate nocive, come è possibile che proprio questo giornale titoli in prima pagina “INTELLETTUALI, NON UN VOCE”. Almeno potevate mettere un punto interrogativo!
Perché persino in questo giornale che sta costruendo uno spazio aperto di discussione e di dibattito politico e culturale, ci si trova a leggere che in Italia “non c’è più dibattito politico e culturale”? Lasci che siano le altre testate a riciclare queste polemiche sul vuoto, già fino alla nausea ripetute, queste finte analisi, grossolanamente statistiche, funzionali al gioco di chi controlla l’informazione, gestisce e distribuisce le possibilità di parola, filtrando, reprimendo e mortificando, in ogni campo! Lasci ad altri giornali il compito di gettare acqua sul fuoco delle energie critiche che ancora nascono e lottano per esprimersi nel nostro paese!
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Pubblicato sull'”Unità” del 21 febbraio
D’accordo o non d’accordo (che poi è la questione minima, in siffatti dibattiti) una notazione va fatta: la dott.ssa Benedetti ha le palle.
Eh sì Giordano.
Piuttosto la domanda che la Benedetti propone alla fine della lettera, perché persino l’Unità….Io credo che all’Unità di letteratura, di nuovi scrittori, delle idee più vive che circolano ora ne sappiano pochissimo, come la maggioranza della gente. Nella mia città non conosco persone che abbiano letto, per esempio, Scarpa (cito lui che tra i giovani dovrebbe essere più conosciuto). Quando sento così in genere mi viene da dire, guarda che è bravo, fa delle cose nuove, ci dà sotto, mica i libri della nonna (questa è un’espressione di Munari). Be’ insomma poi qualcuno lo legge e un po’ si stupisce. Magari un libro solo non basta: rimangono stupiti ma derubricano, tipo “divertente”, però una porticina si apre, il prossimo magari sarà “divertente e lucido”, dopo dieci libri si arriverà a “viscerale e mentale”. Insomma la battaglia è fare conoscere questi lavori.
non entro nel merito del commento di andrea barbieri (chissà quanti scrittori ci sono che vale la pena di leggere e che lui non conosce, a parte scarpa), ma dell’Unità sì, in quanto lettore. faccio soltanto notare che l’Unità è fatta da chi ci scrive, che luperini era la prima volta che ci scriveva, che viceversa di carla benedetti ho letto vari articoli, e dove scarpa è stato forse anche troppo celebrato, etc. etc. piuttosto, è possibile che in questo sito vi siano lettori con tanti pregiudizi, e che oltretuttto sentenziano su un giornale senza conoscerlo? mi pare di avere letto invece su N.I. molti pezzi tratti dall’Unità, uno dei pochi spazi dove si scrive quello che si pensa – e quindi dove si pensa, che non è poco, oggi.
scusate, ma sto articolo di luperini incriminato è on line? qualcuno potrebbe postarlo? o almeno a che giorno risale. grazie.
L’articolo è del 21.02.04, ma sul sito non riesco a trovarlo. In compenso ho trovato un articolo di Angelo Gugliemi di alta lode a un libro di Luperini “I salici sono piante acquatiche” (ed. Manni, 13 euri, se qualcuno nonostante tutto lo vuole comprare). Verrebbe da usare quest’espressione: freak della scrittura incontra freak della critica.
Faccio un esempio. Luperini scrive:
«A poco a poco imparai a riconoscere anche il verso triste e ripetuto dello strillozzo, il fischio dello stormo, il velo altalenante della ballerina, la coda color sangue e sempre in movimento del codirosso, gli stormi saltellanti dei cardellini, il suono metallico eppure
squillante, su due note, del fringuello»
Un critico normale si chiederebbe se l’autore si è bevuto il cervello, gli consiglierebbe di mettere anche un po’ di tabacco nelle sigarette, di guardare il calendario, di non sonnambulare la notte, ecc ecc. invece Guglielmi scrive pieno d’amore comprensivo:
“Luperini non me ne voglia, lo scritto rivela una qualche parentela con il naturalismo liricheggiante (e un po’ fastidioso) della narrativa tardo-ottocentesco”
Un’altra cosa buffa scritta da Guglielmi è questa:
“È così che quando ho ricevuto I salici sono
piante acquatiche di Romano Luperini, mi sono
precipitato a leggerlo traendone discreto piacere. Che lo scritto non abbia trovato un editore costringendo l’autore a pubblicarlo nella collana da lui diretta (con suo obbligato disagio) è cosa che non solo meraviglia ma
costringe a pensare il peggio dei lettori in organico presso le case editrici (tanto che preferisco ritenere che i motivi dell’inspiegabile inconveniente siano tutti
nella cattiva soggettività dell’autore)”
Tutto in linea col paese della merda e del galateo. E tutto lontanissimo dal punto che si è raggiunto oggi nella letteratura, quello che indicano Scarpa Benedetti Genna Moresco nelle loro risposte a Luperini.
Questo è il link: http://www.unita.it/index.asp??SEZIONE_COD=&TOPIC_ID=13192
Per Pino, non ce l’ho con l’Unità, magari mancava il punto interrogativo al titolo di Luperini solo perché hanno sottovalutato la cosa. Se non fossero in buona fede non pubblicherebbero le risposte all’articolo. Pace? Se abbiamo fatto pace, gli autori che elenca Scarpa, quando hai tempo, un’occhiata, sono bravi davvero, mica i libri della nonna.
p.s. sul sito alice.it c’è la scheda del libro di I salici…, c’è anche un commento di altissima lode, lunghissimo, chi lo avrà scritto? Qualcuno che lavora all’università? Vabe’ magari non per saldare linee di amicizia.
Per conoscere altri punti di vista:
http://www.lellovoce.it
pace, certo, ci mancherebbe. oggi leggo sull’unità risposta di cordelli, e scrive cose che un po’ mi sono venute in mente: ma questa cosa di scarpa-genna che non conosco)-moresco-benedetti: cos’è, un partito? una lobby? e gli altri? sono esclusi? non so… sono tanti i libri non della nonna. ma ripensandoci: i libri della nonna, perché mi dovrebbero dispiacere? ciao.
Giusto conoscere altri punti di vista. Ho letto l’articolo di Lello Voce. Tutto molto appassionato e critico, soprattutto contro Moresco.
Voce scrive:
“…L’intervento di Moresco non fa eccezione, purtroppo. Non puoi dire che, secondo te, così in Italia non va , che loro subito rispondono: ma allora non hai letto i miei libri… Che dire? Potremmo chiamarlo il Riflesso del Piazzista… O del Berluscone, che della categoria è l’indiscusso Ur-leader. Sarò invecchiato, ma una volta non si faceva così… era considerato maleducato. Per carità… i tempi cambiano, sono io che devo adeguarmi… Certo che una volta si sarebbe detto che eravamo di fronte a una risposta di tipo schiettamente (e tristemente) corporativo. E mia nonna avrebbe risolto la faccenda col proverbiale : chi si loda s’imbroda…”
Poi clikki un link del suo sito e scopri che Lello Voce si è adeguato alla velocità della luce:
“« …rabbia, disperazione politica e sociale, erotismo, sinistra guapperia, con una forza indiscutibile. (…) Questa poesia ascoltata mi ha affascinato»
(Franco Fortini, l’Unità)
«.. una non comune sapienza tecnica»
(Franco Brevini, Panorama)
«Le sue poesie hanno (…) un ritmo e un respiro che trascina e appassiona. Hanno fiato, sangue, antenne, polmoni. Hanno terra sotto i piedi e ali per volare»
(Stefania Scateni, l’Unità)
« …potrebbe essere definito il Bono Vox della poesia italiana»
(Roberto Barbolini, Panorama)
« … siamo condannati a rappare all’infinito / ad allungare il brodo / a fare anelli di fumo / i più bravi li fanno durare a lungo / come chi ha scritto questo libro ad esempio»
(Jovanotti, nota a Farfalle da Combattimento, Bompiani ed.)
«Lello Voce è uno di quei poeti politici che dichiara un dissenso. Lo dichiara nel suono, nelle parole, come si susseguono e accavallano, nella eruttiva e logicissima composizione delle sue poesie. Un dissenso Globale. Almeno quanto la Globalizzazione. (…) Ma è difficile capire quanto sia determinante la sua voglia di dire per cambiare e quanto la sua voglia di cambiare per dire nella lingua dirompente, indisciplinata, consequenziale, torrida, a-sintattica e chiarissima nella quale compone le sue poesie»
(Mario Gamba, il manifesto)
«Lello Voce è il migliore poeta che oggi c’è in Italia. (…) Con le sue grandi canzoni ci tuffa nel nuovo orizzonte di una poesia che immediatamente si fa canto, ritmo che insorge e si espande, che parla attraverso mille bocche cantando ferite e speranze delle nostre vite e del nostro tempo»
(Nanni Balestrini, Prefazione a Farfalle da Combattimento, Bompiani ed.)
«Il grande freddo continua. Ma è un freddo che sa emozionare ancora. Come nella forte denuncia sociale di Lello Voce»
(Aldo Nove, Rolling Stones)”
Per carità, a me fa piacere che gli scrittori si autopromuovano, l’informazione è così scarsa e manipolata che a me fanno un grosso servizio, poi alcuni li ascolti e altri no, d’istinto. Però se scrivi l’articolo appassionato e sdegnato contro Moresco poi sarebbe bene fare finta di essere coerenti e non mettere su un sito di autopromozione con la rassegna stampa che dice quanto sei bravo.
E poi, boh, a me l’articolo di Moresco me lo ha reso ancora più simpatico, mi sembrava incazzatura vera, tanto viscerale da renderlo un po’ vulnerabile. Poi Voce dà giudizi molto discutibili sulla lettera di Carla Benedetti, ma lasciamo perdere.
Per Pino, da qualche parte nei commenti c’è la risposta di Andrea Inglese su cosa sia nazione indiana. Bisognerebbe ritrovarla ma mannaccia non c’è il motore di ricerca nella zona dei commenti. Vedrò se la ritrovo per tentativi. Ciao
La cattiva soggettività di Guglielmi.L’articolo di Guglielmi citato da Barbieri inizia parlando di leggibilità e insinuando che oggi quasi tutto è illeggibile. Quando un critico inizia così un articolo divento fortemente scettico perchè presuppone un postulato di leggibilità. Ho scritto nei commenti all’articolo di Scarpa proprio su questo. Così Guglielmi ha nella sua mente un’ideale di leggibilità, che ovviamente poi differisce da quello di qualche altro critico. Così ognuno diventa una monade e riferisce tutto al suo solipsimo. Ecco, l’esercizio critico di Guglielmi mi sembra l’esercizio autoreferenziale e autobiografico rispetto a se stesso. Tutte le misure vengono prese sul proprio vestito, si diviene incapaci di vedere ciò che abita, in-veste il mondo, cosa c’è fuori, perchè tutto viene riferito al proprio mondo interno e non sì è più in grado di ospitare il mondo. Non si è proprio in gradi di vederlo! Per cui tutto o quasi tutto viene considerato illegibile, cioè non lo si ospita. Mentalità dogmatica.
L’articolo è del 18.02.04, ma sul sito è possibile leggerne solo una minima parte (cioè l’inizio in prima pagina) se non si è abbonati all’Unità on line.
Ecco il link:
http://www.unita.it/pdf/20040218.pdf
cari scarpa e genna, la sensazione è che non difendiate una generazione, ma voi stessi e i vostri quattro amici. i nomi che fate sono sempre quelli. e gli altri scrittori – ce ne sono moltissimi altri, anche più bravi – manco li vedete. i primi a essere ingenerosi e miopi siete voi. non sarete padristi, ma fratellisti sì…
Ma Luperini ha scritto qualcosa di tanto diverso da quello che ha scritto Covacich? Insomma, qui non passa giorno che qualcuno non se ne esca a lamentarsi che in Italia così, in Italia cosà, guardate gli stranieri. E’curioso ma i più grandi flagellatori non sono i padri. I più facinorosi stroncatori sono i ragazzini. Giratevi i forum, parlate con i giovani scrittori: quello sport denigratorio non ha età, è decisamente trasversale, potete vederlo praticare dai liceali. Vabbè, capisco: quelli non contano nulla e a Covacich gli scapaccioni glieli diamo in pizzeria. Ma, insomma, mi tocca difendere il foglio incriminato, anche se non è il mio preferito: una volta potrà pur riportare un’opinione diversa. Tra l’altro, leggo qui sopra che i figli ci scrivono più spesso.
Lello Voce ha ragione: anche mia nonna mi diceva che non sta bene, che chi si loda s’imbroda. Però non posso non ammirare Tiziano che coraggiosamente si è messo in cima alla top list: un altro si sarebbe ipocritamente infilato in coda.
PS: Andrea, ma sei scemo? Dire a uno che fa del “naturalismo liricheggiante (e un po’ fastidioso) da narrativa tardo-ottocentesca” sarebbe un atto d’amore?
ecco, don giovanni dice con chiarezza quello che ho pensato con timidezza. fra l’altro non so chi sia genna, a parte che cura un sito – i miserabili – che conosco solo perché è stato pubblicizzato da questo sito. è lì’ che ho letto un suo articolo per il financial times sulla letteratura italiana contemporanea, che fine pubblicizza e incensa gli scrittori scarpa e moresco. l’altro giorno mi è capitato di vedere la pubblicità della rizzoli di due romanzi, di scarpa e moresco: sopra c’era una frase tratta dal financial times, dunque impreziosita, di genna. questo circolo chiuso mi ha dato disagio. è il circolo chiuso anche di questo dibattito? spero davvero di no. ho letto un libro di carla benedetti, e l’ho trovato bellissimo, di tutt’altro genere, il contrario di ciò che è meschino…
Pino, chiunque tu sia mi trovi d’accordo: la dott.ssa Benedetti è l’unico talento della costellazione di pedanti che produce questa televisione del mezzogiorno (diciamo I Fatti Vostri) versione “facciamo letteratura” che è Nazione Indiana. E, non se se l’ho già detto, è l’unica con le palle. Poi un ricordo personale di Romano Luperini. Lo intravidi nel bel mezzo dei lavori (???) di Ricercare ’99, dove fui ridicolizzato dal 99,9% della giuria di qualità del festival, padron, della guarnigione critico-militante colà convenuta, per un racconto sfacciatamente autobiografico intitolato “Il Misogino” (pensavo che quelle critiche fossero del tutto immeritate, poi il semiologo Barilli mi disse di aver scelto lui il mio testo, e capii). Il fatto è questo, per me, scrittore all’epoca non ancora trentenne, e dunque tuttavia già vecchio e cadente, Luperini non era un uomo, apprezzabile o disprezzabile, era, semplicemente, una mummia del Medio Regno. Egli svettava sul banco della presidenza del Convegno e disponeva l’ordine degli interventi (la scaletta insomma) e introduceva le letture e scuoteva la testa, insomma, a farla breve, faceva il presentatore. E io, concorrente, mai e poi mai mi sarei messo in competizione col presentatore. Due ruoli distinti, santamadonna! I critici, tutti quegli scioperati e sfaccendati di Beatrice, Cortellessa, Ottonieri, Carnero, e altri meno stimabili di cui non ricordo il nome, ma solo la trasandatezza indice inequivoco di totale catastrofe esistenziale in corso, quelli sì che li avrei presi a pedate e ceffoni umanitari/letterari. Ma Luperini… Ora salta fuori questa storia che Lupertutmosis III si risveglia dal suo sonno plurimillenario e scrive sull’Unità le tipiche cose che vai a scrivere sull’Unità, e cioè il cazzo che ti pare, purché ammantato da Polemica Vitale Controversa ma Doverosa in questa Epoca di Lifting Totalitari. Per chiudere: io ho la sensazione che Luperini sia semplicemente un mito. Un uomo irreale, evanescente, una sorta di Idiota purissimo e bellissimo. Un totale ingenuo, un totale sprovveduto amatore di cincillà fringuelli e sfumature di palissandro, che improvvisamente capisce che dal 1952 (ma io credo dal 2800 a.C) non ha più letto un rotolo, un palinsesto, un libro che gli sia piaciuto. E, senza fermarsi un istante a formularsi la Grande Domanda (e agli altri quanto cazzo potrà fregare?), lo scrive sul giornale Libero e Eroico e Statale, l’Unità di ex Fiat ex Olivetti dott. Colombo Furio. E nasce la Polemicona Generazionalona di Tiziano Scarpa, uno che, diciamo la verità, pure lui freschissimissimo non è. Scrive che sembra un accademico della Crusca con l’erezione in gola. Sentite, non so più che dire: vi amo. E la dott.ssa Benedetti in particolare.
p.s.
per errori, strafalcioni e ortografia di merda, considerate che non ho riletto, mica voglio morire, e poi considerate che questo testo l’ho scritto io.
Per Elio,
Elio tu scrivi:
“PS: Andrea, ma sei scemo? Dire a uno che fa del “naturalismo liricheggiante (e un po’ fastidioso) da narrativa tardo-ottocentesca” sarebbe un atto d’amore?”
Il problema è che un critico “normale”, non un marchettaro, non avrebbe scritto quella frase, che poi – l’hai omesso – era preceduta da un “Luperini non me ne voglia”, dicevo uno che fa veramente il critico un libro scritto così:
1) non lo prende in considerazione;
2) se comunque decide di farlo, lo stronca senza pietà;
Insomma, Elio, non far passare quella frase per una vera critica dài, proprio perché non sono scemo la leggo come un finto assalto e quindi più marchettosa del resto.
Ma tu non facevi la recensione dei recensori su Fernandel? Ti voglio più feroce eh!
Qui il problema è Pino, perché Pino è il lettore, e allora bisogna capire perché NI gli sta dando questa pessima impressione pur essendo un luogo molto aperto, e perché si sta schifando di scrittori validissimi prima di averli letti.
p.s. Luminamenti dice cose lucidissime!
Infrango anch’io uno stile di comportamento mio personale, che e’ quello di non rispondere a chi non si firma. Rispondo dunque a “don giovanni” che, forse, si’, ha proprio ragione. Ma io non sono un critico letterario militante che tiene sotto controllo tutto quello che si pubblica in Italia. Ho indicato mie preferenze, che penso siano cose di valore. Ovvio che non sia un elenco esauriente. Sono felice se altri indicheranno numerosi altri autori e artisti di valore: sono certo che ci sono e, anzi, la cosa non fa che avvalorare la mia percezione, che l’Italia culturale non e’ quella descritta da Luperini. Invito dunque “don giovanni” e chiunque lo voglia a suggerire cose di valore di questi anni. Io stesso avrei potuto allungare quell’elenco, e’ chiaro che non mi sfuggono molte altre cose buone, ma in un articolo di giornale sarebbe stato forse stucchevole tirarla troppo in lungo, non so. Una nota sugli “amici”: amico spesso lo si diventa di chi fa cose che si ammirano. Un esempio: io ho voluto conoscere Antonio Moresco perche’ ammiravo i suoi libri. Non e’ accaduto il contrario, ossia che era mio amico e un gorno ho scoperto che scriveva e allora le sue cose mi sono piaciute. No no, esattamente l’opposto: ho sentito il desiderio di frequentarlo perche’ ho sentito che non potevo fare a meno di parlare di persona e volere bene all’autore di “Lettere a nessuno” e degli “Esordi”. L’amicizia a volte e’ una conseguenza della stima fortissima che si ha per le cose che fanno gli sconosciuti. Avrei molti altri amici che non ho nominato in quell’elenco: perche’ non l’ho fatto? Perche’ le loro opere non mi hanno convinto del tutto…! In quell’elenco ci sono anche autori e artisti che non conosco. Infine, non sono presenti autori più anziani perche’ il rilievo di Luperini si riferiva per l’appunto solo ad autori e artisti delle ultime generazioni. Come ha ben sottolineato Carla Benedetti, quelli che stanno apparendo in questi giorni sull’Unita’ (e su Nazione Indiana) sono RISPOSTE a un discorso. Non mi sognerei mai di mettermi a fare le liste di elogi (e mettendomici dentro per primo, poi!). Ma mi sono sentito chiamato in causa perche’ in questo caso c’era qualcuno (l’ennesimo critico, studioso, ecc.) che diceva: in Italia non c’è nulla, non esiste niente, sotto i cinquant’anni zero assoluto… Scusate la farragine sintattica di questo commento, scrivo di corsa sa un punto Internet pubblico. Mi sarebbe piaciuto rispondere anche ad altri spunti contenuti negli altri commenti ma non ne ho il tempo. Grazie della pazienza e un caro saluto a tutti.
Scusate l’errore: “Ho indicato mie preferenze, che penso siano cose di valore” nella fretta e’ uscita ingarbugliata. Volevo dire: “Ho indicato le mie preferenze, ho indicato cose che io penso siano di valore.” Scusate ancora.
Andrea, da quegli scampoli mi sono fatta l’idea che la recensione di Guglielmi sia una solenne presa per il culo. In ogni caso, la delicatezza della confezione fa pensare, più che all’omaggio per un potente, al rispetto per l’età della persona o per i suoi precedenti meriti. O, più ferocemente, alla certezza che la vanità – e lo svanimento – avrebbero impedito al recensito di accorgersene.
Giordano, descrivi Luperini come uno svanito, quello che gli si fa fare il Presidente dell’Assemblea così non rompe. Io di lui so solo che dirige una collana di Manni, che è con tutta certezza una roba da sfigati. Quale Crono, insomma? Qui si sfida il più cadente dei nonni. Che la dottoressa possegga gli attributi, dunque, non si può evincerlo da questa uscita.
Pino: Busi e Covacich non fanno parte della tribù, diamo atto.
Elio, Luperini in tutta questa faccenda, mi sembra, c’entra assai marginalmente. Credo sia molto più opportuno parlare di un certo stile persecutorio, anzi, una vera e propria sindrome di persecuzione che affligge, direi inevitabilmente, osservatori e praticanti delle belle lettere. Una forma di ipersensibilità stucchevole, tanto nelle sue forme difensive e offensive. Le lamentazioni sono sempre rugiadose, nostalgiche, e in fin dei conti pallosissime e inconcludenti; le difese piccate e goffamente razionaloidi. Di fronte a questo spettacolo, una bella lettera come quella della Benedetti con tanto di punti esclamativi dimostra uno stile più sano, fuori dal cerchio persecutorio di cui, mi pare, Luperini, Scarpa, e tanti altri (io in prima fila) facciamo sfoggio involontario.
Ciao comunque.
Bravo Giordano. E non hai ancora letto quello di moresco. Io sono intervenuto nei commenti a lui. Avevo letto i vostri, prima. Mi ero trattenuto, mi sono morso la lingua come Palomar (di Calvino). Poi, invece, mi sono espresso, malamente, nella stanza di là…
Ma perchè il buon Giordano mi convince sempre?
Io più lo leggo più sto dalla sua parte.
Secondo me alcuni avanguardisti si lamentano troppo: hanno già posizioni di vantaggio e calcano il tacco ancor di più.
E qui casca l’asino, Moresco addirittura va fantasticando che qualche criticone pensi che l’artista, il narratore ( forse lui)non pensi.
ragassi, i commenti direttamente dall’home non vogliamo metterli? perchè?? se non dall’hp quantomeno nella pagina dell’articolo! perchè bisogna passare dagli archivi? ciriciao! il sempre vostro: