Sono quasi le due di domenica
di Raul Montanari
Sono quasi le due di domenica, sono contento perché sto a pagina 201 del nuovo romanzo (fin qui non mi piace, ma questa è una sensazione che mi accompagna sempre quando scrivo, salvo venire poi confermata dai lettori), ho appena mangiato un’insalata col tonno e un ottimo parmigiano della Standa. Giro sul TG4 perché al TG1 parlano della liquefazione del sangue di S. Gennaro, che a me fa vomitare anche gli occhi, specie quando sono a tavola.
Prima fanno un servizio sul Milan, che forse oggi batterà la Roma e chiuderà il campionato, come si augurano di cuore la speaker sovrappeso e Sandro Pellegatti a San Siro.
Deglutisco con difficoltà, ripensando a una mia cugina bergamasca comunista milanista (esistono, esistono), che mi ha raccontato che nei pullman su cui caricano i tifosi del Milan per seguire la squadra in trasferta a un certo punto tutti alzano le braccia e gridano: “Silvio! Silvio!”. Lei è una bergamasca comunista, oltre che mia cugina, e una volta ha provato a obiettare che avrebbe preferito gridare: “Milan! Milan!”, ma dice che da quella volta non se l’è più sentita di dire niente e li lascia gridare: “Silvio! Silvio!”.
Comunque. A un certo punto la speaker bruna sovrappeso e pure vestita di chiaro afferma che spesso i bambini fanno fatica a dormire. Il sonno dei bambini è molto importante e spesso i genitori compiono degli errori (così, in generale nella vita). Perciò sentiamo l’opinione di un esperto.
Compare un individuo caratterizzato da un camice bianco e da un notevole nervosismo, che si estrinseca nella posa (si autoabbraccia, ha le braccia allacciate intorno al corpo, tipica postura difensiva; niente di male, uno non è obbligato a essere disinvolto in tv!) e in una vaga incertezza di eloquio.
L’uomo conferma che il sonno dei bambini è molto importante e dichiara che è perlopiù sonno REM, quello in cui si sogna. Questo è interessante, non sapevo che nei bambini prevalesse il sonno REM. Aggiunge che il sonno REM è fondamentale perché consente di memorizzare le esperienze della giornata, di depositare i fatti nella memoria. Anche questo è molto interessante; sapevo come tutti che durante i sogni si rielaborano le esperienze della veglia, ma non avevo fatto la connessione con la memoria. Allora è per questo che mi sembra di non ricordare più bene le cose, penso. E’ perché dormo male, non perché sto invecchiando e ascolto troppa musica. Potevo tenermi tutti quei dischi dei Van der Graaf Generator, invece di venderli.
Poi l’uomo in camice bianco comincia a dire che i genitori dovrebbero stare attenti, e in particolare non dovrebbero portarsi dietro i bambini fino a tardi, impedendo loro di dormire. Giusto, penso: a me mi mandavano a letto alle otto, altro che storie.
Per esempio, dice l’uomo, quando i genitori la sera fanno tardi in LIBRERIA, non dovrebbero portarsi dietro i bambini. E’ sbagliato portare con noi i nostri figli quando facciamo le ore piccole in LIBRERIA, ribadisce l’uomo, e sullo sfondo compaiono immagini stupefacenti di bambini crollati dal sonno sulla spalla di genitori dall’aria piuttosto losca, direi infelice, che si aggirano (in pieno meriggio, peraltro) fra scaffali colmi di libri. Bisogna stare molto attenti, sottolinea l’esperto, quando si fa troppo tardi in LIBRERIA e ci si porta appresso i figli.
Onestamente, devo dire che non finisce qui. Sarebbe straordinario se questo fosse l’unico consiglio dell’uomo in camice bianco, ma lui rovina un po’ l’effetto aggiungendo, dopo un attimo di riflessione, che bisogna prestare attenzione anche quando si portano i figli in PIZZERIA. Quando si va in LIBRERIA e in PIZZERIA, conclude costui, è molto facile dimenticarsi delle esigenze di sonno dei nostri figli. Bisogna stare attenti.
Allora adesso scrivo questo pezzo a Tiziano e Dario, perché sono così tonto che non ho ancora imparato a postarmi i pezzi da solo, e poi credo che guarderò Valentino Rossi. Sul circuito piove, spero che non cada e non si rompa la testa. Adesso spengo il computer e guardo Valentino Rossi. Magari il pezzo lo mando anche a Helena, per sicurezza. Anche a Jacopo. Ci sarà qualcuno in casa, anche se è domenica, no?
Comments are closed.
Non ci posso credereee! Non so se sono più inorridito o esilarato, fatto sta che mi sto tenendo la pancia dal ridere.
Ma il fatto che fosse proprio il TG4 avrà un significato?
Francesco
Great!
Dopo aver riso un buon dieci minuti, è sopraggiunta la tristezza: sono milanista, di sinistra e credo in Dio… non so se sono contenta che la mia squadra del cuore abbia vinto lo scudetto, già mi vedo la faccia compiuciuta del Silvio, ho provato a cambiare squadra: non ce la fo’! Magari ho dormito male quando ero bambina perché la mia mammma faceva tardi in libreria, chissà, forse è per questo che tengo al Milan.
Grande Raul!
che pezzo inutile…
Inutile= dal latino,che non serve a nulla, che non ha alcuna utilità.
Perché i racconti sono utili? non mi risulta… leggere è utile? No, non si legge per utilità, a volte si legge per divertimento e questo pezzo è divertente. Non ti basta? Pazienza…
Io tifo Toro. Non ho problemi di scudetto. Ho però tutti gli altri.
Sì, è vero, si può leggere solo per divertimento, per divertirsi, per avere una scarica di riso, di piacere o di endorfine. Il problema è se ogni lettura è ricercata secondo questo canone. Divertirsi va benissimo, ma solo divertimento, oggi? E’possibile oggi che un libro trafigga l’anima e trasformi lì dove c’è bisogno di trasformare? cambi il modo di vivere e pensare? E’possibile che un libro avvii verso un cammino della Gioia? La mia risposta è negativa, oggi, adesso.
Nonostante la grande accessibilità oggi all’informazione, comunicazione e facilità d’acquisto di libri, non penso che alle masse e moltitudini interessi granché ripensarsi! Non credo sappia nulla della Gioia!E’ come nella passione nel matrimonio di David Schnarch (gran libro!), dove si spiega molto bene la differenza tra il piacere di una scarica orgasmica e la Gioia di una sessualità che ci fa vivere il Sé. La grande aspirazione giovanile è entrare nel contenitore televisivo.
…a proposito di figli e genitori…
ieri nel tardo pomeriggio mi trovavo in Corso Buenos Aires all’altezza della Feltrinelli-Ricordi (mi sono preso “Il re dei giapponesi” di P.P.Pasolini e “Ribelli, Sognatori e Fuggitivi” di O.Soriano) e perdendomi tra la fiumana dei tifosi ho visto cose deliranti…del tipo…bambini dai due ai quattro anni vestiti di rosso e nero…e poi ci chiediamo perchè crescono male…cari genitori…evitate di mascherare i vostri figli (non coscienti di quel che indossano) in quel modo…
Raul, hai venduto tutti i dischi dei Van der Graaf Generator?!…
Prima però li ho masterizzati!
Ah, Belacqua, o come cazzo ti chiami. Se consideri inutile il pezzo tu continua pure a portare i tuoi figli in LIBRERIA, a tarda notte. Vedrai come crescono bene!
Cazzi tuoi, mio sconosciuto e innominato amico. Portali in LIBRERIA, e magari pure in PIZZERIA…
Sì, magari ci penso.
La tua però non ti ha portato nè in LIBRERIA nè in PIZZERIA.
Da come parli, tu sei venuto grande nei BORDELLI…
Oddio, sono un mostro. Ecco, ora lo so!!!
Io porto continuamente mia figlia (4 anni) in libreria e in pizzeria, spesso nella stessa giornata. Lei salta, sfoglia libri, li legge (me li fa comprare, grrrr….), corre, mangia tranci di pizza, gioca con i camerieri, ride…. ma in realtà, ecco ora lo so, lei vorrebbe dormire! VORREBBE DORMIRE!!!! Finge di essere felice, ma in realtà lei vorrebbe dormire. SONO UN MOSTRO!!!!! Lei vorrebbe dormire.
Oppure andare a vedere un porno, chi lo sa. (Chi li capisce i bambini…)
ciao Raul, G.
Hai ragione, XXX@melacagosotto.it.
Infatti è stato proprio in un bordello che ho incontrato tua madre, anni fa, mentre completavo la mia educazione. Mi ha spiegato, poveretta, che doveva fare quel mestiere per curare il figlio nato deficiente.
“Come si chiama tuo figlio?”, le ho chiesto.
“Niente, non gli ho dato un nome”, ha risposto lei. “Così potrà passare la vita a dire cazzate, pardon: sciocchezzuole, fanfaluche, senza pagare dazio e senza che nessuno gli spacchi l’orrendo grugno.”
“Ah”, ho detto io. “Mica male come idea!”
Ciao, Gianni!
non ho scritto io quel post che dice che vai nei bordelli, era un altro belacqua. io ho solo detto che il pezzo era inutile, e lo ripeto. per il resto non ho nient’altro da dire.
ps: belacqua era un personaggio di beckett.
Raul, non perdere neanche tempo a rispondere ai cretini: va a finire che ti girano le palle, ti spazientisci e non scrivi più nulla nei commenti per dei mesi.
E perdere la tua partecipazione su NI sarebbe un vero peccato.
Sarà qualche idiota piombato qui dal nulla.
Non prendertela.
Anzi: fatti dare l’indirizzo, aspettali sotto casa e gonfiali di botte, almeno ti diverti di più!
Baci!
Falli i figli, Montanari, poi se ne parla.
Ad essere proprio precisi BELACQUA era un vicino di casa di Dante, liutaio e “famoso” pigro. (lo si incontra nel Purgatorio, mi pare…).
Ed è proprio da “pigri” non firmarsi…
ciao, Gianni
Scusate, giusto per dispensare un po’ di cultura, a maggior ragione a chi si vanta sempre di saperne una più del diavolo, così magari vi calmate: Belacqua è un personaggio di Dante, rifatto da Beckett.
Massì, dai, Lara… lo sapevamo… io giocavo sulla questione della pigrizia…
Gesù, che sito di permalosi! ;-)
G.
Caro Giulio, a te parlo volentieri visto che hai un nome e un cognome, né danteschi (si fa per dire) né beckettiani (idem).
Ti faccio queste due domande:
1. A te sembra che io abbia ironizzato sull’avere o non avere figli? Sei sicuro di aver letto bene? Devo spiegare a qualcuno che tutto l’inutilissimo pezzo che ho scritto era centrato sulla surreale FOLLIA di quel servizio del TG4? E che l’invito fatto a Boh@chissà.com (Belacqua, mi dispiace che qualcuno si sia inserito a tuo nome con quella provocazione: se tu avessi un’identità mi scuserei con te per essere caduto in quel facile inganno, ma così non so neanche a chi sto parlando!), di continuare a portare i figli in LIBRERIA, stava ovviamente tutto dentro la logica delirante di quel servizio? Non so nemmeno che età ha, il mio sconosciuto critico, figuriamoci se so qualcosa della sua situazione familiare! Avrà sedici anni? Strano, non si scandalizzerebbe per i “cazzi”. Però non è detto: a volte i ragazzi sono molto più rigidi degli adulti. Avrà figli, non avrà figli? Bisogna giustificare ogni parola? Se adesso ti dico ciao, Giulio, magari salta fuori che tu sei un uomo di colore, figlio adottivo (dal nome…) di italiani ma discendente di schiavi importati dall’Africa, per cui siccome “ciao” viene dal veneziano “sciao”, ovvero “schiavo tuo, servo tuo”, potresti inferire dal mio saluto un’allusione infamante alla condizione dei tuoi avi e sfidarmi a duello dietro piazza Argentina? Spero di no.
2. Che ne sai, Giulio, se io ho o non ho figli? Ci conosciamo, noi due? Che ne sai di come sono questi miei figli, figli nati, figli mancati, figli morti? Cosa ne sai?
cretino perché ho detto che il pezzo era inutile? devo essere gonfiato di botte perché ho detto che il pezzo era inutile? un altro al posto mio avrebbe detto che siete dei fascisti oppure una mafietta una congrega che vi spalleggiate uno con l’altro, ma non lo dirò, perché “so” che non è così, anche se messaggi come quello di valentina dimostrerebbero il contrario. quanro a montanari: scusa, ma io non posso dire che il pezzo è inutile firmandomi belacqua? avete abbastanza rotto i coglioni con l’ironia sugli pseudonimi. abolite gli pseudonimi allora, se proprio vi fanno schifo e non li reggete: aboliteli e amen. sennò smettetela di rompere il cazzo ogni volta – ogni volta! – che qualcuno fa una critica o una battuta non firmandosi con il suo nome. eppure siete scrittori, cristo santo, mica carabinieri. volete sempre che vi si mostri la carta d’identità. e questo poi sarebbe lo spazio libero? la nazione indiana?
Bah, il pezzo è volutamente leggero, non è un articolo di analisi sociologica, ma non si può accusarlo di non esserlo dal momento che non VUOLE esserlo. E’ inutile? Io penso che lo scudetto del Milan, oggi come oggi, nella situazione in cui ci troviamo, è anche e soprattutto un fatto politico. So che c’è chi rifiuta la concezione dello sport come nuovo oppio dei popoli, ma mi sembra che nel caso italiano questa sia più che mai una giusta interpretazione. L’uso strumentale, propagandistico e pseudo-politico dello sport da parte di Berlusconi non va neanche dedotto, dal momento che è lui stesso a chiarirlo: “Farò vincere l’Italia come il mio Milan”. Io, per questo, ho riscoperto la passione per il calcio che avevo perso da almeno dieci anni, l’ho riscoperta per questo breve periodo, una passione romanista e antimilanista tutta in chiave politica antiberlusconiana (e ora l’ho nuovamente riposta nel cassetto). Qualche settimana fa ero lì attaccato alla tv (e non vedevo una partita di calcio da anni!), a esultare a ogni gol del Deportivo contro il Milan, servilmente schierato da Ancelotti secondo il modulo – voluto da Berlusconi – delle due punte (modulo offensivo, quando col 4-1 dell’andata era da considerare tutt’altra tattica, ergo Berlusconi va bocciato come allenatore e la cortigianeria alla Ancelotti non paga). A pochi giorni dalla sconfitta, rilevava la sottile ironia di quella frase (“Farò vincere l’italia come il mio Milan”) Marco Travaglio, nel suo diario “Carta canta”, quasi a dire: “Se l’Italia di Berlusconi va come il suo Milan, stiamo freschi”. Per questo ho sperato fino all’ultimo nella vittoria dello scudetto da parte della Roma: sarebbe stato un brutto colpo per l’immagine di Berlusconi, e quindi anche per la sua credibilità politica, che sappiamo basarsi esclusivamente e ossessivamente sull’immagine. E nell’era della televisione, del calcio oppio dei popoli e della televisionizzazione della politica, potrà forse sembrare esagerato, ma non manca di una sua verità, anche parziale e molto molto triste, pensare che contro Berlusconi più di Fassino D’Alema Rutelli, poteva Francesco Totti…
P.S. Oggi, sempre al Tg4, ero curioso di ascoltare il commento di Fede che, riguardo al presunto rigore non concesso alla Roma, ha detto (riporto quasi letteralmente): “Quanto al presunto rigore, molto molto presunto, ne discuterranno ampiamente le moviole di stasera. Io, per me, non sono un arbitro, né un giocatore, quindi non dico niente sul rigore, che comunque non c’era”. Quest’uomo, voglio dire, è un grande: anche se uno non conoscesse la sua parzialità e fama di leccaculo e neanche l’avesse mai sentito nominare, collegandosi in quel momento per la prima volta, avrebbe capito subito la persona e il personaggio, oltre che la sua caratura intellettuale e giornalistica (e comunque, io adoro Fede, mi fanno più paura i Mentana, i Costanzo ecc., chi ha orecchie per intendere intenda) …
Scusate, non c’entra molto con la discussione o forse sì. A proposito di pseudonimi. Io ho sempre firmato con nome e cognome e indirizzo mail visibile e cosa succede? Oggi mi scrive Gianni Bonina di Stilos, ha ricevuto una mia mail con scritto “fuck you” che ovviamente mai ho scritto…sono indignata, incazzata e non posso prendermela con nessuno. Questo fatto è GRAVISSIMO, chiunque può prendere il mio indirizzo mail e srivere a nome mio un insulto. Guarda caso dopo aver firmato l’appello affinché Stilos non chiuda.
Non ho parole!
Belacqua, sensatamente, pone un bel tema!
Non è nuova l’intenzione di alcuni “indiani” di “eliminare” dai commenti quelli anonimi.
Insomma: c’è chi ci mette la faccia e chi, da dietro una maschera, schizza fango su quella faccia. E’ corretto? Ma è anche vero che, per molti, lo pseudonimo è, per ragioni personali, ma anche, credo, di impostazione culturale, il modo migliore di esprimersi. Sappiamo di molti che si firmano con lo pseudonimo il nome e il cognome da tempo (vedi, ad es. Luminamenti), di altri abbiamo avuto commenti degnissimi e nessun schizzo di fango.
Non sto qui a ripetere il già detto. La rete è anche questo, lo sappiamo. La possibilità di essere schizzati. E, a furia di prendere schizzi in faccia, si diventa irritabili (vorrei ben vedere!) e non si riconosce un commento “en passant” scambiandolo per l’ennesimo insulto. Ma, d’altra parte, dobbiamo, sempre e solo a chi ci mette la faccia, dare l’obbligo di avere una pazienza biblica?
Io, vi dico la verità, non è che ho la soluzione. Io, per mia scelta, e da tempi “non sospetti”, ho deciso di vivere la rete senza nickname. Di essere “io” sempre. Ma perché, allora, scrivere cose sensatissime facendomi chiamare “pisquano” rende meno sensate le cose che dico? O scrivere cazzate supreme col mio nome le rende meno cazzute?
Dato che, in un modo o nell’altro, il tema risorge, significa che il fiume carsico non è in secca. Dobbiamo, insisto, discuterne seriamente, trovare le giuste forme, le regole, la filosofia corretta, non dico per l’intera rete ma quanto meno per questo blog.
Anche perché è assurdo che un post così leggero (ma per nulla stupido) come quello di Raul diventi ragione di caterve di equivoci e di insulti gratuiti.
Per me tutto ciò è un po’ faticoso. Cerco, spesso, di stemperare, sentendomi poi insultato in quanto “stemperatore”: il solito Biondillo buono per tutte le stagioni, il simpaticone della porta accanto, il cerchiobottista, etc., etc.
Io, in effetti, all’idea di dovermi iscrivere ad un forum, con nome e cognome, mi infastidisce, mi inibisce, il vincolo mi sembra una catena… ma è vero anche che la libertà di poter dire tutto quello che vogliamo (nascondendoci), spesso, produce solo rumore di fondo, depotenziando il mezzo.
Che fare?
Attendo aiuti esterni, saluti, Gianni
Ecco. Se poi dobbiamo pensare a quello che ci ha testè scritto Gabriella il tema si allarga. La privacy da difendere non è solo quella di chi si firma con uno pseudonimo, ma anche quella di chi si firma con nome e cognome.
G.
Il pezzo mi è piaciuto, è scritto bene, in uno stile divertito e divertente. La sua utilità è direttamente proporzionale all’impatto che ha sul lettore: può essere nullo, parziale o travolgente. Per il resto sono d’accordo con belacqua. Anche tralasciando il falso belacqua è stato agraddito per un giudizio espresso…sapete un rigore è spesso questione di opinioni. Ho visto anche io Fede che parlava del rigore: ha ragione Malatesta, Emilio ha patrimonio cromosomico diverso da tutti noi.
Belacqua, santa pazienza!
Tu hai tutto il diritto di scrivere che trovi il mio pezzo inutile, io ho il diritto di trovare alquanto sussiegoso il tuo commento e di controcommentare in modo ironico. Fin qui tutto bene.
Accetto il tuo nick, non me la sono mai presa con i nick (documéntati sul sito, se non ci credi: ho perfino criticato Tiziano e Carla, e la loro battaglia dell’estate scorsa contro l’uso dei nick) tranne quando servono per nascondersi e tirare le sassate a tradimento!
Leggo un commento a tua firma che ipotizza che io sia cresciuto nei bordelli; mi incazzo, e con me si incazza la mia amica Valentina e credo anche qualcun altro. Se il commento non l’ha scritto il Belacqua dell'”inutile” a cui mi sto rivolgendo ora, io al Belacqua dell'”inutile” faccio le mie più sentite scuse per la mia reazione violenta, mentre il Belacqua dei bordelli ho diritto di mandarlo a quel paese dicendogli di tirare l’acqua e sparire, e facendogli notare che è facile fare il gradasso e pisciare addosso al prigioniero incappucciato. Mi stupisco, peraltro, che il Belacqua dell'”inutile” si senta offeso da commenti rivolti PALESEMENTE all’altro.
O no?
Malatesta, d’accordo con te su tutto tranne su questo vecchio ritornello che Fede è simpatico, adorabile addirittura, mentre i veri bastardi sono Costanzo & C, i criptoberlusconiani con i piedi in tre scarpe.
A me Fede fa ribrezzo. Una cosa è essere partigiani come Ferrara, con la sua intelligenza e reale spregiudicatezza, ma anche con la sua capacità di costringere gli interlocutori a confrontarsi sull’hic et nunc. Un’altra cosa è fare il teatrino ripugnante che fa Fede e insultare sistematicamente, disinformare scientificamente, ecc. Fede crea consenso, inutile negarselo, anche perché non è confinato nel suo TG ma girovaga per Mediaset a suo piacimento. Ma questi sono pareri opinabili, tutti.
Sull’argomento dell’uso politico del Milan e dell’inquinamento del tifo ti consiglio il libro del mio amico Tommaso Pellizzari, “No Milan”, Ed. Limina. Vedrai riportate le tue stesse osservazioni, e molto materiale documentario.
Non c’è persona più degna di simpatia e solidarietà, in questo momento, di un autentico tifoso del Milan di vecchia data, costretto a convivere fra lo schifo che gli fa Berlusconi e la tentazione (non nascondiamoci dietro un dito!) di gioire dei successi conquistati ANCHE (certo non solo) grazie all’influenza di Berlusconi. Vedi il mancato rigore.
La cosa interessante che si riscontra da commenti come quello di Gabriella, piuttosto, è che, come l’esperienza personale dimostra nel 999 per mille dei casi, il tifo calcistico è un sentimento spontaneo e sincero. E’ davvero impossibile cambiare squadra! Uno cambia lavoro, mogli, mariti, opinioni politiche, abitudini alimentari, città, ma la squadra non la cambia. Tranne i dirigenti di Mediaset, ovviamente… ma nemmeno loro la cambiano, dentro.
Una cosa che non si argomenta e che non si discute: Raul è un TESORO (leggi: TE-SO-RO) di Nazione Indiana.
Poi: è un mio amico e gli voglio bene. Per questo siamo una congrega?
Ma fatemi il piacere..
Già Jacopo, lo sai com’è, se sei bello ti tirano le pietre, se sei brutto ti tirano le pietre, qualunque cosa fai le pietre sempre in faccia prenderai…
cmq per concludere la storia mafiosa della mail falsa, ho scritto pure a Mozzi per denunciare il fatto. Sono proprio incazzata. Questa è mafia, altro che palle!
Sempre più mi convinco che un virus dovrebbe venire a prendervi, disintegrarvi, spixellizzarvi tutti, riottosi deficienti che non siete altro… mi riferisco a quelli che al minimo commento disarmonico scattano, e se la prendono, e suscitano post barbarici, e via così, facciamoci a pezzi, andiamo sotto casa a menargli, all’anonimo, che gaudio… Solidarietà a Belacqua I e II: lasciamoli alla quotidiana frustrazione di non essere né letti né considerati, là dov’è giusto: in libreria, ‘sti ironmen della comunicazione binaria. Quanto a loro: v’infastidiscono gli anonimi? V’ammorbano le critiche? Fate come avete scritto: mettete il vincolo dei dati personali, cestinate gli squallidi in maschera, cancellateci. E finitela con le bizze, una buona definitiva volta.
ecco, appunto…
g.
diobono, non ho scritto io la storia dei bordelli, come te lo devo dire? a me sembrava che te la fossi presa comunque per quell’aggettivo inutile. della tua battaglia poi non so niente. mi documenterò. i nick alimentano la paranoia, lo capisco, ma ripeto: non siamo a scuola, uno si può chiamare pure belacqua o cazzoimperio o don giovanni. nessuno dovrebbe stranirsi, o prendere meno sul serio una critica. biondillo questo l’ha capito, e l’ha spiegato meglio di me.
ps: che poi ci sia qualcuno che freghi il mio nick mi fa solo ridere.
adesso basta. ci sono anch’io. un grande. che dico? un immenso. belacqua si e io no? va bè, dante. e mettiamoci pure beckett. dante e l’aragosta. bellissimo racconto. comincia così:
era mattino e belacqua si trovava fermo al primo dei canti della luna. era così impantanato che non riusciva a muoversi nè avanti nè indietro. c’era beatrice colma di beatitudine, ed anche dante, e lei gli spiegava le macchie lunari.
ma io ho fatto di meglio. solo che qui su nazione indiana nessuno prende il mio nick. e perchè? perchè non sono un personaggio? perchè sono un personaggio solo da costanzo? perchè ho le borse sotto gli occhi? perchè sono di parma? perchè?
mi sono sfogato. scusate. ma la vita per un grande scrittore come me è dura. altro che palle.
scusate ancora.
qui l’unico veramente volgare e fuori de testa me sembra questo montanari, che pare abbia pure scritto dei libri. io i suoi libri non li so, ma se questo è l’autore, oddiomio!
che poi belacqua l’abbia insultato, non me pare per niente. anzi m. fa a botte solo perchè gli han detto che il suo pezzo è inutile (e non è così?).
belacqua si è poi difeso alla meglio. e ha fatto bene.
boh… io sono ancora piccolino, ma se i grandi scrittori sono questi…
heylà, un omonimo…
g.
Belacqua, per favore, è inutile che tu sbotti:
“diobono, non ho scritto io la storia dei bordelli, come te lo devo dire?”
L’ho capito, l’abbiamo capito tutti che qualcuno ha firmato a nome tuo il post in cui si tiravano fuori i bordelli! Nessuno ne ha dubitato, dal primo momento in cui lo hai precisato! Infatti io ti scrivo:
Se il commento non l’ha scritto il Belacqua dell'”inutile” a cui mi sto rivolgendo ora, io al Belacqua dell'”inutile” faccio le mie più sentite scuse per la mia reazione violenta, mentre il Belacqua dei bordelli ho diritto di mandarlo a quel paese dicendogli di tirare l’acqua e sparire, e facendogli notare che è facile fare il gradasso e pisciare addosso al prigioniero incappucciato. Mi stupisco, peraltro, che il Belacqua dell'”inutile” si senta offeso da commenti rivolti PALESEMENTE all’altro.
O no?
Ecco, evidentemente quell'”o no?” potevo risparmiarmelo, perché se uno non vuol capire non capisce.
Agli altri della premiata ditta @kkk.com, a quelli della @audace&gagliardo.org, non dico coloro che usano legittimamente un nick per dire cose sensate e fare critiche in cui non approfittano della situazione per fare le carognette, no: parlo proprio di quelli che si divertono a tirare i massi dai ponti e scappare sghignazzando nella notte… Be’, a che vale rispondere a costoro?
Sono bravi a pisciare sui prigionieri bendati, ripeto. Sono abilissimi nell’applaudire i linciaggi, nascosti fra la folla. La stoffa è quella.
Credo profondamente in quello che dico, non sto scherzando affatto: quando uno è vigliacco lo è sempre. Sono solo le circostanze a mettergli in mano la tastiera di un computer o il fucile del cecchino o la mannaia del boia.
PS Mi piacerebbe leggere un commento di toxic_verse a quello che è successo a Gabriella. Forse i mafiosi non stanno tutti dentro La Sicilia. Ce n’è qualcuno che manda avvertimenti anche fuori.
Cara Gabriella,
se può servire a tranquillizzarti (ti parlo dall’alto del mio scranno da 10 virus al giorno in mailbox) uno dei virus attualmente in circolazione ha proprio questa caratteristica: provvede a auto-spedirsi camuffandosi dietro i nomi e gli indirizzi delle persone raccolte in rubriche, mailing-list, indirizzari ecc. dei computer colpiti. Attenzione: NON è detto che tu abbia il virus. E’ possibile che il tuo indirizzo di posta compaia nella rubrica di un pc colpito, ed è per questo che le e-mail infette risultano a tuo nome.
Spero di esserti stato utile!
Raul, è proprio un caso che abbia raccolto il tuo invito. Giuro di NON essere toxic-verse! :-)
belacqua, don giovanni, von kleist, ecc. ecc., hai troppi precedenti per essere così innocente… la questione non è il nick, è come lo si usa. tu insulti senza mai pagare il dazio. e non insulti solo gli scrittori noti, te la prendi con tutti i malcapitati che postano con nome e cognome, e solo per il gusto di farlo…
io insulto? io? ma vai a cacare, va’!
Caro Piero, qui la cosa è andata un po’ diversamente, anch’io ricevo virus e il mio pc non è infetto, ma la mail ricevuta oggi da Bonina mi invitava a leggere il documento, che altro non era che un bel fuck you spedito da me al suo indirizzo… la mia agitazione era dovuta al fatto che lui abbia pensato che avessi potuto scrivergli un insulto del genere, e visto che lo stimo molto mi ha dato fastidio e parecchio. Spero di aver chiarito l’equivoco a Bonina e ti ringrazio molto per avermi tranquillizzata. Non mi era mai successa una cosa del genere e sono andata un po’ in sbattimento. :-)
Grazie ancora
Gabriella
sì don giovanni, tu insulti, denigri, pigli per il culo, offendi nei modi più vigliacchi…
io insulto? io? ma vaffanculo coglione che non sei altro rotto in culo sei alto un cazzo e barattolo con uno sputo t’affogo!
don giovanni, ti dirò, io avevo tirato a indovinare…
non pensavo che far centro con te fosse così facile…
fare centro con te invece è difficilissimo, praticamente impossibile. tu non hai un centro. e don giovanni lo dici a tu’ fratello!
Potrà interessare coloro che intervengono a questo dibattito sapere che:
1) Il “belacqua” autore del commento:
“(…) Da come parli, tu sei venuto grande nei BORDELLI…”
proviene dallo stesso numero I.P. (Internet Protocol) che si firma “gianni” del commento
“qui l’unico veramente volgare e fuori de testa me sembra (…)”
2) Tutti gli altri “belacqua” fin qui postati, provengono effettivamente da TUTT’ALTRO numero di I.P. rispetto al “belacqua” ingiurioso del commento sui bordelli.
3) Peraltro, va aggiunto che l’I.P. del “belacqua” che disconosce l’ingiuria dei bordelli, è lo stesso I.P. da cui proviene il commento
“Falli i figli, Montanari, poi se ne parla.”
firmato Giulio Miniati.
4) Non ci sono invece elementi per identificare (informaticamente, non personalmente, s’intende!) “belacqua” con i “don giovanni” di thread precedenti (come ipotizza “masetto”). I loro numeri di I.P sono notevolmente diversi.
lo sapevo che, dopo la richiesta di carta d’identità, il passo successivo era questo. l’indagine. comunque, caro questurino c’hai preso, almeno per quanto mi riguarda. bravo commissario scarpa.
Curioso che belacqua dia del questurino a chi gli e’ venuto in soccorso avvalorando le sue parole.
non avevo bisogno che qualcuno venisse in mio soccorso. io so chi sono. siete voi che non lo sapete. e poi, che cazzo c’entra? io non sono d’accordo con l’indagine poliziesca, a priori. non mi sento di ringraziare chi ha indagato – per così dire – su di me (e su tutti voi).
che io, spetta un attimo, ho pensato, che siete veramente voi chi me lo dice a me, ho pensato. io ho l’impressione che questi nomi qui, io penso che sono tutti falsi questi nomi qui.
Nori! The autor of: It’s called Francesca, this novel! Beautiful!
Vi dirò, sicuramente sbaglio, ma Don Giovanni ha più stile.
(dunque nessuno mi viene in soccorso sul tema aperto?)
ciao, G.
Gianni quale sarebbe il tema aperto? mi sembra una gabbia di matti questa, tra un belacqua e un bruttacqua non si capisce più chi parla di chi, e come se non bastasse salta pure fuori Paolo Nori(ma proprio lui?)che parla come se fosse sempre intervenuto… aiuto, qui ci vorrebbe il caro dott.Carotenuto famoso psicologo! Te lo ricordi vero?
ciao
In effetti manca anche a me. Aveva quella saggezza tipica dei psicologi di provincia.
Ma secondo me ci legge, e ci analizza.
g.
che dopo tre o quattro giorni di questo forum io lo conosco bene abbastanza questo forum, con i nomi così finti che ti viene da dire, ma che ci faccio io in questo forum che tanto è tutto finto, ho già capito tutto dopo tre o quattro giorni di questo forum, io.
beh, è meraviglioso che tu abbia capito tutto… perché non provi a spiegare anche a me? ne sarei felice.
carissimi, effettivamente analizzo. è da un pò che non mi faccio vivo. ho anche avuto parecchio da fare. trovo sempre molto interessante questo sito, alcuni articoli molto stimolanti. al dott. biondillo direi che la mia non è la saggezza tipica dei psicologici di provincia. la mia è la saggezza di un uomo che, in tanti anni di pratica, ha maturato una convinzione: l’uomo è essenzialmente una brutta bestia. sta a noi ora migliorarne i modi e i toni. questa discussione, partita da un simpatico articoli del bravissimo scrittore montanari (a proposito montanari, ho letto il suo ultimo e l’ho trovato superbo, un vero grande romanzo corale come se ne trovano ormai pochissimi in generale)è degenerata in una rissa tra pochi che si firmano col loro vero nome e molti che spiazzano con nicknames. c’è ovviamente da parte di tutti, la voglia di esprimere sè stessi. è da questo che si deve partire per capirne qualcosa. belacqua vuole esprimere qualcosa, anche se lo fa in un modo che montanari non gradisce. ma è il mezzo, internet, che falsa le prospettive. bisogna superare internet, a mio parere, vale a dire, dare le giuste proporzioni alle discussioni. credo che montanari abbia un pochino esagerato nel predendersela per quel primo appunto di belacqua, che forse aspettava proprio quella reazione per mettere il carico da 11. sia ben chiaro: non accuso nessuno, nessuno ha ragione, nessuno ha colpa. l’ansiosa e brava fuschini si sente aggredita da virus mortali,meno male che qualcuno le spiega che ciò non è grave. l’ottimo biondillo, come sempre, cerca giustamente di stemperare gli animi, è il vero “psicologo” del gruppo di questi scrittori che io ammiro. (ho letto anche per cosa si uccide, caro biondillo, l’ho trovato superbo, lei usa il farsesco in senso tragico, cioè nell’unico senso, e il suo pastiche linguistico mi riporta a grandi maestri come testori e gadda). ma insomma, scusate se faccio il lettore entusiasta di questi scrittori così bravi. io in conclusione penso che bisognerebbe ridimensionare un pò tutto. sono convinto che bisogna uscire dall’isolamento mentale che a volte i forum provocano. i nicknames non vanno aboliti. forse dietro don giovanni o chi per lui (???) si cela semplicemente un ammiratore di lucio battisti.
auguri e tanti complimenti a tutti,
dott.gerardo carotenuto
non credo basti l’IP. uno potrebbe averne diversi, di IP.
e comunque ci sono altre possibilità investigative, più “tradizionali”.
io non mi riferisco solo a questa storia (sulla quale potrei sbagliare in parte, non nella sostanza). io mi riferisco anche a storie vecchie, di altri siti, per esempio il blog di mozzi. chissà come, quando c’è belacqua arrivano gli insulti e le coltellate, poi compaiono don giovanni e altri nick inconfondibili (fateci caso. anche qui don giovanni fa la sua comparsa. viene citato da belacqua, guardaunpo’, come nick esemplare, insieme con tale cazzoimperio…).
poi la fissazione sul novecento… quando spiega l’origine del suo nick, belacqua cita sempre beckett, mai dante. per spiegare il don giovanni parla tutto compiaciuto di battisti e panella, mai di mozart o di da ponte…
perché insisto? perché chi posta con un nick deve poter continuare a farlo, dandosi però una bella autoregolata…
SCHOPENHAUER VS PASQUINO
Sulla questione dei nick e dell’anonimato, che spesso e volentieri si ripropone, dico la mia, anche perché mi sento parte in causa.
Innanzitutto, credo che nell’epoca del subcomandante Marcos e dei Wu Ming oltre che di internet, giudicare un’azione o un’opera ANCHE o, più colpevolmente, SOLO in base all’anonimato del loro autore sia un gesto privo di buonsenso. Le motivazioni, pratiche o ideologiche, della scelta dell’anonimato sono molte, e non sta a noi (e soprattutto a chi non le conosce) criticarle. Credo, bensì, che l’anonimato garantito dai nick abbia almeno un risvolto positivo (oltre a offrire a timidi e altre tipologie di persone la possibilità di uscire dal silenzio ed esprimere la propria opinione): quello di mettere l’accento sui contenuti, di spostare l’attenzione sul messaggio, esautorando il potere del nome. La pratica e la mentalità che alla lunga ne scaturiscono rischiano, per altro, di intaccare un tradizionale privilegio degli intellettuali, cioè la tendenza dei discorsi a essere investiti di valore e validità non in base ai contenuti bensì al nome dell’autore (penso a un caso su tutti: Oriana Fallaci; se non l’avesse preceduta la sua fama di affermata romanziera, quanti avrebbero prestato orecchio al suo farneticare?). Questo comporta, soprattutto nelle caselle dei commenti dei siti, una parificazione tra autore e lettore, tra scrittore e pubblico (ognuno può dire la sua, l’autore famoso può sparare una cazzata ed essere screditato dall’anonimo che parla con cognizione di causa), che mi pare in fondo una conquista democratica. Proprio in ragione di ciò, molti scrittori e intellettuali presenti nel web evitano aristocraticamente e snobisticamente i commenti, non includendo una casella dei commenti nei loro siti/blog, selezionando i commenti prima di pubblicarli o inserendo la casella senza però prendere in considerazione i commenti.
Per quanto riguarda le reazioni alle critiche o, come nel caso recente, alle offese, le considerazioni da fare sono molte. Innanzitutto, da coloro che sputano fiele sull’anonimo che li insulta, quantomeno pretenderei lo stesso atteggiamento nei confronti dell’anonimo che li elogia. Qualcosa del tipo (parafrasando Montanari): “Chi cazzo sei tu che ti permetti di dire che il mio pezzo è un capolavoro e non hai il coraggio di firmarti col tuo nome e cognome? Non ho il diritto di sapere chi giudica così la mia opera? E se tu fossi uno che non ha mai letto nulla in vita sua e di scrittura e letteratura non ne sa niente, non dovrei forse sentirmi offeso dal tuo elogio? E se tu fossi uno che considera Luciana Littizzetto la più grande romanziera italiana, non dovrei forse sentirmi altrettanto oltraggiato dai tuoi complimenti?” Lo so, è un paradosso, ma lo uso per far notare una certa incoerenza di fondo: se l’anonimo elogia, tutto va bene, se invece offende, l’anonimato diventa intollerabile. Penso a Schopenhauer, che inveiva aspramente contro i commentatori anonimi e auspicava per loro una gragnuola di frustate sulla schiena. Il principio di base non era del tutto sbagliato, Schopenhauer considerava una vigliaccheria l’anonimato. Ma poiché sappiamo come Schopenhauer trattasse i suoi avversari, cioè infierendo fino all’ultimo contro di essi, demolendoli sistematicamente e non sempre sulla base delle argomentazioni e dei dati oggettivi, e che gigante e oggetto di culto fosse diventato nell’ultimo periodo, possiamo immaginare il motivo che lo spingeva a chiedere l’abolizione dell’anonimato dei commentatori e come, se ciò fosse avvenuto, avrebbe significato anche la fine dei commenti. Penso, ora, a Giuseppe Genna, che alle accuse mossegli su Società delle Menti poco prima di chiudere il forum e poi di lasciare la stessa Società, rispondeva ai suoi critici anonimi sempre più numerosi con frasi del tipo: “Voi siete scrittori frustrati coi romanzi nel cassetto… voi per questo vi accanite con chi ha successo, con chi ha pubblicato ecc.” O anche all’esempio di Roberto Cotroneo, che ai suoi detrattori sul blog dell’Espresso, anch’esso ora chiuso, rispondeva: “La vostra è tutta invidia ecc.” Nessuno dei due rispondeva alle critiche sulla base dei contenuti, ma tutti inveendo sulla persona dei detrattori, naturalmente immaginati come scrittori frustrati perché non pubblicati o senza successo e quindi, di rimando, ulteriore dimostrazione del loro successo e della loro grandezza tali da suscitare l’invidia altrui.
Ma soprattutto, ciò che sfugge agli scrittori e intellettuali bersagliati dalle offese anonime, è che anche gli insulti, per chi sa leggere tra le righe, hanno un loro valore. Innanzitutto, anche l’offesa anonima ha sempre un contenuto, sebbene espresso in maniera ruvida o volutamente provocatoria. Altre volte, una serie di commenti offensivi è spia di un sentimento comune, popolare per così dire (mi viene in mente Pasquino: ricordate le pasquinate?). Ad esempio, in un recente post in cui alcuni autori si erano accapigliati su questioni personali, con attacchi virulenti, denigratori e spesso ripetitivi, la casella dei commenti era presto stata sommersa dalle offese e battute al vetriolo di puffi buffi, puffetti ecc., con l’immediata conseguenza dell’azzittimento dei commenti. Nessuno degli interessati, tuttavia, ha preso in considerazione che quegli interventi, spesso non privi di stile e di un’ironia anche ben esposta, rappresentassero il sentire comune di una parte del pubblico e dei lettori di Nazione Indiana, nauseati dalle beghe di cortile, baruffe, parapiglia ecc.. Nel post successivo, dove si ritornava a discutere con più tranquillità e serietà, i puffi buffi e puffetti erano completamente spariti. A volte, voglio dire, i commenti offensivi degli anonimi funzionano quasi da anticorpo, entrano in azione quando la situazione del dibattitto da fisiologica diventa patologica. Anche in questo caso bisogna leggere tra le righe, e a volte un po’ di autocritica e di autoironia non farebbe male. Se invece, come anche accade, l’offesa dell’anonimo è totalmente campata in aria, spesso dopo qualche risposta cade nell’oblio, e per di più questo accade quasi sempre se l’interessato non risponde con una reazione spropositata rispetto alla provocazione. Va da sé, poi, che quella dei commenti come ogni forma di democrazia ha i suoi costi, ed è naturale che l’agorà interettica presupponga, offrendo a tutti il diritto di parola, la possibilità dell’intervento sbagliato o anche gratuitamente offensivo. Quanto alle offese personali, parolacce, turpiloqui ecc., come ho preso le difese di Scarpa sul vaffanculo da lui rifilato a Massimiliano Parente, facendo notare come una parolaccia potesse risultare, nei contenuti, meno offensiva del discredito gratuito e immotivato gettato sull’opera e sul pensiero di uno scrittore, per coerenza sostengo che Montanari non dovrebbe offendersi per chi gli dice che è “venuto grande nei bordelli” (è un’offesa campata in aria, tutti lo vedono, è turpiloquio puro, una beffa, di certo nessun lettore gli ha dato più valore di quello che ha, tutti hanno letto e son passati avanti, senza che questo infierisse minimamente sulla loro opinione dello scrittore e intellettuale Montanari).
Voglio dire che i commenti sono come il maiale, non si butta via niente. Tutti hanno un loro valore e significato, anche se a volte da decifrare o tollerare, al di fuori e al di là della tirannia dei nomi. Anche questo è il bello di internet, e fa pensare a una scena di “Ultimo tango a Parigi” di Bertolucci:
– Non so come chiamarti…
– Non ho nome…
– Vuoi sapere il mio?
– No, no, stai zitta … Qua dentro non ci sono nomi, non esistono nomi, capito?
coltellate? insulti? ma questo è matto proprio. vai a rileggerti come mi ha risposto montanari quando ho scritto: che post inutile. te lo dico io come mi ha risposto: ah, belacqua, o come cazzo ti chiami. “come cazzo ti chiami”, ha scritto. solo perché avevo detto civilissimamente che il suo post era inutile. va be’, sai che c’è, cancello nazione indiana dai preferiti, così continuate tranquilli a darvi i bacetti e a farvi le scafette tra di voi. mi scollego da qui, e lo faccio.
passo e chiudo.
Caro Malatesta, esistono parecchie sfumature intermedie fra usare l’anonimato per elogiare e usarlo per criticare. Quindi non dire che noi dovremmo usare lo stesso metro con chi elogia e con chi sbertuccia, perché in mezzo ci stanno quelli, come te, che semplicemente discutono.
Io sono pronto a dibattere senza incazzarmi con chiunque critichi quello che scrivo in un modo argomentato. L’ho sempre fatto.
Non ero d’accordo con te sulle scuole di scrittura ma non mi sembra di averti mai rinfacciato di muovere le tue obiezioni al riparo di un nick. Il nick non era affatto un “riparo”, in quel caso, e in generale quando parli tu e parlano altri come te; è semplicemente una comodità vostra che rispetto.
E’ evidente che il primo giudizio di Belacqua (a proposito, cari saluti anche all’alias Giulio! E complimenti per il coraggio con cui continui a parlare dopo lo sputtanamento; lo faresti, se fossi stato citato con nome e cognome?) mi ha irritato proprio per il fatto di essere lasciato cadere così, non argomentato; la mia è difatti una risposta irritata, ma non insultante.
Quando poi leggo un commento che, tradotto, significa che sono un figlio di puttana (cresciuto nei bordelli, cioè) penso di avere diritto di offendermi.
Comunque questa discussione eterna rischia di essere ridicola.
E’ come se ci fossimo noi seduti a un tavolo, qualcuno con il cartellino segnaposto con nome e cognome, qualcuno senza, qualcuno addirittura mascherato: poco male, si parla lo stesso! Purtroppo però nella stessa stanza si aggirano carogne in maschera che menano randellate alla gente seduta al tavolo.
I delinquenti sono in maschera, proprio come alcuni di coloro che stanno al tavolo: diremo che sono tutti della stessa risma? Che l’elemento “MASCHERA” è quello unificante?
No di certo. Io no, almeno.
Sono i comportamenti che contano.
Salutiamo con molto dispiacere e affetto Belacqua-Giulio Miniati. Perdiamo ben due frequentatori in un colpo solo! Questo è grave.
Però, insomma, si possono accoratamente difendere le ragioni dello pseudonimo ma se poi dai del figlio di puttana a un Wu Ming, quello (del quale poi sappiamo benissimo nome e cognome), ha tutte le ragioni ad incazzarsi, no?
E’ un problema di vigliaccheria. Ti tiro uno schiaffo ma non ti dico che sono stato io, nego, non c’ero, mi hanno dato degli ordini, non capivo, campi di concentramento? Chi poteva immaginarlo?
Facile, ragazzi, facile facile.
E’ la “qualità” della contestazione che fa la differenza, chiaro, anche se viene da uno che si firma con altro nome.
Io non difendo ne attacco chi usa un nick. Attacco chi insulta “gratuitamente”. Ma non basta. Per assurdo un insulto, gratuito, da parte di uno che ci mette la faccia, lo preferirò sempre ad un insulto di chi la faccia la nasconde. Perché qui non è che siamo in chissà quale regime, che dobbiamo nasconderci per evitare chissà quale pena. Qui Pasquino c’entra poco. Qui semmai è proprio quello che si espone che prende le torte in faccia.
Se ho capito una cosa è che chi scrive su NI lo fa perché ci crede, non solo per una sovraesposizione dell’ego, altrimenti si procurerebbe altri canali per farlo.
Poi io il poliziotto non lo faccio. Non so se tale è anche tal altro. Non so se si moltiplica se iperscrive, sono cazzi suoi, avrà le sue buone ragioni. Come dicevo a me Don Giovanni è, di pelle, simpatico, come lo era Giggetto er Carrettiere (ve lo ricordate?). Non amo di questo sito, quando ci si ingessa in una posa seriosa; ogni tanto occorre sfogarsi. Non è un caso che un articolo così lieve come questo di Raul sia diventato una valvola di sfogo.
Succede. Forse deve succedere. Forse è fisiologico per la rete.
Però, sapete, dire poi a Raul, “non te la prendere” è semplice. Perché se davano a me del figlio di puttana io mi incazzavo, anche con chi mi diceva di non prendermela.
saluti, vado a mangiare, Gianni
Raul, io non ce l’avevo direttamente con te, il tuo post con relativi commenti era solo il trampolino di lancio, e quando ti parafrasavo lo facevo senza ironia, per dare voce a un paradosso che, in quanto tale, non è certo la verità, ma mi consentiva di mettere l’accento sulla questione.
Il punto è che, se avessero detto che il tuo pezzo è inutile o ti avessero dato del f.d.p. con tanto di nome e cognome, che cosa sarebbe – effettivamente, voglio dire concretamente, non a livello di una questione di principio – cambiato? Ti rendi conto che con ogni probabilità “Giulio Miniati” è il vero nome di “Belacqua”? Che cosa è, effettivamente, cambiato? Solo, io penso, la possibilità per te di contraccambiare l’offesa offendendo a tua volta una persona con tanto di nome e cognome anzicché gridare in faccia a un’ombra, al vento: certo, ci si sfoga di più, lo sfogo è più fisico, soddisfa, si è finalmente alla pari, ma nel concreto…
E poi, dicevo, bisogna leggere tra le righe. Dire che il tuo pezzo è inutile, in fondo offriva diversi spunti: uno lo ha colto gabriella, sostenendo di fatto che la letteratura, l’umanesimo non ha utilità apparentemente concrete e immediate, al contrario del ramo scientifico, è per così dire una sua caratteristica: da questo punto di vista, non è forse vero che il tuo pezzo è inutile?… in più, anche se un po’ fuori dalle righe, il commento coglieva la “leggerezza” del tuo pezzo, che in fondo non era altro che qualche pensierino della sera dopo la grande fatica dedicata al romanzo, una serie di notizie ricavate e riportate dal video…
Quanto all’offesa, è normale incazzarsi e reagire. Ma si può anche passare oltre o, come insegna anche l’abile Giulio Mozzi, si può reagire in maniera spiazzante, ribaltando la reazione. Anche a me hanno dato dello stupido: “Malatesta di cazzate una tempesta” “Mala testa, il nome dice già tutto” ecc. Ma io non mi sono incazzato, ho accettato la critica anche se offensiva e ci ho scherzato su… Così fanno anche Franz, Biondillo e altri, e il risultato non mi sembra deludente… C’è, in te come in Scarpa, una serietà profonda, che io capisco bene – è la serietà della passione, di chi ha puntato tutto sulla scrittura e pretende, quantomeno, che le critiche siano rivolte sullo stesso livello, quello della passione, della dedizione letteraria, della serietà delle argomentazioni… Ma purtroppo non sempre è così…
E poi, come ho già detto, mi sembra un costo più che tollerabile in cambio dei tanti risvolti positivi della casella dei commenti: il contatto reciproco scrittore-lettore, la dialettica, un farsi anche dal basso della discussione con l’eliminazione delle cattedre, l’abolizione – come già scritto – del privilegio intellettuale del nome ecc.
P.S. Sulla questione Fede-Ferrara, poi ci ritorniamo…
Sarebbe bello un mondo in cui il Pasquino alimentato a steroidi abbandonasse il suo “nome d’arte” e si firmasse con nome e cognome. Prendendosi le sue responsabilità. Invece non è così. E’ questione di responsabilità, secondo me. E’ facile usare il mitra e sparare al bersaglio grosso coperti dall’anonimato. Può essere difficile, per il bersagliato, non reagire. Non si può nemmeno tentare di capire il perchè di certi attacchi; non per altro: non si conosce assolutamente l’interlocutore. Dunque dove cercare motivazioni? E allora va a cadere il principio base di ogni civile comunicazione: la conoscenza – anche se mediata da un nome vero -, la responsabilità di ciò che si afferma. Perchè le parole sono pietre, e noi qui lo sappiamo molto bene.
Posso supporre che qualcuno abbia semplicemente voglia di “divertirsi”. La cosa può essere molto semplice: uno si inventa un nick, dà a uno scrittore (qui su NI, perlomeno) del figlio di zoccola o del finocchio o del venduto: giusto per vedere l’effetto che fa. Sta ad attendere la REAZIONE. E quando il bersagliato reagisce, lui si frega le mani. Ha raggiunto il suo piccolo obiettivo. Roba da bambini della quinta elementare. Anche a me come a Biondillo Don Giovanni (a pelle o pelo di computer) non mi sta antipatico. E anche Giggetto lo trovavo divertente. A volte – parere assolutamente personale – trovo che certe discussioni siano un pò pesanti; e allora può essere che qualcuno – a modo suo – tenti di sovvertire quest’ordine di ordinaria seriosità con un lazzo che fa rima con cazzo. Un lazzo che rotola su sè stesso e, come una valanga di fango, si abbatte sulla discussione. Non è un caso, credo, che sia venuta fuori una “rissa” da un articolo come quello di Montanari, una notazione diaristica, dunque uno spunto personale, quasi intimo. E’ qualcosa a mio parere di molto più leggero di certi post molto impegnati e impegnativi, ma anche di molto più coinvolgente: perchè in quel pezzo sulla domenica pomeriggio si parla, in prima persona, della vita di una persona, o almeno di un pezzo di una sua giornata. Belacqua ha scritto che si trattava di un pezzo “inutile”. Allora dovremmo considerare ogni narrazione in prima persona inutile, io penso. Io credo che Belacqua non volesse essere offensivo. Bisogna sempre tener presente, qui (da quel che ho capito) che la comunicazione internettiana si presta a volte addirittura a stravolgimenti dell’interpretazione. Non sentiamo una voce. Non vediamo un volto. Non conosciamo chi scrive. E in più, lo sconosciuto non ha NOME.
Ho detto la mia. Direi che questa è la rete. E direi anche che la rete non è poi così fantastica come la si dipinge fin troppe volte. E a volte ti pass proprio la voglia di spegnere l’interruttore.
volevo dire: “… a volte ti viene proprio la voglia di spegnere l’interruttore”.
Il fatto è che il turpiloquio, le frasi offensive, le parolacce … secondo me, forse per un residuo di morale cattolica, gli date troppa importanza …
… sarà che sono cresciuto all’ombra di mio nonno, che da mattina a sera bestemmiava Dio come un infedele e ogni domenica lo trovavi puntuale in chiesa, sempre in piedi per tutta la funzione, e che rifiutava di sedersi per rispetto a Dio, perché davanti a Dio non ci si siede, si resta sull’attenti, anche se le gambe tremano…
… e poi penso alla canzone di Brassens, Le ponografe, o alla poesia della Szymborska sulla pornografia, in cui la polacca scrive di preferire la ponografia “ingenua” di tette e culi a quella degli articoli e dei pensieri degli intellettuali e scrittori, cento volte più vergognosa, riprovevole, oscena …
… per dire che a volte è questione di punti di vista, di morale, alcune frasi e parole lasciano il tempo che trovano, e offendersi per una parolaccia velleitaria oggi che si bestemmia allegramente per strada e in televisione e le offese collettive e personali sono ben altre e alcune siedono in parlamento … bah, … ecco, non so…
Proviamo a sdrammatizzare.
La condizione esistenziale nella ricerca linguistica di Gianni Bella sottende una precarietà comportamentale tipica dell’asceta.
Perchè tanto spreco di parole, perchè il rantolo di sè stessi dinanzi al gesto più superbo: il silenzio della cultura.
La condizione esistenziale nella ricerca linguistica di Gianni Bella sottende una precarietà comportamentale tipica dell’asceta.
Perché tanto spreco di parole, perché il rantolo di se stessi dinanzi al gesto più superbo: il silenzio della cultura.
Questa testina di computer ha uno strano virus, duplica le frasi.
X Mala testa, ma la testa?
Non mi sembra di averti offeso, non era mia intenzione, semplicemente adoro, in luoghi virtuali come questo, l’ambiguità della scritta parola – “Sì, G.A., hai colto nel segno… è uno dei significati del mio nick (l’avevo già detto e scritto) … quindi, grazie per il complimento” – Malatesta (sic!)
Basta lasciare un centimetro, uno soltanto, al resto ci pensa il lettore.
Ti rinnovo la richiesta: “la prossima volta mi limiterò a denunciare situazioni reali…” c’è altro da aggiungere?
È la tua prospettiva che mi fa venire l’orticaria.
Giuseppe Aletti
p.s. Stanno tutti bene
La trama: Un’ anziano vedovo siciliano, dopo aver atteso inutilmente la visita dei propri figli in una stazione balneare, decide di far loro una sorpresa, recandosi egli stesso a trovarli.
La Recensione:
E’ il melanconico racconto della solitudine di un uomo che, dopo aver speso la propria vita in funzione della felicità dei propri figli, scopre via via, in questo simbolico itinerario dal Sud verso il Nord, di non aver raggiunto questo scopo. Un figlio scomparso che lui crede in prigione, morto invece suicida; una delle figlie ragazza madre; tutti comunque pronti a mentirgli per non dover confessare le loro aspirazioni disattese. Attraverso le conversazioni con la moglie morta, alla quale racconterà che i figli “stanno tutti bene”, e attraverso gli incontri con le persone alle quali cerca di narrare dei suoi cinque bambini chiamati con i nomi di personaggi della lirica, il protagonista esprime il bisogno interiore di contatto, di dialogo, tipico di chi conduce una vita solitaria e abitudinaria. Ma situazioni e battute fanno riflettere sul significato stesso dell’esistenza.
Regia di Giuseppe Tornatore, con Marcello Mastroianni.
Amen.
E così sia. Ma Gianni Bella si esprime con le parole di Giulio Rapetti in arte Mogol. O no? E allora non c’è più silenzio della cultura!… Perchè è il Giulio che “non sa parlar d’amore”, forse perchè – Ligabue dixit – “ha perso le parole”… Ma ecco arrivare in soccorso L’Adriano Celentano che interpreta questo silenzio… Ma il migliore, a mio parere, resta sempre Nini Rosso: quello de Il silenzio, appunto. Peccato che sia morto…
Non sono d’accordo con l’ultimo post di Malatesta. In genere, sono portato a considerare le bestemmie come un segno di infantilismo (senza offesa per tutti i nonni, compresi i miei) e le offese come il rifugio di chi è a corto di argomenti. Il fatto che in parlamento sieda gente che sarebbe meglio si dedicasse ad altro mi dispiace, ma non per questo giustifico bestemmie o insulti. (Anche perché chi sta in parlamento è stato eletto da italiani che non la pensano come me e hanno diritto di pensarla come vogliono, altrimenti io non avrei diritto di pensarla come voglio io).
Avrei una proposta: gli scrittori citati nel “Chi siamo” potrebbero accordarsi su strategie comuni da adottare nei confronti di: nick intelligenti, nick offensivi, provocatori con nome e cognome. Potrebbero pubblicarla a mo’ di manifesto, dichiarare che ci si atterranno e invitare tutti i lettori-postatori ad adottare le strategie suggerite. Probabilmente non servirà a niente perché è facile essere equanimi quando a litigare sono gli altri, mentre quando vieni offeso direttamente è tutta un’altra faccenda. Però, faccio per dire, se al primo accenno di provocazione fuori dalle righe uno Scarpa o un Voltolini o chi per loro postasse un messaggio tipo “ALT !” forse il provocato avrebbe un incentivo a non raccogliere la provocazione e la cosa finirebbe lì. Il modo migliore per smontare le provocazioni è il silenzio.
Se qualcuno ritiene che anche una proposta come questa sappia di censura, la ritiro immediatamente. Però faccio presente che qualche regola l’avevano anche i Sioux.
Ciao Raul! Mi sembra inutile star qui a litigare in quesot modo, anche se sono d’accordo che nascondersi dietro a un nick per insultare qualcuno sia una vigliaccheria e basta. Anche per questo, forse, non vale la pena prendersela.
a me del tuo pezzo colpiva anche un’altra cosa (non il cuore, d’accordo, ma mi incuriosiva): sei già a pag. 201 del NUOVO romanzo? Nei hai appena sfornato uno! e di che parla il nuovo?
Buon lavoro!
Caro Riccardo, non prendere troppo alla lettera quello che scrivo, rientra nel mio stile. Non intendo che da oggi le bestemmie nei dibattiti letterari sono ben accette, anzi doverose. Con l’esempio di mio nonno volevo dire che, nonostante egli bestemmiasse, lo faceva per puro turpiloquio, come intercalare quasi elegiaco, non c’era niente di blasfemo nelle sue bestemmie di contadino meridionale, perché poi è religioso e credente più di tanti altri (e sull’innocenza delle bestemmie contadine si sono espressi Carlo Levi e Ignazio Silone, e tu non puoi liquidarle, caro Riccardo, con l’accusa generica di infantilismo). Ma il mio era solo un esempio per chiarire che il turpiloquio non è un’espressione del pensiero, spesso non lo rispecchia, e infatti scopri scopri che Belacqua c’ha Nazione Indiana tra i preferiti e un po’, per leggersi i post spesso anche non troppo corti, ne avrà una qualche stima, no?
I provocatori e le provocazioni, lo ripeto, quando non abbiano un messaggio in filigrana, lasciano il tempo che trovano, e il fatto di firmarsi con nome e cognome oppure con uno pseudonimo non cambia la sostanza delle cose (per dirla con Montanari “sono i comportamenti che contano”)…
(Per G.A. No, non mi hai offeso, anzi, scusa tu se facevo di tutta l’erba un fascio, per dire che avevo ricevuto critiche e offese. Quanto alla tua richiesta, mi sembra di aver già risposto, se poi la mia prospettiva ti fa venire l’orticaria, meglio così, preferisco fare la parte dell’ortica e irritarti che fare la parte della piuma e solleticarti piedi e ascelle …)
Caro Malatesta, capisco il tuo stile e le tue preferenze letterarie. Ma resto del mio parere.
Scusate,
ma tutta questa assurda polemica mi ha fatto dimenticare di dire una cosa. Io il pezzo di Raul non lo trovo per nulla inutile. E neppure semplicemente divertente.
Anzi, mi dice un sacco di cose.
Mi parla del palinsesto televisivo la domenica pomeriggio. Mi racconta di una informazione televisiva (sia quella della RAI che quella di Mediaset) involgarita. Mi dice che, magari perché c’erano disponibili questi pezzi di repertorio (bimbi che dormono in libreria, scommetto di pomeriggio, o in pizzeria), il medico ha adattato, storpiato, la sua analisi “scientifica” alle immagini trasmesse, creando uno stato di stupore inevitabile agli occhi di Montanari.
Mi dice che uno scrittore italiano, a questo punto, preferisce guardare delle moto sfrecciare, piuttosto che perdere tempo di fronte a un sistema informativo televisivo che afferma assurdità senza senso (ma quanti di voi hanno mai visto librerie aperte la sera piene di gente che si porta bimbi addormentati in braccio? Quasi che questo, magari!, fosse la norma).
E tutto questo me lo dice con un tono leggero, understatement, senza fare filippiche, senza porsi sullo scranno: “io, dalla mia torre d’avorio, mentre scrivo l’opera che cambierà il mondo, ho abbassato lo sguardo verso di voi, o plebe, o popolo, e l’ho levato, inorridito!”
Raul non leva lo sguardo dalla tv. Semplicemente cambia canale.
Gianni
Sono contento che si sia arrivati a toni più urbani, e ringrazio il mio carissimo Malatesta e gli altri per questo. Ho senz’altro il difetto di irritarmi facilmente, e capisco che questa è anche una grossa tentazione per i cretini. Colpa mia.
L’idea di Ferrazzi è buona.
Una cosa strana che succede, però, è che tutte le volte che a NI si parla di questi possibli filtri, manifesti, iniziative, messaggi di Stop ecc., il discorso cade. Io ho provato a farlo ripetutamente, da un anno in qua; mi sono anche arrabbiato con gli altri (inutile dirlo…) ma non c’è nulla da fare. Gli indiani oggetto di contumelie sono sempre quelli, e gli altri, perlopiù, non sembrano molto sensibili al problema. Spero non sia per questo che alcuni nomi, che eravamo abituati a vedere spesso nei commenti, ora sono quasi spariti.
PS Davide, non ho capito se ci conosciamo. Il romanzo è a pagina 250, adesso, penso di finire la prima stesura entro un paio di settimane, così l’avrò scritto in un tempo totale di meno di due mesi, come d’abitudine. Ci sono due tipi di scrittori: quelli che godono a scrivere e quelli che soffrono. Io sono nella seconda categoria, che è poi la più diffusa. Perciò scrivo in fretta in fretta, per diminuire la sofferenza. Grazie per il tuo interessamento!
Ciao a te e a tutti.
D’accordo con Biondillo (che spero mi avrà perdonato per il resto).
Ho detto che il pezzo era leggero, ma non che non fosse intelligente o che non ponesse questioni (“i pensierini della sera” era un modo per sottolineare la leggerezza, che ho già detto altrove di adorare nello stile).
Ho detto che poteva sembrare “inutile” come inutile, ai tanti anti-umanisti, sembra anche la Divina commedia(nel senso che intendeva gabriella) …
Se poi volete vedere, nella pratica, come sia facile evitare le provocazioni anonime, leggete i commenti al pezzo di Giovanni Maderna…
Grazie Malatesta hai interpretato bene il mio pensiero e anche il fatto che io abbia trovato il pezzo divertente non voleva essere svilente, forse era meglio dire che mi faceva sorridere con amarezza… non mi viene l’aggettivo appropriato.
ciao
E’ noto alla moderna criminologia che serial lillers, pedofili, mamme infanticide, rapinatori di ville in Brianza, fiancheggiatori delle nuove BR e (tipologia criminale più esecrabile di tutte) terrificanti pisciatori di prigioniero incappucciato, prima di passare all’azione si allenano nascondendosi dietro nicknames, qui tra i post di Nazione Indiana. E’ un fatto. In questo contesto grigiastro, nello spazio indiscriminatamente libero del video, ‘sti eversori latitano dalla vita attiva e accumulano violenza, e sprigionano violenza, e quale non-luogo più indicato per farlo, di quello della riflessione sullo stato della letteratura italica nostra, zittita vilipesa declassata, praticamente un’istigazione costante alla lotta senza quartiere? Perciò NI è ormai una sigla insurrezionalista. Oscilla tra il no e il sì, nega e asserisce al tempo stesso, dice sì a se stessa e no a tutti gli altri. Gli altri, naturalmente, s’incazzano, e allora sassaiola verbale, nuova linfa, ricomincia tutto… Siamo sicuri che sia sempre e solo un male?
Ciao Nick, hai proprio un bel Names.
g.
Ciao Raul, ci conosciamo. Sempre le solite coordinate: Subway 2003 + corso alla Vigentina…
(P.S. complimenti per la rapidità: scrivere fa soffrire, lo capisco, ma c’è chi soffre eppure ci mette una vita a scrivere…)
Davide, è alla prima stesura. Poi vedrai che si tirerà il culo come una scimmia nella revisione.
G.
Soffrirà anche, ma scrive a getto continuo. Deve avere riserve di fiducia pazzesche, Bergum.
Ah Blondie, ciao a te.
Ciao Malatesta. Lo so, non è serio, ma i tuoi ‘serial liller’ mi hanno fulminato. Prima ho pensato a qualcosa di floreale, tipo una siepe violetta, un giardino fitto fitto, un quadro impressionista, le ninfee, Monet.
Poi ho cercato su Google e ho scoperto che Liller è un astronomo, uno che ha a che fare con comete e supernovae. Il suo nome l’ho trovato in una pagina che si chiama LE COMETE DI MAGGIO. C’è nick più bello e azzeccato? Pensa: COMETA DI MAGGIO…
Più che le riserve di fiducia, a sostenermi sono le riserve dei quattrini che mi danno per pubblicare libri, o NN del mio cuore.
Mica scrivo per l’arte come te, io.
Bergum (più esattamente: lac d’Isé)
Spero di non essere off-topic ma sono appena arrivato su NI e ho letto questo thread.
La rete è rete e non un posto dove i computer hanno tastiere fiorate, monitor profumati e mouse spugnosi…
Si potrebbe discutere a lungo il senso dell’utile e dell’inutile in (o di ) un singolo pezzo o dello scrivere tout court ma si rischia l’autofagia. Qui la sostanza io la vedo così: ho letto un pezzo e scrivo cosa ne penso, solleticato dalla certezza che chi lo ha scritto leggerà ciò che io penso/dico di pensare del suo pezzo. Rientra in ballo una sorta di declinazione del narcisismo del lettore che qui può finalmente prendersi a facciate con quella (vera o presunta) dello scrittore. Ci sta. Ci sta pure che se scrivo e pubblico in rete percorro superfici diverse e i concetti -extrarete- di insulto e alterco qui mutano, si sublimano. Non mi scompone più di tanto, quindi, che sia “sguainato” il turpiloquio; mi annoierebbe se fosse immotivato.
A mio avviso il pezzo di Raul apparentemente si presta, a chi non ha voglia di prendere testo, contesto ed extratesto, a letture lasche. Io l’ho trovato acuto, gradevole e sapientemente domenicale.
Alla più grande delle mie figlie – due anni e mezzo- ogni volta che la porto in libreria scappa la pipì. Tra l’altro dorme pure poco…
Emma, la dislessia avanza: non ho scritto io “serial liller”.
Bravo, Raoul, la cura Flanders (“salve salvino”) incomincia a funzionare. Se continui così presto sarai guarito. Per ora hai risposto con ironia: è la fase 1. Il prossimo passo sarà non rispondere affatto.
PS. Ovviamente scherzo, comunque hai ragione su quello che dici di alcuni altri scrittori e intellettuali di NI: d’altronde, quando ho scritto che alcuni autori aristocraticamente non si abbassano a intervenire nei commenti, mica mi riferivo solo ai siti altri, e poi metti, ad esempio, una recensione come quella a Virgili di Saviano, sarebbe bello sentire i pareri sul caso Virgili di alcuni scrittori e critici di NI, e così su tante altre cose, più punti di vista e modalità di ricezione (scrittori critici registi musicisti pittori ecc.), cioè quella “verifica dei saperi” che tempo fa accennava e auspicava, proprio a proposito del sito e dei commenti, mi pare Andrea Inglese: dov’è finito il vecchio spirito di NI (e qui baro, perché frequento NI da meno di un anno, anche se spesso mi vado a leggere alcune vecchie cose che mi incuriosiscono o interessano nell’archivio…)
credo, malatesta, che tu abbia sbagliato a postare qui, di virgili si parla altrove, questo thread è allampanatissimo ora, morto…
Va bene Malatesta, era Nick Names. In effetti sono un po’ dislessica, in compenso Nick Names è un po’ disgrafico…
Già, serial Killers, serial kkkillers, m’ha fregato la contiguità k-l… i serial lillers sembrano piselloni coi lillers al vento, criminali da strapazzo. Be’, è andata. Ciao people.