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Omaggio a W.S.B.

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di Gillioz

Anche prima della guerra chimica, aveva lavorato nelle campagne avvelenate come raccoglitore dei silos arrugginiti. Li trinciava in lamiere, e li caricava nella camionetta “Ulisse”; così su e giù per la polvere dei campi e delle vie già crepate, come se la guerra ci fosse sempre stata, e neanche tanto lontana. Li trasportava fino ai sfrangiati delta del fiume fuligginoso, riversandoli tra gli altri detriti, dune di spazzatura fossile, oppure li rivendeva agli artisti del riciclaggio, che abitavano numerosi le baracche di alluminio lungo gli argini.

La guerra chimica aveva favorito lo sviluppo di nuovi tipi di insetti, col dorso dorato (qualcuno in paese aveva cercato di fonderne una colonna per ricavarne un lingotto, ma avevano ottenuto solo una pasta grigiastra e polita); dal momento che assaltavano le scorte di cereali e legumi, il mercato bellico gli offrì l’opportunità di mollare con profitto i silos al loro destino di ruggine. Sul giornale di paglia l’avviso tuonava nero: CERCASI DISINFESTATORE. Se non che, diavolo, quel liquame bruno che spruzzava sulle carovane d’oro, inevitabilmente inalato, finì per placcargli i polmoni; i suoi escrementi diventarono rosei, e lui fu costretto a riconoscere col verbo l’esistenza del prossimo, soprattutto medici, i quali gli lanciarono con entusiasmo delle sonde d’acciaio nel tubo digerente.

Non le avevano però sterilizzate, e furono costretti a somministrargli cento milligrammi di VAKIL per contrastare l’infezione. Nel frattempo la cantina in cui viveva era stata distrutta con un NAP all’idrogeno, e lui fu costretto a tornare alle campagne per pagarsi un altro buco. Gli faceva compagnia l’infezione e soprattutto le pastiglie verde-acido di BROMISOL, che divorava col pane nero, e di cui era stato rifornito dai Farmaceutici Clandestini; ne aveva ottenuto una dozzina di pacchi, barattandola col mantice intatto di un organo dell’Era Musicale.

Per il resto disponeva di parole che nelle notti calde la sua lingua bianca appiccicava sul guanciale, e uno schermo con pulsazioni violacee e intermittenti. Un giorno che pioveva una diavolo di pioggia calda e oleosa, nei dintorni dello snodo ferroviario di Forme-Est, la camionetta “Ulisse” si sfracellò contro un Porta-Scorie. Da allora la pelle gli divenne azzurra, e non avvertì più dolore negli organi, se non quando si dissetava con acqua dei serbatoi migliori. Un costruttore di mine PARSI, a cui aveva rivenduto bei silos, gli regalò dei bastoncini fibrosi, contenenti stronzio e argento in percentuali esilaranti. Questo è proprio quello che ti ci vuole.

Infatti dopo lo stomaco fu come abolito, e gli restava il problema del bere e, soprattutto, di come riempire il tempo. Continuò coi silos fino alla stagione delle piogge scure, quindi tornò a militare come disinfestatore. Gli insetti d’oro nel frattempo avevano distrutto il legno della zona, e si stavano specializzando per annientare anche la pietra. In paese molti avevano imparato a convivere con questi lussuosi esserini alati, invitandoli a cena, offrendosi per cena, o, i più inventivi, a trasformarli in cena.

Un laboratorio e due magazzini dell’Agenzia Farmaceutica erano stati invasi da altre schiere d’oro; la composizione chimica dei farmaci era stata fatalmente modificata. I più ingenui si spaventarono, accusando di imprudenza quelli che s’intestardivano a utilizzare i prodotti alterati. Il disinfestatore, parlando pochissimo, dimostrò che purezza è uguale morte. Lui era una banca di infezioni e morbi, eppure non avvertiva più pene, e neanche ansie. I Farmaceutici Clandestini lo appoggiarono con una propaganda mirata, battezzandolo l’uomo nuovo, e distribuendo gratuitamente supposte radioattive, polveri con microcapsule di bromuro e manganese, aromatizzate col mirto, sciroppi allo zenzero e al magnesio.

Le corporazioni di macellai e panettieri avevano preteso l’intervento di emissari-analisti dei Servizi Alimentari di Loonia, città libera: infatti in paese iniziavano a scomparire gli stomaci (la cosa ricordava la scomparsa del gusto, risalente all’Era Musicale), e questo iniziava ad incidere sul mercato dei viveri. Dopo un’indagine preliminare ma diligente, i Farmaceutici Clandestini furono eliminati come sovversivi (la Polizia Neurale li trasformò in impiegati del catasto elettronico); nel frattempo continuava l’osservazione del fenomeno. Alcuni paesani, convinti che la loro colpa consistesse solo nell’aver accordato fiducia a quei delinquenti, tornarono a nutrirsi; molti però perirono dopo appena un boccone; altri vomitarono carta, un materiale che si era estinto già da mezzo secolo.

Quelli che avevano ancora lo stomaco davano credito alle prediche della Confraternita Addominale, monaci che ripetevano ad ogni angolo la parola PUREZZA e salmodiavano un antico inno sacro dal titolo Acqua Azzurra Acqua Chiara. Altri emigravano, o passavano al nemico, abbandonando le campagne e i canali notturni e andando a lavorare nelle grandi catene di inscatolamento di carne e legumi rossi. Purtroppo, nel giro di pochi mesi, anche i viveri risultarono infetti; si creò presto un notevole fronte di rassegnati e impuri, disponibili a ricevere le alterazioni probabili, e assillati solo dal problema di procacciarsi efficaci strumenti anti-dolore; tornarono così di moda la morfina e i suoi derivati; per molti farmaceutici, statali e clandestini, furono grandi affari.

L’Agenzia Per Lo Sviluppo Integrale di Loonia, per dare una svolta alla crisi, inviò degli analisti nel paese del disinfestatore. Fu stabilito che, ai fini di uno sviluppo più organico e coerente, e per dare un contributo più decisivo al corso degli eventi bellici, sarebbe stata raccomandabile la revoca di tutti gli stomaci della Repubblica. In capo a qualche mese dopo la pubblicazione del decreto governativo, tutta la nazione fu avviata alle Pratiche di Alterazione Collettiva Guidata, e il mercato dei viveri fu convertito in quello delle armi (i macellai, si scoprì, erano geniali nel concepire e costruire nuovi ordigni chimici). Al Governo Centrale qualcuno propose di inaugurare un monumento per quelli che avevano avviato la prima fase del processo, ma l’opzione MEMORIA comportava molti problemi trasversali.

Nel frattempo, il disinfestatore, e vecchio trasportatore di silos, aveva riscoperto le virtù dell’acqua dei torbidi canali di campagna. Che lo si debba ancora a lui, se qualche anno dopo tutta la nazione, e non solo il suo paese, dimenticò la guerra in corso? Non si può dirlo, dal momento che non si può rammentare alcunché. Di certo la merce MEMORIA fu sottratta anche al fronte nemico, che comunque conservava l’erba della fantasia sempre più verde, dimostrando ciò appunto con questo documento.

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Andrea Inglese (1967) originario di Milano, vive nei pressi di Parigi. È uno scrittore e traduttore. È stato docente di filosofia al liceo e ha insegnato per alcuni anni letteratura e lingua italiana all’Università di Paris III. Ha pubblicato uno studio di teoria del romanzo L’eroe segreto. Il personaggio nella modernità dalla confessione al solipsismo (2003) e la raccolta di saggi La confusione è ancella della menzogna per l’editore digitale Quintadicopertina (2012). Ha scritto saggi di teoria e critica letteraria, due libri di prose per La Camera Verde (Prati / Pelouses, 2007 e Quando Kubrick inventò la fantascienza, 2011) e sette libri di poesia, l’ultimo dei quali, Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato, è apparso in edizione italiana (Italic Pequod, 2013), francese (NOUS, 2013) e inglese (Patrician Press, 2017). Nel 2016, ha pubblicato per Ponte alle Grazie il suo primo romanzo, Parigi è un desiderio (Premio Bridge 2017). Nella collana “Autoriale”, curata da Biagio Cepollaro, è uscita Un’autoantologia Poesie e prose 1998-2016 (Dot.Com Press, 2017). Ha curato l’antologia del poeta francese Jean-Jacques Viton, Il commento definitivo. Poesie 1984-2008 (Metauro, 2009). È uno dei membri fondatori del blog letterario Nazione Indiana. È nel comitato di redazione di alfabeta2. È il curatore del progetto Descrizione del mondo (www.descrizionedelmondo.it), per un’installazione collettiva di testi, suoni & immagini.