Il miracolo, il mistero e l’autorità
di Fedor Dostoevskij
«Tu hai promesso loro il pane celeste ma, te lo ripeto ancora una volta, potrà mai esso stare alla pari con il pane terreno agli occhi della debole razza umana, eternamente viziosa ed eternamente ignobile? (…) Essi sono viziosi e ribelli, ma alla fine anche loro diverranno ubbidienti. Essi si meraviglieranno di noi e ci guarderanno come dèi per il fatto che noi, assumendo la loro guida, abbiamo accettato di portare il fardello della loro libertà e di governarli – ecco fino a che punto sarà diventato orribile per loro essere liberi! Ma noi diremo loro di essere i tuoi servi e di governare nel Tuo nome.
Scegliendo il pane terreno, tu avresti dato una risposta all’ansia comune ed eterna dell’umanità, l’ansia che si riassume nella domanda: “Chi venerare?”. La preoccupazione più assillante e tormentosa per l’uomo, fintanto che rimane libero, è quella di trovare al più presto qualcuno da venerare. Ma l’uomo vuole venerare qualcosa di inconfutabile, tanto inconfutabile che tutti gli uomini acconsentano immediatamente a venerarlo insieme. Giacché la preoccupazione di questi poveri esseri consiste non solo nel trovare qualcosa che uno o l’altro possano venerare, ma trovare quel qualcosa in cui tutti credano e che tutti venerino; la condizione essenziale è che si sia assolutamente tutti insieme.
Noi abbiamo rettificato la tua opera e l’abbiamo rifondata sul miracolo, il mistero e l’autorità. E gli uomini si sono rallegrati di essere guidati nuovamente come un gregge.»
(F. M. Dostoevskij, I fratelli Karamazov)
Comments are closed.
Visto che non lo fa nessuno lo (proprio bella che debba essere io, in un sito di scrittori!) accendo io un lumino votivo sotto questa cara immagine.
Ah, i grandi romanzieri! Ci hanno prefigurato tutti con più di un secolo di anticipo. Non è il caso di riconoscere, dopo avere esplorato un po’ quell’ “anima mundi” impudicamente esposta che é la blogosfera, che siamo tutti quanti un divertente e patetico incrocio tra Bouvard&Pécuchet e l’uomo del sottosuolo?
Però, dopo essersi abbeverati, anche solo un po’, a simili fonti, come effettuare il “downsizing” sui narratori attuali? Su di un Piperno-D’orrico-Genna? “A Pipé, tu sai parlare?”, “Jawohl!”, ed è pure telegenico, e che stile, che stile, che abiti (Lina Sotis, ma l’hai visto che caruccio? con quei baffetti da sparviero?). Eh, “Le style est l’homme méme!” Oui oui.