Tre battute di risposta
di Carla Benedetti
(Le metto qui perché i commenti sono diventati inaccessibili!)
A Caliceti
Per parlare occorre avere almeno la certezza del vocabolario.
Cerco la parola “marginale” sul vocabolario. Ecco la definizione:
“del margine; che è collocato all’orlo, al margine: fig. di poco conto, non essenziale, secondario”.
Ecco invece la definizione di Caliceti:
“Per me “marginalità” (in questo tessuto sociale odierno, diciamo goffamente così… non è affatto accettare, da parte di uno scrittore, dimensioni terminali, rinunciatarie… Anzi!”
A Sandro
Sì, Sandro, credo anch’io che “crederci” sia la cosa più importante! Come dici tu: “Parte del mio lavoro di scrittore sta proprio nel cercare di aprire squarci e nell’inoculare germi che spero svelino, agiscano…” E poi si può anche tacere. Ma il problema è che quelli che non ci credono invece non tacciono affatto. Parlano. Non fanno altro che ripetere che siamo tutti fottuti, e com’è bello essere fottuti insieme, e poi trovarci a fare dei bei dibattiti sul nostro essere fottuti! Invece non siamo tutti fottuti! E questo dà loro molto fastidio. Sì, dà fastidio che ci sia ancora qualcuno che ci crede.
A Gianni,
che mi chiede se ho letto tutti i vomitorium, se mi sono accorta che ha “fatto un percorso che alla fine disconosce il punto di partenza. Tutto qui!”
Sì, Gianni, ho letto tutti i vomitorium, sono andata fino in fondo al percorso. Sì, ho notato che hai fatto un percorso che alla fine disconosce il punto di partenza. Tutto qui! E per fare questo percorso hai dovuto scrivere che “Nazione Indiana è un luogo di potere”. E’ questo il tuo sogno? E’ per questo che scrivi su Nazione Indiana?
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Insomma vi rispondete SOLO tra di voi.
W la SPALANCHIUSA.
E quello, Carla, era nella seconda puntata. Nella sesta, invece, dico: “non il gruppetto di potere (ma quale potere, siamo seri!) ma la voglia di confrontarsi autentica.”
Nella settima appena postata dico qualcos’altro e nell’ultima che posterò chiudo. Giuro.
Okai, capisco che dopo quattro puntate, alla fine, hai scritto un’altra frase che smentiva la frase detta quattro puntate prima. Però non si capiva mica, mentre la scrivevi per la prima volta, che era lì per essere smentita quattro puntate dopo. Non si capiva affatto che stavi montando il luogo comune con il frullatore per poi farlo impazzire quattro puntate dopo, che aizzavi il toro per poi afferrarlo per le corna, rovesciarlo e infilzarlo sull’arena del vomiotrium n. 6!
Ci vuole la pazienza del lettore, in fondo. Non giudico mai un libro dal primo capitolo, io. Altrimenti avrei un’idea di Charlus, ad es., completemente differente se mi fossi fermato alle “fanciulle in fiore”. ;-)
Purtroppo sono in partenza. Se non replicherò sarà dovuto solo alla mia assenza forzata.
A presto, G.
Io penso seriamente, rileggendo con calma il primo intervento di moresco, che moresco sia affetto da un grave disturbo della personalità, non lo dico per scherzo, riflettiamoci tutti. Sentite qui: “I periodi di restaurazione sono dei periodi buoni per gli scrittori e per chi non si arrende, perché le loro parole e le loro azioni e le loro vite si possono caricare di un peso specifico e di un’intensità di pensiero e visione inimmaginabili… In tutti i periodi di restaurazione c’è stata una fioritura di opere e di persone che, in un modo o nell’altro e ciascuna secondo la propria natura, non si sono piegate e che hanno messo al mondo qualcosa di inversamente proporzionale e di proiettivo. Siete sicuri che non stia succedendo la stessa cosa anche adesso, sotto il vostro naso?” Ragazzi, questo è moresco, possibile che non capite che in questo foro lui è il gallo e voi tutti le galline? Lui è quel grande scrittore che “resiste”, che è incompreso dal tuo tempo restauratore. Ragazzi, qui ce n’è abbstanza per redigere un trattato di psicopatologia narcisistica. Il libri di moresco – specie canti del caos – non giustificano affatto questo autocompiaciuto e pavonesco sentimento.
biondillo sei imbarazzante… Cosa volevi scrivere? un trattato? Non sarebbe stato sufficiente un’idea? Essere scrittore è scrivere tanto? Vomitorium1-2-3-4-5-6 per dire, negare, ridire, rinegare… poi però al 6 dire che quello che si è detto al 4 era falso.. Ma pensi che interessi a qualcuno questo gioco retorico di semplice, infinito e ,ripeto, imbarazzante autocompiacimento?
Scrivere è saper autocensurarsi, scrivere è una ferrea e rigida autocritica che salvi dal delirio del sé lo sguardo che allarga e illumina un mondo.
Sieti noiosi. Ma tanto. Ma davvero. Non entravo nel sito da mesi. Passeranno anni. Scommettiamo che sarete ancora qui?
La noia mortale vi seppellirà… indianini…
Ad Angelini vorrei dire che mi sembra del tutto ovvio che Nazione Indiana risulti, di fatto, un sistema a “caste” (e dunque più “indiana” dell’indostan che non dell’america settentrionale) ma questa non è, con tutta evidenza, una caratteristica malvagiamente preordinata, bensì una qualità “emergente” correlata alla sua genesi ed evoluzione (cose che da sempre hanno abbastanza poco a che fare con le idealità astratte). Se i “padri fondatori” e gli “autori autorizzati” sfruttano un pochino la dedizione gli “aspiranti autori”, anche i “paria” che sono relegati ai semplici commenti sfruttano a loro volta la relativa popolarità, visibilità ed autorevolezza trasmessa al sito proprio dalla sua più ristretta casta dominante. Dunque, se da un lato si può certo affermare che N.I. non risulta affatto all’altezza di una certa retorica “rivoluzionaria” che tende a generare, dall’altro essa rappresenta pur sempre l’esito di una significativa esplorazione nello spazio del “possibile”, di cui sarebbe assurdo non riconoscere i pregi. In fondo, se vuoi davvero essere ammesso nelle caste superiori non hai che da assumere atteggiamenti a loro graditi, e cercare nel contempo di incrementare il tuo appeal “simbolico” (è ovvio che “titoli e quarti di nobiltà culturale” continuano a contare!). In alternativa, puoi goderti l’inebriante libertà del non “dover piacere” proprio a nessuno. Ma non puoi pretendere “capra e cavoli”. E comunque, a differenza dei sistemi di casta reali, rimane pur sempre aperta la possibilità di andarsene altrove.
Uno delle caste superiori ha chiesto in privato al mio amico Angelini:
“E poi non capisco come mai ambisci a pubblicare un tuo testo in un sito dove hai mandato a quel paese metà dei componenti.”
Credo che Angelini gli abbia risposto:
“NON AMBISCO a nulla e non ho chiesto niente a nessuno. Sono stato invitato. Mi sono impuntato per una questione di principio.”
Quanto ai quarti di nobiltà, bisognerebbe riaprire il discorso sugli scrittori di serie A (= per adulti) e gli scrittori di serie B (= per ragazzi). A me la distinzione pare superatissima, ma evidentemente qui vige ancora (Angelini ha pubblicato sei libri con editori importanti come autore e oltre cento come traduttore).
Quanto alla possibilità di andarsene altrove: certo, ci mancherebbe altro! Appena Angelini si sarà stufato di giocare al grillo parlante se la squaglierà senza problemi. Di molte divinità di Nazione Indiana (a cominciare da Biondillo) ignorava del tutto l’esistenza fino a prima di sfogliare la web-rivista.