Epifanie
di Angelo Petrelli
1.
aggredisce il buio e l’ombra
la consueta comparsa
artificiosa di te – occhio
nel fiume avvampato ed elettrico
e misterioso e illuminante
unicamente il suo lungo ritorno
quanto un dramma di sole
e d’ustioni e ancora preme
la contro/tenebrosa origine
di orbite vuote e nulla pesto
2.
di allucinazioni inautentiche
e viscerali larve e inquiete
rapiscono lo sguardo nei loro
soprassalti di pieghe e radure
immaginifiche
di acerba sensazione e rosee
commozioni al culmine(,…)
3.
ditemi chi siete se troppo
alte o gelide se forse solo altro
da me da toccare così diverse
giunte come alghe e ciglia
ritorte e sospetti che tutto
lasciano estraniato e inutili
la lingua infelice e viscida
negli acidi sensi e d’ingorghi
rinati nel cervello
5.
con i paesaggi a farsi termine
nient’altro di disavventura o
punitiva frequenza o grandezza
senza riguardi o l’intenzione
di colore e di malizia
6.
sole che scorri minuzioso
nella mente – galleggiando
attonito per mano dell’onda
rinata dall’ammasso di nervi
7.
ora fendi e agiti questo design
e costretto rientri nell’alba
lungo il tuo corpo fatiscente
e di arida melma – scivola
se puoi nella candida cera
di pelle sottostante e chiaro
uovo indigesto e tenue
8.
ho tanto desiderato l’inerme
sostanza flogisto usata in cupe
rivelazioni e scene liberate(,…)
tu grassa lingua di fuoco e di forma
esemplare e assurda – mostraci
immane le vere parole
9.
alcuna cima impietosa – luce
cronaca di disegni purissimi
e macchie – di budella appese
e disperanti gli inclini voli
di questa gioia(,…) non temere
dei sensi dannosi e falsi e sempre
più enormi e longiliqui gli inobliati
profili restano lì a scontrarsi(,…)
10.
ora che sei l’unico tono e
ticchettio in ogni cervello
sovrabbondante e stabile
nel suo respiro in estinzione
siamo qui ognuno con la propria
nevrosi nel caos che ci impegna
la follia e il rifiuto dell’odore dell’acqua
tra soprassalti e compostezze(,…)
del tuo focolare
Angelo Petrelli è nato a Roma nel 1984 e vive in Puglia. Ha pubblicato Elegia (Besa, 2004).
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siamo qui ognuno con la propria
nevrosi nel caos che ci impegna
la follia e il rifiuto dell’odore dell’acqua
tra soprassalti e compostezze…
la parola si sente muovere come qualcosa di inconcreto ma reale, composta. l’odore dell’acqua è quella visione contemplata che i più allontanano dal proprio naso… continua così
Il rifiuto dell’odore dell’acqua… tecnicamente, un caso di idrofobia (anche poetica):-/
ciao davide, ti ringrazio per il continua così… non mancherò…
Confido molto in questo scrittore. Ho letto altri suoi testi, e devo dire con grande gioia nell’animo di essermi imbattuto in un individuo davvero interessante. Questo scrittore ha stile e carattere. Grande sensorialità testuale.
Ecco uno dei più forti esempi della poesia contemporanea di un sud ben lungi dal dormire sotto il caldo soffocante delle sue ipocondrie. In questa silloge c’è un acuto e personale distacco dalla percezione comune, attraveso i lampi e gli scatti di un utilizzo riuscitamente zanzottiano del simbolo, la decantazione di ogni senso, la visionarietà assurda nella quale la vita stretta improvvisa esplode per poi riafflosciarsi brace ardente sotto ceneri ipocrote. Complimenti, Angelo!
Andrea… decisamente hai esagerato… dovresti argomentarle certe cose, visto che le scrivi…
beh, in Hollywood sono furbi!