La scienza di Musil

Adesso vi sottopongo quel che Musil dice prima di quelle righe su Galileo. Mi scuso per quegli a capo involontari e dovuti appunto a qualche mia ‘tecnica’ insipienza.

Dobbiamo ora far seguire due parole a proposito di un sorriso, e cioè un sorriso fornito di un paio di baffi, fatti apposta per la prerogativa maschile di sorridere sotto i medesimi; si tratta del sorriso degli scienziati che erano accorsi all’invito di Diotima e che avevano sentito parlare i famosi letterati ed artisti. Benché sorridessero, non bisogna credere, Dio guardi, che sorridessero ironicamente. Al contrario, era la loro espressione di rispetto e d’incompetenza, di cui s’è già accennato. Ma neppure questo deve trarre in inganno: Nella loro coscienza era così, ma nel subcosciente, per adoperare questa parola d’uso corrente, o per dir meglio nel loro stato d’animo collettivo, erano uomini nei quali la tendenza al male rumoreggiava come il fuoco sotto una caldaia.

Questo naturalmente sembra un paradosso e se lo si volesse esporre davanti a un professore d’Università, quegli ribatterebbe probabilmente che lui è al servizio della verità e del progresso e d’altro non si cura; perché quella è la sua ideologia professionale. Ma tutte le ideologie professionali sono nobilissime, e i cacciatori, ad esempio, non si sognano certo di definirsi i macellai del bosco, bensì si proclamano amici degli animali e della natura esperti nell’arte venatoria, cos’ì come i commercianti professano il principio dell’utile onesto e i ladri hanno lo stesso dio dei commercianti, l’elegante e internazionale Mercurio, congiungitore di popoli. Al quadro di un’attività nella coscienza di coloro che la esercitano non bisogna dunque prestar troppa fede.

E poi prosegue con il “Se ci si chiede…” del post precedente.
Come si vede, piatto piatto e non datato.
A tashtego dico che il dominio della scienza, o meglio di una scienza, è oggi visibile in tantissimi contesti (uno per tutti, allopatia versus omeopatia), che è difficile raccontare in poche righe le associazioni di idee che girano nella testa mia o di altri, ma che in fondo non è tanto importante e a Emma direi che la metafisica è comunque sempre presente in ogni fisica che si fa, con buona pace dei valorosi animatori del – passato – circolo di Vienna.

4 COMMENTS

  1. “…a Emma direi che la metafisica è comunque sempre presente in ogni fisica che si fa…”

    @ Sparzani
    Sarebbe buona cosa – e buona divulgazione – spiegare ai profani come me il senso e il campo di applicazione di questa affermazione.

  2. Off topic.
    Ho preso come confine l’articolo di Franz Krauspenhaar “La crisi” del 26 Luglio. So già la risposta di Gianni. Agli altri, da lettore affezionato di Nazione Indiana, chiedo:
    Andrea Bajani perché pur facendone parte non intervieni?
    Jacopo Guerriero perché pur facendone parte non intervieni?
    Giulio Mozzi perché pur facendone parte non intervieni?
    Michele Rossi perché pur facendone parte non intervieni?
    Piero Vereni perché pur facendone parte non intervieni?
    Christian Raimo perché pur facendone parte non intervieni?
    Roberto Saviano perché pur facendone parte non intervieni?
    Giorgio Vasta perché pur facendone parte non intervieni?

    Ovviamente si possono avere mille buone ragioni per non intervenire. Vorrei soltanto capirle, capire se le parole di commiato di alcuni indiani andavano a segno oppure no. Vorrei, da lettore e senza avere pregiudizi, rendermi conto di che pasta sono fatti gli indiani “fantasma”. Ecco tutto.

  3. Caro Barbieri. Ricominciamo, come direbbe Pappalardo. Da oggi io riprendo a postare.Un saluto.

  4. …e a chi bisognerebbe prestar fede? Anche abolire confini o gettare ponti è un’attività da esercitare mi pare. Gli “scienziati che erano accorsi all’invito di Diotima” sorridono compiaciuti sotto i loro baffi propio per il fatto che in quanto scienziati accorrono alla chiamata. Un matematico non è meno compiaciuto di un carabiniere a sentire le barzellette sulla propria “professione”. Ha ragione Musil: molto meglio sollazzarsi nelle proprie “proprietà” che non curare le proprie qualità.

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Antonio Sparzani, vicentino di nascita, nato durante la guerra, ha insegnato fisica per decenni all’Università di Milano. Il suo corso si chiamava Fondamenti della fisica e gli piaceva molto propinarlo agli studenti. Convintosi definitivamente che i saperi dell’uomo non vadano divisi, cerca da anni di riunire alcuni dei numerosi pezzetti nei quali tali saperi sono stati negli ultimi secoli orribilmente divisi. Soprattutto fisica e letteratura. Con questo fine in testa ha scritto Relatività, quante storie – un percorso scientifico-letterario tra relativo e assoluto (Bollati Boringhieri 2003) e ha poi curato, con Giuliano Boccali, il volume Le virtù dell’inerzia (Bollati Boringhieri 2006). Ha curato anche due volumi del fisico Wolfgang Pauli, sempre per Bollati Boringhieri e ha poi tradotto e curato un saggio di Paul K. Feyerabend, Contro l’autonomia, pubblicato presso Mimesis. Ha curato anche il carteggio tra W. Pauli e Carl Gustav Jung, pubblicato da Moretti & Vitali nel 2016. Scrive poesie e raccontini quando non ne può fare a meno.