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Gilles Deleuze (Versione Italiana, trad. effeffe)

Contre le nouveaux philosophes

Intervista a Gilles Deleuze

Che ne pensi dei nouveaux philosophes » ?

Niente. Credo che il loro pensiero non valga niente. Vedo due ragioni possibili a questo non valere nulla. Innanzitutto il loro procedere per grossi concetti, tanto grossi quanto vuoti. LA legge, IL potere, IL padrone, IL mondo, LA ribellione, LA fede. Possono perfino arrivare a fare dei mix pazzeschi , dei dualismi sommari, la legge e il ribelle, il potere e l’angelo. Allo stesso tempo più il contenuto del pensiero é debole, più il pensiero acquisisce importanza, più il soggetto dell’enunciato si dà delle arie d’importanza rispetto a degli enunciati vuoti (io, in tanto che lucido e coraggioso, vi dico… io come soldato di Cristo… io, della generazione perduta … noi come quelli che hanno fatto il sessantotto … in tanto che noi non ci lasceremo ingannare dalle apparenze … »).

Con questi due procedimenti, vanificano il lavoro di tanti. Visto che da un po’ di tempo, in ogni campo, la gente svolge un lavoro che eviti questo tipo di pericolo. Si cerca di formare dei concetti dall’articolazione fine, o molto differenziata, per sfuggire alle grosse nozioni dualiste. E si cerca di trarne delle funzioni creatrici che non passerebbero per la funzione-autore. (in musica, nella pittura, nel cinema , nell’audiovisivo, e perfino in filosofia) Il ritorno massiccio a un autore o a un soggetto vuoto molto vanitoso, e a dei concetti stereotipati, rappresenta una forza di reazione fastidiosa. Del tutto conforme alla riforma Haby : un serio alleggerimento del “programma” di filosofia.

Se è vero che non vale nulla, come spiegarsi il tanto successo che sembra avere, e che si diffonda contando su alleanze come quella di Sollers?

Ci sono differenti problemi a proposito. Innanzitutto in Francia si è a lungo vissuto in una certa moda letteraria delle “scuole”. Nulla di più terribile di una scuola : c’è sempre un papa, dei manifesti, dichiarazioni del tipo “l’avanguardia sono io”, (le scomuniche, i tribunali, i rivolgimenti politici, ecc.) In principio generale, si ha tanto più ragione nel fatto che si viva una vita commettendo sbagli, dal momento che si può sempre affermare “sono passato anch’io di lì”. Ecco perché gli stalinisti sono gli unici a poterci fare la loro lezione di antistalinismo . Eppure quale che sia la miseria delle scuole non si può nemmeno dire che quella dei nouveaux philosophes lo sia . Sono una vera novità per aver introdotto in Francia il marketing letterario o filosofico.

Il marketing ha le sue regole peculiari:
1. bisogna che si parli di un libro e che se ne faccia parlare, più di quanto lo stesso libro non parli o dica. Al limite bisogna che la massa di articoli dei giornali, di interviste, di colloqui, di trasmissioni radiofoniche o televisive sostituisca il libro al punto che questo potrebbe perfino non esistere affatto.
E’ per questo che il lavoro a cui si dedicano les nouveaux philosophes è meno rivolto al livello dei libri quanto agli articoli da ottenere, ai giornali e trasmissioni da occupare, alle interviste da piazzare, a un dossier da fare, a un numero di Playboy. Insomma tutta un’attività che a quella scala e grado, sembra esclusa dalla filosofia o escludere la filosofia.
2. e poi. Dal punto di vista del marketing, bisogna che lo stesso libro o lo stesso prodotto abbiano diverse versioni, per poter convenire a tutti, una versione pia, una atea, una heideggeriana, una di sinistra, una di centro, perfino una chiracchiana o neofascista, una « union de la gauche » sfumata, etc. Da cui l’importanza d’una distribuzione dei ruoli a seconda dei gusti.

Se si tratta di marketing, come spiegare il fatto che si sia dovuto aspettare proprio loro, e che solo ora si corre il rischio che la cosa abbia successo?

Per diverse ragioni che oltrepassano il nostro intendimento e pure il loro. André Scala ha analizzato di recente una certa inversione di ruolo nei rapporti giornalisti-scrittori, stampa-libro. Il giornalismo , in stretto collegamento con la radio e la televisione, ha preso sempre più vivamente coscienza della possibilità di creare l’evento (fughe d’informazioni controllate, Watergate, sondaggi?). E avendo esso stesso meno bisogno di riferirsi ad eventi esterni, poiché la maggior parte era proprio lui a crearli, si ritrovava ad avere meno bisogno di fare riferimento ad analisi esterne al giornalismo, o a personaggi del tipo,” l’intellettuale”, “lo scrittore “: il giornalismo scopriva in se stesso un pensiero autonomo e sufficiente.

Ecco perché , al limite, un libro vale meno della recensione sul giornale che se ne fa o dell’intervista cui darà luogo. Gli intellettuali e gli scrittori, perfino gli artisti, sono dunque invitati a divenire giornalisti, se vogliono conformarsi alle norme. E’ un nuovo tipo di pensiero, il pensiero-intervista (nella forma, come questo, ndt ), il presto pronto-pensiero. Fino ad immaginare un libro che tratti di un articolo piuttosto che il contrario.

I rapporti di forza sono cambiati totalmente, tra giornalisti e intellettuali. Tutto è cominciato con la televisione, e con i numeri di ammaestramento che gli intervistatori hanno fatto subire ad intellettuali consenzienti. Il giornale non ha più bisogno del libro. Non voglio dire che questa inversione, questo addomesticamento dell’intellettuale, la giornalizzazione, sia una catastrofe. E’ così: nel momento stesso in cui la scrittura e il pensiero tendevano ad abbandonare la funzione-autore, proprio quando le creazioni non passavano più per la funzione-autore, questa si trovava ripescata dalla radio e dalla televisione, e dal giornalismo. i giornalisti diventavano i nuovi autori, e gli scrittori che desideravano essere ancora degli autori dovevano passare attraverso i giornalisti o diventare essi stessi giornalisti. Una funzione caduta in un certo discredito ritrovava una modernità e un nuovo conformismo, cambiando di luogo e d’oggetto. E’ questo che ha reso possibile le imprese di marketing intellettuale.

C’è un’altra ragione. siamo ormai da tempo in periodo elettorale. ora, le elezioni , non significa un punto localizzato, né un giorno a tale data. E’ come una griglia che tocca attualmente la nostra maniera di comprendere e di sentire. Si abbattono tutti gli eventi, tutti i problemi su questa griglia deformante. Le condizioni particolari delle elezioni ai nostri giorni fanno che si sia alzata la soglia della stronzaggine . E’ su questa griglia che i nouveaux philosophes si sono iscritti dall’inizio. Poco importa che alcuni di essi siano stati contro l’union de la gauche, mentre altri avrebbero preferito fornire un brain-trust di più a Mitterrand.

Una omogeneizzazione delle due tendenze s’è prodotta, piuttosto contro la sinistra, ma soprattutto a partire da un tema che era già presente nei primi libri: l’odio del 68. Era come una gara a chi sputasse meglio sul maggio 68. E’ in funzione di questo odio che hanno costruito il loro soggetto da enunciato: « Noi in tanto che abbiamo fatto maggio 68 possiamo dirvi quanto fosse scemo, e che non lo faremo più. Un rancore verso il 68, non hanno che questo da vendere.
E’ in questo senso che, quale che sia la posizione rispetto alle elezioni, si inscrivono perfettamente sulla griglia elettorale. A partire da lì tutto vi passa, marxismo, maoïsmo, socialismo, ecc., non perché le lotte reali avrebbero fatto sorgere dei nuovi nemici, dei nuovi problemi e dei nuovi mezzi, ma perché LA rivoluzione deve essere dichiarata impossibile uniformemente e d’ogni tempo. ecco perché tutti i concetti che cominciavano a funzionare in maniere differenziata, (i poteri, le resistenze , i desideri, perfino la plebe) sono di nuovo globalizzati, riuniti nella pallida unità di potere, della legge, dello Stato, ecc. Ecco perchè anche il Soggetto pensante riviene sulla scena, perché la sola possibilità di rivoluzione , per i nouveaux philosophes, è l’atto puro del pensatore che la pensa impossibile.

Quello che trovo disgustoso è molto semplice: les nouveaux philosophes fanno una martirologia, il Goulag e le vittime della storia. Vivono di cadaveri. Hanno scoperto la funzione-testimone, che fa tutt’uno con quella di autore o di pensatore (si veda il numero di Playboy : i testimoni siamo noi…). Ma non ci sarebbero mai state vittime se le stesse l’avessero pensata allo stesso loro modo, o parlato come loro. Bisognava che le vittime la pensassero e vivessero in tutt’altro modo per offrire materia a quelli che piangono in loro nome, e che pensano in nome loro, e danno lezioni in loro nome..
Coloro che mettono a rischio la propria vita la pensano generalmente in termini di vita, e non di morte, di amarezza e di vanità morbosa.

I resistenti sono piuttosto dei goderecci. Non si è mai messo in prigione qualcuno a causa della sua impotenza o pessimismo, tutt’altro. Dal punto di vista dei nouveaux philosophes, le vittime si sono fatte imbrogliare perché non avevano ancora capito quello che les nouveaux philosophes hanno capito. Se facessi parte di un’associazione farei causa ai nouveaux philosophes, per il troppo disprezzo verso gli abitanti dei Goulag.

– Quando denunci il marketing lo fai perché militi per una concezione del libro e delle scuole alla vecchia maniera ?

No, no, no. Non esiste da nessuna parte la necessità d’una tale scelta: o marketing o vecchissima maniera. Una tale scelta non è vera. Ciò che succede di vivo attualmente sfugge a una tale alternativa. Osservate come lavorino i musicisti, come lavori la gente nel campo scientifico, come cerchino di lavorare certi pittori , o come i geografi organizzino il loro lavoro ( cf. la revue Hérodote).
Il primo tratto distintivo sono gli incontri. Per niente attraverso colloqui o dibattiti, ma lavorando in un campo, si incontrano persone che lavorano in tutt’altro campo, come se la soluzione venisse sempre da altrove. Non si tratta di comparare o di analogie intellettuali, ma di vere e proprie intersezioni, d’incrociarsi di linee.

Per esempio ( questo esempio è importante visto che i nouveaux philosophes parlano molto di storia della filosofia ), André Robinet rinnova la storia della filosofia, con i computer ; incontrerà per forza Xenakis. Che dei matematici possano far evolvere o modificare un problema di tutt’altra natura non significa che il problema riceverà una soluzione matematica ma che comporta una sequenza matematica che si coniuga con altre sequenze. E’ ignobile il modo in cui les nouveaux philosophes trattano la scienza.

Incontrare col proprio lavoro il lavoro dei musicisti, dei pittori o degli scienziati è la sola combinazione attuale che non si riferisca né alle vecchie scuole né a un néo-marketing. Sono tali punti singolari che costituiscono i focolai di creazione, delle funzioni creatrici indipendenti dalla funzione autore, distaccate dalla funzione autore. Il che non vale soltanto per gli incroci di campi differenti, è ogni campo, ogni pezzo di campo, per quanto piccolo esso sia, ad essere fatto di tali incroci.
I filosofi devono venire da ogni dove: non nel senso che la filosofia dipenderebbe da una saggezza popolare un po’ ovunque, ma nel senso per cui ogni incontro ne produce, allo stesso tempo che definisce un nuovo uso, una nuova posizione di connessione – musicisti selvaggi e radio pirata. (nel senso di radio libere, proibite all’epoca in Francia ndt)

Ebbene ogni volta che le funzioni creatrici disertano in tal modo la funzione- autore, la si vede rifugiarsi in un nuovo conformismo di « promozione ». E’ una serie di battaglie più o meno visibili: il cinema, la radio, l televisione sono la possibilità delle funzioni creatrici che hanno destituito l’ Autore; ma la funzione-autore si ricostituisce al riparo offerto dagli usi conformisti di questi media. Le grandi società di produzione si rimettono a favorire un « cinema d’autore » ; Jean-Luc Godard trova allora il modo di far passare la creazione nella televisione; ma la potente organizzazione della televisione ha essa stesa delle funzioni-autore grazie a cui impedisce la creazione.

Quando la letteratura, la musica, ecc, conquistano i nuovi campi della creazione, la funzione autor si ricostituisce nel giornalismo che soffocherà le proprie funzioni creatrici e quelle della letteratura.
E così ritorniamo ai nouveaux philosophes : hanno ricostituito una stanza soffocante, asfissiante, laddove si respirava un po’ d’aria. E’ la negazione di ogni politica e sperimentazione. Insomma, quello che gli rimprovero, è di fare un lavoro meschino; e che un tale lavoro si inserisce in un nuovo tipo di rapporto stampa-libro perfettamente reazionario: nuovo si, ma conformista nel senso più profondo del termine.

Anche se sparissero domani, la loro impresa di Marketing sarebbe ricominciata. In effetti rappresenta la sottomissione di tutto il pensiero ai media: allo stesso tempo, offre a questi media il minimo di cauzione e tranquillità intellettuale per soffocare i tentativi di creazione che li farebbero muovere da soli. Tanti dibattiti cretini alla televisione, tanti piccoli film narcisisti d’autore – per quanta meno creazione possibile alla televisione e altrove.

Vorrei proporre una charte degli intellettuali , nella loro situazione attuale rispetto ai media, tenuto conto dei nuovi rapporti di forza: rifiutare, far valere delle esigenze, divenire produttori, piuttosto che autori che non hanno niente di più dell’insolenza dei domestici o delle esplosioni dei buffoni di corte. Beckett, Godard hanno saputo tirarsene fuori e creare due modi differenti: ci sono molte possibilità , nel cinema, nell’audiovisivo, nella musica, nelle scienze, nei libri… Ma i nouveaux philosophes, sono veramente l’infezione che si sforza di impedire tutto questo. Niente di vivo passa dalle loro parti, ma avranno compiuto la loro funzione se conserveranno a sufficienza la scena per mortificare qualcosa.
5 juin 1977.

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francesco forlani
Vive a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman e Il reportage, ha pubblicato diversi libri, in francese e in italiano. Traduttore dal francese, ma anche poeta, cabarettista e performer, è stato autore e interprete di spettacoli teatrali come Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, con cui sono uscite le due antologie Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Corrispondente e reporter, ora è direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Con Andrea Inglese, Giuseppe Schillaci e Giacomo Sartori, ha fondato Le Cartel, il cui manifesto è stato pubblicato su La Revue Littéraire (Léo Scheer, novembre 2016). Conduttore radiofonico insieme a Marco Fedele del programma Cocina Clandestina, su radio GRP, come autore si definisce prepostumo. Opere pubblicate Métromorphoses, Ed. Nicolas Philippe, Parigi 2002 (diritti disponibili per l’Italia) Autoreverse, L’Ancora del Mediterraneo, Napoli 2008 (due edizioni) Blu di Prussia, Edizioni La Camera Verde, Roma Chiunque cerca chiunque, pubblicato in proprio, 2011 Il peso del Ciao, L’Arcolaio, Forlì 2012 Parigi, senza passare dal via, Laterza, Roma-Bari 2013 (due edizioni) Note per un libretto delle assenze, Edizioni Quintadicopertina La classe, Edizioni Quintadicopertina Rosso maniero, Edizioni Quintadicopertina, 2014 Il manifesto del comunista dandy, Edizioni Miraggi, Torino 2015 (riedizione) Peli, nella collana diretta dal filosofo Lucio Saviani per Fefé Editore, Roma 2017