da Sud n°5/double appel
immagine di Rodchenko / le courier
Capisaldi
Elisabeth Barillé
traduzione di Cris Altan
Abitini da capogiro per corpi a credito, top di pelle d’angelo per anime a brandelli, maglie smaglianti, ciabattine a fiori, cappelli pop, biancheria in bianco, novità votate al deserto del desiderio. Già vestite dei capi cui anelano, gli stessi, sì, insomma, quasi (quel quasi in cui si precipita la voglia, voglia di desiderio, voglia di quelle vertigini che diluiscono le aspettative, voglia di oblio che rimedia al rimorso) le donne esitano, si preoccupano, vacillano e cedono senza sapere bene a che cosa. La strada per la cassa risale da un pozzo senza fondo.
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Meno godo, dice lei, e più compro.
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Capi di lusso esibiti davanti a specchi che inducono in colei che li avvicina desideri lancinanti di infinito.
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Vetrine animate, visi atoni.
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Le donne cercano nell’acquisto di oggetti a caro prezzo l’ausilio che non ottengono da ciò che – si dice, si legge, si anela – prezzo non ha…
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L’amore, l’amore, l’amore, l’amore, l’amore, l’amore…
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Quando compro, lei mi dice anche, non penso alla morte.
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Eppure ci pensava, durante i saldi, di fronte alle carrettate di vestiti sacrificati, alle cataste di scarpe, ai gioielli a peso, a prezzi stracciati, tutti ammassi in cui si infiltravano emanazioni mefitiche di storia. Dappertutto ribassi pazzeschi, sconti rovinosi. Sulle mani delle donne spuntavano gli artigli. Stracciavano le etichette, si litigavano le promozioni, calpestavano i bambini. L’odore di nuovo saturava l’atmosfera; qua e là agonizzavano i deboli. Docile e confusa, accompagnava il movimento. Aveva la bocca secca, il ventre irrigidito, dei tremori da macello tra le reni e la nuca. Ad ogni nuovo acquisto il terrore aumentava.
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Tra tutte queste scarpe, si diceva, un solo paio mi accompagnerà sottoterra, bisogna vedere quale. Ne derivava quella febbre di acquisti, quei modelli identici declinati secondo il colore, come una scaramanzia.
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Aspetto l’amore, mi ritrovo ammalata, mi scrive dalla clinica in cui l’aspetta l’ablazione.
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Ossessionate da una felicità che piazzano così in alto che finiscono col perderla di vista.
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Non avendo trovato un uomo, si è trovata uno stile.
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Annunciano, nel Faubourg Saint Honoré, l’apertura di uno «scrigno per scarpe». Stivaloni di pitone, infradito coi tacchi a spillo, ballerine orlate di struzzo, scarpette con strass per ninfette con stress, Cenerentole sotto acido. Ambiente lattiginoso, dal rosa imene al rosa mucosa, un cassettone Boule, in contrasto, e commesse bilingui con noduli ai seni.
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Sono uno zero, non valgo niente, sospirano; sono quelle, spesso, che hanno di tutto, e di più.
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Lei vomita yogurt, colleziona cachemire.
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Donne in dieta, armadi obesi.
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Per quella prima cena, a casa di lui, si era rovinata in biancheria di lusso. Lui le aveva servito una volpina coi porri. Un pesce pieno di spine. Lei si era detta, ripulendolo con un’abilità degna di miglior causa, che avrebbe potuto scegliere un piatto più sofisticato. Dello storione, per esempio. A parità di peso, lo storione, anche quello selvaggio, è sempre meno caro della seta, selvaggia o no. Profondi pensieri che avevano causato la sua perdita. Aveva cominciato a tossire, lui non si era mosso, un’ora dopo era morta.
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Vivere di spazio, di fluidità, di silenzio, passare per invivibile.
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Invivibile, fare invidia.
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Scegliere una mela in un mercato fiorentino, aspettare la sera per tirarla fuori, l’asilo di una camera spoglia, la cerchia delle lenzuola di lino, il silenzio nel cui cuore un frutto, a volte, si fa carne. Passarci sopra le labbra, piantarci i denti, deliziarsi dei succhi acidi e crudi, identificare, a ogni sprizzo, il sigillo di antiche promesse, associazioni felici su uno sfondo di sole, di saliva e di iodio. Rendere omaggio all’attimo, rendere omaggio in se stessi allo spazio infinito del caso.
Nelle stanze adiacenti, coppie avvinghiate, giochi al massacro.
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Di cosa vive?
Di sfumature.
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queste sono le scritture che mi piacciono, le uniche che riesco a praticare.
A me invece piace di tutto (sono un lettore da supermarket); ma questo pezzo per me è fenomenale. Grazie Effeffe.
Bellissimo:
Donne in dieta, armadi obesi.
Tempo fa scrissi:
Giuliano Ferrara e Maurizio Costanzo: due obesi e due misure.
c’è sempre nell’autosservazione dell’umano occidentale una desolazione forse non vera, e allusioni ad autenticità mai davvero descritte, mai seriamente indicate come alternativa alla noia del benessere, al consumismo, eccetera.
cosa dovrebbero fare essere pensare queste donne – che me sembrano deliziose – per apparire alla scrivente più vere et autentiche, meno “jeune fille”, meno VUOTE?
andare a teatro? al cine? leggere un LIBRO? amare DAVVERO? mettersi in carriera? discutere de filosofia, della morte di dio, eccetera?
il gioco così si fa davvero troppo facile: indicare le desolazioni del benessere, possibilmente quelle altrui, descrivere in termini apocalittici una normale, comprensibile, ressa da saldi (visti i prezzi normalmente praticati, sig.ra mea).
nessuno sembra più correttamente percepire che la liberazione dal bisogno, come fine ultimo della STORIA, là dove momentaneamente si realizza, produce la sostanza più preziosa e autentica che c’è: la noia.
un virus sta mangiando …. il mio pc… mcjusxc..-khhdjhà ##ù—-_
…descrivere in termini apocalittici…?
A me pare ci sia ironia, non disperazione.
Ironia su cose futili, ma alle quali nessuno ha seriamente intenzione di rinunciare.
Il testo è carino, anche se dice cose già dette.
Questo tipo di ironia è ormai presente in tutti i settimanali femminili (e non): da quelli più “pop” e dozzinali a quelli che più sofisticati e trendy. Fa parte del grande gioco. È inclusa nel prezzo. È la parte piacevole del senso di colpa.
Leggo sempre questi giornali dalla parrucchiera. Non sono per niente disposta a rinunciarci.
Un po’ come ai saldi.
Un piccolo omaggio biobibliografico a Elisabeth da parte de l’humile postator. Ben vengano letture ed autori di questo tipo dalle parrucchiere. Del resto , Bandiera Rosa la trionferà
effeffe
Barillé, Elisabeth : Laure, la sainte de l’abîme. Flammarion, 1997
Description
En 1939, Georges Bataille et Michel Leiris font éditer sous le pseudonyme de Laure les écrits d’une jeune femme qui vient de mourir à trente-cinq ans de la tuberculose. Elle s’appelle Colette Peignot et a connu, selon Bataille, ” l’une des existences les plus véhémentes et les plus traversées de conflits qui aient été vécues “. Issue d’une famille de fondeurs de caractères, son adolescence est marquée par les manoeuvres perverses d’un prêtre, figure tutélaire des Peignot depuis la disparition du père, ” mort pour la patrie ” en 1915. C’est la révolte, et l’irréligion. Dès lors, comment assouvir le besoin de dépassement qui l’habite ? Par l’amour et la révolution en la personne de Jean Bernier, un proche des surréalistes ? Avec Boris Souvarine, un marxiste convaincu, anti-stalinien, auquel elle se lie en 1932, à la suite d’un voyage solitaire en Russie soviétique ? Ou aux côtés du scandaleux Georges Bataille, en plongeant dans l’absolu ténébreux de ” la douleur, l’épouvante, les larmes, le délire, l’orgie, la fièvre ” où il l’entraîne, à corps perdu ?
Felice Piemontese sul diario credo ha pubblicato recentemente una critica di questo libro.
Altre opere
ANAIS NIN – VITA E AMORI DI UNA MASCHERA NUDA Barille Elisabeth 1991-1996,pp.293
BARILLE Elisabeth Gallimard , Un couple modèle
Singes / Elisabeth Barillé. – Paris : Gallimard, 2004
Effeffe, non intendevo fare un discorso moralistico.
Mi sembra interessante vedere come certe idee / certi sfondi femministi si riversano nelle riviste femminili.
Ho cercato un po’ in rete su Barillé.
Ho trovato questi due titoli:
– Elisabeth Barillé et J.L. Sieff – Le parfum – Editions Votre Beauté
– Elisabeth Barillé – Lanvin. Paris – Éditions Assouline.
È la stessa Barillé ?
Comunque sia, una deve pur vivere.
Cara Emma
Elisabeth scrive libri ed articoli – come corrispondente e critica letteraria- su diversi giornali tra cui alcuni di veramente belli della cosiddetta presse feminine. Il testo postato Elisabeth lo ha scritto per Sud ed è una scrittura che ti confesserò mi ha entusiasmato subito. I libri che ho segnalato sono quelli che ho letto e che consiglierei di leggere.
Ma tornando al testo mi piace come manipola il procedimento usato del dedoublement- certamente non nuovo come processo- facendo incrociare codici “leggeri”, da stampa glaòour per intenderci, con una dimensione tagica dell’esistenza.
Come per esempio
“Tra tutte queste scarpe, si diceva, un solo paio mi accompagnerà sottoterra, bisogna vedere quale. Ne derivava quella febbre di acquisti, quei modelli identici declinati secondo il colore, come una scaramanzia ”
ma quella che mi è piaciuta di più è
“Non avendo trovato un uomo, si è trovata uno stile. ”
Cpome si può non amare una donna cosi’?
effeffe
tagica
glaor
Cpome
mi sembra di parlare come eta beta
o forse sono solo ancora mezzo addormentato
effeffe