Microconsiglio sull’insulto

di Andrea Inglese

Da noi, in Italia, se avete un vicino di casa africano d’origine, che non vi è particolarmente simpatico, potete dirgli o “pirla” o “stronzo” o “sporco negro”, scegliendo in modo casuale fra questi tre insulti “comuni”. Per essere veramente equanimi, poi, potete dare dello “sporco negro” anche al vicino finlandese, dai capelli rossi, se anche lui non vi sta simpatico. Quanto al vicino d’origine ebrea, non vi consiglio però di chiamarlo “sporco ebreo”. Potrebbe infatti darsi, nel frattempo, che la giurisprudenza patria abbia fatto entrare gli ebrei nel novero degli essere umani, uguali a tutti gli altri e con gli stessi diritti degli altri. Quindi, al vicino di origine ebrea che vi sta antipatico, limitatevi all’innocuo “sporco negro”.

15 COMMENTS

  1. veramente la legge Mancini contempla i reato di razzismo nei confronti di tutti, per cui sporco negro è consiglabile dirselo solo a se stessi e davanti allo specchio altrimenti io, se lo sento, lo denuncio.
    Dire invece a un msulmano sporco terrorista sembra, al momento non dare noia a nessuno (oriana insegna), ma con un po’ di buona volontà lo si può far entrare anch’esso nel reato e prima o poi verrà perseguito penalmente, se riusciremo a restare civili (cosa che mi sembra sempre più ardua)
    geo

  2. La frase, pronunciata da un triestino mentre aggrediva delle persone di colore, non è stata considerata dalla Suprema Corte un’aggravante.
    Cassazione: dire “sporco negro” non è una manifestazione razzista.
    Secondo i giudici, può trattarsi di una semplice ingiuria e “non di una restrizione basata sulla razza con lo scopo di compromettere libertà e uguaglianza”.

    ROMA – Per la Cassazione l’espressione “sporco negro” – pronunciata da un italiano mentre aggredisce persone di colore alle quali provoca serie lesioni – non denota, di per sé, l’intento discriminatorio e razzista di chi la pronuncia, perché potrebbe anche essere una meno grave manifestazione di “generica antipatia, insofferenza o rifiuto” per chi appartiene a una razza diversa.

    In pratica – dice la Suprema Corte annullando con rinvio, nei confronti di un giovane triestino, la condanna per ingiuria aggravata dai motivi di odio razziale – la nozione di discriminazione “non può essere intesa come riferibile a qualsivoglia condotta che sia o possa apparire contrastante con un ideale di assoluta e perfetta integrazione, non solo dei diritti ma anche nella pratica dei rapporti quotidiani, fra soggetti di diversa razza, etnia, nazionalità o religione”.

    Perché si configuri la vera discriminazione – dicono gli ‘ermellini’ ricalcando la Convenzione di New York sui diritti dell’uomo del 1966 – occorre che ci sia “restrizione o preferenza basata sulla razza, che abbia lo scopo di distruggere o compromettere il godimento in condizioni di parità dei diritti e delle libertà fondamentali”.

    Dunque, per la Cassazione dire “sporco negro” può essere una semplice ingiuria, come tale perseguibile solo a querela di parte e non d’ufficio come avviene per i reati aggravati.

    (Repubblica.it – 5 dicembre 2005)

  3. la legge è una cosa mentre metterla in atto è un altra.
    Anche a un consiglio comunale delle marche (mi sembra) la frase detta da un destro verace ad un consigliere dal cognome ebraico (non certo israeliano ma da mille generazioni italiano, probabilmente pù italiano di me, che in base a teorie deplorevoli che girano in questo blog, dovrei essere una “gentile” anche se obbiettivamente, lo riconosco, poco gentile): “Tornate a casa tua”, non fu perseguita penalmente (a quanto ne so) il che non toglie che fu ugualmente una frase da legge Mancini. Credo che tale individuo continui a fare politica e faccia parte della maggioranza che ci governa (male) e che si appresta, con leggi ad hoc, a rigovernarci.
    geo

  4. Mah, se è possibile andare in guerra sulla base di prove artatamente false; se è possibile far sparire cittadini, portarli in staterelli dove tutto è lecito e torturarli; se è possibile manganellare nel cuore della notte spaccando nasi e denti di pensionati, giornalisti, sindaci; se è possibile insultare la popolazione gay su carta intestata del ministero, credo che il problema della civiltà sia l’ultima cosa che preoccupa l’Italia.

  5. “…la legge è una cosa mentre metterla in atto è un altra…”

    La sentenza della Cassazione la dice lunga sul livello di civiltà (appunto), non solo sull’applicazione della legge.

  6. Io sinceramente propenderei per l’equanimità di giudizio dato dalla specificazione coprolalica ‘di merda’, da applicare invariabilmente a tutte le categorie che si devono offendere: negro di merda, zingaro di merda, terrone di merda, fascista di merda, lattoniere di merda (e se non si può dire così anche degli ebrei, consiglio di sostituire il sostantivo col sinonimo, ormai quasi in disuso, ‘giudeo’)…

    Mi sembra un buon modo per adeguare le ingiurie al politically correct, che non vuol proprio passar di moda.

  7. Eh sì, anche perché la sentenza della Cassazione non fa che registrare l’uso qui e ora di una parola, l’interpretazione che ne dà la gente. Il razzismo contro i neri oggi non è più un problema perché diffusissimo, tanto da diventare una generica imprecazione. Bisogna dirlo: anche grazie al calcio e a certi ministri.

  8. il politically correct è già ormai un desueto ammennicolo della nonna, un costume anglossassone d’importazione, fortunato negli anni ’90, ma oramai sostituito da un razzismo conclamato, tutto nostrano; da tempo urge un’elogio dell’ipocrisia… Da noi, terra democristiana, una volta ce n’era in abbondanza: adesso scarseggia di fronte alla franca parola del razzismo becero e diffuso

  9. insultare=lat. forma intensiva di insilire, saltare su, in su contro saltare
    quindi Sergey Bubka su tutti.

    Comunque l’insulto più surreale l’ho sentito dire in un tram da un passeggero al conduttore che alla richiesta di fermarsi- distratto il passeggero s’era dimenticato di scendere alla fermata precedente- ha continuato la sua corsa imperturbabile
    – Ma allora sei proprio uno straniero! – gli ha urlato su-contro

    … e il Piave mormorò…

  10. Ora io giorni fa al semaforo un tizio mi taglia la strada o roba del genere insomma mi fa incazzare per una manovra pericolosa e carica di soperchieria lo guardo in faccia imbufalito e vedo alla guida un nero e penso, anzi sibilo in automatico: fanculo negrodemmerda.
    Ringrazio quell’uomo (quel negro?), perché almeno io adesso so di essere razzista.
    Anche se pure prima un po’ lo sapevo.

  11. ieri sera un bellissimo ragazzo di colore mi ha invitato a cena—–
    io ci sto pensando, sopratutto penso al fatto che
    i me piass mia i terù!!!!
    :-))

  12. la romania vuoòe sterminare tuuti gli zingari era ora che si svegliasse io sono costel vengo dalla romania e sono un ultranazionalista del partito romania mare del senatore corneliu vadim tudor la romania sta già facendo il suo lavoro ma presto saranno fuori legge gli zingari e creeremo dei lager per internali vedrete come entreremo in europa vittoriosi e senza zingari criminali!!!! un saluto va a chi legge questo comunicato
    COSTEL (PARTIDUL ROMANIA MARE)

  13. COSTEL NAZISTA DI MERDA SPERO CHE TI VENGA UN CANCRO ALLE PALLE E CREPI TRA ATROCI SOFFERENZE, COSI’ IO FARO’ FESTA ALLA FACCIA TUA!

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Andrea Inglese (1967) originario di Milano, vive nei pressi di Parigi. È uno scrittore e traduttore. È stato docente di filosofia al liceo e ha insegnato per alcuni anni letteratura e lingua italiana all’Università di Paris III. Ha pubblicato uno studio di teoria del romanzo L’eroe segreto. Il personaggio nella modernità dalla confessione al solipsismo (2003) e la raccolta di saggi La confusione è ancella della menzogna per l’editore digitale Quintadicopertina (2012). Ha scritto saggi di teoria e critica letteraria, due libri di prose per La Camera Verde (Prati / Pelouses, 2007 e Quando Kubrick inventò la fantascienza, 2011) e sette libri di poesia, l’ultimo dei quali, Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato, è apparso in edizione italiana (Italic Pequod, 2013), francese (NOUS, 2013) e inglese (Patrician Press, 2017). Nel 2016, ha pubblicato per Ponte alle Grazie il suo primo romanzo, Parigi è un desiderio (Premio Bridge 2017). Nella collana “Autoriale”, curata da Biagio Cepollaro, è uscita Un’autoantologia Poesie e prose 1998-2016 (Dot.Com Press, 2017). Ha curato l’antologia del poeta francese Jean-Jacques Viton, Il commento definitivo. Poesie 1984-2008 (Metauro, 2009). È uno dei membri fondatori del blog letterario Nazione Indiana. È nel comitato di redazione di alfabeta2. È il curatore del progetto Descrizione del mondo (www.descrizionedelmondo.it), per un’installazione collettiva di testi, suoni & immagini.