A cena (e a colazione, se possibile) con Eva

di Giovanni Choukhadarian

Da Jung in avanti (almeno), il romanzo moderno, che rifiuta il mito in quanto privo di necessità ermeneutiche, col mito deve fare i conti: e se non sono miti, saranno almeno, con Weber e Jaspers, almeno idealtipi. Di recenti, però, ce n’è pochissimi. Peter Pan, su cui tutti sembrano d’accordo, con molta generosità Holden Caulfield e poi, quasi certamente, Lolita.

A cena con Lolita si chiama appunto il primo romanzo di Eva Clesis, pubblicato a Bologna da Pendragon in una collana di narrativa diretta dall’ex avanguardista Roberto Di Marco e viziato da una tremenda copertina style Melissa. A differenza dell’abile autore di Fazi, Eva Clesis è però una ragazza sul serio, ha collaborato a riviste importanti (Verso Arts et Lettres a Parigi , Nuova Prosa di Luigi Grazioli in Italia) e racconta le cose dalla parte delle bambine. Le cose raccontate in questo volume sono, in particolare, l’educazione e la crescita erotica di una donna, a partire dai suoi 4 anni fino al tempo dell’università. Meglio però scansare gli equivoci. Qui non c’è nessun giochetto sul tema, oggi di nuovo in voga, della jeune fille . Arrivata in città per studiare giurisprudenza dopo un’adolescenza di ordinaria turbolenza, la protagonista mette ben sì in commercio il suo corpo e quindi, col mai abbastanza rimpianto Carlo Marx, lo reificherà. Se non che tutto il suo comportamento, ivi comprese la bulimìa e l’occasionale passione per le ragazze, sono parte di una ricerca del sacro. Non per niente, in principio e conclusione del romanzo, torna questa formula: sono allergica a tutte le feste, ne detesto persino l’idea (due magnifici decasillabi, tra l’altro: Eva Clesis conserva memoria del sacro nella poesia italiana).

La ragazza di Bari ha tuttavia a sua disposizione una cultura visiva non comune – la costruzione delle scene è di taglio senz’altro cinematografico e ci sono richiami diretti, come quello agli Amanti del Pont Neuf , con una Juliette Binoche allora bellissima. Giova al romanzo anche una scrittura forte, quando non senz’altro violenta. Nessuna pietà particolare per i fatti e le persone raccontati, un disprezzo patetico verso gli uomini che comperano, non importa a quale prezzo, le ragazze, soprattutto nessuna morale e un finale aperto. A carico, invece, qualche luogo comune (un esempio solo: la protagonista fa la modella per pittori di nudo. Si è già letto e non convince, peccato) e una sintassi che, se a volte è periclitante con grazia, altre volte rende complessa l’intelligenza del discorso. Inoltre, e in conclusione, qualche difficoltà nella chiusura dei capitoli (10, compreso l’epilogo, in buona parte superfluo). Ma il romanzo mantiene assai più di quel che promette e ora si attende la Clesis alla difficile seconda prova.

(E. Clesis, A cena con Lolita, Bologna, Pendragon, 2005, pagg. 126, 12 euro).

244 COMMENTS

  1. E bravo l’Angelini, che pure a Natale mi commenta i post. Ermeneutiche, sì, come Heidegger, Jaspers, Gadamer e Sergio Garufi tra gli altri. Ma tu, il libro della Clesis l’hai letto o no?

  2. io non l’ho ancora letto, ma ho letto un’altra recensione interessante della Mazzucato e un consiglio di un’altra ragazza attenta.
    quindi, appena riesco lo faccio. che qui devo trovarlo, in questa Basilicata poco fornita.

    b!

    Nunzio Festa

  3. Mazzucato ha in effetti già scritto di questo notevole esordio, patrocinato d’altronde da uno scrittore esigente come Luigi Grazioli (meno importante, come pare, il contributo del Di Marco, direttore di collana e in quanto tale responsabile non solo oggettivo dell’impròvvida copertina melissata).
    Angelì, ma che cianci di fidanzate? C’hai ‘n’età pure te, suvvìa.

  4. Lucio, grazie! Non fosse stato per te, per il tuo provvidissimo commento, non avrei mi saputo che, in questo thread, si stava praticando un uso e costume apparentabile, io fermamente credo, al più squallido familismo amorale; Choudakhkarian nelle vesti di “produttore di sofà”! Terribile! Ora, però, voglio le prove, Lucio! Perché solo tu puoi darcele!
    Grazie fin d’ora, in ogni caso; e dunque rimango in attesa di tue comunicazioni in merito all’incresciosa vicenda con i miei migliori saluti, ecc. ecc. ecc.

    P.s: nel caso queste prove non saltassero fuori… (Lascio ampio spazio alla tua ben nota immaginazione):-)

  5. Sapere che esistono recensori con ex-fidanzate puo’ essere rassicurante.
    Di questi tempi non si puo’ mai sapere sulle abitudini degli intellettuali o facenti le veci.

  6. Caro Crespicapelli,

    primo: non deformare il cognome di Ciukka Darìan
    secondo: timeo Armenos et dona ferentes:-/
    terzo: Ciukka Darìan è un famoso tombinatore di femmine
    quarto: ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti è frutto di fantasia
    quinto: hai ragione, Giovanni parla solo di cena e colazione, mentre tace signorilmente sulla notte tra i due eventi

  7. Cortese Franz, a dar retta all’Angelini, si spreca il sapone e la fatica, come nel celebre adagio che ricorda una bestiola ai suoi tempi utile ai campi. Ama costui la burla, si diverte, indossa i panni del fool shakespeariano sapendo, da traduttore finito qual è, che Shakespeare non può ribellarsi. Mag, ai recensori non sono impediti i fidanzamenti, in effetti: si attende comunque di leggere il testo latino dell’enciclica benedettina Deus caritas est per ulteriori ragguagli dottrinali e morali al riguardo.
    Lucio, ma tu invece, con le groupies che ti sei procurato traducendo Andersen da Fazi, come te la sfanghi? No, per curiosità, nevvero.

  8. è solo una personalissima e ironica considerazione riguardo misoginie di alcuni intellettuali di mia conoscienza.
    Quindi benvengano coloro che ancora mostrano inclinazioni diciamo eteroaffettive. casi rari direi :-)

  9. Gli intellettuali misogini sono quelli che accoglievano con ridicoli crollar di spalle i romanzi di Virginia Woolf al tempo che uscivano. Nessuno conserva memoria di costoro.
    In quanto alle inclinazioni eteroaffettive, gradirei ne parlasse il valente Franz, che di quelle è squisito cultore e sobrio, elegantissimo narratore (la sempiterna regola del presunto avv. Agnelli jr., che con le ragazze parlava ma delle ragazze non parlava, è fra i suoi più duraturi lasciti alla storia dell’imprenditoria italiana. Ma a questo riguardo, cfr. G. Sapelli, L’impresa come soggetto storico, Milano, 1990)

  10. Cortese Lucio, cosa vuol dire Crespicapelli, scusa? :-)

    Cortese Giovanni, rimaniamo, come diceva il mio vecchio capitano, “allineati e coperti”:-)

  11. Ecco in anteprima l’inizio della mia prossima.

    Nonne amens iudicaretur ille coecus qui se putaret scire differentias colorum quando colorem ignoraret?

    Per la prima volta, da secoli, l’inizio è affidato a una domanda: così capirete, finalmente, che anch’io ho dei dubbi e dei problemi e, si spera, forse la finirete di chiamarmi “pastore tedesco”.

    Benedico vos, fetentes et impoenitentes copulatores.

  12. la presenza di ex-ragazze, ragazze o mogli (e di notti, cene o quant’altro) implica il possibile contato eterosessuale tra le stesse “femmine*” (cito precedente post) e il recensore preso in esame; è ovvio ricordare che questa pratica prevede la possibilità di una deprecabile procreazione da parte del recensore..

    – gee… che brutta storia!!!

    *da “tombinare”

    ——————————-
    ps.
    se non fa ridere, ahimè, non sono tagliato per fare il comico, perdonatemi.

  13. Cortese Giovanni, l’adagio a cui lei si riferisce parla di RANNO e sapone, non di fatica e sapone. Sia più puntuale nelle critiche.

    Cortese Franz, purtroppo non so il tedesco. Il suo cognome non significa Crespicapelli, Peli crespi o qualcosa del genere? Se così non fosse, mi lavo la testa con ranno e sapone.

  14. Cortese Giovanni, l’adagio a cui lei si riferisce parla di RANNO e sapone, non di fatica e sapone. Sia più puntuale nelle critiche.

    Cortese Franz, purtroppo non so il tedesco. Il suo cognome non significa Crespicapelli, Peli crespi o qualcosa del genere? Se così non fosse, mi lavo la testa con ranno e sapone.

  15. Cortese Giovanni, l’adagio a cui lei si riferisce parla di RANNO e sapone, non di fatica e sapone. Sia più puntuale nelle critiche.

    Cortese Franz, purtroppo non so il tedesco. Il suo cognome non significa Crespicapelli, Peli crespi o qualcosa del genere? Se così non fosse, mi scuso e mi lavo la testa con ranno e sapone.

  16. Lucius, hai bevuto qualcosa di particolare oggi? Contieniti, figliolo: se continui a vedere uno al posto di tre, come c…. ti comporterai qualora ti trovassi, diciamo così, de visu, con “essa”? A meno che tu non sia trino in alcuni territori specifici del tuo corpo: nel qual caso, continua pure a postare al libitum…

  17. conosco Sapelli personalmente.
    Sarà perche’ attraggo i dandy stile Wilde come una calamita, che verificare tra i presenti una predisposizione testosteronica orientata al perenne tentativo di classica fecondazione non assistita, mi rassicura e mi riconcilia con la specie umana, alla quale io, di tanto in tanto, ricordo d’appartenere.

  18. mi piacerebbe leggere un vostro contributo alle donne, sulla Donna.
    Cio’ che Vi rappresenta, evoca, ispira, lascia e incide.

  19. Il peccato, figliola, il peccato. Per combattere il quale, vige da millenni una “regola” incontestabile, mai andata in disuso: bisogna morti-fica-re la carne. Le chiedo scusa per l’imperfetta scansione sillabica, ma sa, con l’età la mano inizia a tremare…soprattutto davanti alla prospettiva che possa tremolare anche il resto.

  20. :-)
    Suvvia, sappiamo benissimo che le palle, dopo natale, si tolgono dall’arbusto festivo e si ridestinano alle loro originarie funzioni,
    non Si abbatta, è solo questione di pochi giorni.

  21. La ringrazio, cara Mag (pardon: figliola): lei sa davvero come tirare su il/la morale. Ce ne fossero come lei, magari! Ha mai pensato di farci una visitina? Ha mai pensato alla prospettiva del velo? (il verbo giusto lo aggiunga lei: noi siamo molto più “aperti” ed “accoglienti” di quello che certa propaganda neobolscevica vorrebbe far credere). E poi, mi perdoni, qui con l’aria che tira, e con la crisi delle vocazioni, ogni lasciata è persa. Capisce: io devo almeno tentare.

  22. Mag, le lascio una santa notte. So (da fonti altolocate) che lei sta dando gli ultimi ritocchi al suo primo romanzo e che è indecisa, tra Montinari e Ramo, a chi affidare la prefazione. Io glieli consiglio entrambi. Ha visto che bel dibattito sul chierichetto dicanio ha infiammato e sta infiammando questi lidi? Bene, se tanto mi dà tanto, faccia in fretta a pubblicarlo: un’altra disputa di così alto profilo, e mi sa che il nano ha già vinto le prossime elezioni anche senza la nostra benedizione. Dirò al camillo di starsene un po’ quieto (anche perché ultimamente gli trema alquanto la mano e le sue prestazioni non sono più all’altezza).

    p.s.

    Lei è unica. :-)

  23. Magda si riconforti: c’è da aver molta fiducia nelle aperture dottrinali contenute nella futura, prima enciclica di S. S. Papa Benedetto XVI Ratzinger. Colui il quale ne usurpa il nome di battesimo e quello papale su queste colonne non è che un arguto, e non di meno pallido, troll. Angelino, conosco declinazioni innùmeri di quell’adagio. La tua, semplicemente, non collìma con la mia.
    [Giulio Sapelli, se non si fa sedurre da recenti sirene politiche di caratura peraltro piuttosto bassa, è uno dei pochissimi anarchici della scena economica italiana. Visto che lo conosci, Magda, consiglia a lui pasoliniano la lettura del romanzo di Clesis. Ne rimarrà per più aspetti incantato]

  24. Eh no, caro Franz, Giovanni è un critico letterario e dei migliori, il bieco produttore di sofà sono io!

  25. L’unico a velo a cui penso in questi giorni è lo zucchero del pandoro.
    In quanto ai tremori, trovo molto tenere le dolcezze che si celano dietro la densità ambigua e imbarazzante dei docli al cucchiaio.
    bavaresi, mousse, budini, creme caramel, panne cotte,accompagnate da salse di fragola, cioccolato, menta, pistacchio.
    Quei piaceri che appunto per non essere necessari, ci si concedono per vezzo, gusto del godimento superfluo, quando il robusto appetito è stato soddisfatto ampiamente, ma rimane quel languorino cosi deliziosamente lussurioso.
    Quindi ogni imbarazzo riguardo incerte densità, trova accoglimento purchè servite con eleganza, bonton, e noncuranza.

    ps. quante storie per un post ecumenico!
    se avessi parlato a Ratzi di Bakunin mica avrebbe fatto tutte ste storie….
    siete SNOB!!!

    e Voi altri delle donne non parlate?

  26. Sergio, il patronimico che porto vuol dire: figlio del venditore di tessuti pettinati. Il capostipite della genìa Choukhadarian faceva magari un mestiere non dissimile dal tuo, alienando magari la merce di sua produzione al bieco invasore romano, chi sa.
    Mag, a chi rispondi? Contro chi t’accalòri? Oggi è il giorno memoriale di Santo Stefano protomartire che, morendo, ripeteva le parole del Maestro: Pater, ignosce illis. Non puoi tu fare altrettanto? Considerando peraltro che nessuno, almeno qui dalle parti di NI, ti sta martirizzando. Una buona lettura natalizia è invece e appunto il libro di Clesis, per il tono high brow con cui racconta cose anche abominevoli.

  27. Premetto: il libro pubblicato da Pendragon non l’ho letto né credo che lo farò. Semplicemente perché mi sono venuti a noia libri-copia-emulazione di Melissa P. Se dovessi leggere tutti questi libelli di cento o poco più pagine starei fresco, e cieco o quasi, mi si passi la battuta. Discorso che comunque applico a Dan Brown e ai suoi emuli, che non sono pochi davvero. Ragazze interrotte, ragazze p*****e, ragazze lolite, ragazze intellettualoidi… ecc. ecc.: ce n’è per tutti i gusti, come a una triste fiera della “carne stampata”.

    Saludos

    g.

  28. Buongiorno Mag! :-)
    La sua unicità risplende anche di primo mattino: una perla di ironia e di intelligenza per salutare il nuovo giorno, come ben sa chi vive (o vuole farlo) senza ignoscere nessuno.
    Come vede ho omesso il cognome per non urticare la sensibilità e il credo altrui, ma è proprio il mio, mi creda. La lascio, leggera, sicura e disinvolta tra tazzine di panna (metta lei l’aggettivo che ritiene opportuno), a discorrere di argomenti letterari, purtroppo fuori dalla portata di un umile falegname.
    Mi dica, però: come fa ha sapere che sono un devoto di san bakunin?
    Misteri della rete.
    Affetto e stima. :-)

    p.s.

    Una calorosa stretta di mano al mio omonimo (falegname anche lui?) delle h 10.09.

  29. “Come fa ha sapere”: non è un refuso, anche se mi piacerebbe dirlo/pensarlo: scrivo proprio così. Mi sa che devo frequentare uno dei tanti corsi messi in piedi dai nostri valenti critici/scrittori: Mag, lei ne avrebbe qualcuno in particolare da consigliarmi?

  30. I Giuseppi che si stanno accapigliando a bassa voce su questioni di nojosa ortografia potrebbero magari contribuire al dibbbattito su Eros e Agàpe lanciato da Magda e oggetto della futura enciclica poco innanzi citata. Ogni contributo su una quaestio tanto vexata è bene accetto. Iannozzi non ha letto il pezzo che ha generato questo thread, oppure l’ha letto, ma ha deciso di partire lo stesso, lancia in resta e verga sguainata, contro il mefitico Dan Brown e l’orribile Melissa. Se ogni anno uscissero 10 Dan Browni e 20 Melisse, girerebbero un po’ più di soldi nel miserrimo ambientino dell’editoria italiana.

  31. Io, vista la veste, posso parlare solo di “agàpe”. Cos’altro ci sarebbe mai da aggiungere a ciò che è già scritto? Scusate la gratuità della trascrizione (accenti compresi: la mia tastiera non ne ha altri):

    “O gàr pàs nòmos en enì lògo peplérotai: agapéseis tòn plesìon sou os seautòn. Kài eàn éko pàsan tèn pìstin òste òre metistànai, agàpen dè mè éko, outén èimi”.

    p.s.

    Tanto per mischiare un po’ di profano al sacro: “girerebbero un po’ più di soldi nel miserrimo ambientino etc etc”: per chi girerebbero, Giovanni?

    Un saluto. Vado a preparare il pranzo (molto frugale, esattamente come quello di ieri).

  32. Giovanni, ti riporto i dibattiti accesi dal post “l’amore di Joseph” pubblicato in rete questa primavera.
    L’ho scritto inizialmente su http://www.laretedeimovimenti.it nella rubrica nomadismi, spinta da un avversione verso il pastore tedesco che temevo come spada di damocle sull’evoluzione dell’umanità.
    Considera anche che sono ammiratrice e discepola del filone Giorello-Galiberti affine al relativismo.
    Ma spesso mi capita di sviluppare la sindrome di Stoccolma e trovare giustificazioni ai miei carnefici o sospetti dittatori.
    per questo ho maturato una forma affettiva verso Ratzinger, mossa dalla convinzione che filosofia e teologia, da sempre affini e contigue, possano produrre, se declinate in modo olistico, grandi e nuovi orizzonti di senso.
    Joseph è persona sottile e acuta, contrariamente alla sua apparenza teutonica, aperta alla discussione , al dialettico confronto, sopratutto intelligente.
    In questo confido, e nel suo grande potere ermeneutico nella esegesi biblica, in cui si identifica e si avvicina a qualsiasi altro interprete, artista, storico, letterato, intellettuale di qualsiasi epoca.
    ecco Ratzi, se ascolta questa sua predisposizione all’interpretazione attivata dal ruolo che lo vede come principale e piu’ potente politico vivente, puo’ dare grandi svolte alla storia, alla storia della cristianità e di conseguenza alla cultura d’occidente, la nostra cultura.
    spero anche nella sua inclinazione all’ecumenismo e alla capacità d’ascolto verso altre forme di religiosità piu’ o meno ortodosse, ma accomunate da un pregnante senso del sacro verso la vita.
    In questo senso la regola aurea di Confucio puo’ fungere da minimo comune denominatore.
    Mi sembrerebbe di chiedere ed osare troppo, ma se rivalutasse Colui che porta il suo stesso nome, Bento o Baruch De Espinoza, orchestrerebbe il piu’ alto grado di fusione tra laicismo, panteismo, ebraismo, cattolicesimo.
    In un colpo solo quasi tutto il sacro universale e umano, riunito sotto un unico simbolo di sacralità.
    ma sviluppero’ meglio adesso lasciatemi godere delle bollicine del Magnum Champagne.

    il dibattito è sintetizzato qui:

    http://www.bergamoblog.it/modules.php?mop=modload&name=Splatt_Forums&file=viewtopic&topic=543&forum=11

  33. Giuseppe, hai presente il film cult di comicità “il pesce di nome Wanda”?
    ecco, non parlami in greco perchè mi fà lo stesso effetto che faceva al tale quando gli si parlava in spagnolo, dopo essermi annusata le ascelle ovviamente.
    un corso di scrittura?
    io non faccio altro che mischiare in una sorta di minestrone emozionale, tutti i sentimenti che provo: curiosità, irriverenza, amore, eversività, compassione, dissacranza, sacralità, vitalità, in una desiderio feroce di cambiamento e catarticità.
    un po’ come Giovanna d’Arco che prima di scrivere aveva pure le visioni.
    quando scrissi su Calipari, per esempio, piangevo.
    per la presa di coscienza del grande enorme vero potere che hanno solo i servizi segreti, per il loro orientamento non del tutto allineato verso gli Usa, per la tenacia, la forza, la discrezionalità.

  34. Le chiacchere da bar e l’autopromozione da un’altra parte per favore.
    Qui si fa cultura se non l’avete capito. CULTURA!

  35. CULTURA ?
    finché si scrivono certe scempiaggini: “Se ogni anno uscissero 10 Dan Browni e 20 Melisse, girerebbero un po’ più di soldi nel miserrimo ambientino dell’editoria italiana “, la cultura è molto lontana… de gustibus non disputandum est…

  36. Barsport: girano o no pochi soldi nell’editoria italiana? E’ vero o no che il fatturato complessivo è ridicolo? Dan Brown e Melissa portano o no danaro nelle casse, incrementano i ricavi, portano o no ricchezza?
    Magda, non vedo la necessità di conciliare Ratzinger con Baruch Spinoza, salvo che il Papa non si sogna neppure di mettersi a paragone del grande ebreo.

  37. Mag, perdonami, la prossima volta posterò direttamente in aramaico. :-)

    Non sono d’accordo con te, comunque, per quanto riguarda il mio omonimo tedesco, ma sottoscrivo quanto hai detto su Spinoza (grande scrittore, tra l’altro).
    A proposito del di “lui”, più che di predisposizione al dialogo e all’interpretazione, io parlerei di disposizione ontologica a pratiche inquisitorie. Felice di ricredermi, qualora si verificasse anche solo una di queste ipotesi: a) considerazione della donna non come puro oggetto decorativo, utile solo per pratiche di procreazione e di allevamento polli secondo dettami e rituali di secolare sudditanza al marito-padrone; apertura vera, non di facciata, alle problematiche relative all’omosessualità; riconoscimento della laicità dello stato e delle sue istanze democratiche, a partire dalla scuola, tanto per dire; abbandono delle pratiche farisaiche e di bassa manovalanza politico-economica legate a opusdei, compagniadelleopere, sanpatrignano e morattismi variamente assortiti; fine del finto celibato dei preti; apertura degli archivi vaticani in toto, tanto per fare un po’ di pulizia e di chiarezza sulle collusioni di ieri e di oggi col nazifascismo; abbandonare il carro del potere e dei potenti sul quale da duemila anni stanno comodamente seduti… Avrai sicuramente altro da aggiungere anche tu, credo.

  38. si Giusy, pero’ se si comincia con qualcosa di simile a lui, forse tra 50 anni o 100 ci potranno essere cambiamenti considerevoli.
    Mica puoi pretendere di ribaltare 2000 anni di dogmi in 5 minuti.
    A loro non importa nulla della omosessualità istituzionalizzata dei civili dal momento che loro la praticano ufficiosamente da millenni. che glie’ frega di sposarsi? sono già santificati dal voto divino per la sodomia.
    sulle donne…troppo potenti e pericolose sia per loro che per i Lions, I Rotary, i massoni insomma, mica siamo gerarchizzabili come qualsiasi strumento portatore di consensi: diamo Vita non voti.
    sul resto che dici sono posizioni politiche, quali la chiesa è chiamata a prendere.
    io sono spinoziana per una serie di motivi:
    è uomo di confine, ponte tra contraddizioni, coniutio oppositorum, marrano, esule, penisero autonomo originale autentico, testimone di sacrificio personale per la conoscenza e amore della verità.
    Già se Juseppe arrivasse a questo sarebbe un enormone passo indietro e avanti; pensa quante tracce inespolare la cultura occidentale ha trascurato, lo spinozismo è stato considerato per anni e a torto ateismo.

    Indiano se mi spieghi cos’è per te la cultura io poi ti spiego cos’è per me.

  39. Non so se il libro è un capolavoro.
    Il post in qualche modo lo è.
    Acuti e puntuti come punteruoli sono gli “alti” riferimenti, il richiamo al principio di autorità, la sottolineatura dei “patrocini”.
    Puntuto e puffesco di nostalgia è il “dalla parte delle bambine”; puffesca come Babbo Natale e sacrosanta come la Befana è la “ricerca del sacro”.
    E il connubio di femminismo + Ratzinger, così caro all’Anselma Ferrara, con la Mag potrebbe diventare la perfetta ciliegina sulla torta del thread.

  40. Sempre apprezzabile e apprezzata l’ironia tragica di sorella Emma. Sì, il post è un capolavoro nel suo genere, un esercizio di stile, un spottino fuori periodo di garanzia e buono per la II serata su canale tematico satellitare. Serve o no a questo il meraviglioso mondo della Blogosfera? Domanda non retorica.

  41. ho appena terminato di elogiare spinoza e il suo trattato teologico politico come testo imperdibile di riferimento e arriva giusto il commento abotivo
    1) non sono femminista
    2) se ratzi ha rivevuto la fallaci puo’ ricevere chiunque anche me
    3) mi sento come pasolini allontanato dalla chiesa per essere marxista e allontanato dai marxisti per avere girato il vangelo…..e guardato con stupore dalla chiesa per lo stesso motivo.
    che bigottismo tutto italiano.
    sopratutto mi sento come lui quando dice di non avere mai avuto rapporti con la borghesia ma che la borghesia ha avuto rapporti con lui attraverso incriminazioni, processi, pressioni.
    Stava solo dicendo che la borghesia corrompe la giustizia, una cosa da niente….
    Emma hai già fatto errori pregiudiziali nei miei confronti piu’ volte, ma sono evidentemente piu’ forti della capacità d’analisi.

  42. il mondo della blogsfera serve a molte cose, ha mantenuto sia la sua funzione iniziale istituzionale di controllo, sia una valenza anarchica che ha attivato una serie di conflitti tra potentati tutt’ora in corso.
    Non apprezzo lo sponsorizzare autori in termini di nepotismo o di interessi trasversali, perchè, dal momento che un attento osservatore matura capacità critica nei confronti di arti rappresentate, ha automaticamente la responsabilità di esercitare onestà intellettuale e quindi allontanare ogni forma di mercenariato editoriale.
    Questo secondo una personale visione ovviamente.
    ma pare che qui si dica piu’ per partito preso e trasversalità che per opinioni proprie.

  43. Magda, se parlare di qualcosa significa di necessità sponsorizzarla (che verbo orribile, tra l’altro), e se la pubblicità è di necessità un male, allora forse siamo d’accordo, ma allora al bando ogni segnalazione di espressione artistica diversa dai calendari delle singole APT. Quaglia, Binoche di adesso non è bella come Binoche giovane. Poi tu puoi essere affezionato a lei più di altri, ma non si può, per amore della persona, negare una verità peraltro non disonorevole affatto. La sua bellezza di adesso è diversa da quella di un tempo e a me, per dire, piace meno.

  44. Giovanni, credo che il meraviglioso mondo della blogosfera possa essere edotto in vari modi.
    Lo spot è uno di questi. Ma lo si dica chiaramente, non c’è niente di male.
    È il piede in due staffe che dà fastidio. Da un lato si esalta (“dalla parte delle bambine”, “la ricerca del sacro”…), e intanto si dà prova della propria cultura, dall’altro si marca una distanza (la ragazza di Bari, il patrocinio di quello o di quell’altro, la sintassi periclitante…).
    Se posso scegliere, io preferisco lo spot dichiarato con annesso assaggio di scrittura, un po’ come succede all’iper, quando la gentile signorina ti fa assaggiare i pezzi di formaggio cantandone le lodi.

  45. Magda, in effetti le tue mirabolanti sintesi io le trovo troppo mirabolanti.
    I tuoi olismi per me sono troppo olistici.
    Preferisco le interpretazioni classiche.
    Per me Spinoza è ateo. Ratzinger no.

  46. Il piede in due staffe, sorella Emma, è soltanto coscienza che non tutto è perfettamente bianco, né tutto perfettamente nero. Hai letto tu di sicuro le recensioni che ricevette, a suo tempo, un libro come Le città invisibili di Calvino. Ricorderai che nomi ci si confrontarono e avrai di sicuro in mente che nessuno osò citarne passi. Non era uso al tempo, lo è diventato purtroppo oggi, in questi tempi pipèrni. Anche io mi ci sono adeguato (hai ben visto che c’è una frase del romanzo, piuttosto centrale nella narrazione, messa ben bene in corsivo). Non ho cantato le lodi del romanzo di Eva Clesis, non ho asserito da nessuna parte che sia un capolavoro – assai bizantina questa ansia capolavoristica dei nostri giorni, non trovi? Ne ho fatto un breve spot, concesso dalla cortesia dell’amico Franz, che qui torno a ringraziare.

  47. tra un gamberetto, un raviolo, e una faraona ripiena seguo il thread.
    divertente direi.
    Emma mi piacerebbe farti leggere il testo che ho citato, non tutto, solo in parte, per farti sentire la sacralità spinoziana.
    Tra Ratzi e Spinoza esistono moltissime cose in comune:l’amore per la teologia, la radice ebraica che Il marrano critica aspramente e ama per alcuni versi e che Joseph vive ancora come dogma. sono proprio questi nodi che possono collegare anche storicamente la sacralità laica alla sacralità cristiana.

  48. Emma, in che cosa consiste la “classicità” di una interpretazione? dal fatto che sia la più seguita, universalmente accettata, aderente (o adeguata) alle regole di più o meno presunti canoni storiografici e ermeneutici? Non so: potresti cortesemente spiegare? Mi piacerebbe sapere, ad esempio, a quali modelli interpretativi di rifai per quanto riguarda il più volte citato Spinoza. Grazie.

  49. Giovanni scusa, avrei dei seri dubbi che una ragazza di 25 anni possa avere una visione composita della sessualità femminile, per il semplice motivo che è temporalmente impossibile sedimentare consapevolezza psicofisica in un lasso di tempo tanto breve, cioè poco piu’ di 10 anni di maturità follicolare e affettiva.
    puo’ giusto essere una diapositiva di giovane donna che cita un entusiasmo ancora in fieri.
    Dai Giovanni puoi aprirci ad orizzonti piu’ vasti…..

  50. @Giovanni
    Sul piede in due staffe: non mi riferisco al bianco e al nero, su cui potrei essere d’accordo. Ma a messaggi più sottili, e contrastanti.
    Non hai detto che il libro è un capolavoro, ma fai capire che è il caso di leggerlo, e fin qui non ci trovo niente di male.
    Poi però lanci dei segnali (sgradevoli) che portano a ridimensionare l’autrice (io li leggo così). Mi riferisco a “la ragazza di Bari”, al “patrocinio” dello scrittore esigente, alla “sintassi periclitante che rende complessa l’intelligenza del discorso”.
    Sugli assaggi di scrittura: non mi riferisco a una frase, ma a brani più consistenti, vale a dire a ciò che si può fare in un blog ed è più difficile fare su un giornale.

  51. Giuseppe, perché dovrei rispondere alla tua domanda?
    Non sono una specialista di Spinoza.
    Tu lo sei?
    Allora divulga. Divulga la tua mirabile scienza.
    Spiegami tu perché Spinoza non è ateo.

  52. Cara Emma, se a una richiesta, così, tanto per discutere, preceduta dall’avverbio “cortesemente”, rispondi in modo acido (come precedentemente a Magda), vuol dire che non hai ancora digerito il pranzo di natale (voglio sperarlo) o hai in mente una discussione basata sul sentito dire e sui luoghi comuni, anche critici. Io non ho nessuna scienza mirabile da divulgare, quella la lascio a coloro che parlano e sproloquiano di libri che non hanno mai letto o di cui hanno letto asettici resoconti nei manuali o nei bignami per l’esame di maturità. L’interpretazione di Magda, qualora ancora ti interessasse, opera qualche forzatura, tipica di chi iscrive un qualsiasi testo all’interno delle sue coordinate culturali, delle sue letture, dei suoi valori di riferimento. E’ naturale che sia così, ed io l’apprezzo: se non altro apprezzo l’onestà intellettuale di chi argomenta, critica, esprime giudizi su qualcosa che conosce in modo diretto. Il suo tentativo di identificare in Spinoza uno dei padri del moderno concetto laico di “sacro”, fondatore di una religiosità tollerante in quanto subordinata ai dettami della ragione, è comunque coerente e sottoscrivibile da qualsiasi lettore attento di Spinoza. Se questo poi è ateismo, vi si avvicina o non lo è affatto, è una questione altra, che richiede (anche) altri strumenti di indagine. Quello che lei pensa del “pastore tedesco” e del perché lo avvicini all’ebreo olandese (basterebbe ricordare l’avversione, non priva di qualche spargimento di sangue, tra sefarditi e askenaziti nel corso dei secoli), è un problema suo, rientra in quel sincretismo in cui crede e che merita rispetto (il mio ce l’ha) come qualsiasi altra posizione di diverso segno. Lei, almeno, la sua, cerca di fondarla criticamente, sui testi.

    Ciao. :-)

  53. Giuseppe, la tua richiesta non era cortese, era provocatoria, e tu – da così fine ermeneuta quale ti presenti – lo sai molto bene.
    Sul resto sorvolo, visto che non mi hai risposto e che hai bisogno di “altri strumenti di indagine”.

  54. Non è che voglio insistere, ma se della bellezza di Mary-Binoche si giudica come dal bar al passaggio di una ragazza, allora il sacro di cui si parlava due righe sopra era tutt’al più un osso.

  55. Nell’augurarti la buona notte, cara Emma, permettimi di consigliarti un antico rimedio di mia nonna (contadina, e, come tale, naturaliter ermeneuta: ecco perché ti sono apparso tale: buon sangue non mente). Dunque, metti un pentolino sul fornello e porta ad ebollizione un litro d’acqua; mentre il fuoco fa il lavoro richiesto, lava bene un limone, dividilo in due e, senza togliere la buccia, tagliane alcune fette diametralmente; spegni il gas (mi raccomando!) e immergi il limone precedentemente preparato nell’acqua bollente; lascia in infusione quattro o cinque minuti e non appena la bevanda (calda, non lasciarla intiepidire troppo, mi raccomando) è bevibile, mandane giù un paio di bicchieri. Ti assicuro che, nel giro di un’ora, ti sentirai più leggera e rilassata. La ricetta va bene, anzi benissimo, anche per sbronze a base di superalcolici: io l’ho appena bevuta.

  56. Dimenticavo di dire, e questo vale per chiunque voglia provare la ricetta (non si sa mai, con San Silvestro alle porte) che l’intruglio è un efficace rimedio contro l’acidità di stomaco e la sbronza, ma, soprattutto, ha il potere di predisporre lo spirito alla ricerca di altri strumenti di indagine. La usa anche Lui, a quanto mi dicono.
    ‘Notte.

  57. @ Giuseppe:
    mi sembra che ad acidità di stomaco, lei sia messo benissimo… scambiare poi un po’ d’ironia per acidità è oltremodo disdicevole, non è cristiano.

    @ Giovanni:
    mi sembrava lei facesse il critico non il marketing- manager, ma forse mi sono sbagliato, chiedo venia. :-/

  58. Barsport, nessun problema ed è vero che Lei si è sbagliato. Ho finito ora un MBA in marketing della cultura giù in Luiss e, specie qui sul web, cerco di metterlo a frutto. Sorella Emma, certo che ridimensiono l’autrice. Non ha scritto né Peter Pan né Lolita né Faust né altro del genere. Un buon libro, che forse è anche ottimo, ma privo di mende non è: ora ne scriverà un secondo e vedremo. Avresti preferito un pontificale in stile Magazine del Corriere? Dolente, non ne sono capace. Magda, la visione composita della sessualità femminile io non l’ho nominata da nessuna parte. Perché la vuoi da Eva Clesis?

  59. perchè una che si lancia in una descrizione tale dovrebbe almeno sapere dov’è il punto G, almeno il suo, avere provato un orgasmo multiplo o telecinetico, avere parlato con le donne orientali e farsi spiegare bene da loro tutte le influenze psicofisiologiche della padronanza uterina.

    sono una donna protestante:Lutero è mio e lo gestisco io.

    Giovanni scherzo eh!

    Giuseppe come mi conosci cosi bene? sei stato un mio analista e/o fidanzato e/o un mio bodygard o tutti e tre insieme?

  60. Mag, mag…ari fossi stato il tuo fidanzato (anche il tuo gard body non sarebbe male): purtroppo, niente di tutto questo: sono solo un ermeneuta (che, a ben pensarci, potrebbe anche essere il titolo di un romanzo o, in subordine, quello di una canzone per il prossimo festivaldisanremo: l’effetto, visti i tempi, dovrebbe essere più o meno lo stesso). Comunque, se hai bisogno, ti basta una telefonata oltretevere…

    @ barsport (l’angolo del fuori orario, per caso?)

    Bar, dall’alto del tuo banco stavolta hai visto male, è proprio difficile che io abbia acidità di stomaco: l’ordine monastico a cui appartengo, infatti, vieta tassativamente ogni forma di crapula e abundantia di libagioni. Tutto il resto è concesso, però.

    Dici bene (benedetto anche te!) sull’ironia, spesso e volentieri sintomo di una malattia sempre più rara: l’intelligenza, lo spirito, l’arguzia intellettuale. Si dà il caso, a quanto mi risulta, che essa non sia unidirezionale, nel senso che chi la pratica deve anche disporsi, con un :-) a riceverla. Ti pare?
    A proposito, perché non sperimenti la mia tisana nel tuo locale?

  61. Mag, permettimi di aggiungere una categoria: orgonauti. Pensa: una discussione sull’asse Freud-Jung-Reich è quasi meglio della mia tisana: farebbe digerire anche un bisonte con turbe alimentari.

  62. il problema non è il numero dei commenti e neppure gli ot, come molti vorrebbero farci credere :-) il problema semmai è il contenuto dei commenti che sembrano spesso essere scritti sotto effetti etilici :-).

    La recensione di giovanni e piacevole e scritta bene, come il solito , il libro non lo so, ma sarei portata a fidarmi, soprattutto perchè non ci rompe le scatole dicendoci che è un capolavoro;-).
    Ho visto che in rete ne parlano quasi tutti benissimo e non credo siano tutti ex fidanzati/e della clesis.
    Anzi qualcuno avanza anche seri dubbi che esista veramente questa venticinquenne, e qualcuno dice che addirittura trattasi di anziano operatore culturale (ma Giovanni che è stato il fidanzato qui ci potrebbe rassicurare).

    Non sono daccordo che dovrebbero nascere più melisse p, perchè una basta e avanza, è carino che ci sia, ma se fossero in eccesso non servirebbe più a niente e magari nascerebbe in rete una agguerrita consorteria del Genere melissa P che ci ricatterebbe notte e dì e ci romperebbe i cosidetti attributi perchè si diventi suoi lettori-adepti infaticabili

    Magda dice che a venticinque anni non si può parlare/scrivere di sesso perchè lo si conosce da troppo poco?
    boh, o questa dove l’ha presa?
    Scrivere, da che mondo è mondo, non vuol dire mettere su un consultorio o uno studio di psicanalisi sessuale. :-), come non vuol dire mettere su uno studio di ragioneria o qualche scuola di scrittura, se dio vuole.
    Una cosa poi è fare sesso (più o meno bene) e una parlarne o scriverne;-).
    Anzi forse (ma non è una regola) quando qualcuno lo fa benissimo, compiutamente, con tutti i crismi della “maturità” sessuale (che non ho idea cosa voglia dire) ecc. forse non ha più nè tempo, nè voglia di parlarne e scriverne e allora addio belle storie. Le storie d’amore e di sesso più belle, salvo eccezioni, di solito sono di scrittori giovanissimi.
    Dice il troll angelini che lui non legge le recensioni delle fidanzate di giovanni. A parte che la cosa non frega nulla a nessuo, ma … perchè, non si possono recensire fidanzati e fidanzate, o addirittura ex?
    Una cosa sarebbe far vincere un appalto, un concorso, una cattedra universitaria (che è bene pubblico) ad una fidanzata (e qui saremmo in un Gigantesco Conflitto di Interessi), ma recensire … dio bonino!! e ci mancherebbe pure quella ora.
    Si può leccare il culo al branco tutto il dì per esere accettati e recensiti e segnalati e poi si giudica chi recensisce una eventuale ex fidanzata/o bravissima/o?
    Boh non c’è proprio più religione;-)
    Quindi Ted Hughes non avrebbe mai dovuto recensire Silvia Plath?
    E Leonard Woolf non avrebbe mai dovuto scrivere una riga su Virginia? Moravia non avrebbe mai dovuto recensire Elsa Morante, e Leone Ginzburg non avrebbe mai dovuto far pubblicare alla giovanissima Natalia Levi il primo racconto su “Solaria” ecc. ecc.?
    Ma …. diamo i numeri?
    Ad ogni modo a chi interessasse qui ci sono alcune pagine del libro. Non so se Eva esista veramente (e non mi interessa) ma la scrittura sembra apparire giovanile e piacevole … poi tutto può essere e non ha alcuna importanza in letteratura;-).
    Solo una appunto a giovanni, non capisco come lui possa trovare bellissimo un decasillabo :-))))) ma … capisco anche che sesso e sacro, metrica a parte, su un cristiano facciano sempre colpo e che quindi che anche un decasillabo manzonano possa servire alla bisogna;-)
    geo

  63. Reich mi inquieta, mi ha sempre inquietato.
    Sopratutto quando 3 anni fà mi recai ad un corso per webeditor tenutosi in una meravigliosa tenuta di Senago di antica propietà dei Borromeo.
    Villa Borromeo appunto.
    Il corso era tenuto da un’associazione culturale, credo Spirali di Milano, di proprietà, seppi poi, di ARMANDO VERDIGLIONE.
    Alla fine del corso, che è consistito in mesi di banchetti nuziali con alcune nozioni didattiche inerenti al tema, ho conosciuto il noto plagiatore di anziane benestanti, che credo sia seguace di Raich.
    Un vivente cosi unto e viscido non penso sia etologicamente catalogato.
    Pensa trovarselo in qualche messa nera liberatoria per lui e imprigionante per gli altri.

  64. Mag, tu devi avere un coraggio eccezionale (stavo per dire della madonna): trovarsi faccia a faccia col vermiglione è un’esperienza talmente traumatica da far passare la voglia di scrivere romanzi. Anche alla Clesis.

  65. sembra Emilio Fede pero’ piu’ viscido.
    poi la villa venne messa sotto sequestro perchè sottratta abusivamente dal “mago”.
    Vai a sapere cosa combinavano alla sera questi qui dopo i corsi….tutti molto strani, sguardi mai diretti, difficoltà di parola, corsi tenuti da psichiatri, na specie di clan ….
    io dopo un po’ ho cominciato con provocazioni stile Benigni e a sfottere boicottando praticamente tutto il corso.
    Ci siamo divertiti pero’…tutt’ora siamo rimasti amici con i ragazzi-e del corso. I docenti invece se m’incontrassero mi fucilerebbero temo.

  66. Georgia, intanto buon S.Natale e ottimo Benedetto 16 a te. Dove hai letto che sono stato fidanzato a Eva Clesis? Ma so che stavi scherzando. In ogni caso, lei esiste: lo so perché me l’hanno detto amici che la conoscono e nei quali ho piena fiducia, al punto che a volte li ho addirittura recensiti. Quaglia, amigo y compadre: NI è fra le meglio hostarie del circondario. Come pretendi che vi si parli, se non à la mode des montagnards, anche della tua sacrosantissima Binoche? E peraltro: la Charlotte Gainsbourg, la vogliamo buttar via?
    In quanto a Lello, una preghiera che è un impegno concreto: fàcce ride.

  67. Trattasi di uno dei rappresentanti più eminenti (?) di quell’esercito di clowns, nani e ballerine che faceva da corona al trono del benito psì psì al tempo della milanodabere. Hai corso un bel rischio, Mag: potevi finire come tanti arazzi, scrittorucoli di quart’ordine che affrescavano le pareti del nuovo rinascimento (?!?) italiano. Ti rendi conto? E oggi non saresti qui, a parlare con un povero alcolizzato.

  68. buon benedetto 16, scusami, te lo rimando al mittente ;-), per il resto ti faccio anch’io gli auguri con un certo ritardo (lo ammetto).
    Angelini ha affermato (e sembrava senza ironia) che fosse una tua ex fidanzata (penso scherzasse ma siccome lui è privo del vero senso dell’umorismo non si capisce mai bene cosa intenda dire:-).
    Più che non crederlo, non mi interessava molto però … mi è piaciuto agganciarmici per dire alcune cose che volevo dire.
    Sai perchè detesto B16, che sembra un bombardiere, (oltre al fatto non secodario che fa parte della famigerata banda della B: bush, berlusconi, bossi, blair, buttiglione, bin-laden, bolkestein, bondi, ecc. ecc compreso bertinotti che giocò a far cadere il passato governo, e il noiosissimo bifo che non scrive neppure più bene)?
    Lo detesto perchè al posto lasciato vacante da lui stesso ha messo un banalissimo americano tutto tonto e banale invece del suo geniale amico bruno forte (ma ricordo di aver già ipotizzato il motivo per cui lo ha fatto):
    In passato (quando non era della banda B) ratzinger non ha avuto paura di essere intelligente, ma … ora … mio dio, pure un papa conformista marziale ci dovevamo ritrovare tra i piedi?
    Dio, più che esssere morto, al momento proprio non ci ama.
    geo

  69. “Spinoza, fondatore di una religiosità tollerante in quanto subordinata ai dettami della ragione”
    Una *religiosità* subordinata ai dettami della ragione è da brevettare.

    “Quello che lei pensa del “pastore tedesco” e del perché lo avvicini all’ebreo olandese è un problema suo.”
    Non ci piove. È un problema suo.

    Giuseppe, dopo le tue ultime esternazioni propongo di togliere qualche punto dalla tua patente di tedicente ermeneuta.

  70. “Sorella Emma, certo che ridimensiono l’autrice. Non ha scritto né Peter Pan né Lolita né Faust né altro del genere. Un buon libro, che forse è anche ottimo, ma privo di mende non è: ora ne scriverà un secondo e vedremo. Avresti preferito un pontificale in stile Magazine del Corriere?”

    Giovanni, se un romanzo merita una stroncatura non vedo perché non debba essere stroncato.
    Il fatto è che nel tuo post io avverto un (sottile) tentativo di ridimensionare la persona, non solo l’autrice del romanzo.
    E soprattutto ci trovo tracce del modello “critico colto, simpatico, un po’ snob*.

  71. ho telefonato a Ratzi e ha un messaggio per Voi:
    ” Stvaseva andando a caza tvovevete voztzi pampini.
    Date un pugno a Votzi pampini e dite: qvezta è cavezza di papa Vazzingeerr!”

  72. Giovanni guarda che dopo il 30esimo commento è sostegno e marketing, quindi sappi che ci devi almeno un caffè a tutti noi commentatori.
    quello che ti deve invece Eva, vedrà lei.

    l’alcool, se assunto moderatamente, fluidifica le sinapsi e velocizza i neurotrasmettitori, ergo si è piu’ intelligenti.

    l’unico inconveniente è di non essere troppo intelligenti, se no capisci cose che non dovresti capire e poi gli inquirenti ti accusano di essere un frocio, un alcolizzato, un drogato, un folle, insomma uno che dovrebbe avere credito.come hanno fatto con pasolini.

  73. Bentornata, Emma, ti sento in forma. Sei uscita a fare compere? Hai preso, per caso, anche qualche etto del Tractatus spinoziano? Vedi, cara, devi proprio cucinarlo per bene, a fuoco lento, se no ti si risolve in una paccottiglia immangiabile. Se vuoi, puoi accompagnarlo, con qualche spruzzata di Bloch d’annata, quello che scriveva di ateismo nel cristianesimo. Sono sicuro che stavolta non farai indigestione. :-)

    Quanto ai punti sulla patente del te-dicente, non è il caso: sei tu che me l’hai affibbiata. O forse alludi alla “patente” di mia nonna? Beh, in quel caso, per toglierle dei punti, dovresti andare molto lontano, e, soprattutto, comprare ben altri prodotti quando vai al mercato.

    I care. :-)

  74. cioè fammi capire mag … tu bevi per essere più intelligente (e lo capisco, tra l’latro un ottimo vino piace molto anche a me, anche se non di primo mattino) però poi tu continui a bere per non esserlo troppo e non capire troppo e … tranquilla, posso assicurarti che (vista da dietro il monitor) ci riesci benissimo ;-)
    geo

  75. Caro Giuseppe, la cosa più “poetica” è che ho capito chi sei.
    Che dirti? Forse che il limone della nonna per te non basta?

  76. @ Emma

    Proprio perché mi hai scoperto (?!?), lascia che ti dedichi con affetto questi miei versi, fanno parte di un poema a cui sto lavorando da un po’ di tempo: spero che ti piacciano e che tu voglia accettarli.

    Sic unum quicquid paulatim protraihit aetas/in medium ratioque in luminis erigit oras.

    Tuo giuseppe benedetto. :-)

  77. @ Magda, Giovanni, Giuseppe:

    Mi date l’indirizzo del vostro pusher natalizio? Wow, avete anche le allucinazioni o il trip rimane leggero ma persistente? Tornare dopo due giorni su NI e leggervi ha un effetto quasi sbirillante! :-)
    Mag, Verdiglione è Lacaniano non Reichiano.

    @ Emma:
    è abbastanza chiaro chi sia Giuseppe…forse dovrebbe fare il bagno nel limone, forse.

  78. a me piu’ che altro sembrava Stronzo…non so di che matrice.

    io per le festività ho assunto sostanze stupefattive di questa natura:
    cansosei alla bergamasca, tortellini in brodo, ravioli di zucca, malfatti al sugo di lepre, pate’ di qualche sevaggina non meglio identificata, gamberetti, gamberoni, branzini, torta pasqualina ( a Natale? non ci sono piu’ le stagioni) torrnone, gianduiotti, biscotti di pasta di mandorla, faraona, anatra, e regalie varie.

  79. Verdiglione è figlio di uno che si chiamava Buonadonnna, mi sa. Conobbi gente che lo frequentava assiduamente, negli anni d’oro del nòss Milàn. D’altro canto, per Spirali ha scritto gente tanto diversa come i fratelli Deaglio, Jean d’Ormesson e Giuliano Gramigna. Sorella Emma, il pezzo pubblicato dall’ottimo Franz tutto è fuor che una recensione e/o un’analisi testuale: già s’è detto, ma vale ripeterlo. In questo senso, non vuole sminuire né ingigantire la giovane scrittrice, ma presentare in forma di réclame il suo romanzo d’esordio, i cui punti di merito superano senz’altro le naturali e ben evidenti mende. Io, per me, non sono simpatico per niente. Ah, Mag: Eva non mi deve dar niente. Non che io sappia, almeno.

  80. Mag, visto e considerato che potevo essere il/un tuo fidanzato (e ti assicuro che avrei assolto bene tutti i doveri connessi alla funzione), mi inviteresti a colazione/pranzo/cena per il prossimo natale? Visto l’elenco di prelibatezze, potrei anche sciogliere il voto. Poi, senza andare troppo oltre, per carità, si potrebbe fare il bagno nel limone della nonna. In momenti distinti, sia chiaro: magari tu vai a fare compere e io mi immergo nella vasca; tu ti immergi nella vasca e io, in salotto, leggo il romanzo della Clesis. Non chiedermi un contributo spese, però: ho già dato tutti gli averi al mio pusher di fiducia.

  81. Emma, sono antipatico, lo vuoi capire o no? Altrimenti, chiedi in giro, anche qui su NI, dove peraltro mi si conosce poco (ma abbastanza per darti risposta). Mons. Giuseppe, Vi invito alla continenza di Voi stesso medesimo. Nella vasca da bagno, legga ben sì il romanzo di Eva Clesis, ma lo alterni alla meditazione sulla IV strofe del Te Deum – sa bene, confratello in iniSpirito, che è l’orazione di questo giorno di Festa – e al canto dell’Adoro te devote. Ho fede in Voi.

  82. Devo dire che in quel fantomatico corso ho imparato delle cose.
    avrei dovuto imparare il php e html ma erano le cose meno interessanti.
    -ho conosciuto i meccanismi prodotti dagli intrecci di potere meneghino e i vantaggi che ne conseguono, ti assicuro che la Villa Borroneo a Senago è una piccola Versailles della Brianza.praticamente ho banchettato per 3 mesi quotidianamente a spalle della regione Lombradia.
    -conosciuto fotografe di riviste note che mi hanno fatto capire che insomma, per collaborare con quelle riviste avrei dovuto essere “carina” con le cape-redattrici, come hanno fatto loro del resto.
    (seguirono descrizioni dettagliate delle prestazioni di questa ragazza mooolto carina alle suddette e le performances delle suddette alla ragazza, la quale sostiene di non avere provato nulla di simile con il suo fidanzato tradizionale).Non nego che mi è venuto qualche moto di curiosità esperienziale.
    -Poi, una psichiatra allacciava dal punto di vista linguistico, interessantissime connessioni tra forme sintattiche come la metafora, la metonimia, con forme di patologie mentali come la psicosi, la nevrosi etc etc…per la serie dimmi come scrivi e ti diro’ di che follia soffri,questo è stato l’aspetto piu’ interessante dal punto di vista formativo.
    -C’è tantissima gente, la maggioranza, che per un posto al sole darebbe cio’ che ha di piu’ caro in pasto a chiunque.

  83. @ S. E. giovanni

    Cercherò di meritare la Sua fiducia e il Suo perdono, iniziando a ripristinare il rito armeno in tutte le pratiche quotidiane. Ma le assicuro che ero già contrito di mio, di me con memedesimostesso: in questo momento, in religioso silenzio, sto ascoltando Bach e leggendo pagine meravigliose del De Rerum Natura. Me lo concede?

  84. @ S.E. giovanni

    Non Si preoccupi, sono sempre io, ma, su consiglio di un confratello ho deciso di siglarmi, visto che nome e cognome (veri, purtroppo) non sono ben accetti. Le va bene così?

  85. Venerato confratello, ma che cosa mi tira fuori, a mezzo pomeriggio, e giusto all’ora del the? Il De Rerum è lettura pagana! Ritorni piuttosto alle ricchissime omelie di Massimo il Confessore, lettura che un tempo – Voi lo ricordate, il so – delibavamo l’un davanti e l’altro dietro, come frati minor vanno per via. La Vostra natura umana sta assumendo un prepotere non accettabile sul Vostro genuino e innato istinto spirituale. Tornate alla Parola, sempre senza abbandonare, ancora e sempre iniSpirito, il romanzo di Eva Clesis. Vi scongiuro, fàtelo ora!

  86. Lei ha ragione, come sempre. Ubbidisco.
    Perinde ac cadaver.

    p.s.

    Delibavamo, è vero. Però, se ricorda bene, io mi tenea semper ai margini de l’itinere, non peroché disdegnassi la fila indigena, ma…non si sa mai…

  87. Giuseppe, da esagerata visionaria pasonaria, benchè io abbia una splendida vasca da bagno tondeggiante lasciata in eredita dal Papà Camillo, dandy wildiano impenitente, la inviterei insieme a tutti gli indiani di buon spirito e cultura(gioco) nelle seguenti testate località a trascorrere le imminenti festività:
    http://www.therme-vals.ch/extapp/badshop/index.php?language=it questo è un luogo in cui recandomi ho avuto una specie di crisi mistica preceduta da ore di silenzio. E’ stato l’unico espediente efficace per farmi tacere.
    Si tratta in realtà di un esperienza che abbraccia notevoli e molteplici aspetti, rituali, mitici, ancestrali, architettonici, esotici.
    un luogo magico per me, per alcuni “sinistro”.
    L’architetto Zumthor è senz’altro persona geniale che con questo incantevole luogo vuole iniziare il visitatore a qualcosa di mai provato, mai udito, mai visto.

    oppure per spiriti piu’ semplici e normali
    http://www.scuol.ch/sites/i/ molto bene anche per famiglie e gruppi vacanze. belli i bagni all’aperto immersi nell’acqua calda mentre nevica.
    Qui ho visto una bambina con la madre immergersi completamente nude nel mese di gennaio nella piscina ghiacciata posta all’aperto.ovviamente poi le ho imitate. non mi è venuto nemmeno l’ictus ma sono rimasta un po’ rigidina e frigidina per alcuni giorni tipo una trota congelata.
    ah! c’è la zona naturisti mista, percio’ dato che gli svizzeri se ne fregano dell’estetica, lasciate ogni speranza voi che entrate con l’idea di vedere Miss universo nuda;piu’ probabile vedere anziani e anziane, obesi, coppie gay totalmente depilati pircingati e tatuati, e perfino un direttore d’orchestra che completamente nudo, mima e canta in un’ipotetica performance musicale sotto il getto ghiacciato della doccia scozzese.

    invece per mete piu’ vicine e poco scomodanti
    http://www.villadeicedri.it/ dove si fanno bagni anche notturni, non male sopratutto per il vasto parco secolare

  88. Emma, sorella, gli asterischi non stanno in nessuna grammatica o morfologia della lingua italiana; non comunque nell’accezione in cui mi pare tu pretenda di usarli. Venerato confratello Giuseppe, non apprezziamo il vostro senso dell’umorismo. Male si confà esso al Vostro mandato pastorale. Ci duole saperVi tanto lontani dall’Insegnamento, sappiatelo.

  89. Portiamo a conoscenza delle ssvv che, essendo che questo Ufficio brevettò a suo tempo vari modelli Fiat tra cui la Seicento Multipla, si tiene a precisare che non avrebbe nessuna difficoltà nell’accogliere un’eventuale domanda di brevetto per la citata formulazione “Una *religiosità* subordinata ai dettami della ragione”. Declinando ogni respnsabilità per eventuali difficoltà che il titolare del brevetto potrebbe incontrare nel collocamento sul mercato.
    Tanto si doveva per conoscenza.
    Cordiali saluti.
    dott. Celacanth

  90. Infatti è la maldestra grammatica & morfologia della rete, Giovanni.
    Qualcosa di non coincidente con le virgolette.
    Un tentativo di avvicinarsi al parlato, credo.
    Ne so poco, ma è una cosa che mi incuriosisce.
    Noto comunque che gli *…* piacciono assai al maestro di retorica Mozzi.

  91. uuhuhuhhuuhuhu…..ahhahahah….sono incontinente…non fatemi ridere troppo.
    cmq il brevetto è già stato studiato secoli fa e diffuso ovunque.
    è il panteismo universale in senso globale.
    ma anche il comunismo scientifico in senso locale.

  92. questa è questione molto piu’ delicata.
    puo’ avere a che fare se allarghiamo gli orizzonti e li riconduciamo ad un punto zero, laddove ogni etnia, cultura, interpretazione del sacro possono incontrarsi.
    Siccome Spinoza, tra tutti i pensatori che, nella sua epoca non potevano che essere impregnati dal divino benchè razionali, compie una disamina spietata della fonte principale della nostra cristianità, ovvero l’ebraismo.
    leggendo questo, si possono comprendere dei vizi interpretativi del cattolicesimo odierno e quindi operare degli aggiustamenti di rotta utili innanzitutto per la consapevolezza del nostro credere, per capire che la religiosità è questione antropologica e non dogmatica, che il sacro esiste la dove esiste la vita e qualcuno che ne è consapevole.
    E’ il nostro osservare e percepire il mistero che sacralizza la vita, non certo Dio, nostra invenzione per altro.
    Sono scontri epocali che non hanno nessuna ragione d’esistere se si riconducono ad uno stato di natura neologico, neoculturale.
    mithos e logos si fondono nella notte dei tempi e perchè mai dovremmo assumere come scontato il loro dividersi e diramarsi in rivoli di potere temporale quando il potere spirituale è di esclusiva proprietà individuale e tale dovrebbe rimanere?
    il sacro è la sola vera nostra intimità.
    anatemi a chi la viola.

  93. @Emma le *…* di solito vengono usate (o venivano usate inizialmente) per indicare il corsivo in posti dove non è possibile formattare, come ad esempio in molte liste di discussione dove, per evitare virus, arriva solo testo (sia come e-mail che in archivio), credo non a caso che nei commenti di vibrisse non sia permessa la formattazione.
    Poi uno, naturalmente, le usa come vuole, ma sicuramente (se uno non lo dice espressemente) non sostituiscono le virgolette che è sempre possibile farle.
    geo
    P.S
    Giovanni è, almeno in rete, sicuramente simpatico anche se lui fa di tutto per non esserlo, ma con poco successo;-)
    E’ intelligente, colto, curioso, anche aggressivo, se volete, ma sempre senza rancori, nè rivendicazioni, nè permalosità. Sarebbe anche generoso, ma, siccome il tempo è denaro, lui ha poco tempo e va spedito e conciso, però .. va bene così e soprattutto ha una dote enorme, impagabile e sempre più rara: NON è stupido.
    E’ un po’ gesuita, qualche volta, questo sì, ma … da quando i gesuiti sarebbero antipatici?

  94. Sì, gli *…* sono partiti come equivalente del corsivo, ma mi sembra stiano assumendo altri significati, più complessi.

  95. Spett.le sig.na Emma,

    questo Ufficio non è a conoscenza di un analogo Ufficio Brevetti in Città del Vaticano, ma supponiamo che lì non ce ne sia bisogno.
    In effetti la figura del Santo Padre nelle sue ripetute incarnazioni, sino all’attuale, da Voi argutamente definita “il Pastore Tedesco”, possiede le seguenti prerogative: designazione di santi, affermazione di qualsiasi cosa senza possibilità di contraddizione, collegamento diretto con Entità super-umane, eccetera.
    Chi potrebbe dunque minacciare le Sue invenzioni?
    Però questo ufficio ribadisce la disponibilità a concedere, se richiesto, il brevetto di coesistenza FEDE-RAGIONE, del quale non può sfuggirci, non solo l’assoluta novità, ma anche l’estrema importanza ai fine di far tenere tutto ciò che attualmente non si tiene.
    Con tutto il rispetto per la sig.ra Magda e l’ill.mo sig. Spinoza, si inviano cordiali saluti.

    Dott. Celacanth

  96. scusami emma, se insisto, ma la cosa la trovo molto interessante :-)
    Tu hai scritto riguardo agli asterischi:

    “Un tentativo di avvicinarsi al parlato, credo.
    […]
    “Noto comunque che gli *…* piacciono assai al maestro di retorica Mozzi”

    Ricordi forse dove e come le ha usate in maniera particolare (io non ci ho mai fatto caso)) mi piacerebbe per capire meglio.

    dato per scontato l’uso più frequente che ne viene fatto : cioè il corsivo che però poi si è allargato anche al sottolineto e al grassetto, ma sempre con finalità rafforzativa (che volendo potrebbe anche essere considerato voler dare una specie di tono della voce allo scritto), mentre le virgolette, almeno a primo colpo, mi sembra abbiano un significato diminuitivo della parola (o no?).
    A me sembra, ma dimmi se sbaglio, che tu mettendo tra asterischi la parola *simpatico* volessi fare come una sostituzione verbale dell’uso emozionale della faccina come sei io invece di usare ” :-)” scrivessi *sorriso*, o se preferisci *smile*, insomma un uso più raffinato (e meno abusato) della raffigurazione primitiva delle emozioni (ma nel mondo anglosassone è un espediente già in uso da tanto e poi, in realtà, viene direttamente dal fumetto)
    Pensi che giulio usasse così gli asterischi? E tu lo hai usato così?
    Se il tuo era un uso diverso cerca di spiegacelo perchè, secondo me, è molto interessante …. *wink* ;-)
    geo

  97. Georgia, troppo gentile, come di consueto, ma imprecisa su un punto: sono domenicano, non gesuita! E tomista, da quello non derogo; per cui e in quanto tale devoto a S. S. Benedetto Decimosesto Ratzinger. Emma, la storia delle virgolette non mi convince e, come pennivendolo professionale, ti assicuro che l’uso del corsivo è alquanto e con ragione biasimato.

  98. @ giovanni

    E. E., sono costretto a rompere il silenzio che mi aveva imposto, ma devo chiederLe una dispensa: Lei non può costringermi a non visitare i luoghi evocati dalla tentatrice (aka Mag). La prego, faccia uno sforzo, Le prometto che al ritorno Le faccio un resoconto completo, senza omettere niente: mi sa che poi mi chiederà gli indirizzi e le locazioni. Le assicuro che non è per incorrere in tentazione, ma solo per motivi di “studio” sul campo: sono quasi certo, poi, che illis locis troverò anche parecchi studiosi dell’ateo spinoza, e con la sua benedizione vedrà che riuscirò a convertirli (non mi lasci dire a cosa, ma se ha pensato all’intelligenza, ha pensato bene). Ma lo sa che il ritratto che sorella georgia (in my mind) fa di Lei corrisponde all’idea che di Lei mi ero fatto io? Che bella coincidenza, nevvero?

    @ Fl-emma-tico ufficio brevetti e opere inutili e al dott. Celailcanto (parente del dott. Celadur?)

    Non è a me che dovete chiedere l’autorizzazione per brevettare, ma a studiosucoli le cui opere (per vostra fortuna) non sviliscono il valore intrinseco delle vostre mirabili biblioteche: così, in ordine sparso e senza pretesa di esaustività: Harris, Mignini, Di Vona, Balibar, Bordoli, Di Luca, Diodato, Biasutti, Messeri: tutti dilettanti che hanno passato anni sui testi di Spinoza e non si sono mai accorti di non aver capito una beata (scusi, E.) fava.

  99. Venerabile (non più Venerato) confratello, Voi siete una causa perduta alla giusta e sacrosanta Causa. Visitate i loci che parrano a Voi meritevoli della Vostra permanenza, ma risparmiate alle mie stanche orecchie l’eventuale resoconto, al vostro non meno eventuale ritorno. Vane furono le mie suppliche alla continenza e, dovendo già di molto altro dolermi, lascerò Voi e la Vostra genìa al destino che ratto Vi s’apprende. Se però almeno riusciste a non nominare il sig. Balibar in luogo aperto al pubblico e frequentato da minorenni per età anagrafica e altro che taccio ma Voi bene intendete, almeno la mia valedizione potrà su Voi scendere.

  100. Spett. le Ufficio Brevetti
    (Alla c.a. del gent. mo dott. Celacanth)

    Si ringrazia la S.V. per la sollecitudine e l’esauriente spiegazione.
    Corre tuttavia l’obbligo di precisare che “Pastore Tedesco” è appellativo usato dal sedicente ermeneuta Giuseppe Benedetto. Chi scrive ahimè non dispone – e al riguardo Ella è stata da poco informata da Autorevolissima Fonte – di cotanta arguzia.

    Con molti cordiali saluti

    E.

  101. “Harris, Mignini, Di Vona, Balibar, Bordoli, Di Luca, Diodato, Biasutti, Messeri..”.
    slurpe!
    notiamo con piascere che il vecchio sacrosanto vezzo liceal-classico dell’esibir cultura è sempre in auge, oh gb.
    bravo bravo, ora tutti vi stimeremo di più, come conoscitore di spinoza del quale, almeno io lo confesso, non capisco una fava.
    alla vostra lista aggiungeri il Bottazzi, il Peer, Freskowitz, almeno.
    ah, dimenticavo Musset.
    a presto.

  102. Georgia, non ho fatto uno studio approfondito.
    Forse è necessario guardare meglio.
    Ma una parentela con le faccine dovrebbe esserci.
    Io l’ho usato come rafforzativo, tipo “perfetto simpatico”. Insomma, una simpatia così simpatica da risultare a volte perfino eccessiva.
    (E con questo non voglio affatto dire che Giovanni non mi è simpatico :-)

  103. Ma quale sfoggio e sfoggio di cultura, qui si pratica il cazzeggio nel migliore dei modi, mei modi dell’armata brancaleone e affini.

    Spinoza non è autore comprensibile facilmente.
    Anche perchè dove lo trovi un ebreo che critica l’ebraismo in questo modo?
    E’ come spararsi sui cosidetti sapendo che poi puoi solo rinascere.

  104. gli asterischi si usano al posto del corsivo, quando il programma come qui non lo prevede.
    punto.
    il corsivo si usa come rafforzativo, per le parole straniere, per i titoli dei libri e dei films.
    punto.
    oppure come cazzo vi pare.
    fine.

  105. Egli non è simpatico.assolutamente no. perchè non vuole farsi perdonare di niente. siccome gli dicono che è bello intelligente e non so che altro, vive di prepotenza.
    ogni riferimento a fatti luoghi e persone è puramente casuale.

  106. Reverendo Tash, che piacere averla con noi! Ma stavolta, mi consenta, ha toppato: non c’è nessun vezzo liceale (ho appena la quinta elementare): ho solo consultato il manuale delle giovani marmotte di mia figlia e sparato nel mucchio, tanto per fare bella figura in mezzo a cotanta cultura: ma vedo che è bastato poco, la sua semplice apparizione, a smascherarmi. Me misero, mi resta almeno la speranza di una pacca sulla spalla?

    @ giovanni

    Mi corre l’obbligo, davvero sentito, di dirti pubblicamente che è stato un vero piacere conoscerti (anche se per inter-post-o pc). Ti chiedo solo, se puoi, di non ignoscere illos, infatti: nonne amens iudicaretur ille coecus qui se putaret scire differentias colorum quando colorem ignoraret? A buon domenicano (ma non era “samaritano”?) poche parole.

    @ magda

    Continuo a pensare che sei unica.

  107. mia madre tempo fa:
    “Magda, cos’é la clonazione?”
    “niente mamma, una cosa che permette di avere due esseri viventi uguali,”
    ” e io dovrei pensare che ci sia un’altra come te???!!! per carità!!!! ne ho già abbastanza di Una di condanna!!”

  108. tornando agli ex fidanzati.
    una volta Lui mi disse:”sei l’unica donna della mia vita”
    scoprii poi che mi tradiva con il restauratore di mobili.

  109. Certo, l’uso degil asterischi è nato come sostituto delle virgolette.
    Ma mi pare anche vero che:

    Gli asterischi vengano usati come indicatori di errata corrige: a volte, nello scritto-parlato del web (o parlato-scritto?: la chat) precedono e seguono la parola che sostituisce, correggendola esplicitamente, un’altra da poco digitata, [es. Ciao caga…opssss *raga* :))))) ] e supplendo quindi a posteriori alla poca pianificazione del discorso parlato-scritto.

    A volte, come in parte già detto sopra da Giorgia, indichino un uso più marcato rispetto a quella delle virgolette, significando lo slancio extratestuale della parola indicata.
    [es. *sorriso*
    Come a dire: non scrivo sorriso e basta, questo è un sorriso, o il mio sorriso, o un sorriso per te, per la tua battuta, …]

    In questa medesima direzione, mi pare poi che la coppia di asterischi sfoci in un altro gesto, quello che mima le virgolette con le dita a rampino; per quanto questa mimica sia di origine anglosassione, ormai si sta diffondendo anche in altre aree linguistiche (e paralinguistiche).

  110. Venerato confratello Benedetto, le Vostre letture, quantunque alate e correttamente riferite (speriamo non grazie al mero ausilio dei mezzi tecnologici oggi purtroppo tanto diffusi. Non chiederemo comunque da quale edizione abbiate desunto l’ultimo brocardo citato: e voi sapete che la nostra autorità ce ne conferisce il titolo), Vi hanno condotto per vie troppo diverse dalla nostra. Ce ne dogliamo. Magda, non si può buttare tutto e sempre sul personale. E’ un attacco ad personam, lasciatevi lavorare sennò faremo leggine ad hoc. L’uso delle virgolette nello scritto, oltre che censurato dalla pratica professionale, è sgradevole anche sul piano estetico. Malanno sia a chi ne fa uso e abuso.

  111. Sì, però senza nemmeno ‘ste liquidazioni manco si fosse al Banco de’ Pegni, neh. Questa è pur sempre l’Hostaria de la Kultura de lo Web, giusto? E peccato che ‘l gràn Forlòn, di solito tanto sensibile alle scritture muliebri, abbia marcato visita finora in questo thread.

  112. Alessandra scrive:
    “significando lo slancio extratestuale della parola indicata”

    Sì, trovo la definizione esatta, precisa, e anche piacevole. Infatti emma dando di *simpatico* a giovanni ha extratestualizzato il sentimento di simpatia lo ha fatto uscire dal testo e lo ha reso un oggetto, in poche parole ha detto giovanni è la “simpatitudine” fatta persona, e quasi gli ha tirato il vocabolo-oggetto in un occhio;-)
    Diciamo che gli asterischi un po’ reificano le parole;-).
    Invece non sono per niente d’accordo sulle virgolette.
    Gli asterischi non hanno mai voluto essere virgolette (se non in un uso errato) infatti le virgolette è sempre stato possibile farle anche in chat e quindi non occcorreva sostituirle se non per effetti decorativi. La lingua ovunque si sviluppi, non “inventa” mai per motivi puramente decorativi, ma segue solo regole di economia significante.
    Quello di mimare il gesto di fare le virgolette, che fanno uggiosissimi professorini quando ci intrattengono con i loro sempre troppo lunghi interventi, potrebbe anche essere esatto (imita il gesto più che le virgolette) ma io sarei tentata di escluderlo, perchè sarebbe recepibile solo dai pochi sfortunati che devono assistere a simili pietose visioni di uomini e donne serie che oltre che dire (spesso) fesserie sembrano gesticolare in un acquario ;-).
    L’asterisco nasce come indicativo del corsivo, diventa un rafforzativo e spesso estrapola il significante portandone fuori dal testo il significato primario.
    Interessante alessandra interessante
    grazie
    g*E*orgia

  113. Caro Giovanni,
    Forlan sarà in tutt’altre facciende affacendato, in quanto a me, ripercorrere in un thread piu’ o meno i punti salienti di tutta la vita, mi fà l’effetto devastante di 10 anni di sedute analitiche raggruppate nello spazio di una notte.
    Sono un po’ vulnerabile ora, percio’ vado a bermi un caffè, doppio.
    Giorgia, c’hai ragione riguardo la pulsionalità adolescienziale, (me l’ha ricordato giusto ieri sera un amico, sposatissimo, classe 1954, che sta uscendo da tre anni con una ragazza classe 1985 per cui fà cose strabilianti) solo che ogni età femminile ha dei suoi vantaggi e completezze.
    Io la fermerei a 30 anni.
    Poi dico 42 per tirare l’acqua al mio mulino.:-)

  114. Georgia e Alessandra, ottime voi due: da Contini in avanti (cioè grosso modo fino a De Federicis e Onofri), l’extratesto è altro da ciò di cui si sta discettando qui e ora. Nulla ha a che vedere con le virgolette o il corsivo, attiene piuttosto a vissuti e biografie, quando non biologie, è uno strumento utile all’intelligenza del testo. Si tornerebbe volentieri a consigliare Starobinski, ma poi magari si è nojosi allora niente.

  115. @ georgia

    Consideri, reverenda madre, che non tutti sono capaci di tenere in contesti diversificati lo stesso atteggiamento di seri studiosi, secondo le regole del galateo che si converrebbe ai devoti delle muse. Io, mi consenta, sono felice che ciò avvenga: vuol dire essere ancora uomini, bambini se vuole, essere ancora capaci, col divertimento, tavolta azzeccato talvolta un po’ meno, di riscoprire quella dimensione ludica dell’esistenza, fatta anche di ironia e di sana autoironia, che la troppa, a volte ostentata seriosità (che lei sa benissimo essere qualcosa di diverso dalla serietà) tende, purtroppo, a relegare ai margini, impedendoci di scoprire persone e cose anche attraverso lo scazzo e la pernacchia benevola. L’insulto no, quello mai.

    Tanto per rimanere in tema, ha controllato per caso la lunghezza dei suoi interventi?
    Suo devotissimo (you’re in my mind).

  116. solo due o tre cose, brevi:
    – se gb ha la quinta elementare, io sono un irokese;
    – dunque ribadisco quanto già altre volte asserito, e cioè che il liceo classico una volta fatto, ti si installa nel disco rigido e ti resta lì per tutta la vita;
    – perché sostituire le virgolette con gli asterischi se le virgolette si possono “digitare” anche nei commenti?
    – dunque gli asterischi sostituiscono il corsivo, secondo me, Lisini.

  117. @ S.E. giovanni

    Padre, può albergare solo miei sogni più remoti e incoffessabili l’ardire di possedere, anche solo in parte, lo scibile che la contraddistingue, ma, mi creda (mi consenta l’ho già speso per la nobile georgia) sono uso, proprio grazie ai suoi insegnamenti, citare solo testi e opere che ho letto e che posseggo (o meglio: che ha letto e che possiede la mia bambina). Dunque (so di incorrere nelle ire del rev. tash, ma glielo devo): la prima citazione, dal greco, è tratta da “Le parole dimenticate di Gesù”, a cura di Mauro Pesce, Fondazione Valla, rispettivamente dalla Lettera ai Galati 5, 14 e dalla Prima Lettera ai Corinzi 13, 2 (pg. 16-17 della suddetta edizione); la seconda, che compare due volte, è tratta dalla mia memoria ed è attribuibile a Nicolò Krebs (Cusano), dovrebbe essere un passo tratto da De deo abscondito (credo di non sbagliare); la terza, trattasi di un distico del V libro del De Rerum Natura di Lucrezio, tirata a memoria anch’essa (e sperando di aver citato correttamente: in ragione della grandezza di Lucrezio, è chiaro). Sono qui, e imparo (non c’è nessuna ironia nelle mie parole): da mia figlia, da Lei, da tutti gli interventi, anche da quelle che, apparentemente sembrano banalità e sciocchezze. Se facessi l’insegnante, e non il falegname, avvicinerei i miei studenti ai testi in questo modo, come un gioco, un bellissimo gioco che lentamente, giorno dopo giorno, apre la mente e lo spirito a dimensioni e orizzonti insperati di bellezza e di verità.
    Suo umilmente devoto.

  118. @ magda

    Tanto per tornare seri.
    Cara, io faccio di mestiere il restauratore di mobili, e ti assicuro, credimi, che non ho mai conosciuto il tuo ex fidanzato. Se ti va, potrei parlarti diffusamente delle virtù delle componenti femminili della sua famiglia: veramente tutte molto colte (l’aggettivo va letto alla latina). :-)
    Le chiedo perdono, S.E., ma qui continuano ad istigare e a sobillare.

  119. suvvia giovannino non essere *pe-dante*, se si parla di gadda, forse, giocando a fare *l’e-xtratesto* dovremmo, almeno di striscio, ricordare contini, ma qui parliamo di extra-e-testo di chat e… allora il buon gusto consiglia di lasciar stare (per ora) il buon contini che chissà se sarebbe mai passato da NI?
    Che vocabolo useresti tu per spiegare un e-artificio retorico che tira fuori dal testo una parola e la fa diventare quasi un oggetto sputato sul monitor?
    Inutile fare i superiori, la lingua avanza, stupida e necessaria come noi, indipendentemente da quello che hanno detto gli studiosi del passato (insuperabili nell’esame dei testi già scritti) l’extratesto, anche a occhio, ha due direzioni dal fuori al testo (e lì ti lascio il contini, piuttosto inutile per esaminare i nostri commenti) e dal testo al fuori e qui la cosa diventa molto interessante perchè non siamo noi individui che “parliamo” e agiamo la lingua, ma qualcosa di molto più profondo e solo apparentemente stupido e inutile, e allora più dell’ostico contini forse servirebbe Giovanni Nencioni insuperabile nell’esame intelligente della apparente stupidità della lingua viva e in atto.
    geo

  120. Come scrisse in rete Zio Burp* sull’uso degli asterischi da parte di WuMing 1: “nuova regola redazionale, prendere appunti: la virgoletta è di destra, l’asterisco di sinistra.”

    * non so chi sia, so solo che la sua è una teoria interessante.

  121. Egregio sig. Tashtego,
    la porto a conoscenza del fatto che, rovistando per curiosità nei nostri (vestusti? posso usare questa parola ricercata?) schedari, rinvenni tempo fa un vecchio fascicolo di richiesta di brevetto (risaliva agli anni Trenta del Novecento) con la seguente intestazione: Liceo Classico/Scientifico – Dispositivo Culturale.
    Uso e funzioni: Installazione in menti giovani e acerbe dei paradigmi fondanti la nostra civiltà, occidentale, spiritualistica, idealistica e borghese, nonché dell’atteggiamento pierinesco detto “io so e tu non sai”, al fine di costruire intellettuali italiani di classe superiore.
    Il fascicolo conteneva una decina di cartelle fittamente scritte a macchina.
    Se le può interessare può consultarlo direttamente nei nostri archivi.
    Distinti saluti e tanti cari auguri

    dott. Celacanth

  122. Cara Georgia, io non ho tirato vocaboli-oggetto a nessuno :-)
    Ho solo cercato di richiamare cortesemente l’attenzione di chi frequenta i piani nobili dell’extratestuale :-)
    Per me gli asterischi sono come due puntine o due mollette poste ai margini di un post-it in carta riciclata.
    Servono per appendere il post-it da qualche parte, anzi possibilmente davanti agli occhi di chi legge.
    Il corsivo è parente stretto, le “…” probabilmente pure, il TUTTO MAIUSCOLO è il cugino maleducato, ma siccome corsivo, “…” e TUTTO MAIUSCOLO per ora hanno un aspetto più familiare dei *…*, si finisce col notarli di meno.
    Laonde per cui, cara Georgia, la tua smania di farci vedere che sai scrivere in corsivo *vero* anche nei commenti potrebbe essere tempo perso :-)

  123. Sorella Emma, mi unisco ai complimenti del giovane, promettente don Marco: il suo è un commento davvero simpatico.
    Venerato Benedetto, con sincero sgomento apprendiamo dalla Vostra penna tuttavia mordace che gli inni paolini e le di lui epistole sarebbero in oggi collazionate sotto il titolo provocatorio di “parole dimenticate”. Sarà vero altrove, ma non in questi luoghi di puro sollievo e ristoro intellettuale, non è vero? So che Voi, per quanto disturbato da troppe letture allòtrie, concordate con noi.
    Georgia, quando uno lavora e fa lo zànza in rete, gli si concederà almeno un po’ di pedanteria non richiesta? Tu lo farai, almeno.

  124. @ Dott. (?) Celacanth

    Diese Herablassung zu Volksbegriffen ist allerdings sehr ruhmlich, wenn die Erhebung zu den Prinzipien der reinen Vernunft zuvor geschehen und zur volligen Befriedigung erreicht ist, und das wurde heissen.

    (la u di ruhmlich, la o di volligen e la u di wurde hanno la dieresi).

    Da studioso di filosofia, con stuolo di discepoli a quanto vedo, Lei conoscerà sicuramente la lingua tedesca. Qualora ciò non fosse, si rivolga a una qualsiasi persona di origini napoletane: in quella superba lingua c’è un adagio proverbiale, un po’ spinto se vuole, sa, l’antica sapienza popolare, ma che traduce in modo mirabile il mio pensiero.

  125. Ha ragione, Reverendissimo: dottrina e ortodossia, semper. Ma veda, di tanto in tanto qui in convento approda “gente strana”: giovani scapestrati, anarchici, atei, comunisti (Dio ce ne liberi!), e io, pur di avvicinarli e cercare di redimerli, giro con questi testi diabolici, pur sapendo che un giorno dovrò scontare chi sa quali pene. Ma il Grande Padre mi perdonerà, perché è tutto finalizzato a ricondurre all’ovile queste pecorelle smarrite.

    Suo giuseppe, benedetto.

  126. Giusy, io piu’ che pecorella sarei un po’ capra.
    poi ho commesso peccato grave perchè colpevole di automarkettarmi nell’ attività tanto trend dell’outing.

  127. Mag, io continuo a ritenere (col permesso di S.E.) che tu sia unica. Le cotte sono “cotte”, non si scappa, soprattutto quando si scopre di avere “qualità” in comune, come ad esempio fare outing.

  128. Emma per scrivere in corsivo nei commenti di NI non è difficile e non importa certo che io smanii per farvelo vedere;-) ce lo ha insegnato, con precisione, Jan a tutti ;-).
    Ad ogni modo la piccola discussione sugli asterischi a me ha interessato moltissimo e te ne ringrazio, senza di te e il tuo analizzarli come “Un tentativo di avvicinarsi al parlato” (non sarebbe mai nata ;-).
    Ringrazio anche alessandra e andrea per aver fornito le loro esperienze dirette (che poi ricercate con google danno altre informazioni) e qui la smetto perchè in fondo credo la cosa interessi solo a me ;-).
    Giovanni ti concedo (anzi auspico) sempre più numerose pepite pedanti, intelligenti e serendipiche che generosamente ti piacerà fornirci.
    georgia

  129. Egregio dott. Kant,
    il sottoscritto non si intende di filosofie. Sono solo un ingegnere di questo Ufficio Brevetti, e in questo periodo di magra dell’Inventiva nazionale – non ostante l’esecrando termine “creativo” insozzi ogni cosa, anzi forse proprio a causa di ciò – sono anche piuttosto libero di incombenze, al punto che mi diletto nello studio dell’Altro da me, scorrendo i commenti di NI.
    Benché con illustri precedenti (per esempio nell’Ufficio Brevetti di Berna), noi impiegati di questo Ministero spendiamo la nostra vita in queste stanze ratificando l’Inventiva altrui, senza sapere nulla di ciò che sicuramente sa lei, dott. Kant.
    Quindi la preghiamo di non esprimersi in tedesco, se pur quello era tedesco, e di non prendersi gioco di noi.
    Con osservanza

    Dott. Ing. Celacanth

  130. Riassumendo, siccome non posso dare cattivo esempio, do’ buoni consigli:
    1) per i paranoici della Verità letta in presa diretta:
    titolo= Tractatus Theologico-politicus
    autore= Benedetto Spinoza o Bento de Espinoza
    1edizione=Hamburg 1670
    ultima edizione=Bompiani 2001(versione integrale con testo latino a fronte). 765 pp.

    2) per la cara Emma, e per chi è interessato al sacro-laico
    titolo=Le religioni della politica
    autore=Emilio Gentile
    editore= Laterza

    3) per gli esoterici radical-chic caldeggio visita alle terme di Vals nei grigioni in Svizzera.

    perchè sarei unica? mi prendi in giro ovviamente.

  131. Carissimo Ministero, guardi che quella frase, in tedesco, glielo assicuro, contiene un complimento per Lei e per il Dott. Celacanth, altro che prendersi gioco di Voi. E poi, non faccia il timido, Ingegnere: non ci si può ingeniare se non si è un po’ filosofi. La turba tanto esserlo? E’ vero che mancano di spiritualità, ma col Vostro contributo indosseranno anche quest’abito: dovete capirli, e aiutarli.
    Con osservazione, suo Immanuel.

  132. No, sorella Magda, non ti prendo in giro: possiedi una buonissima dote di autoironia, merce sempre più rara purtroppo, e questo ti rende particolarmente cara.

    :-))

  133. Sai si dice che per conquistare una donna bisogna farla ridere.(Tramutoli dov’è finito?)
    Possibilmente prima, dopo, ma non durante.

    (avrei dei nanetti da raccontare ma dice Giovanni che è meglio evitare il personale)

  134. Magda, durante non mi permetterei mai di fare affermazioni del genere: ne va del mio amor proprio e, inoltre, ho già prole numerosa (di confratelli, sia ben chiaro). :-)

    A proposito poi dell’ufficio persone scomparse, sapresti dirmi, tu che conosci la rete (?) sicuramente meglio di me, che fine ha fatto l’Eccellentissima Sorella Temperanza? Qui da noi era moltissimo apprezzata e se ne sente la mancanza. Perché l’hanno mandata in esilio?
    Io prego mane e sera perché ritorni, anche a costo di votare una legge ad personam.

  135. Egregio dott. Kant, o se vuole, caro Immanuel,
    resto come sospeso su un filo teso tra due dirupi nell’attesa di conoscere il detto napoletano di cui lei mi indica l’esistenza, senza palesarmene la sostanza.
    Mi è venuto in mente: “a fess in mane ‘e creatur”, ma non è pertinente.
    Oppure “chitammuort”, ma che c’entra?
    Potrebbe essere ‘a fess e soreta”, ma anche qui saremmo al puro insulto, invece che all’arguzia, che altro non mi aspetto da Lei, vista la fama della legge morale che porterebbe dentro di sé.
    Altri detti al momento non mi vengono in mente.
    Dunque?
    Vorrei inoltre cortesemente precisare che, benché trovi lusinghiera la sua attribuzione di conoscenze filosofiche agli ingegneri, io non ne possiedo alcuna.
    Il durissimo e totalmente positivista Biennio di Scrematura della Facoltà di Ingegneria a suo tempo frequentata mi ripulì di ogni scoria filosofico-umanistica che ancora mi restava attaccata fin dai tempi del Liceo (si veda sopra).
    È logico che sia così.
    Come potrebbe un ingegnere, per esempio, dubitare filosoficamente della realtà delle cose?
    Oppure assorbire nozioni di metafisica che presuppongano mondi super umani?
    Oppure, peggio, soffermarsi sull’uso che si fa del linguaggio e sui suoi significati, invece di usarlo e basta?
    Guardi, ad esempio nei post di Magda, quanta inutile energia viene spesa nel brillante, ma futile gioco delle contraddizioni.
    Noi dell’Ufficio Brevetti ci teniamo alla larga da tutto ciò.
    Una rosa è una rosa è una rosa, si dice qui.
    Cordialmente suo

    (ing.) Celacanth

  136. Siete noiosissimi, davvero. E un po’ paranoici nonchè leggermente esaltati dalle vostre virtù (fittizie).

  137. Perché non vi trasferite in qualche chat a sfoggiare la vostra Kultur e a corteggiarvi come galline e polli? Che palle!
    Tra parentesi due o tre sono la stessa persona che fa botta e risposta con se stessa: tristezza…

  138. Per me la cosa davvero micidiale è che si commenti tutto di tutti e che si adoperi ancora l’aggettivo micidiale.

  139. Cara Emma, buona la battuta, direi un grande fratello più che un’isola dei famosi, età psichica 14 anni: giusto un tempo delle mele, remake ovviamente!

  140. Beh, cara noia, se cercavi una ragione per dare un senso alla tua giornata, mi sa che l’hai trovata. Non la si trova solo dal parrucchiere, come puoi ben vedere, ma anche qui: se non ci fossimo corteggiati come polli e galline, facendo sfoggio di Kultur (tu ne sai qualcosa, vero?), come avresti fatto ad accorgerti che non hai nessuno da corteggiare, né un pollo né una gallina?

  141. E in ogni caso, cara cara noia, la tua non è più né ironia né sarcasmo, solo insulto gratuito, dettato dalla frustrazione di non riuscire a strappare al tuo corpo un sorriso, anche stanco: gli insulti riservali ai tuoi simili. Tu sicuramente non hai mai avuto quattordici anni.

  142. egregio giovanni,
    siete( o siamo, “ma no io no!”) arrivati a ben 167 commenti; e mi duole far presente che Eva e il suo libro sono scomparsi dalle scena da più di cento commenti. Vorrei tanto capire di cosa si sta dibattendo da giorni; sono troppo ignorante per comprendere il senso dei vostri acculturatonanismi – potrebbe gentilmente postarne una sintesi del tipo allegro Bignami per licenza media?

    la ringrazio in anticipo
    cordialmente

  143. Ecco, ora va meglio, sto studiando come si accende l’aggressività in rete…è singolare che tu attacchi immediatamente pensando sia femmina, molto interessante, ora vado a fare sano jogging, buona continuazione a tutti.

  144. Noia, il “cara” parafrasava il tuo “para” (“non hai nessuno da corteggiare, né un pollo né una gallina”, ricordi?). Torna presto, ti prego, e deliziaci con uno dei fluviali riassunti a puntate dei libri che leggi. Ti assicuro che qui c’è una tua devota allieva che freme.

    Adieu, pour moi. Tu es vraiment fort, très fort.

  145. Gentile Petrelli,
    mentre mi unisco in ritardo a chi lodava la perizia tecnica esibita ma non ostentata nel tuo Molokh II, risponderei che non è cosa nuova se, in n’importe quel blog, il post originario è solo pretesto per chiacchiera varia. Dev’essere successo che i commenti siano risultati più ragguardevoli dello spunto iniziale. Magari è anche questo il caso. Tu, per esempio, che dici? In quanto a me, posso ribadire soltanto che il libro di Clesis è meritevole, come già dissi, senza ancora specificare i perché e i percome, dell’esordio di Zangrando.

  146. su come si accenda l’aggressività in rete non c’è nulla da studiare, è così palese …molto più interessante sarebbe riuscire a capire come fare per spegnerla, ma credo che quello non interessi a nessuno, anzi.
    La cosa *bollente* (voglio che gli asterischi vi portino il verbo fuori dal testo, come un intruglio che bolle veramente e pure brucia chi lo tocca) che riscontro sempre di più è la facilità con cui ognuno di noi riesce a vedere in tempo reale la “stupidità” degli altri e quanto la cosa lo innervosisca perchè ne avverte come un sotterraneo pericolo di contagio, ma che poi nessuno di noi riesca mai a vedere la propria stupidità che è speculare e altrettanto pericolosa e innervosente.
    Per questo diventiamo sempre più aggressivi.
    Se realizzassimo, una volta per tutte, che vedere la stupidità degli altri (cosa che ci illude di essere molto migliori) non richiede poi una gran dose di intelligenza forse reagiremmo con meno enfasi;-).
    Far notare la stupidità (propria e altrui) è utile solo se diventa una denuncia politica altrimenti … suvvia un po’ di allegria che i commenti non è obbligatorio leggerli, corteggiarsi in rete è carino se non si ha al momento altro da fare e soprattutto che non è obbligatorio essere sempre Ostinatamente e Tetramente OT.
    Ho trovato una valanga di cosucce interessanti sugli asterischi che … però non vi dico altrimenti poi mi date fuori di testa.
    Qui *nevica* e *tira vento*
    geo

  147. ebbene, credo siano un po’ eccessivi 200 commenti che non parlano di niente, o al contrario che parlano di tutt’altro. saranno pure divertenti, alcuni di questi sono brillanti, picevoli; se ne deduce la presenza una ventina di persone molto abili con un hobby “disimpegnato…”

    comunque egregio, le confesso che la preferisco sugli scudi…

  148. Petrelli, se non si dovesse lavorare per far sì che questo benedettissimo (non Voi, venerato confratello) Pil cresca più del ridicolo 0.2 di quest’anno e del 2003, ci si produrrebbe in una spettacolare e graficante decostruzione di almeno una fra le tue lasse ultime. Sarebbe codesto stare sugli scudi, come tu con garbo àuspichi? Forse, ma appunto, oggi non si può. Magari un altro giorno, se pure interessa.

  149. no egregio, né mai auspicherei una simile manna, anche perché al contrario questo vorrebbe dire che qualcuno mi considera all’altezza di essere decostruito; e magari qualche caro amico redattore di cartacee metastasi mi permetterebbe di uccidere (anch’io) qualche lettore, o mi stipendierebbe, intendo, sempre allo scopo di sfruttare le competenze specifiche derivanti dalla mia incontestabile quinta elementare. Giovanni se ci fosse il tempo bisognerebbe decostruire le opere importanti dei poeti veri: ad esempio prendere il povero Zanzotto(povero non perché sia morto, specifico) e fare tutto il lavoro di analisi testuale che i grandi critici da decenni evitano per paura… altro che ap! – a 21 anni mi accontento di una pacca sulla spalla, e di un “vedremo caro…” nel sentore che non sia una presa da tergo!

  150. No caro amico, non sono d’accordo, parli da uomo ferito. Se c’è un poeta studiato fino all’inverosimile e, consenti, anche oltre il suo merito, è giusto lo Zanzotto. M’avessi detto Ceccardo o Fazio degli Uberti, già t’avrei dato più retta. Ma Zanzotto, con quel Meridiano imbarazzante e mortifero di qulache anno fa, meglio lasciarlo stare in pace, che tra l’altro è così dolce e cagionevole in salute, sant’uomo che non è altro. In quanto a te, certo che devi leggere ancora molto: ma sei così giovane, dannazione, che potresti pure non fare (quasi) altro. E poi, magari e con nessuna fretta, tornare a scrivere.

  151. Abbiamo trasmesso in mondovisione l’arte dell’otium telematico.
    Già che ci siamo, possiamo sempre tentare, alla Marzullo, di farci delle domande inevase da millenni o da pochi giorni e darci delle risposte.
    Una sorta di Abecedario Deleuziano senza successione alfabetica, cosi’ randomanticamente.
    Poi si conderi anche che si sono toccati temi per altro molto importanti come il rapporto fede-ragione, sacralità laica e cattolica, sessualità femminile, letture non codificate in linguaggio scritto ma sintomale, simpatie e affinità epidermiche di seri recensori, sincretismo, divulgazioni su mete esotiche…..e dove lo trovate un unico posto che riunisce sincronicamente uno spettro tanto vasto e diversificato di argomentazioni declinate in cifre stilistiche mutanti dal tragico al comico, dal serio al criceto, da dotto al mammolo?

  152. Caro Dott. Celacanth, devo una risposta alla sua cortesia e attenzione, anche se, vista la temperie ultima, si sarei guardato anche dall’intervenire. Non conosco la lingua napoletana, se non per barbagli, ma il senso del proverbio è più o meno questo: “vedi se si può essere così stupidi da litigare per una zucca, in un campo pieno di zucche”. Ora, se le va, lei può sostituire alla parola zucca il sostantivo che ritiene più opportuno, ma credo che il senso non cambi. Ritengo inutile, lei converrà, disquisire di filosofia; mi permetta, comunque, di farle notare che forse, e ribadisco forse, il suo rifiuto della metafisica (quella tradizionale, come ben sa, avevo già cercato di eliminarla io) derivi dal fatto che non riusciamo in nessun modo a staccarla dal fondo etimologico su cui si staglia. Io credo sia, o possa essere, anche altro (di ontologie non metafisiche è ricca tutta la tradizione novecentesca): basta intendersi sul significato che noi, oggi, vogliamo dare al termine. Mi fermo qui, purtroppo, per motivi ovvi, ma me ne dispiace, perché dialogare con un positivista convinto quale lei è – un po’ un mio allievo alla lontana, me lo concede? – è sempre un piacere. Spero non mancheranno, e non mancheranno, ccasioni, sempre che lei ne abbia voglia. Mi tolga una curiosità, piuttosto, poi le racconto cosa mi è successo poco fa, immaginando possa interessarle (visto che lei, opportunamente, parlava di senso e legge morale – e di ciò la ringrazio): lei per caso è originario di Tash-kent? Sa, gli abitanti di quelle nobili e tolleranti terre mi sono particolarmente simpatici. Mi piacerebbe che lei fosse di quelle zone.
    Il racconto (ne faccia l’uso che crede).
    Poco fa sono entrato in una birreria, qui nella vecchia Città dei Re; il locale era affollato: gli avventori ridevano, scherzavano, si prendevano bonariamente in giro, in una parola forse si divertivano. Ho pensato che qualcuno, mettendo un po’ in ridicolo magari una cultura di buon livello, riusciva per un momento, chi sa, a tenere lontani problemi anche gravi. L’ambiente poteva anche non piacermi, ma era un locale pubblico; ho aperto la porta e me ne sono andato, avendo ben altro per la testa. Mi sono guardato bene, però, prima di uscire, dal definire (non l’ho neanche pensato) gli avventori come dei minus habentes e dei mentecatti, solo perché gli argomenti di cui discutevano (o il modo di discuterli) non erano di mio gradimento.
    La saluto, caro: lei mi costringe a fare una delle ultime cose che mai avrei immaginato: rivalutare un ministero. Cordialità.

    P.S.
    Il passo in tedesco era tratto dalla Metafisica dei Costumi. Inutile tradurlo: se uno lo legge due o tre volte, anche senza conoscere la lingua, ne capisce il senso.

  153. egregio,
    io è proprio a quel meridiano che mi riferisco: non decostruisce, appena suppone timidamente – per il resto – non ho letto tanto
    e comunque anche ne avessi 90(di anni), avrei tanto lo stesso da leggere prima di scrivere, o solo per aprire la bocca poi, figuriamoci. forse e solo colpa della mia Lecce, che opprime, e rende invisibili, e polemici. (l’attore si scusa per la bassa retorica e la finta ostentazione, china il capo.)(poi tace).

    (poi conclude con la bombetta in mano piena di letame)
    No, non ci sto giovanni – ma quale UOMO(ferito)?!-
    – sono solo un fanciullo triste che piange. Perché tu mi dici poeta? Io non sono.. poeta..

  154. ecco, attento a non far la fine di corazzini.
    ai ragazzi diggiù piace lu regghe: ‘partono i treni carichi da Lecce/nella valigia lacrime e amarezze’ (SSS).

  155. leggendo l’episodio da lei vissuto come un ammonimento per la ia persona, davvero non vorrei, dott. kant, che lei avesse equivocato e scambiato un’ammissione di rozzezza e incompetenza filosofica, per la pretesa di saperne di più o, peggio, per disprezzo dei vostri saperi.
    ripeto: il Biennio di Ingegneria è un’efficacissima trafilatrice di ingegni e l’averlo frequentato mi ha, per così dire, formattato in un certo modo, me e i miei colleghi dell’Ufficio Brevetti.
    per questo motivo non non possiamo far altro che dire e ridire, che una rosa è una rosa è una rosa, che è come dire che una cosa, eccetera.
    non sono mai stato a Tashkent, anche se mi piacerebbe molto, ma come ingegnere non riesco proprio a fidarmi dei voli dell’Aeroflot.

  156. Caro Ingegnere, le devo il mio (ultimo) intervento: se legge con attenzione lo scritto precedente, si accorgerà che il resoconto della mia, chiamiamola avventura, nella birreria, era tutto fuorché un ammonimento alla sua persona. Le cordialità, che le rinnovo, sgombravano il campo da ogni dubbio. Saluti a lei e a tutti gli ospiti di queste pagine.

  157. non Kristian, non farò la fine di corazzini, è morto troppo giovane.
    Io punto a compiere i 33 prima di una qualsiasi dipartita.

  158. Errore, gli ingegneri sociali raggruppano tutte queste competenze.
    ma un post sulla fine e nuovo inzio non lo fa nessuno?
    MAGDA

  159. Sono un grandissimo poeta, anche se voi non mi conoscete ancora, ma vedrete che, se non mi cancellano questo capolavoro, da domani tutti gli editori faranno a gara ad accaparrarsi i miei inediti, e io finalmente sarò ricco e famoso. Vi ringrazio per la collaborazione involontaria, e ringrazio la mia buona stella che mi ha fatto capitare per caso da queste parti. In particolare ho tratto ispirazione da un paio di interventi che sono una vera miniera: credo che ne trarrò, questione di giorni, anche il mio primo romanzo. Spero solo, adesso, che il submit comment non faccia saltare la disposizione dei versi, sarebbe un vero peccato, soprattutto per i giovani poeti in erba qui presenti, non potersi confrontare col mio genio nella pienezza della sua espressione. Comunque, ammesso che lo stratagemma regga alla prova del computer, potete individuare i versi dal fatto che iniziano tutti con la maiuscola. Se pensate poi, e qualcuno lo sta sicuramente pensando, dài, che sono un esaltato e che deliro, non sapete il resto: sono anche handicappato, minorato psichico, ho sangue ebreo nelle vene, sono praticamente comunista e, dulcis in fundo, sono anche omosessuale.

    Naufragio di maratoneta con spettatori

    Fidippide,
    Eterno podista di corridoi e sentieri privi di speranza,
    Il narcisismo che trasudi da ogni fibra
    È l’acido solforico di te stesso,
    Svapora ogni umano sembiante (ormai
    Irrintracciabile) in microbolle di nulla
    Fatte di ritagli di giornale, di frasi e di pensieri
    Estrapolati dai libri, senza requie, di ore e ore,
    Se non di giorni, passati a consultare repertori,
    Biblioteche, ciclopedie, breviari,
    Per preparare il tuo calligrafico compitino,
    Lo scritto da consegnare allo stupore attonito
    Degli ospiti muti della rete: e questo vuoto,
    Fatto di parole senza sangue, senza vita,
    Lo spacci per superiore oggettività del tuo sguardo,
    Degna epigrafe, davvero, dell’opera in fieri
    Di un superuomo da ipermercato,
    Da svendita all’ingrosso di frattaglie,
    Di rottami di senso, tra cui solo per sbaglio,
    Per un oblio del caso, un tuo pensiero ha luce.
    Che desolazione, che povertà di spirito il tuo mondo:
    Non una risata, un grido, una lacrima, una caduta,
    Un accenno di pietas, un sentimento,
    Non una briciola di quel sapere che, quando è vero dire,
    E dico dire di uomini che vivono,
    Umile o grande che sia, scientifico, umanistico,
    Razionalista, mistico, idraulico, ermeneutico,
    plebeo, svaccato, divertente, tronfio, ipertrofico,
    Clemente, seminarista, idiota, di guado, di corrente,
    Di fortunale, di bonaccia, di albero, di bimbo,
    Di grido, di rabbia, di preghiera, di pugno chiuso,
    Di copula, di strazio, di risa, di dolore, di abbandono,
    E’ sempre un dire all’altro, un andare verso l’altro,
    Un riconoscersi nell’altro – specchio
    Dell’umana finitudine, con tutte le sue altezze,
    Con tutta l’inevitabile miseria.
    Che tristezza, il tuo mondo, a immagine e somiglianza
    Del tuo volto, che solitudine immensa
    La tua foto: guardala: ti si vede in primo piano
    In uno stadio, che osservi, compiaciuto
    Della tua distanza – sei lì per motivi di studio,
    Lo sappiamo – la folla che grida, la fiumana plaudente
    Il dicane di turno. Ma era solo un miraggio
    La tua lontananza, solo il riflesso sbiadito
    Dello scatto maldestro di un fotografo in erba:
    Tu sei proprio lì, tra svastiche e croci uncinate,
    Ed è difficile capire, in quel mare di nulla,
    Se muovi le braccia osannante al richiamo del coro
    O chini il capo in un ultimo soprassalto di decenza.

  160. Bravo a vasco pasolini! Sei il nuovo che avanza della poesia italiana.

    “Clemente, seminarista, idiota, di guado, di corrente,”

    Splendida l’allusione a rebora….. o forse è mastella il chiamato in causa. In queste ambiguità sta la forza dei tuoi versi.

  161. Amata sorella Magda di Vostro Cuore,
    bene fate a richiamare all’ordine il fratello separato Benedetto Giuseppe. Già fu indotto in tentazioni extradottrinarie dall’ottimo testo di Clesis, Voi avete instillato in lui un germe ribelle d’alltronde già forse ben presente. Non riusciamo a raccapezzarci della situazione e, costretti a lasciare il seggio vacante per qualche giorno, temiamo forte la sua dipartita definitiva.

  162. Reverendissimo Padre! Sorella Magda! Che piacere risentirvi.
    No, niente dipartita, solo questione di sopravvivenza: devo consegnare dei mobili, assolutamente entro stasera, e sto lavorando come un dannato (oddio!). La sauna, sorella? E chi non si farebbe lessare nei posti da lei descritti, magari dopo essersi cosparsi il corpo con succo di limone: ci si può anche leccare, in quel caso, oltre che lessare. Vi lascio, ora, ma siete sempre nei miei pensieri (nelle mie preghiere). Appena posso sono da voi: intanto oro et laboro, fedele alla regola del mio nobilissimo omonimo norcino (non quello dei salumi, dico, ma l’altro, l’altro). Spero almeno di riuscire a trovare il tempo per farmi tradurre la frase in tedesco del famoso saggio (ma se era tanto saggio, poi, cosa ci faceva in quei luoghi di perdizione che sono le birrerie?). Oltretutto non posso contare nemmeno sulla presenza della mia bambina, in meritata breve vacanza dopo tanto studio con la sua rev.ma madre. A presto, mie guide. Miei beni.

  163. Sorella Magda, non vedevo l’ora di finire di montare (i mobili) per fare un augurio lungo un anno a Lei e alla sua bambina.
    Un bacio ad entrambe. :-) :-)

  164. @ S.E. Giovanni

    Padre, i migliori auguri per il nuovo anno. Mi raccomando: tenga sempre alto il…PIL. :-)

    Suo devoto Giuseppe Benedetto.

  165. Giuseppe mentre tu montavi i mobili, io subivo in tutti i botti e festeggiamenti di una folla romana esagitata!
    (da quando ho pensato di setacciare N.Y. in 4 giorni, non potevo che avere la brillante idea di percorrere tutta Roma in una notte, questa notte).
    Bella piazza della Repubblica a modi tecnoparty psichedelic-rock e anche la vivacità della gente estesa in maniera cosi vistosa(150.000 cantanti e festanti sono sicuramente uno spettacolo).
    Mi è pure sembrato di vedere un somigliante a Lello Voce sull’ intercity Mi-Roma….. visioni prebotti forse.

  166. Sorella Magda, bentornata e bentrovata! Ho letto altrove delle sue vicissitudini romane e devo rimproverla, mi consenta, in quanto poteva benissimo dare a noi l’anteprima. Mi auguro abbia trovato almeno un po’ di tempo per visitare i luoghi dove Lui si aggira, solitamente: ciò la scuserebbe, anche se solo in parte.

    Sempre da altre fonti, poi, mi giunge notizia della sua conversione – un vero e proprio triplo salto mortale carpiato – dal suo amato Spinoza a Martin Heidegger: effetti e visioni del suddetto viaggio? Una buona lettura, comunque, ardua quanto basta, ma tale da permettere, qualora se ne presentasse il caso, di ritirarsi in buon ordine sulle consuete rive. La mia bambina – tornata anche lei da una breve vacanza – mi dice, comunque, che tra “Essere e tempo” e “In cammino verso il linguaggio”, o tra Essere etc. e gli scritti posteriori sulla poesia e il linguaggio, sono disseminati così tanti conventi e monasteri da costituire un vero e proprio abisso di vocazioni.
    Suo devoto. In assenza di S.E. possiamo anche permettercelo, via.

  167. Un dubbio atroce m’assale: ma CROF (soprattutto) e l’ALLEVATORE avranno un pensatore di riferimento? Qualcuno che gli scrive i copioni o gli prepara almeno il canovaccio? Ah, saperlo, saperlo. Butto lì un’ipotesi, non un nome, ma un’intera scuola filosofica: il bagaglinismo.

  168. Heidegger è l’agente dell’angoscia esistenziale presso gli umani contemporanei,veneratore della morte come momento piu’ alto e vero della vita, è un mistico fondamentalmente, che usa piu’ di Husserl, la liturgia, il mistero e l’esoterismo,l’ho portato in viaggio a Roma , ma non l’ho letto ovviamente, perchè presa dall’epicureismo e dalla goliardia.
    Distratta dalle dinamiche sociali che scaturiscono su quel palcoscenico tanto particolare che è il trenoin corsa.
    L’incontro di privatezze e individualità mentali tanto esasperate, con la vicinanza fisica forzata dall’angustia dei posti a sedere sui treni, esplode in situazioni paradossali ed esilaranti.
    Per esempio, ti senti tutti i cazzi degli altri, che nel momento topico delle festività, si telefonano, si insultano, insomma tutti se ne escono in una forma di outing collettivo, tipo orgia lacaniana, parlando di affetti, affari, pulsioni, fanculizzazioni, pettegolezzi dando poi del lei con bonton al vicino di posto:
    “Ciao, si sto andando a Roma e non rompermi e non cercarmi piu’, testa di cazzo che non sei altro! e vai a cagare oggi e per sempre!”.
    poi si rivolge alla vicina snob milanese-borghese-stronza, che lo guarda allibita e schifata (tipo la pottana industriale di mimi metallurgico) dicendo:
    “scusi, le spiace se scambiamo i posti?”

    Poi il capotreno che con tono da Squallor migliori annate, si avventurava in annunci tra il nazionalpopolare e il dislessico, con conseguente presa per il culo collettiva….
    Esempio:” sono il vostro capotreno, vi annuncio che questo treno numero…ehm..si direzzionerà fra qualche tempo verso la stazione di …e arriveremo a Roma invece,,,verso, pero’ se non ci saranno ritardti…comunque, buon anno a tutti”
    Nel frattempo la compagnia di ragazzi goliardici che stava facendo casino da sempre per cui era impossibile non ridere, urtava l’intellettuale di turno, che sembrava Voce, intento a leggere TUTTE le pagine di repubblica e poi un libro.
    puoi immaginare agli annunci del capotreno dislessico come possano avere reagito, causando un’ammutinamento da stadio.erano giusto 25 anni che non frequentavo piu’ l’atmosfera goliardica e dei treni.
    Dico questo perchè, agli autori di rai tre, potrebbe venire in mente di considerare seriamente il treno come ambientazione palcoscenica e teatrale, come fece Nanni Loy genialmente anni fà.
    un grande fratello molto piu’ divertente, esilarante, detonante.
    Avrei voluto seguire quei pazzi di ragazzi che per altro al telefono dicevano:”stiamo andando a Roma a cenare poi torniamo, cosi per fare la cazzata dell’ultimo dell’anno”
    Che appunto stavo facendo pure io……

  169. @ gb: Siete i soliti intellettuali. Il vostro snobismo vi impedisce di apprezare le implicazioni antropologico-culturali e politico-sociali che caratterizzano il nostro onesto lavoro, che, peraltro, riscontra un successo tra il pubblico, fenomeno che a voi risulta sconosciuto e misterioso.

    Cordialmente, Pippo Franco

  170. Apprezzare, pardon. (specifico, perchè con voi intellettuali commettere errori può dar seguito ad una lunga seria di equivoci concernenti la mia possibile ignoranza della lingua in questione, ovvero quella italiana)

    Con rinnovata cordialità,

    Pippo Franco (quello di: “mi scappa la pipì papà”, incipit del quale nessuno di voi si è mai curato di mettere in risalto la forza del gioco di assonanze ed allitterazioni tipico delle avanguardie del 900, siccome il contenuto evidentemente di protesta del testo tutto)

  171. Fratel Pippo, lungi da me l’idea denigratoria o intenti snob, anzi. Mi sono permesso di citarLa (citando la nobile scuola a cui Lei appartiene) perché non riuscivo a trovare, riguardando tutto l’arco di sviluppo del pensiero occidentale, una fonte altrettanto significativa a cui Lauro Croft potesse essersi ispirato, nel momento in cui consegnava al futuro la sua sintesi epistemologico-ermeneutica di portata abissale, quella contenuta nel semplice, sublime 200. E messo lì, subito dopo il 199!! Ma ci pensa?

    p.s.

    Rimango un Suo ammiratore, sempre. Noi falegnami, per il lavoro abbastanza statico che spesso siamo costretti a svolgere (ore e ore in piedi dietro un banco), abbiamo spesso bisogno di lassativi: Lei non sa quanto siano stimolanti i suoi poemi, caro.

    Riverisco

  172. @gb: Frate mio rispett.mo, mi duole rimembrarle i chiari intenti denigratorii del suo commento, nel momento in cui chiamava in causa la nostra stimata scuola di pensiero. A mio avviso lei il falegname lo fa per hobby ed è stitico per natura e statico per scelta. Ma a tutto c’è rimedio, per fortuna. Ho poc’anzi sentito Oreste Lionello, anch’egli molto addolorato per il tono con il quale lei ha disprezzato la nostra scuola filosofica. Pamela Prati, già depressa ha avuto un profondo peggioramento. La nostra prossima puntata è messa in pericolo dalla sua lingua biforcuta che più che quelli del popolo, usa i toni dell’alto clero reazionaro.

    con moderato ma convinto progressismo,

    vostro Franco Pippo

  173. Amatissimo fratel Pippo: prendo atto delle sue lamentele e, poco cristianamente, poco me ne cale. Piuttosto, caro, visto che ho particolarmente a cuore le sorti della Pamela: credo di avere per le mani il rimedio giusto, la mandi nella mia bottega e le giuro che gliela rimetto a nuovo.

    p.s.

    A proposito delle sua basse illazioni: guardi, caro, che nella mia bottega anche le pialle e le seghe cantano l’Internazionale. Lei capisce? Io e tutti i miei confratelli, ad esempio, eravamo a Genova quel certo dì: voi convinti e moderati progressisti, dove eravate? A Capalbio? Insieme alla Lionella ad un pranzo di lavoro bevendo acqua Fuggi?

  174. “A differenza dell’abile autore di Fazi, Eva Clesis è però una ragazza sul serio”

    e io che sarei, scusa? oddio, c’ho il pisello e manco me ne ero accorta!

    i commenti a questo post sono di un maschilismo che fa paura. nemmeno ruini e e il cardinale giacomo biffi messi insieme sarebbero capaci di tanta mediocrità mascolina.
    buona vita e buon rosicamento.

    m.

  175. Sorella Melissa, ma con chi ce l’ha? Non con me, spero. Io mi permetterò di parlare di lei o della Clesis (come scrittrici, s’intende) solo quando avrò letto i parti del vostro ingegno: e, per il momento, non mi ritengo ancora all’altezza, per mancanza di strumenti di analisi adeguati, a cotanta opra. E poi, mi consenta, perché scambiare lo svaccamento prenatalizio e l’ironia per maschilismo? Perché scomodare quei povericristi di biffiruini con una tiratina degna del migliore o peggiore femminismo d’antan? Non vorrei pensare male, mia cara, immaginando che, come spesso succede in questo paese da operetta, quando ci sarà da scendere in piazza per difendere i diritti delle donne e la laicità dello stato contro tutti i biferi e le rune che li assediano, lei magari (spero proprio di no!) se ne starà a casa a spazzolarsi i riccioli. Non lanci accuse generiche che, in un contesto come questo, lasciano il tempo che trovano perché completamente fuori luogo. Se qualcuno l’ha offesa, indirizzi a lui/lei le sue rimostranze e lo/la mandi affanculo.
    In attesa di leggerla, riverisco.

  176. non sono Melissa ovviamente, ci mancava che quella plasticona della Neri facessa anche il film.
    Non sopporto piu’ alcun tipo di volgarità…ovunque si parla proprio di tutto tranne di cose che producano bellezza.

  177. Sorella Magda, buona sera. Sono d’accordo con lei sulla volgarità in generale, ormai parte preponderante della struttura e dei tessuti di tutto ciò che ci circonda. La cosa più volgare di tutte (nell’accezione scatologica e non etimologica del termine) sa qual è? La pretesa di dare lezioni di moralità e di cultura utilizzando le stesse armi e le stesse pratiche che, solo apparentemente, si dice di voler condannare. Basta scorrere l’elenco degli interventi a uno qualsiasi dei post, per accorgersene. In uno, ad esempio, una donzella accusava il poeta postatore di arroganza, di insipienza, di ignoranza, e tutta NI di essere una specie di covo di idioti: fermo restando che, ad una lettura anche sommaria di ciò che era stato pubblicato, l’accusa risultava in sé ridicola, ebbene la donzelletta al succo di pomodoro inveiva con tanta tracotante sicumera, con tanta arroganza e presunzione che avresti fatto un monumento agli accusati anche nella improbabile ipotesi che l’accusa fosse fondata. E’ questa la volgarità: la stessa di chi ride e spernacchia uno che ha letto un libro e si prende gioco delle conclusioni a cui la sua analisi arriva, senza aver mai letto il libro in questione e senza minimamente conoscere l’autore. Lei ha ragione, cara, la vera volgarità è l’ignoranza, non lo sberleffo che vola nell’aria e che svapora al primo accenno di sorriso: l’indocta vulgaritas non svapora nemmeno se immersa in un ettolitro di candeggina (o di buone maniere).

    La saluto, sperando di averle regalato una piccolissima goccia di bellezza (sarebbe comunque merito di mia figlia, che mi suggerisce tutto ciò che scrivo; quasi tutto: le cazzate sono mie).

  178. ma di quale ignoranza parli?
    io parlo di quella che calpesta la presenza di spirito, della miopia in generale.
    Io dagli ambienti troppo specialistici mi tengo bene alla larga, quindi anche da quelli letterali.
    Pero’ di tanto in tanto c’è chi cane sciolto, battitore libero, si eleva in una forma di trasfersalità quasi angelica.
    Questa maniacale attenzione alla purezza mi porterà al delirio, me lo sento.

  179. E’ la contraddizione tra la necessità di crearci categorie di pensiero-giudizio e l’esigenza di liberarcene.
    Quindi queste due istanze vengono applicate in forma diacronica con criteri rispondenti a “due pesi e due misure” a secondo se si applicano a noi o agli altri.
    Perchè anche io pongo limiti nel valorizzare categorie etiche.
    E’ il terrore di uscire da se’…..è economia neuronale.

  180. io stare a casa a spazzolarmi i riccioli? le ricordo che i miei capelli sono corti e lisci.
    e comunque no, non sono fatta per stare a casa.
    la sua certezza riguardo a ciò sarà più o meno distrutta diciamo fra…54 giorni 17 ore e 15 minuti.
    io non ho mai lanciato accuse generiche. io non ho mai lanciato accuse. mi sono sempre difesa dalle accuse più o meno generiche degli altri. compresa la sua.
    dire che i post trasudano maschilismo non è un’accusa, è una constatazione.
    ma se lei la percepisce come un’accusa, allora il problema non è più mio, ma suo.

  181. Carissima sorella Melissa, mi dà grande gioia sapere che lei ha i capelli lisci e corti; sa, devo confessarlo, anche se con un po’ di vergogna, a me le ricciolute non sono mai piaciute troppo (conseguenza di un trauma infantile, immagino). Mi dà ancora più gioia, oltretutto, sapere che abbiamo le stesse aspettative in merito ad una certa data e che forse, tra le tante possibili, coltiviamo la stessa speranza. Bene, direi. Un po’ più difficile, invero, mi riesce capire quale accusa, o offesa, io le abbia mai mosso, dal momento che mi sono limitato a dire che, personalmente, parlerei di uno scrittore/scrittrice solo a lettura ultimata, e ben ponderata, dei suoi testi. Col termine maschilismo allude per caso al clima che si è creato in questo post? Se rilegge tutti gli interventi (e, detto senza ironia, uno scrittore potrebbe pure trovarci materia per un racconto), salvo due o tre interventi di cattivissimo gusto, almeno a mio modo di vedere, tutti gli altri erano conformi ad un contesto di generale, bonaria presa in giro reciproca – di se stessi, della propria cultura, delle proprie fisime, della propria intelligenza e del suo rovescio – innescatosi con naturalezza nel momento in cui ci si è accorti che solo S.E. Don Giovanni aveva cognizione del libro della Sig.na Clesis. Succede anche questo, in codesti luoghi: e ben venga, serve a farsi una sana risata, senza perdere mai di vista l’orrore umano e culturale che ci circonda e contro il quale tutti, intellettuali o meno, siamo chiamati a schierarci. E tutto questo sarebbe maschilismo? Non so, veda lei.
    La saluto cordialmente, e le auguro di scrivere libri all’altezza delle sue aspettative.

  182. “Ragazze interrotte, ragazze p*****e, ragazze lolite, ragazze intellettualoidi… ecc. ecc.: ce n’è per tutti i gusti, come a una triste fiera della “carne stampata”. ”

    mi riferivo a questo, postato dal tale Giuseppe Iannozzi.
    se si è donna e si è bestsellerista, la vita è parecchio dura caro il mio gb.
    se un uomo vende tanto è un cretino che sa fare bene marketing.
    se una donna vende tanto o è perchè ha fatto pompini al suo editore o perchè ha scritto di sesso.
    se un uomo vende poco è un genio.
    se una donna vende poco non è stata abbastanza zoccola.
    questo è quello che si pensa, soprattutto se si circola in posti come nazione indiana.
    non passa mai per l’anticamera del cervello che se un libro ha venduto tanto vuol dire che è piaciuto e c’e’ stato il passaparola e se invece ha venduto poco è perchè ha fatto schifo?
    non basta parlare di sesso ed essere donne per vendere.
    Paul Auster vende.
    Josè Saramago vende.
    Stephen King vende.
    quanti scrittori italiani (perchè solo gli italiani sono capaci di cotanta mediocrità) dicono che il vero genio è colui che vende poco? Che bugia è mai questa?! Se decidi di pubblicare le tue opere è perchè vuoi comunicare, e più comunichi, più sei gratificato. Più vendi e più il tuo lavoro è stato ripagato (non parlo in termini economici). Quindi, quando uno scrittore che vende 10 copie viene a dirmi che non valgo un cazzo perchè vendo 2.500.000 di copie, e che quindi i miei libri sono cultura di massa, non posso far altro che sorridere compiacendomi della sua insulsaggine. Dicono che i geni sono incompresi perchè sono loro ad essere incompresi, soprattutto a se stessi. Che alibi di ferro, che hanno!
    non sto parlando a te, gb, non essere, suvvia, così egocentrico. parlo al popolo indiano.
    e per favore, non darmi del lei che ho l’età di tua figlia.

  183. si e poi sto gb va sempre piu’ somigliando al suo amico, che come da buona tradizione cortigiana, se gli conviene t’ingrazia e se gli rispondi picche t’insabbia.
    Abbiamo fatto tanto per la parità dei sessi, e adesso ci troviamo gli uomini parificati alle perpetue di don Abbondio.
    Bencistà.

  184. Sorella Magda, ce l’ha anche lei con me? Deve essere la mia giornata fortunata, visto che in un altro loculo qua sopra mi hanno fatto a pezzi. Ma vi perdono, cari, del resto questo è il mio mestiere. Mi consenta, comunque, di farle notare che il mio post di ieri sera, letto attentamente, era né più né meno che un sostegno alla sua tesi, che condivido, contro la volgarità in generale: non aveva nessun altro fine, lei dovrebbe conoscermi ormai. Mi tolga una curiosità piuttosto: chi è il mio amico? il divino unto dal Nostro, ma liftato e smaltato dai suoi zerbini, o S.E. Giovanni? Nel primo caso lei offende le mie seghe e le mie pialle quartinternazionaliste; nel secondo, sono onorato dell’accostamento. Sono onorato anche, come maschietto, di essere “parificato” alla perpetua di don Abbondio: lei è l’unica, finora, che ha saputo valorizzare la strabordante parte femminile della mia personalità, che a stento riuscivo a tenere celata e sotto controllo. La ringrazio. :-)

    Quanto a te Melissa (ma non credo tu abbia l’età di mia figlia, che ha solo otto anni), sono d’accordo, per davvero, con molto di ciò che dici. Solo, ti chiedo una cortesia: ti prego, non accostare il mio amato Saramago a stefano incoronato: mi sa che fanno due mestieri molto molto diversi. Grazie, cara, alla prima occasione leggerò il tuo libro. Senza paraocchi e con molto rispetto, come faccio ogni volta che apro un libro di chicchessia. Te lo prometto.

  185. stephen king, grande bestesellerista, grande incompreso.
    saramago è tutt’altra cosa, certo.
    ma se mi permetti anche dan brown è tutt’altra cosa rispetto a stephen king.
    non sono una che crede nei generi letterari.
    credo nella buona scrittura, nella capacità dello scrittore di emozionare il lettore, di qualsiasi emozione si tratti.
    e stephen king emoziona, emoziona eccome. e sa pure scrivere.
    solo che lui parla di mostri, mentre saramago no.
    e questo, forse, te lo rende un po’ antipatico.
    ma i mostri di cui parla, non erano forse i mostri che avevi da bambino e, forse, i mostri che hai ancora oggi?
    chiunque riesca a parlare della roba marcia che abbiamo dentro è un grande scrittore, anche quando fa splatter (ma non è questo il caso di king).
    piccola parentesi, ma doverosa.

  186. bravo gb,
    ognitanto qualcuno capisce che l’unico modo per disarmarmi è la dolcezza, a cui non so resistere se esercitata autenticamente.
    ciao.

  187. Magda, al di là di ogni finzione: ti stimerei anche se mi mandassi affanculo. Non ti conosco di persona, ma è l’autenticità umana che trapela da ogni tuo intervento, condivisibile o meno, la base della mia stima.
    Ciao, buona domenica.
    Giuseppe

  188. Sorella Magda, benedetta figliola, ma come può pensare mai che una cosa del genere mi offenda? Le dirò: è proprio una delle poche cose che, dalla tenera età di tredici anni, non mi ha mai recato nessuna offesa. Mandi, mandi pure. Lei ha illuminato un pomeriggio invero abbstanza triste. Grazie, carissima.

  189. E’ che dopo tanto commentare, seriosamente, allegramente, noiosamente, mi sembrava ci stesse bene una nota ecumenica verso il vicino di banco:
    scambiamoci un gesto di pace.
    Peace & Love.
    adesso reverendo, mi dica, ma io, dove dove ho peccato?
    in generale, sa’ i difetti noi non li vediamo, ma lei qui in confessionale, al riparo da occhi indiscreti, me lo puo’ dire sinceramente di male soffro.
    Maria Maddalena

  190. Non ho molte certezze, sorella Magda. Ma forse una cosa mi è chiara: la distinzione netta, inesorabile tra colpa e peccato. “Colpa” e “peccato” sono gli estremi entro i quali si trascina la nostra esistenza, un nulla sospeso tra queste due rive di silenzio, un nulla che, come diceva Celan, fiorisce della sua stessa assenza. Il peccato è una dimensione che non mi appartiene, non mi interessa: esso non è che il pensiero irrealizzato di ciò che non sarà mai, un votarsi all’angoscia di chi sa inesistente la rupe a cui si aggrappa per sfuggire al naufragio: una rupe che tende a un cielo, vuoto, perché chi cerca di scalarla dimentica la sua terrestrità, le sue radici, fino a ignorare se stesso. La colpa, invece, è l’umana, terribile condizione di chi non sa più coniugare sillabe, di chi non ha più accenti per dare un volto a ogni assente, rimembrare un corpo, un respiro, una voce strappata alla deriva. Non sa, perché ha dimenticato l’arte di morire. Non sa, perché ha cancellato dai suoi passi l’alfabeto delle origini.
    Vivere senza colpa, allora, è non dimenticare l’arte di morire, fare in modo che nessuna lettera sia cancellata dall’alfabeto delle origini: stupire ad ogni passo, perché ogni passo è un’eco, uno scrigno di parole per l’assente.

    “Parole per l’assente”

    “Sono anni che aspetto una donna e che non so nulla di lei. Forse è venuta a trovarmi nel sonno e forse non avrò mai la certezza di essere stato guardato da lei tanto da vicino. Forse è troppo malvagia per essere amata, forse troppo bella per essere vista. Se non ho ancora rinunciato alla speranza di conoscerla, è perché da tempo sono accaduti in me dei fatti singolari che soltanto la sua esistenza può spiegare: ogni pensiero che procede da me, per esempio, è fatto di ombra e se muta in parole è perché in quest’ombra c’è un volto in cui leggerlo con le labbra. Certamente questa indicazione è molto vaga e non basta a confermare il mio dire. Ma il seguito delle mie confidenze sarà più edificante e più d’una si riconoscerà nel fantasma interiore che invano supplicavo di strapparsi la sua veste di tenebre. Certamente sarà troppo tardi, almeno per me. Se non altro la chiarezza che avrei messo nel mio scritto avrà il posto di un’incertezza che non ho più la forza di sopportare.
    Non dirò nulla della mia vita. Colei che amerò mi troverà sempre in lei stessa e non crederà alla mia esistenza se non a forza di provare indifferenza verso gli oggetti che mi circondano, a cui saprà che io stesso non ho accordato alcuno sguardo. Estraneo com’ero al mondo e certo che non vi fosse nulla in esso per appagarmi, abitavo la mia fame. Simile all’inerte massa di un vascello inabissato di fronte all’agitazione dei flutti, ero così poco mescolato alla vita dei miei simili. Per la verità non ero nulla di me. E, qualunque idea mi venisse, avevo per riconoscerla mia un vuoto così immenso da attraversare che mi ripiegavo in un’angoscia sconfortante, sempre pronto a piangere. Mi comprenda chi può; ero così profondamente inabissato nel mio indefinibile sentimento che l’espressione più sincera del dolore suonava falsa nella mia voce e pareva procurarmi una nuova specie di sconforto. La parola solitudine, per esempio, non mi rischiarava che la solitudine degli altri; e quando l’usavo pensando a me, era per sentire meglio intorno al mio cuore le tenebre indicibili in cui la sua nitidezza mi faceva sentire sprofondato. Piangere? Avrei pianto se le lacrime stesse non avessero avuto l’apparenza di mentire a un dolore infinito. Il mio essere era su di me. Il corpo mi pesava, greve come il cuore di cui si dice che è troppo gonfio quando l’eccesso del dispiacere sembra indurre chi soffre a fuggirlo.
    ……
    Passante, fermati. Nel fondo dei tuoi silenzi di donna c’è un raggio nato per rischiararti queste parole di cui la più leggera coprirebbe mille notti con la sua ombra… Ecco il miracolo. Amica mia, ero intatto, terribilmente intatto. Identico a me stesso in pensiero; terribilmente forte in questa convinzione, poiché essa poteva sopportare tutto il peso del mondo reale senza smentirsi. Tutto ciò che respirava, tutto ciò che amava, tendeva a schiacciarmi sotto il peso del mio corpo congelato, inutile. Ma il pensiero fu più grande di tutto quanto mi condannava all’oblio. Non c’era nulla che mi si opponesse e di cui il mio cuore non fosse l’origine. E’ molto strano: così facile a tal punto che non si sa come dirlo: l’uomo è in se stesso più grande e più forte di tutto ciò che è. E’ la grandezza, il divenire e la morte delle verità e delle cose, di cui è anche la sorgente.”

  191. Quest’assente e la sua evocazione cancellano millenni di parole note.
    Mi stordisce solo ora la consapevolezza del timore della vita che va insediandosi tra le pieghe della grandezza umana.
    Una vastità trascinante ormai sconosciuta a chi come me vive nell’angoscia d’incontrarla.
    Ecco la mia colpa, è la stupidà con cui rifuggo l’esistere nei suoi toni piu’ inquietanti, nel suo esserci piu’ doloroso, nella sua piu’ rovinosa normalità che è amore.

  192. Adesso, sorella Magda, lei ha finalmente capito perché stimo profondamente, cioè amo, anche senza averle conosciute mai e, forse, senza nessuna speranza di conoscerle mai, le persone come lei: la risposta è tutta contenuta nelle sue parole: non un accento in più o in meno. Un abbraccio.

  193. mi piacerebbe mettere il tuo commento sul mio sito in modo da poterlo rileggere nelle giornate fragili, come oggi, e riconoscermi quando di nuovo mi perderero’.
    ho un po’ piu’ caldo ora, e le guancie piu’ rosse,sara’ che da tempo non si bagnavano piu’.

  194. Lo faccia, sorella Magda, se le fa piacere. Per me sarebbe un onore.

    Nel fondo dei silenzi di ogni donna c’è un raggio nato per rischiarare queste parole, di cui la più leggera coprirebbe mille notti con la sua ombra.

  195. Sorella Magda, buongiorno. Ho visitato il suo spazio virtuale e lo trovo veramente bello e interessante. Ho visto con molto piacere che ha inserito quella spelndida pagina, anche se ero convinto che volesse pubblicare i commenti. Va bene lo stesso: in questo modo i suoi visitatori avranno la possibilità di imbattersi in quelle note di vera e dolente poesia. Mi corre obbligo, visto che, a quanto ho letto, la cosa mi è stata richiesta anche da altri inquilini di questo palazzo, di dare delle indicazioni bibliografiche sul testo da cui quella pagina è tratta. Mi desta meraviglia, però, il fatto che persone colte, quali quelle che in genere frequentano NI, non lo abbiano riconosciuto. Bene, sono d’accordo col giovane p. (al quale faccio i miei migliori auguri, qualunque possa essere il suo problema) sulla bellezza del libro in questione, ma dissento profondamente dal suo successivo commento: la lettura di questo libro fa venire voglia di scrivere, non spinge a smettere: sarebbe impossibile dopo averlo meditato.

    Il libro è questo:

    Joe Bousquet, Tradotto dal silenzio (I ed., Paris, Editions Gallimard, 1941).
    L’edizione che posseggo (non so se ancora in commercio, ma ne dubito) è quella curata e tradotta da Adriano Marchetti, Marietti, Biblioteca in forma di parole (curata da Gianni Scalia), I ed. it., 1987.
    Marchetti è un grande studioso e traduttore e la sua postfazione è talmente bella che meriterebbe di far parte del testo di Bousquet.
    Se avete la possibilità di procurarvi il libro, non rinunciate. Se non l’avete mai letto, leggetelo: non ve ne pentirete mai. Rimarrete perennemente nel dubbio (virtuoso) se avete in mano un libro di poesia, un romanzo, un saggio, un trattato filosofico o qualcosa che racchiude, in modo indimendicabile, tutte queste cose in un unico corpo.

    Buona giornata a tutti.

  196. Quando ho letto questo testo, ho pensato:”un poeta ama la donna e quindi anche me”, la giornata ha conseguentemente preso strade visionarie.
    non conoscendo l’autore, ho avuto timore della sua grandezza.
    Non so se spinge a scrivere, a me ha smosso macigni.
    Non nascondo che vorrei sapere qualcosa di piu’ di GB, giuseppe, alias…….

    Magda

  197. Gb, alias… Giuseppe Benedetto, di Milano, falegname con il laboratorio in uno scantinato al quartiere Isola.

    Sorella Magda, perché crede io abbia tirato fuori proprio per lei quella pagina? Perché sapevo che avrebbe “smosso macigni”. I macigni si rimuovono solo dalle spalle e dallo spirito delle persone che non si accontentano, che cercano, che sono in cammino: che fanno di ogni più piccola verità non un possesso, ma l’inizio di un ulteriore processo di ricerca, di una nuova strada. Non una fermata, ma una breve sosta: prima di rituffarsi nei deserti della vita. Alla scoperta di minuscole oasi di senso.

  198. E allora adesso mi spoglio , ma per farlo ho bisogno di un recapito tipo email per inviarti una cosa che qui diventerebbe esibizionismo.

  199. Magda, spero che la m. sia arrivata. In caso contrario ritenterò domani.
    (Dalì mi sembra una scelta molto azzeccata).

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