A Gamba Tesa

immagine di Man Ray, Hands on Lips

Etica del Pompino e perché
non sarà mai un’arte
nonostante Houellebcq

Del maestro effeffe

Il giornalista chiese a Maruschka Detmers
se fosse stato difficile girare la scena
del pompino.
“Era come se mi stessi succhiando il pollice”
Rispose.
A proposito del diavolo in corpo di Marco Bellocchio

Non ho ancora cominciato questo breve pamphlet che già mi chiedo se mai una parola del genere incorra in una qualche giustizia, se esista nel Codice una lista di lemmi ricercati speciali. E allora m’immagino la scena: l’aula semipiena; la giuria popolare, il giudice alto sullo scranno come in Pinocchio che con una voce cavernosa e autoritaria dica: l’imputato pompino giuri di dire la verità, tutta la verità, nient’altro- sospensione, sguardi furtivi tra gli uni e gli altri, magari in cagnesco-…che la verità.

No non faro’ da avvocato difensore all’imputato, anzi. Perché diciamocelo pure e non a denti stretti, la parola pompino- della fortuna del termine gemello, bocchino, in un’epoca popolata da ex fumatori ed ex fumatrici, non vale la pena occuparsene- non é affatto bella. De gustibus, dicono i saccenti e ultimi critici letterari nati imbalsamati, quando si tratta delle loro, intoccabili iene letterarie, ma a questi rispondo che se della parola non si potrà dire oggettivamente come essa sia, bella o meno, una cosa posso affermarla con certezza apodittica ovvero che il termine pompino non rende giustizia della bellezza della pratica cui dovrebbe rimandare e qui si racchiude la ragione del mio intervento.

Molti pretendono – alcuni di loro s’annidano tra le pieghe dei commenti della nostra amatissima nazione, pronti a colpire colla lingua biforcuta e inacidita quanti affermano il contrario- che la letteratura é testo, anzi che la realtà é solo testo, che un testo si compone di parole ed é qui, tra le parole che si compie quell’enorme artificio chiamato letteratura. Anch’io credo che le parole siano importanti ma suvvia anche le cose avranno pure la loro importanza!

Quando esplose l’affaire Houellebecq, primo caso nell’Europa latina di scriba che attingesse al repertorio dello show biz, dei cantanti rock con tutte le idiozie e gridolini e fusa di fans che potrete immaginare, nelle Particules Elementaires qualcuno di molto autorevole vi ravvisò un tentativo di estetica del pompino, che in francese si dice pipe. In francese fare un pompino si dice tailler une pipe, all’origine nel significato di rouler une sigarette, che per l’ennesima volta dimostra la superiorità del popolo francese sul nostro per le cose che contano, supremazia che non s’impone sul resto del mondo visto che in inglese si dice blowjob, tattica del respiro . E in tedesco?

Poiché il cinema e la pittura alla stregua di pattuglie d’esplorazione aprono il mondo dei significanti con un certo anticipo sulla letteratura, molti si ricorderanno come in quegli stessi anni lo splendido film Casino di Martin Scorsese del 1995, tre anni prima delle Particules fosse funestato- ma era anche questo che contribuiva a farne un capolavoro dai ehm pompini che Joe Pesci- signor Giudice le assicuro che era proprio così- si faceva fare dalle ragazze dei luoghi e con grande dispiacere nostro da Sharon Stone sul finale .

Perché tanta attenzione alla cosa in sé non trattandosi nemmeno più di sesso? Farsi fare o fare un pompino non è come scopare- pur non avendo la televisione la cosa che mi ha sorpreso di più al ritorno in Italia è stato il numero elevatissimo di spot pubblicitari dedicati ad assorbenti e a carta igienica – da dieci piani degli anni ottanta si è passati ai venti del duemila, e mi chiedo dove la metteranno gli italiani tutta quella merda!! Scopare, dicevamo e fare all’amore come pulire, in uno slancio igienista che preclude il discorso alla sozzura mentre a Napoli si dice ancora e per fortuna “fare é malatie” anche se questo si riferisce ai preliminari fino ad arrivare alla celebre canzone di Peppino di Capri Tu si’ na malatia ca mme dá na smania ‘e te vedé …

Ma veniamo alla letteratura contemporanea italiana. Mi si perdoni l’astrattezza di un’affermazione del genere che vola ben oltre i venti piani di cui sopra. Ci si bea- beati loro – di descrizioni consacrate alla cosa al punto che oggi se vuoi far parte dei casi letterari devi o scrivere di pompini oppure alla Baricco. Meglio ancora se a firmare la cosa sia una donna perché diciamocelo pure, il numero di donne che ami P. è di gran lungo inferiore a quello maschile per quanto magnificamente rappresentata – una carissima amica che trovava la cosa gratificante mi confesso’ che non amava farlo con tutti e che certe volte vi si dedicava solo per politesse, buona educazione.

Un uomo non farebbe mai l’equivalente per una cosi’ nobile ragione! Eh no, ci mancherebbe pure questo!. Ma non mi stupisce che vi siano cosi’ tanti lettori di pompini quando si cominci a prendere atto del comportamento sessuale degli italiani- ma il discorso è estendibile agli europei? Agli occidentali? Avevo letto da qualche parte trovando poi conferma attraverso una ricerca pubblicata su internet del Censis
dove si stima che in Italia soffrano di disturbi legati alla disfunzione erettile tre milioni circa di persone, pari al 12% della popolazione sopra i 18 anni, ma di questi l’82% non è diagnosticato e solo l’11% è trattato insomma che nel nostro paese impotenza e frigidità fanno la parte del leone. Non che la pornografia o il sesso scritto, letto, parlato, ascoltato, visto ma soprattutto non vissuto renda impotenti e frigidi, per carità, anzi.

La mia tesi è un’altra e umilmente ve la porgo. Il pompino in sé e per sé, cioè isolato dal tutto, dal tanto, dal troppo, è la negazione del sesso che è innanzitutto e per lo più scambio di tipo relazionale. L’identificazione dell’atto con l’unica parte, un unico corpo, esterno al punto da poterlo guardare, e interno da poterne gioire, è la celebrazione dell’auto referenzialità. Insomma simile a quella che succede con i critici letterari italiani quasi tutti, i vari C omissis *, B omissis* *, ecc.

Del resto e non ho mai appurato se si trattava di leggenda, ancorché inutile, di bufala o di verità, non si raccontava che il nostro vate D’Annunzio, si fosse fatto togliere due costole per soddisfare da solo a quel bisogno. Il massimo. Che poi perfino la differenza dei sessi sparisce in quella pratica. Cosa dovrebbe fare, appunto, la differenza che sia un uomo o una donna a farlo se non, quanto un amico carissimo sosteneva, che per un uomo venisse meglio che a una donna fare un pompino, conoscendo, diciamo meglio la posta in gioco? Ma lo stesso dovrebbe valere per la leccata, altra parola poco fluida e sicuramente per niente salivosa per significare l’equipollente sul versante femminile.

A conclusione vorrei dire che posti di fronte a quell’oggetto per molti sacro che è il libro- del resto Milan Kundera ne “I testamenti traditi”, ci aveva fatto notare che Dio ci parla attraverso di esso e che il romanziere sembra fregarsene nel momento in cui si mette a fare lo stesso- l’industria culturale ha lo straordinario merito di aver eliminato l’altro, la vera alterità necessaria che solo il lettore può essere.

Si è in altri termini sacrificato il libro in nome di una teologia del marketing, ovvero dell’identificazione del lettore allo scrittore esattamente come attraverso il medium della marca il consumatore si è sostituito alla merce – i manager editoriali pretendono che il lettore non dica più ” ecco qualcuno che ha trovato le parole per dirlo” ma intimano agli scrittori di fare in modo che gli acquirenti esclamino ” che bello questo l’ho già detto ‘io ”

Insomma, realtà letterarie – no signor giudice i nomi non li faro’ e poi a che pro?- personaggi che popolano le deserte lande dei nostri paesaggi e soprattutto storie che non sono facili da ingoiare. E men che mai da digerire.

À suivre

C omissis *. A questo signore che non conosco non perdonerò mai l’esclusione di un poeta da una certa antologia adducendo che seppure bravo era da un po’ di tempo fuori dal giro. Ma andate fuori dai coglioni, gli avrei risposto io.

B omissis * *, A proposito di un articolo su Pasolini di cui salvava il salvabile e si serviva per gettare merda sui propri coetanei ex rivoluzionari e ora ben saldi alle poltrone del potere ignorando il proprio di potere, e la propria poltrona. Probabilmente invidia agli ex compagni di scuola stipendi più conseguenti di un redattore cultura di una testata destinata a scomparire.

470 COMMENTS

  1. Si parla da tempo del ritorno della dimensione orale nella letteratura. Questo pezzo sottolinea un aspetto poco approfondito di questo fenomeno. Bravo Francesco

  2. EffeEffe, se tu non ci fossi bisognerebbe inventarti. Dico davvero, anche se può sembrare un pompino: ma non sono un praticante, tantomeno un esperto in materia. Grande l’omissis C: riesco a stento a trattenere la voglia di fare nomi.
    Sempre bravo.

  3. se interessa, “Penem et circenses” ovvero: cosa cercano gli italiani sulla rete

    http://giorgiotesen.splinder.com/archive/2005-08

    a proposito di pompini, proprio ne “La Macinatrice” ce n’è uno ben descritto, è Elena, la protagonista, di cui viene descritta la salivazione costante, il partire dalla radice alla punta e ritorno in modo metodico ed esatto, insomma, un bel pezzo…

    adios
    GTesen

  4. Eh, il titolo della foto… :-)
    Francesco, se diventa una rubrica mi viene in mente che delle bellissime gambe tese le disegnava Eisner in Spirit: la gamba tesa è un topos del suo movimento teatralizzato.

  5. Già che ci sono, voi degli abecedari di Deleuze, insomma tutti quelli che ne hanno parlato qui su NI tra cui effe effe, ecco vi ringrazio perché senza leggervi non li avrei comprati e mi sarei perso qualcosa di straordinario. A parte il piacere nel sentire Deleuze ragionare, ho avuto altre due ricadute praticissime: ho ripreso in mano i suoi libri che possiedo (Critica e clinica; La logica della sensazione) e ora sono rigorosi, limpidissimi e concreti; non leggevo filosofia da un sacco, detestando i filosofi, ma con lui credo di essermi riconciliato. Tutto merito vostro e del francese dalla tosse cavernosa.

  6. “Destossi l’abadessa con gran furia, / sognando di mangiar latte e giuncate, / trovossi in bocca il cazzo dell’abate. / Fu peccato di gola o di lussuria?” (Pietro Aretino).

    Sono davvero molti i temi (=idiozie) che vengono a galla in questo scritto, al quale, firmandomi con nome e cognome, ho deciso di porre la postilla di alcune mie riflessioni. Non me ne voglia il maestro ff.
    Chiacchierando tempo fa con uno scrittore, gli confidavo che non sopportavo il perbenismo che pretende, da una donna che scriva, ancora di più, che al posto della parola “pompino” si utilizzi una perifrasi, o una parafrasi, che nel mio caso, scrivendo in versi, poteva essere un verso del genere: “l’amore che ti succhio giù da basso” (con evidente ironia dell’uguaglianza amore:sperma).

    Qui si fa una questione linguistica, una questione sociologico-letteraria, ed una sessuologica del pompino, se ne fa un tutt’uno.

    Da un punto di vista linguistico sono d’accordo che il termine ‘pompino’ non sia elegante né colto. Un classicista direbbe ‘fellatio’, altri ricorrono agli ancor meno eleganti ‘pompa’ e ‘bocchino’. Perché il termine ‘pompino’ è quello più utilizzato? La fellatio risulta essere una delle fantasie erotiche preferite dagli uomini, ed essendo il luogo della fantasia erotica di un certo tipo di maschio attratto dall’esercizio del sesso come messa in scena di dinamiche – psicologiche – di dominazione, si capisce bene come l’atto della fellatio soddisfi bene, come il sesso anale d’altronde, altra variante del rapporto sessuale che riscuote un gran successo, quella fantasia: la donna è completamente asservita al piacere maschile, senza chiedere niente in cambio, come una favolosa geisha. Come si sa il luogo della fantasia erotica, e dello stesso sesso talvolta, e dello stesso sesso con amore talvolta, è anche il luogo della liberazione di sé. Ed è per questo che forse uomini e donne coinvolti in quelle posizioni di esercizio danno libero sfogo a nominazioni *selvagge*, preferendo mimare e rafforzare l’enfasi dei sensi con un’enfasi linguistica che esuberi dalla norma che la morale o il Devoto-Oli, che anni fa acquisiva soltanto la variante “fellazione”, imporrebbero.
    L’uguaglianza bocca maschile:bocca femminile nei confronti del pene maschile, che il maestro ff appronta altresì, riflettendo ancora sul pompino, è un’altra idiozia. Pur volendo concepire l’occasione di un’attrazione erotica totalmente scardinata da un’attrazione anche sentimentale, l’attrazione erotica di ciascun individuo nei confronti di un altro è basata su preferenze specifiche, che i sessuologi hanno da tempo sistemato nelle categorie “eterosessuale”, “omosessuale”, “bisessuale” (eviterei di utilizzare le categorie, piuttosto psicopatologiche, che conosciamo col nome di “zoofilo” e “pedofilo”). E’ quindi abbastanza offensivo per lo stesso genere maschile prefigurarlo così amante della fellatio da concepire come motivo di attrazione nell’essere umano che esegua quella pratica *la sola bocca*, completamente decurtata di tutto quanto il resto del corpo a cui quella bocca appartiene, si porta con sé (cadiamo qui nel campo del feticismo, e non a caso nei sexyshop vendono anche bocche elettriche, oltre ad altri vari lacerti corporei pronti per l’uso del “cazzo”, come direbbe Pietro Aretino).
    Quanto, infine, alla questione sociologico-letteraria e letteraria stessa, si fa anche qui esercizio di avvilente approssimazione, citando il sempiterno dogma per cui lo scrittore incolto piace ai lettori incolti, e lo scrittore colto non userebbe termini utilizzati dal lettore incolto. Siamo cioè, ancora, alla critica del contenuto (dato che qui di significante si fa significato). Ricordo sempre con piacere un racconto di Tiziano Scarpa, contenuto in “Amore” (1998, I coralli, Einaudi, pp. 127, euro 9,30, ISBN 8806143786): “Cose che mi passano per la testa mentre Maria Grazia mi fa un pompino”. Proviamo a pensare che Tiziano Scarpa avesse deciso di utilizzare gli altri termini citati:
    a) Cose che mi passano per la testa mentre Maria Grazia mi fa una fellatio;
    b) Cose che mi passano per la testa mentre Maria Grazia mi fa una pompa;
    c) Cose che mi passano per la testa mentre Maria Grazia mi fa un bocchino.
    d) Cose che mi passano per la testa mentre Maria Grazia mi succhia il cazzo (aggiungiamo anche la perifrasi).
    Com’è evidente, l’effetto non sarebbe stato lo stesso. L’utilizzo della più diffusa tra le parole volgari (del volgo, cioè), della parola *media* conferisce un livello di ironia perfetto e imperfettibile. La variante a) sarebbe troppo intellettualmente ironica; la b) troppo volgare; la c) ancora di più; la d) peggio ancora.
    La parola ‘pompino’ è quindi forse oggettivamente brutta. Ma nomina un atto che la più parte delle persone oggi denomina così. Scrittori colti e lettori incolti. Cos’è che fa lo scarto tra l’utilizzo di questa parola da parte di uno scambista in una villa o nel parcheggio di un autogrill, mentre incita uno dei convenuti o il camionista a farsi fare un pompino dalla compagna e Tiziano Scarpa o qualunque altro artista che decida di accogliere, nella sua produzione, quella parola e quel gesto? Tutto il resto. Tutta l’alterità, per usare un concetto del maestro ff che mi è invece piaciuto, dell’artista. Tutto l’altro cioè con cui esso contorni la volgare parola e il volgare gesto.
    La letteratura, come l’arte tutta, è testo, sì, ma della realtà.
    Il “pompino”, infine, è anche un gesto d’amore.
    Basta guardare la fine del film Il gusto dell’anguria, per capire cosa vuol dire per una donna fare un *pompino* all’uomo che ama. Perchè se continuate a guardare film pornografici, e decidete di utilizzare quelli come termine di paragone, pur accedendo a una filmografia non dozzinale come può essere, che so, quella di Michael Ninn (si veda il suo “The beauty of the blow-job”) continuerete, voi uomini, a non vedere altro che il vostro “cazzo”, come direbbe Pietro Aretino, riflesso nella bocca della stessa.

  7. si, perfetto, esatto, Speculum (da Deleuze a Irigaray), che poi pornograficamente inteso, nelle orbite dell’oggi è l’attrezzo ginecologico che molte pornoattrici amano esibire al posto di un banale vibratore, a proposito di ciò, sempre ne “La macinatrice” ci sono molti passi dedicati allla differenza tra porno-plastico e anodino e porno-porno, porno vero, che poi è il reale che non ambisce ad essere porno e perciò lo diventa…ma allora sarà così’ anche per l’amore? Le donne tuttavia hanno la loro parte di colpa (amoralmente intesa, una colpa soltanto tecnica), riporto un’esperienza personale e dato che qui si parla di letteratura spero di non ingenerare confusione e fare scadere il dibattito, una volta, la prima volta, che ho praticato il cunnilingus, la ragazza è rimasta stupita, non se l’aspettava, per me era la cosa più naturale, un momento come un altro del coito; può succedere invece che non tutte le donne vivano la fellatio come gesto d’amore, proprio perchè una superinvasività nell’immaginario da parte del porno, e qui torno con i piedi per terra, fanno scadere quel che potrebbe essere amore ad un semplice atto da prostituta.
    Concludo, il pompino e il cunnilingus (senza remore) secondo me sono gesti d’amore che distinguono l’uomo dall’animale – avete mai visto le giraffe scambiarsi pompini? Perfino i cani, al massimo, si annusano l’ano

  8. Leggendo Gemma Gaetani ho l’impressione che la sua idea di sesso rimbalzi tra due luoghi comuni: l’idraulica e il piacere nel dovere (quello che lei intende col pompino d’amore). Mentre tutto il campo fantastico in cui n+1 esseri si muovono, si toccano fisicamente e idealmente, Gemma l’ha cancellato con la gomma. Che le faccia paura? che non l’abbia visto? boh…

  9. La cosa che veramente disturba è l’aspetto perverso applicato alla sessualità.
    Perchè mai attribuire a gesti tanto naturali valenze dimostrative di potere, sudditanza, dominio, derisione, possesso o aberrazioni del genere?
    Civiltà irrisolte producono piaceri distorti e lontani dalla loro funzione: comunicare emozioni, piacere, affetto, amore.
    Perchè mai ridere del sesso? la volgarità con sui si appellano i genitali e le azioni sessuali lo attestano.
    Non c’entrano le religioni, c’entra l’esercizio trasversale di potere.
    E’ un vero peccato vilipendere cosi bassamente dimostrazioni tanto importanti.
    In quanto all’oralità, è adorabile in tutte le sue forme, perchè mutua il discorso parlato e lo diffonde in codici sensoriali diversificati, tattili, gustativi, visivi, uditivi.
    meraviglioso trovare muti dialoghi paralleli, surfare epidermiche ipersensibilità, cullare tra battiti concavi di piaceri, aumentate convessità.

  10. E’ evidente che quanto scrivo non viene mai letto, o mai veramente. Ma esercito il mio autolesionismo fornendo precisazioni.

    @ Andrea, riflettevo sugli spunti offerti da ff. La mia personale idea di sesso è attaccata visceralmente e fantasticamente a quella di amore. E il pompino è uno dei vari gesti d’amore. Non c’è soddisfazione nel dare amore a chi si ami, un amore privo di contropartita? Certo, non in modo esclusivo, alla “samaritana” per intenderci (altro film istruttivo sulle dinamiche emotive che esistono dietro quelle meccaniche dei corpi).

    @ Magda, intendevo una *sublimazione* di dinamiche di dominazione. IN ogni caso basta guardare un film porno, uno solo, per capire che per gli uomini spesso queste dinamiche di dominazione non sono per niente sublimate, ma letterali.

  11. “Il silenzio del rumore delle valvole a pressione i cilindri del calore serbatoi di produzione” (F. Battiato, Il silenzio del rumore)

    “La portata di un condotto
    è il volume liquido
    che passa in una sua sezione
    nell’unità di tempo:
    e si ottiene moltiplicando
    la sezione perpendicolare
    per la velocità che avrai del liquido.
    A regime permanente
    la portata è costante
    attraverso una sezione del condotto.” (Pollution, F. Battiato)

    siamo lì, più o meno, giusto trent’anni fa

  12. Vorrei essere il mio uomo.
    Per capire cosa prova di cosi sconvolgente quando riesce a farmi assaporare tutta l’energia dell’universo in un incontenibile flusso inarrestabile di liquido amore.
    Vorrei essere il mio uomo.
    Per sentirmi allentare, trattenere, avvolgere, stringere e baciare dall’interfaccia della sua pelle.

  13. appunto Gemma, appunto, è di questo che mi dolgo.
    Sono convinta che se non fosse cosi, le donne lo praticherebbero con molto piu’ godimento.

    cmq Ecco la Preda da gommalacca Battiato:
    E scivola la sera
    tra i luoghi che attirano il mio sguardo
    la mia attenzione.
    Dormo solo poche ore.
    La caffeina scuote le mie voglie
    sto sempre sveglio, ho voglia di arditezze.
    Non saremo più né tu né io.
    Cerca di restare immobile, non parlare
    lento il respiro all’unisono rallenta il cuore.
    Muta la furia in ebbrezza in tenerezza
    lasciati andare fino ad arrivare all’estasi con me.
    Volare così in alto da afferrare la preda ambita
    senza luoghi comuni né vane parole.
    Si intrecciano lenzuola come sacre bende di sacerdoti egiziani.
    Non saremo più né tu né io.

  14. IL POMPINO DI GEMMA AD XXXXXXXXX

    La bocca mia riversa in basso verso
    (le direzioni opposte e retroverse)
    il cazzo tuo riverso in alto verso
    me, e le espressioni tese e terse.

    Il tempo è circolare intorno ai gesti
    con gli occhi vedo solo la tua pelle
    lo spazio è solo quello (siamo onesti)
    le nostre pelli interne esterne, stelle

    e il mondo ora è questo atto d’amore
    che ci trasforma in corpi puri e basta,
    le labbra mie di un colore turgore:

    il tuo cazzo si affida a me di più,
    siamo il centro del mondo in questa strana
    plastica, e l’amore in sovrappiù.

  15. Magda, io credo che ci siano evenienze ed evenienze. Ci sono uomini bestiali, corpi attaccati ai cazzi, punto e basta. Ed è possibile che non pensino proprio niente mentre una donna *li ama giù da basso*, o pensieri turpi che magari esplicitano anche…
    Ma quando il pompino (io lo chiamo così, abbiate pazienza) è un gesto d’amore, tra persone che si amano, è uno dei contatti più forti che ci può essere, è una variante della penetrazione. Quell’apparente distacco e servitù, la bocca della donna che diventa pura appendice, è in realtà un momento di contatto assoluto, affidato ad un’altra parte del corpo che non a caso è la bocca. Penso spesso che le donne, in quei casi, siano mamme che coccolino un bambino, e allo stesso tempo bambine che succhiano come da un capezzolo, e pazze che vorrebbero inglobare quello stesso oggetto d’amore.
    Comunque la scena finale del Gusto dell’anguria è di un’intensità meravigliosa, eccezionale. Anche considerato che è il primo momento di contatto erotico tra lei e lui, e lui è un attore porno innamorato di lei. E che il regista del film è un uomo.

  16. devo dire di essere profondamente d’accordo con gemma, a livello umano e non solo; e allo stesso tempo, precisare che non ho ben capito a cosa miri ff con questo suo post. la questione è inerente le cause di una pratica linguista( e non un fenomeno sociologico-letterario); così mi chiedo perché la sostanza di un vocabolario di estrema complessità debba essere ridotta ad un problema del “cazzo”…. ovvero, mi sfuggono le ragioni della difesa e dell’accusa, i perché del processo.
    meglio il termine colto o incolto, quello bello o quello brutto, impossibilità di definire un “pompino” come arte( che poi vorrei che qualcuno mi spiegasse al 30 dicembre 2005 come si possano definire ed utilizzare certe categorie). questo meticciato mise en rielief tra costume, sentimento, sessualità, psicologia e cultura pornografica che è stato costruito sembra sfociare nella presunzione che ci sia dietro una scelta da fare(cosa che è ridicola, e impropria); e che inoltre sia necessario prendere una posizione per definire la correttezza di una( e solo una) tra una serie di tautologie oggettivamente equivalenti. l’unica questione è la funzionalità del vocabolario, è questa credo sia la soluzione del caso( come in parte ha fatto notare gemma). per concludere, non metto in dubbio la bontà delle accuse di ff, ma vorrei castamente evidenziare che quel finale con gli omissis è inutile, poiché o si fanno i nomi(o meglio, visto il tono, si criptino falsamente questi nomi in modo che chiunque ci possa arrivare) o si evitano delle accuse che in testo pubblico così fatte non sono pubbliche.

    ps. non ho il piacere di conoscere ff , né tanto meno gemma

  17. Non so, a me Gemma pare una visione del sesso molto consolatoria. Anch’io in fondo dico la stessa cosa, però non penso di fare bene e non vorrei mai che il mio comportamento fosse un metro di giudizio. Se fossi un cuore puro avrei il coraggio di fare diversamente, invece evidentemente non lo sono e c’ho sensi di peccato e colpa che mi ammazzano.
    E comunque potresti chiederti se quelle visioni di uomini bestiali non siano solo un problema percettivo legato appunto a un’idea consolatoria che ti sei fatta.

  18. ap,

    una delle chiavi di lettura di questo pezzo, cmq scritto male (mi si consenta di farlo notare, anche gli spazi tra i segni di interpunzione zoppicano, volendo limitarci a questioni tecniche e non di contenuto…), è questa frase:

    “Ci si bea- beati loro – di descrizioni consacrate alla cosa al punto che oggi se vuoi far parte dei casi letterari devi o scrivere di pompini oppure alla Baricco.”

    La cosa è il pompino chiaramente. Non credo di essere afflitta da mania di protagonismo o di persecuzione se dico che in questa casistica snobisticamente anonimizzata rientro certamente anch’io, accanto al capro espiatorio nazional-letterario – per molti frequentatori di questa Nazione – Melissa p..

    Come se uno scrittore non fosse libero di fare, delle cose che vuole, testo.

    Come se il sesso non potesse essere la cartina di tornasole di questioni ben più complesse.

    A volte ho l’impressione di trovarmi su Nazione Paleo-Cristiana, invece che su Nazione Indiana.

  19. è benché ovvio ora il mio farti partecipe MAL(dei primitives immagino?!) del fatto che me ne sbatto altamente di chi siano C e B…
    ok cara?! un tenero bacio…

  20. Andrea, noto che oggi riusciamo a dialogare calmi, ne sono contenta (davvero!).
    Siamo arrivati a parlare di amore partendo da questi due punti: pompino; pompino per amore.
    Io tentavo di spiegare che per una donna, che viva in modo libero la sua sessualità, fare un pompino all’uomo che ama è un gesto di amore, di gioco, di contatto, è un gesto pieno di istanze volte a dare amore (l’amore, diceva anche Barthes, è dare).
    Ma nel sesso puro (anche in quello dei film pornografici) spesso l’uomo che riceve questo gesto (rispondendo a Magda) pensa alla donna come mero strumento masturbatorio, meccanico e idraulico.
    Tutto qui.
    (Continua a essere gentile, oggi, ché sono triste…)

  21. dell’ontologia del pompino non parlerò, in quanto non mi sento sufficientemente preparato in materia; lascierò i molteplici esperti ed esperte esprimersi sui lati pratici e teorici della questione;

    del gustoso pezzo di FF, che fa perfidamente risuonare molte cose tra loro, trovo questa l’osservazione più tagliente:
    Si è in altri termini sacrificato il libro in nome di una teologia del marketing, ovvero dell’identificazione del lettore allo scrittore esattamente come attraverso il medium della marca il consumatore si è sostituito alla merce – i manager editoriali pretendono che il lettore non dica più “ecco qualcuno che ha trovato le parole per dirlo” ma intimano agli scrittori di fare in modo che gli acquirenti esclamino “che bello questo l’ho già detto io”

    Questa è davvero una delle questioni più serie e tangibili, sui cui varrebbe la pena di riflettere. Non si capisce perché, altrimenti, una gran quantità di libri risultino mostruosamente noiosi alla lettura, pur non essendo in nessun modo pretenziosi. Anzi. In tutti i modi lo scrittore si dà un gran daffare per non impelagarsi lontanamente in questioni di forma, di lingua, di architettura, ma procede su un terreno altamente familiare, con un minimo di tensione stilistica, per far si ché il suo oggetto scivoli gradevolmente nelle zampe del lettore. E la ricerca di un punto di vista comune con il lettore è talmente affannata, che il lettore stesso, spesso, rimane irritato di questo zelo. Vorrebbe un po’ torcersi il collo… Ma in questo discorso il pompino c’entra e non c’entra.

    C’entra, in quanto scrivere dei propri coiti (meglio notizie di prima mano!) è diventato esercizio quasi obbligato. Come se allo scrittore fosse ormai delegata la celebrazione, almeno simbolica, del desiderio, in una società iperproduttiva e iperfunzionale che conosce purtroppo una caduta vertiginosa di esso. E questa è sociologia ormai divulgata e assodata.

    Ma scrivere di sesso, è anche ciambella di salvataggio. Poiché scrivere è sempre una faccenda difficile, sopratutto per gli scrittori, attaccarsi al coito è alla portata di tutti. In effetti, la scrittura è sempre rivelazione spudorata del reale. Ma l’autoesibizione letteraria, con tanto di certificazione autobiografica, si concentra ormai soltanto in questi paraggi. Il segreto è ormai di pulcinella, ma sempre accorriamo come convinti di una nuova rivelazione. Il coito o la pompa o l’ammucchiata del vicino è sempre più verde.

    Parise diceva ancora che il sesso è un enigma. E come tale è consustanziale alla letteratura, come la morte, la memoria o la violenza. Ma la disinvoltura con cui molti scrittori oggi lo trattano fa pensare che di quell’enigma (sublime o comico o grottesco) poco sia rimasto. Nessuno o quasi trema più di fronte alla nudità dell’altro: innumerevoli film ci hanno insegnato come sfilarci i pantaloni o i collant. Uno dei più bei versi della letteratura occidentale dice: “la bocca mi baciò tutto tremante”. Quello che oggi è raro, è trovare un “pompino tremante”, “il cazzo mi baciò tutto tremante”.

  22. sono d’accordo gemma – ma il problema è l’eccessivo proliferare di melisse, come ovvio.. visto che il mercato lo richiede!

    riguardo le tensioni paleo-cristiane sono anch’esse una questione di vocabolario, d’altro canto la volgarità e la censura non esistono più, esistono solo i bigotti caso mai e le melisse.

  23. (Giorgio,
    io ho studiato dalle suore Benedettine e ricordo come uno dei miei primi shock che la mia maestra, Donna Ildefonsa, mi STRACCIO’ il testo di “Sarà perché ti amo”, che avevo ritagliato da Tv Sorrisi e Canzoni e leggevo invece di seguire la lezione, aggiungendo: “Queste non sono cose da bambine per bene!”. E non credo che si riferisse all’infima qualità dei testi dei Ricchi e Poveri.)

  24. cara Gemma,
    la misoginia mica era tua,
    ;-)
    GTesen

    ps. io non ho studiato dalle suore, ma ho vietato ai miei nipoti l’ascolto dei ricchi&poveri…e senza essere oscurantista! (naturalmente su Montagne Verdi abbiamo raggiunto un compromesso).

  25. Sì, Giorgio, avevo capito, ma volevo raccontare questo episodio emblematico del comportamento dei membri di certe comunità raccolte intorno a dogmi incontestabili… ;0)

  26. “storie che non sono facili da ingoiare. E men che mai da digerire.”

    bello! Finalmente si parla di letteratura orale. Ed è l’unico modo per farsi ascoltare senza essere interrotti. In caos calmo c’è n’è uno di scarsissimo livello che ti fa passare la voglia. D’altra parte Sandro Veronesi è il meno erotico di tutti gli scrittori italiani.

  27. Il protagonista di “Lunar Park”, l’ultimo di Bret Easton Ellis è Bret Easton Ellis (per rimanere sul discorso della complessità dell’autobiografismo, finto o vero, in letteratura). Il romanzo che sta scrivendo il personaggio Bret Easton Ellis si intitola “Figa minorenne”. A un certo punto il protagonista del romanzo “Figa minorenne”, nella sintesi che ne fa l’autore, dice: “Ingoiare E’ comunicare, bella”. Scurrile, sì, e forse di poco sforzo, ma fa davvero ridere – come tutto l’inserto del finto romanzo – e ci stava citarlo.

  28. Finalmente, Mal! Adesso sì che ti riconosco: ultimamente mi sembravi alquanto zuccheroso e accomodante, pensavo quasi che volessi convertirti. Dài, riprenditi del tutto, aggiungi quelle benedette (!) cinque lettere alla b. :-)

  29. mio caro p puntato, lungi da me aspirare a negarti la soddisfazione di rimuovere tu il velo di mistero che si è posato su b, conseguentemente all’apposizione da parte del nostro comune amico francois furlan dei vaghi asterischi. Lungi, lungi… a petrellino magari non interessa, ma saperlo non può che fargli tanto tanto bene, chè deve crescere sano e forte perchè scrive bene, ma per ora razzola e commenta male, con l’ingenuità propria dei futuri appartenenti alla società dei letterati quelliveri.

  30. a gemma:

    “Non credo di essere afflitta da mania di protagonismo o di persecuzione se dico che in questa casistica snobisticamente anonimizzata rientro certamente anch’io, accanto al capro espiatorio nazional-letterario – per molti frequentatori di questa Nazione – Melissa p.. ”

    a) senz’altro c’è mania, non so se di protagonismo o di persecuzione; io delle due preferisco la seconda; la frase di Francesco è applicabile altrettanto bene alla Francia, e non va presa – credo – troppo alla lettera; e sotto di essa cadono in tanti

    b) della posia sul pompino mi piacciono le due quartine – belle geometriche -, mentre le terzine si fanno un po’ troppo cantabili e anche un po’ melliflue… o no?

    c) Certo che le forze del male hanno prevalso se NI è diventata Paleo-cristiana (ma io giuro non c’entro, remavo verso De Sade)

    d) mi trovo più in sintonia quando parli di pompini che di fiorucci

  31. Concordo, Mal, anche sull’Angelo: spero, anzi, visto che anch’io credo abbia stoffa buona, che si ritrovi da essere escluso dall’edizione 2020 di Parola Pluviale: vorrà dire, e glielo auguro, che avrà acquisito la grandezza, vera, di un biagio (“qualunque” solo per i vater della critica).

  32. “da” è un “ad”, e si era capito benissimo; Pluviale, invece, non è un errore.
    Così, tanto per allungare la lista dei posts: abbiamo un record da battere, pompini o non pompini.

  33. Buona quella di Parola Pluviale… strano che un pezzo sulla critica e sulle piccine consorterie sia diventato un manuale del pompino, pratica peraltro nobile quanto antica come ci insegnò una nota stagista…

  34. o mio puntato. parola pluviale con il suo timido canone nel 2020 l’avremo già dimenticata da tempo, ma non il governo ladro che ne consegue, quello lo ricorderemo a lungo. E il petrellino? dipende da quanto si spaccherà sui testi le sue ossa piccole e robuste, prima che arrivi l’osteoporosi, in età avanzata. a quel punto non ci sarà più niente da fare……

  35. @ english andrea

    sì, sì, mi mettevo tra i tanti, sotto la mannaia di ff, ci mancherebbe… ho paura però che vada presa alla lettera, quella frase. e la mia reazione è questa: come si può, e in nome di che cosa, reclamare ad uno scrittore di COSA debba scrivere? come si può non pensare che l’uso del sé, dell’autocertificazione autobiografica, come dicevi tu, non sia una maschera, un filtro? in questo senso “Lunar Park” è vertiginoso. il narratore Bret Easton Ellis si trasforma nel suo stesso narrator, in un personaggio cioè che continuamente palleggia tra Bret Easton Ellis narratore e Bret Easton Ellis narrator, in quanto figlio costretto all’elaborazione del lutto paterno, e all’elaborazione delle implicazioni tra questo lutto e la costruzione di un Bret Easton Ellis a sua volta padre, scrivendo in sostanza un romanzo che è una sorta di trattato, in forma di fiction che omaggia Stephen King, sul rapporto tra narrator e narratore, tra fonti autobiografiche e trasposizioni narrative, di questo e dei precedenti romanzi. ora a me questo non pare un romanzo di cui si poteva fare a meno. come si può sostenere senza alcun dubbio che l’autobiografismo sia sintomo dell’incapacità di scrivere di altro, ma di una letteratura dell’identità – che è quella che a me sembra sia essere nata, e da poco – che vede la luce proprio in un’epoca come questa, quella in cui l’identità stessa non esiste più. la stessa cosa penso per l’argomento “sesso”. spesso il sesso è metafora di altro.
    non so, io non sono per la lettura didascalica dei libri, né per l’analisi formale dei temi degli stessi. quanto al mio, dato che dici che mi preferisci quando parlo di pompini che di fiorucci, è un libro in cui la mia stessa identità, il fiorucci store e il sesso sono luoghi simbolici, di altro, schermi su cui proiettare discorsi di altra levatura.

  36. @ Mal: condivido l’aggettivo “timido”, anche se sarei per il superlativo assoluto dello stesso.

    @ G. Fuschini: indubbiamente “pluviale” non è male (meglio cambiare genere: in questo caso, autocomplimentandomi, mi sto facendo una sega).
    Lo sai che anch’io, quando ho letto l’articolo di F.F., credevo si trattasse di un pezzo sulla critica e sulle miserrime consorterie letterarie?: che io e te si abbia le allucinazioni?

  37. scusate, ma se mentre siamo lì che me lo sta succhiando, salta improvvisamente su e col filo di bava esclama ‘in fondo l’amore, lo diceva anche Barthes, è dare’, è nel mio diritto ricacciarle la parola in bocca?

    può rispondere chiunque a parte sir andrea che è noto a tutti come sadico e direbbe sicuramente che farei meglio a cercare il telecomando beghelli e sintonizzarmi su pupo.

  38. @ p.
    caro p.
    visto l’aria che tira, mi sa che ci accuseranno di prendere allucinogeni, ma già il fatto che siamo in due è consolante…la critica è intoccabile e il pezzo di F.F. parla di teologia del marketing, di autoreferenzialità e di critici intoccabili, che se poi andiamo a ben guardare sono persone di piccolo potere tutte tese a consevare il posticino al sole come nel film che ho visto ieri sera: Crash inpatto fisico. Tutti a sputar rabbia sull’altro, il debole cerca il più debole per rivalersi della propria rabbia e frustrazione.
    “… ma che saranno mai queste fesserie di fronte alla crescita del Pil?…” (Magic people, Giuseppe Montesano, Feltrinelli 2005)

  39. @ g.f. e p. : che vedete? giraffe, polli, critici, poeti e poetesse ? qui c’è un pompino dietro ogni angolo… Io vedo il critico b***** a cavallo di un lama. e sputa (il critico). Tu chiamale se vuoi, allucinazioni….

  40. “il cazzo mi baciò tutto tremante” è uno splendido endecasillabo.
    Andrea, sei un poeta! ;-)

  41. @ mal:
    non vale, abbiamo già detto che erano allucinazioni… io vedo il critico c*** sbanfare dietro il lama che sputa sul critico che sputa sul lettore che è sputato. Ecco.

  42. Io credo che a”gamba tesa” sia il titolo adeguato a questo post trabocchetto per le donne di N.I.
    che rispondendo dimostrano d’intendersi della pratica e vengono automaticamente estromesse dalla turris eburnea degli intellettuali maschi.
    Come se questi non avessero mooolto da insegnarci in materia.

  43. Cos’avrebbero da insegnarci “intellettuali maschi” come Francesco Forlani, Magda? Che è meglio non perdere tempo cercando di dibattere seriamente intorno agli scritti che pubblicano qui, considerato anche il tempo che si deve perdere prima per decodificarne il senso, nuotando nell’aria fritta e le approssimazioni di cui sono composti. Secondo me.

    Buon anno a tutti.

    Adieu.

  44. Il solito FF
    Furbetto pedante noioso e inutilmente alla ricerca di un’originalità che faccia quasi da contrappasso alla stanchezza del pensiero.
    Solo parole, una dopo l’altra. E poi uno splash

  45. Ho appena finito di leggere i commenti. Divertente assentarsi e leggere tutto d’un fiato, sorridendo, arricciando il naso o grattandosi i coglioni (talvolta).
    La suite tra qualche giorno e grazie a tutti. Buon anno. Chiudo con una poesia di Camillo Sbarbaro che un amico mi mandò qualche tempo fa e che mi accompagna.
    effeffe

    Tratto da “Pianissimo” 1914/1954 ed. Neri Pozza, Venezia 1954

    Adesso che placata è la lussuria
    sono rimasto con i sensi vuoti,
    neppur desideroso di morire.
    Ignoro se ci sia nel mondo ancora
    chi pensi a me e se mio padre viva.
    Evito di pensarci solamente.
    Ché ogni pensiero di dolore adesso
    mi sembrerebbe suscitato ad arte.
    Sento d’esser passato oltre quel limite
    nel qual si è tanto umani per soffrire,
    e che quel bene non m’è più dovuto,
    perché soffrire della colpa è un bene.

    Mi lascio accarezzare dalla brezza,
    illuminare dai fanali, spingere
    dalla gente che passa, incurioso
    come nave senz’ancora né vela
    che abbandona la sua carcassa all’onda.
    Ed aspetto così, senza pensiero
    e senza desiderio, che di nuovo
    per la vicenda eterna delle cose
    la volontà di vivere ritorni.

  46. Ecco va, spero di aver copiaincollato bene:

    – Gemma Gaetani Says:

    December 31st, 2005 at 14:29
    Andrea Barbieri, non farmi perdere tempo a spiegarti che la tua equazione

    Gemma Gaetani = Fioruccistor

    dato che

    Gemma Gaetani vs. Francesco Forlani

    dato che

    Francesco Forlani e Lello Voce e Andrea Barbieri eccetera = pensiero impegnato

    è una meccanica, pavloviana, formal-contenutistica, considerazione.

    Il pezzo di FF è scritto male. Basato su congetture nemmeno ben analizzate ed esposte. Autocompiacente. Sintomo di una caduta di livello che spesso, e nella sostanza, sta affliggendo NI.

    Ridateci i professori, anche se sono checche isteriche e parlano di pompini. Ridateceli. Quelli che ce li aprano i cervelli, che ce li mettano in crisi, che ci profilino anche mondi diversi dai nostri ma descrivendoli con la precisione teorica e linguistica che ci insegna comunque qualcosa, non i re-censori che vorrebbero indottrinarci, e anche malamente e i loro valletti. All’inizio NI non era così.

    – andrea barbieri Says:

    December 31st, 2005 at 15:01
    Certo, anche Svevo scriveva male, e la teoria della relatività è fatta di congetture.
    E come ricorda oggi Igort, ci fu un tempo in cui El Greco fu portato negli scantinati perché dipingeva caricature. Ci fosse stato Fiorucci mentre lo staccavano, avrebbe almeno fatto una foto per decorare il pacco, nei suoi slippini rossi natalizi.

    – Gemma Gaetani Says:

    December 31st, 2005 at 15:42
    Barbieri, ma che cazzo dici, veramente? Ma che cazzo di risposta è? Se Montanari fosse stato Céline e Forlani Svevo, avrei stampato i pezzi che avevano scritto, sottolineato le parti salienti, cercato sul dizionario i termini utilizzati che non conoscevo. Io come molti.
    Almeno io le cose che non mi piacciono, le leggo prima di dire che non mi piacciono, le capisco eppure non mi piacciono lo stesso, non vado a parlare a vanvera.
    Guarda, occupati di incensare i tuoi miti, ci guadagni di più, questo è certo.
    E se Forlani ti appare Svevo, sei poco colto, evidentemente. Altro che Fioruccistor.

    – Gemma Gaetani Says:

    December 31st, 2005 at 15:54
    Dal pezzo del “maestro effeffe”:

    Si è in altri termini sacrificato il libro in nome di una teologia del marketing, ovvero dell’identificazione del lettore allo scrittore esattamente come attraverso il medium della marca il consumatore si è sostituito alla merce – i manager editoriali pretendono che il lettore non dica più ” ecco qualcuno che ha trovato le parole per dirlo” ma intimano agli scrittori di fare in modo che gli acquirenti esclamino ” che bello questo l’ho già detto ‘io ”

    Insomma, realtà letterarie – no signor giudice i nomi non li faro’ e poi a che pro?- personaggi che popolano le deserte lande dei nostri paesaggi e soprattutto storie che non sono facili da ingoiare. E men che mai da digerire.

    1) si dice ‘dell’identificazione del lettore CON lo scrittore’;
    2) cosa vuol dire, in italiano, ‘attraverso il medium della marca il consumatore si è sostituito alla merce’ e non in goffo anacolutesco ideologichese?
    3) prima delle virgolette che aprono un discorso diretto, ci vogliono i due punti e la maiuscola a inizio frase (i manager editoriali pretendono che il lettore non dica più: “Ecco qualcuno che ha trovato le parole per dirlo”)
    4) i ‘manager editoriali’ dove esistono, se non nella vostra testa (per parlare dell’apparato teorico su cui si basa questo scritto)? credete davvero che la narrativa italiana sia come il cinema ad hollywood?
    5) tutte le virgole che erano necessarie, dove sono finite? nella bocca di chi eseguiva la fellatio al maestro effeffe?

    Nemmeno alle superiori si scrivono testi così pieni di soli *abbozzi* di concetti, grammatica, regole ortografiche, lingua italiana, paradigmi critici.

    – Gemma Gaetani Says:

    […]
    meritate berlusconi perché siete tendenziosi, superficiali, parziali e infami, come berlusconi. non ve ne lamentate.

    – andrea barbieri Says:

    January 1st, 2006 at 16:47
    Cara Gemma, compera un paio di occhiali di Fiorucci così riuscirai a mettere a fuoco le parole: io non ho detto in nessun luogo che Forlani è Svevo, quello che tentavo di farti capire è che alla base della tua critica c’è qualcosa che non può essere preso come base sensata per una critica: scrivere male e fare congetture non è in nessun modo equivalente a scrivere cose che non sono interessanti e verosimili o addirittura vere.
    Inoltre, penso che il giudizio “scrive male” sia rischiosissimo, perché è facile scambiare un proprio errore di prospettiva per un errore di colui che disegna – scrivendo – un oggetto.
    E ancora, a me il pezzo di Forlani è piaciuto per motivi che ora non ho voglia di scrivere.
    Dopo tutto l’impegno che ho speso per te, per cercare di travasare qualche idea da me a te, ti trovo a darmi dell’incensatore, del servo sciocco. Così va la vita.

  47. Io invece ho detto che FF è esperto piu’ delle ragazze di N.I nella “prova microfono” ma non l’hanno colto, le ragazze….
    Francesco non ti abbattere dai, siamo artisti nel e del “mazzo” incompresi..:-)

  48. Cazzo Andrea e pensare che le ho pure scritto per darle gli auguri diu Capodanno!!!

    Comunque sia Caro Andrea per il prossimo a gamba tesa che posterò domani ho un disegno che Bridenne ha fatto per NI e che ti piacerà.
    Grazie ancora per lo Svevo. E’ appena uscito sulla rivista news from the republic of letters, un mio articolo ” To smoke or not to smoke?” che è una riflessione sugli ex fumatori/ex comunisti, ma soprattutto un omaggio al maestro triestino.

    http://www.bu.edu/trl/

    effeffe

    ps
    Ma secondo te ce l’ha con me? Io non ce l’avevo affatto con lei, mannaia!!

  49. Mag,
    e pensare che mi credevo un gaudente!!!
    comunque ce la faremo Mag, ce la dobbiamo fare per forza

    effeffe

  50. Oh, Andrea, perché non ti ho incontrato prima che divenisse irrimediabilmente tardi? Non è come dice Madonna in “Hung up”, che il tempo passa così lentamente… Sarebbe stato meraviglioso che una sola idea venisse travasata nella mia testa…

  51. Ma, Andrea, “don’t cry for me / ‘cause I’ll find my way”. (Madonna)

    Francesco Forlani, invece tu non hai ricevuto la mia risposta alla tua gentile e inaspettata mail che citi sopra? Strano, dev’essersi verificato quel fenomeno che si verificò anche sul sito di Lello Voce, un mio amico scrisse un commento, lo inviò, lo lesse sullo schermo, ma dopo pochi minuti… puff, sparito!

    Scusatemi, ora ho da fare, devo tornare a tradurre il testo della canzone di Madonna, e non è per niente facile.

  52. Scusate tuttissimi, il punto andava DOPO la parentesi, non prima! Ma scrivere con questa french manicure modello Paola Barale grazie alla quale le mie unghie ora sono lunghe be quattro centimetri e laccate quel meraviglioso rosa shocking Chanel loved by Elio Fiorucci, be’, amici, e per di più pensando, be’, non è per nulla per nulla facile… Proprio per nula. Tsz, vedete?

  53. Accidenti accidentaccio, mi è saltata anche la nasale alveolare che pare che vadi appresso a ‘be’ quando si vuole scrivere ‘ben’… Oggi non ne acchiappo una… E’ questa traduzzione che è difficile.

  54. Andrea quando ci vediamo ti regalo un numero di Le fou parle, una rivista anni settanta anarchica su cui Topor fece una serie di interventi straordinari. Di lui ricordo anche un articolo del decalogo dell’uomo elegante:

    ” L’uomo elegante si lava le mani prima di andare al cesso, non dopo”
    effeffe

  55. No, Gabriella, è che avevo una pausa tra le lezioni private che la Fazi mi sta pagando… Come mo’, daltronde. Sono lezioni brevi, più di tanto non centra in testa. (Ecco, ora riesco a scrivere meglio, ho staccate un momentino le unghia, erano decisamente troppo lunghe!)

    (Oh, ‘ho staccatE’ è un omagio a Mozzi, eh, mica un orrore grammaticale! E no, lo voglio proprio precisare, qui siete sempre in malafede! :0))

  56. conosciamo i vezzi di Mozzi! però “centra” vuole l’apostrofo, sicura di averle staccate bene?

  57. Eh Gemma, sì sì, conoscersi prima le cose sarebbero andate bene, ti avrei travasato le idee e anche tu a me, come due paioli colmi d’acqua. Sarebbe nata un’amicizia, saremmo stati come fratelli, io tuo fratello tu mia fratella. Ma forse no, ci saremmo piaciati, avresti trovato in me il tuo piacione e io in te la mia piaciona, e allora alle sere saremmo stati sul lettone ad acqua a leggerci tu Pietro Aretino a me e io Lyonel Feininger a te. E avremmo transumanato la punteggiatura in coccole: il bacio è il punto, la virgola una carezza, l’a capo lo avremmo improvvisato di volta in volta.
    Invece no, le nostre vite, per mano dell’aratro del destino, si sono fendute.

  58. Andrea, posso essere tua fratella lo stesso perché come Jovanotti credo in una grande chiesa che va da Che Guevara fino a Madre Teresa, cioè contemplo che possa esistere la diverzità che sappiamo e dobbiamo e possiamo imparare ad amare invece che a menarci, e io ci aggiungerei anche Santo Pio su quella strada che congiunge Che a Madre, quindi congiungiamoci nel perdono reciproco, come se fossimo a C’è posta per te e poi Maria si metterebbe a ballare addosso a Kledi, mentre il pubblico si guarda e commuove etimologicamente una gioia non individuale ma cosmica nell’epifania novella di un Big Bang ineluttabile di energia rosa profumata di fiori, vuoi? Daltronde anche Fiorucci predica LOVE e lo vende pure a meno che Sex, Love and Money per dire, o Dolce e Gabbana.

  59. Gemma, dolce gabbiana, vogliamoci del bene ma non troppo, altrimenti mi si edulcorano i pixel e lo schermo non funziona. si inzacchera di zucchero (no, non fornaciari, quello di “donne…. tu tu tu”, intendo saccarosio).

    Ps nella grande chiesa c’è anche pippo baudo? e licio gelli?

  60. Alla compagna GG
    e lo firmo a nome della troika(che non significa troia) plus maligno Says
    Lello Voce, Andrea Barbieri, Francesco Forlani, Mal

    di Roland Topor

    Un gran bel libro vi seppellirà
    non più potendo la grassa risata
    effeffe

  61. Mal, non avere paura dell’amore come avevano i primitives dell’uomo che Kubrick infatti li riprese prendersi a botte davanti a quella pietra che non capivano il motivo della discesa in campo (Kubrick non era mica meno scemo di Rubick) e lasciati andare lasciando che anche il tuo schermo si lasci andare a commuovere etimologicamente i pixel che sono il suo cuore verso un bianco assoluto zucchero che è il sapore e il colore dell’universal picture del love, per quanto Fiorucci lo ve(n)da più rosa che bianco: Mal, congiungiti anche tu, e se incontri Pippo o Licio perdona anche loro, comunque io finora non li ho visti.

  62. Grazie anche a te Effeffe mentre ti abbraccio in quest’abbraccio di perdono che va da Licio Gelli (avea ragione Mal, c’è pure lui) fino a Lello Voce, credo che questo libro ce la faccio a leggerlo perché le figure le leggo più veloce che le scritte e poi comunicano a tutti, lo diceva pure Keith Haring per questo disegnava i pupazzi, però stiamo attenti che per esempio Keith Haring di amore c’è morto, come Freddie Mercury e Cyril Collard, insomma non c’amiamo troppo o in troppi, mi sa che è meglio, o almeno proteggiamoci (daltronde pure su aa Madonna quarcuno ha messo un condom).

  63. E visto che dici di non aver ricevuto la mia mail (pinocchietta) ti faccio da qui gli auguri invitandoti ad essere meno paranoica e più leggiera

    effeffe

  64. m’alligno, allineandomi alla troika ed a tutti voi in questo clima festivo-frikkettone. Con leggierezza, tanti auguri, compagni.

  65. ma in questo clima festivo-freakettone, avete tutti le unghie protesizzate come Gemma che scrivete “leggierezza” oppure è licenza poetica? non per essere pedante…un po’ sì, però. :-)

  66. Gemma, come poeta vali molto (moltissimo, in prospettiva), ma i tuoi gusti musicali sfiorano l’orrore del vuoto. Kiss forever.

    p.s.

    A proposito di “forever”: prova ad ascoltare la dylaniata Forever young nella versione degli Hothouse Flowers, così metti da parte qualsiasi voglia di perdonare Licio o Pippo. Giammai!

  67. Gabriella non essere pedante, per Dante. E’ licienza forlanica.

    PS: Ogni volta che sento parlare dei queen o di freddi (mercuri), per calmarmi devo ascoltare 6 versioni live differenti di “redemption song”. Vado.

  68. Grazzie Maggda però come dimenticare i Velvet Underground, Ultravox, ripresi da Salvatores, Libertines, Systeme of Down, Stalingrado degli Stormy Six e Sarrà chi sa cantata da Fausto Cigliano e che è di zio Renato
    effeffe

    leggierezza leggierezza leggiere (che leggono)

  69. Mal, grande: ritienimi sintonizzato con te: me ne servono almeno dodici dosi: così mi libero anche delle madonne!

  70. F.F., grande: Stalingrado dei sei tempestosi è stata la colonna sonora del mio natale! Peccato che dopo il duecentesimo ascolto mia moglie se ne sia andata e abbia deciso di non farmi vedere più i bambini.

  71. Amici,
    avete dimenticato gli Smashing Pumpkins e i Rolling Stones, i Postal Service e gli Smiths, gli Apollo 440 e Bjork, David Bowie e gli Arab Strap, B. Fleischmann e Iggy Pop, i Depeche Mode e Elliott Murphy, Ute Lemper e gli U2, i Sex Pistols e Franco Battiato, i Mùm e i Negresses Vertes. Per dirne alcuni.

    Amico p., di Forever young conosco (e ricordo con commozione) quella degli Alphaville, che mi introduceva ai miei anni Ottanta.

    Però Madonna, dovete ammetterlo: è grande. Per Madonna sì che si può parlare di ‘teologia del marketing’, Effeffe… Una che ha cominciato con un video con un uovo fritto sulla pancia e cantando (stonata) “Holiday / We need a holiday”…

  72. Effeffe, come si fa mettere una foto in un commento? Parla! (No, così vi metto Extra Virgin, la Madonna ricoperta da un profilattico, sarebbe a dire l’opera di Steve Rosenthal che ha fatto arrabbiare tantissimissimo i gesuiti neoconservatori americani…)

  73. Gemma,
    te ne consiglio una più recente (sai, ho la mia veneranda età): una versione di Johnny Cash: da brividi, dalla cima dei capelli agli alluci: durante l’ascolto e dopo, per alcune ore.

    p.s.

    il pezzo dylaniato, intendo.

  74. Grazie, p., mica prendevo in giro, è che non amo molto Bob Dylan, quindi lo conosco poco (per niente, a parte Like a rolling stone, per dirla tutta…). Mi procuro la robba che mi consigli cmq (le verzioni der classico dylaniato).

  75. Madonna se la incontrassi la butterei giu’ dal pirellone.
    anche perchè mi fà concorrenza nelle apparizioni.
    No madonna musicalmente e umanamente …out.
    comunicazione di servizio:il pompino non tira piu’.

  76. (Gabriella: scherzavo delle unghie… Facevo la scema che pensate – un po’ almeno – che sia. Sapete quanto costa una french manicure a Milano? Almeno 80 euro (OTTANTA EURO, e ridico OTTANTA), quella basic – smalto trasparente e bianco sul bordo unghia, a sottolineare i colori naturali. E ce l’hanno tutte, tutte le ragazze “normali”, quelle che cioè, Effeffe, fare un pompino è come masticare un chewingum. Cioè, noi stiamo qui a scervellarci – e scannarci pure – su questioni intellettuali, ma le Fiorucci-Vuitton-girls esistono eccome… E leggono Dan Brown o i neo-simpatici Harmony della Red Ink Press, che è una collana Mondadori, se leggono. Esse esistono. Questo è preoccupante e da combattere, in qualche modo, non il pompino in Michel Houellebecq, secondo me.)

  77. delle cover fatte da Cash io vado giù di testa per One.
    adesso però lasciatemi stare, devo decidere se i Circle Jerks son meglio dei Gorilla Biscuits.

  78. Magda, ‘fa’ senza accentooooooooooooooo!!!!!!!!!!! Ci va l’apostrofo per indicare l’elisione della ‘i’ nel caso della seconda persona presente dell’imperativo (“fa’ questa telefonata”)… Ma nella seconda persona del presente indicativo no!!!!!!!!!!!!!

  79. e scusate un pò ma come aver dimenticato i Kraftwerk, Talkin Heads, Noir Desir, white stripes, Sofia Loren (soldi soldi soldi) Bregovic (money, money, money) Van Morrison, e Billie Hollyday, Elvis Costello e l’intramontabile Paul Weller…
    effeffe

  80. Effeffe, ‘po” e non ‘pò’ (oo stesso discorso fatto pe’ Magda, qui me stai usando aa forma contratta de ‘poco’!)…
    poi, aa ‘g’ dopo ‘Talkin’…
    ‘white stripes’, le maiuscole ce le siamo dimenticate?
    e ppoi, er punto interrogativo finale (è oggettivamente un’interrogativa, aa proposizzione, o no?)…

    Paul Weller, spero che intendi a partire dagli STRA-MITICI

    The Jam

    comuncue…

  81. Gemma, per quanto riguarda le immagini te lo dico solo se facciamo la pace. Però leggiti l’autobiografia di Robert Zimmermann ( che non è un hotel a tre stelle a Bolzano) capolavoro nel genere. Comunque su Houellebecq vedo che siamo d’accordo visto che nel titolo avevo messo malgrado.
    effeffe
    ps
    I-pod esi di workshop. E N E R G I A

  82. Primo (e ultimo) avvertimento!
    Provate a smontare tutto, accenti e pompini compresi, ma guai a voi, dico guai!, a toccare Van Morrison. Una volta si diceva: “Chi tocca Moresco, muore”: Vi avverto: “Chi tocca Van “The Man” Morrison diventa frigida (lei) o non gli tira più il cappero (lui, e anche lei).
    Siete avvisati.

  83. Jam ah!

    effeffe

    Kristian e P. l’ultimo di Van Morrison ve lo raccomando (anto)

    ps

    visto due settimane fa a Torino un super concerto dei Franti ve li ricordate

  84. @ P
    mitico
    effeffe
    ps
    Sentita una versione di Knockin’ on heaven’s door dei Led Zeppelin da sballo

  85. Ok, ci sto a fare res della I-pod-esi di PEACE, Effeffe. Un giorno mi vado a leggere anche l’autobiografia di Bob Zimmermann-Dylan, promesso. Ma adesso: sputa! (Dai, così appariamo alla Madonna, speriamo che ci veda con quel latex in her eyes…)

  86. Facciamo i scemi e qualche volta pensiamo!

  87. @ff: Minchia! i franti! suonano ancora? ricordo della mia anarchica adolescenza…. el paso? (r)esiste ancora?

  88. Ai tempi ascoltavo anche i “negazione”. Il batterista era neffa, quello che ora canta “la mia signorina”, alludendo al noto vegetale ( a proposito di pusher, di la tra cocciante ed altri sembra sanremo fumosi)

  89. Sei come la mia moto / sei proprio come lei / andiamo a farci un giro / fossi in te io ci starei!

  90. Più della conversione soul di Neffa, mi sconvolse quella di Giuliano Palma: fuoriuscire dai Casino Royale per mettersi a gorgheggiare al Rolling Stone…

  91. beh dai, i Bluebeaters son proprio good stuff!
    ma poi chissene, tanto siete Tutti Pazzi.

  92. Marco, qui non ti vogliamo. Abbi pazienza, ma sei troppo trash anche per noi che siamo diventati buonisti oggidì. La tua triplice rima interna fai:fai:mai (“perché lo fai, disperata ragazza mia / perché ti fai, e il domani diventa mai per me per te per noooooi”) è troppo anche per noi. Meglio i Cugini di Campagna. Scusate, amici, ma devo dirlo: meglio la Lecciso che canta, di Marco Masini.

  93. C.S.M.M. – Comitato per lo Sdoganamento di Marco Masini.

    Raccòlgonsi adesioni hic et nunc.

  94. lei mi viene a trovare in sogno ogni notte
    quando il cuore nel sonno rallenta il suo battereeee
    sono sguardi compliciiii
    dolci movimenti
    il salato sapore d’amore ancora segna i miei dentiiii
    lei conosce i miei segreti, lei sa la mia vera etàààà…

    (il ritornello va però cantato sugli accordi LA – DO#- RE – MI – FA# – SOL – RE di Vaffanculo)

  95. Mal, ritrova il tuo pusher e dacci dell’anestetico ragga per poter sopportare la pressione mentale che alimenta l’ascolto di Masini che canta i Casino Royale…

    (Erano bravi i Casino Royale, come gli Almamegretta. Un’epoca finita nel passato.)

  96. Perdonate, imparate da me, accogliete tra di voi Marco Masini e di diversi e chi vi ha fatto male, come racconto in questa canzone autobiografica, Nu scuggnizziello napulitano.

    M’arricordo ch’ero piccerillo
    e facevo ‘o scugnezziello dint’e viche ‘e sta città.
    Io cu n’ati quatte cumpagniell’
    che biscotte ‘nt’a cartella ce mettevem’a pazzià.
    Quanta vote chillu pizzaiuol’ tutto spuorc’
    ‘e pummarole ce faceva arritirà,
    e cu cient’ lire ‘e caramelle for’ a chillu vascetiell’
    stev’a nonna a m’aspettà.
    Nun pazziav co ‘o pallone me piacevano ‘e canzoni
    e chiagnievo si sentev’ a Mario Merola ‘e cantà.
    Nun sbagliavo na parola si cantavo ‘O Zappatore
    e vulevo mille lire pe me fa sentì ‘a papà.
    Chi ‘o pensava ca stu criatur’ mo passann’ pe sti quartier’
    chella voce meglio d’ajere dint’e radio sente ‘e cantà.
    E ‘a cchiù bella de canzone
    nun sa po’ scurdà nisciuno
    pecchè ‘nzieme a Mario Merola
    ‘a cantaie cinc’anne fa.

    Comme cagna ‘a vita ‘e na persona
    tre minute ‘e na canzone che te fanno addiventà.
    Tutt’a gente che m’ha fatto male
    sbatte ‘e mane in prima fila pecchè l’aggia salutà.
    Ce vulesse n’omme cchiù cattivo
    ca tenesse ‘o stesso core tale e quale a chilli llà,
    ma pe fa cuntent’a mamma mia
    che sta ‘ncielo ‘nzieme a Dio saccio pure perdonà.

    Nun pazziav co ‘o pallone me piacevano ‘e canzoni
    e chiagnievo si sentev’ a Mario Merola ‘e cantà.
    Nun sbagliavo na parola si cantavo ‘O Zappatore
    e vulevo mille lire pe me fa sentì ‘a papà…

  97. “il salato sapore d’amore”, siete ritornati sul tema principale grazie a Marco Masini, bene, bene!

  98. Oddio, che orrore!!!! La masina e la dalessia in duo su NI!: mi immagino la redazione boccheggiante, ansimante, in crisi metadonica…Io sono alla canna del gas: vedo di riavermi sparando a tutto volume il Live at Leeds dei Who (e affanculo quei rottinc…di merda dei miei vicini leghisti). Vuoi vedere mai che ritorna anche mia moglie?

  99. noi tennici, quando parliamo di etica, parliamo di etica.
    quando parliamo di pompini, parliamo di pompini.

  100. Sono andata a lavorare e ritrovo un clima freaknazionalpopolare…

    @ Gemma:
    e l’avevo capito che stavi a prendere per i fondelli! so tutto della french manicure, una mia paziente mi ha introdotto nel delirio milanese ultimo venturo…
    @p.
    Stalingrado e Van Morrison sono untouchables, grande p.

    a tutti:
    Masini no, vi scongiuro, vi prego!!!

  101. Ing., anche questi sono pompini, cosa crede. Come ha fatto a non accorgersene? Ah, perché se voi tennici non vedete l’arnese ben issato, fate fatica a discernere? Suvvia, ing., si dia allo studio delle figure retoriche.

  102. Gabriella, dopo questa ulteriore rivelazione, puoi usare e abusare di me in ogni frangente: molla il rotolone e sbattimi sul tatami fino a ridurmi a uno straccio: sarò il tuo allenamento quotidiano: e mentre mi riduci a una poltiglia, avrò sempre fiato per cantarti Astral Weeks nota per nota; mi rimarrà sempre un’oncia di voce per sussurrarti I can’t stop loving you e tutti gli Hymns to Silence: resusciterò J. Lee Hooker e improvviserò sulle note della sua chitarra duetti che nemmeno ti immagini: sarò la tua Gloria!

  103. p.
    No dico, stai scherzando? se resusciti J. Lee Hooker mi conquisti definitivamente. Quanto a menarti sul tatami non se ne parla nemmeno, io meno solo gli addetti ché se no ci si può far male sul serio! :-)

  104. Cmq, @P a Roma in piazza della Repubblica per il 31 hanno suonato tutti questi qui: Led Zeppelin, Who, Van Morrison, Jimmy Andrix, con relative fotografie psichedeliche proiettate sull’arena della piazza che fungeva da megaschermo semicircolare…
    Cosi imparate a stare a Milano per l’ultimo.
    Io ho strabiliato pero’ sulle note di “let the sunshine” da Hair proprio messa nel passaggio dal 2005 al 2006.
    siete capaci di cantarla? è altissima….

  105. E ti amo ti amo davvero
    E ti amo ti amo lo giuro
    Te lo scrivo di rosso e di nero
    Sulla pagina enorme di un muro
    E ti amo ti amo di brutto
    E ti amo più della mia vita
    Anche se sono più di trent’otto
    Gli anni persi su questo pianeta
    E ti amo anche se è incomprensibile
    Per la gente che ancora non sa
    Che ti amo e doveva succedere
    A questa età
    E ti amo ti amo da sempre
    Anche se ti conosco da un giorno
    Come un’Africa che si riempie
    Di falò sotto un cielo notturno
    E ti amo ti amo per sbaglio
    Ma è la cosa più giusta che faccio
    Da quando ero un ragazzo al guinzaglio
    E con tutte facevo il pagliaccio
    E ti amo anche se è intraducibile
    Nella lingua di questa città
    Ma è davvero così imperdonabile
    Se ti amo già
    E ti amo come se
    Non avessi amato mai
    Senza rabbia e senza che
    Abbia fatto niente per volerlo ormai
    Dimmi che ci sei
    Che mi vuoi
    (Na na na na na na na na
    Na na na na na na na na
    E ti amo ti amo ti amo)
    Come un mare che aspetta alla foce
    Il suo fiume di vita e di pace
    E ti amo e mi sento ridicolo
    Senza maschere ne gravità
    Ma ti amo e mi sembra un miracolo
    Se ti amo già
    E ti amo ti amo sul serio
    E ti amo ti amo lo giuro
    Anche se resterà un desiderio
    Che la pioggia cancella dal muro…

  106. P. parli di American recordings?

    Gemma dalla mia posizione di tuo sorello in cui trovomi ti consiglio:
    1) di lasciar perdere la riga bianca sulle unghie, tanto è inutile che ti decori per poi affrontare la battaglia erotica che ti devasterà velocemente ogni decoro.
    2) Dylan possibilmente vallo a sentire dal vivo: quando lui e la sua fottuta band sono in vena non ce n’è per nessuno.
    3) le bambine che leggono Dan Brown forse un giorno cambieranno gusti, forse no. Non è detto che non abbiano sensibilità e intelligenza da donare.
    E se leggono Dan Brown è solo perché la Lipperini non parla di altro, beh insomma, se non di videogiuochi :-)

    saluti dal tuo sorello piacione

  107. Ba-cio! Ba-cio! Ba-cio! Ba-cio!

  108. Ma che picio sei, tu che hai postato quell’orribile brodaglia masiniana? Orrore, triplo orrore.

  109. Andrea, se noi facciamo il sorello e la fratella, i genitori chi li fanno? Mica vorremo fare gli orfani?

  110. non ho parole, però mi viene da ridere. :-)
    non si fanno questi scherzi a una vecchia signora…

  111. E ti amo ti amo davvero
    E ti amo ti amo lo giuro
    Te lo scrivo di rosso e di nero
    Sulla pagina enorme di un muro
    E ti amo ti amo di brutto
    E ti amo più della mia vita
    Anche se sono più di trent’otto
    Gli anni persi su questo pianeta
    E ti amo anche se è incomprensibile
    Per la gente che ancora non sa
    Che ti amo e doveva succedere
    A questa età
    E ti amo ti amo da sempre
    Anche se ti conosco da un giorno
    Come un’Africa che si riempie
    Di falò sotto un cielo notturno
    E ti amo ti amo per sbaglio
    Ma è la cosa più giusta che faccio
    Da quando ero un ragazzo al guinzaglio
    E con tutte facevo il pagliaccio
    E ti amo anche se è intraducibile
    Nella lingua di questa città
    Ma è davvero così imperdonabile
    Se ti amo già
    E ti amo come se
    Non avessi amato mai
    Senza rabbia e senza che
    Abbia fatto niente per volerlo ormai
    Dimmi che ci sei
    Che mi vuoi
    (Na na na na na na na na
    Na na na na na na na na
    E ti amo ti amo ti amo)
    Come un mare che aspetta alla foce
    Il suo fiume di vita e di pace
    E ti amo e mi sento ridicolo
    Senza maschere ne gravità
    Ma ti amo e mi sembra un miracolo
    Se ti amo già
    E ti amo ti amo sul serio
    E ti amo ti amo lo giuro
    Anche se resterà un desiderio
    Che la pioggia cancella dal muro…

    (p., sfrutta questo sottofondo musicale però! approfittane! queste mie canzoni stendono tutto e tutti…)

  112. Magda, sing with me!

    E ti amo ti amo davvero
    E ti amo ti amo lo giuro
    Te lo scrivo di rosso e di nero
    Sulla pagina enorme di un muro
    E ti amo ti amo di brutto…

  113. Se mi trovassi da sola con Masini su un’isola deserta, mi accoppierei con le testuggini.
    Mi viene un tragico sospetto: sono in qualche modo responsabile della deriva demenziale di N.I. degli ultimi giorni?
    Uhm…..se cosi’ fosse sono piu’ contagiosa del virus dei polli.

  114. Masina, scegli!: qui e ora!: o sanpatrignano (reparto macelleria), o, legato ad una sedia, l’opera omnia della Dalessia, dal vivo: “anche se resterà un desiderio/che la pioggia cancella dal muro” la tua improbabile guarigione. Ora che ci penso: ma che begli endecasillabi che scrivi! allora sei un vero peta! Della scuola di guittone a ‘retino, immagino.

  115. Alla gigiadalessia:
    vedi, cara, che l’ultimo verso del tuo poema, nella sua lectio originalis, rettamente inteso recita: “e vulevo mille lire pe me fa”. E infatti, te l’hanno venduta tagliata male: non ti sei ancora ripreso dagli effetti del borotalco al gusto di marmellata.
    Vai a scuola da Fausto Cigliano, se ti riesce di farti accogliere, pirletti!

  116. Comitato per lo Sdoganamento di Me…
    Venite via…
    Non ci vogliono nemmeno qui…
    P., e Gabri, vi auguro comunque…
    Di proseguire…
    Sulle…
    Streets of love…

  117. Quelle due ugole d’oro mi stanno completamente rincoglionendo (ma forse non ci voleva poi molto): sì, Andrea, è su American Recordings, ma in questo momento, avvolto dalle spire mefitiche masiniane, non ricordo più bene quale dei quattro. Il IV, in ogni caso, te lo consiglio: è una pietra miliare della musica degli ultimi cinquant’anni. Ascoltare per credere.

  118. scommetto che dopo tanta diatriba su pompino e amore, congiuntivi e ortografia, i Rockets e Janis Joplin siete arrivati ad amarvi tutti, ad innaffiarvi di vino senza tarallucci, a farvi i pompini a vicenda: (si parte scassando le stoviglie e si finisce con le babbucce e il pargoletto)

    piz en lov

  119. Andrea,
    mica ci vorrai bacchettare? dài, siamo ancora in clima freak/ridanciano coi residui di capodanno… besos!

    P.
    fatto pulizia, eh!

  120. Gabriella, più che pulizia direi polizia (municipale): per ridarmi la patente mi hanno fatto tribolare gli ultimi quindici giorni.

    @ Andrea: sta calmo Anglo, tempo una nottata e riprenderanno a volare stracci e coltelli. Tu intanto copriti bene: mi sa che ce n’è anche per te. :-)

  121. p.
    sarei curiosa sulla patente, ma vorrei evitare lazzi idioti.
    Riprenderanno, lascia che il furlén metta in rete la seconda parte…

  122. @ Gabriella
    Mah, niente di particolare, almeno per me. Come ho detto al giudice, sono innocente, vittima innocente della modulazione di frequenza.
    Si dà il fatto che sono arrivato a un semaforo (rosso) con lo stereo a tutto volume. Mi fermo (vuoi mettere) e, planando soave da un marciapiedi, mi si avvicina una vigila per chiedermi, forse, di abbassare l’audio (The man who sold the world, a tutta birra sotto un cartellone pubblicitario di un nano che ride sempre). E’ una mia illazione, questa, riguardo la sua intenzione: rischio di non sapere mai la verità, un po’ come Frank di fronte ad Armonica in una sequenza leoniana, ricordi? Ebbene, abbasso il finestrino, proprio mentre, in uno stranissimo e osceno miscuglio di radiopopolare e radiomaria, sbuca da chi sa dove la masina col suo inconfondibile inno “bruttastronza”. Apriti cielo! Il resto (traffico paralizzato compreso) puoi facilmente immaginarlo.

  123. Effeffe, buongiorno! Qui stiamo aspettando! Io ho scritto il titolo intanto.

    Lesson n. 1 – How to put digital photos in NI comments.

    And Effeffe says…

    (Intanto vado a leggere di là: fumare, un altro tema, dopo il famigerato pompino, degno delle migliori puntate de L’Italia sul due! :0))

  124. effeffe, cazzo! va bene franti, va bene il fumo, va bene tutto, ma ti decidi o no? Vuoi spiegare alla gemma come si fa a digitare le foto nei commenti? Ma cos’hai, un animo di pietra?

  125. dai, maledetto commundandy, ammettilo che ci inibite le immagini e che il capro espiatorio è il server.

  126. France’, non mollare che poi tutti a mettere immagini nei commenti…sai che casino? si appesantisce il sito e poi non si apre più e poi dicono che c’è il complotto e che siete tutti sc

  127. ah sì, dicevo, che poi si riapre la bagarre di quando spariva NI ogni due per tre, ecc., ecc.,

    P.
    piena solidarietà, potrei procurarmi quel pezzo di Masini, giusto da utilizzare in casi simili… :-)

  128. @ P. modestamente ho tutto delle American recordings, anche il cofanetto postumo pieno di inediti, comunque The Man Comes Around è il più bello, ci sono canzoni da fare drizzare i peli. Come gusti mi ricordi Varbella :-)

    @ Inglese, io ho spaccato tutto, piatti, bicchieri, palle, effettivamente l’unica via pare quella del frugolo + tv + babbucce. Però, non so come, ma sento che ancora ci sono cose da spaccare: sono porte, da sfondare.

  129. alla Gabri: ma cazzo, per una volta che stava barcollando la monogamia, che tutto quel fracasso e lazzi e gemiti da dark room mi stava attirando, e quasi osavo togliermi la canottiera di lana, t’incrocio in un angolo e mi prendi per l’istruttore, l’abate, il maestro col colletto inamidato a soffocare…

    escluso dalla compa, torno a giocare a bottiglia coi miei veri amici

    (il commentone oscilla tra un film di bud spencer e terence hill, una telenovelas con cambi di coppie improvvisi, e qualche affondo di soft-porno alla tinto brass: mi sembra un bel cocktail)

  130. Varbella, Varbella, chi era costui? Andrea, urgono ragguagli. Al limite, digita una foto nel commento, con annesse istruzioni per l’inserimento.

    Hai ragione, comunque: ci sono ancora porte da sfondare, parecchie. Una, immediata, è sapere cosa fuma effeffe: può aprire squarci impensati di futuro.

  131. O Gemma e io ti facio le analisi delle urine :)!!!
    Anti doping su nazione indiana anti doping su nazione indiana anti doping

    effeffe

  132. Non (ti) capisco, France’… Perché mi fai l’antidoping?
    Dai, dicci come si postano le foto nei commenti, sarebbe bello potercele mettere, chiaramente ridotte di peso…

  133. Cinquemila giorni fa
    spaccavamo la città
    ripetendo come una poesia
    “Oggi cambio il mondo e così sia!”

    Generation my tristescion!

    Le tue mani nelle mie
    correvamo dietro a quelle nostre idee
    masticando sogni e amori a metà
    come i corsi all’università

    Generation my delusion!

    Non devi credere
    che è stato inutile
    sentirsi innamorati eroi
    di un mondo marginale
    gridare rabbia in faccia
    a questo eterno show
    anche se oggi no non si può
    perché gli ultimi non esistono

    Ma è la vita che con un ciao
    poi ti lascia a piedi come Charlie Brown
    e ti perdi nell’imbecillità
    che ha prodotto la politica

    Sputtanescion par-condition

    E ti arrendi anche tu
    e tuo figlio segue ormai la sua tribù
    ma quei suoi occhi azzurri gridano già
    a questo mondo senza l’anima

    Evolution no bombescion

    Lasciagli credere
    che si può vivere
    con la vergogna che hai di te
    e delle tue illusioni
    che si potrà sognare fino all’ultimo
    anche se tu lo sai…io lo so…
    che le favole non esistono
    ma i miracoli forse accadono…!

    Here we go everyday it’s the same situation
    trouble.problems is all that we get
    we need a change world to breath new life
    so i’ll kids can see brighter days

    As one we can march if it’s comin’ from your heart
    From the past to the present to the future see the sun
    as a boy growin’ up in the south south bronx
    it was fun and games, but guns and pain

    So I kiss my mother and I hugg my brother
    Strenght and Unity and Love Community
    Strenght and Unity and Love Community
    Strenght and Unity and Love Community

    Hand to hand united we stand
    people of the planet let’s shout it out
    Strenght and Unity and Love Community
    Let’s make this place a home…

  134. No! L’antidoping no! effeffe! noi siamo (fr)anti-proibizionisti. E smettetela con tutta ‘sta nicotina. Usate il T.H.C.

  135. @ gemma
    aaaaaaaaaahhhhhhhhhhhrrrrrgggghhhhhhhhh… Sei un concentrato di sadismo puro.

    @ effeffe
    ma davvero non fumi? E chi mai l’avrebbe creso!

  136. Non cedere effeffe, se legalizzi il foto-commento pubblico la gaetani fa diventare NI 2.0 sgargiante e pesante (per mole, intendo) come il suo libro.
    (irrefrenabile il maligno che è in me, ma come contraddirlo?)

  137. @ p

    ma hai letto certi “versi”? e l’assonanza ciao:Brown!!! o forse masini pensa che Charlie Brown sia un nome brasiliano e si pronunci /’brao/… (dalla canzoncina che fa “Eh, meu amigu Charlie, Charlie Brown”…)

  138. Mal, qualcosa mi dice che gli amici ti chiamano Lello… ;0) Se invece non sei tu, digli che qui c’è in atto un comportamento antidemocratico, e dovrebbe intervenire. Io posterei soltanto, raramente, foto piccole e coerenti con il post o con il commento. Giuro.

  139. Gemma…..
    Qui ci vuole davvero l’antidoping. Non mi dire che la sindrome di rotowash ha colpito anche te dopo mag e vedete sto lellovoce dappertutto. io ho27 anni studente con tutto il tempo di trollare qui con te……

  140. @ effeffe
    Grazie, mi togli da un’angst che cominciava a divorarmi. Stavo già per dare alle fiamme il tuo shaker.

    @ gemma
    No, stava solo salutando il suo amico Carlinho Brown: era un senhal per dire della sua inavvicinabile cultura e preparazione musicale.
    In quanto ai versi, forse ti è sfuggito quel “e tuo figlio segue già la sua tribù”: un endecasillabo che riduce in cenere tutto lo stilnovo in un colpo solo. E che dire poi di “I kiss my mother”? una apertura al nuovo che avanza, gravido di problematiche orgiastico-ermeneutiche sui riti che si consumano all’interno delle pareti domestiche: altro che farsi le seghe con le virgolette e il corsivo.

    @ Mal
    E’ così che ti vogliamo: duro e puro. E (fr)antiproibizionista.

  141. @ p

    secondo me “I kiss my mother” è una sottile citazione accompagnata però da vigorosa negazione dell’atteggiamento nichilista e distruttivo kurtcobainiano esplicitato da “My mother dies every night”, in On a plain. Su “evoluscion no bombescion” sto riflettendo, sto cercando di capire se citare Raspini, Sanguineti o Celentano.

  142. E quando dice “e ti perdi nell’imbecillità che ha prodotto la politica”, cosa intende dire davvero Marco Masini? Nel dubbio tra l’affermazione dell’imbecillità come generatrice della politica e quella del concetto diametralmente opposto (la politica produce imbecillità), il poeta cristallizza queste due possibili verità in un dubbio che chiama il lettore a dare, e darsi, una risposta.

  143. @ Gemma

    Sì, hai ragione, ma io vi leggo anche tracce di un principio catartico esulcerante scariche ancestrali aprioristicamente propulse nella sua frustrazione seminconscia, cervicalmente e nevroticamente a monte di ogni possibile analisi lessicale, in quanto trascendente l’atto in sè racchiuso in quel “I hugg my brother” che condensa la breve infinità dell’estasi e la calma apparente, non scevra di pulsioni suicide, di un coitus interruptus.

    Sì, direi proprio Celentano: non ancora passato attraverso la lente cognitivo-interpretativa del manifesto.

  144. Perché se sembra negare al futuro una possibilità salvifica per l’essere umano (“correvamo dietro a quelle nostre idee / masticando sogni e amori a metà / come i corsi all’università”, il futuro, cioè, è portatore di sola delusione), Masini rintraccia nella rabbia della parola che dice senza esitare l’umana sconfitta terrestre, l’unica vera possibilità di salvezza(“gridare rabbia in faccia / a questo eterno show”), e speranza (“Hand to hand united we stand / people of the planet let’s shout it out / Strenght and Unity and Love Community / Let’s make this place a home…”), disattendendo un pessimismo che sembrava irrimediabilmente affermato soltanto poche righe avanti, tramite l’emancipazione da quella pura constatazione dello stato delle cose umane che lascia quel nichilismo ad una precedenza generazionale e grafica allo stesso tempo (“as a boy growin’ up in the south south bronx / it was fun and games, but guns and pain”).

  145. Come un novello Lou Reed, Marco Masini affida la sua weltanschauung ricognitiva e pessimista, sofferente e a tratti disincantata, ad un linguaggio elementare e conciso che concepisce il laboratorio della sua scrittura come un impegno volto a sfrondare e a semplificare ogni possibile complicazione comunicativa, al fine di risultare un uomo che appartiene al mondo a cui si rivolge, un uomo confuso con quel popolo che come lui soffre, eppure, come lui, tutti i giorni, si alza e dice “Vaffanculo” alla vita che lo tradisce, nella forma metaforica di una donna che se ne va.

  146. Per tenere alto il registro della discussione: ma emmemme non portava sfiga? forse sarebbe meglio proseguire con l’analisi testuale di ivana spagna…

  147. Dici davvero, Mal? Io non conosco le capacità invasive di codesti alti poeti e musicisti, e nemmeno credo a queste futili dicerie.
    E allora, mi domando e dico, perché è da più di un’ora che continuo a toccarmi le palle? Perché ho cosparso di sale anche il pc e il maus?

  148. mal, hai ragione in toto (quelli di ‘another chance’):

    era il 1986 quando la nostra eroina faceva il suo debutto nel mainstream vendendo due milioni di copie del singolo ‘easy lady’:

    move on up, you’re such a sexy love
    when you get on down, you’re better than another
    move on you, it’s such a hot sensation
    when you get alone oh, I can roll this nation
    get on down, you’re trying out my wawe
    you just tye me, there’s no time for maybe

    cause I’m a lady lady lady easy lady
    lady playing fashions trough the night
    cause I’m a lady lady lady easy lady
    playing real emotions, move on out

    move on up, I’m gonna teach your lover
    gonna work on you, I hope you wont discover
    move on up, you’re really down and fears me
    try try harder, you know you must please me

    cause I’m a lady lady lady easy lady
    lady playing fashions trough the night
    cause I’m a lady lady lady easy lady
    playing real emotions, move on out

    cause I’m a lady lady are easy lady
    lady playing fashions trough the night
    cause I’m a lady lady lady easy lady
    playing real emotions, move on out
    you’re living inside me ( ah ah ah ah )

    you’re moovin’ on by me
    you’re lover and passion ( ah ah ah ah )
    moovin and moovin
    show me you can do it

    l’anno successivo, il 1987, il singolo ‘call me’ arrivò al primo posto della classifica europea, davanti a brani come ‘la isla bonita’ e ‘dirty diana’, cantati da talenti del calibro di madonna e michael jackson:

    hey how long I’ve been waitin’ for a love so tender
    hey hey hey how long can I stay without your touch I wonder
    you you you you tell me you can ever know oh loneliness
    hey my love no no don’t leave me on my own please

    call me call me
    baby baby call me now
    call me call me
    d-d-do it baby please
    I’ll u u u use all my fantasy to dream about you
    hey my love I can’t resist here all alone please

    baby call me now I’m all alone
    talk to me darlin’ all night long
    call me call me baby when you want
    uh when you want baby please

    hey I can wait but I beg you babe don’t lose my number
    I tell you babe call me now coz I’m losin’ slumber

    la parola adesso agli esegeti.

  149. e su queste note me ne vado e vi saluto et ohps

    Confusion in her eyes that says it all.
    She’s lost control.
    And she’s clinging to the nearest passer by,
    She’s lost control.
    And she gave away the secrets of her past,
    And said I’ve lost control again,
    And a voice that told her when and where to act,
    She said I’ve lost control again.

    And she turned around and took me by the hand and said,
    I’ve lost control again.
    And how I’ll never know just why or understand,
    She said I’ve lost control again.
    And she screamed out kicking on her side and said,
    I’ve lost control again.
    And seized up on the floor, I thought she’d die.
    She said I’ve lost control.
    She’s lost control again.
    She’s lost control.
    She’s lost control again.
    She’s lost control.

    Well I had to ‘phone her friend to state my case,
    And say she’s lost control again.
    And she showed up all the errors and mistakes,
    And said I’ve lost control again.
    But she expressed herself in many different ways,
    Until she lost control again.
    And walked upon the edge of no escape,
    And laughed I’ve lost control.
    She’s lost control again.
    She’s lost control.
    She’s lost control again.
    She’s lost control.

    effeffe

  150. When routine bites hard, and ambitions are low
    And resentment rides high, but emotions won’t grow
    And we’re changing our ways, taking different roads
    Then love, love will tear us apart again
    Why is the bedroom so cold? You’ve turned away on your side
    Is my timing that flawed – our respect run so dry?
    Yet there’s still this appeal that we’ve kept through our lives
    Love, love will tear us apart again
    You cry out in your sleep – all my failings expose
    There’s a taste in my mouth, as desperation takes hold
    Just that something so good just can’t function no more
    When love, love will tear us apart again

  151. Nelle apparenti tautologie dell’artista italiana Ivana Spagna (“move on you, it’s such a hot sensation” o “you’re better than another”), c’è invece la consapevolezza del ruolo dell’artista che decide di farsi opera d’arte, soggetto di un manifesto poetico ed unico contenuto dell’opera d’arte che a questo consegue; questa capacità che fa della forma puro contenuto e di un qualunque suono campionato musica, come nella migliore tradizione della musica dance, trova nel ritornello la sua apoteosi: “cause I’m a lady lady lady easy lady / lady playing fashions trough the night” cantava infatti l’artista, affiancandosi così, in quanto “lady” e per di più “easy”, alla vera ragazzaccia della dance, la “material girl” Madonna (artista al fianco della quale è di nuovo collocabile dopo la pubblicazione di “Briciola. Storia di un abbandono”, libro che Ivana Spagna ha scritto per i bambini e che ha venduto ben 20.000 copie, non sappiamo dire a tutt’oggi se di più o di meno di quante ne abbia vendute “Le rose inglesi”, il libro per bambini di Madonna).

  152. Effeffe, She’s lost control è la mia canzone preferita dei Joy Division…

    Gianni, non fare il matusa, lasciaci fare i gggiovani con i blue jeans che siamo… ;0)

    Ciao a tutti, devo andare anch’io!

  153. poscritto:

    Effeffe, prima o poi lo scopro (come si fa a postare immagini nei comm), anche se fai finta di niente mettendo su i Joy Division…

    Ciao-ciao.

  154. Iglesia,
    la tua monogamia tale deve restare! Ché poi alla tua donna voglio troppo bene, quindi se devi pasturare, non farlo dove la katana potrebbe coglierti… ;-)
    e cmq tanto non riesci a spretarti…

    @ tutti
    complimenti! l’analisi testuale del Masini è da incorniciare e io torno ad ascoltare il mio amato David Sylvian. Ecco.

  155. Gabriella, se ami davvero il magico D.S., devi avere il Weatherbox: senza è impossibile qualsiasi amore. E la versione strumentale di Weathered wall? E i dischi con Czukay? E quelli con Robert Fripp? E poi, e qui ti voglio, con quale formazione ha suonato a Milano l’ultima volta? E poi – e la risposta è fondamentale – come fai ad uscire dallo stato di trance dopo aver ascoltato Brilliant trees? Quante volte hai pensato che i “segreti dell’alveare” sono un disco di grande poesia? E l’ultima: ritieni che la Gemma abbia qualche possibilità, persa com’è tra madonne e gioidiviscion, di imbattersi in questo straordinario artista?

    E poi qualcuno ha avuto pure il coraggio di dire che stavamo andando fuori tema e che qui non si parlava più di pompini! Beccatevi ‘sto trattato in sintesi e convertitevi all’efebico ex platinato japanais.

  156. @gemma in particolare e a tutti (biond. incluso) in generale

    Noi siamo i gggiovani,
    i gggiovani più gggiovani,
    siamo l’esercito,
    l’esercito del s.e.r.t. …………….

    Catherine Spaak 1964

  157. Scusate x sono io. Visto che c’era la dedica ci tengo a precisarlo. Grazie a gemma e kristian per il lavoro, sicuramente da approfondire con più calma, su ivana spagna.

  158. @ p

    Se la mia discoteca fosse composta soltanto da Madonna e Joy Division, non oserei nemmeno uscire di casa!

    Devo scrivere una poesia intitolata “Non sono stupida come credete”, mi sa… O qualcuno deve fondare il C.S.G.G., Comitato per lo Sdoganamento di Gemma Gaetani, col sottotitolo PER UNA CORRETTA INTERPRETAZIONE DEL FIORUCCI STORE NELLA WELTANSCHAUUNG GAETANICA! :0)

    Però David Sylvian non lo conosco. Lo ammetto. (Il lavorio su Spagna e Masini era ovviamente ironico). Ciao, ciao, amici gggiovani e amici stracolti e amici stracotti, la Gemma ha da fare.

  159. P.
    Come sarebbe “se mai davvero”, mica parlo a vuoto, adoro quell’uomo/musicista/genio!
    Ah, l’ultima volta ha suonato, definizione un po’ stravagante, con Steve Jansen e l’ing. Masakatsu Takagi il nippo al computer che elaborava immagini, visto allo Smeraldo ottobre 2003, era il tour di Blemish. Seconda parte del concerto: solo con chitarra acustica. Quando scrivo, ascolto a ripetizione Secrets of the beehive entrando in uno stato di trance assoluta, penso ogni volta che è pura poesia. Brilliant trees lo sto cercando da un po’, le volte che l’ho ascoltato alla radio ho rischiato incidenti…gli altri cd che posseggo sono Approaching silence e The first day con Robert Fripp oltre a Blemish. Che dirti? in assoluto l’artista che amo di più, quasi un’ossessione, a volte per disintossicarmi dalla sua malìa mi impongo di non ascoltarlo per qualche tempo. Ritengo assai difficile imbattersi nell’assoluta purezza musicale asoltando madonne e goidiviscion, però nulla è impossibile: anch’io ascolto i queen quando pulisco casa!
    Ahimé non posseggo weatherbox, cercasi disperatamente masterizzazioni! :-)

  160. @ Gabriella

    Sei indubbiamente preparata, ma ti manca almeno un quintale e mezzo di materiale: l’equivalente, calcolando a spanne, di una quindicina di dischetti. Una mia amica possiede un masterizzatore (almeno ricordo di averlo visto l’ultima volta che sono stato da lei): se riesco a convincerla a farmi entrare di nuovo a casa sua, ti farò duplicare l’opera omnia del D.S, annessi e connessi inclusi. E’ una promessa: appena il lavoro è pronto, troverò il modo di fartelo sapere aggregandomi a uno di quei posts coltissimi che frequenti di solito. Credici, non è uno scherzo; e non comprare niente: sono sempre più convinto che chi ruba ai ladri è un benefattore dell’umanità. Ecco perché la redazione proletaria di NI non cancellerà la comunicazione di servizio: la rivoluzione si fa anche scambiandosi questo materiale altamente sovversivo!!! (Che bel pompino che m’è venuto!). Nell’attesa beccati queste due liriche strepitose e se incontri la Gemma, quando ti capita di andare a fare compere al fioruccistore, dille che l’ultima cosa al mondo che potrei pensare di lei è che sia una stupida. A presto. :-)

    Forbidden colours (1983)

    The wounds on your hand never seem to heal
    I thought all I needed was to believe

    Here I am, a lifetime away from you
    The blood of Christ, or the beat of my heart
    My love wears forbidden colours
    My life believes

    Senseless years thunder by
    Millions are willing to give their lives for you
    Does nothing live on?

    Learning to cope with feelings aroused in me
    My hands in the soil, buried inside myself
    My love wears forbidden colours
    My life believe s in you once again

    I’ll go walking in circles
    While doubting the very ground beneath me
    Trying to show unquestioning faith in everything
    Here I am, a lifetime away from you
    The blood of Christ, or a change of heart

    My love wears forbidden colours
    My life believes
    My love wears forbidden colours
    My life believes in you once again

    When poets dreamed of angels (1987)

    She rises early from bed
    Runs to the mirror
    The bruises inflicted in moments of fury

    He kneels beside her once more
    Whispers a promise
    “Next time I’ll break every bone in your body”

    And the well-wishers let the devil in
    And if the river ran dry they’d deny it happening

    As the cardplayers deal their hands
    From the bottom of the deck
    Row upon row of feudal houses blow away
    Medicine for the popular complaint

    When the poets deamed of angels
    What did they see?
    History lined up in a flesh at their backs

    When the poets dreamed of angels
    What did they see?
    The bishops and knights well placed to attack

  161. io sono entrato in uno stato di trance assoluta durante un dj set a rotterdam, sotto l’effetto di 400 bpm. anch’io per disintossicarmi ho fatto passare un po’ di tempo.

  162. P.
    DAVVERO?
    C’est magnifique! Guarda che ogni promessa è debito, fa ridere detta nel mondo virtuale ma io ci spero proprio. Io non vado mai al fioruccistore e non conosco Gemma di persona: sicuramente non è una stupida, tutt’altro.
    Grazie per i bellissimi testi. :-)
    A presto.

    @ kristian:
    perché tu non hai mai fatto trance-dance…

  163. io sono andata in trance al concerto dei pansonic a milano, pochi mesi fa. dai decibel – che non saprei quantificare – mi vibravano anche i jeans, dentro la cassa toracica rimbombava un martello pneumatico. un’esperienza sensoriale assoluta. non so se avete presente i pansonic, che musica fanno. e che video proiettano durante le loro performance.

    ciao, ‘notte,

    fiorucci girl in fiorucci world! ;0)

  164. (magari, un fiorucci world, tutto rosa e comodo…)

    cmq, gabriella, se ti capita ascolta i pansonic. sono inimmaginabili. indescrivibili.

    ora ‘notte, davvero, domani travaglio (lavoro).

  165. Non conosco i panasonic. Mi sa che abbiamo gusti musicali diversi, al concerto di Pat Metheny ho avuto esperienza quasi mistica…come quando vedo Jet Li combattere anche se in film trashissimi come quello visto stasera. Un fiorucci world tutto rosa e comodo? no, meglio Kill Bill!!!
    ciao :-)

  166. Path Metheny….”Are you going with me?”
    a parte i suoi concerti e la sua eterna maglia a righe bianca e blu, mi ricorda una notte indimenticabile dove la sua colonna sonora è stata fondamentale nel cadenzare ritmico.

  167. @ Gabriella

    Rete, mondo virtuale, realtà: la parola è parola, per me. Mio nonno diceva che mantenere la parola data è la forma più alta di rispetto che si possa avere per se stessi. Se poi si riflette sul fatto che il rispetto per se stessi è l’unica base per il rispetto verso gli altri, diventa ancora più vincolante.
    Ho solo bisogno di un po’ di tempo, e quanto promesso sarà fatto: con grande piacere e soddisfazione: un modo, oltretutto, per ricambiare il bel mazzo di rose che ho avuto il piacere di sfogliare.

    p.s.

    Se non avete notato ironia nell’accenno alle “compere al fioruccistore”, vuol dire che la mia carica si sta inesorabilmente esaurendo. Non sarà perché devo riprendere a lavorare e solo l’idea di rivedere alcune facce mi provoca già un deficit erettile del satiro?

  168. Bentornata, Mag. Hai proprio ragione su Metheny: la sua maglia a righe (ma la lava di tanto in tanto?) farebbe cagare anche uno stitico cronico, ma quando prende in mano la chitarra, ed è in vena davvero, è un genio, capace di fermare il tempo.

  169. @ P.
    Olà, i patti sono stretti.
    Tranquillo, si era notata l’ironia. Sarà ora che si torni a lavorare(qui è da luned’ che si è ripreso), i giorni del cazzeggio vanno scomparendo, sic!

  170. @ Mag

    Un cadenzare ritmico e notturno… Mumble, mumble… E soprattutto indimenticabile… Mumble, mumble…

    @ Gabriella

    Ti devo confessare una cosa. Kill Bill, nei suoi due volumi, è un capolavoro, e, tra troppi, uno dei miei film preferiti. Per i conscetti che ce sono stati sviscerati dietro ee scene dee bbotte (er rapporto cor compagno maestro che oo devi pe’ forza ammazza’ pe’ cresce in quanto, esccetera…), da Quintino. Quarcuno ha ddetto che faceva schifo, che se menavano e bbasta, che s’era fatto er verso, che àva perzo l’inventiva… Tutte chiacchiere.

    @ p.

    Sono tentata di chiederti: “p, se fai questo Meridiano di David Sylvian, pensi che se ne potrebbe fare una copia?”. Però non lo faccio.

  171. “er rapporto cor compagno maestro che oo devi pe’ forza ammazza’ pe’ cresce in quanto, esccetera…”

  172. certo, france’, sta aa bbase der buddhismo de cui è pregnato tutto er firm, ner chiasmo tra omo e donna e docente e discente che se crea fra la thurman e carradine e che fa sì che a livello de plot in quanto omo e donna se amano, ma in quanto docente e discente e per de ppiù killer seriali solo uno dei due resta vivo all’interno daa coppia e der mondo e dell’amore che li ha riuniti, comunque tutto se rinnova perché pure se lei lo ammazza hanno fatto ‘na fija, nun c’è morte assoluta, c’è samsara.

  173. m’era saltato un frammento del commento ma non me lo ricordo più :-)

    Comunque giusto per essere più precisi, la chiave del post era esattamente quanto detto da Andrea Inglese, Gabriella e qualcun altro. Un discorso sull’autoreferenzialità in letteratura (soprattutto in critica letteraria)e di come anche quella deliziosa, straordinaria, antichissima invenzione del scusate pompino fosse decaduta a pratica autostimolante.

    effeffe

  174. Andrea ma allora sei tu Jovanotti !!! :-)!!!

    effeffe

    Qualcuno di voi se li ricorda i Joe Perrino e i Mellowtones? Cerco disperatamente un loro disco

  175. Song tipica di Path Metheny: dlin, dlin dlin, dlan dlin dlan [parte un movimento vigoroso della composizione] dlun! dlun! [dopo il movimento vigoroso Pat scivola su una linea decongestionante] dl……..i……..n………dl………i……….n [chiude infine con un virtuosismo] dlindlindlindlan.
    Strani applausi dal pubblico: zzzzzzzzzzzzzzzzz

  176. @ Gemma

    Leggi il mio ultimo post @ Gabriella come fosse indirizzato @ Gabriella e Gemma. OK? Tempo, solo un po’ di tempo.
    Ti avverto, però: qualora, dopo aver ascoltato anche una sola volta, che so, “Nostalgia” ad esempio, tu sentissi il bisogno di nascondere in cantina buona parte dei tuoi dischi (o di buttarli nella spazzatura, come ha fatto qualcuno) non voglio essere ritenuto responsabile. :-)
    Pensa: è bastato che la facessi riascoltare al telefono a mia moglie, ed eccola ritornata coi bambini! Che gioia! Che gioia! Che palle (lei, non i bambini)!

  177. Se ti interessano le rock star sarde, dovresti ascoltare:

    – Radetzky e gli isotopi
    – Slava trudu
    – Los tres Caballeros
    – Maccaroni circus

    tutti gruppi con the boss Igort.

    Io mai sentiti eh, nemmeno Perrino a meno che non aprisse un concerto dei Litfiba o Diaframma che ho visto, ma ora non ricordo.

  178. @ Andrea

    Hey, bello, sta attento: se fai un altro intervento come l’ultimo sul pat (er) nostro, ti cancello dalla lista dei miei metr a pansè preferiti. E non provare a dire nemmeno per scherzo “chissenefrega”, perché non sai quale compagnia ti perderesti! :)

    p.s.

    Qui, ormai, da qualche giorno, più che nazioneindiana sembra una succursale dei baciperugini. Su, torniamo alle vecchie, sane abitudini. Proviamo a smuovere le acque, miei cari intellettuali papplardi e minireitani: sveglia!: cosa penseranno moresco-montanari-scarpa di questa deriva buonista? Dov’è finito il sacro fuoco del vaffanculo?

  179. @ p.,

    grazie!!! “nostalgia”? devo aver sentito una cover di al bano e romina power! ;0) scherzo, p., non ti preoccupare, io non butto mai niente, e nella mia discoteca “vomito e cielo si uniscono” (Milo), e così è giusto che sia.

    mi viene in mente questa canzone come colonna sonora per il ritorno di tua moglie (è dei Frankie Goes to Hollywood – pure Holly Jonson è morto da un bel pezzo -, è la canzone più bella degli anni Ottanta, la versione più pop e struggente di I’ll be your mirror dei Velvet, secondo me. eccola. anche se ascoltarla sarebbe meglio.

    THE POWER OF LOVE

    I’ll protect you from the hooded claw
    Keep the vampires from your door

    Feels like fire
    I’m so in love with you
    Dreams are like angels
    They keep bad at bay-bad at bay
    Love is the light
    Scaring darkness away-yeah

    I’m so in love
    Burns the soul
    Make love your goal

    The power of love
    A force from above
    Cleaning my soul
    Flame on burn desire
    Love with tongues of fire
    Burns the soul
    Make love your goal

    I’ll protect you from the hooded claw
    Keep the vampires from your door
    When the chips are down I’ll be around
    With my undying, death-defying
    Love for you

    Envy will hurt itself
    Let yourself be beautiful
    Sparkling love, flowers
    And pearls and pretty girls
    Love is like an energy
    Rushin’ rushin’ inside of me

    The power of love
    A force from above
    Cleaning my soul
    Flame on burn desire
    Love with tongues of fire
    Burns the soul
    Make love your goal

    This time we go sublime
    Lovers entwine-divine divine
    Love is danger, love is pleasure
    Love is pure-the only treasure

    I’m so in love with you
    Burns the soul
    Make love your goal

    The power of love
    A force from above
    Cleaning my soul
    The power of love
    A force from above
    A sky-scraping dove

    Flame on burn desire
    Love with tongues of fire
    Burns the soul
    Make love your goal

  180. ah, visto che ho dimenticato di chiudere la parentesi, e che p. reclama i vaffanculo, eccovi accontentati con un altro bell’allegato masinico (o masiniano?)!

    VAFFANCULO

    Se mi guardo nello specchio
    con il tempo che è passato
    sono solo un po’ più ricco
    più cattivo e più invecchiato
    è l’amara confessione
    di un cantante di successo
    forse è l’ultima occasione
    che ho di essere me stesso
    Quando ho smesso di studiare
    per campare di illusioni
    sono stato il dispiacere
    di parenti e genitori
    ero uno di quei figli
    sognatori adolescenti
    che non vogliono consigli
    e rispondono fra i denti
    Vaffanculo Vaffanculo

    Ma la musica è cattiva
    è una fossa di serpenti
    e per uno che ci arriva
    quanti sono i fallimenti
    mi diceva quella gente
    che s’intende di canzoni
    hai la faccia da perdente
    mi dispiace non funzioni
    Masini Vaffanculo
    Vaffanculo Vaffanculo

    Non importa se ho pianto e sofferto
    questa vita fa tutto da sé
    nella musica ho solo scoperto
    il bisogno d’amore che c’è
    Chi lo sa che cosa è vero
    in un mondo di bugiardi
    non si può cantare il nero
    della rabbia coi miliardi
    siamo tutti conformisti
    travestiti da ribelli
    siamo lupi da interviste
    e i ragazzi sono agnelli
    che ti scrivono il dolore
    nelle lettere innocenti
    e la loro religione
    è di credere ai cantanti
    ma li trovi una mattina
    con la foto sul giornale
    in quell’ultima vetrina
    con la voglia di gridare
    al mondo Vaffanculo
    Vaffanculo Vaffanculo

    Mi dimetto da falso poeta
    da profeta di questo Fan’s Club
    io non voglio insegnarvi la vita
    perché ognuno la impara da sé
    Me ne andrò nel rumore dei fischi
    sarò io a liberarvi di me
    di quel pazzo che grida nei dischi
    il bisogno d’amore che c’è
    ora basta io sto male
    non è giusto Vaffanculo

    Nello specchio questa sera
    ho scoperto un altro volto
    la mia anima è più vera
    della maschera che porto
    finalmente te lo dico
    con la mia disperazione
    caro mio peggior nemico
    travestito da santone
    Vaffanculo Vaffanculo
    Vaffanculo Vaffanculo

    e cmq se andate qui

    http://www.angolotesti.it/M/testi_canzoni_marco_masini_873/testo_canzone_vaffanculo_27858.html

    ci sono tutti i testi dell’artista Marco Masini.)

  181. A me piace questa canzone qua

    La vecchia giacca nuova (Paolo Conte)

    Ho comprato una giacca nuova
    e per la strada nessuno fa:
    Guarda, guarda che giacca nuova
    sulle spalle di quello la’
    La folla anonima
    che rende anonimi
    quasi invisibili
    cosi’ cosa’

    Ripropongo la giacca nuova
    e per la strada nessuno fa:
    Guarda, guarda che giacca nuova
    sembra la fodera di un sofa’
    Basta resistere, basta ripetere
    fissare un codice
    cosi’ si fa

    Ho portato la giacca nuova
    per tanti anni e la gente fa:
    Vedi vedi che giacca nuova
    forse e’ uno del varieta’
    piu’ che carezze vuole certezze
    il mondo vuole
    chissa’ chissa’

    Si ma io con la giacca nuova
    non lavoro nel varieta’
    sono uno con la giacca nuova
    questa e’ l’unica verita’
    cosi’ si offendono
    e si rivoltano
    e ti sgambettano
    sara’ sara’
    poi dopo un attimo
    si ricompongono
    dimenticandoti
    la strada va…

  182. @ Credo che sia lo stesso di cui parli. Coloratissimi in piena moda dark cantavano :

    “Mi sento felice yeah yeah yeah
    m sento felice yeah yeah yeah
    mi sento felice sono fuori di me”

    Ad un festival gli gettarono di tutto sul palco. Sound anni settanta

    effeffe

  183. @ Gemma:
    magari un giorno ci incontriamo al fioruccistore e ce la raccontiamo su Kill Bill e sul senso di tutta la storia e sulla grandissima Uma che era impagabile durante le prove mentre imparava a usare la katana e sull’arte della spada giapponese…
    @ P. :
    nun te lamenta’ der ritorno…
    @ Andrea B.
    eh, bello il testo di Conte. ;-) Però non sono d’accordo su Metheny, altro che dormire all’ultimo concerto… uff

  184. Ecco il testo della mia lirica che ha spinto al ritorno a casa la sig.ra p.
    (conoscendo il marito, mi chiedo chi glielo abbia fatto fare: mi sento comunque responsabile).

    Nostalgia

    Voices heard in fields of green
    their joy, their calm and luxury
    are lost within the wanderings of my mind
    I’m cutting branches from the trees
    shaped by years of memories
    to exorcise their ghosts from inside of me

    The sound of waves in a pool of water
    I’m drowning in my nostalgia
    nostalgia

  185. “Taglio rami dagli alberi
    modellati da anni di ricordi
    per esorcizzare i loro fantasmi dal profondo di me

    La musica delle onde in uno specchio d’acqua
    e io naufrago nella mia nostalgia”

    Da soli questi versi spazzano via almeno una ventina di edizioni del festival di sanscemo, ospiti compresi.

    Sylvian, Metheny, Conte, Gabriel: maledetti! mi fate sentire tutto il peso dei miei settanta anni…
    Come farò quando non potrò più fantasticare su Uma e immaginare un tet-a-tet avech el?

  186. beh, alla cordata dei samurai d’occidente partecipa pure ghost dog di jarmush con un forest whitaker da sballo.

  187. Gabriella,
    credo davvero in una interpretazione di Kill Bill di tipo buddhistico. Il koan che dice “Se incontri il Buddha sulla strada, uccidilo” si presta perfettamente a una lettura di questo tipo. E’ una continua lotta tra ruolo sentimentale e ruolo didattico, tra Beatrix e Bill. Amante – amata. E maestro – discente. Bill è il Buddha di (e per) Beatrix. Beatrix decide di rinunciare a se stessa (il suo talento di killer) e a lui per proteggere la figlia, appena e involontariamente concepita. Bill, innamorato abbandonato e inconsapevole della reale motivazione dell’abbandono, tenta di farla uccidere. Ma questa è solo la premessa del plot. Per ritrovare Bill, Beatrix supera molte prove (progressione nella conoscenza) in assenza del maestro, ripercorrendone però le stesse tappe didattiche. E quando infine lo trova, la sua uccisione non rappresenta una semplice vendetta, la conferma della legge del taglione. Beatrix è predestinata ad uccidere Bill perché lui è il suo Buddha: il “movente” è fornito dallo stesso Buddha, in una modalità che onora invece che umiliare la conoscenza (killeristica, ok) di Beatrix nel distacco tra i due, rendendolo altresì definitivo.
    Possiamo parlarne al Fiorucci Store, sì, Gabri, ma credo che i commessi non ci capissero se lo faremmo, ci prenderebbero per sceme.
    Quentin Tarantino è un genio. O, Effeffe, vogliamo provare a sostenere che Tarantino, a “noi” intellettuali, come il pompino, ci fa schifo? :0P

  188. Kristian, l’altra sera su Sky ho visto Shaolin soccer… Che ne facciamo di questo film? Oo stroncàmo? O oo sarvàmo? (A me ha fatto spesso ridere – anche se è davvero demenziale, in particolare la scena in cui i due fratelli vanno a cantare la canzone sul kung fu per convincere la massa e vengono duramente picchiati dal pubblico che non li capisce… :0))

  189. sul mio i-pod o gemma c’ho tutte le colonne sonore di Sir Quentin e pur dovendo molto a kill bill – n’est ce pas gabriellla? – devo dire che pulp fiction è insuperabile.

    effeffe

  190. ma no dai – jackie brown surclassa ogni altro tentativo di ricapitolazione del genere fatto da qt

  191. Ma un maligno come me in una discussione del genere socievole da bar come si intromette? chi provoca? che fa? Aiutatemi. Non ho nemmeno l’i pod……

    @k bravo, ghost dog un è capolavoro di jim j. e forest w. (colonna sonora eccezionale del wu tang clan tanto per rimanere in tema musicale)

  192. Ma finitela ignorati!
    “Le iene” è il suo film migliore. Ho detto.
    Anzi: vaffanculo!

    (va bene così, p.?)

  193. satana, non mi tentare…

    @gemma: non ho visto il film, ho un pessimo preconcetto nei suoi confronti dovuto a recensioni negative fattemi da chi l’aveva visto, tu sei la prima a non bestemmiarlo.

  194. Mah, Kri, potevamo sopravvivere anche se non l’avessero girato e distribuito, ma per uno di quei giorni che ti prende la malinconia…
    Comunque io ci ho il buonismo critico.

    Gianni, “ignorati”… Di gran classe! “Manco ignoraNti, ignorati!”, direbbe Verdone.

    Mal, lavorerei sul possesso dell’Ipod, nota icona borghese e consumista contemporanea, per attaccare Effeffe, al posto tuo (Tipo: “Fai tanto l’intellettuale, contro la teologia del marketing, e poi c’hai l’Ipod, invece che un sommesso lettore mp3 Packard Bell. Scommetto che c’hai quello rosso e nero, autografato dagli U2! Vergogna!”… :0))

  195. Biondì, eri già un mio idolo, ma adesso hai accresciuto di molto l’aura carismatica, per due buoni motivi: 1) perché “Le iene” è l’unico capolavoro del pugliese; 2) per il vaffanculo: grande!

    A proposito, bruttoni, che cazzo è l’Ipod? Mal, tu per caso ce l’hai? Qualunque cosa sia, spero di no, o qui non c’è proprio proprio più religione.

  196. ditemi come cazzo trasportare quattrocento cd quando cambi di città ogni anno? E poi è il vero pioniere del no copyright. Tutto Carmelo Bene che ascolto per strada. Comunista dandy Gioia, pardon Gemma e costa meno di una borza (z) fiorucci o venti caffè a Milano Centro
    effeffe

    w i pod abbasso i pooh

    ps
    biondì vafanka

  197. Però una pizza col Blondil in pizzeria milanese fumatori quella, altro che Fiorucci Stor(i)e

    effeffe

  198. @ effeffe and blondeonblonde (oltre che mito, anche uno dei più bei dischi di tutti i tempi: l’aura cresce, cresce)

    Se mi invitate, vengo con piacere. :-)) In caso contrario: affanculo tutti e due. :-( E a cagare anche l’Ipod (da parte del mio vecchio walkman).

  199. E quanta carne al fuoco… e per una volta tanto sono d’accordo con Blondel su Le iene anche se Raul continua a dire che è meglio jackie brown (che io non ho ancora visto). Ghost dog è…più più più con annesso libercolo Codice segreto dei samurai! Shaolin soccer lo mettiamo nel tritatutto e lo frulliamo che qui si sta parlando di cose serie. Non so quanto sia borghese l’I pod ma è un congegno meraviglioso, n’est pas Francesco? Ci puoi mettere il mondo musicale intero intervallato da Carmelo Bene che legge poesie: una meraviglia.

    P., quando avrai fatto l’opera omnia di D.S. organizziamo la pizza milanese in locale rigorosamente per fumatori e ti spieghiamo cos’è l’I pod.

    Mal, coraggio, torneranno i tempi del linciaggio. Basta avere pazienza e prima o poi troverai qualcuno da torchiare.

    Gemma, sono d’accordo sulla lettura buddica ma non solo. La sposa deve anche rinunciare al maschile per poter salvare la figlia e educarla alla via della non violenza. Hai presente la scena del pesciolini rosso e il discorso di Bill sulla morte? Tarantino in un’intervista dice di aver voluto raccontare una storia di vendetta, per me è una storia sull’onore e sulla giustizia. Poi come in tutte le cose ognuno legge coi propri codici attraverso i simboli che conosce. Ad esempio la scena clou per me è quella in cui Hattori Hanzo le permette di vedere tutte le spade e le concede di provarne una. Chi sa che la katana è un oggetto sacro non può rimanere estasiato. Ma questa è un’altra storia, cioè la mia.

  200. Cioè, fatemi capire, brutti stronzi… io dovrei spostare le mie sacre chiappe e passare una noiosissima serata insieme a voi?

    Quando lo facciamo?

  201. Una noisissima serata con noi? ma se ogni volta vai in un brodo di giuggiole con noi! che ti facciamo le coccole e ti diamo le cose buone da mangiare… :-)
    ah ‘sti giallisti/noiristi/quant’altro, mai contenti.

    prestissimo.

  202. Sì, Gabriella, spesso vediamo nelle opere sensi che magari non hanno, o che hanno inconsci, o che gli autori stessi non sanno, o addirittura rifiutano categoricamente. In questo modo facciamo i critici. E’ un film sull’onore anche, sì.
    D’altronde solo alle opere d’arte vere è concesso di significare più di una semplice cosa, o di una semplice trama.

  203. comunque questo pezzo sui rapporti orali ha avuto un succeesso incredibile e questo dimostra sia che uno scrittore come ff è molto valido anche se è dell’ultima guardia sia che i giovani ma comunque intellettuali sono interessati a tali argomenti.

  204. Night keeper

    I could ever explain
    this feeling of love that just fingers on,
    the fear in my heart that keeps telling me
    which way to turn.

    I’ll watch for a sign
    and if I should ever again cross your mind
    I’ll sit in my room and wait until the night begins.

    Every hope I hold lies in my arms.

    My whole life stretches in front of me
    reaching up like a flower
    leading my lifetime back to the soil.

    Buona notte.

  205. Roto, hai rovinato tutta la magia e la bellezza dei miei versi: questa me la paghi. Non è che mi stai chiedendo di riassumerti tra i bersagli(eri)?
    Ma oggi sono molto buono, purtroppo. Comunque, per punizione, medita questa lirica. Domani (stamane) faremo i conti!

    p.s.

    Ma i segni di interpunzione…tu proprio…Cosa ti hanno fatto di male? Non è che ti li sei fumati tutti un’altra volta?

  206. rotoflosh grazie dell’intervento, davvero decisivo. Possiamo chiudere qui. Una chiosa incisiva e pregnante. Vado a letto tranquillo adesso, e illuminato.

    @gab. fusch. vedi, ho subito trovato materiale

    @p,gb,gf,gg,ff etc buonanotte o, alternativamente, fuck off, bastardi!

  207. E se Uma Karuna Thurman non avesse che compiuto il disegno voluto da Bill? In fin dei conti non tutte sono chiamate a partecipare alla follia del maestro Bill/Quentin e l’immagine della bambina sul finale ( brava Gabriella a ricordare la crudeltà che sboccerà in lei) fa pensare a qualcosa che ritornerà incessantemente, ed eternamente. Più che sulla vendetta kill bill mi sembra un film sull’amore.

    Baciami ma d’amore straziami
    effeffe

  208. è una vecchia battuta, ma mi sembra sufficentemente circostanziata:-)
    Il dentrificio di Monika Lewinsky?
    ORAL BILL

  209. francesco sei un falsificazionista! altro che lakatos.

    kill bill NON è un film sull’amore (anche se nel secondo episodio la gelosia di bill ha il suo bel posto al sole) – se non in quanto amor di vendetta che si esplicita in combattimenti coreografici nei suoi momenti migliori (il primo episodio) – quello che conta è quello che è evidente, e la figlia è un’esca narrativa – tanto è vero che l’innocenza violata viene vista attraverso un cartone animato (per altro bellissimo).

    di Meyer tanti anni fa ghezzi mandò un sacco di roba a fuori orario, io mi ricordo Faster pussycat kill kill e Lorna.

  210. Buongiorno, miei cari analfabeti di ritorno (dal cinema).
    Mettiamo le cose in chiaro: Uma Thurman è solo un pallido clone di valeriamarini nostra, e palpfiscion un remake venuto male di “Hey, amico, c’è Sartana, hai chiuso”. Prima di parlare a vanvera, abbiate almeno la compiacenza di leggere i titoli di coda di uno qualsiasi dei film dei mitici vanzini: nei credits c’è tutta la storia del cinema: presente e futuro. Il passato è mio padre che fruga nelle tasche in cerca di una sigaretta. Ma questa è un’altra storia. Dilettanti.

  211. p sei OT – mentre non lo è chi cita Tarantino, sapendo bene che nel primo episodio di Kill Bill la protagonista viene definita dallo sceriffo ‘succhiacazzi’ e che in Reservoir Dogs una lunghissima scena è dedicata all’esegesi del fenomeno Madonna, argomenti che il regista inserì a posteriori nelle sue opere per poter venir citato qui, a distanza di anni.

  212. shining!
    mi è apparso il maestro miyagi.
    mi inchino alla mia stupidità. Karate Kid per vincere domani!
    nessuno l’ha citato e pure è tra i migliori film degli anni Ottanta. uno dei miei preferiti.
    vado col seppuku…

  213. Kristian
    No, seppuku no! :-) dài, karate kid è divertente. E Lucio Fulci ce lo ricordiamo, sì.
    P.
    ti sei bevuto il cervello? e cosa c’entra la Marini adesso? ma ti prego, e i fratelli vanzini, mo’ litighiamo e mi perdo l’opera omnia! :-)
    e comunque ha ragione Kristian: sei fuori tema.

  214. Dici bene, kris. Però considera anche che, a questo punto della nostra esposizione, se ci si domandasse di contrassegnare con un’etichetta filosofica tradizionale la dottrina temporale sull’asse Meyer-Fulci-Tarantino, diremmo che questa dottrina corrisponde a uno dei fenomenismi più netti che esistano. Sarebbe in effetti caratterizzarla molto male dire che non vi è, come sostanza, che il tempo che conti, ad esempio per Tarantino, perché il tempo è sempre preso insieme come sostanza e come attributo. Ci si spiega allora la curiosa trinità di cui sopra, senza sostanza, che fa sì che “durata”, “abitudine” e “progresso” siano in perpetuo scambio di effetti. Dal momento che si è compresa questa perfetta equazione dei tre fenomeni fondamentali del divenire, come avviene nel non puramente immaginario “Lorna, Kill Bill”, ci si rende conto che sarebbe ingiusto elevare qui un’accusa di circolo vizioso.
    Hai capito? Sì? Bene, io l’ho scritto ma non so che cazzo significa.

  215. Per farmi perdonare dalla Gab., ecco un sincero canto di lode alla Uma.

    Uma è l’ultravivente. Intima e universale.
    Vive nel nostro cuore. Vive nel cielo.
    Giunge dagli abissi della sostanza
    e si offre come un amore.
    Ridiscende nella materia e si nasconde
    latente, sopita, come l’odio e la vendetta.
    Tra tutti gli esseri è veramente la sola
    che reca in sè, indissolubili, i due valori contrari
    il bene e il male.
    Splende in paradiso. Brucia all’inferno.
    E’ dolcezza e tortura. Cucina e apocalisse.
    E’ la gioia per la bambina
    tranquillamente seduta al suo fianco.
    Il carattere sessuale di ogni sua tendenza
    accende fiaccole agli uomini che vivono in miseria
    trasmettendo di generazione in generazione
    il contagio dei loro sogni di solitari.

  216. Dici bene, cara Gab., non si capisce niente: è solo uno stralcio del resoconto stenografico di una conferenza tenuta da Rotowash all’ultima assemblea del suo condominio. C’erano anche i vanzini (alle cui sceneggiature il nostro collabora da sempre), particolarmente sensibili all’argomento all’ordine del giorno: “Delle pratiche onanistiche durante i turni di pulizia del giardino”.

    p.s.

    La punteggiatura è mia.

  217. perdonato, anche se preferisco night keeper… il lavoro mi chiama, buona giornata.
    ps
    cucina e apocalisse non è male.

  218. @ Gabriella

    Non corri nessun rischio, in merito al meridiano/opera omnia, questo è certo. :))
    Però, a prescindere dai deliri rotowashiani, rifletti un attimo sull’Uma che alberga in ognuno di noi: se io non sparassi cazzate, e le affettassi con la lama dell’idiozia, come farebbero poi a stagliarsi in tutto il loro splendore i versi di “Night keeper”? Ma forse la riflessione più giusta sarebbe quella sull’esistenza dell’elettrodomestico ad uso pulitorio (che bel neologismo che m’è venuto!) di cui sopra, che sguazza negli stagni appena subcutanei del nostro essere e si manifesta negli anfratti della rete, azzerando, in un colpo solo, ogni volontà di commentare Cepollaro, insieme ad ogni proposito di dare un senso non banalmente ripetitivo alla giornata. Bisogna staccargli la spina, vista la complessità sintattico-semantica e filosofica di cui è portatore (in)consapevole. A volte mi dà l’impressione di un Gaston Bachelard di periferia naufragato in un oceano lisergico. ;)

  219. Chiedo scusa se mi intrometto in questo dialogo muto tra rotowash e sartana (sotto lo sguardo vigile di gastone: il cugino fottuto di donald duck, non l’epistemologo), ma ho una comunicazione di servizio importante.
    Attenzione! Primo pezzo del mosaico completato. Trattasi di roba fine per intenditori. Supporto utilizzato: volgarissima cassetta. Il materiale era tratto da una serie di vinili mai cd-izzati. Sostanze purissime ordinate cronologicamente. Annate doc 1982-1984.
    Stand by.

  220. Escl! Sei una new entry o il fantasma di roto che si materializza in altre forme? Orsù, rivelati cara.

    Auguri a tutte le befane, vecchie e giovani, che svolazzano in questo sito. Se vi si è consumata la scopa, rivolgetevi pure a me senza remore. Ne ho un’intera collezione: avrete solo l’imbarazzo della scelta.

  221. spiacente punto esclamativo ma devo rispondere a p.
    @p.
    Letta la comunicazione di servizio. Di già? :-)
    Sei tu allora il falegname che circola da un po’:costruisci scope, di’ la verità!

  222. Gabriella, ti riconosco, sei tu, anche se sei passata all’ufficio anagrafe per cambiare cognome!: era per questo che non ti si sentiva? Sì, cara, il primo tassello è andato, adesso aspetto che la mia amica si decida ad aprire le g…. (scusa, non mi si cancella) le porte, per masterizzare tutto il resto su dischetto. Te l’avevo detto di aver fede, no?

    Purtroppo non sono un falegname, almeno avrei un’occupazione più stabile. Se la persona a cui alludi è la stessa a cui penso io, ti dirò, non ho ancora ben capito se ci è o ci fa, anche se propendo per la prima ipotesi. Qualche volta mi è anche venuto da pensare che lui e il defunto rotowash fossero la stessa persona. Mah.

    p.s.

    La collezione di scope a cui alludevo, era un’espressione metonimica (si dice così?) per indicare l’unico bene certo che mi è rimasto. Spero.

    Ciao, scrivimi più spesso: ormai, dopo aver stipulato il contratto con i redattori di NI, questo spazio è mio: me lo hanno ceduto in cambio dell’opera omnia di oriettaberti.

  223. @ Gabriella

    Comunque non credo, dopo quello che ho letto da qualche altra parte, che !
    sia un clone del mitico roto: il mitico aspira all’altà società, ormai, pare si farà chiamare forsitagliarotariclèb. Ne vedremo delle belle, secondo me: fremo all’idea di leggere il suo primo commento nelle nuove vesti. Sono anche curioso, però, di sapere quali armi il maligno sta affilando nell’ombra per contrastarlo. Sarà una bella lotta.

  224. P.
    Non era voluto…la tastiera nera del portatile è imbarazzante, fa saltar lettere ogni due per tre.
    Ormai qui sembra di essere in chat…però tu potresti evitare dichiarazioni pubbliche di intenti verso le porte di qualsivoglia tua amica, caro p. con moglie e bambini e settant’anni sulle spalle con le gambe di amiche accoglienti e occupazione poco stabile… non è molto carino, diciamo.
    Il roto non è il falegname, no. Il roto è della serie rupert the party e quella generazione di troll lì. Il falegname è uomo colto, dedito alla pastura in rete, un coatto virtuale, tipo. Io mi diverto un sacco a studiare i modi di dire dei vari alias e a sgamare chi c’è dietro.
    saludos

  225. Oh p., oh Giuseppe Benedetto, oh Unico Mio Ermeneuta Autorizzato… ma che mi combini?
    Che direbbero Harris, Mignini, Di Vona, Balibar, Bordoli, Di Luca, Diodato, Biasutti, Messeri…?

  226. (A)more, chi sono quelli, i tuoi cantanti preferiti? A questo punto preferisco matonna e i turànturàn (gemma permettendo, s’intende).

    p.s.

    Roto, perché non la smetti di fare il pirla? Non dovevi iniziare da lunedì a deliziarci con la tua nuova identità?

  227. p.
    ah, ma ci sei ancora? Come chi sono? les maitres à penser sono, peccato non si possa cogliere il tono ironico del commento.

  228. More è plurale; mora bis = due, quindi sempre plurale è; mia moglie è bionda; Gabriella, tu, di che colore? E le mètr-a-pansé cosa sono, delle nuove nuàns? Mah. Mi state confondendo, finisce che vi posto un’altra poesia, e sono cavoli vostri!

    p.s.

    Da quando una mora si chiama Gi gi? E non si dovrebbe scrivere correttamente Gigi?

  229. Emma è donna spiritosa, colta e sgamatrice di noti pasturatori in rete…
    ciao Emma :-)

    io sono castana con riflessi rossi, le metrapenser sono i maestri di pensiero, no? Gi gi non so che voglia dire, qui si parla per sottintesi ma non ci capisco più nulla nemmeno io…boh!

  230. Sì, Gabriella, Emma è donna spiritosa, colta, sgamatrice di noti pasturatori in rete e, ultimo ma non ultimo, studiosa di virgolette e asterichi, materia di cui disquisisce egregiamente col dott. Candida, se non erro.
    Nonostante di tanto in tanto falla come sgamatrice, la perdoniamo. Cosa facciamo, invitiamo anche lei alla pàizza? :-)

    p.s.

    La poesia la volete o no? Sbrigatevi, devo andare a dormire!

  231. e cosa c’entra gibril ora? che non ho mai capito chi fosse…
    vogliamo la poesia? eccome no.

  232. Gone to Earth

    I hear your voice
    way down inside
    a whispering sea
    of towering trees
    but no reply

    A silence so rare
    and more than I can stand
    sweeps like a flood
    through life’s flesh and blood
    and steals away with its heart

    This island of blue
    where life clings to your hands
    like water and sand
    will lose its way
    when you’re gone

    Still every fault’s my own

    Say a prayer for my release

    p.s.

    Emma, se quello che posso supporre dai tuoi interventi è vero, mi spiace per te, ma hai sprecato tempo, fatica e sudore.
    Ti bastava chiedere al maestro, e lui ti faceva evitare tutto questo dispendio. Senti:

    Cred’io ch’ei credette ch’io credesse
    che tante voci uscisser tra quei bronchi
    da gente che per noi si nascondesse.
    Però disse ‘l maestro: “Se tu tronchi
    qualche fraschetta d’una d’este piante,
    li pensier c’hai si faran tutti monchi.

    Buona notte, mie care fanciulle. :-)

  233. Cazzo ma siete ancora qua! Sdolcinati! Ora vi posto una canzone che ancora io non l’ho fatto. Un rap (visto che ormai su ni si rappeggia qua e llà) incazzato per la notte e uno soft per il risveglio.

    @p:con rotoipnol è una partita a scacchi. Bisogna controbattere mossa su mossa. Ora è tornato ad ignorare completamente le virgole e addirittura spergiura.

    Banditi

    Mi muovo nella notte piena
    in faccia al cielo
    dove nessuno mi conosce per davvero
    e imparo a essere cattivo
    perché devo
    la meschinità mi accerchia
    e io spingo col pensiero
    va bene che non vado a mettere le bombe
    va bene che non sputo sulle vostre tombe
    lotto con me per primo
    ogni uomo ha un motivo
    per svegliarsi il mattino
    e mettersi in cammino
    mi muovo nella notte piena
    in faccia al cielo
    e cresce il desiderio
    cresce il desiderio e il veleno
    davanti le vetrine dell’impero
    canne mozze in mano e ti prendono sul serio
    ancora un giorno passa a caccia di denaro
    non rido a essere trattato come schiavo
    il mio vestito è nuovo
    ma resto il bastardo che ero
    senso dello Stato uguale zero

    in alto la mia banda
    in alto la mia banda
    in alto la banda
    di fronte a tanta merda
    vedi com’è poetica questa faccenda

    in alto la mia banda
    in alto la mia banda
    in alto la banda
    di fronte a tanta merda

    lezione prima ingoia
    seconda ancora ingoia
    c’è sempre un motivo per andare in paranoia
    se vuoi morire muori
    niente di male
    per quanto mi riguarda sono accanito a vivere e volare
    10 anni di storia e spingo ancora
    rappresento Assalti Frontali prima e ora
    questo non è il mondo dei pari
    e faccio paragoni per capire perché non viviamo da uguali
    ora basta troppe canne e cattiveria ci vuole
    spingo il mio valore
    niente rassegnazione
    un terminale muore in prigione
    per l’illusione che nessuno provi più a rubare
    mi hanno interrotto i sogni
    bandito
    mi muovo coi fratelli
    un occhio all’immediato e uno all’infinito
    ci sarà per noi un angolo pulito
    in un mondo di mercanti dove il meglio l’ho rubato

    in alto la mia banda
    in alto la mia banda
    in alto la banda
    di fronte a tanta merda
    vedi com’è poetica questa faccenda

    in alto la mia banda
    in alto la mia banda
    in alto la banda
    di fronte a tanta merda
    vedi com’è poetica questa faccenda

    in alto la mia banda
    in alto la mia banda
    in alto la banda
    di fronte a tanta merda.

    Risvegli

    E al punto di rottura
    che la paura si allontana
    la mia evoluzione è in piena
    non so più chi ho vicino
    il dubbio è peste
    ho bisogno di capire
    ma non sarò triste
    fine
    di un tempo dove non vedevo bene
    fine
    di stare sotto e male
    parlo ogni tanto
    altrimenti ascolto
    ma ho un sentimento strano dentro
    è un risveglio
    lento
    va meglio
    apprezzo ogni dettaglio
    e non impiccio il mio cervello
    la vittoria è la mia notte che inghiotte
    luci false eliminate
    linee forti vengono introdotte
    la dedizione è una cura
    e l’ho capito
    ora mi dedico al mio gioco preferito
    le coincidenze hanno significati nuovi adesso
    come fosse un disegno nascosto

    risvegli
    nei cambiamenti della notte
    risvegli
    nei cambiamenti della notte

    inguaribile idealista
    estremista
    vedo quello che vorrei vedere
    e picchio con la testa
    casco
    da terra mi rialzo
    parla pure adesso
    ma prima io passo
    cari cari cari ci sono giorni buoni
    oggi va giù meglio di ieri
    i pensieri vanno più leggeri
    volo
    di nuovo sono qui nel grande mare
    ma nuoto bene
    come deve
    a volte basta un no
    basta eliminare un po’
    e torno in vita
    è verità anche se non la so
    avessi più umiltà darei più amore
    mi temo
    ogni dipendenza uccide un’ambizione
    quante cose hanno potere su me
    per me
    faccio passi
    e allenamenti a karatè
    va tutto così lento
    ma lento
    devo pensare zen per affrontare il cambiamento

    risvegli
    nei cambiamenti della notte
    risvegli
    nei cambiamenti della notte

    Assalti Frontali

  234. @ Mal

    E’ vero, è tornato, in piena notte, come l’incubo semovente di se stesso. Ormai vaga tra le ombre, tra mille ripensamenti: l’idea che con la sua nuova identità possa imbattersi in un congiuntivo, l’ha definitivamente sconvolto, delira propositi di bontà e minaccia di utilizzare linguaggi e pensieri nuovi. Temo. E’ un essere sospeso tra il nulla e l’eternità, tra la canna del gas e la stesura di un poema metafisico-sperimentale: non so quale delle due ipotesi è più prossima alle nostre capacità e possibilità di comprensione/accettazione.
    Se fosse amico il re dell’universo, io pregherei lui per la sua pace, perché ho pietà del suo mal (scusa, è involontario) perverso.

    @ Emma

    ??? :-)

  235. con|và|li|da
    s.f.
    1 CO il convalidare, il riconoscere valido spec. ai fini legali
    2 TS burocr., approvazione, ratifica da parte di un organo superiore o di controllo che rende giuridicamente valido un atto, un procedimento e sim.: ottenere, negare la c.; atto, bollo, firma di c. | vidimazione, autenticazione: c. di una firma, di un documento
    3 TS dir., mezzo col quale si può ottenere la sanatoria di un negozio giuridico che sta per essere annullato | verifica che il giudice compie sulla effettiva sussistenza delle condizioni necessarie per giustificare un provvedimento: c. di sequestro, di sfratto
    4 BU dimostrazione, riprova

    (Direi soprattutto il punto 4 :-)

  236. gb NON è gianni biondillo.
    gb è giuseppe benedetto.
    gb è p.
    gb è gibril.
    (gi)allo non tanto (bril)lante.

  237. Emma, solo e unicamente perché ti voglio bene e ho rispetto degli studi filologici che stai compiendo (dopo la filologia romanza, la filologia del nick: un balzo in avanti sul cammino dell’evoluzione, della specie e del sapere, di cui i futuri darwins ci daranno sicuramente merito):
    a) non so chi sia gb (mi ricorda solo, vagamente, una marca di sigarette fumate tanti, tanti anni fa da mio padre); se ti riferisci al monaco con prole che piroettava con te e col dott. Chouck, non sono io: l’unica cosa in comune che abbiamo è la prole, ma non sono un religioso e i miei figli sono troppo piccoli per darmi lezioni di erudizione letterario-filosofica;
    b) ignoro chi sia gibril o dove tu possa averlo pescato: l’unica cosa che il nome mi suggerisce è una marca di accendini usa e getta;
    c) mi chiamo Pier Paolo Pratolini: che tu ci creda o no, sono il più grande poeta italiano vivente (sulle condizioni in cui il termine realmente si declina, sorvoliamo); solo che, a causa del mio nome, quando mi presento a una case editrice o a una rivista, si mettono a ridere e pensano a uno scherzo, perdendo così, inconsapevolmente, la possibilità di conoscere l’unico genio (insieme a Gemma Gaetani) presente attualmente sulla scena;
    d) il mio indirizzo e il mio numero di telefono sono sulle pagine gialle: sta a te/voi cercarli, se lo desiderate: io, per aiutarvi, restringo il campo alla parte nordovest della provincia di Milano;
    e) non so dove abiti, ma spero tu possa essere presente alla famosa pizzata durante la quale saranno consegnate le uniche due copie disponibili del meridiano di D.S. (prego astenersi fassini, dalemi, prode, rutelle e figuri/e simili): allora sarò ben felice, carta di identità alla mano, di mostrare i miei “attributi” (nel senso di connotati: piaciute le “virgolette”?);
    f) l’unico che capisce un cazzo di poesia è il grande critico Mal (è l’unico – ma la sua grandezza esclude tutti gli altri, tranne il rotolone – che ha tentato una sia pur minima esegesi di un mio testo);
    g) g.b., alias Gianni Biondillo, è l’unico giallista (?: che stronzata ‘sta parola) che non mi fa cagare quando lo leggo, insieme a un altro che non nomino perché gli voglio un bene dell’anima;
    h) m’ song’ scassàt’ ‘a uàllera;
    i) ti voglio bene. veramente.

  238. Grande P.!!!
    Allora io sto tranquilla perchè tutta la spiega mi è chiara, anzi non ne avevo bisogno, ecco.
    E colgo l’occasione per ringraziare il più grande ctitico italiano, Mal (?), per avermi fatto leggere i bei testi di Assalti frontali.
    In quanto al più grande poeta italiano, cioè tu P., mi chiedo se ieri sera ci sei andato giù pesante con l’alcool e altra sostanza allucinogena. Ci si può definire da soli geni? questo è il tema del pomeriggio. In ogni caso sei troppo simpatico mentre gb è odioso.
    ciao :-)
    ps
    ma tu sei un poeta caldaddossato o freddodistaccato?

  239. Allora riportiamo la versione emendata (una sintesi :-).

    *Mi chiamo Pier Paolo Pratolini: sono il più grande poeta italiano vivente e sto scrivendo “Poesia in forma di… (cosa?)”*.

  240. Mi accollo il ruolo di più grande critico italiano (suppongo anche tra i migliori d’europa ), di cui sopra al punto f), solo ed esclusivamente in conseguenza del fatto che p.p.p. sia il miglior versificatore del bel paese. Altrimenti, senza l’irrompere sulla scena poetica del nostro, non avrebbe senso fare il cortellesso qualunque, il berardinello o il manacordo o, addirittura, l’editor di fazi(o).
    Però pongo due condizioni. Alla pizzata voglio esserci anch’io e il meridiano lo pretendo, seppur masterizzato in seconda battuta, con tutta calma.

  241. @gabriella: La distinzione che proponi tra tipologie di poeti (caldaddossato vs. freddodistaccato) è evidentemente tratta da una delle mie più famose opere giovanili (le uniche, avendo io ventisette anni) “Poesia e Bar dello Sport. Per un nuovo canone della poesia italiana contemporanea”. Opera, seppur recente, che è pietra miliare della nuova critica, e alla lettura della quale, come si può dedurre, non ti sei sottratta.

  242. @ Mitica G.F.

    Troppa carne al fuoco, per i tempi ristretti (almeno di questo pomeriggio).

    Gabriella, se uno è un genio e nessuno gli riconosce il marchio, cosa fa, secondo te? Se lo appiccica da solo, chiaro! Alcol sì, moderatamente (uxor vigilat magno cum mattarello); allucinogeni in abundantiam: basta scorrere gli interventi di uno qualsiasi dei post, soffermarsi ad esempio su un commento di rotolonemio, e hai fatto la scorta per mesi e mesi.
    La mia lirica, chiedi? Beh, diciamo che ha un suo “caldore” intrinseco, che cerca di diluire in forme freddodistaccate quanto basta: è questa tensione ossimorica che deve aver colpito Mal, una sorta di assalto frontale alla sua finezza e arguzia critica (comunque deve esserci un vero contagio in atto, perché anche lui mi ha accostato a un prete, definendomi reboriano, credo).

    p.s.

    Non nominate più gb, per carità: ho paura che da un momento all’altro possa capitare da queste parti e, con le sue giaculatorie, tra un fratello e una sorella, chiedermi magari di preparargli un meridiano su Fra’ Cionfoli.

    @ M.F.P. Emma (Mia Filologa Preferita)

    Il libro a cui sto lavorando ultimamente, destinato a rimanere inedito, purtroppo, come tutti gli altri, si intitola (provvisoriamente) “Poesia in forma di gnocca”: è contemporaneamente un libro di poesia e un trattato di culinaria: qualora fosse mai pubblicato, uscirebbe a dispense settimanali con allegata una confezione di 500 grammi del prezioso e nutriente alimento.

    A presto, mie muse. :-)

  243. Ma cos’è un test? una domanda trabocchetto? mi hai preso per governi? (sarebbe pazzesco)
    Potrei risponderti spegnilo, chiama i pompieri, oppure è un bonzo, che ne so…..

  244. E io che mi credevo che il nuovo canone sarebbe stato Parola Pluviale… e invece Poesia e Bar dello Sport è sul comodino, ne leggo tre pagine prima di andare a dormire, ogni sera.
    Vado a finire di rileggere Le affinità elettive.
    Poesia in forma di gnocca, dài è un titolo banale… puoi far di meglio, ne sono certa.
    Au revoir

  245. Incredibile. La gaetani mi ha dato del lellovoce, tu del governi. Mi sento tipo dottorgechill e misteraid. Ho 27 anni nomoglienofigli terronemigrato nolaureato maipubblicato deltuttosconosciuto. Nonchè migliorcriticodelbelpaese.

  246. Gabriella, scusami: e che mi si stanno scaricando tutte le batterie dello scemenziometro e non so più a che rotouòsc votarmi. Comunque stavo finendo di impastare i tortelli di zucca (senza sale) ed il salto è stato quasi…naturale. Piuttosto mi aspettavo i complimenti per la trovata dell’uscita a dispense, con annessa confezione regalo. Ma tant’è: mi sa che tra poco qui ci conviene chiudere, prima che ci pensi qualcun’altro a (rin)chiuderci. Peace and pàizz, friends.

    p.s.

    Non strapazzarmi Mal, è un ragazzo troppo prezioso.

    p.s.s.

    Stai attenta a ciò che leggi (o rileggi): quello è un libro troppo pericoloso, ha già rovinato parecchie vite (a cominciare dalla mia): le Affinità Elettive, intendo; non il saggio critico di Mal: quello salva, e salverebbe tanti impiastri dalla presunzione più bieca in cui si avvolgono. Se solo lo leggessero…

  247. Rovinato troppe vite…esagerato, lo sto rileggendo dopo vent’anni. E’ interessante rileggere libri dopo così tanto tempo, ti rendi conto o che non avevi capito nulla o che avevi investito troppo mondo nella lettura. Canti del tortello non ti piace come titolo? sottotitolo: distinzione tra amaretto e zucca in assenza di mostarda, a volte con.
    E comunque la mia, di vita, è stata rovinata da Salgari quando ero piccola, mi ero innamorata di yanez molto più intrigante di sandokan. Siamo al delirio influenzale puro, ché sono due giorni che non esco di casa.
    by

  248. io da quando ho consociuto Sandokan, quando incontro uno che gli somiglia vado e gli dico:”Ciao, come stai, sono io la tua pirla di labuan”

    ma gabri allora siamo coetaneee.
    tu avevi l’album?

  249. Magda, Magda, non si chiede l’età a una signora…non sta bene. Cmq un paio di anni in più. No, non avevo l’album. Avevo e ho tuttora i novanta libri di Salgari pubblicati da Fratelli Fabbri Editori. Mio padre me li comprò tutti: uscivano ogni quindici giorni in edicola e io li divoravo letteralmente compresi quelli sui cacciatori di balene. A dodici anni m’ero letta l’opera omnia.

  250. @ Gabriella & Magda

    Anch’io, quand’ero piccolo (per la verità anche adesso), ero innamorato di Yanez. Cosa sarà di me? In compenso odiavo (e odio profondamente) i cacciatori di balene.

    Venendo a cose molto più terraterra, frugando di qua e di là ho scoperto questi testi anonimi. Ve li propongo, come consuetudine (ma fin quando durerà?), per augurarvi la buona notte.

    Da: Sulla via delle sorgenti (Sez. I: Canti in assenza)

    Dimore
    (In memoria di P. P. Pasolini)

    Oltre la soglia
    delle stagioni arenate in un lampo
    un volo intermittente
    trova la notte diversa –

    la rosa illuminata
    che si rifiuta all’inverno

    Tra polvere e carne
    aggiunta alla schiera degli esuli
    è come l’ombra
    di un’eterna distanza –

    un riflesso fiorito
    sull’acqua dove s’immerge il lume
    di ogni vita assente

    Neve di deserto
    (A Mahmud Darawish)

    Neve di deserto
    che vegli il rosso letargo
    di un seme strappato all’aria –

    vedessi quante pietre
    stanno sbocciando come ali
    nelle mani di bambini di gesso
    vedessi quanti giorni di grano
    sono racchiusi in un cuore di sabbia
    nel respiro di questa terra negata
    pronta a farsi linfa di miracolo
    specchio vivente di uomini
    cresciuti sotto cieli di spine

    :

    Qui tra le nostre macerie
    tra giorni accerchiati dal vuoto
    nulla delle tue sabbie ha radici –

    qui dove il vento non turbina
    l’aroma antico del disgelo
    il sonno è una ferita innamorata degli anni
    il futuro una bandiera di calce
    per pavesare a festa la violenza –

    anche le luci che assediano le notti
    sono miraggi per ingannare l’alba
    litanie di musiche profane
    per non fissare gli occhi
    su orizzonti di ulivi sradicati
    di case violate rovesciate in polvere
    dove ogni pietra è un grido
    un frammento sanguinante di memoria

    Naufraghi

    Rischiarare la ferita dei muti
    dal fondo scorticato di sogni senza tempo
    raccontarne i silenzi
    carichi di voci che resistono
    a rovescio del cielo dei vincitori
    farne alfabeti di memoria
    piantati tra gli argini del mondo

    In verità la promessa dei poeti
    è traccia di stelle svanite
    lampo di accenti improvvisi
    fioriti sulla lingua del buio
    preghiera non più nutrita di rivolta
    voce di catene invisibili

    E non ci sono più poeti
    solo labbra per un’età senza canto
    nei chiostri di scribi asserviti –

    hanno tutti deposto le armi
    sull’asfalto vitreo dei viali
    ripreso la quiete schiumosa
    degli alberi pietrificati dei rami
    che guardano senza stormire
    strade corrose da insetti di ghiaccio

    arruolati senza un gesto di rifiuto
    tra le schiere degli ubriachi
    a cantare solitudini luccicanti
    mentre intorno naufraga il presente

    Creature di un giorno

    Nessun fiore
    nello spazio sabbioso
    di urne di canto – solo la polvere
    dice di un astro venuto a lambire
    per strade di fiamma
    la sorgente dove lo stelo
    si veste d’immenso
    e s’affila nell’orbita
    di cieli scoperti per caso

    Nessun fiore racconta alla voce
    le sue storie di un giorno
    covate tra febbri e radici –
    quando sporge oltre i bordi
    bagnati di luce
    a contemplare la chiarità
    di una morte sapiente

    il colore dissolto nel fango
    di un’acqua ormai cieca

  251. fin quando durerà? mah, domani riprende il lavoro a ritmo pieno e sarà tutta un’altra storia…
    testi anonimi? sputa l’autore…
    mi piace l’ultima e soprattutto l’ultimo verso “il colore dissolto nel fango
    di un’acqua ormai cieca”.
    E poi Neve di deserto è dedicata a Darwish il poeta arabo o come è scritto a Darawish che è uno dei tanti bambini palestinesi uccisi ?

  252. @ Gabriella

    Darawish è la traslitterazione più corretta dall’arabo al latino del nome di questo grande personaggio (sia come uomo che come poeta) che ho avuto l’onore di conoscere di persona. Almeno così mi ha assicurato un noto redattore di RP che ha tradotto in arabo Neve di deserto un po’ di anni fa.
    Quanto all’autore, non saprei, me li sono trovati così, senza altre indicazioni. Proverò a chiedere, magari in radio.
    L’unica cosa certa è che non sono testi di D.S. :-)
    La dedica, comunque, credo che comprenda in un unico abbraccio tanto il poeta che i bambini palestinesi, abbiano o non abbiano quel nome.

  253. Oh grazie. Sì, penso proprio tu abbia avuto un grande onore nel conoscerlo di persona… non importa di chi siano, sono dei bei testi e li ho salvati da tenere e rileggere. Ma dimmi una cosa, quando abbiamo organizzato giornalismo e verità al teatro i, tu sei venuto? ricordo c’erano anche quelli di RP.

  254. Dici il convegno del febbraio scorso, Gabriella? Dovevo esserci, ma purtroppo mi hanno mandato in “gita”. Mi è dispiaciuto moltissimo, perché, a quanto poi mi hanno riferito alcuni amici che ci sono stati, le tavole rotonde del pomeriggio, soprattutto, sono state molto interessanti, con interventi di grande spessore.

    Sarà per la prossima…

  255. Proprio quello, è stata una bella giornata, intensa e densa. Quello che mi fa riflettere è dove portino queste iniziative, intendo se hanno un seguito o sono fini a se stesse, fu un momento di grande coesione in NI, poi…peccato. “in gita” che significa?

  256. Diciamo che “in gita” è legato a motivi di lavoro…
    Perché dici “peccato”, a proposito di NI? Noti che quella coesione sia…finita? Sarebbe davvero “un” peccato: c’è il rischio di fare la stessa fine della n.1? Comunque concordo, in generale: le iniziative fini a se stesse, o che si risolvono come tali, laddove erano nate da entusiasmo e partecipazione, lasciano in bocca un senso di amaro duro da digerire. Sperèm.

  257. Dicevo peccato a proposito della fine del primo progetto, progetto al quale ho creduto e partecipato anche se per un breve periodo. Ora, da esterna, ma con tanti amici rimasti, trovo che ci sia una bell’atmosfera e che NI2 abbia ripreso alla grande. :-)

  258. Mal, non preoccuparti, ci siamo (almeno io ci sono): non so se hai notato che il roto nuova versione è tornato in tutto il suo splendore!: come si fa ad abbandonare la postazione?
    E poi, non dimenticare che questo è il luogo in cui si definiscono i meridiani sonori, le vere strategie culturali ad ampio raggio del terzo millennio. A presto.

  259. non solo roto non finisce di stupire, ma anche ferroni con la sua nuova storia della letteratura italiana (einaudi mondadori) è in pieno delirio, almeno per quanto riguarda la poesia (sarà che non ne capisce un cazzo di poesia, mi chiedo?). per la prosa sembra più lucido. vedi il corr.d. sera di oggi, caro p.

  260. Ti chiedi bene, Mal: non capisce un cazzo di poesia (e anche per la prosa avrei qualche cosina da chiedergli: ma credi che un così alto luminare possa mai risponderci?). Vivono così, dei loro schemini e delle griglie critiche già predisposte ab aeterno: se la figurina si incasella, bene; in caso contrario è un pirla e, come poeta, non esiste. Ti sei mai chiesto perché, tanto per restare nel campo dei nostri amati “minori”, nessuno (tranne due o tre degnissime eccezioni) affronta de visu l’opera di Emilio Villa? Semplice: non sanno da dove cazzo iniziare, anche perché dovrebbero buttare nel cesso buona parte degli armamentari di cui dispongono. Spero di essere stato cattivo abbastanza: sarebbe comunque poco. Ciao.

    p.s.

    Continua con le tue stupende letture: hai l’humilitas che serve per affrontare i veri grandi e, gradualmente, “superarli”, oltrepassarli per andare dove ti condurranno le tue coordinate, il tuo istinto e la tua predisposizione: la vera grandezza sta tutta in quella parolina oggi così derisa e bistrattata da criticonzoli e affini: una parola che quasi si nasconde, ma l’unica capace di far germogliare dal suo grembo veri destini. Non solo letterari. Con vera stima, carissimo ragazzo.

  261. Ragazzi, è un vero picere leggervi e poi questo angolino nascosto permette ottimi confronti. Io voglio leggere Villa di cui non posseggo nulla, che mi consigliate? e poi dove pesco a Milano per comprare libri di poesia che non siano i soliti classici?

  262. Gabriella, su villa per una bibliografia completa ti invito ad andare sul sito di giovenale (se non sbaglio http://www.slow-forward.splinder.com), marco ha da poco postato un pezzo che fa proprio al caso tuo. Comunque c’è poco (zodiaco, ed.empiria–proverbi e cantico ed.bibliopolis ed un bel saggio di tagliaferri per deriveapprodi). Introvabile il vol 1 delle opere ed.colyseum, mentre dai remainders si può trovare l’ed scheiwiller 1996 della letania per carmelo bene.

  263. Grazieeeeee, sei un tesoro! mo’ vado a curiosare dal Giovenale… e poi che scema avevo letto l’avviso di Marco e mi sono scordata… l’ho pure ringraziato… mannaggia la testa.

  264. Concordo, quest’angolo è fichissimo, dimenticato persino da rotoflosh. Vi racconto che mi è successo sto pomeriggio. Esco col cane, tornando mi accorgo di non avere le chiavi, chiamo il mio compagno di casa e lui mi dice che non tornerà prima di un’ora e mezza. Che faccio un’ora e mezza? Ikea? Ma no, decido di andare alla mega feltrinelli vicino casa aperta fresca fresca da qualche giorno. è un mega store pieno di multimedialità varie. I libri sono soltanto una delle attrazioni, assieme ai giochi per playstation, la cartoleria ecc ecc. Decido, avendo tempo forzatamente a disposizione, di cercare da solo il famigerato reparto POESIA. Dopo una buona ora vagante tra jazz, manuali di giardinaggio, libri di comici e bestseller vari, codici ed enigmi, smemorande e riviste d’auto, mi arrendo e chiedo ad una commessa che mi indica prontamente lo scaffale (prima a destra, superare stanza poi a sinistra in fondo ecc. ecc.). Do un’occhiata, il solito dilagare di prevert neruda merini, qualche sanguineti giusto perchè è della casa e poco altro. Comunque riesco a trovare un interessantissimo almanacco odradek con molta poesia e un poema di carmelo bene in splendida edizione bompiani ” ‘l mal de’ fiori”, che ad averlo trovato lì, tutto in una volta mi sembra più bello questo posto. Esaltato prendo anche un cd dei casino royale a buon prezzo che avevo perso in passato. Vado alla cassa per pagare, mi accorgo che non ho contanti, estraggo il bancomat, la cassiera mi passa l’aggeggio ed io, in preda ad un clamoroso vuoto di memoria, non riesco in nessun modo a ricordare il codice. Ne provo uno, sbaglio ed in preda alla rassegnazione dico alla cassiera: “me li metta da parte, a domani” e sia io che il cane(che non sopporta le librerie) ce ne andiamo con la coda in mezzo alle gambe. Sono in pensiero, l’unica copia del poema del bene, che fine farà? ho paura che si disperda in quella specie di centro commerciale………..

    Scusate, dovevo sfogarmi………

    Comunque sia il vuoto di memoria delle chiavi che quello del bancomat, un proibizionista li imputerebbe alla marijuana in dosi industriali. Invece sono i ritmi della vita moderna che ti stressano….

  265. Solo una ulteriore informazione, di corsa per il momento. Il primo volume delle opere di Emilio Villa edito da Coliseum è ancora rintracciabile, credo: vi basta chiedere informazioni scrivendo una mail a questo indirizzo (lib.coliseum@tiscalinet.it): vi risponderanno: sono gentilissimi. Mi preme solo ricordare che quest’opera nacque per volontà di un altro grandissimo poeta, uno dei “minori” di cui stiamo parlando, anche lui oggi silenziato come gli altri: Nanni Cagnone. Che gli dèi della poesia tengano sempre lui e gli altri che abbiamo citato fuori dalle antologie e dalla museificazione sterilizzante: visti i tempi, e la merciaglia e chincaglieria che gira, è un segno ulteriore del loro valore.

  266. Emma, non avevo ancora visto la tua indicazione, sei un tesoro pure tu. Ecco. Il materiale su NI lo conosco, grazie. Sulla Rosselli so un sacco di cose, è il mio poeta d’elezione e poi un pomeriggio Cepollaro mi ha raccontato un sacco di cose della Rosselli…bellissimo pomeriggio soprattutto quando ti rendi conto che le parole sono piene di umiltà. Invece sono ignorantissima su Villa e Vicinelli che ho imparato ad apprezzare qui, leggendo i commenti di persone interessanti tra cui anche il Di Costanzo.
    @ Mal
    e se ti lasciassi la mia mail in questo angolo sperduto per Improptu?
    gabriella.fuschini@fastwebnet.it
    io ne ho a iosa di anedotti sul market feltrinelli…roba da non credere! E quella volta che, cercando il libro di Baiani, mi hanno chiesto se fosse vivente?
    Secondo me l’unica copia del Bene domani sarà ancora lì…però sono curiosa di sapere come va a finire la storia, quindi attendo notizie.

  267. p.s.

    Stavo pensando tra me e me (talvolta mi succede anche questo) che, a ben guardare, non siamo mai andati fuori tema rispetto all’articolo di effeffe: tutti questi interventi sono, tanto per parafrasare il contenuto di un post di Gemma Gaetani, veri e propri pompini di amore puro. E io che all’inizio mi ero dichiarato non praticante e poco esperto in materia, mi ritrovo nelle condizioni di aprire una scuola di specializzazione nel ramo. Pensa un po’ te la vita!

  268. P. grazie davvero per la preziosa dritta e per i nomi che tiri fuori. gli dei o chi per loro benedicano e proteggano il cagnone, del quale la mia libreria è abbastanza fornita (vi servono titoli? il mio pusher per esempio mi ha procurato da poco il delizioso e suppongo raro “book of the giving back” ed anche “wath’s ecuba?”), ma anche il mio povero cagnetto reduce dalle due ore alla superfeltrinelli. Sta lì traumatizzato (anche un po’ dal fumo passivo).

    Gabriella: ti scrivo. Bella quella di Baiani.

    Parlando di poesia con voi il maligno che è in me, ma dove andrà a finire? (per proseguire in oral style)

  269. hecuba, senza punto interrogativo, credo. e book of giving back senza the. stramaledetto inglese (non andrea, ovviamente)

  270. @gab. Bene e odradek recuperati. Non ci avevo fatto caso che nel titolo c’era il mio nome: ‘l MAL de’ fiori. Sara stato un acquisto un po’ subliminale.

    incipit:

    Coetera de troviero delle cose che non sono e
    de impensata vida cuerpo ratt viandante
    carnaschèlter vanzada d’ier polpetti da la capa
    l’inappresi
    de imperiottuso mineral tradito ‘n forme dall’arte
    intento s’era
    trascurare l’arbusti le casuole i vigni…………………

  271. @ effeffe: e vuoi che i frequentatori di questo ameno luogo non conoscano il tuo manifesto del comunismo dandy? Una pietra miliare nella storia dei manifesti del comunismo dandy! Imperdibile.

  272. @ Mal
    Te l’avevo detto che non c’era rischio… letto l’incipit, credo proprio ne valesse la pena(di tornarci)!
    @ effeeffe
    a noi amanti di Poesia vieni a ricordare ciò che già leggemmo? :-)
    @ P.
    ‘ndo stai? mica ti sarai offeso? oppure sei assorbito dalla scuola di specializzazione?
    @ Mag
    paura della poesia? guarda che ben bilancerebbe l’amore per la filosofia… viaggiare lungo i sentieri dell’immaginario poetico a volte scioglie gli intricati nodi dell’argomentare, dopo si ragiona più distesi.

  273. Dopo che gli hai detto p. come pompino non si è più fatto sentire. Sarà mica permaloso? Credo di no, è nu bravo guaglione
    P. non ci fare preoccupare………..

    Ps Gab, bello il libro, na delizia, ma ti consiglio pure l’almanacco odradek

  274. Da p. (come pompino). Arrabbiatissimo, sì, ma solo perché, nonostante la mia grandezza (di poeta, cerchiamo di non equivocare!) non riesco a…lavorarmi e a venirmi…incontro da solo. Please: astenersi da commenti tipo “usa le mani”: quelle mi servono per scrivere. :-)
    Piuttosto, viste le mie malconce condizioni, provate a darmi un po’ di conforto e indovinate chi ha scritto questi versi. Vi aiuto: è un “minore” talmente grande, che al suo cospetto scompaiono, motu proprio, almeno una ventina dei “titani” del Novecento di Novella 2000 Poesia.

    In che consista la notte,
    non importa.
    E quale artefice
    imponga di apparire
    quando notte agita
    o preme, non sappiamo.
    Poi si conosce
    certamente cieco
    lo sguardo di mezzogiorno,
    ché altro è lo specchio
    altra la contesa
    e sono gli anneriti
    incandescenti
    e partire è più saldo
    d’esser giunti.

    E’ questo,
    il crepuscolo a cui
    si è impreparati.

    ***

    Gridare nel sonno
    non è forse avviso
    di duplice dolore?
    Ci diedero in custodia
    un labirinto, e quando mai
    un custode può lasciare
    il custodito, o deve capirlo?
    Sono ornamenti, i sogni,
    o forse sono specchi
    che dietro a noi ridestano
    figure? Ammonite gli esegeti
    di non essere ambiziosi:
    i sogni non si possono affiliare.

    Non vi basta? E allora beccatevi queste altre due gemme, vedete se siete capaci di contenerne tutta la luce. Attenzione! Abbagliano!

    Questa notte
    duramente senza lingua
    sembra degna di pianto.
    Anche il sonno
    fa cadere le armi, il sonno
    così munito di vittorie,
    che nell’atrio del mondo
    sta sicuro. Potesse
    il puntiglio delle palpebre
    scoprire il tramestìo
    dei dormienti, come
    un intonaco di nubi
    cade dal cielo.

    ***

    Datemi la notte
    come calma inesperienza,
    e il sonno (il buio virtuoso,
    incoronato) come resa
    all’attrazione, al madrigale
    estremo delle voci, inebriata
    sprofondando lontananza,
    alto e sottile noi come
    un noce di bètel del ricordo.

  275. @ Gabriella (e per conoscenza a Gemma e Mal). Forse.

    Non vi dirò mai, mai e poi mai, nemmeno sotto tortura, che ho già pronti cinque fondamentali capitoli del meridiano D.S.
    Siete nelle mie mani, ora. Voglio vedervi chiedere, implorando: ma allora, come vanno i lavori per la preparazione del meridiano? Hai almeno messo a punto qualche capitolo? Non vi risponderò mai! :-(

    :-)

  276. Mal, sei grande! Al prossimo quiz, però, fammi la cortesia di autoescluderti.
    Mi hai capito bene? Stai rischiando di perdere l’orientamento, visto che, senza meridiani, su questo pianeta è difficile orizzontarsi! :-)

    Piuttosto, cercate di rintracciare la Magda (non riesco assolutamente ad accedere nel suo sito), perché ho una preghiera urgente per lei: deve assolutamente intercedere per me presso il monaco folle e chiedergli perdono da parte mia per averlo preso (qualche volta soltanto, però) per il culo e, soprattutto, per averlo scambiato per il rotolone (se questi sono i risultati della scuola di specializzazione che sto dirigendo/frequentando, mi sa proprio che mi licenzio). Fino a qualche giorno fa, l’unica cosa del suo chiostro che non mi stava sulle “pialle” erano le sue “seghe” che cantano l’internazionale; ma dopo i suoi ultimi post, mi sto ricredendo: o è un monaco davvero, o fa uso di sostanze sconosciute ai comuni mortali. A chi cavolo poteva venire in mente, se non ad uno splendido pazzo, la sua ultima bellissima riflessione? Accompagnata, oltretutto, da una pagina tratta da uno dei più grandi e devastanti libri del Novecento. Fantastico. Mi ci è voluto un giorno intero, visto che i miei libri sono lontani da me parecchie centinaia di chilometri, per ripescare quel testo dalla memoria dove l’avevo sepolto. Letto una volta, parecchi anni fa, mi ero ripromesso di non leggerlo mai più. O non avrei mai più avuto il coraggio di prendere la penna in mano. Quando ho ricostruito il tutto, se l’avessi avuto davanti a me, gli avrei baciato il cordone. Ombelicale.

    Ho qualche problema. Se per un po’ non ci sentiamo, è: 1) perché ho qualche grave incombenza; 2) perchè me ne sono “andato”; 3) perchè ho preso i voti e faccio ormai parte di un ordine trappista.
    Nel caso dovesse avverarsi l’ipotesi al punto 2 o al punto 3, non preoccupatevi: troverò comunque il modo di farvi avere quanto promesso.

    A presto (spero).
    p.p.p.

  277. Ecco il genere di domande che odio… se è Cagnone non ho mai letto nulla di lui… non ricordo un verso a memoria nemmeno se mi inchiodate per mesi a una sedia con Bene che recita… epperò le ho lette due volte e mi hanno emozionato profondamente, sono… come vorrei riuscire a scrivere versi così… (silenzio, ché poi ogni parola non ha senso, ecco). L’ultima è bellissima. Così ora sapete tutta la mia ignoranza ma anche la mia sensibilità.
    Non chiederò come procede il meridiano, mi basta(per il momento) continuare a rileggere le poesie. grazie.

  278. Non avevo letto il tuo ultimo commento… urge accappararsi subito letture di Cagnone. Dimmi qual è il romanzo a cui ti riferisci, è da ieri che ho il tarlo e non riesco a venirne a capo. Ci dobbiamo preoccupare seriamente? Mi sa di sì, qualsiasi cosa: in bocca al lupo. Mi mancherai.
    A presto

  279. Uhm, a me codesto p. e codesto gb mi pare che infondo esprimano il medesimo stile, mi sa proprio che do ragione a sora emma.

    E rotowash, che fa? chissà……..

  280. caro filo logo, c’ho il dubbio pure io, cioè che sora emma abbia ragione… solo un pazzo però potrebbe imbrodare un suo alias… mistero fitto… vero è che di matti è piena la rete e la vita! però se ci ha preso per i fondelli così bene, è geniale. Ammettilo.

  281. Sono un para noico. Ci tengo a precisare che quella virgola non l’ho messa io. Qualcuno si diverte a sabotare la mia tastiera. O è un losco figuro indiano che mi perseguita con aggiunte di punteggiatura, per dileggiarmi?

  282. Sei molto gentile Gabriella, grazie per gli auguri, ne ha veramente bisogno.
    Se interessa è sempre intervenuto esclusivamente con le iniziali del suo nome e basta. Io sono quella che masterizza. Buone cose a tutti, siete veramente delle gran belle persone.

  283. @ P.

    Per descrivere il fiore di mandorlo
    di Mahmud Darwish (traduzione dall’arabo di Fawzi Al Delmi)

    Per descrivere il fiore del mandorlo non mi giovano né enciclopedie
    né vocabolari…
    le parole mi trascinano nelle insidie della retorica,
    la retorica ferisce il senso e loda la ferita
    come il maschile detta al femminile i suoi sentimenti,
    in che modo potrà risplendere allora il fiore del mandorlo nella mia lingua
    che ne è l’eco?
    Il fiore del mandorlo è trasparente come una risata d’acqua
    che dalla timidezza della rugiada sboccia sui rami…
    leggero come un bianco motivo musicale…
    debole come l’apparire di un’idea che
    spunta sulle dita
    e inutilmente scriviamo…
    denso come un verso di poesia che non può essere scritto
    con parole.
    Per descrivere il fiore del mandorlo devo visitare
    l’inconscio, guidato verso i nomi dei sentimenti
    appesi agli alberi. Qual è il suo nome?
    Qual è il suo nome nella poetica del nulla?
    Devo penetrare la gravità e le parole
    per sentirne la leggerezza quando diventano
    spettro sussurrante, così io divento loro e loro me,
    trasparenti e bianche.
    Le parole non sono patria e nemmeno esilio,
    sono, invece, la passione del bianco nel descrivere il fiore del mandorlo.
    Non neve né cotone, che cos’è dunque nella sua superiorità
    alle cose e ai nomi?
    Se l’autore riuscisse a comporre un brano
    che descriva il fiore del mandorlo, svanirebbe la nebbia
    sulle colline e un popolo intero direbbe:
    eccole,
    ecco le parole del nostro inno nazionale!

    Così, un augurio.

  284. Oh, ma c’est mervelleuse cette broderie!
    Merci
    ps
    mhm, già che c’eri potevi trovarla a colori… :-)

  285. Destino del ric – amor.

    “L’immagine, anche considerata in se stessa, è multipla pur essendo sola. La coscienza la sostiene sapendola immagine. E la possibilità le si dischiude accanto; potrebbe essere differente ed è forse così come si dà a vedere. La sua natura di astrazione non le procura fissità se non quando un intenso sentimento l’accompagna. E in questo caso assurge a icona: l’icona forgiata dall’amore, dal concetto stesso, specialmente quando l’immagine rinserra la finalità”.

  286. In parole povere? Una rosa. Una farfalla. Simboli della povertà della parola a dire cosa sono una rosa e una farfalla. Quando una mano le ferma per sempre in una sola immagine.
    Ecco.

  287. ovvio, piuttosto era questo che attirava attenzione: ” E in questo caso assurge a icona: l’icona forgiata dall’amore, dal concetto stesso, specialmente quando l’immagine rinserra la finalità. “

  288. In parole ancora più povere questo passaggio, tu dici? Ecco. Proviamo. Ma è solo la mano che ha tramato l’immagine che ci potrebbe aiutare. O forse è meglio rivolgerci a chi ci ha fatto dono della stessa. Vediamo se ci aiuta.

    Qualcuno chiese alla farfalla
    se fosse stato difficile fare un pompino
    alla rosa.
    “Guarda che è lei che me lo sta succhiando”,
    rispose.

    Ecco. Forse.

  289. In tema con il post, no? anche la natura non sfugge le ferree leggi del pompino… tutto torna.

  290. A Francesco Forlani e Gabriella Fuschini

    La rosa del ricamo
    (Sulle note della Aria sulla quarta corda di J.S. Bach)

    r
    o
    s
    a

    scansione fonetica d’indicibile linfa vegetale.
    la più profonda. quella che scivola
    goccia a goccia sulle piaghe del sole
    come un unguento. un balsamo
    fermentato in un calice di mani
    sapienti d’echi. tessitrici d’ombre.
    spostamento dal claustro materno in passeggere
    architetture del visibile.
    albedine di un grido. impronta d’acqua.
    un grumo di tracce
    riflesse nella breve eternità del lampo.
    una mappa che reca in sorte lumi
    per il rovescio del cielo. dei suoi specchi.
    sillabe. petali. voli. un intero alfabeto
    fiorito all’insaputa degli occhi
    sulla lingua muta del giorno.

    e c’è chi volta le spalle a un’intravista soglia.
    a un bivio possibile di voci.
    ora che sulla retina una farfalla imprime la sua rotta.
    incide le sue ali in forma di labbra. di sigillo.
    suggerisce presagi.
    c’è chi lascia un nevaio familiare
    quando ormai sa da dove viene il rovo.
    perché la spina.
    ora che sa come fa il vento riconoscere una fonte.
    lui cieco per nascita e destino.
    è come dare un nome alla fede ostile delle sabbie.
    dell’oblio. e chiamarla rosa. rosa.
    ignorando i mondi che infiniti si ripetono
    al di là delle pupille
    che hanno smarrito l’arte di vivere e morire.
    coniugare un fiore.

  291. Che silenzio qui, e quanti fiori, quanti simboli: rose, gigli, liriche, farfalle, ricami, auguri, mandorli, natura, preghiere laiche, invocazioni, dandysmo, comunismo, e qualche sano pompino per dessert. Stupendo. Cosa ci si perde, a volte, ad andare in vacanza. L’eden è qui, altro che nelle isole dell’arcipelago Q’uis Isan’a. Bene. E pace.

  292. @ Gabriella, Mal & Co.

    Grazie per quello che avete scritto…

    Sfogliando un vecchio libro comprato in loco (lì nell’arcipelago), ho trovato questa poesia di un poeta indigeno. Me la son fatta tradurre e ve la regalo per augurarvi la buona notte.

    *

    scrivere è un destino covato dall’ombra delle ore
    la spina amorosa di chi non lascia niente alle sue spalle
    perché essere cenere, sostanza di vento
    è inciso da sempre a lettere di fuoco
    nelle pupille dei segni che dipinge – un canzoniere
    infimo, un breviario di passi senza orma
    tracima sillabe d’innocenza e memoriali d’alga
    dalla brocca silente che il labbro disseta,
    quando parole malate d’aria si staccano dal tronco
    precipitano nell’impercettibile abisso
    tra due zolle –
    scrivere è un’ora covata dal destino
    la spina che costringe il corpo in reticoli d’albe in piena notte
    e punge fruga ricuce orli slabbrati lacera la carne
    fino a che sanguinano anche i sogni,
    fino a che l’immagine fiorisce in echi di sorgente
    gli alfabeti rappresi dentro un grido

    (sono queste le sillabe che mancano a una pietra
    per sentirsi un arco lanciato verso il cielo,
    sono questi gli accenti
    che scortano il seme alla sua tomba di luce – al precipizio ardente
    dove la morte è presagio di stagioni,
    oracolo dei frutti e del ricordo)

  293. p.s.

    La curatrice del meridiano mi comunica, proprio in questo momento, che ha già stampato dieci capitoli più un supplemento dell’opera, e che entro una settima, due al massimo, il cofanetto sarà disponibile in edicola.
    Sarà “venduto” solo a coloro che si presenteranno con un ricamo a mano originale, controfirmato dall’esperto del ramo m’ssiè ff.

  294. Con piacere, Francesco. Tra qualche giorno. Quando riavrò il mio pc con relativa mail. Grazie.

    p.s.

    Mi diresti perchè me lo chiedi?
    Nessun problema, se non ti va di rispondere. Ciao.

  295. Toh guarda, un sacco di posta in questa stanza ormai per pochi!
    Una poesia dedicata al furlen e a me, non so perchè, ma gradisco perché è bellissima e la rosa è un simbolo a me caro tanto da averla tatuata sul polso. Quindi grazie a Lilia, chiunque tu sia. Grazie anche al misterioso e forse nemmeno tanto P. per la sua di poesia… non so ricamare, caro P., può andar bene la rosa “ricamata” sul polso per avere il meridiano promesso? spero di sì. :-)
    ps
    la curatrice non sarà mai glorificata abbastanza per il suo lavoro.

  296. @ p., gab.f., effeeffe, lilia e a chi passa

    PAROLE MATE

    Rame che rema che respira de ua rosa
    rama remo rime roma ruma
    rotami dapartuto che casca
    sul colo dea Morte sui recini de rame.

    E mi cerco mi vago no so par dove
    par che rason no vedo no so
    ma rovine rente rovine
    rovinassi ore de sol
    su aque nere che frise pescaori e pessi
    in crose de po’.

    Maraori rua chicaribo
    romai amori più romai resta
    parole mate.
    Restè no morir
    no morìme in man
    restè restè parole.

    LA TO VITA

    La to vita e in mezo ghe ghera le cose.
    La to vita e in mezo ghe ghera persone

    e da par tuto, sempre, parole.

    Da “Come se. Infralogie” (All’insegna del pesce d’oro, 1974) di Ernesto Calzavara

    Due ricami di Calza(vara) per voi.

    Mal.

  297. Che piacere ritrovarvi! Gabriella! Mal! Ma dove siete stati, in vacanza? Bentornati! Era ora, direi. L’ozio, come diceva quel tale, è il padre di tutte le virtù…però è il momento di rimettersi al lavoro, di riprendere i vecchi vizi e vezzi. Sbaglio, o vi sento un po’ giù? E’ una mia impressione? Non è che…io ho bevuto…e voi vi siete ubriacati? :-)
    Pensate, invece, a quando avrete il meridiano nelle vostre mani, quanti viaggi potrete fare…Mi vengono solo stronzate, in questo momento… Sarà meglio che vada a recuperarvi un testo per augurarvi la buona notte. Meglio. Anche se, dopo Calzavara, l’impresa è ardua davvero.

    Sono veramente felice di risentirvi. Veramente.

  298. @ P.
    la poesia che hai lasciato prima mi ricorda qualcuno… altro che indigeno… hanno un sapore che riconosco, quei versi… e non dico altro.

  299. Parla anche tu

    Parla anche tu,
    parla per ultimo,
    di’ la tua sentenza.

    Parla –
    Ma non dividere il sì dal no.
    Dà alla tua sentenza anche il senso:
    dalle l’ombra.

    Dalle ombra sufficiente,
    dagliene tanta
    quanta sai ripartita attorno a te
    tra mezzanotte e mezzogiorno e mezzanotte.

    Guarda attorno:
    vedi come diventa viva in giro –
    Per la morte! Viva!
    Dice verità chi dice ombra.

    Ora però si restringe il luogo dove stai:
    dove adesso, denudato dell’ombra, dove?
    Sali. Tasta in su.
    Più sottile diventi, più irriconoscibile, più lieve!
    Più lieve: un filo
    sul quale vuole scendere lei, la stella:
    per nuotare giù, giù,
    dove lei si vede scintillare: nei marosi
    di migranti parole.

    L’eternità

    Corteccia dell’albero della notte, coltelli nati da ruggine
    ti suggeriscono i nomi, il tempo e i cuori.
    Una parola, che dormiva quando la udimmo,
    scivola sotto il fogliame:
    eloquente sarà l’autunno,
    più eloquente la mano che lo raccoglie,
    fresca come il papavero dell’oblio la bocca che la bacia.

    In memoriam Paul Eluard

    Metti al morto le parole nella tomba,
    quelle che disse per vivere.
    Adagia il suo capo fra esse,
    fagli sentire
    le lingue del desiderio,
    le pinze.

    Metti sulle palpebre del morto la parola
    che negò a chi
    gli disse tu,
    la parola
    dinanzi alla quale il sangue del suo cuore schizzò via
    quando una mano, nuda come la sua,
    chi gli disse tu
    impiccò agli alberi del futuro.

    Mettigli questa parola sulle palpebre:
    forse
    appare nel suo occhio, che è ancora azzurro,
    un secondo, più arcano azzurro,
    e colui che gli disse tu
    sogna con lui: noi.

    Le liriche sono di Paul Celan.
    Buonanotte.

  300. @ Gabriella

    Non so il nome dell’autore di quella lirica. Gli abitanti dell’arcipelago non hanno un nome. L’hanno dimenticato. Quelli che vi abitano da più tempo, ormai ignorano persino che siano mai esistiti i nomi. I visitatori di quelle isole, quando ne incontrano qualcuno, lo indicano con un numero. E’ diventato talmente consuetudinario il fatto, che gli indigeni ormai si riconoscono tra loro soltanto per il numero che portano stampato su una targhettina appesa al polso.

    Goditi queste schegge di immensità che Celan ha strappato al nulla, invece.
    Conosci un poeta, uno soltanto, che non abbia mai sognato di scrivere un testo come In memoriam Paul Eluard?

    Ciao. Buonanotte.

  301. @ P.
    vorrei leggere qualcosa di Bonnefoy, sai per caso dove posso reperire? Mi interessa moltissimo. (vista la tua capacità di trovare e regalarci testi preziosi)
    Celan è impagabile, grazie. :-)
    buonanotte a te.

  302. non una storia non un sogno questo silenzio semina
    soffio e non luce frequenza che il buio subisce e leviga
    trama di termine in gesti sospesi e rintocchi
    nuova abitudine e vista del verso per retro d’immagine
    dentro la gabbia dei globi oculari che occlude i colori
    laddove la lima per mano rimane e poi s’agita e preme
    profonda come in sangue rigirandosi a spaccare i capillari
    dal piano remoto in cui sorgono scisse e concrete
    le parti e le pause sospese che fanno discorso
    protèsa a procedere oltre al contagio all’ascesa
    nel farsi saliva del suono che in bocca stentato s’accenna
    ai moduli d’aria teatro non gesto del dire
    che espresso nei segni e nei codici in vertice sorge
    e per spazi traversi oltre i vincoli ad alba s’inscena

  303. Gabriella, sei una finissima, deliziosissima preparatrice di “trappole”. :-))
    La tua richiesta lo conferma. Ho visto giusto? :-))
    Bene, ti posso assicurare che non conosco !! :-)) !! questo autore, ma che, per soddisfare la tua “tendenziosa” richiesta, domani farò delle ricerche e ti riferirò. Così ne saprò qualcosa in più anch’io, visto che il nome mi incuriosisce parecchio.

    Tu, comunque, sei grande, carissima amica. :-)

  304. E’ risultata verificabile la seguente equazione

    gb=p.=fr.mar.

    Grazie per l’attenzione

  305. Benvenuto/a anche a te, punto. Se pure meriti un rimprovero per il ritardo, il carico di doni che porti con te ti giustifica ampiamente. Valeva la pena di attenderti. Ciao. A domani. Cioè a oggi.

  306. E’ necessario un nuovo nostro intervento. L’ip non perdona.

    Seconda equazione

    .(punto)=Mal.

  307. Carissimo Comi, così, confidenzialmente, permettimi qualche domanda: ma lo sai che esiste la legge sulla pràivasi? E se ti dicessi (ed è la verità) che non ho nemmeno il computer? Hai chiesto, prima di fare l’equazione, l’autorizzazione ai vari “membri” (tanto per non allontanarsi molto dal tema forlaniano) della stessa a essere accostati al mio nome? Io non ho nessun problema, ma loro? L’equazione è, comunque, assolutamente incompleta, visto che mancano moltissime sigle, ad esempio: p. = roto = . = mal = emma = ff = punto di domanda = mag = gf = e vai avanti tu, che a me viene da ridere. :-))))))
    Visto che hai tempo a disposizione, ti suggerisco, invece, un’attività altamente meritoria. Hai seguìto le manifestazioni di Milano e Roma? Bene, allora cerca di: a) verificare se un sacco di spazzatura andata a male di nome calderuolo appartiene al genere umano; b) appurato che è impossibile (e non ci vorrà molto) organizzare il C.P.C.D.C.D.P.T.; c) raccogliere le firme sufficienti (e non ci vorrà molto) a dare un senso alla nascita del suddetto organismo. Cosa significa la sigla? Semplice: Comitato Per la Cacciata Del calderuolo Dal Pianeta Terra. Non è un’attività più opportuna e, sicuramente, più adeguata alle tue alte (niente ironia nell’aggettivo) capacità di analisi testuale? :-)
    Stammi bene, mia cara Comi, sei sempre nel mio cuore, tu non sai quanto. ;-))

  308. @ Gabriella

    Sto facendo delle ricerche, ma di questo Bonnfuà, finora, ho trovato soltanto la filmografia e la discografia. E’ lui che cerchi o mi sono sbagliato?
    Proverò anche in altre direzioni, comunque. A presto.

  309. @ p.
    Sono una preparatrice di trappole, è vero, Mi scuso se sono stata inopportuna e ho dato il via a comitati e quant’altro di cui peraltro non conosco nè provenienza nè identità…. insomma me ne sono andata a dormire e quindi leggo ora gli ultimi commenti. Bisognerebbe dire a questo/a comitato che ha mancato di stile, uffa con tutta la mia perizia nel circoscrivere campi sempre più ristretti, il suo intervento è un intervento assai dirompente tipo quello del monaco tibetano anziano che con un calcio spazza via il mandala di sabbia disegnato con tanta fatica e per così lungo tempo… l’impermanenza delle cose, continuo processo di creazione e distruzione…
    a parte le mie divagazioni mattutine, bonnfuà: filmografia e discografia? ma no, il poeta francese che nella poesia segue gli insegnamenti di Husserl legando la scrittura alla ricerca fenomenologica… il poeta dove l’io sono esula da narcisismo ma si apre alla lettura del mondo…
    Buona giornata con un sorriso :-)

  310. Buona giornata anche a te, Gabriella. E non preoccuparti più di tanto del lavoro dei vari comitati: ognuno di noi cerca qualcosa: il comitato, in questo momento, cerca di conoscere la mia vera (?) identità. Conoscere la quale, ad esempio, è l’ultima delle mie preoccupazioni attuali, tutte finalizzate, invece, a tenerLa lontana il più possibile, a non incontrarLa, almeno non ancora, e non ora. Ho ancora parecchie cose da fare e, oltretutto, ho dei doveri assoluti verso alcune “personcine”. Poi, sia quello che deve essere. Questa dimensione ludica serve anche a questo, dilata il tempo e permette allo spirito di ritornare bambino: solo così lo spirito può fissarsi come obiettivo primario quello di continuare a crescere, cioè a esserci, cioè a tenerLa a bada. Il resto non conta. Conta invece, e conta in un modo incredibile, la possibilità, che ho avuto ed ho, oltre quella citata, di conoscere delle persone, di sentire delle presenze e delle voci, anche senza essere giovannadarco: scoprire, ad esempio, che nei deserti abissali della rete può mettere radici, e fiorire, la sacra pianta dell’amicizia. Cioè dell’amore. Questo mi basta, ed è già tanto.
    Ciao

  311. @ comitato
    Continua pure, ma che cefrega ma che cemporta. Comunque ci becchi secondo me

    @gab
    Poi me la spieghi meglio la storia del calcio al mandala

    @p.
    La sacra pianta dell’amicizia è la più importante, va bene, ma non è l’unica sacra pianta, come Bob insegna. E le voci le senti in entrambi i casi.

    Buona giornata a tutti
    Mal.

  312. @ . (punto)

    Ho letto e riletto più volte il tuo testo, e la prima impressione si è ulteriormente rafforzata. Se tu sei chi penso, la cosa non mi desta sorpresa alcuna, perché risponde in pieno all’idea che mi ero fatto e a ciò che avevo già previsto e scritto; in caso contrario, complimenti vivissimi lo stesso: è un vestito di altissima sartoria: spero tanto che tu ne confezioni, e continui a confezionarne, di abiti di tal fatta. Sarà sempre un piacere, per me, indossarli. Chapeau! E non è una frase fatta.

    @ Mal

    Lungi da me passare in secondo piano la sacra pianta di Bob nostro, mai troppo rimpianto. Ricordo, tra l’altro, che, quand’ero piccolo (molti molti molti anni fa), i miei nonni contadini la coltivavano – allora era perfettamente legale – per farne tessuti, intrecciare ceste, o per utilizzarla, al posto dei giunchi, per legare fascine o piante rampicanti ai pali di sostegno. Quello che non mi spiegavo, fin quando non sperimentai di persona l’effetto – facciamo verso i nove anni – era il fatto che mio nonno, soprattutto dopo aver espletato mansioni e lavori pesantissimi, si appartasse, magari sotto la frescura di un albero, in piena estate, schiacciasse nella pipa qualche foglia debitamente essiccata e trinciata, e si mettesse ad aspirare beato, rilassato, in pace con il mondo (preti e fascisti esclusi). Prima di morire, mi regalò la sua pipa. Chissà se oggi, nel luogo dove si trova, ha coscienza del fatto che l’avevo già provata, a sua insaputa, più e più volte. Ma forse me la donò proprio per questo.

  313. @ Gabriella (e a chiunque abbia voglia di leggere)

    Ho scelto questi testi, tra mille altri, non solo per la loro bellezza, ma anche perché meglio si prestano, a mio modo di vedere, come esemplificazioni di una lettura critica che ho trovato da qualche parte e che in seguito posterò. I continui riferimenti di ordine naturalistico rimandano alla prima intuizione da cui scaturisce la poetica di Bonnefoy, tutta racchiusa in un nome: Douve: l’idea che solo l’esser-ci delle cose, la loro finitudine, può giustificare, redimere in qualche modo, un “essere” altrimenti perso nel nulla della sua indicibilità.

    *

    Di che hai bisogno, voce che riprendi, prossima al suolo
    Come la linfa dell’ulivo che gelò l’altro inverno?
    Il tempo divino che occorre a empire questo vaso,
    Sì, solamente amare questo tempo deserto e tutto luce.

    La pazienza di tener desto un fuoco sotto un rapido cielo,
    l’attesa per un vino nero non divisa,
    L’ora di arcate aperte quando il vento
    Ha ombre roteanti sulle tue mani pensose.

    *

    Vascello di un’estate,
    E tu come alla prua, come si chiude il tempo,
    Sciorinando stoffe dipinte, sussurrando.

    In quel sogno di maggio
    L’eternità saliva tra i frutti dell’albero
    Ed io ti offrivo quello che fa illimitato
    L’albero senza angoscia né morte, di un mondo condiviso.

    Vagano i morti lontano al deserto di schiuma,
    E più non c’è deserto se tutto è in noi,
    Non c’è più morte, se le mie labbra sfiorano
    L’acqua di una somiglianza seminata sul mare.

    Oh sufficienza dell’estate, io t’ebbi pura
    Come l’acqua trasformata dalla stella, come un fruscio
    Di schiuma sotto i passi, dove risale della sabbia
    Un chiarore a benedire i nostri corpi senza luce.

    *

    Qual è il luogo dei morti,
    Hanno diritto come noi ai sentieri,
    Parlano, essendo le loro parole più reali,
    Sono lo spirito delle fronde, o più alte fronde?

    Fenice costruì loro un castello,
    Offrì loro una mensa?
    Il grido di un uccello nel fuoco di un albero
    E’ lo spazio in cui tutti si affollano?

    Forse si adagiano nella foglia dell’edera,
    La loro dissolta parola essendo porto
    Allo squarcio delle foglie, ove scende la notte.

    *

    L’albero invecchia nell’albero, è l’estate.
    L’uccello varca il canto dell’uccello ed evade.
    Il rosso della veste illumina e disperde lontano,
    Nel cielo, i carreggi del dolore antico.

    Oh fragile paese,
    Come la fiamma di un lume recato,
    Prossimo il sonno nella linfa del mondo,
    Semplice il pulsare dell’anima condivisa.

    Anche tu ami l’istante in cui il chiarore del lampo
    Scolora e sogna nel giorno.
    Tu sai che è l’oscurità del tuo cuore che guarisce,
    La barca che raggiunge la riva e vi ricade.

  314. Douve: la voce dell’ombra tra fiamma e gelo.

    “Douve meme morte
    sera lumière encore
    n’étant rien”.

    Se il compito della scrittura poetica è quello di “rovinare le sacre verità” (come afferma Harold Bloom) e poi esplorare il lampo del “mondo sprofondato nell’oscurità”, Douve(1) è la stessa oscurità in cui il mondo si immerge: un intero alfabeto condensato nell’ombra, completamente raccolto nel fuoco di una intuizione che non si fa parola se non per testimoniare l’irriducibile ineffabilità dell’atto: se il verso è un “ragionare poetico”, la sua esistenza si giustifica solo come un tentativo di descrivere una materia indicibile, un mondo senza orientamento, forse “un territorio dell’inconscio, nel quale la simmetria è totale, ma i cui valori sono rovesciati” (Matte Blanco). Se lo spazio naturale è il luogo della verifica di
    una condizione senza salvezza, la poesia si riconosce in figure e forme epurate dalle incrostazioni della storia, in un rapporto tra sostanze immutabili e primordiali (notte, fuoco, albero, pietra, acqua, alba) che assumono lo statuto di simboli. Douve si presenta, essenzialmente, come simbolo/ombra(2) dell’essere, un essere strappato agli orizzonti cristallizzati dell’ideale e che si rivela e si risolve nell’esperienza concreta della finitudine e della morte: la morte, nel suo movimento incessante, nelle mille e mille forme della metamorfosi(3) corporea, si profila in tutta la sua lacerante trasparenza come uno specchio, una soglia al di là
    della quale il finito riscopre la sua radicale primogenitura rispetto ad ogni forma di rappresentazione concettuale. La poesia incarna lo sguardo oltre la soglia, l’inoltrarsi in territori perpetuamente cangianti nella elementarità delle forme che si susseguono: la pupilla incontra il paesaggio e vi si ingloba; la voce stessa, l’eco che si specchia nel verso, diventa forma,
    sostanza e paradigma del divenire, coscienza del limite, sguardo che anela all’indicibile della visione appena trascorsa, dove l’unica decifrabilità del movimento metamorfico consiste nell’immobile, ammutolita partecipazione alla rappresentazione.

    Dalla ricerca surrealista (da Paul Éluard, in particolare), Bonnefoy deriva una tendenziale linea di contrapposizione alle poetiche che si articolano intorno a idee e concetti eternati e trasmessi in forme armoniche, nelle quali gli oggetti perdono la loro fisicità e consistenza per elevarsi al rango di pure forme del pensiero: ad esse il poeta contrappone un movimento dal basso attraverso il quale l’ente reale, investito dalla luce del divenire e della metamorfosi, si snatura, si rende “altro” rispetto al concetto che lo limita e lo fissa in una immobilità senza voce, dove la parola non è che vuoto simulacro di inesistenze. La figura in cui questa metamorfosi si compie è un nome, Douve, che ha luogo, consistenza e destino di vertigine, di essere-senza-durare nelle lettere che compongono il suo alfabeto, la sua dimora inviolabile, il suo rogo fiammante di fenice(4): una figura femminile sottratta ai cieli della bellezza ideale, figura di carne/sangue/desiderio abbandonata alla fiamma e al gelo della deformazione e della devastazione, creatura che dall’orrore del disfacimento corporale trae la luce che illumina il reale, l’evento, mettendone in evidenza la sostanziale alterità rispetto agli universi della concettualizzazione, delle regole, della norma. Douve è lo sguardo che accompagna l’essere nella sua discesa agli inferi, al suo disfacimento e alla sua autorivelazione; è sguardo che si guarda dall’interno (in quanto esso stesso, contemporaneamente, soggetto di anticipazioni e di lacerazioni e oggetto della sua osservazione) e, proprio perché tale, si
    fa voce, voce che tenta l’indicibile, poesia. La poesia diventa, quindi, coscienza della finitudine, luce proiettata sulla notte dell’essere, sapienza e scrittura che si rivelano nell’atto di una parola restituita al senso originario, un senso che non è mai un unicum, un postulato invalicabile di significati definiti, un contratto universo sillabico, ma un grumo ardente di
    potenzialità che il “poème” raccoglie nella sua inesausta tensione a varcare la soglia, a penetrare nel regno dell’improbabile(5), nel profondo della vita stessa riportata alla sua terrestrità, alla sua oscura e indecifrabile solarità.

    Una intenzione chiaramente antimetafisica, quindi, presiede alla nascita di Douve: la purezza dell’eidos platonico, l’armonia formale di un principio unificatore del reale e dell’essere che trova nel pensiero il luogo del suo dispiegarsi e nella parola l’atto che lo rivela e lo ipostatizza, al di là della vicenda in cui l’ente reale si realizza come esistenza concreta – il luogo di una memoria che si fa voce solo per chiudere l’indicibile in un reticolo di segni che officiano un illusorio possesso – lascia il posto a una poetica dove il reale, con i suoi simboli viventi in perpetua metamorfosi, nel trapasso inarrestabile delle forme e degli oggetti (ad iniziare da quelli della mente) in un cosmo di alterità irriducibili, diventa la mappa, il théatre in
    cui ogni trascendenza rivela la sua cifra corporea, s’invera sull’orizzonte del divenire che ne definisce il senso: l’esperienza fondamentale della morte, “l’ivresse imparfaite de vivre”, “présence sans issue, visage sans racine”. La morte, esperienza che il simbolo della bellezza classica ha costantemente rimosso, sublimandola, dalla pupilla della poesia levata a
    scrutare nelle profondità della “notte dell’essere”, assume le fattezze cangianti di un corpo femminile che è pura ombra, “immobilità e movimento”, disfacimento e rinascita, fuoco che si offre e fuoco a cui ci si immola, in un gioco infinito di rimandi in cui l’alto si definisce solo
    a partire dal basso, dall’infimo: solo calandosi fino al dolore delle sue radici, ogni creatura trova la ragione ultima del fuoco e del gelo che la sostanziano, fino a scoprire che ogni altezza, ogni cima è esilio, naufragio: soltanto l’immobile (uno dei nomi/attributi di dio) vive la lontananza dalla morte come limitazione ed esclusione che ne condiziona l’essere, la pensabilità, la dicibilità: la vera trascendenza non è un “itinerarium mentis ad deum”, ma una “descensio dei ad inferos”. Solo la poesia può dare testimonianza di questa vertiginosa discesa, una poesia che è costretta a farsi materia sonora del viaggio, a fondersi coi passi, il paesaggio e la strada, in quanto il suo essere qui e ora è il segno di una lacerante impossibilità del dire. Douve è il cammino e l’approdo, la sorgente e la foce di una poetica generativa dello strappo, del frammento e della deriva, del segno che frantuma vecchi legami nel linguaggio: se nulla esiste prima del dire, l’indicibile dell’origine è materia stessa della parola, materia di deserto e di esilio, di tenebra e di luce, immagine di immagini, una presenza assente che nominando il mondo lo riscrive col suo nome più vero, il primo e l’ultimo, il-nulla-di-nome: al di là del riconoscimento di un ordine semantico che riduce gli abissi dell’oltre a pensiero, esorcizzandone la radicale alterità, escludendoli dal fluire naturale delle cose, dall’eterna, irrivelata, metamorfica epifania dell’esistenza.

    Il testo è tratto da: I nomi Propri Dell’Ombra (a cura di S. Baratta e F. Ermini), Bergamo, Moretti & Vitali, 2003

  315. Carissimo P., tu mi hai fatto un regalo immenso postando questo testo! Spero tanto di riuscire a procurarmi il libro, intanto rileggerò con cura l’estratto. Se fossimo de visu, mi piacerebbe molto chiacchierare con te davanti un buon bicchiere di vino. Il senso della mia ricerca è lì dentro… non so se prima o poi riuscirò a entrare nel silenzio con la poesia o la prosa, non è questo l’importante, ciò che conta è il viaggio e lo scrivere è divenuto tardivamente lo strumento per tale esplorazione. E la cosa che mi fa più piacere è l’idea che si possano trovare persone che, stimolando la mia curiosità intellettuale, mi regalano tasselli via via sempre più impegnativi. La prima volta che ho incrociato il concetto di douve non ho capito granché, come afferrare un brandello attraverso l’intuizione senza riuscire a penetrare il simbolo, ora, forse, un piccolo lampo mi guida nella comprensione. Quando ho scritto Passaggi(una roba postata qui in NI) muovevo i primi passi in questa direzione, passi maldestri anche ingenui sicuramente, ma pieni dell’urgenza del mio sentire. Perdona l’entusiasmo ingenuo, solo che lo stupore mi attraversa. Ancora. E spero mi attraversi sempre, perché è attraverso lo stupore e la curiosità che trovo senso al mio fare. E grazie anche per i versi di Bonnefoy. :-)
    Sono veramente grata per questo scambio.

  316. @p.:
    Intanto grazie per l’ennesimo omaggio (mi riferisco ai testi di Bonnefoy e al contributo critico). La storia di tuo nonno è quella che viene comunemente definita una perla di saggezza. E dunque ti ringrazio ancora. La citata pianta non serve solo a far sfumacchiare studenti fuori corso e vecchi freak. I nostri nonni ne facevano fibra di ottima qualità (la qualità di canapa italiana, chiamata carmagnola, era usata e coltivata a tale scopo) che aveva molteplici usi. Poi c’è il carburante, l’etanolo di canapa, meno inquinante del petrolio e riproducibile all’infinito (il vero motivo per il quale è diventata pianta del demonio, grazie ai petrolieri). Poi l’uso medico, non meno importante (a tal proposito di consiglio la lettura di un breve testo “l’erba di carlo erba” che riguarda la sperimentazione che i pioneri della farmacologia come c.erba facevano con la canapa prima che il fascismo la proibisse). Poibire del tutto l’uso di questa pianta è un crimine contro l’ umanita. La storia di tuo nonno è esemplare per far capire l’idiozia del proibizionismo. Faceva il vino e lo beveva e potrebbe farlo anche oggi, coltivava la canapa e la fumava e non potrebbe farlo più. E la differenza, io, non l’ho mai capita.

    Essendo poi io anche il .(punto) a cui ti rivolgi la situazione si complica. Qui subentra un po’ di emozione per le tue parole, poichè mi hanno sorpreso. E le parole, in un certo senso, mi mancano per farti capire quanto possa essere importante per me il tuo incoraggiamento. Dunque ti saluto.

    E saluto anche gli altri, che stanotte hanno da fare.

    Mal. aka .

  317. Ciao Mal aka .
    quasi quasi mi invento pure io un nick che mi sento ridicola col nome e cognome, d’ora in avanti mi firmo gf… fa un po’ guardia di finanza ma vabbè. :-)
    non ho ancora capito se il film di Allen mi ha soddisfatta oppure no e sono ancora in circolazione, per poco. Ti dovevo spiegare la storia del mandala… sai che nei monasteri buddisti i monaci fanno i mandala con la sabbia colorata? ecco, dopo ore e ore di duro lavoro in cui la perizia e la maestria li impegna moltissimo con complicati disegni simbolici, una volta terminato il lavoro, il disegno viene distrutto. Perché solo la distruzione permette una nuova creazione impedendo l’attaccamento dell’ego all’opera e insegnando che nulla è per sempre: imparmanenza, eterno divenire delle cose, fluire dell’eterno ciclo. E non mi far fare la parte della maestrina che odio… perché ho usato questa immagine? perché dopo tutta la mia fatica nell’improvvisare trappole per P. l’intervento di ieri ha buttato all’aria tutta la fatica e bisognava ricominciare da capo: insomma un delirio notturno e senza nessuna canapa d’aiuto! ;-)
    buona notte e my compliments per i versi… chapeau!

  318. Grazie gabriella, mi incuriosiva questa storia. Non sono molto ferrato sulle culture orientali, ma colmerò questa lacuna, ne sono sicuro.

    @g.f. e p.

    Buonanotte. Per voi due poesie di Michele Sovente.

    Sparto

    Sparto ógne ghiuórno ‘u ppane

    e ‘a fantasia, ‘u ppane

    r’ ‘u sbariò senza tiémpo

    attuórno a macchie ‘i mure, macchie

    janche e scure, rint’a nu fujafuja

    ’i móscole, ‘i palómme. Sparto

    ’i nùmmere, ‘i carte, ce vò

    n’at’anno, n’ata vita pe’ capì

    quanno furnésce ‘u zero,

    addó accummènza ‘u blù.

    Divido

    Divido ogni giorno il pane

    e la fantasia, il pane

    del vaneggiare atemporale

    intorno a macchie sui muri, macchie

    bianche e nere, in un viavai

    di mosche, di farfalle. Divido

    le cifre, le carte, ci vuole

    un altro anno, un’altra vita per capire

    quando muore lo zero,

    dove attecchisce il blu.

    Dìvido

    Cotidie divido panem

    et phantasmata, panem

    sine die fingendi, circum

    parietum maculas, in sempiterna

    muscarum fuga papili onumque.

    Numeros cotidie ego divido

    et chartas, alius oportet

    annus, alia vita ad intelligendum

    quando vanescat nihilum,

    ubinam caelum surgat.

    ***************

    Carbones

    Silenter ardent carbones

    in vastite autumnalibus

    vel hiemalibus fluctibus

    anxietatis et strident

    vagae alae vagantes trans

    fenestras dum fervent

    in memoria amores quos

    pungit silentium et fugiunt

    carbones de carcere ad

    alias facies vel figuras.

    Gravùne

    Jàrdeno chiano ‘i ggravùne

    quanno ll’autunno o ll’imberno

    spanne ll’ónne ‘i na pena

    e scille sìscano a luóngo

    p’ ‘i ssénghe r’ ‘i ffinèste

    tramènte ca jarde ll’ammore

    ra n’arriccuórdo a n’ato

    e r’ ‘u carcere p’ ‘u munno

    a cercò ati cristiane, ati

    fùjeno ‘i ggravùne.

    Carboni

    Ardono in silenzio i carboni

    nei vasti flutti dell’ansia

    d’autunno e d’inverno

    e vaghe ali randage stridono

    fra le finestre mentre

    fervono nella memoria gli amori

    che il silenzio trafigge

    e dal carcere fuggono verso

    altre facce o figure

    crepitando i carboni.

  319. @ Gabriella

    Dovessi iniziare una lettura di Bonnefoy (in assoluto uno dei più grandi poeti viventi, a prescindere da etichette e scuole, che sembrano aver valore solo tra la spocchia critica del belpaese delle lettere: piuttosto che leggere e cercare di capire, se la menano per vedere il tale autore a quale corrente del cazzo possa mai appartenere) – tralascerei le opere degli ultimi anni, eviterei come la peste le antologie e mi concentrerei su quelli che, a mio parere, sono i suoi capolavori assoluti:
    – Movimento e immobilità di Douve
    – Ieri deserto regnante
    – Pietra scritta
    – Nell’insidia della soglia
    Ci sono molti scritti critici di ottimo livello sulla sua opera, ma lo spunto iniziale fondamentale per un itinerario di lettura è rintracciabile in un bel saggio di Bigongiari in Letteratura francese del Novecento.
    Le traduzioni italiane, soprattutto quelle ad opera di Diana Grange Fiori, sono spesso precedute da buoni inquadramenti, che possono venire utili: personalmente, però, sono del parere che un poeta andrebbe letto prima, in ogni caso, di un eventuale approccio critico e, se uno conosce qualche lingua straniera, è assolutamente da privilegiare il testo originale; ma questa è una mia opinione, e lascia il tempo che trova.

    Da non sottovalutare assolutamente i suoi saggi critici, che spesso contengono pagine ancora più belle delle opere poetiche: un libro come L’improbabile (ho una versione pubblicata da Sellerio), o Un sogno fatto a Mantova, lasciano un segno indelebile. Lo stesso dicasi per i suoi saggi sulla pittura, soprattutto quando analizza opere di quel Quattrocento italiano che è uno dei suoi grandi amori, e una delle più sicure fonti di ispirazione di tutti i suoi scritti.

    Buona traversata. E buona giornata. :-)

    p.s.

    Chiedo scusa ai “puristi” per le eventuali approssimazioni, ma queste note sono state scritte da una postazione precaria, senza poter consultare niente e fidando solo sulla memoria.

  320. @ Mal

    Hai ragione: proibire l’uso e la sperimentazione della pianta sacra, soprattutto in farmacologia e medicina, è un crimine contro l’umanità. Sono pienamente d’accordo.

    Passando ad altro, invece, o forse no, ad esempio ai crimini contro la cultura, l’intelligenza, la poesia (quindi anch’essi crimini contro l’umanità, alla fin fine): uno di questi sarebbe commesso nella sciagurata ipotesi che ragazzi come te smettessero di scrivere, lasciando il campo a quella lunga teoria di masturbatores grillorum di ogni età che infestano ogni spazio disponibile, come l’ambrosia i campi incolti e abbandonati al loro destino di perenne sterilità.

    Sovente è un grande, così come gli altri che leggi e mediti. Mi piacerebbe esserci quando, tra qualche anno, scriverai libri che ce ne faranno dimenticare qualcuno. Credo fermamente in quello che ho appena scritto.

    A presto.

  321. per soglie d’increato
    vanificando accenti conosciuti,
    per margini brinati
    di mondi lontanati
    all’apparire – dove non serve
    nominare ad ogni passo
    il prodigio che trascorre
    in mobili immagini di evento,
    epifanie di lumi
    rovesciati in ombre
    quando già credi
    di stringere il mistero,
    contemplarne il volto,
    tradurre le pupille in segni
    e voci: –

    tu dialoga con lo stupore
    che non conserva tracce,
    con la stella che dissigilla
    un senso che non dura,
    con l’assenza che si desta
    in palpiti migranti fatti verbo,
    al verbo estranei per legge
    d’indicibile esperienza –
    per osservare la vita
    nello specchio albale
    di una luce
    pensata prima d’ogni dire,
    prima del silenzio

    di F.M.

    Buonanotte e grazie

  322. @ p.
    graziegraziegrazie! :-)
    penso anch’io che la cosa migliore sia leggere in lingua originale e conosco abbastanza bene il francese per poter gustare la lettura degli autori franzosi… a volte lo faccio anche col tedesco che non capisco per niente, mi diverte provare a sentire il ritmo, il flusso delle parole nella loro musicalità: un po’ da matti in effetti. Peccato che con il russo non lo possa fare amando in modo particolare la poesia russa, però il cirillico si nega ai profani! Sono ancora alla ricerca di una libreria che abbia un reparto poesia decente, sto diventando matta con la ricerca di Cagnone e Bousquet. Pensavo di riuscie a trovar qualcosa nella mia libreria di riferimento(archivi del novecento) ma, cazzarola, non c’è verso(in tutti i sensi). Ti guardano pietrificati ogni volta che chiedi un libro! Sono pienamente d’accordo con te sulla bravura di mal: è veramente bravo e il fatto che un cazzaro abbia detto che lui ed io dovremmo darci all’ippica mi riempie d’orgoglio… darmi all’ippica con mal è persino un onore, toh gurda!

    @ mal
    grande, sei grande ad aver messo questi versi di F.M.

    “tu dialoga con lo stupore
    che non conserva tracce,
    con la stella che dissigilla
    un senso che non dura,”

    dopo la cosa che ho scritto sul mio stupore, la trovo una risposta meravigliosa!
    un caro saluto a tutti e due

  323. @ gabriella
    (ascoltando in cuffia “Toward the within” dei D.C.D.)

    Se qualcuno oggi mi chiedesse: “Avete parlato tanto di poesia, ma, concretamente, per te, la poesia cos’è, come la definiresti?”. Io risponderei, più o meno, che la poesia, indefinibile per sua natura, è “qualcosa” che si avvicina a un “soffio e non luce frequenza che il buio subisce e leviga // e per spazi traversi oltre i vincoli ad alba s’inscena”. Credi che mi direbbe di darmi all’ippica? Fatica sprecata: io sono già, contemporaneamente, una pista, un cavallo, una sella, un fantino, uno steccato, l’erba, le gradinate, uno spettatore: un intero ippodromo. Cosa vuoi, ognuno ha il destino che si merita, ognuno è quello che si merita di essere! Eppure, solo ogni buon praticante/frequentatore di ippodromi sa bene che tra “soffio” e “non (ancora) luce” c’è tutto lo spazio del dire; e ciò che “oltre i vincoli ad alba s’inscena” è ogni sillaba/passo di questo dire, verificabile nel mondo riaffermato dal chiarore. Ogni devoto, del galoppo o del trotto poco importa, sa che “la frequenza che il buio subisce e leviga” è una trasmutazione dal compiuto (subire) al possibile (levigare), dal ricordo (s.) all’attesa (l.), dallo spazio deserto (s.) al divenire e alla speranza (l.). C’è tutto quello che un altro (stavolta grande) ippodromo vivente definirebbe “realismo iniziatico”: un ossimoro abissale nella sua tremenda bellezza e concretezza: la poesia è il reale che si dà, come ombra e bagliore, solo nel suo scioglimento (notte) e nella sua ricomposizione (alba): è il nostro destino e la nostra dimora: perché l’atto del dire sarà avvenuto nella durata esatta di tutti i nostri atti.

    Buon nuovo giorno a tutti.

  324. Incredibile, anche p. fa le ore piccole e per di più ascoltando i DCD ( io sono morbosamente attaccata a una vecchia cassetta che qualcuno mi regalò, qualche compagno di aikido credo, into the labyrinth): j don’t believe you … e nel silenzio della notte srotola parole che significano più di ogni litania critica al di là della più becera consorteria che è poi l’essenza stessa del tendere a… e allora ti regalo un pezzetto di me. :-)

    Tutto è bianco, segno di lutto orientale
    e ammala
    come sipario che cala dopo la rappresentazione

    senza sapere
    chi muove il cordone,

    immerge la luce abbagliante
    dentro un abbraccio mortale;
    assorti guardiamo una mutazione abissale.

    bonne journée!

  325. @ Gabriella

    L’insonnia, in sé, non è una malattia. La malattia sta tutta, a volte, nelle cause che la determinano, mentre “assorti guardiamo una mutazione abissale”.

    Aspettati una sorpresa (che so, tipo meridiano) sui DCD. Non ti prometto niente di sicuro, ma, come dice il saggio, nella vita può accadere di tutto.

    Vuoi un commento sui tuoi versi? L’unico possibile è il mio undicesimo comandamento: “Non avrai altra attività all’infuori dell’ippica”.
    Bellissimi.
    La distesa che corre tra “rappresentazione” – “cordone” – e “mutazione abissale” è lo spazio di silenzio in cui la poesia trascorre: lasciando la scia della finitudine a cui dà corpo.

    Grazie per le tue parole nei confronti di ciò che ho scritto. Ma il merito è dei versi di Mal, non mio. Io ho solo espresso una minima parte, l’unica dicibile, di ciò che contiene e che vi ho letto.

    Ciao e a presto.

  326. @p e gf

    Giuliano Mesa

    andrà a finire. e se non ora,
    o quando, sarà come se fosse,
    dentro un pensiero, trito,
    che si sgranocchia la sua noce.
    l’improvviso schiarirsi,
    o lo snodarsi, o altro che già c’è.
    finirà che se ne andranno tutti,
    i giunchi sferzati dalla bora,
    le folaghe smarrite, i rantoli,
    quelli dei ratti che fanno tana tra i rottami,
    sgranocchiano croccanti cartilagini.
    andrà a finire anche così,
    o anche chissà come,
    anche come se fosse chissà che

    BALLATA IDIOTA DELLE GUERRE

    guerra finisce, adesso,
    perchè non è più guerra,
    è frase fatta,
    fatto che si ripete, e non si compie,
    se non per chi ne muore,
    è frase fatta,
    che si ripete e tace, ripetendosi
    (sessanta guerre fra Baghdad e il Kòssovo,
    cinque per ogni anno, o sei,
    a cominciare,
    finire non finiscono)

    guerra da guerra, ancora,
    perchè la si dimentichi,
    è data chiusa,
    se ne dà conto in cattedra, in bilancio,
    in versi come questi,
    è data chiusa,
    in cronaca che tace e passa ad altra
    (faccia silenzio Pristina, per ora,
    per dare voce a Grozny,
    poca, non vera,
    senza passare la misura)

    guerra finisce, ancora,
    perchè poi ricominci,
    nuova, lucente,
    da sbraitare all’occorrenza, dopo,
    quando l’estate è calda,
    nuova, lucente,
    e serve che la merce sembri fresca,
    (e servono i bambini mutilati,
    servono freschi gli organi,
    servono mine, mani

    bisogna dare,
    a chi ne ha bisogno
    le protesi elettroniche, i conforti
    e ai poveri l’uranio impoverito)

    da “chissà”, ed. d’if

  327. Mal, un altro quiz (molto più “ippico” di quel che sembra: purtroppo il premio rimane sempre lo stesso: qualche altro insulto dalla tribuna delle “autorità”).
    Tra le persone che conosco (diciamo di quelle che amano la poesia), facendo conto che siano venti, me compreso, ma solo per arrotondare la cifra e per evitarti calcoli complicati, quante: a) adorano Giuliano Mesa; b) lo ritengono un “maestro” (sono sicuro che il nostro effeffe non ce ne vorrà).

    Come? Hai risposto “venti” sia ad a) che a b)? Te lo avevo detto, mi sembra, di autoescluderti: mi costringi ad abolire la pagina dei quiz!

  328. Da meditare prima di dormire. Se già dormienti, al risveglio.

    Chacun vit jusqu’au soir qui complète l’amour. Sous l’autorité harmonieuse d’un prodige commun a tous, la destinée particulière s’accomplit jusqu’à la solitude, jusqu’à l’oracle.

    *

    Le logement du poète est des plus vagues; le gouffre d’un feu triste soumissionne sa table de bois blanc. La vitalité du poète n’est pas une vitalité de l’au-delà mais un point diamanté “actuel” de présences transcendantes et d’orages pèlerins.

    *

    Traverser avec le poème la pastorale des déserts, le don de soi aux furies, le feu moisissant des larmes. Courir sur ses talons, le prier, l’injurier. L’identifier comme étant l’expression de son génie ou encore l’ovaire écrasé de son appauvrissement. Par une nuit, faire irruption à sa suite, enfin, dans les noces de la grenade cosmique.

    *

    Le poète tourmente à l’aide d’injaugeables secrets la forme et la voix de ses fontaines.

    *

    Les hommes d’aujourd’hui veulent que le poème soit à l’image de leur vie, faite de si peu d’égards, de si peu d’espace, et brulée d’intolérance.

    Buona notte. O buongiorno.

  329. @ P. (e anche per Mal)
    LITANIA DEL SONNO

    Ho rotto le scatole al sonno!
    Macbeth

    Tu che russi al fianco di una sposa sonnecchiosa,
    RUMINANTE! Conosci questo sospiro: l’INSONNIA?
    – Hai mai visto la Notte, e il Sonno alato,
    Farfalla di mezzanotte che nella notte s’invola,
    Senza un amico colpo d’ala, lasciandoti sulla soglia,
    Solo, nella tenebra dal cieco coperchio?
    – Hai mai navigato?… Il pensiero è l’ondata
    Che setaccia la rena: la mia testa… il tuo testone.
    – Hai mai viaggiato su un pallone volante?
    – No?- bene, questa è l’insonnia.- Un gran colpo di tallone
    Là! – Vedi oscillare strane candele:
    Una donna, una Gloria radiosa, arcangeli…
    E spegnendosi la notte nella penombra,
    Ti risvegli tranquillo, senz’esserti assopito.

    *

    Leggevo questo prima e mi sei venuto in mente, buffo no? Non è tutta,
    che è lunghissima, ma se indovini chi l’ha scritta… amato da Eliot e Pound… me ne sono innamorata oggi a prima lettura! :-)
    Qui si va di quiz e quindi. Ovviamente anche Mal può partecipare.
    Grazie per il tuo commento, non era richiesto ma è stato gradito e molto, in realtà era proprio un regalo. L’unico modo che ho per comunicare stati d’animo. A volte.

    Les hommes d’aujourd’hui veulent que le poème soit à l’image de leur vie, faite de si peu d’égards, de si peu d’espace, et brulée d’intolérance.

    Non si possono commentare certe parole, solo accoglerle nel silenzio.

    Cari saluti

  330. Se non è Corbière, il più geniale e misconosciuto dei “maudits”, potrei anche spararmi. Ma in questo momento non saprei proprio, sono troppo “fatto”… Tenterò domani.
    Mal è sicuramente più indicato di me.

    Il commento ai tuoi versi, Gabriella, non sono io a farlo: sono i versi stessi che mi parlano e mi dicono cosa devo scrivere. :-)

    E poi, come diceva René Char, solo la poesia aiuta ad attraversare “la pastorale dei deserti”: il tuo testo era una di queste traversate vertiginose.

    Ciao, buonanotte.

  331. Non avevo dubbi… che lo riconoscessi al volo.

    Ma, tutto quello che penso,
    io dopo lo racconterò,
    lo racconterò.
    Nella lettera di risposta…

    (1924)
    Sergej A. Esenin

    ciao, buonanotte.

  332. Ciao p. e gf. Cazzo mi sono perso un quiz. Comunque avrei sbagliato, questa non la sapevo. Mi salvo però, Corbière l’ho letto, seppur in oscar mondadori. Ma sui francesi p. mi sembra più ferrato.
    Buonanotte a tutti e due, omaggio a pagliarani

    A: proviamo ancora col rosso

    proviamo ancora col rosso: rosso, un cerchio intorno, poi rosso su rosso: Nandi ci fosse
    col rosso un cerchio di rosso un punto sette punti di rosso se fossero
    la macchia a cavallo dei cerchi, di rosso che cola in un angolo, mobile rosso su cerchi
    più stretti intasati dal rosso, che segue i bordi dell’angolo, deborda oltre l’angolo rosso
    si sparge sul tempo di rosso, rosso fin dentro il midollo dell’osso del tempo, rosso di vento
    rosso quel vento nel tempo del rosso, rosso il fiato del vento nel rosso del tempo
    rosso il bosco se dirama nel bosco quel vento rosso fiori rossi
    su gambo rosso con petali rossi nel bosco rosso del tempo dove il vento
    è rosso: troppo rosso Nandi o troppe parole di rosso o un rosso sgomento dal rosso?
    le piume di struzzo pittate di rosso agevole rosso di struzzo

    proviamo ancora col rosso: rosso, un cerchio intorno, poi rosso su rosso: Nandi, ci fosse

    B

    proviamo ancora col corpo: corpo, un cerchio intorno, poi corpo su corpo: avessimo, Nandi
    sul corpo un viluppo di corpi un punto sette punti del corpo se avessero
    la macchia a cavallo del corpo, che segna il triangolo mobile macchia su corpi
    costretti nel viluppo dei corpi, che segue ai bordi il triangolo, deborda oltre il corpo
    nel tempo, si sparge sul tempo del corpo, sul corpo scavato dal tempo fin dentro il midollo dell’osso
    tempo del corpo nell’intreccio del plesso, avendo, Nandi, corpo e fiato del corpo nel corso del tempo
    nel fiato del vento, corpo nel corpo, fiore del corpo sul gambo del corpo nel bosco
    del corpo sulla spiaggia dei corpi dove il vento odora solo di corpo
    troppo corpo Nandi o troppe parole sul corpo o un corpo sgomento dal corpo?

    proviamo ancora col corpo: corpo, perché cerchio? nessun cerchio intorno, corpo su corpo
    c’è un cerchio: corpo, corpo

    C

    lingua: lingua di rosso sul rosso del corpo, lingua rosso canale sul corpo fra essere e avere, lingua
    lingua rossa del corpo del rosso, lingua del cerchio creato da lingua e da lingua spezzato [per Nandi
    mistica lingua del rosso mistica lingua del corpo mistica lingua del cazzo
    (se è mistica è del privato, Nandi non sa che farsene ,
    e nel codice è già incastrata, Nandi ti abbiamo fregato)
    ma la tua lingua rossa
    del tuo corpo

    da “La ballata di Rudi”

  333. @ Gabriella

    Solo un immenso, incommensurabile colpo di culo, una risposta suggerita dall’inconscio e dalle letture che vi sono stratificate: il simbolismo baroccheggiante dei versi deve avermi guidato, visto che, nelle condizioni in cui ero, non avrei saputo riconoscere nemmeno me stesso leggendo i dati anagrafici dalla carta d’identità.
    Mi accorgo di aver scritto “simbolismo baroccheggiante”: o è una grandissima cazzata, o, non volendo, ho inventato una nuova corrente di pensiero critico-poetico. Opto per la prima.

    Mal, smettila di tentarmi (anche se è il tuo mestiere): mi istighi alla violenza: sarei capace di lanciare anatemi su chi tocca Pagliarani!!!

    A presto. Il dovere (?!?) mi chiama.

  334. Il quiz del giorno.

    Secondo voi, per quanto tempo ancora gli indiani ci permetteranno di rimanere accampati nel loro territorio?

    C.d.S. (Comunicazione di Servizio)

    Sembra (pare, forse, magari, chissà, è probabile, quasi certo, ma va!, si spera, se, anche, sebbene, nonostante, ma dài!, vuoi vedere!) possa andare in porto anche un meridiano dcd. Uno staff di studiosi altamente qualificati sta alacre – mente (?) preparando un piano di lavoro e, entro domani (oggi), saprò qualcosa di più preciso.
    Io, fossi in voi, comincerei a procurarmi almeno la farina. E la legna necessaria per il forno.

  335. dcd? fatto!!!
    titolo (provvisorio): anywhere out of the world. può andare?
    si accettano suggerimenti in proposito.

    lisa & brendan

  336. Scusate se mi intrometto, visto che la cosa mi riguarda abbastanza. Perché il mio meridiano un titolo non ce l’ha?
    Provvedete, mi raccomando, ci tengo troppo. E’ una vita che aspetto un’operazione di recupero filologico di tale portata della mia opera.

  337. Il titolo lo troveremo, stiamo lavorando per lei, ma non si firmi ds, la prego, di questi tempi………

  338. @ p./mal

    in effetti questo colonnino è ormai una chat spudorata… la cosa è troppo divertente, prima o poi qualcuno si chiederà 400 e rotti commenti dove vanno a parare.
    Intanto proseguendo con le comunicazioni di servizio, penso che qualsiasi titolo vada bene, ci mancherebbe altro. Per caso p. tu vai alla festa di RP giovedì sera?
    Per quanto riguarda il simbolismo baroccheggiante, dopo aver letto le definizioni di Paris a proposito Corbière, sciamano/rapper/dandy, credo che anche la tua ci possa stare… barocchismo simbolico non ti piace? :-)
    Torno a lavorare, ciao.

  339. A voi due p. e gf. un carme di Carmelo…. Bene (vi voglio)

    QUESTO CH’E’ TUO NON ESSERE MAI STATA

    Questo ch’è tuo non essere mai stata
    nommai avvenir
    altro dal mal de’ fiori se non sono
    che prossimi al fiorir chiama e si muore
    idea di te che mi sorride questa
    voce la mia non più se la disdice
    questo tu sei lavoce che ti chiama

    Tu che non sei che non sarai mai stata
    il mal de’ fiori presso allo sfiorir
    dolora in me nel vano ch’è l’attesa
    del non mai più tornare
    Te che mi fingo in che non so chiamare
    Folle tua la mia voce
    sono te che non sei Sono non è
    dei morti Non è d’anima
    in sogno l’immortale

    da “‘l mal de’ fiori”, bompiani

    buongiorno

  340. Mal, carme(lo) è il bene che ti vogliamo anche noi.

    “Noi (che)
    fummo, siamo, saremo sempre
    un nulla che fiorisce:
    la rosa di nessuno”.

    Gabriella, purtroppo non potrò esserci. Proprio il giovedì ho una “seduta” terapeutica di quelle che lasciano senza fiato. E senza parecchie altre cose.
    Comunque, per consolarci, nuntio vobis gaudium magnum: se magna! Nel senso che la settimana prossima ricevo gli ultimi capitoli dei due meridiani.

    p.s.

    Ma ds è pierofassino o il david nostro?
    Se non è il cicogna, ditegli di stare tranquillo: un titolo glielo sto cercando, anche se non è facile.

    Bonne soirée.

  341. Igor, una curiosità: ma sei ancora dentro, aspettando un’amnistia che non arriverà mai, o sei in libertà provvisoria, e firmi ogni giorno sullo stesso registro su cui appone la sua croce il rotolone?
    Guarda che è importante saperlo. Nel primo caso, la tua condizione attesta che le carceri sono ormai delle vere e proprie fumerie cinesi d’altri tempi; nel secondo, che i luoghi che frequenti ogni giorno non sono da meno. E se fossimo tutti in carcere e non ce ne siamo neanche accorti?

  342. E chi può dirlo? magari siamo tutti in carcere o magari ci stiamo sognando sprofondati in un lungo lunghissimo sonno…
    caro p. domani sera ho un cambio programma pure io: un amico musicista tiene l’agognato concerto e non posso certo mancare!
    Ho trovato una bella raccolta di Bonnefoy edita da Crocetti, Seguendo un fuoco, poesie scelte 1953-2001.

    L’uccello delle rovine si libera della morte,
    Nidifica nella pietra grigia al sole,
    Ha superato ogni dolore, ogni memoria,
    Più non sa che sia il domani nell’eterno.

    La notizia del compimento del meridiano è rallegrante.
    ciao

  343. Gabriella, so che si tratta di un’ottima antologia, ben curata e ben tradotta, e bene hai fatto a procurartela. Rimango comunque dell’idea che solo la lettura integrale delle opere può permettere di farsi un’idea della poetica di un autore, soprattutto quando essa si presenta nella complessità di intrecci che caratterizza quella di Bonnefoy.
    Ciao, buona giornata.

    p.s.

    Si può sapere chi è questo tuo amico musicista?

    La notizia del compimento “dei” meridiani, cara. Dei.

  344. Sì hai ragione, ho ordinato anche Movimento e immobilità di Douve, Quello di Crocetti era in libreria: non ho resistito.
    Il mio amico musicista si chiama Trugenberger, tastierista, ha fatto blues fusion per anni, ora ha messo su un coro e fanno soul music, collaborano cantanti sranieri tra cui un ex temptation e una delle cantanti di Incognito. Molta, ma molta energia…
    “dei” meridiani? non ci posso credere…
    buona giornata

  345. Eh, caro Mal, cosa vuoi: sono le fatiche (e le gioie) del “primo amore” che spingono a precoci risvegli certe persone. :-)
    Ma, ora che mi ci fai pensare: ti sembra che le 09.55 sia un alzarsi presto?
    Per caso, non è che sei domiciliato su un “meridiano” diverso dal consueto?
    Ah, saperlo, saperlo…

  346. P. mi prendi in giro? :-)
    il nostro mal ha invertito il giorno con la notte, insomma è tutto rovesciato per intenderci… e poi stamani ero in piedi dalle 8.30: praticamente l’alba per il nostro!
    E non sono andata al concerto, questa nevicata e un mal di testa irritante mi hanno impedito qualsiasi movimento.

  347. vivo su un meridiano parallelo
    il mio orizzonte è verticale
    e non ho un cazzo da fare altrimenti non potrei permettermelo.

    buona notte. ce la farò a riciclarvi una poesia? chissà…….

  348. Questa se non la conoscete mi incazzo. Cari esperti di letteratura di franza. nemmeno ve lo dico di chi è. bonjour

    Preghiera

    Ah donaci crani di braci
    crani bruciati dai fulmini del cielo
    crani lucidi, crani reali
    e attraversati dalla tua presenza

    Facci nascere ai cieli del di dentro
    crivellati da voragini in tempesta
    e che una vertigine ci attraversi
    con un’unghiata incandescente

    Saziaci abbiamo fame
    di commozioni inter-siderali
    versa lava astrale
    al posto del nostro sangue

    Staccaci. Dividici
    con le tue mani di braci taglienti
    aprici quelle strade brucianti
    in cui noi si muore piu’ lontani della morte

    Fa vacillare il nostro cervello
    dentro la propria scienza
    e strappaci l’intelligenza
    con artigli di un tifone nuovo.

    PRIÈRE

    Ah donne-nous des crânes de braises
    Des crânes brules aux foudres du ciel
    Des crânes lucides des crânes reels
    Et traversés de ta présence

    Fais-nous naître aux cieux du dedans
    Criblés de gouffres en averses
    Et qu’un vertige nous traverse
    Avec un ongle incandescent

    Rassasie-nous nous avons faim
    De commotions inter-sidérales
    Ah verse-nous des laves astrales
    A la place de notre sang

    Détache-nous. Divise-nous
    Avec tes mains de braises coupantes
    Ouvre-nous ces voûtes brûlantes
    Oü l’on meurt plus loin que la mort

    Fais vaciller notre cerveau
    Au sein de sa propre science
    Et ravis-nous l’intelligence
    Aux griffes d’un typhon nouveau.

  349. A. Artaud!!!
    però mi sono fatta aiutare da google: confesso. Insomma mica si può aver letto tutto. E’ un mese che voglio andare a vedere la mostra al PAC di milano su Artaud, mi sa che ci andrò prestissimo. La storia della sua vita è sconvolgente, i suoi testi sono sconvolgenti come questo messo da mal. Se non ricordo male è amato molto da Patti Smith.
    ciao

  350. ANCORA SULLE POSSIBILITA’ DEL VIVERE

    Così non essere legati ad un contesto-contestare
    così non aspettare revisione-condannati
    così fuori tribù fuori scheda o catalogo-essere salvati

    come se dio nascesse preghiera per preghiera
    come se ogni ostaggio impugnasse la storia
    come se ogni sillaba contestasse il poema

    Corrado Costa, Pseudobaudelaire, zona

  351. Leggendo alcuni testi di Costa, a volte ho come l’impressione che sia Baudelaire lo PseudoCosta. Nessuno me ne voglia, tantomeno Apollo e il suo codazzo di ballerine ormai sfiorite. E, in ogni caso, posso anche permettermi affermazioni del genere, visto che gli abitanti di questo remotissimo angolo della riserva mi perdonano, perché non saccio (!) quello che faccio.

    p.s.

    Sono un fan della prima ora del duo Artaud/Smith: ho tutti i loro dischi (anche quelli che non hanno mai inciso) e li preferisco di gran lunga a Simon/Garfunkel.

  352. Erano le 12.18 del 30 dicembre 2005, e Andrea se ne uscì con: “Perché non provi il pompino Goldberg…”. Domani a mezzogiorno sarà trascorso un mese: chi troverà mai un senso (ammesso che lo abbia) a tutto ciò? Ai posters l’ardua sentenza.
    Buon giorno, giorni.

  353. Dopo un mese io mi chiedo ancora, con una certa ignoranza e curiosità, cosa mai sia il pompino goldberg.
    Artaud-smith li preferisco anche a procter e gamble, scilla e cariddi, al bano e romina, dolce e gabbana……………

  354. Ieri notte ho inserito tre testi di Celan, la cui traduzione mi era costata giorni di sudore e lacrime. Stamattina non le ho trovate: sono ore e ore che penso seriamente al suicidio. E le copie? Volatilizzate, azzerate, ridotte in pezzettini da mio figlio che cercava fogli per farne coriandoli: così come gli aveva chiesto la maestra. Io odio le maestre che chiedono ai propri alunni di preparare scorte di coriandoli per il prossimo carnevale!! Ma, dico: non poteva iniziare la raccolta tra un paio di giorni? La strozzerei. Ritenterò, ma dispero: dopo anni che provavo, mi erano venute proprio bene. Sono talmente incazzato, che ho fatto a pezzi tutti i meridiani.

  355. I “nostri” meridiani? spero proprio di no. O i meridiani cartacei? peggio che andar di notte… eh, le creature! :-)
    La maestra puoi anche strozzarla: a volte lo meritano.
    Ciao

  356. No, questa è veramente una donna “con le palle”: come M.me Fuschini del resto. La perdoniamo sicuramente, anche se l’idea di strozzarla iniziava a solleticarmi parecchio. Sarà l’effetto di tutte le stronzate che leggo in giro, non so. I “vostri” meridiani, dici? Ti piacerebbe saperlo, eh? L’avete scampata bella! Anche se ero completamente…, il desiderio di pizza, ormai radicato nell’inconscio come l’acqua nei sogni erotici di un assetato, ha avuto il sopravvento sull’esplosione clastica, e la furia primordiale si è abbattuta solo sui cartacei. Ed è veramente strano, dal momento che i “nostri” erano proprio adagiati a pila sugli altri. Tu che sai di psicoanalisi, mi diresti cosa significa?

  357. Se per caso passate di qua, non rimarrete a mani vuote. C’è la mia “buonanotte” ad accogliervi.

  358. Semplice: hai voglia di conoscere i tuoi amichetti di chat… oppure non li hai visti (i cd), oppure la distruzione del cartaceo ti ha soddisfatto per pensare di proseguire con altro. M.me Fuschini ha un che di esoterico tipo M.me Blavatsky… mi piace.
    buonanotte a te!
    ps
    non è una grande interpretazione, mi rendo conto. A quest’ora della notte non si può pretendere di più.

  359. Buonanotte

    SOPRA QUESTA PIETRA

    Sopra questa pietra
    posso ora fermarmi. Dico alcune parole
    nello spazio vuoto preciso.
    Le grandi storie
    tentennano in sonno, vacillano
    nelle teche i crani
    dei poeti sovrani.
    L’enigma verde ride la sua promessa.

    Olmi e oh vetrate di Trinity illuminatevi!
    Ecco il fulmine di giugno.
    Batte l’acquata gronde e guglie.
    Lo spazio dei dilemmi è verde e vuoto.
    Non può vedermi più nessuno qui, nessuno
    mi farà male mai più.

    Franco Fortini, da Composita Solvantur

  360. I MERIDIANI SONO PRONTI. DOMANI PREPARO L’INDICE ANALITICO.
    DOMANI PREPARO L’INDICE ANALITICO. I MERIDIANI SONO PRONTI.
    DOMANI PREPARO I MERIDIANI. L’INDICE ANALITICO SONO PRONTI.
    DOMANI I MERIDIANI SONO PRONTI. PREPARO L’INDICE ANALITICO.
    DOMANI I MERIDIANI PREPARO. SONO PRONTI L’INDICE ANALITICO.
    I MERIDIANI SONO L’INDICE ANALITICO. PRONTI DOMANI PREPARO.
    I MERIDIANI SONO DOMANI. PRONTI PREPARO L’INDICE ANALITICO.
    I MERIDIANI SONO ANALITICO. PRONTI DOMANI PREPARO L’INDICE.
    I MERIDIANI SONO DOMANI L’INDICE. ANALITICO PRONTO PREPARO.

    p.s.
    (Con qualche licenza poetica.)

  361. ohi, è un esempio di poesia ideogrammatica o concreta? mi sembra di leggere in questi versi tutto lo straniamento del poeta che fondendosi con la realtà fa della metafora il suo codice linguistico, e nella ripetizione, se pur vaga, del medesimo concetto dilata i confini formali fino alla libertà dell’annichilimento di se stesso. Pur con una certa distanza, tale da essere annoverato nella griglia dei poeti freddi e distaccati. Bellissimi versi, non ci resta che trovare un accordo sul luogo e data dell’incontro o convegno poetico…
    con felicidad: hasta luego.

  362. Da venerdì prossimo, qualsiasi giorno può andar bene: decidete voi.

    Gabriella, lo so che il testo sovraesposto è un autentico capolavoro, ma la tua recensione sfiora il sublime! La porterò in giro come un fiore all’occhiello, e la userò sicuramente nel mio discorso d’investitura quando mi assegneranno il premio (ig)nobel per la letteratura. :-)

    Sto cercando di recuperare le traduzioni di Celan. Se riesco, ve le passo.
    Intanto buona giornata.

  363. Nevvero? quasi quasi mi do alla critica poetica…
    ora dobbiamo sintonizzarci col maligno che è fuori sede, ci deve dire lui come è messo coi suoi spostamenti.
    in attesa, buona giornata a voi.

  364. Questo è il mio ultimo commento,
    in questo luogo ormai sperduto della grande riserva.
    Voglio lasciarlo con un atto d’amore.
    I versi che seguono sono dedicati a un carissimo amico,
    che non me ne vorrà se ora li estendo a due splendide persone
    che qui ho avuto il piacere di incontrare:
    la bellezza del dono,
    la sua unicità,
    sta proprio nel fatto che richiede lo sguardo e la carezza di altre mani,
    pur rimanendo per sempre nella mente e nel cuore
    di chi l’ha ricevuto.

    (A voi due, con tutto l’affetto che un verso può contenere).

    “Ci si incontra talvolta
    lungo un migrare di voci
    che stringono ancora ricordi
    di terre franate.

    Davanti a noi le stagioni
    sono occhi dischiusi
    sulle spine del sole.

    Immobile vento.

    Si leverà
    al respirare di una pietra.

    Privo di ombre
    come la ferita di un verso
    che sanguina.

    E’ l’unica parola che salvai.

    Sapervi fratelli
    nell’autunno.

    Che se reclina il capo
    muta come la rosa
    che accompagna il giorno
    al suo sepolcro d’aria

    è già nel lampo
    che al cielo si fa eco

    polline silente della luce.

    Per germogliare
    nel vuoto delle notti.

    Per dare pupille e ali
    all’ombra che mi cerca
    dentro il sonno.

    All’ombra che si scioglie
    in stille gravide d’amore
    nella pozza florescente
    di un abbraccio.

  365. Vorrei salutare questo posto che ha fatto germogliare dialogo e amicizia con un regalo speciale che stasera mi è stato fatto e che io voglio passare a voi due P. e Mal e a chi passerà a sbirciare…

    ” Malgrado e contro il mondo che sta in piedi sull’organizzazione repressiva la poesia che facciamo vuole sfuggire alle regole fisse. Allora diciamo, la poesia non offre meccanismi di soluzione ma esiste “in” e appartiene “a” questo “altro” mondo, il mondo delle sue ragioni. Dove ogni voce interroga direttamente la vita senza mediazione. …”

    Franco Beltrametti

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francesco forlani
francesco forlani
Vive a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman e Il reportage, ha pubblicato diversi libri, in francese e in italiano. Traduttore dal francese, ma anche poeta, cabarettista e performer, è stato autore e interprete di spettacoli teatrali come Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, con cui sono uscite le due antologie Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Corrispondente e reporter, ora è direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Con Andrea Inglese, Giuseppe Schillaci e Giacomo Sartori, ha fondato Le Cartel, il cui manifesto è stato pubblicato su La Revue Littéraire (Léo Scheer, novembre 2016). Conduttore radiofonico insieme a Marco Fedele del programma Cocina Clandestina, su radio GRP, come autore si definisce prepostumo. Opere pubblicate Métromorphoses, Ed. Nicolas Philippe, Parigi 2002 (diritti disponibili per l’Italia) Autoreverse, L’Ancora del Mediterraneo, Napoli 2008 (due edizioni) Blu di Prussia, Edizioni La Camera Verde, Roma Chiunque cerca chiunque, pubblicato in proprio, 2011 Il peso del Ciao, L’Arcolaio, Forlì 2012 Parigi, senza passare dal via, Laterza, Roma-Bari 2013 (due edizioni) Note per un libretto delle assenze, Edizioni Quintadicopertina La classe, Edizioni Quintadicopertina Rosso maniero, Edizioni Quintadicopertina, 2014 Il manifesto del comunista dandy, Edizioni Miraggi, Torino 2015 (riedizione) Peli, nella collana diretta dal filosofo Lucio Saviani per Fefé Editore, Roma 2017