A Gamba Tesa/ Manifesto Timido


foto di Philippe Schlienger

Frammenti e articoli del manifesto del Comunismo Dandy
del
Maestro Francesco Forlani

Un signore sulla cinquantina, colle
ginocchiere e i roller mi si piantò davanti, nei
pressi della Place de la Bastille.
“Scusi per l’arco di trionfo?”
“Conosco la strada per l’arco”-risposi. E sparì
come una freccia.
Del trionfo neppure un lontano ricordo.

Articolo 2:

Lunga vita ai debitori

Da uno studio recente la cui veridicità difficilmente sarà messa in dubbio, si è scoperto che i debitori vivono almeno dieci anni in più rispetto alla media. In certi casi, per esempio , quando il volume dei debiti è ripartito equamente entro un gran numero di creditori si può arrivare fino a vent’anni di vita in più.
Il comunista dandy che affida l’organizzazione della propria vita a un complesso sistema secondo cui quanto guadagna sarà sempre e comunque inferiore rispetto a quanto spende, rispetterà tuttavia una serie di regole e gli enunciati che seguono.
Avendo Marx parlato di distribuzione delle ricchezze e non credendo il comunista dandy alla potenza salvifica della violenza, la strategia da sviluppare consisterà nel contrarre debiti con persone ricche e non onorare tali debiti.
Se per quanto riguarda organismi come le banche o gli istituti di credito, del comunista dandy si potrà asserire che possiede carta bianca, altro discorso varrà per i privati. Il debito infatti non dovrà in alcun caso superare la sua onorabilità e soprattutto, in caso di “cattiva fortuna “ del creditore dovrà immediatamente essere rimborsato. In che modo? Ovviamente contraendo un debito con un altro creditore ed ancor meglio se quest’ultimo è coinvolto nella sfortuna del primo “benefattore”.

Benefattore, lui stesso, il comunista dandy dovrà inoltre privilegiare la trasversalità del flusso monetario. In altri termini, se si tratta di un uomo, il suo creditore sarà una donna, se è di colore quella sarà bianca, se cattolico , quest’ultima sarà ebrea o mussulmana. Attraverso una complessa rete di legami e di impegni sessi e comunità saranno legati per sempre, o almeno fino alla fine della vita altrui, cioè per sempre, risolvendo anche antichi conflitti sociali e religiosi. Un ebreo non potrà mai augurarsi la morte di un mussulmano se questo gli dovrà del denaro, né un cristiano accendere la fiaccola antisionista, per il semplice fatto che potrebbe interrompere il clima di benevolenza in cui il flusso monetario si realizza.

Il comunista dandy, contrariamente ai comunisti che affermano di poter cementare una relazione d’amore non attraverso l’istituzione del matrimonio ma con la contrazione di un mutuo casa a doppia firma, o dei dandy che praticano una forma di parassitaggio, di classe, in tanto che fruitori di rendita, o di calcolo, come nel caso dei gigolo’, non agirà mai per calcolo e la sua arte si esprimerà attraverso la sensazione di “addizione” e non di “sottrazione” che il creditore avrà nel privilegio accordatogli dalla compagnia e presenza del comunista dandy. Come Casanova, nascere poveri e vivere ricchi prima di morire poveri, il comunista dandy affiderà al vento e al mare le ceneri della sua esistenza.

Articolo 3 :
All’amore fare
La maschera del dandy – Petrolini più di Oscar Wilde, Carmelo Bene più di Baudelaire- è la trasfigurazione del volto, la disin-voltura del colore, o forse sarebbe meglio dire del non colore, della cipria. È il pallore della mancata malattia- il dandy non è malato nè finge di esserlo- ed è una maschera che non si indossa, né si porta, semplicemente accompagna, come quella di Petrolini, il pensiero ed è appoggiata sulla fronte.

Il vero volto del comunista dandy è irrigato di sangue, arrossisce, come se il pudore lo spingesse ad altro, ha macchie di rossore, da troppo vino sulle guance, e qualche traccia di rossetto, sul collo, della camicia. Il suo è rivolto, due volte viso. Il dandy è imberbe, il comunista dandy usa la pennellessa- ritorno al moderno- e si rade al suolo dalle prime ore del mattino.

“ La pennellessa, in francese blaireau, il tasso, che presta il pelo allo strumento antico, ha ispirato Tony Blair, i cui partigiani “blaireaux” si proclamano difensori dell’utopia capitalista. Il blaireau è del genere “rasoio”. Karl Mach, invece è posto a rappresentanza del “machisme”, residuo organico del maschio” Jean Claude Michéa, Sms.
Una considerazione agita il fiume tranquillo di ricordi e riflessioni sull’esistenza ed è cosi’ formulata: perché dopo tutte le volte che ha trascorso notti d’amore e passione, sulfuree e senza sonno in compagnia dell’amata , gli si dice all’incontro: “ ah, che bella faccia riposata!”mentre quando raggiunge il mondo dopo essersi lasciato dormire per più di dieci ore, l’interlocutore esordisce dicendogli: “ hai proprio la faccia stanca!”

La fatica che tanto i dandy quanto i comunisti dandy ignorano come struttura determinante relegandola a sola forza sussistente, si annulla completamente nella praxis, l’unica degna di attenzione, dell’amore. Tant’è che nel linguaggio corrente- a Napoli il lavoro è “à fatiche”, mentre in siciliano e in francese si dice “travail” travaglio” che come si sa è pratica successiva a quella dell’amore, spirito santo permettendo. Il comunista dandy invece sembra proteso alla vita già nata, il Lutto si trasforma in Letto. E la scrittura, partitura.
Partenza. La lotta è dura ma il lotto pure

La bicicletta di Jarry

A chiunque si chieda e si dica del rapporto tra letteratura e debiti, verrà alla mente almeno un nome , forse più d’uno, degli scrittori che abbiano, più di tutti, incarnato il fatto.
C”è chi pensa a Balzac e alle fughe nottetempo dalla finestra per sottrarsi ad avidi ed impazienti creditori, chi a Casanova . Ma più di ogni altro Dostoievskj, che arrivò perfino a sublimare ,attraverso la creazione letteraria, l’assassinio della vecchi coi soldi. Kafka racconta in un diario dei funerali del maestro “cogli studenti che portavano a spasso le sue catene”.
La storia di Jarry me l’ha raccontataun poeta, Petr, Petr Kral. I comunisti Dandy hanno cappelli straordinari, e sopravvivono ai regimi comunisti. Tutta la letteratura è attraversata dall’onere del non censo ma perle di essa possono venire fuori da altre colpe e da scrittori benestanti. Il Comunista dandy avverte nel profondo dolore della perdita di terreno, di insufficienza dell’ initranquillità economica il potere simbolico della perdita di sé, la mimesi della caduta. I soldi non sono tutto. Ovvero, la questione è tutta li’ ma le risposte che il comunista dandy elabora sono altrove. Nell’amore per esempio o nell’opera. Quando Jarry si indebita a vita col fabbro che gli ha realizzato la più bella bicicletta della città, mantiene con lui un rapporto che nella durata corrisponde alla inestinguibilità del debito. Le rate del rimborso si rimpiccioliscono ma puntuali seguono alla parola data. Altra storia è quella di Salgari che della mancanza di soldi lui, lo scrittore più pagato del suo tempo, se ne fa una ragione di morte e si suicida.

La proprietà intellettuale

Quando tutti parlano di diritti d’autore, il comunista dandy amerebbe che si parlasse di doveri d’autore. Forse si dovrebbe tutti come i poeti fare astrazione del copyright e non come i narratori battere ferro e moglie ubriaca e botte piena e cassa, per un “c’ho famiglia” di più.
“Ma tu vivi della tua scrittura? No, io ci muoio” risponde il comunista dandy “ e non ci pago le tasse” aggiunge.

“All’uscita della metropolitana, quasi a braccetto Ivan Karamazov e Sandokan, si recavano, tra una folla di curiosi attirati dal flash dei fotografi, a casa degli eredi dei rispettivi creatori. Due personaggi nella spasmodica e premurosa, inattuale eppure legittima quanto il resto, ricerca d’autore e dei suoi diritti.”
Anonimo

Il manifesto è presente in rete sia sul sito:
http://www.cepollaro.it/poesiaitaliana/ForlTes.pdf
http://www.cythere-critique.com/documents/dudandysmecommuniste.htm

48 COMMENTS

  1. Sì, può essere, più che più che bene. E mi ci vedo a tratti anch’io, volentieri e no.
    Ma solo, un bel giorno, non solo qui, bisognerebbe intendersi su “comunista” e sulla necessità di usare proprio questo termine. Ne vedevo tanti altri più appropriati, certo magari si sbaglia. Certo il giochetto su “manifesto”, è ovvio, lo capisco questo.
    Ed è chiaro poi, noi “gente di sinistra” (antimarxista magari, ce n’è una, di queste “sinistre”, volendo. Volete?) da berlusconi in poi ci si vergogna un pochino a dir male del comunismo. Peccato, però, direi.
    Comunque.
    Per quanto anche “dandy”…
    E va beh però sto facendo un discorso già troppo politico e non è il caso, mentre il pezzo in sé è buono e il “tipo” lo ri-conosco abbastanza. Peccato, ridirei.

  2. secondo me il destino il comunismo e il dandy sono cose che non vanno bene assieme. il comunismo è sbagliato e ha portato milioni di morti, il destino è quello che capita e quindi è una cosa personale, e il dandy è totalmente diverso.

  3. Roto, ti conviene cambiare email, se no vieni automaticamente bannato (e ringraziami che ti rimetto in circolo)
    ;-)

  4. Biondillo, ma non hai proprio un cazzo da fare? Non ce l’hai l’ispirazione per scrivere nu bello romanzo nuar che perdi tempo a rimettere in circolo il roto? Noi del comitato ti vogliamo bene ma tu ci fai certi scherzi da prete…….

  5. ma chiccazzo è il roto?
    e perché dovrebbe essere automaticamente bannato?

    chissà cos’è la sinistra anti-marxista.
    sono i cattolisci?

    eppoi.
    vedo che la parola stessa “comunista” evoca immediatamente e automaticamente – sproing! – quella berlusconiana: MILIONI DI MORTI!
    cos’è il comunismo? sproing: MILIONI DI MORTI!

    enfin.
    fare del proprio destino un luogo abitabile, vivibile: questo è difficile.
    altro che comunisti dandies che non pagano i debiti: son buoni tutti.

  6. Tashtego me lo fai un prestito? Dai ti prego, mica tantissimo :-)
    effeffe
    ps
    comunque sul fondo siamo d’accordo e poi come amo ripetere a chi mi contesta ” L’internazionale”, beh l’Alelluiah Alleluiah ne ha fatti parecchi di più, per non parlare di ” Felicità” di Albano e Romina. E comunque la versione di Fortini è incredibilmente bella

    ppss
    abitabile, vivibile: su questo però vorrei che mi spiegassi la sequenza. Deformazione professionale? Prima abitare (e immagino costruire, o affittare, fare un mutuo…far debiti) e poi vivere, o piuttosto attraversare degli spazi che per il semplice fatto di essere “vissuti” in qualche modo ci abitano, li abitiamo? Non lo so. Da un pò di tempo, quasi un anno sto sperimentando sulla mia pelle la privazione di un luogo immaginato ultimo, quello in cui si torna alla fine dei viaggi, o primo, quello da cui si parte per conoscere, vivere, abitare altro. Stazioni, aeroporti, camere d’albergo, in una successione di gesti, di attese quasi sovrumane, di rituali dspositivi-il numero di asciugamani nella sala da bagno ne fanno una nave che abbia dispiegato tutte le vele- e devo dire che ancora non ho capito se il viaggio di Ulisse ci può aiutare a capire il nostro tempo- o dobbiamo pensare a un altro viaggio. Davvero non so.
    effeffe

  7. Calma, ragazzi, neh.
    Non sono cattolico.
    La cosiddetta sinistra cattomoderata dei tempi moderni non è un cazzo, se non al massimo una bieca riedizione della DC. Bleah.
    Ma Michail Bakunin me lo permettete che è il capostipite di una Sinistra non marxista, o no?
    Se poi mi volete dire, o meglio tacitamente accettate e accertate, che voi marxisti vi siete presi, politicamente e culturalmente, “la sinistra”, non posso che rispondervi che, purtroppo, è storico. Avete ragione.
    “Chissà cos’è la sinistra anti-marxista”, col trattino pure!, io la trovo un’affermazione politica a dir poco incivile. Ma.

  8. Uno Appunto, io per quello dicevo si poteva usare un altro termine. Mica per antipatia per “quel termine”. Né per la mia “differenza” sul tema che pure ovviamente c’è eccome c’è.
    Due Non son sicuro di capire fino in fondo, ma non ti direi certo no, tu spiegami se ti va.

  9. @ff
    posso prestarti soldi, ma con moderazione e solo se ne hai veramente bisogno.
    di milioni di morti manco l’ombra, qui: ma qualcuno li avrà pure ammucchiati questi mitici cadaveri di oppositori.
    è sicuro.
    ma davvero saranno milioni?
    spoing: milioni di morti: troppo automatico.
    abitare il proprio destino vuol dire provare ad adattarcisi, in mancanza di meglio, provare a starci un po’ più comodi, a dirsi, dai più di così, eccetera, disciamo.
    non credo nel modo più assoluto nell’autodeterminazione dell’esistenza: è solo caso, sommatoria di circostanze, attitudini, eccetera: niente di veramente perseguito.
    è dandy tutto ciò che è gratuito, che si esaurisce nel suo essere puro atto, limpido spreco, dissipazione.
    comunista dandy è colui che sa che il comunismo è un errore catastrofico di valutazione di ogni cosa e tuttavia…
    @ale
    perché è incivile domandarsi cosa sia una sinistra anti-marxista ?
    sei sicuro che bakunin (che due palle) fosse “di sinistra”?

  10. E’ incivile (secondo me, per carità!) appunto perché sa, come dicevo, di marxisti che sanno di “essersi presi” la sinistra. Oppure, (peggio,) che ignorano che esista una sinistra non marxista. Cioè, è (sarebbe) “di sinistra” (per quel che vale, e soprattutto “oggi”) solo chi crede nella cieca lotta di classe e nell’idealismo hegeliano e nell’importanza storica della “masse operaie” e nel fatto che “la proprietà è un furto” (come diceva uno “dei miei” prima di “ravvedersi”, no?).
    A proposito invece dell’altra questione, o se preferisci di “per quel che vale” esser di sinistra (o stabilire che lo si è o meno): se stiamo in un campo strettamente filosofico ma anche pratico, non saprei chi possa dirsi più “di sinistra” di Bakunin (né sinceramente perché mai si debba eventualmente far a gara a chi lo è di più); su un piano formale e letterale è invece indubbio che non potrebbe dirsi “di sinistra” (o di nessuna “collocazione”, in verità) chi non crede della delega e dunque nell’elezione e dunque nel parlamento. Visto che è lì, dentro il concetto delle democrazie parlamentari, che nasce “sinistra” e “destra”, a seconda della disposizione delle sedute.
    E’ un fatto complesso, ne convengo, come si dice.
    Ma questi argomenti temo che finché qui io scrivevo sian stati superati dalla storia a favore magari di argomenti che sinceramente dico più frivoli. Dunque non credere, mi spiace troppo!, spiace più a me che, per dire, a un marxista.

  11. Tash sei un amore! Eppure
    you say
    “è dandy tutto ciò che è gratuito, che si esaurisce nel suo essere puro atto, limpido spreco, dissipazione”
    Un amico romanziere dell’ atelier du roman nel pieno d’una bevuta omaggio a Nadia Comaneci mi faceva notare come la vera rivoluzione della ginnasta fosse stata non il leggendario 10/10 ottenuto alle Olimpiadi quanto l’aver introdotto a prova ultimata (piè pari incollati al tappetino e braccia lungo il corpo) un ultimo gesto a votazione ultimata: quello per intenderci delle braccia alzate e movimento del polso quasi a lanciare le dita. Ecco quel gesto era superfluo eppure meravigliosamente compiuto . Un vero gesto comunista dandy. Del resto si è comunisti dandy nonostante i comunisti

    effeffe

  12. invece il regime berlusconiano ha regalato a Goeoge Clooney un ape piaggio per metterci il suo maiale, ma lui l’ha messa all’asta!

  13. Caro Maestro,
    il tuo manifesto, che in verità avevo più ascoltato che letto, mi ha sempre molto divertito perché è uno spiritoso condensato di civiltà. In realtà leggendolo adesso o forse con questo mio umore ho scoperto che è anche uno dei pochi testi veramente utopici in circolazione. Utopico nell’unico senso che valga della parola, cioè che fa emergere aspetti della vita che la rendono degna di essere vissuta.
    Il prossimo bicchiere di vino buono che bevo lo bevo alla tua salute.
    Giorgio

  14. Alelavuoilacarte il comunismo dandy è un’open source. Potrei rispondere alle tue perplesità se però provassi a dirmi con chiarezza cosa non va e potrebbe andare
    effeffe

  15. Ah ma io non son per nulla perplesso. Anzi concordavo e apprezzavo pienamente, e discutevo solo l’uso del termine “comunista”, ma non in quanto tale cioè in quanto se stesso; né tantomeno, ripeto, per “antipatia”: solo in quanto fuori luogo (qui, e secondo me). Poi da lì Tash mi ha spinto a dir la mia (posizione politica, che qui era altrettanto, o quasi, fuori luogo).

  16. comunque condivido con te la cosa (nel senso morettiano)
    a Parigi quando sentono la parola comunista reagiscono anche peggio e poi mi dicono : ” si, però da voi è diverso che da noi. Il PCF era lontano anni luce dal PCI come se tutti i partiti comunisti d’Europa ripensassero se stessi sul grado S (come Stalin) cioè su chi fosse più o meno stalinista e quanto avesse da rimproverarsi. A me la parola comunista piace per la sua accezione originaria cioè della Comune di Parigi e l’immagine di Baudelaire , tra gli altri, mi si propone come un punto d’incontro tra letteratura e politica. C’è una bd (bande dessinèe) di Tardi credo sulla commune che è veramente straordinaria. In Francia rifarsi a quella tradizione significa identificarsi col pensiero libertaire, che in italia si traduce con anarchico. Insomma un grand bourdel.
    Comunisti dandy à vous la carte !!!
    effeffe
    ps
    non dire mai dandy comunisti, perchè all’orecchio suona come anticomunisti mentre i comunisti dandy sono anti ex comunisti, cioè ex comunisti ex fumatori, tempo di lettura cinque minuti…

  17. Mag al limite extra comunitaria (extra nel senso di super) però poi inviti a cena tutti da te
    effeffe

  18. Extra socialitario, extra parlamentario.
    E:
    Libertario.
    Magari.
    Preferisco.
    Io.
    E poi preferisco non appartenere neppure alla non appartenenza.
    Se mi fan domande e dico “anarchico”, lo dico solo per far prima, tipo dal dentista. (Almeno, credo. Mai andato. Ci. Io.)

  19. si sono extra anche nel senso di Heidegger..”fuori di se”
    io mi sento extra comunitaria anche per il paese limitrofo al mio.
    cmq
    volevo dire questo: se, l’uomo libero, FOSSE, ossia, esistesse in maniera compiuta in uno stato sociale adeguato, non avrebbero ragione d’essere ne’ i comunisti ne gli anarchici.
    L’uomo libero non ha partito ne chiese.
    se mai offre sacrifici ai totem che preferisce.

  20. Perfettamente d’accordo con Mag(da).
    Solo: gli “anarchici” (come “me”) già non hanno!, “ragione d’essere”! (E neanche le “virgolette” ne hanno. Né i punti esclamativi, che son più “comunisti” che anarchici.)
    Se, non, ché, :
    non è un fatto di ragione:
    è la natura:
    che è anarchica (barrare 1), che vuole gli anarchici (barrare 2), che ci vuole – e fa – anarchici (barrare 3).
    ((Ah: e sempre “anarchici” per far prima, eh!))
    Ma la giro sempre in politica! Io sono uno scrittore (nel mio …) “disimpegnato” (seguiva punto esclamativo)

  21. l’anarchico è il giurista equo, è colui che ingloba la legge, non colui che la stravolge, che vive in totale armonia ed equilibrio tra stato interiore e Stato esteriore.

  22. Appunto. Colpa è di quello esteriore/artificiale che non ci corrisponde.
    Stato esteriore/artificiale che per esser tale è “stato” edificato da quegli esseri umani che han tradito – per usare e non troppo spero piegare la tua espressione “ai miei scopi” – il loro stato interiore “originario” insomma la propria natura “anarchica”.

  23. gli uomini sono deboli, schiavi delle proprie passioni e mediocrità.
    Spinoza docet…pensa se dobbiamo riferirci a uno che è morto 400 anni fà.

  24. Gli uomini, diciamo, chissà perché, per debolezza appunto?, credono sempre di avere questa irrinunciabile necessità: di appartenere, di “identificarsi con”, di farsi etichettare, di concordare, di delegare, di attendere grazie dall’alto anziché agire, di rimettere le decisioni sulla propria vita a qualcosa, sempre, comunque, non so come dire, usiamo la più leggera: di “collegiale”.
    Credono, dico.
    Gli uomini “diventano” dunque “per natura”(!) creatori di religioni (nel senso di apparati, di un pensiero fintolibero o che i professionisti di queste creazioni ci spacciano per tale, che ambiscono a “religare”): cristianesimo, fascismo, comunismo, “l’uomo è un animale per natura sociale”, democrazia “parlamentare” basata sulla dittatura delle maggioranze…
    E l’anarchismo stesso, ti aggiungerò, in certi suoi aspetti: soprattutto quelli “di lotta”.
    Insomma, tu sei poi una filosofa ed è ovvio che tu conosca Stirner. La cui lezione “ritengo” tanto bene da dire che su lui stesso ho appunto anche cose da (ri)dire.

  25. dai ridille che io sono una filosofa..sui generis….
    un giorno ti racconto degli arresti domicialiari si un assessore al bilancio di forza italia, che sono andata a trovare……..sto mappando la giustizia.

  26. Quando vuoi. Ma qui ormai siamo al dialogo, son spariti tutti.
    Lo ridico? Sei una filosofa. Ma non era un apprezzamento di merito, non mi permetto neanche in positivo. So che studi filosofia.
    Tui generis? Certo! Se no, che senso ha?
    Tu stai mappando la giustizia? Berlusconi se la sta pappando.

  27. Io voglio esser libero anche dalla “libertà”.
    Beh: Stirner, al limite, vengo da te e te lo racconto, che dici?
    Qui forse rompiamo i c, dai.
    Già avevo detto Bakunin, che è un po’ “meglio”, e per poco non ho presso sassate, no?

  28. A tutti consiglio quello straordinario romanzo di Atzeni che è “il figlio di Bakunin”.

    effeffe

  29. poi pero’ vorrei sapere perchè in Francia i comunisti si chiamano comunisti e in italia quel tipo di pensatori si chimano anarchici.
    Sono verde dal nervoso.
    Ho notato che le persone particolarmente effervescenti sono coloro che hanno contatti, relazioni, conoscneze, studi, fuori dal confine italiano…chissà come mai…

    OT:e chissà perchè a me impediscono in tutti i modi di espatriare….ingerenze del tipo che simulano malattie di miei consanguinei, in questo momento di mia madre, per obbligarmi al loro capezzale…
    Mi viene voglia di imbracciare un bazoooka.

  30. Ma non è proprio così! Ora non voglio far proprio il rompicoglioni a oltranza e con la più benevola delle intenzioni dirò dunque soltanto il minimo che si può dire, e cioè che terminologicamente se c’è qualcuno che sbaglia (non in generale: in questo caso, naturalmente) sono i francesi.
    Il comunismo è una filosofia politica economica! Così come il socialismo è una filosofia politica (che esprime, persegue, un dover essere) sociale; e il liberalismo almeno nelle sue origini, e cioè appunto in filosofia non in politica, è una filosofia politica umana (che si occupa del dover essere umano). L’anarchismo è anzitutto “contro” (se si può esser contro, se esser “contro” non fosse un modo indiretto di legittimare l'”avversario”) ogni forma diciamo di teogonia. (Oltre che contro ogni forma di “ismo”.)
    Poco importa se a “dio” si sostituiscono altri concetti divini(zzati) come “uguaglianza”, “giustizia”, “umanità”: son tutte pur sempre bandiere sotto le quali viene seppellito, io dico, ciascun individuo. (Non dico certo la massa.) E son tutte bandiere, nb, tutte “ideologie”, non certo fallite!: anzi costruite apposta: quando Marx parla di lotta di classe, non è certo perché vorrebbe sostituire al capitalismo “la dittatura del proletariato”! Vorrebbe piuttosto introdurre in questa “lotta”, anzi pardon di fatto introduce!, una nuova classe politica: la borghesia comunista.

  31. Scusate se intervengo a singhiozzo ma vado per cantieri in questi giorni.
    @Magda
    Forse non mi sono spiegato bene prima ma è proprio il contrario e non esattamente. Un comunista italiano tipo (vorrei dire Bertinotti ma poi mi viene da ridere) corrisponderebbe più al tipo “libertaire” francese , che è un modo di essere anarchici. Communiste in francese (affettuosamente cocò) corrisponde per tradizione più al tipo Cosutta (e qui proprio non riesco a trattenermi). Quando il segretario el PCF George Marchais venne per la prima volta in Italia durante un comzio raggelò la tribuna con l’esordio “alors, Camarades. Che inutile diro corrisponde nel senso ma non nel significato all’italino “camerati”. Un gran bordello quello delle lingue. Il catto comunismo non esiste in Francia cosi’ forte come in Italia, però esiste un ultra cattolicesismo (Ruini al confronto è un eretico) che non si vede in Italia (poi magari esiste ma nessuno lo sa o vuole sapere). Il comunismo dandy è a metà tra la tradizione libertaire (communarde) francese e quella movimentista operaista italiana. Insomma qualcosa del genere. Capito
    C O M P A G N I!!!
    effeffe

  32. Ho capito dopo unmilionesettecentomila parole che forse io e te stiamo abbastanza dalla stessa inesistente “parte” (inesistente in quanto parte, appunto).
    Detto questo si vota (e spero in tanti si voti) a “sinistra” fingendo, non sperando, che lo sia davvero e che Prodi non faccia ridere più di Bertinotti. Cioè, diciamola tutta e bene, si vota(i) “soltanto” contro Berlusconi.

  33. Mi avete fatto venire delle crisi d’identità sociale.
    Va bene se mi sta’ sulle palle L’italia politica degli ultimi 50 anni?
    Intendo tutte le formazioni partititiche intese come associazioni a deliquere quali sono al momento , dato che non sottostanno a nessuna regolamentazione giuridica quindi non hanno nessun obbligo legale, ma sono il piu’ grande ricettacolo di mafiosità operativa e lobbistica.
    PierCamillo Davigo docet.
    Quindi, va bene il Terzo Stato alla francese?
    Vorrei salvare la magistratura e il popolo….il resto…potentati economici, editoriali, politici….in Siberia.
    Ah Ciampi si dai…salviamolo con la costituzione.

  34. L’intolleranza agli abusi e ai controlli si è acutizzata producendo limitazione di lucidità, mancanza di buon senso e accoglimento di ipersoluzioni estreme come uniche possibilità.
    Un essere umano senza le sue libertà, è inesistente, muore prima del decesso, tantovale fare coincidere i due momenti.
    grazie a tutte le comunità,scientifiche, etiche, artistiche,intellettuali, accademiche,contandine, per essere state umane e solidali.

  35. Un solo “emendamento”: non Ciampi salviamo, ma la figura del capodellostatopuah, ormai scavalcata.
    E, visto che stiamo in democrazia, almeno realizziamo quella. Almeno!
    (Io non sono democratico, ripeto: noi diciamo democrazia ma si chiama in realtà: dittatura delle maggioranze.)

  36. l’ignoranza della gente e la sua stupida apatica linearità sull’invisibile indifferente, non consente piu’ nessuna democrazia,
    Li svegli solo sodomizzandoli.

  37. Italia come Sodoma e Camorra
    effeffe
    ps
    magari anche camorra!!!
    ppss
    a proposito degli italiani vi segnalo su repubblica di ieri un bellissimo articolo (capita anche su repubblica) sull’operaio ( che è voluto rimanere anonimo) che ha fatto donazione al museo d’arte della città di opere straordinarie collezionate nel tempo , e di cui alcune del 5oo/600 di un valore inestimabile. Ecco un vero comunista dandy.
    effeffe

  38. E adesso porcaputtana,
    scusate,
    fatemi incazzare.
    (Gli “intellettuali” “hanno” pure questo “dovere” o no?)

    (Parentesi quattro: e odio anche le virgolette!!!)

    Tornavo verso casa e verso le diciassetteeventi. Mi pare.
    Accendo, guidando, la radio. Erretielle (per caso, naturalmente).
    Pronto, chi parla? Ooohchesorpresa,
    Silvio Berlusconi.
    Mi ha fatto piacere, certo: da quant’è che non lo sento e/o vedo?
    Ah già, da ieri sera, stava da Bonolis. Ogni tanto lo guardo (Bonolis): c’è lì poi anche Stefano Di Battista (Jazz Quartet) che vale tutta la trasmissione.
    Bonolis che fa? Non fa tanto il bonolis né lo spiritoso: gli hanno appioppato l’ospite e fa la faccia di chi gli organizzano una festa in casa sua e non sa con chi parlare, dove sedersi.
    (Lo difendo un po’, indirettamente, ilBonolispoverino? Ma solo perché è interista.)
    Berlusconi che fa?, fa il simpaticone. Racconta di quando cantava nei “nights”, coL Fedele Confalonieri al piano. Poi non si nasconde, dice chiaro chiaro che sta girando per le emittenti ma mica per campagnaelettorale, no: “per informarci sull’attività svolta dal suo governo”, perché “gli italiani” credono che il suo governo non abbia fatto niente!
    A RTL dice pure Finora ho portato la croce, ora canto.

    (Seguono tre parentesi. E precede una.)

    (Parentesi uno: Caro Silvio: si spera che gli italiani non credano davvero che tu non hai fatto niente; che sappiano quanto hai fatto di male, piuttosto. Vabè.)

    Ah, dimenticavo. Da Paolo diceva invece che da grande quando smette con la politica vuol stare in giro per il mondo ad aprire ospedali nei “terzimondi”. Io mi chiedevo perché mai non lo fa (già) adesso. Ma Paolo non glielo chiede.

    E,
    ok,
    lo so che anche i nostri “prodi” coglioni sostenutimantenuti potrebbero far così. Ammesso però che sappiano 1 arruffianarsi con chi li può palinsestare ognigiornodappertutto 2 “fareisimpaticoni” come lui. Ne dubito (di entrambe le cose).
    E scusate, eh, la parolaccia:
    che non è “coglioni” ma è: “nostri”. Però confesso, ho “proditoriamente” sottratto a mia moglie una mollettina dallo stendino dei panni: perché sapete, quel giorno lì (ora non sappiam più neanche la data, pare?) la destraaargh serve a votareprodigrrrpuah (chi non è mancino, certo), la sinistra a reggerscheda (chi non è mancino, sempre), così intanto la mollettina sta lì a turare il naso, vi par poco?

    (Parentesi due: Non mi risulta che Bonolis e la sempre garbata e stasera anche condiscendente Nicoletta De Ponte di RTL siano iscritti ad un albo giornalisti. Cosa significa questo? Apparentemente nulla. In pratica, tutto!: e cioè che queste “apparizioni” risiedono fuori quota “par condicio”!
    Beh, non avendo potuto fare la leggeparcondiciounasega a modo suo, fa “comunicazione” a modo suo.)

    Ah, riscusate: intanto che io faccio queste riflessioni Berlusconi simpaticamente impone pure che pezzo mandare fra una “tranche” e l’altra dell’amabile chiacchierata. E qual è? Ve lo dico?
    Una bellissima (!!!) canzone del grande cantautore “impegnato” (con lui) Apicella. Con testo (napoletano!) di un gran paroliere di cui ora non mi viene il nome.

    (Parentesi tre: Non amo i punti esclamativi!!! Anch’io, come Ale Baricco.)

    A quel punto e per farla (a questo punto) breve, non posso raccontarvi il seguito che non lo so; avevo in macchina un disco che si chiama “Creuza de ma” (anch’io sono un tipo in altro modo un po’ retrò; e ho pure un po’ di sangue – vivo in Calabria – genovese)
    …..

Comments are closed.

articoli correlati

“STAFFETTA PARTIGIANA” concorso letterario

Nazione Indiana promuove un concorso per racconti e scritture brevi inedite sulla Resistenza e la Liberazione.

Il ginkgo di Tienanmen

di Romano A. Fiocchi Da sedici anni ((test nota)) me ne sto buono buono sul davanzale di una finestra in...

Partigiani d’Italia

E' online e consultabile dal 15 dicembre 2020 lo schedario delle commissioni per il riconoscimento degli uomini e delle...

Intellettuali in fuga dal fascismo

Patrizia Guarnieri, storica, ha ricostruito la vicenda dell'emigrazione forzata a causa del fascismo di intellettuali e scienziati, soprattutto ebrei:...

Mots-clés__

di Ornella Tajani Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipiscing elit, sed do eiusmod tempor incididunt ut labore et dolore...

Mots-clés__S.P.Q.R.

S.P.Q.R. di Luigi Di Cicco This Heat, S.P.Q.R. -> play ___ ___ James Joyce - Lettera al fratello Stanislaus (25 settembre 1906. Da Lettere, a cura di...
francesco forlani
francesco forlani
Vive a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman e Il reportage, ha pubblicato diversi libri, in francese e in italiano. Traduttore dal francese, ma anche poeta, cabarettista e performer, è stato autore e interprete di spettacoli teatrali come Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, con cui sono uscite le due antologie Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Corrispondente e reporter, ora è direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Con Andrea Inglese, Giuseppe Schillaci e Giacomo Sartori, ha fondato Le Cartel, il cui manifesto è stato pubblicato su La Revue Littéraire (Léo Scheer, novembre 2016). Conduttore radiofonico insieme a Marco Fedele del programma Cocina Clandestina, su radio GRP, come autore si definisce prepostumo. Opere pubblicate Métromorphoses, Ed. Nicolas Philippe, Parigi 2002 (diritti disponibili per l’Italia) Autoreverse, L’Ancora del Mediterraneo, Napoli 2008 (due edizioni) Blu di Prussia, Edizioni La Camera Verde, Roma Chiunque cerca chiunque, pubblicato in proprio, 2011 Il peso del Ciao, L’Arcolaio, Forlì 2012 Parigi, senza passare dal via, Laterza, Roma-Bari 2013 (due edizioni) Note per un libretto delle assenze, Edizioni Quintadicopertina La classe, Edizioni Quintadicopertina Rosso maniero, Edizioni Quintadicopertina, 2014 Il manifesto del comunista dandy, Edizioni Miraggi, Torino 2015 (riedizione) Peli, nella collana diretta dal filosofo Lucio Saviani per Fefé Editore, Roma 2017