Eros e priapo – da furore a cenere
Teatro i
presenta
Dal 19 al 29 Gennaio 2006
9 pm
Fondazione Pontedera Teatro / Compagnia Verdastro Della Monica
Eros e Priapo – da furore a cenere
uno spettacolo di Roberto Bacci e Massimo Verdastro, da Carlo Emilio Gadda
elaborazione drammaturgica: Luca Scarlini e Massimo Verdastro
con Massimo Verdastro – musiche a cura di Francesca Della Monica
luci: Marcello D’Agostino – costumi: Marion D’Amburgo
scene: Marcio Medina – con la collaborazione di Lilia Giuffré
produzione: Fondazione Pontedera Teatro in collaborazione con Compagnia Verdastro Della Monica
Eros e Priapo nasce dalla folgorazione per la prosa di Carlo Emilio Gadda e in specie del suo spietato Libro delle Furie, come recitava il titolo primo dato a questa materia incandescente, pubblicata integralmente solo postuma. Qui lo scrittore milanese dava corpo alla sue
rabbie più ingestibili, facendo i conti con l’ingombrante figura del Duce (articolato istericamente Ku-ce dalle folle in delirio), di cui pure egli era stato plauditore. L’ambiente è quindi quello della Roma imperiale, distesa sepolcrale di marmi, di cui egli vuole descrivere la corruzione sempre più mortifera che ne trapela, con cortocircuiti visionari e violentissimi.
Come ogni grande invettiva del ‘900 totalitario, anche questo testo nasce in primo luogo dalla necessità di mettere drasticamente in crisi la figura dello scrivente rispetto ai dati del reale. Un conferenziere ammantato di panni rinascimentali (è attivo un continuo ed evidente rimando a Nicolò Machiavelli, ‘amaro’ per la sua sapienza politica e indubbio punto di riferimento stilistico) spara a zero rivolgendosi a un pubblico che forse non esiste, svelando un meccanismo di seduzione di cui è stato vittima. Il “bicchierante” che voleva fare figliare le donne per mandare i rampolli alla “guerra, guerra, guerra”, riuscì ad arrivare e a restare al potere grazie a un mix infernale di “patria, birri e femine”. E proprio come politico Don Giovanni egli viene presentato, tra lampi neri di misoginia quasi isterica, che poi rientrano nei ranghi di una commedia di carattere. L’attualità di queste parole è assoluta: i metodi di vendita del consenso si sono affinati grazie al nuovo parco media, ma sono rimasti largamente identici e, senza forzare niente né alterare tono e misura, le frecce scritte a ridosso della Seconda Guerra Mondiale colpiscono i bersagli dell’oggi.
Il grottesco è una chiave usuale nei lavori di Massimo Verdastro, in cui dolce e amaro convivono. La suggestione gaddiana nasce da un precedente di due anni fa: Supereliogabbaret. In quel caso protagonista assoluta era Roma, il riferimento Supereliogabalo di Arbasino.
Eros e Priapo, presentato in forma di studio al Festivaletteratura di Mantova 2004, attraversando poi il palcoscenico del fiorentino Teatro del Sale, ha incontrato Roberto Bacci e Pontedera Teatro. Da qui la decisione comune di farne uno spettacolo. Questa ultima prova aggiunge quindi un’ulteriore testimonianza dell’itinerario singolare di un performer che sceglie racconti abitati da molteplici identità, dando corpo a vari personaggi che sono sovente solo accennati come diversione da un itinerario principale e che pure animano decisamente un pensiero scenico in cui il confronto con le retoriche verbali è elemento centrale.
Luca Scarlini
Annoiati dai luoghi comuni sull’Italia di oggi e dalla televendita di programmi elettorali, ci siamo rivolti all’arte di Carlo Emilio Gadda per interrogare le nostre radici nazionali. Eros e Priapo è per noi una tragica, reale e nello stesso tempo farsesca domanda sulla nostra contemporaneità che, come ogni effetto, ha la sua causa in un recente passato. Per la mia e per molte altre generazioni che hanno vissuto il fascismo nei documentari dell’Istituto Luce, nel cinema, nelle canzoni dell’epoca o sui libri di storia, Eros e Priapo diventa una sorta di meditazione teatrale sull’essere stati e sull’essere oggi italiani, e non solo.
Insieme a Verdastro, Scarlini e Della Monica ho accettato questa sfida ponendomi la domanda se il teatro possa ancora essere un ‘riflettore di realtà’, uno strumento efficace per dischiudere la nostra coscienza a una riflessione non televisiva. La complessa e compiuta grandezza del linguaggio di Gadda e la generosità come attore di Massimo Verdastro, mi hanno alla fine convinto che anche la Storia dei nostri padri può continuare a vivere oggi come ‘osservazione di sé’ e del nostro tempo, non solo come retorica testimonianza di quella tragica e grottesca realtà che è stata ed è il fascismo.
Roberto Bacci
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Riposo il lunedì.
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