Allons, Enfants!/da Parigi Anna Maria Merlo

PARIGI. La Sorbonne è stata evacuata nella notte in modo sbrigativo, con gas lacrimogeni e manganelli, mentre il ministro dell’Educazione, Gilles de Robien, e il rettore di Parigi, Maurice Quenet, criminalizzano il movimento, parlano di infiltrazioni di non-studenti (c’erano degli intermittenti dello spettacolo nell’occupazione), accusano gli occupanti di aver di « degradato » libri, documenti e mobilio della storica università. Ma il movimento continua.

A Poitiers, ieri, c’è stata una riunione del coordinamento nazionale per organizzare le giornate di mobilitazione del 16 e del 18 (quest’ultima assieme ai sindacati). Il governo comincia a tremare. Dominique de Villepin sarà in tv domenica alle ore 20, su Tf1 (prima rete privata), con l’intenzione di rivolgersi direttamente ai francesi per spiegare i vantaggi del Cpe per l’occupazione dei giovani. Il primo ministro, in accordo con Jacques Chirac, ha annullato il previsto viaggio a Berlino di martedi’ 14, dove doveva partecipare al consiglio dei ministri franco-tedesco, mentre il ministro degli interni, Nicolas Sarkozy, ha accorciato il viaggio nelle Antille e ieri era di ritorno a Parigi.

E’ Sarkozy che ha gestito dall’aereo, via telefono, l’evacuazione muscolosa della Sorbonne. « Bisognava farlo, l’abbiamo fatto » ha commentato, rivelando che la decisione è stata presa alle ore 22 di venerdi’, in accordo con Villepin. Bruno Julliard, presidente dell’Unef, la principale organizzazione studendesca, denuncia « un’evacuazione scandalosa, illegittima, inammissibile ». E’ il rettore che ha chiuso la Sorbonne, afferma, per impedire l’assemblea generale e questo ha causato l’occupazione.

L’assalto della polizia alla Sorbonne ha avuto inizio alle 3,53 nella notte tra venerdi’ e sabato. Un’assemblea generale dei circa 300 studenti che erano riusciti ad entrare nel pomeriggio di venerdi’ da una finestra della rue Saint Jacques, sul retro, per raggiungere la cinquantina che già occupavano la Sorbonne da due giorni, aveva votato un’occupazione « a durata indeterminata ». Un giovane suonava musica classica su un piano a coda. In serata c’era stata tensione sotto le finestre del vecchio edificio, circondato da agenti in assetto anti-casseur. Gli occupanti erano riusciti ad organizare una cena, verso le 20,30, con i viveri lanciati attraverso le finestre dagli studenti in strada, Nutella, salsicce fredde, latte, madelaines.

All’interno, ci sono stati momenti di tensione tra gli occupanti, tra il servizio d’ordine improvvisato dagli studenti e alcuni ragazzi più agitati. Una ragazza racconta che « c’è una minoranza anarchica, che sta mandando all’aria tutto il movimento ». Ma la maggior parte dei ragazzi, che si tenevano stretti sui gradini della cappella funeraria di Richelieu, sono usciti subito, scortati dai poliziotti – l’operazione è durata appena un quarto d’ora – scandendo « resistenza pacifica ». Altri hanno fatto maggiore resistenza, ci sono stati scontri sotto la statua di Louis Pasteur, tra le grida « polizia nazionale, milizia del capitale » e pugni chiusi da un lato, lacrimogeni e manganelli dall’altro.Gli scontri sono poi continuati sul boulevard Saint Michel fin verso le 5. Il risultrato sono due studenti e 11 poliziotti leggermente feriti, con 11 fermi.

Il sindaco di Parigi Bertrand Delanoë ha espresso « inquietudine per il ricorso alle cariche » da parte della polizia, « un’atteggiamento che crea all’evidenza le condizioni per degli scarti ». Il segretario del Ps, François Hollande, ha chiesto il ritiro del Cpe, « dopo quello che è successo, in particolare alla Sorbonne, con le immagini di brutalità, il governo deve farla finita con l’ostinazione, l’intestardimento e deve aprire discussioni ». Per il Pcf « è il Cpe che deve essere evacuato, non gli studenti ». I comunisti affermano che « il governo teme il movimento anti-Cpe contro la precarizzazione generale ».

Ma per il ministro dell’Educazione, Gilles de Robien, « l’evacuazione è una buona cosa, non si puo’ lasciar degradare il patrimonio nazionale, hanno strappato libri antichi, spaccato dei mobili, danneggiato l’edificio ». Il rettore di Parigi, Maurice Quenet, descrive « il pianterreno come un immenso cafarnaum, con tavole, sedie, porte divelte, molta sporcizia, vetri rotti, libri dell’Ecole des Chartes usati come proiettili e combustibile ». Molto probabilmente, la Sorbonne non sarà riaperta lunedi’, come era stato previsto in un primo tempo dal presidente, che afferma che « solo lo 0,5% di studenti al massimo è in sciopero, mentre gli altri vogliono studiare ».

Ha criticato il suo collega di Nantes, François Resche, che venerdi’ aveva chiesto a Villepin il ritiro del Cpe, seguito ieri dal presidente dell’università di Tolosa, Rémy Pech. Ieri sera, Matignon si rifiutava di confermare che Villepin in tv avrebbe mantenuto la linea seguita finora : mantenimento del Cpe, ormai passato in parlamento, con l’aggiunta di qualche « miglioramento » per gli studenti, in particolare sulle borse di studio.
FINE

ps
Ho chiesto ad Anna Maria di mandarci qualcosa per NI sui fatti di Parigi. Questa corrispondenza è apparsa sul Manifesto di Domenica.

2 COMMENTS

  1. Contro cosa stanno lottando gli studenti in Francia ? Contro il CPE: contratto di primo impiego, una nuova tipologia di “contratto” destinato ai giovani di meno di 26 anni. E’ stato pensato dal governo Villepin, e presentato in parlamento alla fine di gennaio. Questo contratto si propone di favorire i datori di lavoro nell’assunzione di giovani nelle aziende (esenzione fiscale durante i primi tre anni di assunzione). Viene quindi pubblicizzato come la risposta politica al problema della disoccupazione giovanile. Un sorta di risposta anche nei confronti di quella frattura sociale emersa questo inverno nelle sommosse delle periferie. Che cos’ha di scandaloso? Esso impone al neoassunto due anni di prova, durante i quali potrà essere licenziato senza alcun vincolo.

    Il principio di tale contratto è considerare che la disoccupazione è UN EFFETTO DELLA LEGISLAZIONE DEL LAVORO. Bisogna indebolire i diritti dei lavoratori, affinché possa esistere ancora “lavoro”. Questa è la logica che sottende questa corsa in avanti verso il precariato diffuso.

    Dalla parte della sinistra istituzionale, fino all’ultimo, c’è stata una sorta di opposizione “fatalista” e di rito. Anche giornali “abbastanza” schierati come “Libération” guardavano con grande scetticismo alla nascita del movimento di contestazione studentesca nelle università. Poi le imponenti manifestazioni del 7 marzo hanno mostrato, come spesso succede in Francia, che lo scontro si era indurito e allargato in modo imprevisto.

  2. credo che gli studenti francesi stiano facendo qualche cosa di molto piú grande che una semplice protesta contro la cpu francese….qualche cosa che inizia a scuote gli animi anche altrove.

    continuate cosí.

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francesco forlani
Vive a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman e Il reportage, ha pubblicato diversi libri, in francese e in italiano. Traduttore dal francese, ma anche poeta, cabarettista e performer, è stato autore e interprete di spettacoli teatrali come Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, con cui sono uscite le due antologie Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Corrispondente e reporter, ora è direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Con Andrea Inglese, Giuseppe Schillaci e Giacomo Sartori, ha fondato Le Cartel, il cui manifesto è stato pubblicato su La Revue Littéraire (Léo Scheer, novembre 2016). Conduttore radiofonico insieme a Marco Fedele del programma Cocina Clandestina, su radio GRP, come autore si definisce prepostumo. Opere pubblicate Métromorphoses, Ed. Nicolas Philippe, Parigi 2002 (diritti disponibili per l’Italia) Autoreverse, L’Ancora del Mediterraneo, Napoli 2008 (due edizioni) Blu di Prussia, Edizioni La Camera Verde, Roma Chiunque cerca chiunque, pubblicato in proprio, 2011 Il peso del Ciao, L’Arcolaio, Forlì 2012 Parigi, senza passare dal via, Laterza, Roma-Bari 2013 (due edizioni) Note per un libretto delle assenze, Edizioni Quintadicopertina La classe, Edizioni Quintadicopertina Rosso maniero, Edizioni Quintadicopertina, 2014 Il manifesto del comunista dandy, Edizioni Miraggi, Torino 2015 (riedizione) Peli, nella collana diretta dal filosofo Lucio Saviani per Fefé Editore, Roma 2017