A Gamba tesa/ Boom (Aversa)
di Paolo Graziano
Aversa, ordigno in un liceo
feriti lievemente 7 studenti
AVERSA (Caserta) – Sette studenti feriti, in modo non grave, ancora oscuro il movente. … Repubblica,4 aprile
Certe pietre
Certe volte, ad una certa ora, entri in un posto pensando che sarà un momento speciale: è falso, non accadrà niente. Certe volte invece fai il tuo ingresso in un giorno che pensi qualunque e l’imprevisto ti prende alle spalle.
Otto e mezza di uno di questi giorni, un martedì anonimo. L’auto parcheggiata al solito posto, il solito ingresso – quello defilato, per chi è abituato a far tardi – il caffè solito allo spaccio dove tutto costa come fuori, qualche volta di più. Primo cattivo pensiero del mattino.
L’esplosione s’infila tra il secondo e il terzo sorso e qui arriva come un tonfo sordo e un vento leggero, che alza lentamente la polvere fino al lucernario.
Dalla nuvola di polvere escono zaini colorati, magliette ormai primaverili, e poi visi che conosco. L’espressione invece, è quella che non riconosco. Fisso i volti a pochi centimetri, urto contro gambe in fuga, faccio venti o trenta metri. Il corridoio posteriore è invaso di calcinacci; i vetri disintegrati e disseminati fuori nel piazzale, fino ai bordi della pista di atletica; una parete s’è piegata come un foglio di carta e giace tristemente sulla sua dirimpettaia. Mi sono avvicinato parecchio, ne guardo la superficie: è un muro pieno di scritte, come lo sono sempre le pareti dei bagni nelle scuole. Qui Valentina ha detto a Marco che lo amerà per sempre; e Valeria che dev’essere interrogata tra qualche minuto e si caca sotto. Le leggo con rispetto, mi concentro. Ora c’è un silenzio quasi irreale, ma dura poco.
Dopo quindici minuti sento i fischi delle sirene che s’incrociano, mi squilla il telefono, un amico giornalista: “Hanno messo una bomba al liceo Fermi, stai bene? Pare che ci sono feriti, che è successo?” Rispondo in fretta, con fastidio: mi appare fuori luogo questa concitazione, questo rumore è un intruso scostumato. Qui mi sono abituato al silenzio, o al parlare sottovoce, al mormorio clandestino degli alunni durante l’ora di lezione. Qualche volta – lo confesso – penso di passare la mia giornata in una chiesa, magari scalcagnata e coperta di graffiti, ma quieta e astratta, lontana. Le urla, le sirene, i calcinacci che sto calpestando mi sembrano roba di un altro pianeta. Poi ci penso un po’ e mi dico: “Da queste parti hanno ammazzato un prete in sagrestia e un altro l’hanno massacrato di botte davanti all’altare, mentre insegnava dottrina ai bambini. Quale immunità vai cercando?”
Sorrido di me, raccolgo un pezzo d’intonaco. C’è scritto che qui Barbara e Antonio si sono baciati per la prima volta, un giorno qualunque di un paio d’anni fa. Davvero? Erano miei alunni, non m’ero accorto che stavano insieme. Metto la pietra in tasca, giro le spalle, vado via.
P.S.
Segue una cosa che ha scritto un ex-alunno del Liceo, diciannovenne, giovane giornalista.
Martedì mi aggiravo nel mio liceo ferito, tra magistrati, forze dell’ordine, testimoni, giornalisti noti, cameramen e fotografi in cerca di scoop…il caso mi aveva portato lì, ironia della sorte avevo già in auto block-notes e macchina fotografica, poco dopo lo scoppio dell’ordigno già ero sul posto per fare la cronaca di un atto efferato e assurdo. Osservavo lo scheletro di quel bagno, i volti sgomenti dei miei ex-professori, gli agenti della Polizia Scientifica intenti nei loro rilevamenti, quell’aula accanto al luogo dell’esplosione in cui pochi anni fa c’era la mia classe. Per un momento mi sono sentito contrastato tra il Paolo “ex-alunno del Fermi” e il Paolo “giornalista”, ma poi d’un tratto, quasi con un gesto istintivo, ho cominciato a scattare foto ed ad intervistare i presenti… E’ stata la prima vera volta che mi sono sentito soddisfatto della mia passione!
paolo esposito