Kojiki. Un racconto di antichi eventi

3178982.jpg

a cura di Paolo Villani
pp. 176
Euro 12,00

Già prima che Izanami, redarguita per troppa intraprendenza femminile in fatto di sesso, partorisca l’arcipelago giapponese e parte del pantheon, è la concretezza a caratterizzare gli antichi eventi narrati nel Kojiki. Grasso sull’acqua, meduse, germi di giunco, salsedine, queste le immagini scelte per evocare l’emergere dal caos di un cosmo. Un arcaico e potentissimo senso del sacro accompagna però tale concreta visione cosmologica. Sacre sono le pietre preziose e gli escrementi, le bevande alcoliche, le bestie; sacra è l’atmosfera in cui si scatenano il carattere instabile, immaturo, e la violenza gratuita del dio del vento Susanowo; sacri i gesti della dea del sole Amaterasu; sacra la prima forma di teatro che Amenouzume inventa, ossia una danza in cui esibisce la vulva. Nelle genealogie dinastiche gli interessi di regime sono evidenti, ma il succedersi di accadimenti via via più mondani sviluppa temi e sentimenti universali. Sul filo di successioni al trono e matrimoni regali si intrecciano così storie di tradimenti e inganni, rappresentazioni della sete di potere e di vendetta, racconti del terrore, resoconti di incantesimi e maledizioni. Crudeltà e tenerezza si mescolano in episodi come quello del rude Yamato, truce eroe pronto a frodare il nemico per ucciderlo e nel contempo vittima, dolente e consapevole, della propria irruenza e delle paure paterne. Ilarità e sarcasmo caratterizzano altri momenti del racconto, come quando il principe Homuchiwake costringe i cortigiani a complicati rimedi per scongiurare il mutismo da cui è affetto. E in alcune vicende gli amori sfociano in tragedia, come nel caso estremo dell’incesto fra il principe e la principessa Karu: i due amanti troppo diversi dalla norma fondano l’archetipo del «doppio suicidio», al quale la letteratura giapponese si abbevererà in abbondanza. Il Kojiki prende forma negli ambienti della corte dinastica giapponese tra il finire del VII secolo e l’inizio dell’VIII. In quei decenni fondamentali nella storia del Giappone la centralizzazione del potere politico si accompagna a cruciali cambiamenti nella cultura dominante. Il modello della civiltà cinese tende a diventare egemone in tutti i campi del sapere e a imbrigliare nei propri canoni stilistici anche la lingua scritta ufficiale. Il Kojiki (letteralmente «vecchie cose scritte») si discosta da questa tendenza omologatrice anche perché la sua scrittura nasce dall’oralità. L’opera dà infatti verosimilmente asilo alla recitazione, forse mnemonica, fatta da Are a Yasumaro che la redige, della revisione di documenti obsoleti «restaurati» su progetto del sovrano Tenmu. Il risultato è un testo in cui troviamo, in germe o già in fiore, forme e contenuti che hanno ispirato molta arte, in primo luogo letteraria, dell’arcipelago. Ed è anche la più antica documentazione esistente della cultura giapponese, una miniera dalla quale hanno attinto informazioni filologi, storiografi, antropologi, filosofi, teologi, politici.

Paolo Villani è ricercatore presso la Facoltà di lingue e letterature straniere dell’Università di Catania e collabora con l’insegnamento di lingua e cultura giapponese della Facoltà di scienze politiche dell’Università di Napoli «L’Orientale». Ha pubblicato Lo shintoismo. Variazioni su temi linguistico-religiosi (1990) e Introduzione alla storia del pensiero dell’Asia orientale (1998).

3 COMMENTS

  1. Un bel suggerimento, Raos, lo cercherò. E già che ci siamo, visto che te ne intendi ti chiedo anche un parere: recentemente sono entrato in possesso, casualmente, della storia della letteratura giapponese di Shuichi Kato, edita sempre da Marsilio: è un buon testo introduttivo per un neofita come me? Anticipatamentegrazie:-)

  2. Caro Stefano,

    la Storia della letteratura giapponese di Katô è ottima; va però tenuto presente che si rivolge, in origine, ad un pubblico giapponese colto. In altre parole, è un libro che non precede la lettura dei testi di cui parla, ma la presuppone.

    Il Kojiki te lo consiglio senz\’altro, per invitarti poi a leggere, se non lo conosci già, uno dei tanti capolavori nascosti del 900 italiano, La lepre bianca di Franco Matacotta, che proprio ad un episodio del Kojiki si ispira.

    Ciao!

Comments are closed.

articoli correlati

Il ginkgo di Tienanmen

di Romano A. Fiocchi Da sedici anni ((test nota)) me ne sto buono buono sul davanzale di una finestra in...

Partigiani d’Italia

E' online e consultabile dal 15 dicembre 2020 lo schedario delle commissioni per il riconoscimento degli uomini e delle...

Intellettuali in fuga dal fascismo

Patrizia Guarnieri, storica, ha ricostruito la vicenda dell'emigrazione forzata a causa del fascismo di intellettuali e scienziati, soprattutto ebrei:...

Mots-clés__

di Ornella Tajani Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipiscing elit, sed do eiusmod tempor incididunt ut labore et dolore...

Mots-clés__S.P.Q.R.

S.P.Q.R. di Luigi Di Cicco This Heat, S.P.Q.R. -> play ___ ___ James Joyce - Lettera al fratello Stanislaus (25 settembre 1906. Da Lettere, a cura di...

Bione di Flossa di Smirne – Epitafio di Adone

trad. di Daniele Ventre Ahi per Adone io grido: “È morto lo splendido Adone”. “Morto lo splendido Adone”, riecheggiano il grido...
Andrea Raos
Andrea Raos
andrea raos ha pubblicato discendere il fiume calmo, nel quinto quaderno italiano (milano, crocetti, 1996, a c. di franco buffoni), aspettami, dice. poesie 1992-2002 (roma, pieraldo, 2003), luna velata (marsiglia, cipM – les comptoirs de la nouvelle b.s., 2003), le api migratori (salerno, oèdipus – collana liquid, 2007), AAVV, prosa in prosa (firenze, le lettere, 2009), AAVV, la fisica delle cose. dieci riscritture da lucrezio (roma, giulio perrone editore, 2010), i cani dello chott el-jerid (milano, arcipelago, 2010) e le avventure dell'allegro leprotto e altre storie inospitali (osimo - an, arcipelago itaca, 2017). è presente nel volume àkusma. forme della poesia contemporanea (metauro, 2000). ha curato le antologie chijô no utagoe – il coro temporaneo (tokyo, shichôsha, 2001) e contemporary italian poetry (freeverse editions, 2013). con andrea inglese ha curato le antologie azioni poetiche. nouveaux poètes italiens, in «action poétique», (sett. 2004) e le macchine liriche. sei poeti francesi della contemporaneità, in «nuovi argomenti» (ott.-dic. 2005). sue poesie sono apparse in traduzione francese sulle riviste «le cahier du réfuge» (2002), «if» (2003), «action poétique» (2005), «exit» (2005) e "nioques" (2015); altre, in traduzioni inglese, in "the new review of literature" (vol. 5 no. 2 / spring 2008), "aufgabe" (no. 7, 2008), poetry international, free verse e la rubrica "in translation" della rivista "brooklyn rail". in volume ha tradotto joe ross, strati (con marco giovenale, la camera verde, 2007), ryoko sekiguchi, apparizione (la camera verde, 2009), giuliano mesa (con eric suchere, action poetique, 2010), stephen rodefer, dormendo con la luce accesa (nazione indiana / murene, 2010) e charles reznikoff, olocausto (benway series, 2014). in rivista ha tradotto, tra gli altri, yoshioka minoru, gherasim luca, liliane giraudon, valere novarina, danielle collobert, nanni balestrini, kathleen fraser, robert lax, peter gizzi, bob perelman, antoine volodine, franco fortini e murasaki shikibu.