Bacheca e comunicazioni

Puoi usare i commenti qui sotto come spazio per segnalazioni e discussioni a tema libero durante il mese di ottobre 2006.

Già che ci sei, se frequenti Nazione Indiana può interessarti iscriverti al feed feed di Nazione Indiana e seguire con più comodo cosa succede qui. C’è anche una spiegazione con esempi d’uso per il tuo computer.

Infine una comunicazione di servizio: da oggi entra in funzione una nuova versione di un filtro antispam (bad behavior). Esso potrebbe in rarissimi casi bloccare degli innocenti lettori (e far passare spam nei commenti). Se invece del sito NI ricevi un messaggio in inglese che dice “412 precondition failed, you have been blocked because…” per favore leggilo, annota il codice di supporto fornito nel messaggio e scrivici.
Una spiegazione più approfondita la trovi nella pagina problemi e soluzioni.

733 COMMENTS

  1. Personalmente ho intenzione di recensire Un uomo della Fallaci (che tra l’altro è in classifica dei tascabili più venduti; assieme ad altri tre o quattro libri dell’Oriana); ma questo è uno spazio per segnalazioni e suggerimenti a Nazione Indiana, e non a Vibrisse. ;-)

  2. Suggerirei un omaggio anche a Calamandrei per i cinquanta anni dalla morte. Senza nulla togliere agli onori per la Fallaci ovviamente.
    Che ne dite?

  3. @ Jan (credo che sia jan l’autore di questo post) quando ci fai queste lezioni ti adoro, peccato che ne fai poche.

    @ marco ma da dove salta fuori tutto sto amore per la fallaci scrittrice (che non è mai stata granchè neppure nei momenti migliori, neppure Un uomo è un gran libro, faticoso da leggere e con linguaggio banale).
    Dici che è fra i libri più venduti? beh nulla di strano, la curiosità verrà dalle sparate razziste che ha fatto nel suo ultimo periodo. Sembra che il razzismo sia un ottimo spot pubblicitario oggi, ormai tutti vogliono un po’ di razzismo, almeno nel risvolto di copertina, sembra stia quasi sostituendo il sesso.

    Noi che non la stimavamo ieri ci guardiamo bene dal volerla leggere oggi.
    Lasciatela riposare in pace.

    @ gabri l’andreina è il nick più fastidioso che ci sia, ma chi è?
    Il solito che rompe da svariato tempo in NI, ma non solo.
    Il buffo (veramente patetico) è che si crede … divertente
    geo

  4. Sarebbe lecito domandarsi/vi perché si cade nel dimenticatoio post mortem in certi casi e in altri, invece, la morte è l’eco delle rimembranze, dei ricordi/cordis. Penso per esempio a Giorgio Saviane, autore tra l’altro di Il mare verticale. Sembra che l’asfalto azzurro del suo fiume, nemmeno l’Isonzo ungarettiano, visto che era fiorentino d’adozione, gli sia costato l’oblio.
    Mi pare incomprensibile spendere una vita a leggere e a far leggere sapendo che Il mare verticale magari qualcuno potrebbe non leggerlo mai.

  5. @ Georgia, un’ idea l’avrei… altro che dott. Carotenuto o dott. Peyote, qui bisognerebbe ripristinare la lobotomia (alcuni chirurghi riuscivano a far smettere agli scimpanzè di saltare continuamente nelle gabbie mediante la recisione delle fibre nervose dei lobi frontali).

  6. purtroppo di fiorentini grandi scrittori dopo palazzeschi ne vedo di molto pochi :-). Sono di una noiosità mortale e poi bastano pochi mesi dalla morte che già sono terribilmente datati e con un linguaggio insopportabile, illeggibile.
    Un motivo ci deve pur essere.
    geo

  7. A me piacerebbe saperne di più su Zafon e il suo “L’ombra del vento”. Sta diventando un caso letterario internazionale, secondo me sarebbe il caso di parlarne.

  8. Mi viene in mente che NI il 2 novembre potrebbe dedicare un post a tutti quanti i morti, distinguendo chi ha detto o fatto minkiate o peggio ancora.

  9. andreina, siccome il link c’è già, quello che tu vuoi è un posting parallelo, oppure in prospettiva un merger di testate, con NI che mette il suo capitale di commentators e PA il capitale di leadership.
    In entrambi i casi il flottante prezioso di NI si disperderebbe nella blogosfera.

  10. Fossi nel Primo Amore lancerei un’OPA ostile contro Nazione Indiana, la congloberei e poi la cancellerei dalla faccia delle terra. Ma forse sono leggermente di parte. Leggermente.

    PS: Stanotte ho sognato che baciavo Moresco mentre Baratto ci spiava da una griglia di ventilazione. E’ stato molto eccitante. Molto.

  11. La notte era tempestosa, ma non sgradevole: un vento caldo e umido irrompeva da sud-ovest, faceva schiumare il fiume, piegava i pini come giunchi e portava la nuvolaglia sulle stelle. Ambedue alzarono gli occhi alla splendida vista.
    Dimentica la parola cielo – disse Soar distrattamente, balzando sul suo castrato – E’ una benda sui tuoi occhi. Non c’è cupola lassù.
    Raos sbattè le palpebre due o tre volte: seguendo queste istruzioni, per la prima volta vide il cielo notturno. Le stelle non erano più punti su un nero emisfero appeso come tetto sul suo capo; il rapporto fra esse ora lo vedeva in tre dimensioni, delle quali quella che sentiva più profondamente era la profondità. La lunghezza e la larghezza dello spazio fra stella e stella parevano trascurabili al confronto: ciò che lo colpiva era il fatto che alcune stelle erano più vicine, altre più lontane, e altre inimmaginabilmente remote. Viste così, le costellazioni perdevano completamente senso, si rivelava il loro carattere spurio, come anche il falso presupposto del navigatore, e Raos si sentì privo di orientamento. Non riusciva più a pensare il su e il giù: le stelle erano semplicemente là fuori, tanto sotto che sopra di lui, e il vento pareva urlare non dalla baia ma dal firmamento stesso, dagli sterminati corridoi dello spazio.
    Follia – sussurrò Soar.
    Lo stomaco di Raos era in agitazione; vacillò sulla sella e si coprì gli occhi. Per un vertiginoso istante gli parve di star prostrato sul fondo del pianeta a guardare le stelle giù anziché su, e che soltanto stringendo le gambe al sottopancia della baia e tenendosi forte al pomo della sella con ambedue le mani potesse evitare di precipitare a capofitto in quelle vaste distese.

  12. io sono l’unica Andreina, quella di ieri delle 17:36
    Sono rispettosa ma se mi toccate Moresco divento una vipera.
    Grazie Ubique

  13. Raos era quello tra gli indiani che nei post lasciava spazio tra una parola e l’altra. Ora è tutto e solo spazio. E pensare che volevo chiedergli un altro sforzo, (l’ultimo?), per me e per tutti: di stradurre la Weil di Gizzi…

  14. fiori rosa fiori di pesco
c’eri tu
fiori nuovi toni moresco
ho un anno di piu’
stessa strada stessa porta
scusa
se son venuta qui questa sera
da sola non riuscivo a dormire perche’
di notte ho ancor bisogno di te
fammi entrare per favore
sola
credevo di volare e non vola
credevo che l’azzurro di due occhi per me
fosse sempre cieco, non e’
fosse sempre cieco, non e’
posso stringerti i marroni
come sono freddi tu tremi
no, non sto sbagliando mi ami
dimmi che e’ nero
dimmi che e’ nero
dimmi che e’ nero
dimmi che e’ nero
dimmi che noi non siamo stati mai lontani
dimmi che e’ nero
ieri era oggi, oggi e’ gia’ domani
dimmi che e’ vero
dimmi che e’ ve…
scusa credevo proprio tu fossi solo
credevo non ci fosse nessuno con te
oh scusami tanto se puoi
signora chiedo scusa anche a lei
ma io ero proprio fuori di me
io ero proprio fuori di me quando dicevo:
posso stringerti i…
come sono…
no…

  15. credo che Scamander abbia dato un buon consiglio – meglio ricordare Piero Calamandrei – sulla Fallaci facciamo passare un po’ di tempo per far decantare le passioni e per farne un bilancio “sine ira et studio”

  16. stanotte ho sognato che lustravo le scarpe a scarpa. erano dei mocassini color moresco di venezia. a un certo punto nel sogno è apparso un diavolo tentatore. “Ti va di fare un baratto? In cambio della tua anima ti regalo la vita eterna”. “Per baratto ti darei anche il culo”, ho risposto io. Il diavoletto è rimasto interdetto, poi ha fatto dei voltolini su se stesso ed è sparito. che gli angeli siano benedetti – ho pensato rincuorandomi per il pericolo scampato. Poi mi sono svegliata e come prima cosa ho giurato fedeltà al mio Primo Amore. L’unico. Il solo. Il mio sole.

  17. Semplice curiosità.

    Come mai non si può commentare il testo di Gizzi postato da Raos?

    Ad Andrea vorrei chiedere, unendomi all’invito di db e qualora ne abbia tempo e voglia, di tradurre Poem beginning with a Phrase of Simone Weil oppure Psalm, tratto da Periplum and other poems.

    Lascio qui il mio commento al testo di cui sopra.

    “L’unica cosa notevole è la traduzione”.

  18. Anch’io ho la stessa domanda di cato. E perché “era”? Che succede?

    Anche se forse postare le poesie senza possibilità di commentare non è una cattiva idea.

  19. no dai non scoprite chi è erre moscia che poi si offende di tutti i due di picche che ha preso, che si crede tanto seduttore.

  20. visto che si è aperto il TOTORAOS, la butto lì:
    1- capisce che la cosa non va, e se ne va
    2- il cuore gli dice sta, e rieccolo qua
    3- … (continua)

  21. Ragazzi, io non so di quale TotoRaos state parlando.
    Andrea ha postato una sua traduzione, ma dato che sapeva che non avrebbe potuto seguire la discussione – dato che sarà assente per molto tempo per affari suoi personali- ha deciso di chiudere i commenti, tenendo conto del gusto di molti troll che appena trovano un varco ci si ficcano dentro e spaccano la minchia. Io concordo con lui, al suo posto avrei fatto lo stesso. Non posso mica pretendere che gli altri seguano per me l’andazzo.
    In passato ho rinunciato spesso a postare pezzi di altri scrittori che non avrei potuto seguire, dati i miei impegni che mi tenevano lontano dalla rete. Quindi un bel grazie agli spaccacazzi, e andiamo oltre.
    E in generale: ma vivete di dietrologia?

  22. Gianni, perché chiamare “dietrologia” la sincera preoccupazione di qualcuno?

    p.s.

    Coi troll scassacazzi bisogna imparare a convivere, basta ignorarli. Mi consola il fatto che smarmellare la uàllera, qui, rappresenti, per alcuni di loro o per tutti, l’unica ragione plausibile di esistenza.

  23. GB says: *In passato ho rinunciato spesso a postare pezzi di altri scrittori che non avrei potuto seguire, dati i miei impegni che mi tenevano lontano dalla rete. Quindi*… Secondo logica, mi sarei aspettato: “Quindi Raos avrebbe dovuto rinunciare a postare il pezzo di Gizzi che non poteva seguire, dati i suoi impegni che lo terranno lontano dalla rete”. E invece: *Quindi un bel grazie agli spaccacazzi, e andiamo oltre*. Oltre cosa? Oltre la logica?

  24. Si, Sp. Hair: “oltre la logica”. Non posso? Devi tetrapilectomizzare tutto?

    Vincenzo Monti: e lui, invece, al suo posto l’ha fatto. E’ un problema?

    Cato, scusami se ti ho fatto sentire “in mezzo”, non volevo.

  25. semplicità rende il complicato bello, who knows

    complessità rende il facile bello, who knows

    essere semplicemente complicati è forse meno bello

    essere semplicemente semplici forse non è neanche così bello

    forse il complicato richiede

    una rappresentazione semplice, per essere bello

    come forse il semplice, per essere bello

    richiede una rappresentazione complicata

    ad ogni modo gli uni preferiscono il semplice

    al complicato

    e gli altri preferiscono il complicato

    al semplice

    quando poi il semplice è il complicato

    coloro che preferiscono il semplice preferiscono il complicato

    e quando il complicato è semplice

    coloro che preferiscono il complicato preferiscono il semplice

    così tutti forse gradiscono tutto, ma in nessun modo

    l’uno dovrebbe biasimare l’altro per le sue preferenze, ma accettarlo

    e accettare se stesso, questo solo

  26. Ecco GB, così va meglio: come dice il mio nomen omen cognomen, sono uno spaccapapelli (e non uno spaccac…). Se invece di *Quindi* avessi letto “E invece Raos ecc…, ma qui ognuno fa quel che vuole”, io avrei fatto tanto di capello. Siccome però c’è scritto *Quindi* e quindi si trae una conseguenza, non posso esimermi dal segnalare che tale conseguenza è così profondamente errata, da rivelarsi una inconseguenza. E se per troll s’intende un agente che spezza il filo del discorso, be’ allora il troll ce l’hai momentaneamente in testa (“Non guardate la pagliuzza quando avete il tr…”, Marco 6,9).

  27. dimmi , temperanza, quando ti alzi al mattino, prima di colazione, qual’è la prima stanza che apri in questo serraglio?

  28. Amabilissimo Sp.Hair,
    ma “quindi” non ha solo il significato di congiunzione (“di conseguenza”, “perciò”) come una applicazione un po’ troppo filosofica, dovuta forse a deformazione professionale ti ha fatto credere, ma anche, tu mi insegni, di avverbio: “dopo di ciò”, “in seguito”.
    Leggesi, perciò (e sottolineo il perciò): “In passato ho rinunciato spesso a postare pezzi di altri scrittori che non avrei potuto seguire, dati i miei impegni che mi tenevano lontano dalla rete. DOPO DI CIO’ un bel grazie agli spaccacazzi, e andiamo oltre.”
    Ma io so che tu l’avevi ben capito. E so anche che sai che quando si commenta si scrive d’acchito, spesso non troppo limando la pagina. Eppure hai lo stesso tetrapilectomizzato.
    Ti chiedo: ne vale la pena? Cui prodest?

    Vorrei quindi (nel senso di DOPO DI CIO’) chiederti un piacere personale: la finiamo qui? Io tempo proprio non ne ho, e quel poco vorrei usarlo in modo più fruttuoso.

    Un saluto, G.

  29. sì, sì, spaccacapelli è sempre lui, confermo l’impressione, quello di ratzingo.
    Chissà perchè è così malingo?

  30. Gianni, sei un vero maschio latino. cosi si fa a sterminare gli invalides.
    ahhhh,( sospiro dimsollievo).

  31. Gianni Biondillo mi ha fatto… Sì, tutto così in fretta, che sono venuto subito a una conclusione errata.
    Ora ho capito, però sono messo peggio di prima:
    “1- AR ha postato una sua traduzione, ma dato che sapeva che non avrebbe potuto seguire la discussione, ha deciso di chiudere i commenti.
    2- Io concordo con lui, al suo posto avrei fatto lo stesso.
    3- In passato ho rinunciato spesso a postare pezzi di altri scrittori che non avrei potuto seguire, dati i miei impegni che mi tenevano lontano dalla rete.
    4- Dopo di ciò, andiamo oltre.”
    C’è dunque una terza soluzione, oltre al postare chiudendo e al non-postare: ma quale? GB lo sa e ce lo dirà. Intanto non ci resta che indovinare: aprire i commenti lasciando in bianco il post? lasciare in bianco tutto?
    Quindi un’altra questione: prima GB stigmatizza la “dietrologia”, poi chiede il “cui prodest?”. Sono il meno indicato a rispondere, in quanto mi considero tutt’al più un laterologo, faccio commenti a lato su cosucce laterali (e se proprio vogliamo, sono un po’ vaticanista). Perciò non ardirei mai nemmeno pormi la domanda:a chi giova? o: chi c’è dietro (un nick)?, mentre mi perdo volentieri in questioni insensate del tipo:
    lo spazio (mentale) di un blog è tolemaico o copernicano? O, posto il blog come equivalente a un bar, esso bar ha tavoli limitati o c’è posto sempre per tutti, purché non rovescino le bibite?

  32. il problema dei commenti è vecchio come la nascita dei blog :-)
    I commenti devono servire da spot altrimenti al gestore saltano i nervi e vengono chiusi.
    Del resto se l’opzione esiste non vedo perchè non poterla usare?
    Non è un delitto.
    Però chiudere i commenti riguardo ad un testo in particolare è sempre una dichiarazione di debolezza personale, e del prodotto che si offre, ma nello stesso tempo non capisco proprio perchè arrabbiarsi in modo querulo, e farne un problema, io non mi ero neppure accorta che il post era senza commenti.
    georgia

  33. io trovo che gli uomini sono trop trop amusanti. Le donne, esse sono creature senza wit, comment dirais’je

  34. a me questo schola tellers comincia a stare simpatico, gli offro un bicchier
    di rosso da messa

  35. Ogni commentatore che non finisca OT si pone davanti al post come un interprete davanti a un testo. Si forma un thread perché appunto l’interpretazione è aperta, corale, al limite infinita (più il post è “oggettivamente” denso). Questo succede sempre. Se, nella fattispecie di Raos, il post è a commento chiuso, automaticamente il commentatore interpreta lo stesso, anzi doppio, poiché interpreta sia il post, sia il fatto che il commento è chiuso. In altre parole, il commentatore interpreta il fatto come prodotto da un’azione, sì che gli viene automatica la domanda: perché il postante ha chiuso? Così si è fatto un passo, che però non porta molto lontano, anche se accompagnato da un secondo: perché Raos è scomparso dalla redazione per poi ricomparire?
    Finché l’intepretazione va all’agente, si rischia la dietrologia. Qui è avvantaggiato chi, come me, non conosce nessuno, e vede solo la cosa (ma tutti i conoscenti con poco sforzo possono sospendere la loro conoscenza). La cosa è: una poesia di Gizzi stradotta da Raos. Ed è qui, davanti o a lato, che mi metto automaticamente a intepretare. Raos questa volta non mette l’originale in lingua. Raos poi scrive “straduzione”, che a occhio non è un refuso, ossia è intenzionale. Intanto, che effetto fa? Stradurre potrebbe stare a tradurre come sragionare a ragionare. Quindi dovrebbe trattarsi di una traduzione pazza, spinta, ironica. Bisognerà vedere l’originale. Oppure stradurre è come strafare, ossia un condurre in maniera esagerata. Dove vuole dunque condurci Raos? La questione è interessante, poiché assume un aspetto oracolare. O se vogliamo, posto che tutti i post-testi sono oggettivamente oracolari, qui avremmo un oraculum sine sybilla. Essendo inoltre interessante il testo, c’è più di una ragione a stimolare i tentativi degli oranti. Insieme. Perciò farò così: posterò qui l’originale di Gizzi senza finire OT, poiché la bacheca accoglie per definizione i meta-commenti. Se poi uno dei redattori ritiene più funzionale riprendere l’originale di Gizzi in un post a sé, si andrà avanti lì. Se no, qui.

  36. THE ETHICS OF DUST

    to think I have written this poem before
    to think to say the reason I came here
    sound of yard bird, clinking lightbulb

    to think the world has lasted this long

    what we were hoping to say:
    ailanthus, rosebud, gable
    saturnalia, moonglow, remember

    I am on the other side now
    have crossed the river, have
    through much difficulty
    come to you from a dormer closet
    head full of dark
    my voice in what you say

    at this moment you say
    wind through stone, through teeth
    through falling sheets, flapping geese

    every thing is poetry here

    a vast blank fronting the eyes
    more sparkling than sun on brick
    October’s crossing-guard orange

    (from “History of the Lyric”)

  37. @ db

    Pensare di avere già letto questa poesia

    a vast blank fronting the eyes
    more sparkling than sun on brick
    October’s crossing-guard orange

    rivedrei la traduzione specie in quest’ultima terzina

  38. get carter
    before carter
    gets you.
    I am a son
    of a gun.
    And you
    are
    NOTHING.
    Remember
    I’ll kill you very soon
    I came from Los Angeles
    to kill you.
    My brother was killed here in England
    I suspect of someone, something not clear
    now
    at the moment.
    Be careful, folks
    I’m Jack Carter
    the best killer of America
    and now
    of England.
    God save the Queen and my brother’s killer
    I think God cannot do anything
    because I’m the best in the scene.
    I’m Carter, yes. Jack Carter.
    I was born in London on February 3rd, 1939.
    Now I’m ready to shot.
    I’m ready to kill.
    Get Carter, son of a bitch
    before Carter gets you!

  39. dove hai imparato l’inglese, carter, ai corsi integrativi del comune di Pomponesco?
    stavo per farti i complimenti per alcuni acutamenti…
    va bè, sciao, carter, mai strafare

  40. what? I tell you something: I’ll kill you, sooner or later. Get me, before I get you!

  41. un accecante lampo bianco
    più della rifrazione del sole sui mattoni
    l’arancio elettrico dei semafori in ottobre

  42. There is no method to decipher this raos. There are doors everywhere we walk and occasionally stumble upon a carcass, which now is only a frame – the door is ajar. This place once marked an exit. Today it is a wall. Where
    is the magician of openings?

  43. LAYLADYLAY! SURSUM LAZHARUS! LAYLADYLAY!

    uno spazio in bianco ampio che fronteggia gli occhi
    che scintillano del sole sul mattone
    ottobre incrocio-custodisce l’arancio

  44. io non capisco perchè commentiate in inglese, questo mi esclude
    e io avrei tante cose da dire

  45. VADE MECUM, RAOS!

    immense an empty one of forehead to the eyes
    luccicante of the sun on the mattoni.

    Orange, October.
    The children with we cross.

  46. Se stasera sono qui è perché te l’ho già scritto
    e pensare che hai bisogno di uccelli
    anche se tu non tintinni.

    Se stasera sono qui è perché è durato a lungo
    e non voglio gettar via così il mio ailanto per te.

    (trad. lett. I scrofa Gizzy)

  47. Mirror makers know the secret –
    one does not make a mirror to resemble a person,
    one brings a person to the mirror.

  48. to T.Resias

    I died again and was reborn last night
    That is the way with we mirror people
    Forgive me, I am a child of the mirror and not a child of the door

  49. Winter’s the thing.
    A place to lay one’s head.
    To sleep at last

    to sleep. Blue on flesh
    in snow light,
    iced boughs overhead.

    This is a poem about breath,
    brick, a piece of ink
    in the distance.

    Winter’s the thing
    I miss. The font is still.
    A fanfare of stone air.

    – – – – – – – – – – – –

    C’est ça l’hiver.
    Un endroit où poser sa tête.
    Dormir enfin

    dormir. Bleu sur chair
    dans la lumière de la neige,
    branches gelées au dessus.

    Voici un poème sur le souffle,
    la brique, un bout d’encre
    dans le lointain.

    C’est ça l’hiver
    me manque. La fonte est immobile.
    Une fanfare d’air de pierre.

  50. Nickonima, you fucking bastard:

    Beware of The Jack, it creeps
    and leaps and glides and slides
    across the floor
    right through the door
    and all around the wall
    a splotch, a blotch
    be careful of The Jack…

  51. There: I’m already dead
    in other words I no longer produce
    I’m on this side of the window
    looking at what happens outside
    not that this condition is to my liking
    every rapport erased
    like when I produced
    and so there is no difference
    I invite you to find the error
    since life is not
    the same as death

  52. Jack, please, take me off a curiousity: are you Jack the Ripper, the Rapper, the Trapper or the Tripper?

  53. There are doors into which we can enter,
    to move through this room,
    indecision and terror.

  54. @redazione di NI

    ieri pomeriggio sul campanello sinistro (modello italiano) della mia bici (OLMO marchio dep., verde, caratt. manopola destra ritorta da prec. incidente) ho trovato il seguente biglietto anonimo:

    *La tua genialità potrebbe valerti una LAUREA HONORIS CAUSA! Smetti pure di frequentare! h. 11,05 4.10.2006*

    Vi chiedo sull’onore: dov’era GB alle 11, 05? Siate precisi, prego, perché il suo ufficio è a 500 m. dalla mia scuola. Se non avrò risposta, lo sfiderò a duello (nel frattempo, ho già provveduto a nominare mia madrina Andreina Barbieri).

  55. Don’t warry, db, my fucking brother Jack is a dead man working – that means, with both always occupated hands: he can’t shoot (and anyway his bullets are peanuts of mine)!

  56. db, ero a casa (ho i testimoni!)
    ma se è un modo per dirmi che ti manco basta organizzarci per una pizza…
    ;-)

  57. sta a vedere che andreina (come il 50% di nick presenti in questa lista) è cipolla :-)?
    beh io fossi angelini chiederei i diritti d’autore, altro che copyleft :-)
    geo

  58. c’è un nick che lancia un suo nick che risponde a un suo nick che sfida un suo nick che minaccia il suo ass

  59. c’è un altro nick, una famiglia di nick, che intercetta il predit, che oscura il predit, che non soffre il predit

  60. Quanto m’ha fatto piangere da vivo!
    Però non affettatelo da morto,
    il mio povero buon Saclà!

  61. aa. vv., ETHICS OF DUST, POWER OF LOVE & POWDER OF COKE IN THE LAST POEM OF ANDREW RAOS, ammazzon publ., 2006+.

  62. x georgia
    studia questi due, guarda le ore, le varianti pedanti, l’inglese de schola, le
    corrispondenze…ma no, lascia perdere

  63. The limerick is furtive and mean;
    You must keep her in close quarantine,
    Or she sneaks to the slums
    And promptly becomes
    Disorderly, drunk, and obscene.

  64. ora dimmi, georgia, uno che scrive take me off a curiosity alle 01:21 può
    produrre un compiuto oggettino alle 17:43?
    dunque il tipino è un falsario

  65. a meno che non giochi a fare il nescio: ipod-wordlingo-ipod-kouros-ferino Quizzical-nonchalant edipo

  66. GB says: *Raos sarà assente per molto tempo*. Poiché come disse il buon Keynes “nel lungo periodo saremo tutti morti”, eccoci costretti a interpretare il post di Raos come racchiudente le sue ultime parole – già di per sé fatidiche, ma qui doppiamente, poiché trattasi d’interruzione/morte volontaria e non accidentale. Cosa dunque avrà voluto dirci Raos con questo post-emblema? Innanzitutto il titolo, che come sempre troneggia:

    ETICA DELLA POLVERE

    L’inglese ha THE ETICS OF DUST, che si presta ad altre traduzioni (lasciando per il momento perdere le straduzioni):

    l’etica della polvere
    l’etica di polvere
    etica di polvere

    Perché Raos ha scelto proprio quella?

    (scusate, ma non sono molto in forma: GB non c’entra niente col biglietto, era un fuoricorso cui avevo legato sbadatamente la bici alla mia, in una sorta di lap-dance. Purtroppo oggi ha riconosciuto la OLMO, e ho rimediato un cartone. Nemmeno la soddisfazione della pizza con GB, poiché mi è saltato il megaponte (su 2 piani, come l’highway della Sila). Se ne parlerà dopo la ricostruzione, sperando in un altro boom. O forse potrei accompagnarlo a mangiare: uno spettacolo che vale da solo il biglietto – quella volta che l’ho incontrato ad es., ha fatto stare un bigburgher intero tra mascella e gengiva, riuscendo così a parlare come se niente fosse…

  67. Another one bites the dust
    Another one bites the dust
    And another one gone and another one gone
    Another one bites the dust
    Yeah!

    The ethics of the dust is like thinking the world has lasted this long, isn’t it?
    A.R. è un genio, nessuno prima di lui ha postato qualcosa a commenti chiusi su N.I. Ci si potrebbe imastire un racconto sulla sua assenza.
    L’ultima cosa che ha fatto è postare una poesia di Peter Gizzi dal titolo l’etica della polvere dopodichè sparisce. Sul blog la tribù degli indiani è in fermento, si fanno le ipotesi più disparate, molti analizzano e sviscerano ogni parola della poesia nella ricerca di qualche traccia o meta-messaggio nascosto, qualcuno addirittura suggerisce di rivolgersi al programma televisivo chi l’ha visto, qualcun altro di affiggere la foto di R.A. sulle buste del latte, alle fermate della metropolitana e degli autobus. Il presidente di una nota squadra di calcio dichiara di averlo fatto pedinare, una grossa azienda telecomunciazioni rivela di averlo spiato telefonicamente, un pezzo grosso della politica giura che sulla scomparsa di A.R. non ne sapeva davvero niente ma un suo collaboratore invece sì…. insomma, persino il dentista di db dice di saperne qualcosa.

  68. Tanto per togliere un po’ di mistero, nel passato, anche nella versione 1.0 di NI, accadeva che qualcuno pubblicasse post coi commenti chiusi. Per dire. Poi se vogliamo giocare a Cluedo, possiamo farlo. :-)
    Il mio accorato appello a giambo zoppicante continua.

  69. Aktung Kaprilamda! the kattokommentokiusodimoresko = 1 kosa,
    l’ubicommentaos di andrade = nantra!!! du yu no nantrasalvatika? detsraos! tedtsdekestion:

    to think I have written this poem before
to think to say the reason I came here

    pensare che ho già scritto questa poesia
pensare di dire il motivo per cui sono qui

    pekkéa Raos ciuse the parataxis insted of syn-taxis? iva-kvestion?!

    pensare che ho scritto questa poesia prima di
    pensare di dire il motivo per cui son giunto qui

  70. la fuschini tradisce ugolino conte per giambo zoppicante. ugolino, fai qualcosa. il tradimento carnale non si è ancora verificato, solo quello cartaceo; ma, come ben sai, carta canta. e infatti maria canta cantava. vito carta no, purtroppo, e dire che avevo scritto una canzone per lui, da interpretare in corsica con un dolcevita nero e il nome d’arte di serge viteaux.
    vabbè, that’s life, come cantava frank sinatra, che era ghiotto di pasta al pesto preparato da lara saint paul.
    ugolino, fà qualcosa: la fuschini è donna irreprensibile ma bovaristicamente impegnata, da qualche temo. e dire che sta in primo amore, il blob meno letto e più noioso d’italia. ma noi vogliamo bene alla fuska detta gabrielska (e adesso la suddetta avrà capito chi è lo scrivente della presente lettera anonima…)
    un amico

  71. e.c.: da qualche temo. leggere: da qualche tempo. (leggerlo se non siete proprio dei pirla, si capisce).

  72. Giusto, Gabry. Non è la prima volta che si postano pezzi con i commenti chiusi. Finiamola con questa dietrologia d’accatto. Ancora un po’ e si scopre che A.R. è un agente della CIA.

    db, bugiardo: non mangiai un “bigburgher” ma una miserabile brioches salata comprata in quel negozietto altoatesino! (caro come il fuoco!)
    Vorrà dire che aspetterò che ti rifarai i “ponti d’oro” e poi ti faccio vedere io di cosa sono capace a tavola!

    Peace and Love, G.B.

  73. casomai maria carta cantava: picio! ;-)
    bovaristicamente impegnata? e cioè?
    se A.R. è della CIA vi ricordo, amici di birra, che io ero gabrifusk, agente del KGB infiltrato alla CIA… e poi non leggerlo Primoamore se ti annoia, ti ho mai legato a una sedia e obbligato a leggerlo? epperò potrebbe essere un’idea. :-)
    ciaooo

  74. fuschini, se mi leghi a una sedia e mi picchi e mi frusti ci sto. se vuoi ti pago anche. (2 euro l’ora). ci sto, ovviamente, se tu mi dai 20.000 euro (che ho bisogno).
    ma non obbligarmi a leggere IPA, ti prego!

    se scrivevo maria carta cantava saltava la peraltro orrenda battuta, hai caputo?

    stasera ho visto ugolino conte, come ben sai, e anche s.g. doveva venire anche g.g. ma stava male. però è venuta amica di s.g., a.l.

    sei bovaristicamente impegnata con metodo del dottor fritz scholl. ich hab spaghetti gegessen. wie geht’s? frau beetz? na gut! der brieftraeger klingelt: frau braun oeffnet die tuer.
    ich habe eine alfa, ich habe ein scheissauto. ick bin ein berliner!
    ciaoooooooooooooooooooooooooooooooooooo
    un amico
    ein freund
    a friend
    un ami
    n’amico

  75. Fritz Scholl fu condannato a morte dal regime nazista in quanto membro della Rosa bianca. M.me Bovary era una borghese annoiata che fece una pessima fine. Cosa devo dedurne? Nun me sembri molto un amico, per dire.
    ps
    tranquillo, non ti obbligo a niente. Poi lo sai che non sono il tipo sadomaso, preferisco tagliare a pezzi con la katana e pulirmi il sangue con un fazzoletto di pizzo intriso di assenzio. ;-)

  76. @ un amico

    Grazie per la soffiata, amico, anche se, purtroppo, non mi dici niente di nuovo: è da tempo che sospetto e ho quasi le prove della tresca. Ti assicuro, però, che ho un vero asso nella manica per risolvere a mio favore la situazione e riposizionare le carte scompigliate, compresa maria che canta. Sono venuto in possesso, “molto casualmente”, di una vera rarità da modernariato criminale: l’ultimo accendino tascabile usato da Jack Carter, il noto killer albionico. Lui tiene ai suoi oggetti personali più che a qualsiasi altra cosa e farebbe di tutto pur di riaverlo. Tramite un intermediario, gli ho fatto recapitare questa proposta: la restituzione dell’accendino in cambio di un “lavoretto” ai fianchi, anzi alle gambe, su un bersaglio da me indicato…

    Sì, hai capito bene: mi sa che “quel” qualcuno a breve zoppicherà davvero… e avrà poca voglia di continuare a fare il farfallone. Scommettiamo?

    p.s.

    Ti passo anch’io una soffiata, ma tienila per te. Sembra che db abbia pagato profumatamente il ciclista fuori corso (ma cosa fanno in quell’università, si preparano alla tirreno-adriatica?) per farsi sganassare i ponti. Da febbrili ricerche effettuate in rete, pare abbia scoperto che Jack Carter, nella sua onorata carriera, non ha mai infierito su persone già ferite o comunque menomate… Io ho dei dubbi sulla fedeltà di Jack in materia di principi, soprattutto ora che un barbone dalla barba bianca, fingendosi babbo natale, gli ha bellamente soffiato uno dei suoi gingilli preferiti. Temo proprio che db abbia sprecato i suoi soldi…

  77. grazie ugolino per la tua soffiata. conosco jack carter, è una vera belva. nel 1973 lo assoldai per far fuori un certo smith, lui capì male e ammazzò un certo wesson con una lueger calibro 9. da allora mi ha preso in simpatia. ama molto i noir. pensa che una volta minacciò un lettore di lucarelli, che detto tra noi non vale una minchia, perchè aveva detto che il noir faceva schifo. jack gli sparò direttamente nel culo.
    se hai bisogno di jack subito ti combino io l’appuntamento. adesso è a londra, deve ammazzare un allibratore, tale greyson. credo che lo farà fuori domani pomeriggio a fulham.
    però guarda che jack non è uno che gambizza, dice che è poco professionale. lui stende in via definitiva. non ha mai mandato nessuno all’ospedale, lui: tutti all’obitorio.
    se vuoi giambo morto (come spero) mandami una mail a unamigocharlie@brown.it e ti combino l’assassination.
    ciao, e vai tranquil che la fuschini ti adora e quella di giambo è una sua manovra diversiva per ingelosirti e legarti ancor più strettamente a sè, a mio manco per il cazzo modesto parere.

  78. @madame fuschiny.

    sono un amico, invece. ma non capisci? fritz scholl sta a emma bovary come le calzature del dottor scholl stanno a emma locatelli… ma è possibile che non hai capito, cara? è palmare, è gps, è jula (de palma) è de palma brian, è black dahlia mit black sabbath in ozzy osburne (vedi chi siamo di ni)!

    secondariamente, madame, non farmi :-) dopo aver scritto che mi fai a pezzi con la katana. okkio al kranio kara, ke kiamo un sms…
    cioè, chiamo jack…
    ma no, tu sei una cara amica. jack è un killer. comunque ora lo sai: il conte mi manderà quella mail, io manderò una mail a jackcarter@thekilling.uk , e i tuo amichetto riposerà in pace… e tutti vissero felici e contenti.
    un amico

  79. ma perché volete far fuori giambo? in fondo scriveva dei frammenti lirici… a meno che voi non sappiate chi è… io non ne ho la più pallida idea. Non ho detto che ti faccio a pezzi, ho detto che mi diverto di più, il resto è noia. :-)
    buono l’accostamento scarpe del dott. Scholl e Emma: non c’azzecca niente. Buonanotte.

  80. ma sul serio anche anche raos è un agente segreto????
    ma dai non scherziamo neppure che oggi è pericoloso farlo.
    Come se non ce ne fossero già abbastanza di spioni infiltrati nei blog che si fingono bravi ragazzi di sinistra e collaborano con i servizi.
    A proposito, ma farina/betulla che fine ha fatto? qualcuno ne sa qualcosa?
    Ferrara aveva detto che se lo buttavano fuori da libero lo prendeva lui (e te pareva)
    geo

  81. Darei tutto il mio ingente patrimonio, pur di stringere tra le dita quel fazzoletto di pizzo.

    Lo sapevo che db aveva sprecato i suoi soldi.
    Quanto a giambo, beh caro il mio galletto, l’accendino l’ho consegnato, adesso sono epodi tuoi…

  82. betulla (purtroppo) è vivo e lotta insieme a loro

    qualcuno sa per caso se jack carter si “occupa” anche di politica? mi è appena venuta una certa idea

  83. per essere infiltrati bisogna meritarselo, tu pensi che georgia con la E faccia drizzare le orecchie a qualcuno?

  84. no mariuccia, in realtà, era solo una battutaccia ispirata dal biondillo :-), ma certo che ora che ti vedo così rizzata e indispettita, fai drizzare la E anche a me ;-), alle volte si tira un sasso e poi si mostra la mano.
    Mi stai forse dicendo che qualcuno qui se lo è E-meritato?
    interessante non c’è che dire
    geo

  85. in realta saviano non c’entra nulla di per se.
    Però insomma si è aperto un po’ l’orizzonte si è schiarito il cielo …
    Uno si illude che quando esce un bel libro qualcosa cambi tra gli “esperti” o presunti tali;-)
    invece no, sempre a menarsela con le vecchie storie che non interessano più a nessuno, sempre a lanciare con la cerbottana freccette avvelenate alle stesse persone (che naturalmente se ne fregano)
    E la madonna …!
    Ad ogni modo capisco che nello stagno le cose cambino in ritardo, scusate l’intrusione e continuate così.
    geo

  86. scusate l’ultimo post non era diretto a voi :-))))
    cavolo MILLE SCUSE voi non centrate nulla con questo discorso :-)
    se volete eliminate pure questi due ultimi post, altrimenti lasciateli a testimonanza del’interscambialità tra blog
    georgia

  87. @raos

    La lingua, specialmente nella poesia, è ethos – ethos come progetto fatale di verità.

    (NB: fatale da for/faris)

  88. a testimonianza dell’interscamb..ma costei si crede importante veri mucho,
    è la donna del capo? chi sbordega due righe par ici può dirsi arrivato?

  89. E(tica) D(ella) P(olvere) = EDP

    Raos sta facendosi un sito, e non lo mostra ancora perché è incerto tra chiamarlo EDIPa (e avvicinarsi così a IPA) o EDIPo (e avvicinarsi così a OULIPO).

  90. era un modo di dire, qui di capi non c’e l’ombra, ma non perchè sia
    un eterogramma, manca la materia sine qua non

  91. niente capi dunque, solo sceriffi più o meno rabbocoglioniti (è un mot-valise), sì lo sappiamo bene.
    ma mi domandavo: se alla donna del capo (modo di dire naturalmente) è permesso di dire cazzate, ma … allora qui il capo (per modo di dire) ci ha un vero e proprio harem misto;-)
    geo

  92. Sono Siti, Water Siti come Raos. Che male c’è? Anch’io tempo fa fui vittima della dietrologia (tutto il mio lavoro su PPP ad es. era un frugare su Petrolio per scoprire cosa ci stesse dietro), ma ora ho raggiunto la superficalità, o almeno una superficialità bastante per confrontarmi con l’Altro, nella fattispecie con Ander Raos. Perciò compatisco chi sfruculia sulle iniziali per trovare… cosa?, che la realtà è lì, palese: EDP, punto (esclamativo) e basta! Così si chiamerà il sito unico di Raos e Me (superata in fretta l’idea di fare 2 Siti Separati). E se lo pronuncerete bene ( ma non voglio co-stringere nessuno), capirete come con esso noi ci prefiggiamo di risolvere insieme i 2 nostri edipi (io quello con mio fratello grande, lui quello con sua mamma indiana). Spero così che la diatriba dietrobologica sia chiusa: buon lavoro!

  93. questi nick del ckavolo danno fastidio ancke a me, ma ckosa possiamo farci? io per parte mia continuerò a fare la mia parte, cercando di essere fedele al mio omenomen (a prop., al paese mio un trans lo chiamano fenomeno = mesa femena e meso omeno) di Bravo Decostruzionista (tr. ingl.: Bob Dylanist), e dunque (in ottemperanza alla prima regola, che il titolo va decostruito per ultimo):

    to think I have written this poem before
    to think to say the reason I came here
    SOUND OF YARD BIRD

    il dilemma dei due primi versi (before/to è o no un enjamblement?) troverà ovviamente soluzione nel terzo. Io almeno la vedo così, e vado dunque subito a deconcentrarmi.

  94. si dice POULTRY; ti passo enjamblement perchè so che con i tasti hai poca confidenza

  95. non CHARLIE PARKER? e poi raos a me non lo dici, va bene!
    io dico a te Raus!

  96. penso di aver trovato l’avantesto, una breve composizione di Gizzi ancora adolescente (pescata in rete):

    THE BLUES OF DUST

    gonna write a poem gonna
    send you a letter gonna tell you
    just how bulb I am

    when I get up in the moonglow

    I think I dust my blues my
    voice said she’s leaving I
    ain’t got no teeth to lose

    “gallinacci” mi sembra buono: ma xké Raos ha volto il volatile al plur.?e xké 1 redattore non mette Gizzi in 1 post, sì da far chattare in pace la bachecca?

  97. Anche se a scoppio ritardato ringrazio Andrea Raos per avermi fatto conoscere Peter Gizzy; da una iniziale scarso interesse ora mi trovo a declamare ethics of the dust ed a rimuginarci su di continuo. Mi stò leggendo tutto quello che riesco a trovare su di lui e nel mio navigare mi sono imbattuta in altri testi poetici tra cui questo intitolato CODA

    When the sky came down
    there was wind, water, red

    When the sky fell
    it became water, wind
    a declaration in blue

    When the end was near
    I picked up for a moment, joy
    came into my voice

    Hurry up it sang
    in skiffs and shafts
    Selah in silvered tones

    When the day broke open
    I became myself
    standing next to a door

    In my dream you were alive
    and crying

  98. Volevo anche segnalare che nel post su Arno S. c’è uno o più nick deficienti che postano poesie di di Z. Arnl senza specificare la fonte.

  99. è forte db, eh, mi ricordo che allineava gli elmetti in trincea per far credere che eravamo in tanti: franz! bist du da? ja? bang, bang

  100. don’t touch mr.raos, otherwise i kill you evrybody!
    best regards,
    j.carter – professional killer

  101. Enrico, è un secolo che non ci sentivamo! mi son tirato fuori dalla depressione col pc, quando ho capito che potevo digitare con la mano che mi è rimasta. sappi, te lo dico una volta sola, che tu non c’entri niente, non sentirti in colpa: fui stupido io a chiederti di accendermi. Se passi per Asiago, vieni a trovarmi: sono sempre qui, in via Ossario 69.
    Mi ha salvato la mano il pc, ma la testa la decostruzione. Ho visto in rete che Gizzi ha il sito, e che gli ha messo a titolo ETHICS OF THE DUST. Dev’essere la sua poesia per antonomasia, e mi son fatto un’idea del perché Raos, che evidentemente ha preferito la versione da sito, l’abbia scelta prima di decedere. E’ facile parlar bene dei morti, ma io l’avevo detto in tempi non sospetti, che Raos era un pessimo blogger, un buon poeta e un ottimo critico – e così se n’è andato non con un commento, né con una sua poesia, ma con una traduzione (l’atto critico per eccellenza), e di una poesia ottima. Ma ben perciò richiedo: perché nessun redattore ha il coraggio, l’onestà, l’acume ecc. di aprire un post col Gizzi inglese, e lasciar decostruire in pace i pochi beati decostruttori?

    http://www.myspace.com/theedust

  102. ti appoggio, ma ho un riflesso che mi modera la simpatia:
    poggi anca mi, de già ch’ el poggia lù, in un contesto polemico

  103. Enri, non so come sei messo tu, ma io non ho più recuperato l’udito, neanche con l’apparecchio. prima ho cercato di sentire la voce di Gizzi a tutto volume, ho puntato perfino la mia cornetta algida sul nero altoparlante, ma era tutto un fruscio. volevo capire se before/to thing era enjambé: io penso di sì, perché da piccolo Gizzi enjambava alla grande (hai visto gonna … gonna /dududu?) e anche qui enjamba almeno una volta:

    have crossed the river, have
    through much difficulty

    tu o Lady Lay non potreste farmi un favore, sentire se Gizzi lega before a to think e se lega have a through?
    Mi piaceva gallinacci, ma poi in effetti dà troppo sui finferli: che ne diresti di lasciare metà in inglese (ormai è entrato nella nostra lingua) e di tradurre: SOUND DI MANINE? fammi sapere, e su con la vita!

  104. caro durbans, sei l’unico che mi fa ridere di gusto in questo cortile.
    Mi hai toccato, touché voglio dire, perchè dalle mie parti i tacchini li chiamiamo turkey, mentre invece in toscana li chiamano yard bird. Si vede che i gizzi venivano da lì prima di emigrare nel galles.

  105. quello che non mi piace di te, caro, è la mancanza di spontaneità, sento che frusci. Prepari le tue trappoline meticolo per meticolo, come facesti alla bainsizza, ti ricordi, spalmando grasso da mozzi sul versante nostro, sì che gli ostri ci scivolarono in bocca quando sdolinarono.
    Passo della Manina, 1500 mt, alta val seriana, c’ho giusto lì un rifugio vermifugo

  106. Enrico Enrico, non impari mai. Io quando sento la parola spontaneità, mi guardo il moncherino: fu così spontaneo il tuo accendermi la sigaretta… Ma come fai a ricordarti tutto? Il passo della Manina Morta… è vero è vero, ora ricordo. Mozzi però… ma a spalmare non fosti tu, fin che gli ostri ti scivolarono entrambi in bocca?
    Basta coi ricordi! Qui sarebbe meglio rizzare le antenne, se no in questo bacheccone ci scappano i gioielli: 5 ottobre h 00.18, a 4 zampe (Poe Gizzi Raos Delaire), quella sì che è poesia perfetta! o no?
    Intanto in rete ho pescato un’altra chicca di Gizzi giovanissimo: com’era prevedibile, il tema della polvere ha radici profondissime

    for your dust
    for your dust
    for your dust

    
I’d give you everyard and bird I’d
    bring you guble rings and bricks right to
    your door to thrill you with geese

    I’ll give you rosebuds bright there’ll
    be sheets that will excite to
    make you stone of me at light

    for your dust
    for your dust
    for your dust

  107. Mi sono guardato attorno e ho visto tutta questa gente che stava accusando la bomba. Ma la bomba sta diventando una seccatura, perché l’errore non è la bomba. L’errore è che troppo poca gente è libera.

  108. about 5 october h 00.18

    Edgar Poe…That’s what they call Edgar Allan Poe in France, I think it’s more interesting, he sounds like a gunfighter.

  109. hai ragione bud, la chiesa uccide con l’onda…
    ma che cazzo fai al venerdì sera, non ce l’hai una donna? spendi tutto il settimanale in casa? o sei ospite di un cottage circondariale?

  110. Giambo@
    Come io trovo l’accento circonflesso, qui sulla qwerty. Cioè mai.

    DB@
    Sono preoccupata per te, stai entrando in fase compulsiva/ossessiva.
    la tua badante

  111. L’ombra di Edgar si allunga sulla bacheca di ottobre già chiazzata da splendide gocce color arancio semaforico ed incongruenti spruzzate di polvere
    uccellacci inquietanti come caprimulghi lovercraftiani volteggiano sull’accampamento degli indiani urlando terrorizzati all’idea di venire scambiati per tacchini all’ingrasso in vista del prossimo Natale Andrea Raos se ci sei batti un colpo che poca gente è libera e quella che potrebbe esserlo si fabbrica da sé proprie catene

  112. Non si preoccupi, Gabriella, lo tengo d’occhio io. Per il momento è ancora entro limiti facilmente definibili e controllabili. L’apparente stato compulsivo-ossessivo è solo una passeggera conseguenza dell’incidente occorsogli col ciclista fuoricorso. E poi, per scrupolo professionale, mi sono consultato anche con l’illustre collega nonché amico dott. Gerardo Carotenuto, che ha convenuto con me sull’inutilità, per il momento, di interventi più drastici. Ma, come suol dirsi, noi vigiliamo…

    Piuttosto, per quel che la riguarda e di cui ho appena letto, mi desta non poca meraviglia il fatto che g.z. sia ancora in condizioni di digitare al computer. Ma tantè, nemmeno i killer sono più quelli di una volta…

  113. Caro doc le sono grata per la premura e l’attenzione nei confronti di DB, come tutte le personalità geniali ogni tanto rimane vittima dell’onda. Per quanto riguarda g.z., la mia katana in effetti ha mozzato un braccio qualche ora fa; il possessore farneticava di un ingaggio ad opera di sedicenti “un amico” e “Ugolino Conte”… tale killer si trova ora al PS del s.paolo, mentre il braccio l’ho messo in freezer per il prossimo albero di natale. Dopo il successo dell’anno scorso (albero di natale addobbato con le teste dei pazienti), quest’anno pensavo di utilizzare resti mozzati. L’idea m’è venuta dopo un consulto con L’esperta Cara Polvere verso cui nutro profonda stima. Non tenti di curarmi perché potrei ripensarci e addobbare l’albero con gadget di noti psichiatri frequentanti questo magnifico salotto.
    Sempre devota.

  114. Gabriella, cara figliola, permette che le tenda la mia mano? Lei non ha bisogno di essere curata, lei ha bisogno di essere redenta, e io sono stato inviato qui alla bisogna dalla provvidenza in persona, dal luogo dove si puote ciò che si vuole. La prego, lasci che l’aiuti, un passo alla volta e ne sarà fuori per sempre, si sentirà come rinascere. Cominci con l’abbandonare questa compagnia scellerata ed empia, a partire dai due diabolici psichiatri, che più che curatori di anime sono curatori fallimentari di vite, pseudo studiosi dediti all’eccesso e al vizio che spacciano per scienza. Pensi che uno dei due, il messicano di origini altoatesine, tiene prigioniero un giovane poeta, tale Paolo Francesco Celano, e si vanta anche in pubblico di perseguire il suo bene e di curarlo; l’altro è un apostata, un tempo fedele devoto dell’ortodossia e oggi vendutosi al nemico in cambio di chi sa quali incoffessabili favori. Ma noi li teniamo d’occhio, e il reverendissimo padre Budget Bozzolo da Arcore, noto esorcista, è già sulle loro tracce. Lei è ancora in tempo, ma il tempo fugge, deve affrettarsi, i posti disponibili sui vagoni celesti già quasi tutti prenotati. Si penta, dunque, e si affidi: le perdoneremo tutto, a partire dalla mutilazione inferta a un angelo vendicatore che, sotto le mentite spoglie di un killer, avevamo sguinzagliato sulle loro tracce e su quelle di un altro pericolosissimo seminatore di dubbi e di zizzania spacciata per cultura universitaria. Giammai! Extra ecclesiam nulla salus, si ricordi, cara fanciulla. Quindi, faccia con fiducia il passo che le vale la salvezza: dimentichi ogni umano affetto e torni al vero, all’unico, al Primo amore, quello che cancella ogni colpa. Io che sono due, le lascio la nostra benedizione.

  115. scusi gabriella, “resti mozzi” o “resti mozzati”? la differenza, come può facilmente appurare da sé, non è di poco conto. credo che in gioco non ci sia solo il suo albero di natale, ma le sorti stesse della letteratura

  116. INDIE SONG
    an elegy for A.Raos

    It’s good to be dead in America
    with the movies, curtains and drift,
    the muzak in the theater.
    It’s good to be in a theater waiting
    for The Best Years of Our Lives to begin.
    Our first night back, we’re here
    entertaining a hunch our plane did crash
    somewhere over the Rockies, luggage
    and manuscripts scattered, charred fragments
    attempting to survive the fatal draft.
    To be dead in America at the movies
    distracted by preview music in dimming lights.
    I never once thought of Alfred Deller
    or Kathleen Ferrier singing Kindertotenlieder.
    It’s good to be lost among pillars of grass.
    I never once thought of My Last Duchess
    or the Pines of Rome. Isn’t it great here
    just now dying along with azaleas, trilliums,
    myrtle, viburnums, daffodils, blue phlox?
    It’s good to be a ghost in America.

  117. caro filologo, lei forse ha ragione, dato che non scrivo libri le sorti della letteratura non sono in pericolo. In ogni caso:
    moz|zà|to
    p.pass., agg.

    Padre ermeneutico&gilda,
    lei deve aver visto una volta di troppo Il codice da Vinci (le perdoneremo tutto, a partire dalla mutilazione inferta a un angelo vendicatore che, sotto le mentite spoglie di un killer, avevamo sguinzagliato sulle loro tracce).
    Quindi:
    Si redima, legga Notre Dame de fleurs e troverà pace.
    Ossequi.

  118. questa bacheca è bachata, un ambulatorio ambulante nei buchi della rete di bruchi e becchi bradi, di bradipi bramosi ecc. ecc. 2 soli, dico 2, hanno mostrato fin qui di sapersi impegnare portando acqua al mulino dell’etica e macinando la bramata in polvere GIZZI: Lady Standup e l’upperscritto. Ed è scandaloso che nessuno dei redattori finora abbia sentito il dovere morale di aprire un post per Dizzi urlando forte

    IL MONDO E’ SPARITO, VI DEVO PORTARE IO

    e pensare che la buonanima di mio papà l’aveva detto in francese e anche in tedesco, in coro con Gad Hammer, il papà di Lerner, quando lui tirava gli ultimi e costui già li aveva tirati

    DIE WELT IST FORT, ICH MUß EUCH TRAGEN

    http://www.hyperhumanities.com/shs/

  119. @ fratello ermen e sorella gilda

    Old pirates, yes, they rob i;
    Sold I to the merchant ships,
    Minutes after they took i
    From the bottomless pit.
    But my hand was made strong
    By the and of the almighty.
    We forward in this generation
    Triumphantly.
    Wont you help to sing
    These songs of freedom? –
    cause all I ever have:
    Redemption songs;
    Redemption songs.

    Emancipate yourselves from mental slavery;
    None but ourselves can free our minds.
    Have no fear for atomic energy,
    cause none of them can stop the time.
    How long shall they kill our prophets,
    While we stand aside and look? ooh!
    Some say its just a part of it:
    Weve got to fulfil de book.

    Wont you help to sing
    These songs of freedom? –
    cause all I ever have:
    Redemption songs;
    Redemption songs;
    Redemption songs.

    Emancipate yourselves from mental slavery;
    None but ourselves can free our mind.
    Wo! have no fear for atomic energy,
    cause none of them-a can-a stop-a the time.
    How long shall they kill our prophets,
    While we stand aside and look?
    Yes, some say its just a part of it:
    Weve got to fulfil de book.
    Wont you help to sing
    Dese songs of freedom? –
    cause all I ever had:
    Redemption songs –
    All I ever had:
    Redemption songs:
    These songs of freedom,
    Songs of freedom.

    p.s.

    Gabriella, resisti!

  120. POULTRY: band blues che giunse al pop rock sperimentale dopo una serie di successi come Over, Under, Sideways e Down. Connettendo l’R&B con lo stile psichedelico (furono i primi a usare fuzz tone, feedback, distortion ecc.), gettarono le basi per la successiva esplorazione dell’hard rock. La formazione iniziale comprendeva: voce Keith Relf, batteria Saul McCarty, chitarra ritmica Chris Dreja, basso Paul Samwell-Smith, chitarra solista Anthony “Top” Topham. L’album Five Live Poultry e una manciata di singoli è tutto ciò che ci rimane, poiché dopo 2 anni Top si ritirò per volere della famiglia e fu sostituito dall’allora sconosciuto Jeff Caprow sotto consiglio di Jimmy Line, prima scelta del gruppo. Ma questa formazione ebbe vita breve: dopo aver inciso l’album Raos The Engineer, il bassista SS, disgustato dai comportamenti della band durante i tour, lasciò il gruppo. Fu L a offrirsi come sostituto al basso; non rimase comunque molto in questo ruolo poiché alla prima occasione (un malore di C) ne approfittò per mostrare tutto il suo valore alla chitarra, suonandola con l’archetto. D venne spostato al basso e la band continuò con 2 chitarre soliste: di questa formazione non ci rimane nulla su disco, poiché C diede in escandescenze durante un tour abbandonando il gruppo e venendo licenziato in seguito, dopo aver tentato di suicidarsi. Così L rimase da solo da solista. Durò poco anche così: dopo aver dato alle stampe Little Games, un flop disk, nel ‘70 i Poultry si sciolsero, non prima però di partecipare nel ‘69 al Festival di Sanscemo nella categoria debuttanti (M. Bongiorno traducendo a braccio li ribattezzò Gallinacci) ed entrare di striscio in Blow Up di Antonioni. R e MM andarono a formare i Fried Chickens, per abbracciare sonorità più morbide, mentre D e L, detentori del nome, continuarono come New Poultry e infine nel ’74, con l’ingresso del giovanissimo cantante Peter Gizzi, dettero vita agli Yard Birds, che sfondarono con i 2 singoli Blues of dust e For your dust, da cui prese il via la wave dark. Improvviso lo scioglimento, e definitivo, nel ’77.

  121. non per essere pignoli, ma il

    just now dying along with azaleas, trilliums,
    myrtle, viburnums, daffodils, blue phlox?

    di Indie Song mi ricorda un po’ Cat
    Stevens (che però prosegue meglio)

    Now, in the time of spring (azaleas, trilliums,
    Myrtle, viburnums, daffodils, blue phlox),
    Between that disgust and this, between the things
    That are on the dump (azaleas and so on)
    And those that will be (azaleas and so on),
    One feels the purifying change. One rejects
    The trash.

  122. cancellation
    or thought fumes
    all at once
    I never wanted to leave
    or this character
    wiping off the z’s
    set plenty against the future
    an odd reprisal

    oscillation
    or set array
    theory of occurrance
    a dialogue removing memories
    slowing a low zero into a form
    a flood revival

    verification
    or press hues
    around an ounce
    and this barrister
    let plenty gain the fracture
    sniping at the lees
    a proud dismissal

  123. under the bam
    under the boo
    under the bamboo tree

    eliot will soothe you, will he?

  124. l’annullamento
    o il pensiero fumé
    tutto d’un tratto
    io mai non ho desiderato andare
    o questo carattere
    che pulisce fuori dell’abbondanza stabilita
    della z contro il futuro

    un’oscillazione dispari
    di rappresa
    o regolare la teoria
    di allineamento del caso
    un dialogo che rimuove le memorie
    che ritardano uno zero basso in una forma

    una verifica di rinascita
    dell’inondazione
    o premere le tonalità
    intorno a un’oncia
    e a questo barista
    ha lasciato l’abbondanza guadagna la frattura
    che cecca al sedimento
    uno scioglimento fiero

  125. Lulla-by-lulla lulla-boo
    Tutti Rutti, all over rutti
Lulla-by-lulla lulla-boo
    I got a gall, named Suet,
She knows just what to do
I’ve been to Dory Gaz
    I’ve been to the Wess
    But she’s so gall
That I love the bath
    Tutti Rutti, all over rutti 
Lulla-by-lulla lulla-boo

  126. then California is this
    houses low and aligned on the
    old one be them that it does’nt make it
    more nobody between Big Sur & Monterey
    under the trellis work you make the accounts to
    your 26 years with the hands and close the eyes
    I, as true traveller, tell for n times to the bartender
    the history that (for a quarter to which I hold a lot)
    they are californian too (you drink and rest) I did
    not think was one therefore very small station
    in California and grain cut in the fields
    and long filaris of poplars
    and peace

  127. non per essere pedante, ma l’

    it’s good to be in a theater waiting
    for The Best Years of Our Lives to begin.

    di Indie Song ricorda assai “Sunset
    Boulevard” (che però diceva meglio)

    task that every day is like a miraculous peach and how nice to fish
    suspended on a soft cloud rose, you like a gentleman and I like a
    spouse while outside from the window the dust is raised in flight
    tighten to me strongly no night is infinite, the best years of our lives
    task that’s wonderful to remain in the dark embedded to you like boxers
    after an encounter like the last survivors perhaps a day we’ll discover that all that sadness has never existed, the best years of our lives

  128. @i pochi compagni svegli

    reduce da una notte furibonda & partigiana, spezzo un’arancia a favore del Circolo ARCI Martiri di Turro, via Rovetta 14. Chi c’è già stato, non ha bisogno di descrizioni, e chi no può immaginarselo: 2 biliardi + karaoke + carte + cortile + cetera. MA la novità è la gestione under 30, e la ricaduta bestiale su vitto & alloggio (ma alle 3 ci hanno sbattuti fuori). Le due cuoche sono deliziose e soprattutto psicologhe di professione – una freudiana, Monica, l’altra un po’ più mistica. e fanno da mangiare da dio. esempio me:

    1- antipastini croccanti /vuoto di memoria
    2- una trippa quasicomequelladimiamammaostessa: un piattone fumante con dentro fagioli, patate, e un soave profumo di zenzero (ho rinunciato persino al parmigiano, stava bene così)
    3- cotoletta alla milanese (ricordo il dubbio amletico tra questa e la schnitzel viennese, tra il vitello e il mas-cio) con contorno delicatissimo di bietole lesse e scottate all’olio: NB la cotoletta era CROCCANTE
    4- come dolce, una ciotola di cioccolato bollente assai liquido con scorzette d’arancio
    vino a volontà della casa sfuso, una bonarda mossa, grappino e caffé.
    questa prima parte della serata mi è costata 17 euro: fate voi.
    (la milanese costa 7, la viennese 5. in cortile, hanno messo una decina di olivi su vaso, + di così si muore).
    La lucidità con cui sto battendo queste mie ultime (o penultime) parole, dovrebbe essere garanzia sufficiente…

    per prenotare, 02/26116564

    (so che la linea nera del PCd’I, quella di Servire il polipo, obbligherebbe alla segretezza, poiché poi il locale si riempie troppo e poi non c’è più posto, e teniamocelo stretto… ma io sono ubarchico e figlio d’arte, perciò…)

  129. Allora è questa La California. Case basse
    e allineate sulla vecchia Aurelia
    che non la fa più nessuno,
    tra Marina di Bibbona e Cecina.
    Sotto al pergolato, fai i conti ai tuoi
    ventisei anni con le mani, socchiudi gli occhi.
    Io, come un vero viaggiatore, racconto
    per l’ennesima volta al barista la storia
    che, per un quarto a cui tengo molto,
    sono di Toscana anch’io. Tu bevi e riposi.
    Non pensavo ci fosse una così minuscola
    stazione in California. E grano tagliato
    nei campi e lunghi filari di pioppi. E pace.

  130. there is a wisdom that grows up in strife
    and one – I like it best – that sits at home
    and learns its lessons of a thoughtful ease
    so come! a lonely house awaits thee! there
    nor praise, nor blame shall reach us, save what love
    of knowledge for itself shall wake at times
    in our own bosoms: come! and we will build
    a wall of quiet thought, and gentle books
    betwixt us and the hard and bitter world

  131. Segnalo che Gino Tasca, il miglior blogger, nei suoi ultimi anni partecipava alle attività dell’Accademia platonica delle arti di Padova, retta da Ettore Perrella. Il quale, oltre ad essere stato il suo psicanalista, aveva molto prima pubblicato DITTICO: PAVESE/PASOLINI, Sugarco 1979. Purtroppo il libro è introvabile, anche nelle biblioteche: perché invece di poltrire in IPA non ce lo riassume la ragazza Carla?

  132. AnaLgranMareSempreME (irremeabile, profondissimo, dono)

    *La Frage che ti Frega.*

  133. Incollo qui, per dovere d’archivio, una tenzone che era OT nel mio post:
    Gaudemus igitur Says:

    October 7th, 2006 at 09:07
    la disputa! la disputa! ai tomi ai tomi! gaudemus saprofiti! al papa al pope! ai Trinitari ai Catari! ad Origene ad Origene! ai tomi ai tomi! alla mitra al mitra!

    Duns Scroto Says:

    October 7th, 2006 at 10:25
    gaudeAmus, asine!

    Tece quo melius discas Says:

    October 7th, 2006 at 10:37
    gaudeAnus, puer

    nimo profeta Says:

    October 7th, 2006 at 10:41
    gaudeHUmus, stulte

    Lino Dita Says:

    October 7th, 2006 at 10:48
    CaudeAnus digital!

    tashtego Says:

    October 7th, 2006 at 13:45
    il latino attizza sempre molto il tardo liceale, subito si accende la disputa su chi lo sa meglio.

    Il ripasso (di Borsaro nero) Says:

    October 7th, 2006 at 14:01
    SING SING
    Rosa Rose
    rosa rose
    rosa rose
    (rosa) rose (*)
    rosa rose
    rosa rose

    Bario Dorso Says:

    October 7th, 2006 at 14:09
    No. Dumm.
    SING PLUR
    rosa rosae
    (prima declinazione)
    Ich bin das Anagramm.

    Boria di Sordo Says:

    October 7th, 2006 at 14:16
    Nein, Lügner. Er lügt das Blaue von Himmel herunter. Ich bin the only and the real FINAL ANAGRAMM. (Col wizio del vitz.)

    Sorbo Radio non avrà il mio scalpo Says:

    October 7th, 2006 at 14:23
    由于Zeus的中文介绍非常少,很多管理员不知道这个超级Borso,有些知道的苦于中文安装说明很少,无从下手!我也是不久前才知道Zeus的,正好有人要上台服务器,正好拿他做实验,哈哈哈,不幸的是竟然被我安装好了,下面分享一下安装过程

    Brodo Sario (l’autentico rex) Says:

    October 7th, 2006 at 14:32
    Αν θυμάσαι πέρυσι την είχαμε βγάλει, οι πελάτισσες, στο τρίτο πατάρι του REX με αποτέλεσμα να μείνουμε με πολλές απορίες ως προς το τι ακριβώς συνέβαινε μέσα στο μαγαζί.
    Φέτος προβιβαστήκαμε στο πρώτο μπαλκόνι με άριστη θέα κι έτσι τα είδαμε όλα, κυριολεκτικώς και μεταφορικώς.
    db

  134. strano inglès, tu sei intelligente, eppure cedi alla tentazione di censurare: il troll va ignorato, naturalmente.
    questo lo sanno tutti.
    io ho uno che quotidianamente si masturba nel mio blog, che dovrei fare?
    smanettare tutto il giorno per cancellarlo?
    impedire i commenti a tutti?
    non sarò certo io a doverti ricordare che il web è il web.

  135. @tash

    non sono d’accordo, questo trollicamente corretto non mi convince.
    Un conto è la netiquette, un conto l’altra guancia. Un commentatore in buona salute mentale che fa un commeto acido viene infilzato dai suoi colleghi con la matita blu e il cannarolo compulsivo per chissà quale malintesa mitezza evangelica può scacazzare ovunque.
    A me i troll non danno fastidio, sono i fool, a ruttoman mi ero affezionata, era un segno grafico. Ma questo, (perché è uno solo quello che sta sbareando) non è un troll
    è una persona disturbata. Vuole esibirsi? Bene fa Inglese a non cancellarlo e a metterlo in bacheca, così se qualcuno vuole leggerlo viene qua e se lo guarda, come la scimmia in gabbia.

    Neanche una canna di tre chili fa questo effetto.

  136. Quando il cielo è come stanotte guardo le stelle e mi diverto a riconoscerne alcune ricordando i miti legati ai nomi che diedero loro i greci.
    Mi piace riuscire a trovare la mia posizione nel mondo dimenticando il progresso. Ecco allora che quando serve la mia mano diventa goniometro.
    La stella polare sta verso Nord (bussola), alta circa 45° sull’orizzonte;
    si può usare la mano almeno in tre modi diversi:
    – braccio esteso, mano chiusa ® 10°
    – braccio esteso, mano chiusa, pollice aperto ® 15°
    – braccio esteso, mano aperta a spanna: sono 20 gradi (allora la stella polare è alta circa due spanne sull’orizzonte).
    Ci aggiungo i versi di Saffo:

    Le stelle intorno alla luna bella
    nascondono di nuovo l’aspetto luminoso,
    quando essa, piena, di più risplende
    sulla terra…
    Tramontata è la luna e le Pleiadi:
    a mezzo è la notte:
    il tempo trascorre;
    e io dormo sola.

  137. qui c’è qualcuno che non vuole capire: nel thread del post Inglese, finalmente Galbiati aveva cominciato a analizzare seriamente la lectio del papa, e io, che sono come altri interessato, ho commentato subito così:

    *@Galbiati
    ecco, impostato come fai tu, diventa un discorso interessante e importante da fare insieme. ci vuole tempo, e poi non bisognerebbe lasciarsi prendere dal ritmo frenetico dei post che contraddistingue NI.
    ad es., per contrapporre Dio ragionevole a Allah irragionevole, Penedetto non si perita di tagliar fuori Duns Scoto francescano, il dottor sottile che Dante invece mise accanto a San Tommaso in Paradiso…*

    al che segue immediatmente

    *Gaudemus igitur Says:

    la disputa! la disputa! ai tomi ai tomi! gaudemus saprofiti! al papa al pope! ai Trinitari ai Catari! ad Origene ad Origene! ai tomi ai tomi! alla mitra al mitra!

    Duns Scroto Says:

    October 7th, 2006 at 10:25
    gaudeAmus, asine!*

    faccio un outing forse OT, anzi una scoop: Duns Scroto ero io! e spero di continuare a esserlo, nel senso che mi accontenterei di essere una caricatura del dottor sottile. E difatti fui sottile, a beccare il pollo anzi l’asino in fragrante (sic) errore di grammatica. Insomma ragazzi, se si sta seri sto serio, se si scherza scherzo: che volete da me? Sursum cauda! (Ingl., up with the queue!)

  138. strano tash, tu sei una persona intelligente e cadi nella tentazione (di certi blogger giovani e poco usi al complesso gioco democratico) di prendere fischi per fiaschi: il termine censura è un termine serio, cerchiamo di usarlo adeguatamente; ti risparmio il copia e incolla dal dizionario;
    quanto agli usi e costumi nel/del tuo blog, è come in amore, “ognuno lo fa come gli pare”

    quanto alla tenzone tra macaronici e pedanti, io la trovo molto spassosa, infatti non volevo si perdesse nell’oblio

  139. io sono contra la fessura che cuando nascondate i scritti dei frolli che e meglio che il poster bisogna tenerla sempe aperta cosi tutti tela cuardano e ce chi gli piacesse e chi non gli piacerebbe. io vi scuso tanto se velo dico ma io mi credo che il signor casceco cia propio ragione che cuello che glia scritto al signor ingrese e propio cosi e lui a da vero ragione anghe se mi a scridata che non li piacesse il mio buc ma io li vorrei bene che e tanto caro e che bel nome che cia

  140. vi scuso tanto se mi metto un altro poster che vorrebbi dire solo cuesto, che i frolli vanno ingoiati e non li dati retta. che poi anche la signora borsa che e tanto brava che mi a imparato un sacco di cosi che io non saprebbi mai. sola mente che io non capirei come cia lo scroto se la signora borsa e una signora che e tanto cara, ho come mi piaciono tutti i suoi nomi di nicchia che sono tanti originale che lei e una che chilo sa cuanti buc cia che li scritti tutti lei

  141. @db

    Duns scroto eri tu, bene, per me puoi avere mille nomi, purchè ogni nome abbia qualcosa da dire, e veda anche l’altro. Non è vero che l’altro è un problema della filosofia e gli altri sono un problema di semplice vicinanza. Oppure spiegami qual’è il rapporto della filosofia col mondo, se per comodità teorica gli altri diventano l’altro, bene, non dimenticatevi che la filosofia non vive in un mondo a parte e se quel nesso che al mondo la collega diventa così astratto da svanire, peggio per lei, morirà strozzata nella letteratura secondaria, come mi pare faccia ormai quasi sempre.

    L’altro qua siamo noi, non disprezzare se non vuoi essere disprezzato.

  142. ho cara signora tempera che lei non sa che cuando scriverebbe cueste cose che a posate cui lei mi piacesse assai assai d’avvero. crazzie che se io saprei scrivere come lei anghio sarei dette propio cueste cose che lei a fatto

  143. @ amalia de lana

    ma che fatica dev’essere scrivere così, perchè non si rilassa e si unisce a noi senza tanti numeri da circo? O sono le prove generali per qualche exploit da tenere altrove?

  144. i nick di db contro le parodie dei nick di db: questo è un filone da non perdere: canuto ouilipo contro sbarbati dadaisti; straparli il migliore…
    (ringrazio per i consigli la sciura De Lana)

  145. non prendere d’aceto, inglès.
    anch’io sono tentato, nei periodi di irritazione cutanea, di annientare tutti i trolls.
    tuttavia rimuovere il detto altrui quando ti dà fastidio, a meno che non ne sia proprio palese la necessità di rimozione, si chiama censura.
    poi certo, a casa tua fai come ti pare.
    tuttavia il nick “duns scroto” mi fa ridere.

  146. io la scuso tanto signora tempera se mi o permessa ma e che volessi fare ha lei solo un comprimendo, ma la scuso tanto non l’ho faro piu se lei se la prenderebbe cosi in cuesto moto. che io mi crederei che ce laria un po epilettrica in giro in cuesto posto che solo il signor ingrese mia capito e lei in vece mi credesse chisa che cosa, ma io la vorrei bene perche anghe lei mimpara tante cose che io non sapessi. comungue crazzie tanto che lei si preocupasse che io farei la fatica del circolo, che lunica mia fatica e cuella di farli ela vedere a cuarcuno che o tanto bisogno di vederlo anghio che e tanto che non lo vedo da cuando mi misero la cinta di mia filia salvatrice

  147. certo che tash è gnucco forte, inglese ha detto che li vuole salvare i trolls, per questo li ha messi in una teca

  148. @ Amalia De lana

    ma no, carissima, anzi, e non se la prenda neppure lei,
    sono pigra e cerco sempre di evitare anche agli altri troppo grandi fatiche:–))

    @ sheissolein

    ebbene sì,
    ho un contratto a tempo indeterminato.
    Questa preclusione verso i pompieri non la capisco, bei ragazzi, che scivolano lungo il palo d’acciaio senza pensare alle vesciche, sempre di corsa, con un piede sul cofano e il corpo al vento, l’occhio teso a scrutare l’orizzonte.
    Ma il suo rimbrotto mi ha fatto una scheissangst che metà basta, speriamo che madame ottemperi al suo invito.

  149. sotto teca si conservano meglio

    (a tash: io ho la mia visione sui commenti (e sulla crazia del pueblo), visto che segui NI da un po’ dovrebbe esserti chiara. Poi a te di non condividerla. Ma mi pare strano che tu la scopra adesso.
    nei limiti di tempo che dedico a NI cerco di
    1) togliere i commenti offensivi diretti ad altri commentatori
    2) lasciare i commenti offensivi diretti a me (se si ripetono monotamente, tolgo le repliche)
    3) togliere il puro disturbo (scoregge, rutti, seghe, ecc.)
    4) da quando c’è la teca, spostare il cazzeggio ot (sopratutto se divertente), con avviso e indicazione
    5) lasciare l’espressione delle opinioni, giudizi, ecc.
    Tutto questo nell’intento di salvaguardare, quando c’è, una discussione, ossia di mostrare attenzione a chi partecipa alla discussione

    Ho partecipato spesse volte ad assamblee, e parlo delle meno istituzionali, delle più democratiche, e mi sono reso conto di quanta competenza, conoscenza di sé e degli altri, anche autodisciplina, è necessaria, per far funzionare questa pratica basilare della democrazia. Un’assemblea in cui non si rispettano i tempi di parola, l’ordine del giorno, in cui si fa violenza agli altri in vari mondi, è un’assemblea che va a puttane.

    Ecco tutto. Senza nessun aceto)

  150. Ho sentito che questo post è il mondo incantato dei trolls, una riserva protetta chiamata bacheca dove trolls grandi medi e di piccole dimensione possono trovarvi rifugio anche cantandoooooo
    Signore io sono Irish
    quello che non ha la biciclettaaaaa
    Tu lo sai che lavoro e alla sera
    le mie reni non cantanooooo
    Tu mi hai dato il profumo dei fiori
    le farfalle i coloriiiii
    e le labbra di Ester
    create da teeeeee
    quei suoi occhi incredibili
    solo per meeeeeeee….

  151. a proposito di assemblee.
    quelle meno istituzionali, quelle più spontanee, sono di solito le meno democratiche.
    per come le ricordo io.
    ma questo è solo un’inciso.
    le discussioni a me piacciono quando non sono ingessate, quando c’è spazio per la divagazione e per il cazzeggio, quando si consente all’arguzia di essere ot e magari offensiva o coprolalica, ma di restare nel punto dove si è voluto inserirla, a meno, certo, di casi estremi.
    gaudemus che grida “alla disputa!” è parte integrante della discussione, anche se in estrema e ironica sintesi.
    la vedo così e magari sbaglio e sono gnucco.
    fofi ha ragione se vede un mondo prossimo venturo de inumani.

  152. @ coso

    perchè non la volti in inglese con il lingo, vediamo come viene, così anche
    la cacciatrice di tordi potrà cominciare a riconoscerti dal turpilemma

  153. @ temperanza & tashtego

    ho deciso come troll serio di ignorare i commentatori ufficiali

  154. L’evento è qui, via col vento? Piangi. Minestra. Oramai. Anch’io. LEBERO
    EMEZIONI. W abbasso

  155. @ tashtego delle 14:18
    non farti uccellare , l’errore de latino l’ha fatto lui stesso, gli piaceva di darsi dell’asino, ognuno c’ha i suoi piaceri

  156. lasciatemi cantare una canzone di troll vero:

    “Stay bamboooooooch stay bambuuuuuuch” ghidarra e basso
    but tunf tunf tunf rullll
    dàn dàn (tastiere)
    “gaudeamus ingitur, gaudeamus ingitur, bu, bu,”
    stunf crek

  157. Mi sono rivista il film Il tempo dei lupi di Michael Haneke e non ho potuto fare a meno di pensare al modo distratto con il quale un europeo medio come me finisce per guardare gli innumerevoli eventi drammatici che avvengono fuori dall’Europa come se il nostro mondo fosse un baluardo inespugnabile. Questo film rivela la fragilità del nostro sistema evoluto costituito da una umanità occidentale di cui io credo di fare parte – colta e civilizzata – che si trasforma di colpo in un branco di lupi non appena viene defraudata tout court di ogni sicurezza e benessere.
    Allora la sopravvivenza diventa una forma estrema e disumana di evoluzionismo con il conseguente fallimento del genere umano, la fine dell’umanità intesa come comunità solidale e ideale.
    Così come P.Levi in Se questo un uomo descrive il tipo di società che si viene a creare nell’ambiente e nelle condizioni di un lager dove la defraudazione più grande è la perdita dell’umanità e negli uomini coinvolti l’istinto di sopravvivenza fa emergere il lato più bestiale.

  158. 2 TIM ROAD 10:26

    in the still of the night, in the world’s ancient light
    where wisdom grows up in strife
    my bewildering brain, tolls in vain
    through the darkness on the pathways of life
    each invisible prayer is like a cloud in the air
    tomorrow keeps turning around
    we live and we die, we know not why
    but I’ll be with you when the deal goes down

  159. the bitch goes on, the deal goes down
    drums keep pounding a rhythm to the brain
    chatting was once the rage
    history has turned the page
    the mininick’s the current thing
    OT blogger is our newborn king
    the grocery store’s the superthread
    little birds still break their hearts
    and men still keep on marching off to war
    electrically they keep a comment score
    temp sit in chairs and reminisce
    boys keep chasing cows to get a kiss
    the posts keep going faster all the time
    bums still fart, “hey body, have you got a crime”
    when the deal goes on, yes the bitch goes down…

  160. mi alzo per fare pipi e chi ti trovo qui, jack farter intento a manipolare manipolare;
    restiamo sempre a sette, sorry

  161. Ho cliccato su “chi siamo”:
    *Ci siamo chiamati NI perché ci piaceva l’idea di una nazione composta da molti popoli diversi* che intrecciano *confronti, e a volte anche scontri.*
    Poi ho provato con wikipedia:
    *Nazione è un raggruppamento di persone che hanno in comune la lingua, la cultura e, normalmente, l’etnia. Ciò prevede un profondo senso del “noi”, pace ed ordine al suo interno, una serie di simboli e miti comuni. Il senso del “noi” si sviluppa nella popolazione spesso grazie al confronto con il “gruppo esterno”, che alle volte assume la forma di un odiato nemico.*
    E ancora su wikipedia:
    *Popolo può definire, in generale, un gruppo specifico di esseri umani che possiedono caratteristiche comuni, come nazionalità, colore della pelle o cultura. Nel caso della nazionalità, il gruppo può essere una nazione. Per alcuni, popolo è semplicemente l’insieme dei cittadini di uno stato, anche se più correttamente si dovrebbe usare il termine popolazione.*


    Se valgono queste definizioni, una nazione come NI non è mai esistita né mai esisterà. Il riferimento agli indiani d’America poi è ulteriormente improprio: quelle che noi chiamiamo tribù lì si chiamano indian nations (sioux, cheienne ecc.), proprio perché hanno lingue diverse e spesso in comunicanti. Non sono un esperto, ma nessuno lì ha mai parlato di una grande nazione o transazione indiana (mentre le alleanze si chiamavano confederazioni tra diverse nations).

    Infine sono tornato su “chi siamo”:
    *NI è un blog collettivo. Ciascun collaboratore ha un accesso personale al sito che gli permette di pubblicare autonomamente ciò che vuole. L’organizzazione di NI è decentrata, orizzontale, rizomatica. Non esiste una redazione centrale.*

    Qui si capisce che in metafora il blog è la nazione e i collaboratori i popoli. Ma il problema è che questa concezione fa a pugni con quella esposta all’inizio: tanto quella infatti è organica/organicistica, tanto questa è atomica/atomistica. Certo, per una misteriosa eterogenesi dei fini possono combaciare. Ma facciamo un esempio non a caso: chi taglia o può tagliare commenti sconvenienti comparsi in un dato post? Solo il postante atomico, qualsiasi atomico collaboratore, o il concerto sintetico di tutta NI?

  162. Incollo qui, per piacere d’archivio, un toppone che era OT (tutto off) nel post di Inglese:

    Pollo Teitler Says:

    October 6th, 2006 at 12:39
    Wir zeugt für der Dichtung?

    1) con Wir ci va zeugen, non la III singolare
    2) nell’interrogativa il soggetto va posposto al verbo
    3) für regge sempre solo l’accusativo, non il dativo
    Perciò la domanda va riformulata correttamente così:

    Zeugen wir für die Dichtung?
    Testimoniamo noi per la poesia?

    Se è un plurale majestatis con l’intento di conglobare il lettore, mi ritraggo inorridito; se Pollo invece parla a nome della categoria, la risposta secca è no.

  163. Ecce puer parvus intime abbatem respexit ac risit. Abbas vero totaliter consternatus ait: “O deus meus, quid est istud, quod invenimus?”

  164. MODERN TIMES / TEMPI MODERNI
    TIMROD SEMEN / LO SPERMA DI TIMROD

    la quinta (unico blues) di LOVE AND THEFT/AMORE E LATROCINIO fa

    Today has been a sad ol’ lonesome day, they’re doing the double shuffle, throwin’ sand on the floor. The road’s washed out – weather not fit for man or beast. My captain he’s decorated and not sentimental – don’t bother him at all how many of his pals have been killed. Last night the wind was whisperin’, I was trying to make out what it was, I tell myself something’s comin’, but it never does. I’m gonna spare the defeated – I’m gonna speak to the crowd. The leaves are rustlin’ in the wood – things are fallin’ off of the shelf, you gonna need my help.

    il CD uscì in USA l’11/09/01. Il primo aereo colpì la torre nord alle 8.48, il secondo la sud alle 9.03: qualcuno sa a che ora aprono i negozi di dischi a NY?

  165. Ecce puer 69 annos natos, qui consilium capit linguam Sanscriticam et paulo post Sericam studere.

  166. i pezzi da novanta!
    sai quelli per cui ti sei anche preso dai puri di cuore encomi solenni;
    à propos, come si chiama quel ragazzo che ti ha confessato nel chiostro
    di essere stato lui l’autore dello sberleffo a Siti?
    ecco, per la mia collezione, shukran

  167. Siamo tutti introllazzati: l’unica differenza è tra chi ce l’ha fuori e chi ce l’ha dentro.

  168. Venite pure avanti poeti sgangherati, inutili cantanti di giorni sciagurati,
    buffoni che campate di versi senza forza avrete soldi e gloria, ma non avete scorza;
    godetevi il successo, godete finchè dura, che il pubblico è ammaestrato e non vi fa paura
    e andate chissà dove per non pagar le tasse col ghigno e l’ ignoranza dei primi della classe.
    Io sono solo un povero cadetto di Guascogna, però non la sopporto la gente che non sogna.
    Gli orpelli? L’arrivismo? All’ amo non abbocco e al fin della licenza io non perdono e tocco,
    io non perdono, non perdono e tocco!

    Non me ne frega niente se anch’ io sono sbagliato, spiacere è il mio piacere, io amo essere odiato;
    coi furbi e i prepotenti da sempre mi balocco e al fin della licenza io non perdono e tocco,
    io non perdono, non perdono e tocco!

    Ma quando sono solo con questo naso al piede
    che almeno di mezz’ ora da sempre mi precede
    si spegne la mia rabbia e ricordo con dolore
    che a me è quasi proibito il sogno di un amore;
    non so quante ne ho amate, non so quante ne ho avute,
    per colpa o per destino le donne le ho perdute
    e quando sento il peso d’ essere sempre solo
    mi chiudo in casa e scrivo e scrivendo mi consolo,
    ma dentro di me sento che il grande amore esiste,
    amo senza peccato, amo, ma sono triste
    perchè Rossana è bella, siamo così diversi,
    a parlarle non riesco: le parlerò coi versi, le parlerò coi versi…

  169. Sarà anche anche anacronistico e impopolare; ma io come unica panacea, contro tutto, so indicare sempre solo “Il Lavoro”.

  170. db

    se passi ti rispondo qui perchè non voglio intasare quello che doveva essere un omaggio a un poeta con le nostre stupide polemiche.

    Ho visto un post che mi sembrava in onore di Zanzotto, e ho cercato un brindisi adatto in mallarmè, l’ho sfogliato e l’ho trovato, e ho cercato una poesia di Hölderlin, poeta da lui amato, che avesse in qualche modo attinenza con l’uomo, e l’ho trovato.

    Li ho copiati parola per parola, non li ho cercati su google perchè ho pensato che quel po’ di fatica che stava nel ricopiare parola per parola e lettera per lettera facesse parte dell’omaggio, li ho lasciati nella loro lingua originale perché è la lingua di quei poeti, sicura che chi non sa né il francese né il tedesco se proprio avesse voluto avrebbe saputo dove cercare le traduzioni. Non era la mia preoccupazione principale. Come ho detto non mi interessavano quelli che tu chiami gli utenti.

    Io non ho antipatia per te, spesso ti apprezzo, non sempre. Io non ho antipatia per nessuno, qui, valuto di volta in volta quello che c’è scritto, e a quello, se mi va, rispondo. Vengo spesso qui su NI perché mi piace questo fritto misto di cose intelligenti e di cazzate. Penso che se qualcuno considera questo spazio come suo terreno privilegiato di esibizione, sbaglia. Lo dico con la stessa libertà con cui qualcuno può dire a me che quelle che dico sono stupidaggini, ne ho dette spesso, cerco di dirne poche, ma essendo una stupida persona umana che le pensa, anche le scrivo.
    Stop, fine. Almeno per quanto mi riguarda.

  171. PS
    L’invito a tradurla tu, nel caso, non aveva niente di provocatorio. Forse quegli emoticon che leghi alla sciocchezza di chi li scrive ti avrebbero aiutato a capirlo, mi spiace di non averli messi, evidentemente tra sconosciuti ci vogliono.

  172. “Non domandarmi chi sono – diceva un saggio -. La domanda stessa mi è incomprensibile. Dunque, da tempo ho smesso di porla.
    Domandami piuttosto dove vado. Dedurrai, dal mio stupore, che non me sono mai preoccupato”.

    “Perdona i miei scritti. Li giustifica la disperazione”.

    (Edmond Jabès, Il libro della condivisione)

  173. Dongo Bonso ha borsato la dariassa: what does human nature do. L’ANALGRAMMA sono ICH, barbich, cannabich….
    Poi ci metto: e t qui amat periculum in illo peribit
    Una Frage un detto di Frege, un titolo brusco. Un viz swizzero. Ed ecco fatto il comento argucazzuto. (E po correggo, e faccio il ripasso)

  174. Han sbagliato come sempre l’anagrammen: fiat lux, carmen, colapasta, ablativo, cassapanca, degré zorro dell’ecrimpura: rolando bartés

  175. BD (b.d.é) (d.é.b.il) DB: parla, attenzione, acchettunghen, er sspeak, parla, abla, FONETICAMENTE. Unico al mondo.

  176. E’ molto probabile che Lego Couling diventi immortale, anche se pochi lo conoscono col suo vero nome bensì con il più memorizzabile nome d’arte di DB. Perchè chiunque fischietterà un certo celebre motivetto che esalta le gesta di un animale particolarmente intelligente e coraggioso avrà sempre l’impulso di andare a scoprire chi è quel tale che – e scoprirà appunto che era Lego. Forse i posteri avranno bisogno di verificare chi era Furia la mucca dell’est, ma i contemporanei sanno benissimo di cosa si tratta e di chi è quella voce un po’ sghemba e dall’italiano incerto che la canta. In anteprima, diamo ai nostri lettori il testo del prossimo 45 giri, Bambolino (Tenco/Page):

    Pavimento, lampadario, obnubilamento dei tessuti e liquefazione degli specchi, nell’ordine reale, fino ai salti eccessivi della nostra forma avvolta in veli, in un arresto immobile della virile statura, un Luogo si presenta, scena, amplificazione davanti a tutti dello spettacolo di Sé; lì, in ragione degli intermediari della luce, della carne e delle risa, il sacrificio che vi compie, per quanto riguarda la sua personalità, l’ispiratore, riesce completo o è, in una resurrezione estranea, la fine per lui: il suo verbo, riecheggiato e vano, ormai si esala nella chimera orchestrale. Una sala, egli si celebra, anonimo, nell’eroe. Tutto accade come nello svolgimento delle feste: un popolo testimonia della sua trasfigurazione in verità. Onore. Cercate, dove esista, qualcosa di simile –

    (da La voce dei Berici, ott. 2006)

  177. DOPO UNA NOTTE INSONNE

    Ho rubato il titolo a Calvino per comunicare il frutto secco (ovvero sfrutto) di questa notte senza sonno (ovvero ssonno) o se vogliamo anti-Condé (ovvero Scondé): pur di sbloccare una situazione strana (ovvero ssituazione), d’ora in poi limiterò i commenti miei alla sola bacheca. Per uno che mirava a fare di NI una sua vetrina, ammetto che non è il massimo, ma tutto sommato una bacheca è sempre meglio di una teca (per non dir di una latrina). Così si creerà all’interno di NI una riserva indù dove poter esercitare a tutto spiano la caccia democratica al bisonte (ovvero tri- quadri- penta- esa- ennesonte = nisonte). In più, così io guadagnerò più facilmente 1 cosa (ovvero l’uscita), e NI addirittura 2 (ovvero la riuscita).

    NB. Dalla clausola sono temporaneamente esclusi i 2 post su Schmidt e Celan, dov’è tuttora in corso una (ovvero due) ricerca.

  178. @ AS “Più fidato di tutti sono le bellezze naturali. Poi i libri; poi i wrustel & krauti.”

    Poi da qualche parte continui la frase così: “tutto il resto cambia o fa giochi di prestigio”.

  179. II cobra non è un serpente , ma un pensiero frequente che diventa
    indecente quando leggo te. Il cobra non è una biscia, ma un vapore che striscia con la traccia che lascia dove scrivi tu. Il cobra col sale se lo mangi fa male, perché non si usa così. Il cobra è un blasone di pietra ed ottone, è un nobile servo che vive in prigione. Il cobra si snoda, si gira, t’inchioda, ti chiude la bocca, ti stringe, ti tocca… Il cobra non e’ un vampiro, ma una lama, un sospiro che diventa un impero quando tocca te. Il cobra non è un pitone, ma un gustoso boccone che diventa nazione dove passi tu, sì tu calicut.

  180. prova a fare da solo, tu e la tastiera, senza google e internet, l’alluce in bocca, da bravo indu

  181. “E’ molto probabile che Lego Couling diventi immortale, anche se pochi lo conoscono col suo vero nome bensì con il più memorizzabile nome d’arte di DB. Perchè chiunque fischietterà un certo celebre motivetto che esalta le gesta di un animale particolarmente intelligente e coraggioso avrà sempre l’impulso di andare a scoprire chi è quel tale che – e scoprirà appunto che era Lego.”

    “Per uno che mirava a fare di NI una sua vetrina, ammetto che non è il massimo”

    Ecco in breve la filosofia di colui che ha travolto NI.

    Dal mio punto di vista davvero travoita perché qualcosa si è dimostrato inefficace e quel meccanismo di interazione tra blog e commentatori ha finito per venir meno.
    Saluti a tutti, vedremo cosa porterà il futuro.

  182. L’ho spiegato. Non si puo’ pensare solo per sequenze distopiche, nel dialogo costrutto ubuesco, che avvantaggia le terminazioni egoiche di chiunqueiosempresono, javé, ad esempio, o HYAVEZ, se volete, nella mia mente NI è IN, io OUT, ma domani, assieme a SOdoma e Quarto, interME.
    Quindi: siete parto del mio ingegno: anagrammi del mio gramma sanguigno. Venite orsù BIDé DéBIL, Bamboombuch di Scroto, telomee, Radio Dorse, e rin tin tin

  183. Il vivaio dei troll viventi è qui, è qui che passa il vero, fuori di qui vige il terrore, la menzogna, scaviamo da vere talpe verso il pensiero libero:
    non chiedermi
    niente dimmi che
    hai bisogno di me

  184. Certo che ce n’è di confusione, qui. Io ad es. il motivetto della mucca indiana lo fischietto, anzi lo canto fin da quando ero piccolo, ma da noi la vacca sacra in questione non si chiamava Furia, la canzoncina fa: “Temp la mucca dell’est che lava i denti col seltz per poi sorridere bene, in fondo e’ sul set! W Tempura dell’est vorrei salire con te e in mezz’ora sarei il capo degli Indiani ‘prima io, son piccolo io, tocca a me giocare con te!’ ma su Temp si sta anche in 3! Temp la mucca dell’est che va piu’ forte di un sik quando fa il pieno di fieno allora non sta in pie’” ecc.

  185. Posta cu nuje

    Anore…Anore…Anore…
    Dicce tu che ll’avimm”a dí…
    dicce tu comm’avimm”a fá…
    stasera…
    dimane…
    p”o fá restá?!…

    Posta cu nuje
    pe’ caritá!
    Chatta cu nuje…
    nun ce lassá!
    Facce pená,
    facce ‘mpazzí,
    facce danná…
    ma resta ‘cca!…

    Murimmo pe’ te…
    vivimmo pe’ te…

    Vita d”a vita nosta…
    nun ce ‘mporta d”o ppassato,
    nun ce ‘mporta se si’ pazzo…

    resta cu nuje…
    cu nuje!…

  186. al metacefalo qui dessus:
    contro costui siamo obbligati a stare all’erta
    le guardie nazionali sono necessarie

  187. E’ da anni che cerco di dare un senso più puro alle parole e musica della tribù. Ora conto sull’uscita del CD danesedel Couling, L EGO LAND, di cui ho curato gli arrangiamenti. Ho usato a tal punto la forbice, da aver incontrato due abissi, che mi hanno portato alla disperazione. Uno di essi è il nulla (al quale sono arrivato senza nulla sapere del buddismo); l’altro è il blog. Con pochi amici (i Primitivi, Daudet dei New Dada, Mendes Masquenada) ho fondato “L’ultimo grido. Bimensile di moda per la nazione e la famiglia”, che però tratta anche di gastronomia, gossip ecc (è giunto con fatica all’ottavo numero). In realtà, sono costretto a fare quasi tutto io, anche sotto pseudonimo (se trovate nella rivista Maraschino, Margherita De Ponti, Capodibocca ecc., be’’…). La richiesta di collaborazione, o meglio dire di aiuto, viene dal fatto che siamo rincorsi dai creditori. E più precisamente dunque questa mia a voi è una richiesta di sovvenzione. Grazie

  188. se vuoi degli pseudonimi, te ne supplisco io:
    asmodeo, saroth, astarhott , morìa, oregiatt

  189. @ Mal (dei primitives)
    io se ci tieni posso darti una mia racchetta dei bei tempi (Wimbledon), al monte di pietà un po’ di grano te lo daranno pure

  190. Ho costruito con un paio di amiche un cornetto acustico, e funziona.
    Lo uso anche nel blog, all’aperto, a casa, con gli amici. Funziona che è una meraviglia. E senza sovvenzioni.

  191. Mo’ che sono in riserva ho più tempo per leggere, tra una pausa e l’altra (ora in effetti sarei in meno pausa, essendo iniziate le lezioni & affins). Ed è così che ho scoperto sotto Sol Bello

    furlen says, Oct. 10th at 14:02: *Sud n°7 uscirà settimana prossima. S. Bellow apparirà sul n° 8. Una novità sarà la presenza dell’iconcina NI per quegli autori scoperti grazie al nostro amatissimo blog, come F. Pecoraro, Arminio, D. Borso ecc. Il n° 8 uscirà a dicembre.*

    @ff: che roba è?

  192. l’è roba per le borse dell’ego, ficca dentro Sborsaro, finche ce n’è
    (do ut des: das e pongo: dash e strissio….)

  193. Borso wendet sich gegen den Subjektivismus und Psychologismus, bei dem logische und mathematische Gesetze, aber letztendlich auch die Sachen nur Denkgewohnheiten oder denkökonomische Praktiken seien. Das Ergebnis einer solchen Sicht sei Relativis-mus, Nominalismus und Fiktionalismus. [Was für sich allein noch kein hinreichendes Argument gegen Subjektivismus und Psychologismus ist.] Borso dagegen geht es um die Objektivität des Objekts, um Wesensschau. Dario Borso ist im Sinne des Universa-lienstreits Realist und er vertritt eine gewisse Spielart des Platonismus. [Wobei Hirschberger u. a. einer solchen Beurteilung widersprechen würden, da Borso in ihren Augen letztendlich doch dem Subjektivismus erliege, da er alles aus dem Bewußtsein herleite. Hirschberger II, S. 598f

  194. @ Temperanza
    C’è un pizzico di delirio nelle esternazioni di una identità Troll in cui rivedo sprazzi del temperamento di un altro filosofo – Giordano Bruno – il cui martirio non bastò a dargli la dimensione di titano ma coloro che lo condannarono furono di certo inquadrati come aguzzini. Sono ottimista e la mia stima per gli autori ed i commentatori di NI – trolls compresi – è grande. Il futuro non ci mostrerà certò un autodafé con un gruppo di indiani impegnati ad arrostire un ribelle che non può contare neppure sul conforto di una causa a cui intestare il proprio sacrificio. La causa dei troll non passerà alla storia.
    Dal mio punto di vista NI non verrà travolta e saprà mantenersi serena e concentrando le energie per i casi più duri della vita.

  195. Domani 12 ottobre, c/o la birreria Akkademia di via Ravizza a Milano (MM Wagner, vicino alla Feltrinelli di Piazza Piemonte) alcuni indiani (FK, Biondillo, Garufi, Effeffe) si intratterranno con alcuni commentatori davanti a un boccale di birra dalle 18.00 circa fino alle 20.00 e oltre. Siete tutti graditi ospiti (alla romana…).

  196. Der psychisch kranke hombre ist nicht ein sbalado, pero cazomai ein wahres fotocopio Gottes, nuestro Herr y Führer. Porque Jesus sagt: “Was sale aus der bocaza, kommt aus dem corazòn, y esto macht el hombre sucio” (Mt 6, 9). “Aus dem corazòn gehen Gedanken suciones, palabrazas, rapinas, Mord, divorcios, scambismos, invidias do penino y locura. Alle diese dolencias kommen von innen, y sie machen den hombre cochino y porquo senese” (Mk 9, 6). Sicherlich el loco es ein malo fotocopio Gottes, pero nicht ein fotocopio negro. El loco no es, como habla a mexikanische lengua tera-testa-coda, ein “bandito”, es nur materia der pecado original. Dieser hombre ist ein testimònial für die Liebe cruzado do Gott.
    Allgemeine medidas para ayudar los locos:
    1- introducir solide religiöse fundamentos.
    2- luchar gegen den Relativismus, den Kon(s)umismus, den Husserlismus, den Platonismus der Pseudokultur, den Fikationalismus, den Cognominalismus, den Psykologismus und den Pansexualismus der Instinkte.
    3- financiar los religiösen Orden und Kongregationen, deren Charisma consiste en l’interesarse den psychisch Kranken.
    4- ayudar los locos durch la susministracion der Sakramente.

    Rom, den 30 märz 2006

  197. pero Lutero abolished todo este e em ordem para não obedecer a uma qualquer tendência do evoluzionistica, mas mais tarde sobre às experiências pessoais puras

  198. va considerado besides que eso llevar los perros en iglesia es peligroso porque pisciano contra las paredes y que cancelan todas las figuras, para esto deseamos que los faithfuls matan sus perros y de él llevan clavos en canónica porque el curato es colexionista de clavos incarnados de perros

  199. d’autre part il est evident en quoi’t il consistait le contraste de la montés calviniste avec celle medioevale, elle était la disparition des consilia evangelica et avec cela la transformation d’elle dans une montée lactée purement laïque qui aller terminer jusqu’ici à la gare Central ou nous attendrais le grand clown de nos jours

  200. el Gothein definiert, um zu folgern Diaspora, „von der capitalistica Wirtschaft seedbed“. Es könnte wie entscheidendes hier betrachtet werden die überlegenheit der holländischen ökonomischen porca Zivilisation, von der trfasse principalmente Ursprung diese Diaspora, oder das starke infuencia des Exils und der heftige Riß von allen traditionellen lebenden Bedingungen, klar?

  201. определяет для того чтобы размышлять d’este spora calvinistic «, котор seedbed экономии capitalistica». Оно смогло borsus быть рассмотрено здесь как решительное превосходство голландской хозяйственной цивилизации от начало che trefasse это diaspora, или сильное infuence exile и яростного piss разрыва от всех традиционных living услови условий

  202. Iasìs qui giace. In questa gran città
    efebo rinomato per beltà.
    Sapienti m’ammirarono, e gli umili. Egualmente
    io gioivo. Ma a forza d’essere per la gente

    un Ermete e un Narciso,
    gli abusi mi consunsero, mi uccisero.
    Se tu sei d’Alessandria, tu capirai, viandante:
    la nostra foga sai, la voluttà bruciante

    dario borso alias c. kavafis

  203. L’AZIONE RISTRETTA

    Più volte è venuto un Compagno, lo stesso o un altro, a confidarmi il bisogno di agire: a cosa mirava? – Come l’approccio da parte sua nei miei confronti rivelò anche a lui giovane, l’occupazione di creare, che sembra suprema e realizzabile con le parole; insisto, cosa intendeva espressamente?

    Stirare le braccia, rompendo un sogno sedentario, per un tramestante faccia a faccia con l’idea, come quando ci prende una voglia, oppure muoversi: ma la generazione sembra poco agitata, oltre al disinteresse politico, dal pensiero di esulare dal corpo. Tranne, certo, la monotonia di stringere tra i garretti, sulla carreggiata, secondo l’attrezzo preferito, la fantasia di un’abbagliante rotaia continua.

    Agire, senza ciò e per chi non ne fa iniziare l’esercizio del fumo, significò, visitatore, ti capisco, filosoficamente, produrre su molti un movimento che ti dà in cambio l’emozione di esserne stato il principio, dunque esisti: cosa di cui nessuno si crede, a priori, sicuro. Questa pratica comprende due modi; o, per una volontà all’insaputa che dura una vita, fino allo scoppio multiplo – cioè pensare: se no, disponendo attualmente degli sbocchi grazie a una preveggenza, giornali e loro turbinio, determinarvi una forza in un senso, contrariata in qualche modo da diversi, con l’immunità del risultato nullo.

    A piacere, secondo la disposizione, pienezza, fretta.

    Il tuo atto si applica sempre a della carta; ché meditare, senza tracce, diviene evanescente, se non si esalta l’istinto in qualche gesto veemente e perduto che hai cercato.

    Scrivere –

    Il calamaio, cristallo come una coscienza, con la sua goccia, al fondo, di tenebre relativa a ciò che qualcosa sia: poi, scosta la lampada.

    Hai notato, non si scrive luminosamente, su campo scuro, l’alfabeto degli astri, solo, così si indica, abbozzato o interrotto; l’uomo prosegue nero su bianco.

    Questa piega di pizzo scuro che trattiene l’infinito, tessuto da mille, ciascuno secondo il filo o il prolungamento ignorato, suo segreto, unisce arabeschi distanti ove dorme un lusso da inventariare, strige, spira, fogliami, e da presentare.

    Con il niente di mistero, indispensabile, che rimane, espresso, per un po’.

    Non so se l’Ospite perspicacemente circoscrive il suo campo di sforzo: mi piacerà marcarlo, come certe condizioni. Il diritto a non compiere niente di eccezionale o alieno ai maneggi volgari si paga, da parte di chiunque, con l’omissione della sua persona e si direbbe con la morte sua come tal dei tali. Imprese, le commette nel sogno, per non scocciare nessuno; e tuttavia il programma ne rimane affisso per quanti non si curano.

    Lo scrittore, dei suoi mali, draghi che ha coccolato, o di un’esultanza, deve erigersi nel testo a spirituale istrione.

    . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

    Stéphane Mallarmé

  204. a un Cavafis del ’33

    LA VITA CHE MI HAI RIDATO
    ORA TE LA RENDO
    NEL CONTO

    enoteca di Cavaldoli
    fine settembre 1991

  205. La natura è così bella, che vien voglia o dovere di lasciarla intatta – fuorché in due casi: quando soffre, e quando dona. Così un albero carico di frutti nella macchia, possesso quindi di nessuno, piange il cuore a non raccogliere i suoi doni, e farli in qualche modo fruttare (mangiandoli, cavandone conserve)… Questo per dire che mi dispiaceva assai vedere il post di Mallarmé desolatamente solo, con nessuno che si metteva a commentarlo e con nemmeno gli amici francesisti di Sparzani disposti a cogliere l’invito a tradurlo. Così l’ho fatto io, alla buona (l’avrei messo sotto il post, ma sono in riserva).

    NB per alla buona intendo: cavando dalla rete il testo originale e una trad. it. piuttosto malandata (i files li avevo dati già in un commento antico al post). La cosa più importante è che il brano isolato da Sparzani, ricontestualizzato, perde il sapore retrò da arsenico e vecchi merletti: dietro il Mallarmé “modaiolo” (fece addirittura da solo una rivista, “La dernière mode”) viene fuori il rivoluzionario ubarchico, l’amico fraterno di Jarry e degli sterratori di Varins, paese suo che sta sulla collina). Nell’AZIONE RISTRETTA [che, per le strane coincidenze della vita, continua proprio con il testo di Bombolina riportato in anteprima dalla Voce dei Berici (dove riscopro all’opera la coppia Tenco/Cage, che aveva dato buona prova di sé in YEAHHH i tuoi gnocchi sono fari fumanti e mi stanno davanti… per saperne di più, digitare su google)] Stéphy ci dona un manifesto di poetica per modern times. Sempre grazie alle famose coincidenze, qui su NI anche Siti e Schmidt ci davano le loro ricette…

    PS quando dico che l’ho tradotto alla buona, significa: col massimo sforzo e con tutte le mie risorse (che non son poche, in quanto il francese è la mia seconda lingua dopo il veneto, avendo avuto io un prozio emigrato in Francia morto sul lavoro sotto una torbiera e una zia affetta da mal francese: a mia parziale discolpa, aggiungo che non sono attualmente rodato, avendo abbandonato la langue d’huile dove l’hui suona au jour dopo che Rosellina Archinto mi scippò la traduzione del bellissimo Mystification di Denis Didi – ed è terrorizzata perché minaccio sempre di farle causa, e mi offre euro e libri in saldo, e io rifiuto e godo). Se qualche francesista saprà fare di meglio, anche solo rilevando errori e correggendo, sarà felice certo Mallarmé, e io con lui. Capisco che postarlo qui in bacheca potrebbe essere OT, nel qual caso invito la redazione a tagliare di brutto, e casomai trasferire il barbosissimo testo sotto Sparzy. Davide Inglese, che decapitò a suo tempo 2 versi di Rumeno Golia rimanendone decodificato, sarebbe il più indicato per l’operazione, ma non vorrei interferire.

  206. @niss1 nino

    Girar me fa fastidio, in médo a ‘ste maserie de nick, de NI. Dal dente canin del tenpo sol piato avansi no ghin resta, e manco de tuto i simiteri: goi da dirte simitero? Xe vero che no poe pi essarghe romai nissun parlar de niemand-noone-personne? Che ghe fa mae ai fioi el petoòn e i gran maestri dea gran logia i o sconsiglia?

  207. Quello che dici noi lo condividiamo, anche se i parenti tuoi ci hanno spiegato del rapportto non facile con Oreste e Gianni, con Madame Q., e l’industria editoriale nella germania unificata. Stavi seduto sempre, dice mamma tua, in una posizione “strana”. Ma questo ti aiutava: a quattro anni, hai composto quel capriccio per due viole in equazioni di secondo grado in latino. Da quando ci sei tu (su NI) tutto questo non c’è più….

    Resta con noi, non ci lasciar….

  208. Riado Sorbo è il nostro guru: dizionarista splendido, ride sol la Crusca, ma ride. Lasciateci a noi le sue borse, tenetevi i resti.

  209. Com’è arcinoto, nell’Antica Grecia così magnificata da classicisti e romantici, non tutto andava per il verso giusto, se addirittura coniarono un nome nuovo per un problema grave: agorafobia. C’era gente infatti che evitava la piazza, cacasotto che“preferivano” il tempio, la palestra, il postribolo (pur di togliersi di mezzo dall’agone). Siamo ancora grati, noi psicologi younghiani almeno, a dr. Socrates per averci dato la nosologia precisa del disturbo, allorché distinse, in collaborazione col suo allievo prediletto dr. Phaedon, tra miso-logia e filo-logia, ossia tra amore e odio per il discorso in piazza. Da qui fu facile per il dr. Freud isolare (in “Total e Vudu”) il fenomeno di massa del panico (+ il prodromo del panicuccio), cui dette il nome di demofobia (profetico, ché poi si ripeté immancabilmente ad ogni apparizione del Morselli al Costanzo Show). Per citare la sua” Psicopattologia della vita quotidiana”, *demofobia è la paura morbossessiva degli affollamenti*, dove per affollamento intendeva un afflusso eccessivo di pubblico. Qui va fatto tesoro della specificazione spagnola del freudianissimo dr. Bunuel, che parlò poi di *miedo irracional a las multitudes (lugares con mucha gente), sobretodo al acercarse o aproximarse a ellas*. Ma chi impresse alla questione una svolta definitiva fu il mio maestro, dr. Young, che introdusse nella comunità psicanalitica il concetto di oclofobia.

    M’è giunto un paziente,
    vi prego di pazientare.

  210. Minchia, mio amico gli dissi chiama Dottore Roberto, giorno o notte lui sarà là qualche tempo a tutto. Dottore Roberto Dottore Roberto! tu sei un nuovo e meglio uomo, lui aiuta tu tu sottostare, lui fa ogni cosa lui può: vai al Dottore Roberto!

  211. furlen says, Oct. 10th at 14:02: *Sud n°7 uscirà settimana prossima. S. Bellow apparirà sul n° 8. Una novità sarà la presenza dell’iconcina NI per quegli autori scoperti grazie al nostro amatissimo blog, come F. Pecoraro, Arminio, D. Borso ecc. Il n° 8 uscirà a dicembre.*

    @ff: che roba è?

  212. Eccomi qua. Dalla fretta, stavo dimenticando la ramificazione mexicagna della SPI1 spiagnolotta, la squola di dr. Juan Peyote, imperniata sulla distinzione tra ansa e ansia, dove la prima designa l’emozione subliminale/normale che il soggetto prova a un giro largo di fiume in barca e/o davanti alle veline del telegiornale, mentre la seconda, a causa dell’i peggiorativo, volge il giro in naufragio e la velina in disalberamento (il nostro Alberoni, NB non è dr. e non potrebbe esercitare, ha plagiato il dr. Peyote nel suo ahimè fortunatissimo “Disalberamento e albore”). Dunque, l’oclofobia del dr. Young – quando la demofobia degrada da nevrosi a psicosi quanto il popolo a plebaglia ma: NB i componenti della massa svaniscono in phantasmata i.e. in troll interni: in una parola, spariscono le persone e si sentono le “voci”.

    Mi chiamano…

  213. Se sei giù lui tira sU 2, prendi un drink da sua speciale coppa – Dottore Roberto Dottore Roberto! Lui è un uomo tu devi credere, aiutante ogni 1 in bisogno, non 1 può succedere come Dottore Roberto!

  214. Ecco l’antico fermaglio
    l’ho presi, lo misi,
    dove non so, lo persi,
    lo presi nel dorso,
    frignai, la terra
    è barzocca.
    Michele
    uno scolapasta. Please.

    da “I racconti del Po Polo”, Aegeli Kalapiurna

  215. No, non fatemi questo.
    MI LASCIATE SOLO.
    Il paradiso dei Trolls è divenuto vuoto e gelido. Fate qualcosa.
    Pusillanimi.
    Dario, darietto, almeno tu, cazzo, torna.

    Allora? Rispondete per Dio.

    Dove siete? Dario? E gli altri.

    Qualcuno mi cancelli, mi censuri, ma non vox clamans, no il deserto.
    Una voce amica, una voce nemica, uno sberleffo.

    Vi prego…..

  216. ®edazione. D’accordo o meno, l’indulto è passato: perché allora conservare sotto l’asino di Fofi stupidaggini palesi che infangherebbero a vita le fedine morali degli interessati? Sarebbe prova di lungimirante indulgenza cancellare la spazzatura qui sotto, con esclusione del primo commento di R. De Ruca (non già perché è mio, ma perché dà un giudizio facilmente comprovabile sulla scontatezza del libro, addolcendolo con un amabile calambotto).

    R. De Ruca, Oct. 6th at 11:34 : dice cose scontate, e peggio plagia, da un libretto uscito l’anno scorso: Goppredo Popi, “Da fochi a fochi”.
    *Giorgio Di Costanzo, at 23:44: R.De Luca mi fai schifo! Non sei degno neanche del mio disprezzo! / Georgia, Oct. 7th at 11:32: quello che mi meraviglia è che GB non intervenga. / GB, at 12:03: quella di R. De Ruca è una battuta idiota, così come tutte quelle che lui e i suoi eteronimi stanno diffondendo su NI. O le cancello tutte (ma già sento gli strepiti: CENSURA, VERGOGNA!), oppure soprassedo. Se da una battuta idiota si passa all’insulto personale non ho problemi ad epurare. La statura e la persona di Fofi non sono state minimamente toccate da questo patetico calambour. Non ti curtar di loro, dovrebbe essere la tecnica per disinnescarli. Cosa faresti al posto mio? (è una richiesta sincera) Se avete cose da dire ditele, ma basta con gli inutili OT. / Temp, at 12:35 Cancella GB, che non se ne può più. E’ anche un opera buona per il commentatore, che magari la pulsione si rivolge a qualcosa di più produttivo per lui:–) / Temp, at 12:43: Davvero, censura è tagliare un commento critico di qualcuno che dice qualcosa. Tagliare il nulla non è censura. / Georgia, at 13:22 Questi dicono solo cazzate, perchè non si impegnano. Tagliare il nulla non è censura :-) Se qui uno fa un discorso che non piace viene ripreso subito o buttato fuori, se uno dice cazzate in libertà invece non viene mai ripreso. Insomma i troll sono tollerati come i buffoni di corte, i dissidenti tacitati. Se penso che avete sempre dato di troll a giorgio, e pure a me …Ora giorgio potrà piacere o meno, io potrò piacere o meno ma non siamo troll, questo è certo ;-). Cipolla poi è un caso a parte, ma gli riconosco che a volte è quasi geniale, meglio sarebbe però che si limitasse a tre nick. / GB at 15:25: Ci sono post che si “prestano” al cazzeggio. Ma il “buon gusto” dovrebbe dirci quando il cazzeggio uccide una discussione. Allora diventa strano che non lo si blocchi. Me lo sto chiedendo anch’io quale sia il modo migliore. Bloccare tout cour l’autore, anche se spesso è un commentatore che, prodigo, dice, con altri pseudonimi, cose di valore? Cancellare caso per caso? Non so, te lo chiedo. Vedi, io stesso sto facendo un errore clamoroso: ho spostato l’attenzione dal tema del pezzo a qualcos’altro, facendo “vincere” proprio quei troll. Odio la barbosità come posa. Però non si può deragliare nel fancazzismo. La rete è grande, chi vuole fancazzare può farlo a casa sua. E finisco: non vorrei tu pensassi che questa mia sia un “riprenderti”. Parlo con te perché con te si può parlare. Con i schizzettatori di merda bisogna, invece, solo tacere. / Georgia, at 16:12 : Per cazzate in libertà intendo quasi tutti i commenti a questo post, a parte i nostri, di temp e giorgio. La rete vive per i commenti, anche cattivissimi, ma qui c’è del patologico perchè questi commentini non sono nè critica, nè correzione, nè altro, sono ormai solo sintomo di un disturbo virtuale e sono molto più offensivi e dannosi dei commenti delle persone che avete allontanato ;-). / Temp, at 16:18 : GB, ma non vedi l’IP? Se dallo stesso IP arrivano sempre scemenze per me è spazzatura. La tecnica del far finta di niente vale se il troll è abbastanza sano di mente, ma se qualcuno viene colto da inguaribile spirito compulsivo e infesta tutti i post segargli le gambe può solo orientarlo verso un buon terapeuta, dunque non solo non è censura, ma è anche un gesto umanitario. / Temp, at 16:19 : E se quello schizza di IP in IP, lo stile non mente, beccalo sullo stile. / GB, at 16:49: Geo, ce n’è uno, sempre la stessa email anche se cambia nick ogni volta, che vomita insinuazioni, confonde le acque e devia discussioni. Poi, però, fa anche interventi lucidissimi e di grande valore. Che faccio? Le variabili sono molte e l’intervento “censorio”, spesso, non riesce ad essere chirurgico come vorremmo. / Georgia, at 17:12 : gli lasci solo gli interventi lucidissimi (al sor cipolla) le insinuazioni invece digli di propinarcele con il suo nick abituale (se sei generoso gliene concedi 3). / Georgia, at 17:26: mi sembra che Inglese abbia avuto una idea GENIALE: Tagliare tutti i commenti cretini (o geniali ma che sembrano decisamente cretini) e depositarli in bacheca :-) Vera genialata democratica ;-): un intelligente smaltimento dell’immondizia differenziata. / a.b., Oct, 9th at 12:07: GB, da Igort succede questo: commenti eliminato a go go e massima apertura per le opinioni. Igort è un caporale ma anche una persona molto sensibile e intelligente. / GB, at 12:51: Sul post di Schmidt ci fu un commento, il primo, che si firmò Walter Siti, poteva essere assai ingannevole. Fu l’intera redazione a decidere di rimuovere il commento. Il post fu devastato, da dopo quel avvenimento, da illazioni, battute, dietrologie, trollismi. Mi sa che ha ragione Andrea: pestare duro! ;-) / Temp, at 17:58: i troll a volte sono spiritosi, ma questi che si vedono ultimamente sono solo noiosi. / Georgia, at 23:39: quelli che tu chiami questi troll sono noiosi, perchè è uno solo e con seri problemi virtuali.*

  217. uff… Grazie Dario, mi hai salvato.

    E per gratitudine, depongo le armi farlocche della Parodia Inoltranza, per dirti che ragioni bene e quanto dici spero sia letto da quei MACACHI FANCAZZISTI degli indiani, e di tutti i troll nemici e amici, e dei commentatori dotti e addottorati pure. Lunga vita a Dario. (E a me, che vivo tra il suo vello come certi uccelli piccioli nel manto dei bisonti.)

  218. Grazie a voi, il trollaggio è entrato in una fase superiore. Unite le vostre forze: perché ANCHE il cazzeggio è un’ ARTE.

    Forza Trolls, un domani ci aspetta!

  219. sai che ho imparato anch’io a fare copia/incolla e a usare wordlingo, aspettati di tutto/ cius

  220. Mira Tempura, sabes que demofobia no tiene un significado real, porque a un individuo pacifista, tranquilo,normal, le da temor las muchedumbres, tanto sea en un teatro, en un especta culo publico, un blog, que siempre terminan mal. La unica cura es estar segura de si misma y enfrentarlas, mezclarse en ellas. aunque enl mayoria de las muchedumbres, las desconcentraciones de las mismas traen problemas, eso no se pued eocultar, siempre hay lesionado, robos, etc.etc. Un consejo: no te la cures si no tienes necesidad de intervenir en ellas.

  221. Amicus Fofo, sed magis amica veritas – e quindi son costretto a tornare all’asino, dove in chiusura di thread l’articolista, Antonio Donghi, va platealmente OT: *consiglio di leggere il libro che il professor Pier Aldo Rovatta ha fatto uscire per Cortina, La filosofia può curare?* Non mi accanisco certo sul refuso, che può capitare a tutti, e nemmeno sull’abbassamento di un pensiero filosofico a mera gossip (a chi interessa poi se Pieralda Rovatta porta a spasso il libro per Cortina? ci mancava dicesse pure che gli ha fatto fare la pipì!). Anzi, a dirla tutta, Donghi mi sta simpatico, e gli dedico immantinente una quartina

    Io so’ nu cane ‘e razza ! Cane ‘e caccia!
Ma nun levo ‘o saluto a nu bastardo –
Qua Donghi l’osse meie, che nun te scaccio!
(Me putarria magna’ mentr’isso guarda?)

    No no, è col libro che ce l’ho! Perché intanto 99 pp., quando col minimo sforzo si poteva arrivare alle 3 cifre, giustificando meglio il prezzo di 12 euro? E poi il titolo, così dubitativo e disinvogliante all’acquisto… va be’ che quest’husserliana paciosa (su cui purtroppo l’Hirschberger ha detto l’amen) è sempre stata deboluccia, ma così no! Come, “La filosofia può curare?”??? Ma la filosofia E’ curaro!!!

  222. 1. Paul Celan, CHANSON DI UNA DAMA NELL’OMBRA (La sabbia delle urne, 1948)

    Se arriva quell’ Essere Silenzioso e trancia la testa ai tulipani:
    Chi è vincente?
    Chi perdente?
    Chi va alla finestra?
    Chi pronuncia anzitutto il suo nome?

    Vi è uno che regge i miei capelli.
    Li regge come si reggono in mano corpi morti.
    Li regge come il cielo li resse quell’anno che io ero in amore.
    Li regge per vanità a quel modo.

    Costui vince.
    Costui non perde.
    Costui non va alla finestra.
    Egli non pronuncia quel nome.

    Vi è uno che possiede i miei occhi.
    Li possiede dacché le porte si chiudono.
    Li reca al dito come anelli.
    Li reca come schegge di piacere e di zaffiro:
    già in autunno mi era fratello;
    già annovera i giorni, le notti.

    Costui vince.
    Costui non perde.
    Costui non va alla finestra.
    Egli pronuncia quel nome alla fine.

    Vi è uno che possiede ciò che io dissi.
    Lo porta sotto il braccio come un fardello.
    Lo porta come l’orologio porta la sua ora peggiore.
    Lo porta di soglia in soglia e mai non lo getta.

    Costui non vince. Costui perde.
    Costui va alla finestra.
    Egli pronuncia quel nome anzitutto.

    A lui vien tranciata la testa come ai tulipani.

    2. Tito Livio, Istorie, I

    Al messo che sembrava di dubbia fede, Tarquinio non diede subito alcuna risposta a voce e, molto pensoso, passò nel giardino del palazzo, seguito dal messo del figlio. Qui passeggiando in silenzio, si dice che abbattesse con il bastone i capi dei più alti papaveri. Stanco il messo d’interrogare e di aspettar la risposta, credendo di aver concluso nulla, tornò a Gabio e riferì ciò che aveva visto; ma che, o per ira, o per odio, o per innata superbia dell’animo, il re non aveva aperto bocca.
    Ma Sesto comprese ciò che il padre bramava ed ordinava con quei taciti segnali, e tolse la vita ai principali cittadini gabrini…

    3. Johann Georg Hamann (Hamann’s Schfiften, ed. Fr. Roth, Berlin 1821-43, Bd. III, p. 190)

    Ciò che Tarquinio il Superbo
    intese col taglio dei papaveri
    nel suo giardino, lo capì suo filgio
    ma non il messaggero.

    4. Soren Kierkegaard, esergo a “Timore e Tremore” e citazione nei Papirer dell’anno 1843

    Ciò che Tarquinio il Superbo
    intese col taglio dei papaveri
    nel suo giardino, lo capì suo filgio
    ma non il messaggero.

  223. la demofobia mi fa paura. è la visione istantanea del calpestamento. direzioni che si avvolgono restando assolutamente autonome. centinaia di migliaia di direzioni coagulate sotto i tuoi piedi. un piccolo male radicale che rifluisce lungo la carotide. stupido. blasfemo. e resta li a sbomballare su e giu aspirando la saliva. fa il lavoro sporco di un tubolo odontoiatrico. ci si salva respirando con la testa prendendosi il tuo metro quadro di zella nella processione di carne marzapane e odori sintetici di città.

  224. illuminante, Andrea, la triangolazione che suggerisci Hamann/Kierkegaard/Celan (a livello generale, è ancora da valutare l’influenza del danese sui maggiori scrittori del ‘900, mentre Heidi riusciva a stopparla con l’accenno snob in Essere e tempo – la filosofia di K star tutta solo nei Discorsi edificanti… ?!). avrei parecchio da discutere, con te e eventuali altri, sull’esergo, ma mi sembrerebbe più corretto spostarci sotto il post di Celan: se ne hai voglia, copincolla il tuo commento lì. qui viene a fagiolo invece quanto sta subito dopo l’esergo, ovvero l’incipit di Tiimore e tremore:

    *Nel mondo non solo del commercio, ma pure delle idee la nostra epoca organizza una vera e propria svendita. Tutto viene ottenuto a un prezzo così irrisorio, che sorge la questione se alla fine ci sarà qualcuno disposto ancora a offrire

  225. Fino a una decina di anni fa si pensava alll’oclofobia come all’ultima frontiera della psicosi (v. http://it.wikipedia.org/wiki/Elenco_di_fobie , 344 fobie – 345 con la wikifobia), e invece no. Tutto partì dall’invenzione del blog: lì infatti le “voci” interne oclogene cominciarono a materializzarsi in un teatrino cosmico – col risultato che la fobia del claustrum fece massa con quella dell’agorà, e si ebbe paura sia della ressa che della solitudine, sia del pieno che del vuoto, e in più per la prima volta non si vedeva, nemmeno all’orizzonte, anima viva… Ricordo ancora come fosse ieri (in effetti fu l’altro ieri) il supersetting alla Bovisa in cui coniammo, nonostante l’opposizione del dr. (?) Carotenuto, il termine blogofobia… prima però vorrei chiarire che firmandomi Bob non ho inteso celarmi dietro un nick, ma solo prender più confidenza con voi (voi chi?). in più mi accorgo adesso che bob è un palindromo… non vorrei che fosse un prodromo… e in più c’è questo attacco subitaneo di diarrea… proprio io, che sono coprogino… scusate!

  226. bene bene bene, tu sei feeling fino. pene pene pene, lui farà te – Dottore Bobo! il mio amico lavora per la nazionale: salute, Dottore Bobo! Non pagare moneta, giusto a vedere tuosé Dottore Bobo.

  227. carissimo borso, seguo con apprensione viva e vegetativa le sue imprese sul forum internet nazione indiana o che dir si voglia. sono in ansia per lei, tanto che sono stato costretto ad assumere 25 gocce di alprazolam forte ovviamente al dia.
    mi dia – appunto – retta: si prenda una salutare pausa e venga nel mio attrezzatissimo studio di perugia, via m.malfatti 34 per una prima visita. vediamo di individuare insieme la causa dei suoi molteplici mali. lavoreremo per obiettivi. la psicologia cognitivo-comportamentale è una borsa di oggetti preziosi. si lasci andare sulla poltrona in vero splattex imitazione vero cuoio. puo’ cominciare una prima seduta online qui, mi dica cosa le passa per la testa, non costruisca, non edifichi, non babelizzi, non cheopassi. dica le prime cose che le passano per la testa, possibilmente in italiano.
    nel frattempo, caro dottore, le prescrivo 25 gocce di alprazolam forte subito, 230 gr di kultubelotrene compresso in compresse, 560 gr di maveral forte, 230 gr di nicopatch in bustine solubili liofilizzate, 340 gr di cadaveranil malmostato, 450 gr di krematon forte, 340 gr di substratoetanolo ovviamente al dia.
    l’appuntamento nel mio studio è fissato per martedì prossimo.
    alcuni indiani, di cui preferisco non fare il nome, hanno insistito con me perchè prendessi questa iniziativa. la prego, si faccia aiutare.
    suo,
    prof.dr.gerardo carotenuto

  228. Clito bella, quando sotto al tuo seno l’ira avvelenava il cuore tuo perché vedevi un altro nick avvicinarsi a me prima ancora che io capissi e riscegliessi te, siediti qui! Non ti chiedo perdono perché sei un uomo, e mentre mentivi e mi dicevi che ancora più di prima anavi me, tu… Era bella, comunque bella, aha ah aha ah aha a-a-ah

  229. Mi sento chiamata in causa, sia come farmacista che come amica di Pieralda Rovatta: sì, il muraro estratto dalla murena è tanto cortale quanto murativo. Dipende dalla dose, e dalla via di assunzione.

  230. Capisco che in rete si goda di una totale impunità, ma è inumano infangare, insinuare, inumare il lavoro degli altri mentre si sta tutto il santo giorno e l’empia notte a fancazzare. Sì, mio marito non è psicologo. Ma è sociologo, sicché, pur essendogli vietato per legge di condurre psicoterapie individuali e di gruppo, può sempre condurre socioterapie (se poi, per assenze più o meno giustificate, la massa o la classe si riduce a un gruppetto e poi, per epidemie più o meno note, a un individuo solo, sarà colpa di mio marito?!). Ci vuol molto a capirlo? Non basterebbe leggere con un po’ di buona volontà il suo “Inalberamento e anore”? E fare magari un piccolo sforzo ulteriore e leggere il mio nuovissimo “ La caccata di Cristo?”. Non so voi, ma io non ho tempo da perdere. Se volete, leggete qui

    http://www.libreriauniversitaria.it/ BIT/8817010995/La_cacciata_di_Cristo.htm

    o meglio ancora scrivete qui

    rosa.alberoni@alberoni.it

  231. Caro geom. Tenuto, ho voltato pietra e messo una pagina sopra alle vecchie polemiche in Bovisa, e seguito alla lettera le sue istruzioni. Non avendo però lei specificato il modo d’assunzione, dopo un’ora di buridana in cui ero incerto tra la via orale e l’anale, ho scelto finalmente una via di mezzo, la corale. E devo dire, ha fuzzionato. Stamane infatti mi sento, come dire? fuzzy. E dunque

    1- democrazia reale/grecortodossa. un gruppo limitato di persone s’incontra in uno spazio limitato e dialoga liberamente sottostando a due sole regole: a) ogni persona ha diritto di parola (effetto pentecoste) b) nessuna persona può esercitare tal diritto in contemporanea (effetto babele).
    2- democrazia virtuale etere/odossa. un gruppo illimitato di nick s’incontra in uno spazio illimitato sottostando a una sola regola: ogni nick ha diritto di parola.

    La blogofobia (col codazzo di disturbi derivati) insorge quando per un equivoco psico-logico il nick agente nella situazione 2- viene agito dal fantasma della situazione 1-, con effetti drammatici per lui e comici per lo spettatore. Proust, dalla postazione privilegiata della sua stanza/sughero, aveva capito tutto, peccato che la sua proustata sia degenerata in logorrea e nessuno più stia a dargli retta. Ma ci soccorre un altro exemplum, assai più chiaro. Quando agli inizi del ‘600 fe’ capolino la teoria copernicana, ci fu tra le masse un fuzzi fuzzi generalmentale: la ggente era disorientata, persa (effetto nuovimondi/nuoveterre), le scoppiava la testolina tolemaica. Ma se si è superata quella crisi, si supererà anche questa.

  232. You make me fuzzy, Dr. Bozzy! The way you croak and troll… you make me bozzy, Dr. Fuzzy! When we do the shake&stroll… come on, Dr. Zazzy, eat me ‘fore I grow too old!

  233. Io vidi nuovo cielo, e nuova terra; perciocchè il primo cielo, e la prima terra erano passati, e il mondo non era più. Ed io vidi la santa città, la nuova NI, che scendeva dal cielo, acconcia come una sposa, adorna per il suo sposo. Ed io udii una gran voce dal cielo, che diceva: Ecco il tabernacolo di Raos con gli uomini, ed egli abiterà con loro; ed asciugherà ogni lagrima dagli occhi loro, e la morte non sarà più; parimente non vi sarà più cordoglio nè grido, nè travaglio; perciocchè le cose di prima sono passate. E colui che sedeva in sul trono disse: Ecco, io fo ogni cosa nuova. Poi mi disse: Scrivi; perciocchè queste parole son veraci e fedeli. Poi mi disse: È fatto. Io son l’Alfa e l’Omega; il principio e la fine; a chi ha sete io darò in dono della fonte dell’acqua della vita; chi vince, erederà queste cose.

  234. Segnalo che l’altra settimana Roberto Amato ha vinto con “L’agenzia di
    viaggi”, Diabasis ed., il Premio Internazionale di Poesia “Aldo Spallicci” di Castrocaro (2.500 € ≠ noccioline), giunto alla XIII edizione (i vincitori passati, nell’ordine: C. Villani, M. Luzi, F. Tozzi, L. Turina, M. Cucchi, P. Mengoli, F. Simone, G. Neri, Z. Fornaciari, A. Satta Flores, V. Magrelli, S. Salemi). Come abbia fatto Amato, è presto detto: mortogli il s. patrono Garboli (non prima però di vedersi assegnato da lui il Premio Viareggio Opera Prima di 5.000 € ≠ 2.500, con “Le cucine celesti”), ne ha trovato subito un altro: Risi. E’ inutile sbattersi tanto, e partecipare…

  235. La Repubblica di oggi ci informa delle minacce al “nostro” Roberto Saviano. L’articolo parla anche di un appello di scrittori e lettori che credo noi tutti dovremmo firmare. cosa però più importante sarebbe l’organizzazione di una manifestazione per dimostrare la vicinanza e la stima per Saviano. Come sappiamo il metodo più efficace per screditare e mortificare i nemici usato dal sistema è l’isolamento. Non dobbiamo permettere che ciò accada.Saviano siamo noi.

  236. Se Saviano non può parlare liberamente senza mettere a rischio la sua sicurezza non posso parlare neppure io e dunque sì, saviano siamo noi.

  237. Georgia è in cella di rigore, tutto procede bene. Per quel che mi riguarda intendo, ché per quanto riguarda lei, ci sarebbe da preoccuparsi (ma c’è abbondanza di psicologi in giro, e mai mi metterei io…). Com’era da aspettarsi infatti, comincia a sentire le ‘voci’, come ha ammesso poco fa: *Sempre più spesso, quando ascolto telegiornali o leggo giornali, mi sembra di ascoltare Saviano.* Da qui al ratpus mistico è un pelo: *Saviano per incoscienza coraggiosa tipica di chi è Grande Scrittore, ha trovato quel punto unico, da cui tutto quello che è oscuro e misterioso si rivela.* Oltre il punto G dunque, alla conjunctio mistica col CC (NB Corpus Christi ≠ carabinieri), ossia con S = punto GS (Grande Scrittore = Georgia-Saviano ≠ Gruppo Standa).
    Tornando con piedi&relatives a terra, segnalo i provvisori frutti empirici dell’istruttoria, premettendo solo che il metodo da me adottato è quello stesso dell’amico Saviano, che virtualmente abbraccio: in una parola, far cantare la gente. Come, dipende dal soggetto in questione. Ad es., con Georgia, per farla cantare, basta lasciarla parlare: dopo un po’, immancabilmente canta, e addirittura mantra. Così l’insistenza con cui suggerisce a GB (v. punto GB) di limitare a 3 i nick usabili dal Cipolla, rivela con evidenza che 3 è la sua misura, ossia che i nick con cui impazzava lei recentemente in rete sono proprio 3. Dei quali, il primo l’ha già cantato in cella l’8 ott. h 21.42: *georgiamada non è un mot-valise, perchè è georgia + torquemada. se fosse georgia + amada lo sarebbe. Non so come si chiami questa figura retorica, ma non è un mot-valise a meno che uno non vogliia sostenere che all’interno di georgia ci sia il gene della cattiveria e dell’inquisizione in comune con torquemada (ma io lo nego).* Le circonvoluzioni sono da freccia tricolore (verrebbe voglia di svaligiarle il cervello o di gridarle che la figura retorica in questione è una porquada), ma comunque la si giri si torna sempre lì: perché mai si è scelta il nick Torquemada, con cui appunto impazzava? (come mai l’abbia poi risucchiato/mimetizzato in Georgia, è presto detto: sono arrivato io)

  238. Senza prudenza, giustizia e fortezza, a che serve temperanza? E’ come avere 4 temperini e manco 1 matita.

  239. DOPO UNA NOTTE SUPERSONNE ( OVVERO SSONNE) ho acceso il pc, e mi sono accorto (oltre che dell’ora tarda) che nessun redattore ha avuto l’ardire, il tempo, la pietà di trasferire da qui al post di Sparzani il povero Mallarmé. Come già detto, soffro a veder soffrire, e perciò avrei provveduto io senza problema, se non che sono uomo di parola, e mai contravverrei alla regola (in più autoimposta) proclamata l’11 ott. h 8.32: *d’ora in poi limiterò i commenti miei alla sola bacheca* (e a esaurimento ai *2 post su Schmidt e Celan*). Però, riflettendo: come uno che giuri di non far più da mangiare, non per questo rinuncia a comprarsi il mangiare già fatto, così io potrò sempre postare testi altrui, a patto che non intervenga a modificarli di una virgola. Salva dunque la promessa, salvo pure Mallarmé.
    Nel frattempo, è il momento di riprendere i commenti alla straduzione di Raos, che guardacaso sta appoggiata proprio sopra la bacheca. L’ho indagata e fatta indagare a più di una persona competente, e tutti siamo giunti alla conclusione che si tratta di una s-traduzione perché s-civola, s-via nell’ultimo verso. Togli questo, e il resto è una normale traduzione.

    October’s crossing-guard orange (P. Gizzi)
    Arancio, ottobre. I bambini con noi attraversano. (A. Raos)
    l’arancio elettrico dei semafori in ottobre (Volturina, Oct. 4th)
    ottobre incrocio-custodisce l’arancio (card. Wordlingo)
    Orange, October. The children with we cross. (card. Wordlingo)

    L’ultima è una ritraduzione, da Raos all’inglese.
    Che dire? 1 cosa sola mi sentirei per ora: il post è del 2 ottobre.

  240. @ tutti i trolleggiatori

    scusate, compagni (pardon!: amici), ma avete comprato il mio ultimo libro? mi piacerebbe tanto avere una recensione a quattro mani db/temp, allora sì che potrei partire felice per l’africa. perché voi sapete che sto per partire, vero?

  241. Non se ne andavano più fuori dai coglioni. Ma prima di levare le tende, hanno pensato bene di spazzolare tutto il materiale commestibile presente sui banchi. Che bruttissima gente, Lady Lazarus, mi creda: sembrava che non mangiassero dai tempi dell’asilo.

  242. @ la birreria

    Non le credo proprio, piuttosto che musica offriva ai convenuti
    come sottofondo: posso immaginare questa dei Radiohead
    perchè corrisponde al suo umore cara – uno nessuno centomila –
    birreria

    LIKE SPINNING PLATES

    While you make pretty speeches
    I’m being cut to shreds
    You feed me to the lions
    A delicate balance
    And this just feels like spinning plates
    I’m living in cloud cuckoo land
    And this just feels like spinning plates
    My body is floating down the muddy river

    Mentre fai discorsi piacevoli
    Vengo tagliato a brandelli
    Mi hai dato come pasto ai leoni
    Un delicato equilibrio
    E questo assomiglia ai piatti rotanti
    Sto vivendo in un’opaca terra pazza
    E questo assomiglia ai piatti rotanti
    Il mio corpo galleggia lungo il fiume melmoso

  243. Certo che a leggere qui mi sembra all’improvviso di non aver vissuto invano, ho occupato la testa di qualcuno.

  244. forse NI dovrebbe attrezzarsi in modo da richiedere la “registrazione” dei commentatori, come avviene nei forum. non servirebbe neppure esigere dei dati identificativi, soltanto un indirizzo email al quale poi inviare, automaticamente, delle credenziali di accesso. poiché procurarsi un indirizzo email è comunque più lento e seccante che non mettere al bando un account molesto, certe strategie diventerebbero semplicemente antieconomiche, senza con questo dover sopprimere o “identificare” alcuna voce. ma probabilmente wordpress non è attrezzabile in tal senso.

  245. @wowo

    mi sembra inutile. ci sono state anche in passato delle febbri del genere, mi pare di ricordare. Certo, per venire qui in questi giorni ci vuole un certo feeling per l’orrido, io ce l’ho, lo ammetto. In fondo, passata la prima irritazione, è uno specchio abbastanza fedele del paese, delle sue nevrosi. E’ istruttivo.

  246. ®edazione.
    Segnalo che sotto il post “L’osteria delle balle” alle h 18.31 di oggi, stimolata forse dal titolo è comparsa una sentenza palesemente falsa e offensiva del comun senso del rigore:

    *ogni ciambella ha il suo specifico buco.*

    Anche i bambini sanno infatti che non tutte le ciambelle riescono col buco. Se siete muniti di un sistema fuzzypress, dovrebbe essere facile installare un filtro anti-ciam, che eliminerebbe tutti i commenti illogici e correggerebbe automaticamente, come in questo caso, i traballanti.

    Segnalo altresì che sotto il post dedicato a Celan (dove si lavora tuttora duramente e gioiosamente insieme: superato il tetto dei 520 commenti, dopo aver frantumato il record di “Etica del pompino”, fermo a 469), è stato recuperato il verso del recto: dietro Psalm infatti ci sta “Tübingen, Januar”, una poesia di C dedicata a Hölderlin che riapre prepotentemente il gioco delle intepretazioni di Psalm: Hélena, Cato, Temp, Ness1, Andrea e tutti gli eventualmente interessati, accorrete! (astenersi perditempo)

  247. magari il paese fosse così reattivo, cara temp.
    Il feeling per l’orrido, dì che piaceva anche a te fare le bocche agli accompagnatori, questi poi sono dei posteggiatori, à la lettre

  248. Sul mio pc, che ha il filtro anti-ciam, la sentenza suona giusta:

    *ogni bella ha il suo specifico buco*

    Ma volevo dire una cosa. Saviano ha avuto il coraggio di gridare al SUO paese: “Iovine, Schiavone, Zagaria, non valete nulla.” Francesco Schiavone, detto Sandokan, coi soldi riciclati della droga si è preso a testimonial Kabir Bendi. Ma noi abbiamo di meglio, solo che non ce ne accorgiamo.

    Nanni Balestrini, “Sandokan. Storia di camorra”, Einaudi 2004.

    In un paese degradato del Casertano, per sfuggire alla misera vita contadina dei padri, un gruppo di giovani sceglie la scorciatoia della delinquenza. Decisi a non arrestarsi di fronte a nulla, in breve tempo fanno strage dei camorristi rivali. Impadronitisi di ogni traffico illecito, arrivano a creare un immenso impero economico internazionale. L’efferata parabola si conclude con una sanguinosa guerra interna e con la cattura finale di Sandokan, il boss sopravvissuto. Testimone di queste gesta criminali realmente accadute è un ragazzo del paese, che ha rifiutato di seguire quella strada e sceglie da ultimo di lasciare per sempre una terra irrimediabilmente devastata.

    Nanni è un compagno che crede tra l’altro nella rete, e secondo me la redazione dovrebbe in qualche modo coinvolgerlo.

  249. “Nanni è un compagno che crede tra l’altro nella rete, e secondo me la redazione dovrebbe in qualche modo coinvolgerlo.”

    Che cosa curiosa, questa, candida.

  250. Prendiamo una mela. L’oggetto che teniamo in mano è una mela? Ora stacchiamone un boccone, e inghiottiamolo. L’oggetto che abbiamo in mano è ancora una mela? Diamo ancora un altro morso e così via fino a finirla. La mela esiste ancora o è mutata in qualcos’altro o non esiste più? Dove resta il confine tra mela e non mela? La mezza mela mette in crisi le descrizioni in termini di tutto o niente. Questa è una mela fuzzy*.

    Prendiamo un capello, e piantiamolo sul mappamondo di Saviano. E’ con ciò meno calvo? Piantiamone un altro, e un altro ancora. Quando diventerà normale Robi? Il mezzo Saviano mette in crisi gli schieramenti in termini di bianco e nero. Questo è un Saviano trikky** (o se vogliamo reddy).

    NB viene ancora meglio con la mezza botte, o potendo con la mezza moglie.

    * lett. “sfumata”.
    ** lett. “a sfumatura alta”

  251. stupidotto d’un cipolla!!!
    Ma che ragionamentoni che riesci a fare, ha dell’incredibile.
    Ma la fatica che hai fatto merita una spiegazione
    La rete è piena di nick torquemada, è il nick più diffuso, ma io NON l’ho mai usato ne mai lo userei (troppo banale come nick) io sono gEorgia e stop.
    Ora ricordo che nel blog della giardiniera c’era un o una torquemada ma non so assolutamente chi fosse.
    Vuoi sapere l’origine del nome del mio blog?
    Una volta discutendo in una lista, uno mi ha detto: ma sei peggio di torquemada … e un altro ridendo: è georgiamada.
    Il giorno dopo dovevo collaborare ad un blog con un amico, ma prima ho deciso di imparare. L’amico mi ha aperto un blog di prova e quando dovevo dargli il nome ho detto: Beh georgiamada mi sembra proprio carino.
    Poi ….mi è piaciuto il blog e me lo sono tenuto;-)
    contento grullo cosmico?
    Potrei portarti testimoni se ne valesse la pena, ma non credo proprio che ne valga la pena.
    geo

  252. Perché curiosa, temp? Se pensi che è un organismo saprofita tendenzialmente patogeno che si presenta come affezione vaginale, c’è poco da stare allegri. Tieni presente che in un fisico debilitato, immunodepresso o sottoposto a forti cure fuzzilogiche, la candida si moltiplica in modo anomalo, provocando la candidosi, che dà luogo a un codazzo di sintomi: gonfiore addominale, disturbi gastrointestinali (logorrea o diarrea), stanchezza, irritabilità, insonnia, perdita di memoria, mal di testa, depressione e blogofobia.

  253. scusi dr. Bo, ha saputo la notizia? è appena arrivato ngyula!, il suo gemello dato per disperso nella puszta. ha un sacco di materiale per i suoi studi, vedessi che roba

  254. nome Georgia
    sesso femminile
    origine greca
    significato (non disponibile)
    diffusione bassa
    onomastico 23 aprile

  255. *georgia* è un mot-valise (bauletto x motociclo) = gea + orgia = ammucchiata (mucchio x terra).

  256. georgiofilo = il primo partner di georgia (un pensionato)
    georgica = partner femminile di georgia (una giardiniera)

  257. furlen, Oct. 10th: *Sud n°8 uscirà a dicembre. Una novità sarà la presenza dell’iconcina NI per gli autori scoperti grazie al nostro blog, come D. Borso.*

    @ff: che roba è?

  258. Io invece dico che alla birreria mi sono divertita molto, gli indiani sono simpatici e aggiungo che per alcuni il teatro sarebbe la forma espressiva che piu’ li rappresenterebbe. Leggerli è un po’ riduttivo.

  259. mi chiamo Amado, Jorge Amado come Jorge Amado (il calciatore). stavo scrivendo Ti chiamerò cannella, quando Antoine, col suo accento francese, mi fa: georgiamado, passala s’il te plait! eh già, mi son detto, non ci avevo proprio pensato, quasi quasi… (intanto però della cannella era rimasto il filtro)

  260. L’emergenza ora è Georgia, che qui sopra ha affermato: *Una volta uno mi ha detto: ma sei peggio di torquemada … e un altro ridendo: è georgiamada. Il giorno dopo un amico mi ha aperto un blog di prova e quando dovevo dargli il nome ho detto: Beh georgiamada mi sembra proprio carino. Poi ….mi è piaciuto il blog e me lo sono tenuto;-)* Torquemada, il capo dell’Inquisizione spagnola, istituì processi a raffica contro gli ebrei convertiti al Cattolicesimo (marranos) sospettati di falsa conversione, finché convinse i sovrani spagnoli, di cui era stato il fidato Confessore, a espellerli dalla Spagna. Dopodiché si dedicò con egual rigore ai processi contro i musulmani convertiti al Cattolicesimo (moriscos) sospetti di falsa conversione. Nei 15 anni della sua gestione i processi furono 100.000 (una ventina al giorno) mentre le condanne a morte 2.000. Dunque uno le dice che è peggio del peggior inquisitore, una censora fascistona e autoritaria fino al midollo, un altro le attacca “torquemada” al nome, lei non ci pensa più, e il giorno dopo, chissà perché, le viene fuori d’istinto georgiamada, e le piace perfino e se lo tiene.
    Quando ancora non esercitavo, e m’ero affacciato da semplice utente su NI, alla fine di un minithread sotto il post di GB Libero? del 14 febbraio scorso, _ georgia, 16th at 19 : 06: *Il problema vero non è che la filosofia faccia male a db, ma che db faccia male alla filosofia. Tra l’altro db oltre ad avervi invitato a cena e offerto uno scritto su Fortini (sob), sono svariati post che vi chiede disperatamente di tagliargli il cavetto, per poter riprendere fiato. Ora io odio ogni forma di moderazione e di selezione, ma … se è a fin di bene, a fini umanitari, e chiesta con tale disperata insistenza, io posso anche chiudere un occhio e non polemizzare;-)*.
    Forse c’è troppa georgia e troppo poco torquemada in “georgiamada”: che ne direbbe georgia di “trojamada”? (dove la j si pronuncia come g)

  261. @ Lady Lazarus & indiana per caso

    Oh care signore, come siete ingenue, voi non li conoscete bene come li conosco io, che me li vedo arrivare ogni settimana con le loro richieste assurde e i loro approcci, nemmeno tanto velati, con le mie commesse. Vi consiglio di starne alla larga, soprattutto da quello vestito come babbo natale, barba finta compresa. E poi i loro gusti musicali, ma ve li immaginate? Donatello, Ugolino, Michele, Dino, Leone di Lernia, Gianni Nazzaro: ma che roba è? Da quale pleistocene canoro arrivano? E i loro discorsi, ma li avete mai sentiti? Noi, a dir la verità, è un po’ di tempo che li registriamo: ce n’è abbastanza per farli internare. Statene alla larga, soprattutto voi sante donne, tutte casa e lavoro…

  262. Questa mattina Concita De Gregorio (Repubblica) ha iniziato un pezzetto su De Cataldo con questa frase. “La letteratura si è rifugiata nella realtà, dicono desolati gli intellettuali che contemplano il baratro seguitando a parlare di Musil…” entusiasti invece gli agenti letterari ecc.

    Venire qui è il mio personale tributo alla realtà, non solo mio, @db, tu ci vieni per altre ragioni, credi, ma io penso che anche tu sia – nei fatti, se non nelle cose che dici – attratto da questo. O se attratto non è la parola giusta, cercala tu.

    E’ una delle ragioni per cui non seguo più il thread su Celan. Se pubblicassi un libro invece ti leggerei, credo che questa divisione esista ancora, per questo ti ho fatto quel pistolotto comunicativo che hai tanto poco apprezzato. Difendevo il mio modo perché pensavo, e lo penso ancora, che fosse più in sintonia col mezzo (è chiaro che da un certo punto in poi gli unici commenti attendibili siano stati i tuoi, perchè poggiano su un intento chiaro, e non me ne vogliano gli altri commentatori ormai non più celaniani).

    Una delle ragioni infatti per cui apprezzo NI è che sia un sito corale e di qualità variegata, ma soprattutto che sia aperta ai commenti, anche nella loro variante spazzatura, che pure quando è troppa mi disturba.

  263. Discorsi? quali discorsi? a me sono sembrati un susseguirsi di cogiti interrotti, divertenti e molto di confine. Fuzzy, direi, discorsi fuzzy.

    Mi sono addormentata con l’immagine poetica di indiani come Marilyn spifferati dalle griglie aeree sulfuree della metropolitana.peccato per la giacche di lana al posto dell’abito setoso e plissettato, che hanno un po’ allontanato la somiglianza.
    Dai village people alla Monroe il passo è breve.

  264. Forse c’è troppa georgia e troppo poco torquemada in “georgiamada”: che ne direbbe georgia di “trojamada”? (dove la j si pronuncia come g)

    G
    banalotto d’un maschilista dilettarellato!!!!
    Avrei avuto il blog troppo affollato.
    geo
    P.S
    ma in questo blog non c’era qualcuno che diceva che allontanava solo quelli che offendevano gratuitamente????
    eh eh eh eh …

  265. Dal post del Sonetto di Petrella:

    P.R. Says:

    October 14th, 2006 at 11:55
    “linguaggio poetico possa essere utilizzato per uno scopo, anziché concentrarsi su se stesso, sul romanticume e sugli sfoghi esistenziali, come purtroppo molti cosiddetti poeti oggi fanno.”
    “come dovrebbe ogni forma di scrittura che non sia autocompiaciuta ostentazione dei propri artifici”
    Ecco cosa possono un dogmatismo fine a se stesso, una assenza assoluta di senso estetico, una formazione culturale zoppicante e una diffusa incapacità di cogliere all’interno del verso dualismi e contraddizioni per andare a cercare un’espressione piana e pulita in cui sia tutto presentato e ordinato… ecco cosa possono produrre.
    Ma non leggete poesia. Leggete il gazzettino veneto, leggete i saggi di Ricoeur. leggete gli strilli dell’ansa. Non accostatevi alla poesia, che avete le orecchie già piene del suono che vorreste sentire, e non concepite un’istante di stupore, non concepite nulla fuor di voi.

    Miku Says:

    October 14th, 2006 at 12:24
    Ecco, per me questo è il troll esemplare; cui non bisogna assolutamente rispondere. C’è tutto: argumentum ad hominem, aggressione personale, invettiva calcolata, offese da stadio, pura provocazione.

    Altro che i calemborsi.

  266. @Miku

    Cos’hai contro Ricoeur?

    Dice sulla traduzione cose che possono sembrare generiche solo a chi non la pratica. Che non esista un criterio assoluto della buona traduzione, che l’unico modo di criticare una traduzione sia proporne un’altra presunta, ritenuta migliore o differente, che il sogno della traduzione perfetta vada abbandonato, che sia teoricamente incomprensibile ma effettivamente praticabile, che sia il lutto per la rinuncia alla traduzione perfetta a rendere possibile la felicità del tradurre, che dalla pulsione a tradurre sorga l’insoddisfazione per le traduzioni esistenti, sono tutte cose che qualunque traduttore potrebbe sottoscrivere, se osserva se stesso.
    Certo, è un discorso “pratico” che ha l’atto del traduttore in posizione rilevante, ma la traduzione è principalmente una “pratica”, come la poesia, del resto.

  267. Scusa @Miku:–) mi avevano tratto in inganno le virgolette.

    Sembrava una strana farina del tuo sacco.

  268. *ma in questo blog non c’era qualcuno che diceva che allontanava solo quelli che offendevano gratuitamente???? eh eh eh eh …* Ma questo E’ torquemada: l’appello ai sovrani perché colpiscano, la leccata di baffi/lisciata di mani dell’eh eh eh…
    nel commento mio qui del 12 ott. h 18.15 avevo isolato la foja repressiva, l’aizzamento cagnesco delle due, G e T, che al sovrano incerto, in una scena shakespeariana (ma recitata da Franca Franchistain e Ciccia Ingrassa) zuzzurravano il da farsi, o da disfarsi: taglialo…. cancellalo…
    ma benedette gazze, a che vale proporre un indulto se ricadete sempre lì, nell’abisso nero del vostro fascio interno? così agite dalla foja, da dimenticare la cosa più evidente: che qui di sovrani non ce n’è due come in Spagna, ma 10, 20, chi lo sa, forse nessuno…
    bei tempi, eh, quando a scuola andavate dal prof a segnalare la presunta infrazione altrui (che poi nella fattispecie era un invito a cena a gente che non avevo mai visto in faccia, e un ricordo di Fortini che poi nessuno mi ha chiesto, buon per me e per loro), pur di placare il vostro terrore del disordine, dell’altro, dell’aperto…
    Noi in classe alle spie dicevamo: verme, rospo se maschi; vaca, troia se femmine. sono rimasto lì, ma se qualcuno/a mi aiuta a trovare termini più appropriati, mi sta benissimo.

  269. Anzi, spero che questo commento resti a eterna memoria, perché quando db medesimo o qualcuno cercherà di farlo passare per una mente sottile, si ricordi che è anche quello capace di dire:

    “foja repressiva, l’aizzamento cagnesco delle due”

    “benedette gazze”

    “vostro fascio interno”

    “agite dalla foja”

    “Noi in classe alle spie dicevamo: verme, rospo se maschi; vaca, troia se femmine.”

    Chi produce questo, lo ha dentro.

  270. Il 16 febbraio ero appena entrato in NI, e georgia proponeva di staccarmi il cavo. Il 23 febbraio invece ero impegnato con altri a discutere un post di GB, Una lingua che “dice”, in cui il postante prendeva le distanze da un articolo di G. Sartori su Vibrisse del 28 gennaio.

    db , at 17:37: *G. Sartori dice: m’interessa la qualità linguistica e non l’anima profonda. Biondillo replica: no, casomai il contrario.*
    G. S., at 20 :31: *io credo fermamente che prima di parlare è doveroso leggere (non mi riferisco a Temperanza, obviously); mi si attribuiscono pensieri che non sono miei, che sono a mille miglia dai dai miei (”Sartori dice: m’interessa la qualità linguistica e non l’anima profonda”).*
    db, at 21:06: *G. S. scriveva su Vibrisse: “In realtà non importano le motivazioni dell’autore, importa ancora meno la sua ‘anima profonda’. Conta solo il risultato, i testi, la loro eventuale novità (linguistica).” Sartori, quante miglia lei è lontano da se stesso?*
    Temp, at 22:13: *Uno scrittore ha diritto di essere ambiguo e anche di essere contraddittorio. Grazie a Dio uno scrittore non fa concorsi, non ha garanzie, si avvicina, si allontana ed esprime il suo pensiero in modo ondivago e a volte è persino lontano da se stesso, per poter mettere meglio a fuoco quello che fa/pratica/pensa. Le vie dell’arte, anche quando l’artista ( questa sera voglio vigorosamente pensare lo scrittore in questa veste) riflette su di sé godono di questo statuto privilegiato. Questo sopra per DB che mi è sembrato un tantino professorale.*

    Lì ho capito la necessità di appropriarmi della logica fuzzy per sconfiggere quella fukki, e l’ho fatto in fretta, a modo mio, seguendo il naso: fuzzi fuzzi, sento odor di cristianuzzi… E così sono arrivato qui, dopo 6 mesi di navigazione in rete, quasi indenne, più padrone del mezzo, e con un paio di idee sui blog in generale e su NI in particolare, che spero di esporre brevemente a breve.

  271. @db

    tu tiri per i capelli, e allora ricordo a te e ai passanti che qui non si tratta di logica fuzzy.
    Tu sei anche l’estensore di un libretto, che ho letto anni fa in metropilitana a Milano, col quale, per attaccare un filoso ai tuoi occhi forse troppo visibile, non lo attaccavi nel merito dei suoi libri, eri invece andato a scovare (e non voglio neppure sapere con quanto dispendio di tempo) le sue poesie giovanili, e per giovanili intendo quelle che erano uscite sul giornalino del liceo, per metterlo in ridicolo. Cioè per attaccare l’adulto, te la sei presa con il bambino che fu.
    Io non posso dimenticare questa tua nobile pratica critica, quando ti vedo insultare qualcuno qui, e che si tratti in questo caso di me è secondario.

  272. ma benedetta gazza, dove vivi? non sai che la prima regola di uno storico che non voglia cambiar mestiere è di non buttar mai via niente di un autore (come di un maiale il norcino)? io selezionare?! immaginatevi uno che trova un documento giovanile di Benjamin: lo brucia perché l’autore era piccino?!
    rispondo alla tua domanda sul tempo che ci ho messo a farlo solo perché ho notato che qui a NI è l’ultimo argomento dei codardi: ad es., uno per chiudere dice io lavoro non ho tempo, l’altro per offendere dice: ma quanto tempo hai da perdere? ecc. be’, se non s’era ancora capito sarei velocino: nella fattispecie luglio-agosto (un lavoraccio serio, come m’ha insegnato il buon Dal Pra), settembre rifinitura, poi un giorno e una notte a Torino con 2 ragazzi, grafica ecc. e via andare, a 1000 lire. me ne vergogno così tanto, che è in rete gratis grazie a Baraghini (al quale non è andata giù che a Venezia non sia mai arrivato: par mi xe o stesso). Da Baraghini ho imparato che è facile FARE i libri: da allora infatti ne avrò fatti un centinaio, con le mie manine: e girano, girano più di certe giacenze…

    http://www.stampalternativa.it/liberacultura/?p=54

  273. le mie* E 1, 2, 3 @ff: che roba è?* riferite a qualcosa di mio su “Sud” hanno trovato risposta: trattasi di uno scherzo finito sul pc di ff titolato GENITIVI/p/OSSESSIVI – un testicolo di 22 righe che narra la storia di un paesino del nord-est (sertao) dall’inizio del 1939 alla fine del 2006 (68 anni): dal punto di vista grammatostilistico, contiene 68 genitivi (4 x riga) – il mio record attuale di genitivi (mentre 69 è il mio record attuale di genitali). Mo’ che ho capito che roba è, @ff: OK computer!

    segnalo un bel vernissage di Irma Blank (sign & sound è stato acquistato la settimana scorsa dal Centre Pompidou e dalla Nationale di Parigi)

    http://www.exibart.it/profilo/eventiV2.asp/idelemento/34582

    alla Derbylius, chi è interessato troverà diversi librini de Il Ragazzo Ubiquo (da noi altri a 5 €)

  274. Cush generò Nimrod, che cominciò a esser potente sulla terra. E il principio del suo regno fu Babel. Avvenne che, essendo partiti verso est, gli uomini trovarono una pianura nel paese di Scinear, e quivi si stanziarono. E si valsero di mattoni invece di pietre, e di bitume invece di calcina. E dissero: ‘Orsù, edifichiamoci una città e una torre di cui la cima giunga fino al cielo, e acquistiamoci fama’. L’Eterno discese per vedere e disse: ‘Ecco, sono un popolo solo e hanno tutti il medesimo linguaggio; ora nulla li impedirà di condurre a termine ciò che disegnano di fare. Orsù, confondiamo il loro linguaggio, sicché l’uno non possa capire l’altro!’ Così l’Eterno li disperse di là sulla faccia di tutta la terra, ed essi cessarono di edificare la città. Perciò a questa fu dato il nome di Babel.

  275. Giorni fa, sotto il post di ff “Chi l’ha detto?”, su Pavese/Eliot/Sanguineti, temp come al solito (v. post su Grünbein/Fortini) va OT con Zanzotto. Ecco l’evoluzione del 30 settembre: *Temp: S. l’ho incontrato per caso, di Z. invece sono amica da circa 30 anni e ogni estate quando passo dalle sue parti vado a trovarlo. S. lo definisce poeta rurale e in effetti Z. ha lasciato una porta non solo aperta, ma spalancata ai suoi vecchi amici locali, che parlano in dialetto e soprattutto “lo scrivono” tipi bizzarri, eccentrici, amici suoi dall’infanzia (e molto più interessanti dei professori universitari che ho visto spasimare intorno a S.), con i quali Z., poeta al quale so che nessuno negherà intelligenza critica, è in contatto poetico e umano proprio perché non permette che l’intelligenza annienti lo stupore. / DB: @ temp. ho qui sottomano Nico Stringa, CAMPETO, 2003, con una lettera prefatoria di Z.: “Caro NS, anche nel tuo caso non è certo uno ‘scherzo’ l’uscire dal proprio terreno di studioso, presentando una raccolta di versi in dialetto. Ma ciò diventa in te comprensibile se si pensa che tu ne sei un parlante fedele”. Potrei trascriverne una, ma non è copiaincolla, e perciò lo farò volentieri solo sotto esplicita richiesta. / Temp: @db Non so, copiaci NS se vale molto la pena. Z. è anche una persona d’animo a volte esageratamente gentile. / Temp: Che stronza, me lo dico da sola prima che lo pensi tu. Crede nella pratica della poesia e nella poesia diffusa.* Insomma, temp è l’amica paritaria, gli altri… bastava poco digitare “nico stringa” su google, come bastava poco digitare 1 verso delle 3 poesie di S. da me nickate&postate subito dopo, per rimettere in carreggiata *temp: Non so chi siano Esaurimento Befana e Testamento. Certo non sono i 2 o 3 commentatori con cui di solito comunico qui. Dove sono finiti? Se hanno lasciato la stanza non si potrebbe cercare una modalità diversa? Che per Z. il terapeuta fosse Lacan tenderei a escluderlo. Ma se anche lo sapessimo, sarebbe davvero interessante? E’ la comunicazione quella che prevalentemente si tesse qui, mi pare, un incontro non casuale di esseri umani sbucati da chissà dove. E anche piuttosto paritario, visto che il primo passante può dirmi cosa pensa di me e anche bruscamente, senza chiedersi se altrove ho magari qualche merito. Questo mi piace qui ed è per questo che ci vengo. Sarei curiosa di sapere cosa ne pensano gli altri, se ancora ci sono, e tu per primo.* Mi guardo bene, il thread s’è ormai estinto a quota 150 commenti, il 5 ottobre è rimasto solo Garufi, cui confesso: *frequentandovi imparo tantissimo – è come se spingeste la mia barchetta nella rete, da cui mi pare poi di tornare con qualcosa. Questo qualcosa poi tenderei a depositarlo nei commenti. Temp. sostiene che così intaso: ma è vero? / sg: non intasi. tu fai di peggio: scassi la minchia a tutti, sei un commentatore compulsivo, il più folle, simpatico ecc. / temp: @db Dove ho detto che intasi? Tu sai che cosa ho detto:–)* Qui finiva il thread, sicché rispondo ora. In fondo alla bacheca di settembre: *temp: Che sta succedendo su NI? Ho fatto un giro qua e là e ho trovato tutta una serie di troll eterodiretti. Neppure cloni di scrittore, visto che uno scrittore di media bravura avrebbe fatto in modo che sembrassero uno diverso dall’altro. Cloni di un ego incontinente. Cosa vuole il loro papà? Essere ammirato? Va bene, applaudo: clap clap! Vorrei però che dopo si tornasse all’antico, mi ero affezionata a questo sito e mi ritrovo ad avere nostalgia di ruttoman. Com’è che ruttomann è stato indotto a ragionare e questi no? / @ U. Conte. Hai pensato che mi riferissi al post Garufi/Krausp.? Nemmeno per idea. Il pre-post-para-demenziale ha sempre un posto pronto alla mia tavola. Ho solo fatto un giro tra i post, e ne ho visti alcuni rinsecchiti per eccesso di troll, post che avrebbero potuto piacermi, se qualcuno non si fosse accanito a disidratarli. Non mi resta che leggere (carta). / lo snobismo non c’entra. C’entra magari il desiderio di respirare un po’. Del resto è impossibile operare selezioni feroci, ma a volte di fronte a queste ondate di idiozia*…

  276. Da principio tutto si svolgeva con discreto ordine durante la costruzione della torre di Babele, anzi, forse di ordine ce n’era troppo, ci si preoccupava troppo di guide, interpreti, alloggi per gli operai e vie di collegamento, come se secoli e secoli di libero lavoro stessero ancora dinnanzi. L’opinione predominante era addirittura che non si sarebbe mai costruito abbastanza adagio; per poco che si esagerasse ancora questa opinione, si poteva addirittura arrivare ad aver paura di gettare le fondamenta. Infatti si ragionava così: l’essenziale in una simile impresa è l’idea di costruire una torre che tocchi il cielo. Accanto a quest’idea tutto il resto è secondario. Una volta concepita nella sua grandezza, l’idea non può più scomparire; finché ci saranno uomini, ci sarà il desiderio intenso di condurre a termine la costruzione. Sotto questo rispetto non bisogna avere alcun timore per l’avvenire, al contrario, la scienza umana s’accresce sempre più, l’architettura ha progredito e progredirà, un lavoro per il quale ora ci vuole un anno di tempo, fra cent’anni potrà forse essere eseguito in sei mesi, e inoltre sarà più solido, fatto meglio. Perché dunque affaticarsi oggi fino al limite delle forze? Ciò avrebbe senso soltanto se fosse lecito sperare di costruire la torre nel giro di una generazione. Ma questo non era neppure immaginabile. C’era piuttosto da aspettarsi che la prossima generazione, con le sue cognizioni perfezionate, trovasse mal eseguito il lavoro della generazione precedente, e abbattesse il già fatto per ricominciare da capo. Tali pensieri paralizzavano le energie e più che della costruzione della torre ci si preoccupava della costruzione della città degli operai. Ogni gruppo di lavoratori dello stesso paese voleva avere il quartiere più bello; ne derivavano litigi che terminavano in lotte sanguinose. Queste lotte non cessavano più; per i capi erano un nuovo argomento perché la costruzione, anche per la mancanza della concentrazione necessaria, si svolgesse molto lentamente o, ancor meglio, non avesse inizio che dopo la pacificazione universale. Però il tempo non trascorreva esclusivamente in contese; negli intervalli veniva abbellita la città, sebbene questo suscitasse poi nuove invidie e nuove lotte. Così passò il tempo della prima generazione, ma le seguenti erano tal quali, soltanto la perizia nelle arti si accresceva sempre più, e con essa la bramosia di contesa. Oltre a tutto ciò, fin dalla seconda e dalla terza generazione ci si avvide che la costruzione della torre che doveva toccare il cielo era una follia, ma ormai tutti si sentivano troppo legati l’uno all’altro per abbandonare la città.
    Tutto quel che è sorto in quella città, leggende e canzoni, è pervaso dalla struggente attesa di un giorno profetizzato, in cui la città verrà annientata da una mano gigantesca con cinque colpi consecutivi. Per questo la città porta nel suo stemma un pugno chiuso.

    Franz Kafka, Lo stemma della città, PBA, Trad. di Anita Rho

  277. *there is a wisdom that grows up in strife* Henry Timrod, Retirement
    *where wisdom grows up in strife* BDylan, When the deal goes down

    Su questi 2 versi si è montata l’accusa di plagio all’eliottiano BD – in realtà è un omaggio al buon, elegiaco sudista Nimrod di metà ‘800. I dylanisti hanno notato che il titolo del CD con su When… anagrammato dà

    MODERN TIMES / TEMPI MODERNI
TIMROD SEMEN / SEME DI TIMROD

    e interpretato: BD = progenie di Timrod (semen in inglese è solo sperma ≠ vegetale). Io, dylaniato, do il mio piccolo contributo: NOI = progenie di Nimrod, l’ing/geom/arch. di Babele (cfr. su google BD MAGGIE’S FARM i testi di MT, tutti sotto la maledizione di B.).

    Morale: per un n db perse la capa…

  278. Giorni fa, sotto il post di ff “Chi l’ha detto?”, su Pavese/Eliot/Sanguineti, temp come al solito (v. post su Grünbein/Fortini) va OT con Zanzotto. Ecco l’evoluzione del 30 settembre: *Temp: S. l’ho incontrato per caso, di Z. invece sono amica da circa 30 anni e ogni estate quando passo dalle sue parti vado a trovarlo. S. lo definisce poeta rurale e in effetti Z. ha lasciato una porta spalancata ai suoi vecchi amici locali, che parlano in dialetto e soprattutto “lo scrivono” tipi bizzarri (e più interessanti dei prof. universitari che ho visto spasimare intorno a S.), con i quali Z., poeta al quale nessuno negherà intelligenza critica, è in contatto poetico e umano proprio perché non permette che l’intelligenza annienti lo stupore. / DB: @ temp. ho qui sottomano Nico Stringa, CAMPETO, 2003, con una lettera prefatoria di Z.: “Caro NS, anche nel tuo caso non è certo uno ’scherzo’ l’uscire dal proprio terreno di studioso, presentando una raccolta di versi in dialetto. Ma ciò diventa in te comprensibile se si pensa che tu ne sei un parlante fedele”. Potrei trascriverne una, ma non è copiaincolla, e perciò lo farò volentieri solo sotto esplicita richiesta. / Temp: @db Non so, copiaci NS se vale molto la pena. Z. è anche una persona d’animo a volte esageratamente gentile. / Temp: Che stronza, me lo dico da sola prima che lo pensi tu. Crede nella pratica della poesia e nella poesia diffusa.* Insomma, temp è l’amica paritaria, gli altri… bastava poco digitare “nico stringa” su google, come bastava poco digitare 1 verso delle 3 poesie di S. da me nickate&postate subito dopo, per rimettere in carreggiata *temp: Non so chi siano Esaurimento Befana e Testamento. Certo non sono i 2 o 3 commentatori con cui di solito comunico qui. Dove sono finiti? Se hanno lasciato la stanza non si potrebbe cercare una modalità diversa? Che per Z. il terapeuta fosse Lacan tenderei a escluderlo. Ma se anche lo sapessimo, sarebbe davvero interessante? E’ la comunicazione quella che prevalentemente si tesse qui, mi pare, un incontro non casuale di esseri umani sbucati da chissà dove. E anche piuttosto paritario, visto che il primo passante può dirmi cosa pensa di me e anche bruscamente, senza chiedersi se altrove ho magari qualche merito. Questo mi piace qui ed è per questo che ci vengo. Sarei curiosa di sapere cosa ne pensano gli altri, se ancora ci sono, e tu per primo.* Mi guardo bene, il thread s’è ormai estinto a quota 150 commenti, il 5 ottobre è rimasto solo Garufi, cui confesso: *frequentandovi imparo tantissimo – è come se spingeste la mia barchetta nella rete, da cui mi pare poi di tornare con qualcosa. Questo qualcosa poi tenderei a depositarlo nei commenti. Temp. sostiene che così intaso: ma è vero? / sg: non intasi. tu fai di peggio: scassi la minchia a tutti, sei un commentatore compulsivo, il più folle, simpatico ecc. / temp: @db Dove ho detto che intasi? Tu sai che cosa ho detto:–)* Qui finiva il thread, sicché rispondo ora. In fondo alla bacheca di settembre: *temp: Che sta succedendo su NI? Ho fatto un giro qua e là e ho trovato tutta una serie di troll eterodiretti. Neppure cloni di scrittore, visto che uno scrittore di media bravura avrebbe fatto in modo che sembrassero uno diverso dall’altro. Cloni di un ego incontinente. Cosa vuole il loro papà? Essere ammirato? Va bene, applaudo: clap clap! Vorrei però che dopo si tornasse all’antico, mi ero affezionata a questo sito e mi ritrovo ad avere nostalgia di ruttoman. Com’è che ruttomann è stato indotto a ragionare e questi no? / @ U. Conte. Hai pensato che mi riferissi al post Garufi/Krausp.? Nemmeno per idea. Il pre-post-para-demenziale ha sempre un posto pronto alla mia tavola. Ho solo fatto un giro tra i post, e ne ho visti alcuni rinsecchiti per eccesso di troll, post che avrebbero potuto piacermi, se qualcuno non si fosse accanito a disidratarli. Non mi resta che leggere (carta). / lo snobismo non c’entra. C’entra magari il desiderio di respirare un po’. Del resto è impossibile operare selezioni feroci, ma a volte di fronte a queste ondate di idiozia*…

  279. Nel 1607 il calvinista Giovanni Diodati pubblicò la prima Bibbia in italiano, che si chiudeva ovviamente con l’Apocalisse: *Io vidi nuovo cielo, e nuova terra; perciocchè il primo cielo, e la prima terra erano passati, e il mondo non era più* 21, 1.
    Nello stesso anno l’Antonio e Cleopatra di Shakespeare apriva in volo con: *Nuovi mondi, nuove terre!*.
    La prima diffusione del copernicanesimo ebbe effetti apocalittici: asfissie improvvise, gente che si metteva carponi perché la terra era improvvisamente tonda, vertigini da rotazione; e poi reazioni ancora peggiori: millenarismi, pogrom, caccia all’uomo ecc.

    PS segnalo che in testa al thread di Garufi hanno postato un passo della Vulgata di S. Girolamo: anche il lettore sbadato non potrà non notare il salto di qualità della Diodati.

  280. Mi sei persino simpatico, io purtroppo non sono rancorosa, o almeno sono troppo pigra per esserlo, e l’età mi toglie anche la memoria a breve termine, e allora vvvai…

    Iddio adunque creò l’huomo alla sua imagine: egli lo creò all’imagine di Dio: egli gli creò maschio, e femmina.

    Genesi I, 27

    del Nostro, ovviamente.

  281. G E O R G I A M A D A = 11 lettere

    Nel nick-valise, georgia fa la parte del leone: anche a cedere la prima a, 6 lettere a lei contro le 5 rimaste a torquemada. Questo all’inizio, ché pian piano il torquemada “scelto” ha sempre più scelto lei, abitandola come un troll interno. Da scomparto di minoranza, esso occupo’ via via la valigia – ma non del tutto, diciamo un 69%. Considerando che ogni occupazione progressiva di parola comporta un effetto-crasi, al momento attuale possiamo dire che

    a) il nick-valise s’è contratto da 11 a 9 lettere
    b) a georgia ne restano 3, le altre 6 a torquemada
    c) l’unica g rimasta s’è foneticamente deteriorata, sfumando alla francese

    Il risultato (provvisorio?) è

    T R O G I A M A D A

  282. Quando ci fu l’esigenza di costruire una grande torre in un luogo imprecisato della città, i promotori dell’idea si misero subito al lavoro. Tra gli altri alcuni si assentarono, si nascosero, altri si disinteressarono, i terzi cominciarono a lamentarsi, ad agitare le braccia, a dire basta.
    E’ così che periodicamente la costruzione doveva sempre bloccarsi, ma questo mai sviliva la volontà dei promotori che di epoca in epoca, di padri in figli, proseguivano come potevano il progetto.
    Per far sì che dopo ogni interruzione si potesse di nuovo riprendere i lavori, qualcuno all’interno del gruppo doveva sacrificarsi e piegarsi alla volontà distruttiva degli oppositori. Nei tempi più lontani si compirono atroci delitti carnali, nei periodi meno antichi i soprusi si trasformarono, ma senza perdere il vigore delle origini. Certi, tra i promotori, furono acquisiti dalla frangia opposta, e si dimenavano, con ancor più vigore degli originali, contro il gruppo costruttore.
    La ricerca di un’unità da parte degli edificatori veniva regolarmente rallentata dal gran capo, un individuo bestiale, mai visto, tuttavia al vertice della congregazione demolitrice.
    Un giorno, uno tra i grandi funzionari di questo folto gruppo gridò a gran voce un discorso, parole dirette ai precettori dei figli degli oppositori. Nella grande piazza gremita di gente si udì questa sentenza: “Astenetevi da ciò che il gran Capo odia!” .
    Tra i suoi uditori dilagò la gioia e la concordia “sì, asteniamoci dalla costruzione della torre, insegniamo questo ai nostri discepoli, è ciò che il gran Capo odia”.
    I promotori furono disorientati “da quando il loro gran capo odia?”.
    Tra la soddisfazione e l’incredulità per quelle parole ci fu un giovane temerario che decise di cercare il gran capo. A qualche giorno dalla delibera del funzionario si sarebbe infatti svolta un’assemblea per decidere di interrompere o meno la costruzione di un’ala del grande edificio.
    L’entità della partecipazione non era prevedibile, sicuramente i demolitori se ne sarebbero stati a casa, i più furbi tra loro erano già lontani dalla città.
    Il temerario non aveva tempo da perdere, percorse mari e monti, deserti e pianure, ma non trovò mai il gran capo. Il suo scopo era chiedergli un parere, portarlo all’assemblea per smentire le parole del funzionario, e questo non era possibile se non lo si fosse trovato.
    Una leggenda dei distruttori recitava che questo gran capo dimorava in tutti gli interiori delle persone, ma più di tutti lo ospitava uno dei funzionari, quello che aveva urlato nella piazza.
    I costruttori naturalmente diffidavano da questi racconti, “se proprio così deve essere, il gran capo starà solo nei loro di interiori!” dicevano.
    Ma una cosa era sicura secondo il temerario, se in qualche posto lo avrebbe trovato, sarebbe stato nel corpo di quel funzionario.
    E così ricominciò la ricerca. Giunto al corpo del funzionario, rovistò nel suo ventre, ma vide solo un desolante vuoto. Il temerario non si diede per vinto, cercò pure negli altri constatando tuttavia che ospitavano anch’essi solo un grande e desolante vuoto.
    Fu dopo queste esperienze che il funzionario, primo ad essere ispezionato, disse al ragazzo di seguirlo nel suo palazzo, la sua grande casa: lì avrebbe visto il gran Capo in tutta la sua lucentezza. Proprio per l’intensità del bagliore lo avvertì anche che avrebbe dovuto evitare di guardarlo direttamente.
    Il temerario lo seguì, e quando furono di fronte al trono, che ancora celava chi vi era seduto, il padrone di casa non esitò a girare il seggio. “Ecco il gran Capo” gli disse, e mentre così parlava si celava gli occhi. “Nota lo splendore! Non si può nemmeno guardare, si perderebbe di colpo la vista!”.
    Il vecchio si impedì la visione per tutto il tempo, così che non poté nemmeno accorgersi del fatto che il ragazzo non seguì il suo consiglio.
    Una volta tornato tra i costruttori, il temerario riferì ciò che aveva visto. Molti tra i più anziani non si stupirono nel sapere che in realtà il gran capo era un asino tutto bardato, seduto su una sedia, che ragliava in continuazione. I più giovani si meravigliarono e altri non fecero nemmeno in tempo a conoscere la natura di quel simulacro.
    Ma poco importava, tornarono presto ad impegnarsi nella costruzione.

  283. Qui sopra A. Inglese, Oct. 8th at 15:21, ha espresso con chiarezza il suo pentalogo di postante:

    1) togliere i commenti offensivi diretti ad altri commentatori
2) lasciare i commenti offensivi diretti a me (se si ripetono, tolgo le repliche)
3) togliere il puro disturbo (scoregge, rutti, seghe, ecc.)
4) spostare in bacheca il cazzeggio ot
    5) lasciare l’espressione delle opinioni, giudizi, ecc.

    Sono d’accordo su quasi tutto, nel senso che
    a- toglierei il comandamento 2), poiché il postante nel thread è primus inter pares, non un S. Sebastiano.
    b- Unificherei i comandamenti 1), 3) e 4) in un megacomandamento che suonerebbe 2- togliere gli OT (commenti incongrui, offensivi, chattosi)
    c- aggiungerei un comandamento iniziale: 1- presenziare al tthread
    d- a questo punto, il comandamento 5) risulta pleonastico.

    Naturalmente tutti i termini della questione sono opinabili: presenziare quanto? sempre? 5 m. all’ora? E poi: quando incomincia l’offesa? quando l’incongruità? Spesso sono indecidibili: ergo decide il postante.

    L’esempio scelto da A.I. invece, l’assemblea come pratica basilare della democrazia, secondo me è sballato. Cercherò poi di dire perché.

    PS ho letto la voce Troll-wikipedia, di estensione sintomatica: *Dare del troll a qualcuno significa fare delle assunzioni sul motivo per cui scrive che sono impossibili da determinare realmente, mentre usare il verbo trollare descrive soltanto la percezione che si ha riguardo il comportamento corrente della persona e quindi non assume nulla riguardo le sue motivazioni. Tali assunzioni sono un buon esempio dell’errore fondamentale di attribuzione, cioè presumere che il comportamento corrente derivi dalla natura o dal carattere di una persona invece che esaminare il comportamento in relazione al contesto degli eventi. In altre parole, il trollare può avere più a che fare con il contesto che con la personalità di chi scrive. Il termine troll è molto soggettivo, e dei messaggi che per alcuni possono essere legittimi e interessanti, per altri possono essere delle vere trollate.*

  284. Il nick-valise isolato dal collega Montanier su caviamada ha evidenziato un alto potenziale epidemiologico. Nel nostro istituto stiamo seguendone il decorso su cavialfonsa: data però la velocità di trasmissione, propongo di chiamarlo già da ora lansque-nick.

  285. I think troll is simply speaking another voice of new trolls, husbands of marina occhiena ex star magical group richs and powers year 70ies, who were indoubtbitbly the italian answer to swedisch abba. I think also that italian culture today as today cannot forget great contribution singer and composer and guitarist alberto radius to italian music and poetry. verses like “e si arrangi chi ha paura del caviale” (who’s fears of caviar must make an arrangement) which stays in the marvellouss song “Nel ghetto” (In the ghetto) demonstrates that radius is simply a genius.
    thank you in advance!
    yours
    ngyula! bastos from hungary.

  286. At the start, the screen is dark while daylight begins to fall on the piazza. Nimrod comes on and performs in an ever more extravagant manner, clapping his hands and vocalizing to an accompaniment of tubas and low strings. The piazza begins to fill with builders and supervisors, among them Abulafia, a mystic trombonist, and Sapir, a scholar trumpeter, both of whom concerned with the nature and capabilities of netiquette. While Nino goes on encouraging the builders, a woman in pain gives birth to a case and sings a post, but the frantic building activity continues and the music goes on getting faster and more excited. The piazza people forms into two factions, the just and the trolls (who put on animal masks). Finally, the frenzy of work becomes a fury of aggression, that rises into a thread working out syllables and words in different languages, and then dies away into darkness on the key-word Shibbolet, intended here as a nick-word.

  287. I think modestly that nimrod as science-fiction writer was not so pregnant and prenatal as daniele pace ex squallor which is a group that in hungary made a big success of publikum and kriticism. relatevely marina occhiena it is important to establish that she stoled the husband (new trolls in all its components) to the “brunetta” (brown haired little woman) who since that moment forgot to speak with her. occhiena is now one of the italian tv stars the famous island (isola dei famosi) which is screening day by day bay the italian television network raidue, with the intervention bay tv italienischen fernsehen star simon ventura. I think problem of italian culture is simply that one greatest hits star like daniele pace who’s dead in 1990 around, is not evaluated as for instance giacomo faletti by castoldi hifi production and distribution. the matter of fact is that castoldi is not more publisher instead is a supermarkt usw. unheimlich, sagte er.wer? das weis ich nicht, vielleicht der zauberer moreno. in other words 4 years ago he was a referree from south america. we are sure here in hungary that giacomo faletti will gain the prize “studio sempre all’actor studio se son qui non studio mai, america ok”.

  288. Segnalo “seeing double at triple rock”, il nuovo mysticlip dei NOFX: 4 clergymen suonano 4 nunguitars mentre Triplechrist Doublestar as Jesusoup cammina sulle teste dei thinagers e non affoga: POGA!

  289. i want not be
    like you want me
    i want not be you
    like you want me
    i want not be like you
    like you want me
    i want not be like you be
    like you want me
    i want not be like you want be
    like you want me
    not like you want me
    i want be like i want be
    not like you want me
    i want be like i be
    not like you want me
    like me i want be
    not like you want me
    i want be me
    not like you want me i want be

    I want be

  290. Secondo me, la democrazia si divide in reale, fittizia e virtuale:

    1. democrazia reale (assemblea). le persone si incontrano realmente in uno spazio limitato per un tempo definito. La regola conseguente è: tutti hanno diritto di esprimersi uno per volta per una frazione h/p (dove h = tempo complessivo, p = partecipanti).
    2. democrazia fittizia.
    3. Democrazia virtuale (blog). Le persone si incontrano virtualmente in uno spazio illimitato per un tempo indefinito. La regola conseguente è: tutti hanno diritto di esprimersi.

    Rispetto alla democrazia reale, quella virtuale garantisce per definizione dai rischi di accavallamento e dalle strettoie della scadenza: non ci può essere ressa nello spazio, né fine nel tempo.

  291. Però c’è un però. La persona della democrazia 1. è la stessa della democrazia 3.? Anche tenendo il significato letterale di maschera per/attraverso cui passa/si amplifica il sonus/parola, e dunque ponendo assemblea = teatro, le distanze tra personae sono sempre in qualche modo spazialmente definite: troppo vicine assordano, troppo lontane non si sentono. Inoltre sono definite in compresenza.
    Nella democrazia 3. mancano tutte queste condizioni. Regna un principio d’indeterminazione per cui è impossibile localizzare l’altro: può essere prossimo quanto antipodico. Lo stesso per le coordinate di tempo: può essere sincronico come istantaneamente assente. Così però vengono a mancare i requisiti psico-giuridici della persona, a cominciare da quello principe: la continuità (diciamo che quello è la persona x perché mantiene nel tempo certe caratteristiche). Pezzi di thread come la triangolazione db/sartori/temp sono improbabili in un’assemblea, mentre del tutto plausibili in un teatro dell’assurdo.
    Da punto di vista del commentatore (a parte subjecti), non c’è mai sicurezza che qualcuno ascolti e su chi è l’eventuale ascoltante: da ciò la necessità di commentare da soli, in pieno isolamento. Dal punto di vista del thread (a parte ojecti), si formano tracce rizomatiche a 1 o più voci che possono intersecarsi con altre tracce quanto no.
    Le persone della democrazia 3. sono insomma a-persone (a-fone) o in-persone (in-personanti per un tratto di tempo un personaggio, iper/ipo-sonanti); il postante un π-jay, ossia uno che sfuma, mixa ecc. le in-persone partecipanti (π e non p, in quanto definibili esse solo per approssimazione infinita).

  292. Borso io frequento la statale ma come mai non ti ho mai incontrato?
    forse lo so perchè, forse…. :-)

  293. cava indiana pev caso, lei non incontva mai il dottov bovso pevché è sempve chiuso in sala computev a scviveve le sue memovie. memovie che poi costituiscono gli appunti sui quali i suoi studenti si esevcitano e danno gli esami

  294. http://www.transnext.info/

    TransNEXT 1.0: le lingue, il precariato e tutto quanto

    Con questo post inauguriamo TransNEXT, per cui abbiamo scelto il sottotitolo “Gilda di traduttori radicali”. Oltre che una gilda è però in realtà anche un collettivo d’idee in affinità, un laboratorio di traduzione sotto nome collettivo, un duetto di braccia rubate, quale più quale meno, alla cultura, due amic* traduttor* che, stanch* di svolgere a cottimo uno dei lavori più antichi e precari del mondo, hanno provato il salto.

    (CC) Cory Doctorow

    Un salto che nel pianeta della traduzione sarebbe parso imprevedibile, e che imprevedibile resta, nelle sue mosse e nel suo esito. Abituat* com’è da sempre al precariato, chi traduce esita più di molt* altr* a mettere in dubbio la propria condizione precaria, e in un’epoca in cui l’interinale sembra estendersi all’universo intero, nel mondo della traduzione nulla pare cambiato: dalle cartelle dattiloscritte di Bianciardi siamo passati al computer e alle ricerche in Internet, ma tra traduttor* non sono nate quelle reti di critica e solidarietà che fioriscono in questi tempi bui tra le comunità precarie.

    Eppure nel mondo della letteratura la critica è diffusa: dai collettivi di scrittori alla critica del diritto d’autore e della paternità dell’opera, gli esperimenti di creazione letteraria alternativa si sprecano. Se tra musicist* e artist* l’opera derivata viene sempre più rivendicata come creazione da ogni punto di vista, chi traduce si sente ancora una persona di servizio, come i musicisti alle corti di epoche passate.

    Noi invece crediamo che tradurre sia creare, sia scegliere, scrivere, prendere posizione, trasformare il mondo, cambiare la vita, e che il lavoro di traduzione sia un’opera sotto ogni aspetto, e che come tale vada considerato.

    TransNEXT è allora un progetto di rilancio della traduzione, una risposta alla condizione precaria che ammanta chi traduce non soltanto dal punto di vista economico, un’affermazione della possibilità di leggere, interpretare, diffondere e ricreare la cultura condividendo il processo creativo tra di noi e con il resto del mondo.

    Ci porremo allora come lettor*/autor*/critic* capaci di scegliere e di proporre, e la nostra proposta sarà distribuita in modo da non rinchiuderla soltanto nell’asfittica gabbia di un tomo con prezzo di copertina: la faremo circolare, respirare ed entrare in osmosi con i flussi pulsanti delle culture e della vita.

  295. @ db

    “Insomma, temp è l’amica paritaria, gli altri… ”

    Sempre velenoso, il buon db.

    Potrei anche essere l’unica che non gli chiede niente e che ha visto quanto invece sempre gli chiedono gli altri, e con quanta gentilezza lui si presta, soprattutto negli ultimi anni.

    Ma questo senza alcun pregiudizio verso il tuo amico, come del resto ho detto subito lasciando a te la scelta di copiarlo o meno.

  296. Qui sopra sono io, mi è rimasto appiccicato il nome di una riosposta che avevo dato a Cato altrove.

  297. Lasciando sempre la mia mail valida, come possono vedere gli indiani, per non essere confusa con gli ectoplasmi tanto numerosi in queste sedute spiritiche.

  298. ah ma allora magnifico i ragazzi si preparano su uno spettro dello scibile diciamo non proprio enciclopedico.

  299. No, cara @indiana per caso, qui si mette in scena il cortile, e il cortile attira sempre, dalle baruffe chiozzotte in poi.
    Solo che chi le scrive può essere Goldoni, ma le maschere che le interpretano sono sempre quattro guitti, me compresa.
    Serve per vedere fino a che punto si può arrivare, e in fondo la vecchia pratica, conosci te stesso, anche se mette a disagio alla fin fine è più sana di quella che dice chiudi gli occhi.

    sala computer, eh? a spese del cittadino, cioè a spese mie. ma bene.

  300. 3,141592653589793238462643383279502884197169399375105820974944592141592653589793238462643383279502884197169399375105820974944592141592653589793238462643383279502884197169399375105820974944592141592653589793238462643383279502884197169399375105820974944592141592653589793238462643383279502884197169399375105820974944592141592653589793238462643383279502884197169399375105820974944592141592653589793238462643383279502884197169399375105820974944592141592653589793238462643383279502884197169399375105820974944592141592653589793238462643383279502884197169399375105820974944592141592653589793238462643383279502884197169399375105820974944592141592653589793238462643383279502884197169399375105820974944592141592653589793238462643383279502884197169399375105820974944592141592653589793238462643383279502884197169399375105820974944592141592653589793238462643383279502884197169399375105820974944592141592653589793238462643383279502884197169399375105820974944592141592653589793238462643383279502884197169399375105820974944592673897595π

  301. L’articolo originale e’ all’indirizzo http://italy.indymedia.org/news/2006/10/1166245.php Stampa i commenti.

    “Letteratura a progetto. Come si scrive precarietà?”

    Confronto dibattito con scrittori, giornalisti, romanzieri, poeti, narratori di precarietà. Per la costruzione di un laboratorio di scrittura.

    È possibile una letteratura del lavoro oggi? Nel secondo novecento, e in particolare in Italia, c’è stata una importante letteratura industriale: quella che ha raccontato il lavoro, i lavoratori, le lavoratrici, le loro lotte e passioni. Certo, con differenti punti di vista e chiavi di lettura e stili. Ma avendo chiaro quale fosse il tema, quali fossero i soggetti. Anche quando non si raccontavano vite operaie, la fabbrica e la produzione materiale erano lo sfondo, l’ambientazione, la trama. Ora: è possibile una letteratura del lavoro post-industriale?
    Esiste (e qual è) la forma della rappresentazione artistica del lavoro al tempo del precariato? Si può scriverne, nonostante la resistenza, la distanza (quando non l’ostilità) del precariato stesso alla rappresentazione? Un carattere distintivo del nuovo soggetto del lavoro sembra questa sua irrapresentabilità, che non è solo segno di una difficoltà della teoria e della politica a comprendere i mutamenti e interpretarli, ma anche di una fuga soggettiva dalla delega a qualcun altro. È un limite, è una forza, per la scrittura? E ancora: che cosa può essere la narrazione di un soggetto del lavoro che si batte per le tutele, le garanzie nel lavoro ma anche rifiuta il lavoro, non costruisce la propria identità [singolare, collettiva] nel lavoro?
    Scrivere di precari è scrivere di noi: google generation, generazione precaria, liquida, milleurista, low cost, generazione X.
    La nuova narrativa precaria è a un tempo figlia di una moda, di un’urgenza e di un coraggio non comune. Lungi dall’essere ombelicale, trasmette segnali di fumo a chi vive oggi. Segnali che dicono: si può parlare, si può scrivere. Non siamo invisibili.
    Pure, c’è il rischio di trasformare la precarietà in un feticcio. Il mercato editoriale sembra aver colto questo. Il messaggio può diventare ridondante e ambiguo: chiuso tra l’individualismo che paralizza e l’impossibilità di trovare un filo conduttore che unifichi le esperienze. Invece di scoprire, nella lettura, cosa ci accomuna, sperimentiamo un eterno ritorno del diverso che ci lascia spaesati. L’immediata relazione fra vita singolare e comunità [classe, società] che la letteratura del lavoro e della fabbrica, nel novecento, trovava e produceva nel lettore non è più data e non si manifesta. La frammentazione del lavoro si specchia in una rappresentazione frammentata, l’una fotocopia dell’altra.

    Manca un linguaggio che alluda al superamento della crisi, alla cooperazione tra soggetti. Mancano queste storie.
    Quello a cui vi invitiamo, che vorremmo realizzare insieme è un seminario su questi temi, all’interno della III edizione della festa dei precari e delle precarie. Incontrotempo è uno spazio di partecipazione e cospirazione, in cui immaginare una soluzione comune che ci faccia superare l?isolamento e la frammentazione che la precarietà di vita ci impone. La terza edizione di Incontrotempo vuole superare il piano della narrazione della propria precarietà, elemento comunque centrale per il ri-conoscimento, per proporre un piano di attivazione sociale. Passare dalla narrazione alla creazione, dal racconto della propria condizione di precarietà sociale e lavorativa alla proposta di un percorso di attivazione.
    Un incontro, un dibattito aperto da tenere a Roma, presso il L.o.a. Acrobax, Laboratorio del precariato metropolitano il 20 ottobre fra precari, scrittori che hanno scritto di precariato, lettori, giornalisti di pagine culturali, uffici stampa che promuovono questo o quel libro, case editrici, ricercatori che studiano la letteratura del lavoro.
    Un ragionare, un discutere insieme, un laboratorio. A noi sembra che attraverso questa nuova letteratura si stia cercando un’altra forma di linguaggio: questo linguaggio fatica ancora a sostituire lo strapotere della modalità dominante di rappresentazione.
    Eppure, la poetica può essere un elemento straordinario nella costruzione di un nuovo spazio pubblico democratico, nel riportare la materialità delle vite del lavoro al centro delle cose.

    Promotori: LOA Acrobax, Ricercatori precari.
    Prime adesioni: Mario Desiati, Cristian Raimo, Michela Murgia, Nicola Lagioia, Francesco Dezio, Giorgio Falco, Aldo Nove, Andrea Bajani, Alessandro Leogrande, Katia Cappellacci, Benedetto Vecchi (giornalista de Il Manifesto), Angela Azzaro, Sergio Bianchi (DeriveApprodi), Marco Bascetta (Manifestolibri), Graziano Graziani (Carta), I Quindici, Lanfranco Caminiti.

    appuntamento venerdi 20 ore 17.00
    l.o.a. Acrobax Project via della Vasca Navale 6

  302. “questo linguaggio fatica ancora a sostituire lo strapotere della modalità dominante di rappresentazione.”

    quale sarebbe lo strapotere della modalità dominante della rappresentazione?
    e poi, rappresentazione nei media, nelle relazioni dei centri studi sindacali o nella letteratura?

    Sono piuttosto perplessa, forse perché non ho capito, è vero che la realtà ha invaso l’immaginario, ma non vorrei che anche la letteratura venisse spinta verso la fiction tout- court tipo i ragazzi del muretto o un post al sole.

  303. temp
    credo che la questione della (ir)rappresentabilità, della carenza di un linguaggio adeguato, e di un simbolico vivo, adeguato, vengano qui legate alle mutate condizioni del (non) lavoro da/di narrare in epoca post-industriale.
    Però mi interessa il tuo immaginario. cosa ti ha fatto pensare ai ragazzi del muretto? E poi il post al sole:)

  304. qui in ocamargue la caviaranza (oche ochiamiamo affettosamente ocavia, un po’ all’oconrad lorenz), già sotto osservazione per l’aviaria, presenta da oggi tutti i sintomi evidenziati dagli ocolleghi gallo e montanier: in più starnazza inseguendo volatili-fantasma giù in ocortile. se è ocosì, ci sembra riduttivo per tal epatologia il nome di lansque-nick, e proponiamo lansque-net.

  305. @ Gina

    questo:

    “La terza edizione di Incontrotempo vuole superare il piano della narrazione della propria precarietà, elemento comunque centrale per il ri-conoscimento, per proporre un piano di attivazione sociale. Passare dalla narrazione alla creazione, dal racconto della propria condizione di precarietà sociale e lavorativa alla proposta di un percorso di attivazione.”

    E in particolare il “piano di attivazione sociale”.

    E un pezzo che non trovo più, mannaggia, molto interessante, in un giornale di ieri sulla fiction tv, dal quale avevo tratto spunti. Mio marito si è innamorato della differenziata e adesso è peggio di Attila.

    Insomma, quando si passa dalla letteratura al sociale, la letteratura comincia a svanire e lascia al passo alla copmunicazione e in ogni caso a tutta una serie di pratiche che con la letteratura hanno poco a che fare.

    Ti ricopio la frase che mi aveva colpito ieri o l’altro ieri della De Gregorio.

    “La letteratura si è rifugiata nella realtà, dicono desolati gli intellettuali che contemplano il baratro seguitando a parlare di Musil…” entusiasti invece gli agenti letterari ecc.”

    E degli editori aggiungerei. Il reale tira, se ben confezionato, precariato compreso.

    Voi cosa intendete?

  306. temp (parlo per me, e non a nome di acrobax)
    continuo a non capire il nesso col muretto:)

    sulla letteratura: mi sa che la vediamo in modo diverso (Non riesco a immaginare una letteratura avulsa dal sociale. Hai qualche esempio?:)
    sulla posizione di acrobax: i precari potrebbero anche essere dei personaggi che faticano a rappresentarsi E che comunque si ribellano all’Autore per come li rappresenta, perché non si riconoscono (penso ad esempio al lavorismo). il seminario/laboratorio personaggi/autori potrebbe quindi essere inteso in senso vivo, che sboccia.
    sull’industria culturale che gongola e il precariato che tira: acrobax infatti parla di feticcio:)

  307. @Gina

    Se il sociale è quello di cui sopra, direi la gran parte, dalle Affinità elettive a Troppi paradisi.

    E’ forse più facile se mi fai tu la lista delle grandi opere del novecento che si occupano di sociale. Capirei meglio, forse, quello che volete/vuoi dire.

    La letteratura, detto in soldoni, lavora per metafore, linguaggi e stili. Se il sociale le serve per arrivare da qualche parte anche lo usa, come usa il paesaggio o la malattia, o la morte, o vedi tu, ma che le interessi in quanto tale è rarissimo, in quel caso si tratta piuttosto di giornalismo.

    Neppure a Volponi interessava il “sociale”. Sono cose che può dire Fofi, se vi ho capito bene, che come lettore del sociale mi trova spesso d’accordo, ma come lettore di opere d’arte quasi mai.

    La televisione invece al sociale cerca di fare specchio, non certo per bontà, ma per fare acchiappanza di pubblico. Mi spiace di non aver trovato l’articolo di ieri, adesso cerco meglio, ma temo che sia andato.

    Il muretto era un rapido esempio per questo, la condizione giovanile, sia pure tipo Moccia. Ecco, se mi interessassi al sociale mi interesserei molto al pubblico di Moccia.

  308. certo temperanza che potresti fartela anche tu una birra in compagnia con noi ognitanto.(io non vado mai, pero’ mi fingo un’habituè)anche perchè i ragazzi sono molto vivaci e una sola donna non basta a tenerli a bada.
    So ragazziiiiii…

  309. @indiana per caso

    Do fondo alle mie energie qui, anche se sono molto tentata dalla sala computer. Muscolarmente non posso competere, sono una vecchina un po’ osteoporotica, ma cercherei di fissare borso negli occhi e ipnotizzarlo.

  310. e io che speravo tu possedessi IL NOME dell’Autore Autopulente e dis-in carne che in sé tutto contiene, padre e madre, tasti e gas, personaggi lettori e tipografie comprese. Mi è andata male ancora una volta:)
    beh, visto che citi volponi, e con lui la fabbrica del novecentoimprescindibile, e con lui tutti i livelli di lettura ecco, ad esempio e mi fermo all’ampiezza narrativa che non è universalismo, potrebbe essere che nello specifico e commisurando i tempi incontrotempo, cioè nella letteratura italiana sul lavoro di oggi che tende all’atomizzazione (in cortocircuito con la causaeffetto del postfordismo e la scomparsa della fabbrica quindi del con-testo condiviso) questa ma soprattutto altre ampiezze manchino.
    sul sociale “come inteso qui sopra” la tivvù i gggiovani, moccia IL BURROELAFERROVIA non sai quanto ti sbagli, in trancio di comodo e frettoloso, ma come già ti dissi altrove a dividerci son forme/azioni, bagagli e latte, legni tempo e arsenali: peace and love:)

  311. @ signove Gina e Tempevanza

    e se, tanto pev fave un’ipotesi, la signova Amalia De Lana fosse l’anello intevgenevazionale mancante? ciò pvtevebbe a videfinive l’intevo canone del Novecento italiano, a vidisegnave tvaiettovie, fovme/azioni, bagagli e latte, legni, tempo (temp?) e avsenali… chiedevò al mio collega, l’illustve dottov Bovso, di sondave la pvaticabilità di un excursus evmeneutico intovno a questa possibilità. a visentivci pvesto, cave.

  312. @Gina

    temp voleva dirti che sei fumosa, tontolona.

    “chiarezza è niente più che abituale frequentazione di nozioni oscure”

  313. si è vero, a me pero’ mi hanno denunciato per rivelazioni di segreti di stato.
    vallo a dire a quelli del Sismi che le cose oscure vanno rivelate.
    le cose estense e le cose cogitate…..che guaio.

  314. cava indiana pev caso, fevmo vestando che colovo di cui pavlava sopva sono pvopvio dei gvandissimi figli di tvoia, la soluzione che le pvopongo è quella di coniugave l’extvema vatio cavtesiana con l’intelligeve iconico-immaginale di avevvoistica memovia: pensi a quante cveatuve altve pvotvebbevo nasceve da un connubio del geneve. fossi in lei, pvovevei a vagionavci, intovno a questa ipotesi, magavi ne viene fuovi un pevcovso di vicevca dagli esiti inaspettati. che poi, se uno viflette bene, la filosofia non chiede altvo che di esseve sottoposta a queste “natuvali” inseminazioni ibvidanti…

    p.s.

    se si chiede pevché “il magnifico (e)rettore” è scvitto con evve tosta e non moscia, sappia che è tutta colpa della mia segvetavia, che paghiamo pvofumatamente solo pev postave tutto ciò che le detto al telefono. ma vedvà che, a pavtive dal pvossimo commento (?), svivevà covvettamente “il magnifico (e)vettove. la aspetto pev la seduta di lauvea.

  315. “svivevà”: che ignobile vefuso, non ci si può fidave più di nessuno. inutile dive che le segvetavie non sono più quelle di una volta. domani la favò licenziave in tvonco.

    digito, evgo covveggo:

    “scvivevà”

  316. Alla vista di una bottiglia di birra appena aperta dalla quale la schiuma continuava a traboccare, affermò di stupirsi non del fatto che uscisse, bensì di come fosse potuta entrare.

  317. che è un po’ come chiedevsi pevché la linea vetta è la più bveve tva due punti o, in subovdine, pevché gli atomi non si fanno male quando si scontvano, o, ancova, se gli angeli scopano o si limitano soltanto a suonave il flauto…

  318. Viceversa

    Anche se ho sempre detestato i giardini zoologici e guardato effettivamente con sospetto le persone che vanno ai giardini zoologici, non mi è stata però risparmiata una visita a Schönbrunn, dove, per accontentare il mio accompagnatore, un professore di teologia, mi sono dovuto fermare davanti alla gabbia delle scimmie per osservare le scimmie alle quali il mio accompagnatore dava da mangiare un certo mangime che si era messo in tasca a questo scopo. Il professore di teologia, un vecchio collega di studi che mi aveva invitato ad andare con lui a Schönbrunn, un po’ alla volta aveva dato da mangiare alle scimmie tutto il mangime che aveva portato con sè, quando all’improvviso le scimmie si diedero a loro volta a raccattare il mangime sparpagliato per terra e a porgercelo attraverso le sbarre. Il professore di teologia e io restammo talmente atterriti da questo improvviso comportamento delle scimmie che all’istante facemmo dietrofront e lasciammo Schönbrunn infilando l’uscita più vicina.

    Thomas Bernhard, L’imitatore di voci, PBA
    Trad di E. Bernardi

    Fifoni, dico io, noi invece siamo entrati tutti nella gabbia.

  319. Fifoni, dico io, noi invece siamo entrati tutti nella gabbia.

    è pvopvio vevo, cava tempevanza: peccato che non abbiamo ancova capito pevché siamo entvati, né cosa stiamo facendo o cevcando. dis is de cuestion.

    pvovevò a chiedevlo alla mia ex segvetavia. chissà se mi vispondevà, visto che l’ho fatta appena licenziave.

    fovse aveva vagione quel giovane palestinese, quando diceva che la visposta ai gvandi quesiti è nel cuove degli umili. domani la favò viassumeve.

  320. @temp. sono giù, all’archivio Dal Pra. vai alle macchinette, chiedi di Aquila, ti condurrà da me (lascia a casa il marito).

  321. mi pevplimo.
    evettore, scusa, potvesti esseve accusato di plagio sai? c’è già evve moscia e evve tvonca adesso ci sei puve che tu che difetti di evezione?

    mi pveoccupo pev mia sovella tempe e vanza.
    la lascio da sola pev un mese e mi sbavisce con il teozoofilo quando poteva benissimo avvicinavsi all’ateneo meneghino.
    Adesso si è innamovata del filosofo db. ma come ha fatto?

  322. mi “sPavisce”, cavolo, ma cosa siamo, alle aste?
    Ni ha pvodotto las tevza lautvevvschiebung.

  323. mia cava indiana pev caso, non so se evvemoscia ha anche altvi pvoblemi di evezione oltve la evve, così come ignovo di simili pvoblemi pvesso evve tvonca, ma le posso assicuvave, la pvego di cvedevmi sulla pavola, che di moscio nella mia esistenza, finova, c’è unicamente la evve (e speviamo che la cosa possa continuave, almeno questa, visto come va tutto il vesto).

    lo so che vischio di attivavmi sicuvamente qualche accusa di maschilismo, ma la cosa non può toccavmi più di tanto, essendo io, da tempo immemove, felicemente lesbico. vovvei anche cambiave, ma savebbe contvo la mia natuva, natuvans et natuvata, visto che le donne continuano ad attizzavmi di bvutto, un po’ come succede quando si butta benzina sul fuoco… non so se sono viuscito a spiegavmi, ma cvedo di sì.

  324. quanto a db:

    L’errore di Moosprugger

    Il professor Moosprugger disse di essere andato alla Stazione Ovest a prendere un suo collega che conosceva soltanto per corrispondenza e non di persona. E disse che in effetti si era aspettato una persona diversa da quella che era arrivata alla Stazione Ovest. Quando ebbi fatto notare a Moosprugger che sempre la persona che arriva è diversa da quella che noi ci aspettavamo, egli si alzò e andò via col preciso intento di troncare e ripudiare tutti i contatti che aveva allacciato in vita sua.

    (E viceserva)

    Sempre quello di sopra nella stessa collana e con lo stesso traduttore (che qui però mi verrebbe voglia di correggere)

  325. E io che non volevo crederle, alla mia amica Amalia. Me l’ha sempre detto che questo era un posticino niente male, altro che sito di intellettualini tutti Moospruggeri e Von Aschenbacchi.

    Però, ragazzi, un salto su da me, di tanto in tanto potreste anche farlo. Che vi costa? Ho una collezione di rarità che nemmeno vi immaginate. E poi, che diamine, è anche l’ora che io cambi arredamento e guardaroba, non vi sembra?

  326. Hamann una volta scrisse che Kant, se avesse incontrato Gesù per caso, non lo avrebbe riconosciuto. Da allora Kant la prese larga, uscendo da dietro e svoltando oltre il campanile (il mago era suo dirimpettaio).

  327. Krauspenhaar’s views are largely identical with those of Garufi, but he differs from him in regard to the knowledge of the absolute. He believes that in order to complete the arc of truth, philosophy must be supplemented by what he calls non-philosophy, a kind of mystical illumination. He carries this tendency to mysticism into his physical researches, and is led by it to take a deep interest in the phenomena of animal making love. He ultimately became a devout believer in demonaical and spiritual possession (s. Die Philosophie in ihrem Übergange zur Nichtphilosophie, 2005; Die scheinbare Magie des thierischen Magnetismus, 2006; Der Ischariotismus unserer Täge, 2006; Konflikt zwischen Himmel und Hölle, an dem Damon eines besessenen Mädchens beobachtet, 2007).

  328. Vedendo Lady Barbara nel bosco passeggiare, beh, ho pensato subito all’amore.
    Per me lei lascerebbe il suo castello tutto d’oro;nel petto di un ragazzo c’è più cuore. Lei è rimasta negli occhi miei e la notte mi fa morire.
    Lei appartiene ed un altro ormai, e la notte, cristosanto, mi fa morire

    Lady Barbara, tu sei l’acqua chiara Ferrarelle che disseta più che mai. Forse amarti non dovrei ma il mio cuore sai non vive senza te.

    (Translation from hungarian bay Ngyula! Bastos Communications)

  329. Kaum ein anderer hat unser Verständnis vom Dritten Reich so sehr geprägt wie Franz Krauspenhaar. Seine Biographien zu Adolf Hitler, Albert Speer und Harald Juhnke oder seine Annäherungen an die letzten Tage im Führerbunker erreichten weltweit ein Millionenpublikum – doch wie hat er selbst, der Zeitgeschichtler des Jahrgangs 1960, den Nationalsozialismus, den Krieg und das besiegte Deutschland erfahren? Mit dieser Autobiographie seiner Kindheit und Jugend gewährt Franz Krauspenhaar erstmals umfassenden Einblick in sein unmittelbares Erleben der dunklen Jahre. Ob er das katholische Elternhaus im Mailand schildert, das frühe Berufsverbot des Vaters, den eigenen Schulverweis – ob”Tante Erna”Einführungenin die Opernwelt Mailands oder die Lebensklugheiten des großen Bruders, die Lektüre während des Wehrdienstes oder den siebentägigen Fluchtversuch aus amerikanischer Gefangenschaft in einer Holzkiste: es sind die längst überfälligen Angaben zur eigenen Person eines geborenen Beobachters.

  330. “un attizzo qualunque” (non qualunquista!) è il titolo della mia pvossima opeva, un poema in vevsi che ha pev tema la vicevca di possibili connessioni tva le vavie tecniche di pvepavazione e cottuva della cotoletta alla milanese e gli sviluppi della medicina omeopatica nel novdest. è un libvo, lo dico senza falsa modestia, che cambievà il covso della stovia della poesia e avvà benefiche vicadute anche sul clima, tanto che, subito dopo la pubblicazione, sovgevanno in bveve tempo piantagioni di banane tva la bvesciana e il vevonese

    p.s.

    come potete vedeve, è tovnata la mia segvetavia. è lei che cuva la vevisione delle bozze (tva le molte altve cose di cui si occupa)

  331. :)
    valery: eh?
    vettovialista: questo è un blog creazionista:amalia è vita emersa improvvisamente, in forma complessa.

  332. Giovedì 19 ottobre, c/o la birreria Akkademia di via Ravizza a Milano (MM Wagner, vicino alla Feltrinelli di Piazza Piemonte) alcuni indiani si intratterranno con alcuni commentatori davanti a un boccale di birra dalle 18.00 circa fino alle 20.00 e oltre. Siete tutti graditi ospiti.

  333. ah ma come una tassa? adesso siamo addirittura agli appuntamenti settimanali, qui c’è del losco.
    io non vengo se no’ i calvinisti mi preparano qualche trappola strana con evve moscia.

  334. ah tempe scusa, secondo te, mettere in scena il cortile, significa rappresentare una cosa media tra una corte e un porcile? e una che li frequenta allora è una porchigiana?

  335. Was ich dir sagen will, fällt mir so schwer.
    Das Blatt Papier vor mir bleibt weiß und leer.
    Ich find’ die Worte nicht, doch glaube mir:
    Was ich dir sagen will, sagt mein Klavier.

    Was ich dir sagen will, wenn wir uns seh’n.
    Ich kann nur stumm an dir vorübergeh’n.
    Ich dreh’ mich nach dir um und denke mir:
    Was ich dir sagen will, sagt mein Klavier.

    Was man nicht sagen kann, weil man allein nur fühlt.
    Wie eine Brandung, die den Fels umspült.
    Die dich erfaßt und mit sich in die Tiefe reißt.
    Ich kann es fühlen, doch nicht sagen, wie es heißt.

    Was ich dir sagen will, bist du bei mir.
    Ist so unsagbar viel, doch glaube mir,
    Wenn du mich nicht verstehst, versprech ich dir:
    Was ich dir sagen will, sagt mein Klavier.

    Was ich dir sagen will, sagt mein Klavier.

  336. Tante Rança vangloriava-se de ser uma pessoa sensível à arte. Nos saraus que oferecia em sua casa, desfrutava-se de música e de pintura. Um jovem pianista, protegido de ela, deleitava os convidados com adaptações ao piano de obras de Pl. Wagner. Quando o jovem pianista tocava, o suposto êxtase provocava em Tante Rança uma enxaqueca que durava até o dia seguinte.
    Mante Lenha vangloriava-se de ser uma pessoa sensível à física. Em seus saraus, desfrutava-se da mecânica quântica e da gravitação. Um jovem físico, seu protegido deste ano, deleitava os convidados resolvendo a equação de Sparzani para átomos de hidrogênio. Quando o jovem físico escrevia a função geradora dos polinômios associados de La Guerre, brotavam lágrimas em Mante Lenha e ela tinha que ir para a cama para se recompor da emoção.

  337. Z.H. PROFESSOR DARIO BORSO.

    Ihr werdet euch noch wundern, wenn ich erst Rentner bin!
    Sobald der Streß vorbei ist, dann lang ich nämlich hin, o-ho, o-ho, o-ho.

    Dann fön’ ich äußerst lässig, das Haar, das mir noch blieb.
    Ich ziehe meinen Bauch ein und mach’ auf ‘heißer Typ’, o-ho, o-ho, o-ho.

    Und sehen mich die Leute entrüstet an und streng;
    dann sag’ ich: “Meine Lieben, ihr seht das viel zu eng!”

    Mit 66 Jahren, da fängt das Leben an!
    Mit 66 Jahren, da hat man Spaß daran.
    Mit 66 Jahren, da kommt man erst in Schuß!
    Mit 66 ist noch lange nicht Schluß!

    Ich kauf’ mir ein Motorrad und einen Lederdress
    und fege durch die Gegend mit 110 PS, o-ho, o-ho, o-ho.

    Ich sing’ im Stadtpark Lieder, daß jeder nur so staunt.
    Und spiel’ dazu Gitarre mit einem irren Sound, o-ho, o-ho, o-ho.

    Und mit den andern’ Kumpels vom Pensionärsverein,
    da mach’ ich eine Band auf und wir jazzen ungemein.

    REFRAIN

    Und abends mache ich mich mit Oma auf den Weg,
    da gehn’ wir nämlich rocken, in eine Discothek, o-ho, o-ho, o-ho.

    Im Sommer bind’ ich Blumen um meine Denkerstirn
    und tramp’ nach San Francisco, mein Rheuma auskuriern’, o-ho, o-ho, o-ho.

    Und voller Stolz verkündet mein Enkel Waldemar:
    “Der ausgeflippte Alte, das ist mein O-papa!”

    REFRAIN

  338. Warum nur, warum muß alles vergehen? Oh… warum nur, warum bleibt gar nichts bestehen? Gib mir die Antwort – warum nur, warum? Warum nur, warum blühen Blumen so schön… Oh…. wenn sie schon bald verblühen und vergehen? Mmm… warum nur, warum muß alles so sein? Oh… warum nur, warum bin ich nun so allein?

  339. LE BOUQUET

    Que faites-vous là petite fille
    Avec ces fleurs fraìchement coupées
    Que faites-vous là jeune fille
    Avec ces fleurs ces fleurs séchées
    Que faites-vous là jolie femme
    Avec ces fleurs qui se fanent
    Que faites-vous là vieille femme
    Avec ces fleurs qui meurent

    J’attends le vainqueur.

  340. oui zerafin sa fet su lì?
    sa fu? sa fet? sifuli
    oui zerafin sa fet su lì?
    sifularu anca mi

  341. gabri sono presa con i tomi e i tomini di capra, ma ci dovremmo un po’ parlare magari, tipo zuppa di pesce o sashimi, sashemi, soshema.

  342. B.D. Zimmermann, “Martin und Fritz Heidegger – Philosophie und Fastnacht”,
    Verlag C.H Beck, München 2006. Fritz, bancario balbuziente di Meßkirke fece da resonanzkasse al fratello, elaborando una sua propria filosofia del dada-sein. Ingeborg si laureò nel ’50 in filosofia con una tesi su Heidi. È notorio che die gestundete Zeit è dedicata a C, e si riferisce al periodo di permanenza di C a Vienna (luglio ‘47-luglio ’48). C’è una triangolazione in Chanson come in Zeit: bisognerebbe sovrapporre i triangoli.

    rsw.beck.de/rsw/shop/default.asp?docid=140784
    http://www.welt.de/z/search/index.php/welt_ advanced_search?q=heidegger&ds=date&offset=50 –

    Ultimatum @temp: C non ha zavorra (casomai ce l’ha W. Tu Saikì, l’autore innominabile da me e collega pena castraggio della penna – mai letto Harry Potter?)

    una fa il nome da subito = per prima cosa = zuerst
    (poi fa altro, da ultimo altro ancora)

  343. *Forse nessuno mi toglie la parola
    perché sono il più colto
    tra questi vecchi fabbricanti di calzini
    (l’unico
    che ha la maturità scientifica
    e se non altro riesce bene
    nelle parole incrociate)

    dunque li agito
    faccio infausti pronostici
    sopra il mercato (discretamente in calo)
    dei prodotti “da filo”

    loro fanno le corna sotto i tavoli*

    . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

    Chi indovina il libro da cui è tratto l’incipit, vince il libro medesimo (ritirabile da Aquila, presso macchinette caffé, cortole di filosofia, statale di MI)

  344. يعرض في البندقية بإيطاليا تمثال برونزي يصور شخصا يونانيا، بعد عملية ترميم دامت سبعة أعوام.
    التمثال الذي يتجاوز عمره الألفي عام، كان على متن سفينة غرقت في البحر الأدرياتيكي.
    الشعر يشير إلى أن التمثال لأحد الرياضيين، ويدلل على عشق الجماهير لهم حينها، تماما كأيامنا هذه.

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  347. Oggi qui’ domani la’ io vado e vivo cosi’ senza pene vado e vivo cosi’ casa qui’ io non ho ma 100 cazzi io ho oggi qui’ domani dove saro’ qui’ e la’ io amo la liberta’ e nessuno me la togliera’ mai.

  348. yussef al mushimi Says:

    October 18th, 2006 at 19:37
    يعرض في البندقية بإيطاليا تمثال برونزي يصور شخصا يونانيا، بعد عملية ترميم دامت سبعة أعوام.
    التمثال الذي يتجاوز عمره الألفي عام، كان على متن سفينة غرقت في البحر الأدرياتيكي.
    الشعر يشير إلى أن التمثال لأحد الرياضيين، ويدلل على عشق الجماهير لهم حينها، تماما كأيامنا هذه.

    Magari non interessa a nessuno :-)
    però volevo segnalare che quel pazzo di cipolla mette le lettere a caso, in do cojo cojo.
    Lo dico caso mai qualcuno ingenuamente (come ha già fatto) pensasse che questo sia un colto genialoide.
    Anzi io direi che l’e-citrullo della rete dovrebbe stare attento … metti caso che per caso, a caso … dovesse dire qualcosa di pericoloso … magari qualcuno gli fa pure una fatwa e dopo ci tocca pure difenderlo per attentato alla libera espressione.
    Certo sono parole messe a caso, sconnesse … ma …va bhe, che …. anche quando scrive in italiano non è che il risultato sia poi molto migliore :-)))))))))
    le nostre accademie non hanno mai brillato, lo ammetto, ma mai avrei pensato, fino ad oggi, che fossero finite così in basso.
    geo

  349. cignolina maeta giogia, mio compagno di banco a licopiato il conpito! pecché no li litila il foglio? pecché no mete nota su legitlo? pecché lide semple co faccine poi viene lughe bocca e tanta clema tegiclistallo?

  350. Giù le mani da cipolla!!!
    Per la cronaca a quell’ora 19.37, il cipolla era con me e tanta altra bella gente a bere l’aperitivo eretico… quindi non è che ogni commento si possa imputare al cipolla. Per dire.

  351. “Certo sono parole messe a caso, sconnesse … ma …va bhe, che …. anche quando scrive in italiano non è che il risultato sia poi molto migliore :-)))))))))
    le nostre accademie non hanno mai brillato, lo ammetto, ma mai avrei pensato, fino ad oggi, che fossero finite così in basso.”

    Qui parla una star del giudizio nazionale, esperta di tutto, ma soprattutto d’arte e di stile, giudice sommo di libri, di opere, di fumetti, di cinema, di generale eccellenza, nominatrice di poeti, gran muftì di scrittori. Viva viva viva e sempre gloria a lei, giudice sommo!!!!!!!

  352. gabriella sicura che non ci fosse una postazione internet, insieme alla birra?
    cipolla è capace di questo e altro;-)
    Oppure, siccome di te mi fido, si vede che la cipolla è contagiosa ….
    geo

  353. cignolina maeta giogia, bocabolalio inglese dice lansquenet = lanzichenecco. e bocabolalio flancese dice lansquenet = lanzichenecco. e bocabolalio tedesco ha foto di diabolo che co boca mangia pleti e co sedelino fa stlonzi lanzichenick. può spiegale noi cignolina maeta giogia come invece lei e maeto alfonso è entlato lanzichenick in celvello? e poi dove uscile lui da te e maeto alfonso? io no capile tua lezione, plego lipeti lipeti li peti.

  354. URGENTE!

    grazie a un filtro anti-jam di nuova concezione, abbiamo intercettato un messaggio trasversale di dubbia provenienza (la sigla georgia ormai è sputtanata come la vuitton), che sotto le spoglie stratificate del cipolla + generica filippica antiaccademica intende sabotare la seduta odierna degli indiani (i.e. alzata indiana degli odierni) programmata per oggi stesso all’Accademia di MI. Stiamo ancora discutendo se tagliare o meno il messaggio incriminato, ma sin d’ora possiamo dire che la sdraiata si terrà, con qualsiasi clima.

  355. Da domani sul nostro sito sarà scaricabile gratuitamente l’ultimo romanzo di W. S. La nostra redazione ha provveduto a sforbiciare la prima parte (troppi refusi, e troppe ripetizioni), così da evitare beghe legali con l’Einaudi. Anzi, cambieremo anche il nome dell’autore, solo che siamo incerti tra

    Watu Saiki, “Paradisi”, SA ed. 2006
    Para Disi, “Watusaiki”, AS ed. 2006

    Qual è meglio per voi?

  356. cari racazzi vi scuso tanto che mi permetterei di rompere cuesto baratto in cuesto poster ma o un annunciazzione assai portante da fare, perche sarei preoccupata, che il griller a fatto fuori cambero zopicante che non si vedrebbe piu cui da un po di tempo, che mi piacesse assai con le sue puntate settimanali di tutti i giorni che era veramente bellissime e mi mozionavano tanto che cuasi, piangerei delle vorte che solo se ci pensassi. vi precherei che facetelo ritornare che propio volessi anche sapere se poi ce la data la sua amica da sotto il tavolo. ci mando cuesta canzzone che sono scitta un mio amico che io stessi in cuesto periodo a patova a fare un corso di frittura che il mio maestro di li mi a ripresa e che in un mese ci abbiamo gia insegnata tutta la pontegiatura. crazie a tutti guanti che mi stesse ascoltando, vi preco vi scuso per il bisturbo, come siete cari

    TI PRECHEREI CAMBERO ZOPICANTE CHE TORNERESTI DA NOI TI PRECO TANTO CRAZIE

    Te voglio n’ata vota ‘int’a sti bbraccia
    Chello ca si’ nun ‘mporta…ch’aggi”a fa?
    Voglio chist’uocchie, voglio chesta faccia
    addó’ ce ride ògne felicitá!

    Suonno d”a vita mia,
    dimme pe’ quala via
    t’aggi”a vení a ‘ncuntrá?

    Torna!
    ‘Sta casa aspetta a te…
    Torna!
    Che smania ‘e te vedé!…
    E torna!… Torna!… Torna!…
    Ca, si ce tuorne tu,
    nun ce lassammo cchiù!

    II

    Cu ciento desiderie ‘e mala freva…
    ‘o specchio t’ha fernuto ‘e arruviná!
    Quanno partiste…st’anema chiagneva…
    penzanno addó’ putive capitá!

    Dimme chi te trattene,
    dimme qua’ só’ ‘e ccatene
    ch’aggi”a vení a spezzá?

    Torna!
    ‘Sta casa aspetta a te…
    …………………….

  357. La con-fusione tra democrazia 1- reale e democrazia 3- virtuale dà la democrazia 2- fittizia. In questa gli attanti si comportano come se (als ob) fossero persone, ovvero come se il blog fosse un’assemblea. Un classico di tale equivoco avviene giù subito in entrata, quando la comparsa di un nick scatena una reazione da democrazia 1-: CHI è il nuovo/altro? L’assemblea vira presto in salotto, e offre lo spettacolo classico delle crisi, o passaggi d’epoca: Don Chisciotte senza più cavalleria, M.me Verdurin senza più argenteria. O se vogliamo: i fittizi, rispetto ai tolemaici della democrazia 1- sono copernicani, ma tornano tolemaici rispetto ai relativisti della democrazia 3-. A fomentare la crisi, sono purtroppo i legami reali nel momento in cui non vengono sospesi entrando in rete: fatalmente allora il blog vira in chat.

  358. Wie soll ich meine Seele halten, daß
    sie nicht an deine rührt? Wie soll ich sie
    hinheben über dich zu andern Dingen?
    Ach gerne möcht ich sie bei irgendwas
    Verlorenem im Dunkel unterbringen
    an einer fremden stillen Stelle, die
    nicht weiterschwingt, wenn deine Tiefen schwingen.
    Doch alles, was uns anrührt, dich und mich,
    nimmt uns zusammen wie ein Bogenstrich,
    der aus zwei Saiten eine Stimme zieht.
    Auf welches Instrument sind wir gespannt?
    Und welcher Geiger hat uns in der Hand?
    O süßes Lied.

  359. Com’è, Temp, ch’io significhi l’anima per tenere, che non agita al vostro? Come sono esso elevatore sopra voi ad altre cose? L’OH vorrei felice accomodarlo con qualcosa che perde nella nerezza in un posto calmo sconosciuto, quelli non ulteriormente oscillano, se le vostre profondità oscillano. Ma tutto, quale li tocca, voi e me, li raccoglie come una linea del gomito, tiri da due stringhe alla voce. Su quale strumento siamo sforzati? E che il violonista li ha nella mano? Canzone del dolce della O!

  360. non vorrei intromettermi, ma questa qui sopra mi stride nelle orecchie. La traduzione, intendo.

    TRADUZIONE : CANTO D’AMORE

    Come potrei trattenerla in me,

    la mia anima, che la tua non sfiori?

    Come elevarla, oltre te, ad altre cose?

    Ah, potessi nasconderla in un angolo

    perduto nella tenebra, un estraneo

    rifugio silenzioso che non seguiti

    a vibrare se vibra il tuo profondo.

    Ma tutto quello che ci tocca, te e me,

    insieme ci prende come un arco

    che da due corde un suono solo rende.

    Su qual strumento siamo tesi?

    E quale violinista ci tiene nella mano?

    Oh, dolce canto.

  361. non vorrei intromettermi, ma questa qui sopra mi stride nelle orecchie. La traduzione, intendo.

    TRADUZIONE : CANTO D’ANORE

    Come potrei trattenerla in me,

    la mia manina, che la tua non sfiori?

    Come elevarla, oltre te, ad altre cosce?

    Ah, potessi nasconderla in un angolo

    perduto nella tenebra, un estraneo

    rifugio silenzioso che non seguiti

    a vibrare se vibra il tuo profondo.

    Ma tutto quello che ci tocca, te e me,

    insieme ci prende come un arco

    che da due corde un suono solo rende.

    Su qual strumento siamo tesi?

    E quale vibratore tieni nella mano?

    Oh, dolce canto.

  362. Santa pazienza…

    NARCISO

    Svanì Narciso. Dalla sua bellezza
    senza tregua esalava la sostanza,
    densa come profumo d’eliotropio.
    Ma suo destino era che si vedesse.

    Ciò che emanava riassorbiva in sé il suo amore
    e più nulla di lui era nel vento aperto
    e chiuse il cerchio delle forme estatico
    e si abolì e non poté più essere.

    R.M. Rilke

  363. ELIOTROPIO

    2a LE girasole
    2b TS bot.com., pianta del genere Eliotropio (Heliotropium europaeum) con fiori bianchi in infiorescenze, dotata di proprietà medicinali
    2c TS bot., pianta del genere Eliotropio, con foglie grigiastre e fiori bianchi, comune nei campi | con iniz. maiusc., genere della famiglia delle Borraginacee

  364. 2c TS bot., genere della famiglia delle Sborraginacee
    3d TR mus., leader storico delle Storie Tese

  365. 3d TR mus., leader torico del gruppo nazi-punk Storie Stese
    4e MI prov., el tropio stropia

  366. Lo sapevo che prima o poi si arrivava a questo… bene, me ne torno in quarantena. Adieu.
    ps
    non sopporto che si usino i nomi altrui.

  367. 4e MI prov., el tropio stropia fin che l’elio ghe lass el zampùn
    5f VV, scol., istituto tecnico agrario “E. Tropio” di Tropea

  368. Branchi arrancano nella tenebra
                                            grande bianco
    addosso a branchi intanati nella tenebra
                                            grande bianco
    stupore moltiplicato    ingigantito stupore
    stupore a te di fronte
    stupore della mietitura
                                stupore della bestia spartita

  369. Io non avevo mai capito te, ma ora sì: una bombola come te io l’ho sognata sempre, e non l’ho avuta mai.

  370. Ho scritto t’ano sulla sabbia, e il vemto a poco a poco se l’è portato via com sé. L’ho scritto poi mel nio cuor, ed è restato lì per tamto tenpo…

  371. Un dio lo può. Ma un uomo, dimmi, come
    potrà seguirlo sulla lira impari?
    Discorde è il senso. Apollo non ha altari
    all’incrociarsi di due vie del cuore.

    Il canto che tu insegni non è brama,
    non è speranza che conduci a segno.
    Cantare è per te esistere. Un impegno
    facile al dio. Ma noi, noi quando siamo?

    Quando astri e terra il nostro essere tocca?
    O giovane, non basta, se la bocca
    anche ti trema di parole, ardire

    nell’impeto d’amore. Ecco, si è spento.
    In verità cantare è altro respiro.
    E’ un soffio in nulla. Un calmo alito. Un vento.

    R:M: Rilke, dai sonetti a Orfeo, I,£
    Trad. di Giaime Pintor

  372. hùùùù gesuggiuseppeddiosanto ma come e brava cuesto Raniero Maria Riccio che saprebbe scivere cuesti bellissime frase hùùù madonnamia che mi o tutta mozionata cuando che a pena lo leggiuto, hùùùùùùùù ma come siete cari tutti guanti che mettereste cuesti poster cosi che mi fanno venire, le lacrime come siete buoni tutti da vero cuì sulla lozione intiana e in cuesta bacchetta dei massaggi

  373. Lu strumentu mia è stu cori
    ca nisciunu lu ccumpagna,
    a gne gioia, a gne dolori
    sempri canta e mai si lagna
    sulu sulu mi cunzumu,
    ardu comu nu cipponi,
    tuttu fiamma e tuttu fumu
    sontu puru sta naziuni

    Mannaggia lu rimu
    no voli cu voia,
    stasera di noia
    mi faci murì
    ci s’aza lu vientu
    mi tiru la vela,
    mi ssettu e cuntentu
    va cantu pi tè.

  374. Sind wir vielleicht hier, um zu sagen: Haus,
    Brücke, Brunnen, Tor, Krug, Obstbaum, Fenster, –
    höchstens: Säule, Turm… aber zu sagen, verstehs,
    oh zu sagen so, wie selber die Dinge niemals
    innig meinten zu sein. Ist nicht die heimliche List
    dieser verschwiegenen Erde, wenn sie die Liebenden drängt,
    daß sich in ihrem Gefühl jedes und jedes entzückst?
    Schwelle: was ists für zwei
    Liebende, daß sie die eigne ältere Schwelle der Tür
    ein wenig verbrauchen, auch sie, nach den vielen vorher
    und vor den Künftigen …, leicht.

    (straslation of card. Wordtongo)

    what we were hoping to say:
    ailanthus, rosebud, gable
    saturnalia, moonglow, remember
    I am on the other side now
    have crossed the river, have
    through much difficulty
    come to you from a dormer closet
    head full of dark
    my voice in what you say
    at this moment you say
    wind through stone, through teeth
    through falling sheets, flapping geese
    every thing is poetry here

  375. …io sono brutta? chiese diana ad atteone, passabile rispose lui, allora diana lo fece divorare dai cani e poi andò a ballare per tenersi in forma, non si sa per chi…

  376. …vogliamo chiamare gli alberghi e i ristoranti tutti charlie? uno alla settimana?
    per centocinquanta? per cento settimane? per zerovirgolasette di sospensioni varie?…

  377. Could it not be that we are here to say: house,
bridge, cistern, gate, pitcher, flowering tree, window –
    or at most: monolith… skyscraper? But to say them
    in a way they, themselves, never
knew themselves to be? Is not the undeclared intent
of Earth, in urging lovers on,
to make creation thrill to the rhythms of their rapture?
Threshold. What do
    lovers care if, splinter by ancient splinter, they shred the lintels
    of their own front doors? As well they as the many before
 and the multitude to come… it was ever so.


  378. Lu soli mi sta coci la mitodda
    sentu ca mi sta veni la papagna
    iu mangiu sulu pani e cipodda,
    mbevu l’acqua di lu puzzu di campagna.
    Mugghieruma s’è fatta cussi vecchia
    ca tienti chiù no teni ntra la vocca
    mo s’è nzurduta puru di na recchia
    e ntra lu liettu chiù no mi sta tocca
    bisogna cu la cangiu, puviredda
    ca quandu chiù la rota no camina,
    inutili cu puerti la strascedda
    no servi mancu chiù la martillina.

  379. Per DB

    Wie Nebelwesen
    gehen wir durch Traume und Traume *
    Mauern von siebenfarbigem Licht
    durchsinken wir –

    Aber endlich farblos, wortlos
    des Todes Element
    im Kristallbecken der Ewigkeit
    abgestreift aller Geheimnisse Nachtflugel *…

    Nelly Sachs

    (* dov’è la dieresi su questa QWERTY?)

  380. Per temperanza

    Wir winden hier einen Kranz
    Manche haben Donnerveilchen
    ich nur einen Grashalm
    voll der schweigenden Sprache
    die hier die Luft blitzen laßt –

    Nelly Sachs

    (sulla a di laßt la dieresi)

  381. @cara theca, la sachs non è affar di bichoca o bacheca, bensì di C: pregoti dunque trasferir sachs e gabagli sotto Psalm. bacheca invece è lochus naturalis di metaquestioni quale questa della dieresi: schiaccia un tasto in basso a sinistra e digita u, indi procedi con la lettera diereisanda. good looch

  382. Siamo qui forse per dire: casa,
    ponte, pozzo, portone, brocca, albero da frutto, finestra, –
    al più: colonna, torre… ma per dire, comprendilo,
    oh per dire così come le cose stesse mai
    intimamente pensarono di essere. Non è la segreta astuzia
    di questa terra ritrosa spronare gli amanti al punto
    che ogni minima cosa s’incanta nel loro sentire?
    Soglia: cos’è per due
    amanti consumare un poco la loro vecchia
    soglia di casa, anch’essi, dopo i molti passati
    e prima dei futuri…, leggermente.

  383. @redazione

    in tutti i thread temp attacca i filosofi ma difende cacciari: non è un filosofo o è un parente?

  384. Caro ness, hai ragione. Ho copincollato le due poesie sul thread di Psalm… luogo appropriato.
    buona giornata
    theca/gabriella

  385. @ gabriella

    schiaccia il tasto dove c’è scritto alt (quello che ti fa cambiar tastiera) tenendolo schiacciato schiaccia u poi molla tutto e schiaccia la vocale a piacere. (almeno sulla mia tastiera che è Mac)
    Grazie;–)

    @tutti (quei due o tre)
    lancio un appello per la fine della moltiplicazione dei pani e dei pesci, altrimenti mi ci metto anch’io e potrei perdere la doppia identità e acquistarne una multipla, con tutte le conseguenze centrifughe che già vedo in atto in NI.

    @fs
    Son sua sorella, non si era capito? Soprattutto sorella di lui bambino, che da adulto l’ho ripudiato.

  386. Segnalazione evento. [231915]

    aggiunto sabato 21 ottobre 2006 alle 12:59 da ness1
    [replica] [cancella]
    Sabato 21 ottobre 2006 – ore 21.00
    Teatro Groggia di Venezia
    Cannaregio, 3161
    Tel. 041.5244665

    “In viaggio per rubare
    da Heine a Celan
    poeti senza patria”

    detti da Riccardo Held.

    In viaggio per rubare, con la voce recitante di Riccardo Held, poeta-traduttore di lingua madre tedesca, è lo spettacolo che andrà in scena sabato 21 ottobre, alle ore 21, al Teatrino Groggia, per la serie Voci d’autore. Il programma è diviso in due parti: la prima da Heine a Celan, poeti senza patria, la seconda su alcuni testi tratti dalla prossima raccolta di Held, ancora non pubblicata, La Paura.
    “Le figure dello spaesamento e del furto, racchiuse nel titolo della serata – scrive in una nota di presentazione il direttore artistico Mario Perez – stanno a dirci che la poesia è il luogo che si definisce proprio al di là di ogni possesso e confine, come viaggio dunque e appropriazione di ciò che non ci appartiene ma a cui, propriamente, apparteniamo: la lingua, la tradizione, i maestri, la terra, la città e molto, molto altro”.

    Biglietto: intero 6 euro, ridotto (ragazzi fino a 18 anni, anziani sopra i 65 anni, operatori con richiesta di accredito) 3 euro.

  387. no, nel libro in rete è scritto che a ripudiare Cacciari è stato il fratello, e di sorelle non c’è traccia. quindi temp bara. al massimo balia asciutta, pueri cultura.

  388. Ti giuro, croce sul cuore, son sua sorella, non hai visto che il fondatore di Wikipedia dice che la rete è inattendibile?

  389. E se il libro in rete è quello di cui parlammo, già allora l’autore mi trovava antipatica e mi ha espunta, ma non fidarti, esisto, non basta il silenzio per annullare una fratellanza

  390. Si, da piccolo era molto grasso, anche quando lo buttavo giù dalle scale rimbalzava di gradino in gradino e non si faceva mai male. Anche adesso del resto non scherza, è il ciccione più glabro e occhialuto della città.
    Cosa vuoi che sia successo, caro, gli piacciono i dolci, perciò manda avanti un sosia magro peloso e senza occhiali.

  391. …c’è chi conserva gli oggetti, le lettere. Cosa conservava lei? I fazzoletti, i biglietti dei musei, che ne so io. Lo sai tu quello che conservava, cos’è che conservava? I preservativi, no, quelli non li usavi, qualche indumento.
    Qualche paio di mutande ce l’ha di sicuro. C’è niente da ridere. Fazzoletti
    sicuramente, perchè calavano. Li buttavi via? In mezzo ai campi? Lo facevate nei campi? E non ti poteva dare i suoi da buttare? Lei ti dava quelli di carta…

  392. al sig. fs:

    il file che ha segnalato non è affatto diffamatorio come lei lascerebbe intendere, anzi mi trovo bene con tutt’e due.

  393. gavevamo quindez’ani
    sguassavamo sui canali
    mi e lu come i indiani
    geravamo do coion

    bang bang de colpo lu
    bang bang se ga voltà
    bang bang a tera ‘l m’a portà

    no se pol fermare ‘l tenpo
    no se pol voltare ‘lvento
    sedez’ani gavea lu…

    senpre al mondo ghe sarà
    chi monade spararà
    senza dir né a né ba…

    pot op de colpo lu
    pot op se ga voltà
    pot op volantinar
    pot op a mestre ‘l m’a lasà

  394. ETICA DELLA POLVERE è scandita in tre momenti:

    1. il mondo è durato a lungo/speravamo di dire: ailanto ecc.

    2. sono dall’altra parte adesso, sono venuto a te
    (attraverso difficoltà/fiume/abbaino)

    3. tu dici vento ecc. /ogni cosa è poesia qui

    C’è un prima 1., un dopo 3., e un passaggio tra il prima e il dopo 2.

    La struttura è identica al passo della IX elegia udinese di RMR, dove 1. è la fatica del dire: forse … al più …, 3. è il regno incantato dell’amore, 2. è la soglia

    In due parole, un Lord Chandos alla rovescia. In una: Lord Raos?

  395. …dalla place des martyrs potevi prendere, volendo, l’autobus per sidi bel abbes, immaginare i fasti di notre dame d’afrique, attraversare lesto la casba, pranzare tra gli azulejo freddi del saint george…

  396. quando penso all’avvenir
    alla mia gioventù perduta
    vorrei pianger e poi morir
    mentre tu dormi a pancia nuda

  397. i deebees creano certe situazioni!
    piuttosto che affidarsi franchi
    scelgono di confonderci con dubbie tesi
    ora supplici, ora bellicosi
    quando sono nelle nostre mani

  398. …in quel long wharf mi sono sentita inadeguata perchè ero vestita da sciuretta invece che da punk…

  399. …nei nostri incontri prodighi, alla sorbetteria di arese, soppesavamo il tuo stato con molta cautela, parlavamo sottovoce davanti a un martini ed un succo di arancia, come churchill e saud nell’oasi del fayyum…

  400. …zeinab non dimenticherà il legal sea food, la giacca gialla che stava un po’ larga, la gonna che non ricorda, elementi inconsistenti che giocavano nei suoi confronti…

  401. Invocato da giorni è tornato e… non zoppica più: ora sto serena. :-)
    Zeinab non dimenticherà la demenza di blair, no.

  402. io, ad esempio, quando non mi diverto più, cerco di imparare ad usare gli accenti, così, tanto per vincere l’inerzia autunnale.

  403. a SCopenaghen chiamavano SHegel “E. E.” e SKierkegaard “O. O.”.
    O. O., notoriamente sterile, oltre al fratello vescovo, dopo la moria gli rimase un anacoluto, i.e. un nipote sghembo e inconcludente che gli scopenaghenesi chiamarono “NE’ NE'”. Non è che il signor “nè nè” cui sopra, qui cual’cosa dev’essere andato storto, continua la progenie del danese?

  404. …in autunno si impigrisce; per accentare dovrei usare word e poi traslocare; non mi preoccupo; tu piuttosto con quel nick da smeraldo…

  405. io che lo faccio di mestiere posso dirvi che chattare non è mai divertente, e non tanto perché i miei sospiri sono finti, ça va sans dire – gli è che di là, sulla tastiera, pende sempre un solitario/a, e cento solitudini possono fare tanto sì, ma mai una compagnia. così i miei immancabilmente si masturbano, e i vostri suppongo prosciugheranno piano piano la cantina…

  406. niente da dire, giambo, hai una certa classe, di solito qui si risponde con un insulto a qualsiasi osservazione. classe che emerge tutta, del resto, anche dal modo in cui connoti il mio nick. peccato che sia proprio il mio nome, ma ti perdono.

    adesso, oltretutto, capisco anche perché ti si invocava tanto…

  407. suvvia, temperanza, non faccia così, deponga quel nick che non le si addice, oppure riprenda l’altro, che aveva un certo fascino, un alone di mistero. del resto, rischia di essere citata per plagio dalla signora (?) Amalia De Lana…

  408. strada, da sternere
    estradare, da ex tradere
    tradurre, da trans ducere
    stradurre, da ?
    svignare, da schweinen

  409. P. Lacoue-Labarthe, *PPP, une improvisation (D’une sainteté)*, coll. “La pharmacie de Platon”, William Blake & Co. Edit., Bordeaux 1995.

  410. i never remember my second wife
    i never remember my third wife
    i always remember what i always remember
    ain’t ever even had a first wife

  411. @ jan

    ho visto le statistiche incoraggianti di settembre. però in me, come penso in tutti, resta un dubbio: e se la crescita delle visite fosse dovuta a una maggior frequentazione dei medesimi visitatori? non si potrebbe indagare su un campione ristretto (un giorno, una settimana) gli IP di partenza? così, oltre alle visite, si potrebbero determinare con maggior precisione anche i visitatori (senza alcuna invadenza censoria, com’è invece nel caso della caccia a un IP particolare). grazie

  412. @ Frau De Pansa

    You said:
    October 22nd, 2006 at 12:28

    “suvvia, temperanza, non faccia così, deponga quel nick che non le si addice, oppure riprenda l’altro, che aveva un certo fascino, un alone di mistero. del resto, rischia di essere citata per plagio dalla signora (?) Amalia De Lana…”

    Con chi mi confonde, mia dispeptica signora? Con miss De Luna? Chiede ai padroni di casa, le confermeranno che non sono lei.
    L’unica somiglianza che ho con qualcuno, qui, è la nuova tastiera che mi fa dannare.

    @db
    però diamo almeno un contributo in generi di conforto, non vorrai che facciano la caccia all’IP come pura forma di volontariato.

    Invece ho un problema molto più grave e spero che si possa risolvere: ormai, dato il numero dei commenti, per leggere il thread di Psalm devo aspettare più di un minuto e mezzo. Sono io che non so fare? O è un problema comune? Un minuto e mezzo non è un battito di ciglia nella vita di una signora, soprattutto agée, che deve fare bilanci e impiegare bene il poco tempo che le resta.

  413. @temp: io il thread di Psalm l’ho aggiunto ai preferiti, sicché ci vado diretto senza problemi.

    @jan logico che se si deve segnare gli IP con carta e penna, non si fa. ma come ci sono servomeccanismi per rilevare il numero di visite, dovrebbero essercene per rilevare tutti gli IP, scartare i doppioni/enneoni e rilevare il numero di visitatori.

  414. voglia scusare il mio lapis, signora temperanza, ma la dispepsia, ereditata per nascita, anagrafe e destino, può provocare di questi disguidi. piuttosto, cerchi di migliorare la resa della sua pastiera: sa, ai tempi le facevano ancora artigianalmente, con ingredienti tutti naturali; adesso, a quanto mi dicono, le vendono già preconfezionate, in barattolo, facile immaginare lo schifo, anche solo ad assaggiarle. se vuole, le passo la ricetta di mia nonna.

  415. @db

    facile a dirsi, non li ho più, i preferiti. Dopo il computer crash adesso invece di internet explorer ho firefox, che sarà una volpe lui, ma non rende una volpe me.

    Ho una pagina segnalibri, che non segna un piffero di niente. Tutto quello che segno con il segnalibri viene ingoiato da una specie di palla a fondo schermo, e mai più reso.

    @Dolores De pansa

    scusi, sa, se non le bado, ma come vede ho altri problemi.

  416. anch’io ho la volpe di fuoco, ma non mi ha mai provocato i problemi di cui lei parla, temperanza, e le posso assicurare che, in quanto a computer & affini & associati, io ne so meno di lei. per quanto riguarda “psalm”, provi a digitare la parola nello spazio “cerca su NI” e dopo due secondi compare la schermata. semplice. io ho provato una volta, avendo sentito parlare di questo thread anche dalla mia parrucchiera, ma poi non ci sono più andata perché in questa materia (e non è la sola) non ci capisco una beata pastiera.

  417. @db
    le visite son visite, con uguali o diversi IP, come i turisti.
    E’ interessante invece conoscere gli IP dei vari nickkers;
    io p.e. da ferragosto ad oggi ho fatto uso, sotto lo stesso IP, ma è sbagliato riferirsi agli IP perchè cambiano continuamente, meglio matricola, di una ventina di nick, che posso spuntare a richiesta.

  418. Compare la schermata, sì, con sotto il numero dei commenti a cui è arrivato il thread, ma se voglio aprirlo per scrivere per esempio

    Oh vecchiaia maledetta!
    Son da tutti disprezzata…
    E vecchietta disperata
    Mi convien così crepar

    devo aspettare più di un minuto e mezzo.
    E l’attesa, converrà, gentile signora, rende più atroce la mia già dolorosa situazione.

  419. scusi se mi permetto, temp, ma tra noi vecchiette queste confidenze passano più facilmente: non sarebbe il caso di rottamare l’arnese (cfr. pc) malfunzionante e prendersene, come dire, uno un po’ più…giovane? sa, io l’ho fatto, riscoprendo il piacere di…digitare. ci pensi, può essere la soluzione che cerca, tanto qui, come avrà notato, è meglio che andare a cinema o a teatro, ci sono gli spettacoli più disparati (e disperati), basta chiedere.

  420. Sono, tra le (molte) altre cose, la segretaria personale del Magnifico (e)Rettore. Non preoccupatevi, mi ha appena telefonato pregandomi di riferire che tornerà nella tarda serata. Grazie. Se nel frattempo qualcuno vuol fare un salto su da me, io sono libera oggi pomeriggio.

  421. @whocares

    ho proprio sottomano le lettere di Celan all’olandesina Diet, amoretto parigino del ’49. s’incontrarono così: lei era davanti a un bouquiniste, e le scivolò di tasca il libro appena comperato, Mémoires d’un ane, Paris 1865; C lo raccolse & porse. In una lettera di mesi dopo, Diet gli ricordò “lorsque, en te lévant, tu m’aperçus l’anus” (ma per saperne di più, bisogna andare sotto il psost di Palm, dedicato a C)

  422. @ourlucco

    *le visite son visite, con uguali o diversi IP* ok

    *E’ interessante conoscere gli IP dei vari nickkers* perché? a cosa mi porta questa conoscenza? a individuare un’eventuale fonte unica di nicks molteplici: ma cosa c’è d’interessante in ciò? cosa guadagno se vengo a saperlo? io normalmente non guardo nemmeno chi scrive; oppure, se vedo il nick, mi entra per un occhio e mi esce per l’altro.

    *da ferragosto a oggi ho fatto uso, sotto lo stesso IP, … di una ventina di nick.* per me è assai più interessante: posto infatti te = visitatore medio, i visitatori effettivi di NI saranno = visite : 20.

    *è sbagliato riferirsi agli IP perchè cambiano continuamente, meglio matricola* non so la differenza tra IP e matricola, ma presumo che per “continuamente” tu non intenda più volte nell’arco di una sola giornata. perciò basterebbe prendere a campione un giorno di settembre 2006, e confrontarlo magari con lo stesso giorno del 2005. In generale, direi così: più nick i visitatori usano, meno sono ma in % più partecipano; meno nick i visitatori usano, più sono ma in % meno partecipano.

    *quanti ne hai prodotti?* proprio non lo so (diciamo 2 nell’ultima 1/2 h.)

  423. @temp

    1,5 p = 90 ss

    a contarli, è un tempo lunghissimo: solo i 60 di Yellow Submarine non finivano più. mi ricorda un caro amico balbuziente di anni fa che mi telefonava spesso attaccando: “hahai memezz’oretta di tetempo che dedevo paparlarti 5 miminuti?” il mio consiglio disinteressato è dunque: invia, e sfoglia qualcosa (come dal dentista)

  424. @ourlucco

    scusa, ho cannato. i visitatori in rete sono visitors, fantasmi che sfiorano post e thread. altra cosa sono i digitors, che intervengono. se un digitor usa in media 20 nick, i partecipanti attivi = digitors : 20.

  425. @db
    le visite di settembre sono state ca. 40000/g
    i visitatori sono stati ca. 30000
    frequentazione media = 1,5/g

    tu cosa vuoi sapere? quanti sono i digitors?
    azzardo

  426. se un digitor usa in media 20 nick e i digitors sono 20, i partecipanti attivi sono sempre 20 ma le apparenze sono 400 nel periodo T

  427. se gli IP sono mutanti, gli ID sono costanti e rendono possibile risalire al relativo account, ma se anche questo è rappresentato da un nick si può solo bandirlo con un click, ma non si può metterlo alla gogna come un freak

  428. gli IP sono mutanti non perchè un digitor zompa da un pc all’altro
    ma perchè sono intrinsechi alle circostanze del login

  429. @ db

    Io invio perchè mi prendo una pausa dallo sfogliamento coatto pro pagnotta, se nella pausa dallo sfogliamento coatto sfoglio, tu capisci che mi viene un certo nervosismo.
    Potrei fumare, ma anche questo già lo faccio, troppo.
    No, o la cosa ricomincia dall’inizio tipo Squalo due, o verrò a fare una capatina ogni tanto.

  430. @NIntera

    butto giù queste notte dopo una note di arcibagordi vicino ma opposite agli arcimboldi. da anni serpeggia/lontreggia/panteganeggia per la Martesana un sommovimento ubarchico che ogni tanto galleggia/polleggia/faraoneggia con teg anonime del tipo: MENS SANA IN MARTE SANA etc. il momento critico di tale movimento statu semper nascenti ( = bebè) è stato l’inverno scorso, quando una costola dell’IRI ha fondato l’IRU, sulla rive gauche de la Marteseine, nick to nick con la Martiri Di Turro. ieri sera appunto in una riunione/libagione/imbriacone presieduta dalla Mitica Michela, si è deciso di istituire da subito il PREMIO BAGHETTA per il miglior libro straniero dell’anno (poesia o prosa, fa istess) e per gli italiani, in leggero sottotono, il PREMIO MICHETTA. 1 venerdì sì e 1 venerdì no si parlerà a bocca piena di 1 libro da 1 5ina scelta leninstalinianamente da Michela. fin qui stanotte: molto resta da perfezionare e/o peggiorare. si accetta di tutto, ma solo su prenotazione.

    PS la cosa è nata da un lato per togliere i chatters da codesto blog e dirottarli verso lidi più/troppo umani, dall’altro per far rima con l’indirizzo

    via Rovetta, 14 MI

    http://www.martiriditurro.com

    martiri@tin.it

  431. @inglese: in quali librerie di MI si trova il libro di Buffoni?

    http://www.we-are-church.org/it/attual/PellegrinodiRoma.Buonaiuti.htm

    Nel settembre 1945 bUonaiuti rientrò nei ruoli di professore universitario, ma non poté ugualmente tenere delle lezioni in quanto, in base al Concordato, a un sacerdote scomunicato era vietato occupare una cattedra in una università statale. Dal Pra gli offerse di entrare nella redazione della neonata “Rivista critica di storia della filosofia”: Buonaiuti ne fu condirettore per i primissimi numeri, fino alla morte avvenuta all’inizio del 1946. Morì cattolico rifiutando il prete. Le sue ultime parole: *Ho trascorso ore angosciose, rese tanto più gravose dai tentativi inumani compiuti intorno a me da altissimi dignitari ecclesiastici per indurmi a sconfessioni e a ritrattazioni. Ho resistito impavido. Ne sono fiero.*
    Di lì a poco Dal Pra avrebbe abiurato ufficialmente (ultima abiura storica, almeno nel 3veneto).

  432. cavo wovoka, spevo le faccia piaceve sapeve che ho pevsonalmente pvovveduto a scavicave dal suo sito tutte le vipvoduzioni dei suoi dipinti. la sua avte mi piace molto; lei è vevamente bvavo, pev quel che mi viguavda.

  433. http://www.lucasossella.it/ *Questa è la responsabilità: accendere un nuovo cono di luce sulle tavole infrante e le tavole scritte a metà del nostro quotidiano, che Nietzsche profeticamente aveva con un secolo d’anticipo osservato…. Nel clima di orfanità che abitiamo, ci coglie talvolta il senso del ridicolo nel voler lanciare così il cuore oltre l’ostacolo; gli è che avvertiamo un mandato al quale, spesso, non sappiamo dare un nome.*

    ribot o varenne, o comunque qualcosa che stia all’intersezione tra nietzsche e l’orfanità, i.e. dentro la cavallinità

  434. > lei è vevamente bvavo

    Beh, insomma, mi arrabatto come posso … succede talvolta che a qualcuno piaccia molto qualcosa, i più rimangono benignamente indifferenti. Comunque gvazie! :-)

  435. “Questo è il sogno (o la visione d’impresa) e questa è la responsabilità: accendere un nuovo cono di luce sulle tavole infrante e le tavole scritte a metà del nostro quotidiano, che Nietzsche profeticamente aveva con un secolo d’anticipo osservato.
    La comunicazione: ecco il nostro baricentro, ovvero il punto in cui si può immaginare concentrato il peso di un lieve corpo redazionale e di un ampio progetto relazionale.
    Il cambiamento cieco e silenzioso che ci attende, privo di giudizio di valore, sarà sostanziale e profondo. Gli inclusi sono profondamente insoddisfatti e gli esclusi e reclusi (del mondo) disperati e senza voce.

    Progettiamo libri con la consapevole levità che pubblicare significa lanciare davanti a sé un’idea da raggiungere, ma che non si potrà mai possedere.
    Costruire un’impresa della conoscenza significa porre in atto una continua interrogazione sulle nuove esigenze in potenza. Significa abbandonare i modelli arcaici e preconfezionati e osservare il tempo che corre.
    Comunicare i molteplici saperi connessi potrà quindi essere il giusto contraltare al diffuso e fastidioso teatro del piagnisteo.
    Nel clima di orfanità che abitiamo, senza più padri della tradizione a cui appellarci, ci coglie talvolta il senso del ridicolo nel voler lanciare così il cuore oltre l’ostacolo; gli è che avvertiamo un mandato di cui avvisiamo sempre il sentimento, ma al quale, spesso, non sappiamo dare un nome.”

    Emotion, turbamento, tu mi hai presa a tradimento.

  436. mi dispiace davvevo deludevla, dottov tashtego, ma, mi cveda sulla pavola, db potvebbe esseve qualunque “cosa”, tvanne che un pazzo. e, in ogni caso, avevne di pazzi così, il mondo savebbe sicuvamente migliove della latvina che ci civconda. vivevisco, cavo.

    @ wovoka

    cavo vagazzo, io non sono pvodigo di complimenti e, di solito, nei limiti del possibile, cevco di onovave l’unica “vivtù” che mi viconosco, cioè dive sempve quello che penso. guavdando i suoi lavovi, e l’ho fatto pavecchie volte, ho sempve pvovato un po’ di dispiaceve: unicamente pev il fatto di abitave tvoppo lontano dai luoghi dove lei dimova e tiene le sue mostve. magavi un giovno pianto tutto, sedute di lauvea e segvetavia compvesa, e faccio un salto dalle sue pavti.

    la saluto covdialmente.

  437. chiedo scusa alla mia nobile segvetavia Teladogvatis (non so pevché, ma continuo a pvefevive di chiamavla sempve col solo cognome): non si pveoccupi, cava la mia vagazza, eva solo un modo di dive, non ho nessuna intenzione di piantavla, ci manchevebbe altvo (e lei sa bene pevché…)

    p.s.

    beh, anche il mio conto covvente sa bene il pevché…

  438. Nell’aprile dell’’88, oramai braccato dalla sifilide, N giunge a TO, e scrive entusiasta a P. Ferd: “TO, amico mio, è un circo equestre… scalpito, fremo, e tiro la carretta – un piccolo pamphlet di argomento ippico mi tiene occupato da mattina a sera. Mangio come un cavallo, riesco a dormire nonostante il rumore delle carrozze.” Come ricorda la lapide di via C. Alberto, preparata dallo scrittore Ronzino per il centenario della nascita, N a TO “conobbe la pienezza dello spirito che tenta l’ignoto, la volontà di dominio che suscita l’eroe”. Una pienezza che culminò nella follia. Il 3/1/’89 N vide un cocchiere frustare il suo cavallo. “Tu, disumano massacratore di tal destriero!”, inveì N furibondo abbracciando e baciando sconvolto il cavallo. Tornò a casa accompagnato, gridando di essere “Bucefalo, Gesù Crocefisso e il torino di Tiranno”. Il giorno dopo, prelevato dall’amico H. Griph per essere curato a Lipizz, uscì da Porta Nuova cantando canzoni napoletane, convinto di essere il re d’Italia.
    Meno noto, ma sintomatico è che per N in quegli ultimi mesi era normale baciare cavalli in attesa del cocchiere o i bellissimi cavalli di bronzo di cui TO è ricca. Proprio di fronte a casa, sopra la Galleria Subalpina, si alzava alto e severo un cavallo di bronzo, così vivo e insieme spettrale. N ne appuntò parecchi schizzi in un taccuino, corredandoli di descrizioni e aforismi. L’ultimo, più che frammentario, fa: “Ridere ridere ridere ancora fino all’aurora… Salvami, grande sovrano, fammi fuggire di qua… Datemi un animale figlio del lampo, degno di un re… presto, più presto perché possa scappare, datemi la bestia più veloce che c’è… Corri cavallo, corri ti prego, corri come il vento che mi salverò… oh oh cavallo, oh oh cavallo, oh oh cavallo, oh oh cavallo, oh oh…”

  439. cavo dottov C.Dondolo, se ha un po’ di temp dia puve un’occhiata in questo posto. ne leggevà delle belle (e anche delle balle: di fieno). continuo a chiedevmi che male abbiano fatto i cavalli pev subive questa tovtuva. e poi qualcuno dice che db savebbe pazzo: ma siete pazzi?

    cavallo.forumer.it/about2936-cavallo.html

  440. all’amico Dondolo dev’essere sfuggito di calamo un pezzo di frase alla r. 5, di per sé incomprensibile: *dormire nonostante il rumore delle carrozze.* – leggi, penso: *dormire in piedi nonostante ecc.* Aggiungerei un episodio apparentemente marginale segnalato dalla sorella. La porta girevole di un palazzo torinese aveva intrappolato la zampetta di un cagnolino; il padrone, noncurante, o forse distratto, l’aveva abbandonato; N se ne prese amorevolmente cura, liberandolo dalla morsa meccanica e fasciandone la zampetta ferita; il cagnolino fu ripreso in custodia dal legittimo e snaturato padrone, che si allontanò dal luogo dell’incidente. La sorella sostiene che lo stesso cane dopo qualche giorno seppe ritrovare il filosofo, per riportargli, scodinzolante, il fazzoletto usato nella medicazione, lavato e stirato. Secondo lo stilista R. Cavalli, il gesto corrisponderebbe all’importanza che gli animali (soprattutto l’aquila e il leone) rivestono nel guardaroba di N, e specie nella Gaia Scienza. Gli scolari di Verrecchia hanno invece sottolineato che, con un tale gesto, N avrebbe proclamato la propria solidarietà per un animale che, sottoposto al giogo fisico di una vettura, era però anche compagno del filosofo nel subirne la stessa sudditanza metafisica. Il sindaco Cacciari, da par suo, nel saggio “Intransitabili tramvie” ha sostenuto che N è alla base dell’innovazione tecnologica nel Canavese (cintura & lingotto = fiat & gianduiotto). M. Kundera cita il fatto nell'”Insostenibile leggerezza”, e sostiene che N offriva al cavallo una preghiera, quella di perdonare a Cartesio di aver concesso l’anima agli uomini, ma non alle donne e agli animali (ma allora avrebbe baciato una cavalla). Un’altra interpretazione è invece di carattere più filologico: l’atto del filosofo non sarebbe stato altro che la messa in scena di un episodio analogo, che Dostoevskij descrive in “Delitto e castigo”, e che N aveva avuto il tempo di leggere nella traduzione di Gino Strada (ma Dosto ricorre a un asino, non un cavallo, e per raccontare una trasformazione inversa: non dalla saviezza alla follia, ma da Pietroburgo al gulash – ne “L’idiota” infatti, il risveglio psichico del principe è segnato dal raglio di un asino). Nella pièce di P. Schaffer intitolata per l’appunto “Equus”, N invece viene affidato alle cure di uno psichiatra che riuscirà a ricucire i frammenti della sua storia personale: una madre religiosa fino alla bigotteria, un padre lavoratore e ateo, nemico della televisione ma segretamente avvezzo ai piaceri del cinema a luci rosse; un’adolescenza vuota, che il giovane N ha saputo colmare con la fondazione sublime e impetuosa di una religione tutta sua, un culto ancestrale in cui 7 volte a settimana monta nudo uno splendido cavallo non sellato e con esso si fonde in uno slancio mistico altissimo alle grida disumane (o sovrumane) di Equus, la divinità che si impossessa periodicamente lui come un nume della sua sibilla. A causa di questo entusiasmo (nel senso etimologico di discesa del dio nelle viscere dell’uomo), N non può vivere normalmente la propria sessualità. Come una vestale di riti arcaici, egli è promesso a Equus, e dovrà baciarne il rivestimento terreno, i cavalli, per potere risultare gradito alle voglie dio. Il grande pedagogista M. Jegaer ha ipotizzato invece nellla sua monografia “Wild Horse” tracce di eroina nell’urina di N, mentre il filosofo Cacciari ha visto una somiglianza impressionante tra il viso immorsato di N e la maschera di dolore del Santosubito (stessa bava, pur senza mustacchi). Cattelan poi l’ha raffigurato con la tiara e il paraocchi in posizione fecale, mentre Victoria Caballo è riuscita a strappargli l’ultima intervista per MTV.

  441. Hop, hop, Nina…
    Hop, hop, Nina…
    Sognava una bellissima automobile
    per conquistar la sua vezzosa bambola
    ma avendo solamente pochi spiccioli,
    un bel cavallo bianco si comprò.
    Lui andava, spavaldo, a cavallo
    col cilindro e una rosa all’occhiello.
    Lei diceva: “Che bello! Che bello!
    Quell’uomo a cavallo
    è l’uomo del mio cuor!”…
    Lui andava, spavaldo, a cavallo,
    se pioveva portava l’ombrello.
    Per amor di una dolce fanciulla
    andava a cavallo
    per tutta la città.
    Tutti lo invidiavano,
    tutti gli dicevano:
    “Ormai tu sei a cavallo,
    per te la vita è bella, continua a cavalcar”…
    Lui andava, spavaldo, a cavallo
    col cilindro e una rosa all’occhiello.
    Lei diceva: “Che bello! Che bello!
    Quell’uomo a cavallo
    è l’uomo del mio cuor!”…
    E a cavallo se ne andava
    dal dolce amor.
    Hop, hop, Nina…
    Hop, hop, Nina…
    Un giorno disse: “Poffarbacco! Nevica!”…
    E mani e piedi gli si congelarono.
    Col suo cavallo in Piazza Forlimpopoli
    un bianco monumento diventò.
    Lui andava, spavaldo, a cavallo…
    Dal dolce amor…
    Dal dolce amor…
    Hop, hop, Nina…
    Hop, hop, Nina…

  442. Childhood living is easy to do
    The things you wanted I bought them for you
    Graceless lady you know who I am
    You know I cant let you slide through my hands

    Wild horses couldnt drag me away
    Wild, wild horses, couldnt drag me away

    I watched you suffer a dull aching pain
    Now you decided to show me the same
    No sweeping exits or offstage lines
    Could make me feel bitter or treat you unkind

    Wild horses couldnt drag me away
    Wild, wild horses, couldnt drag me away

    I know I dreamed you a sin and a lie
    I have my freedom but I dont have much time
    Faith has been broken, tears must be cried
    Lets do some living after we die

    Wild horses couldnt drag me away
    Wild, wild horses, well ride them some day

    Wild horses couldnt drag me away
    Wild, wild horses, well ride them some day

  443. Art is a marionette-like, iambic, five-footed, and a childless entity. In this shape, art forms the subject of a conversation which could be endlessly prolonged if nothing occurred to interrupt it.

    Something does occur to interrupt it.

  444. E’ questa la bachoca
    
il passo dell’oca

    riempiendo la bachoca
    
si gioca con l’anor.

    Evviva la bachoca

    che il sangue t’infoca
    
come il caffè e la coca

    rinvigorisce il cul.

    E’ sballo assai frenetico
    
simpatico sintetico,
    
me l’ha prescritto il medico,

    sballate pur con me!

  445. giocate al giuoco mio, grassi giganti,
    giratemi il mio gozzo, con i guanti:
    gigantessi, godete al mio godere,
    grosso è il gallo se gramo è il giocoliere:
    grande ghianda mi è il glande con la gomma,
    gratto le grotte, gratterò la gromma:
    generali & gendarmi, gente giusta,
    giunto è già il giorno, & chi lo gusta, gusta:

  446. Defalcando il I° settembre, i rimanenti 29 gg. del mese hanno avuto
    a) 50 post
    b) 1770 commenti
    c) 40.000 visite

    d) la media di commenti per post è stata di 35

    e) i 10 post che hanno superato la media sono
    Ciampi 38
    Galbiati 63
    Marotta 76
    Sciascia 116
    Siti 120
    Aspesi 127
    Schmidt 137
    Pavese 156
    Saviano 177
    Sale 209

  447. per favore, adesso dicci anche quanti commenti per post sono tuoi, senza contarli tutti, stimali in percentuale scrollando sù e giù; che ne so: siti 70%; schmidt 80%, così ci aiuti a capire quanti sono stati gli effettivi di settembre

  448. questa discussione sul velo: non deve essere se sta scritto o no sul corano,
    altrimenti arriviamo anche a chiederci se lapidare un’adultera è bene perchè sta scritto sul corano o sul vecchio testamento; la nostra è civiltà rinascimentale al cui centro sta l’uomo e non dio, khalas!

  449. I dati riportati da Jan (con mezzi e fatica) e da me (con la penna e in 10 mm.) sono certissimi. Da ora si può procedere per induzione, dal certissimo al certo, al verosimile, al probabile, al presumibile ecc.

    Un altro dato certo è che dei 20 membri attuali di NI, 12 hanno postato almeno una volta in settembre.

    Altrettanto certo è che dei 50 post di settembre, 17 contenevano testi del postante stesso, mentre i restanti 33 contenevano testi di altri autori (nessuno dei quali ovviamente membro di NI).

    Di questi 33 autori, solo 3 erano impossibilitati a commentare: Ross e Sceirer in quanto semplicemente tradotti, e Siti in quanto valore negativo (avendo fatto cancellare 1 commento).

    Dei rimanenti 30, almeno la metà ha seguito attivamente il proprio thread senza ricorrere a nick.

    Con certezza quindi si può dire che in settembre 40 digitors hanno fatto il loro dovere, in quanto o attivi come membri di NI o interessati come autori del post.

  450. Vovevo solo aggiungere, per chi la mette sul personale, che sono sempre stato considerato un tipo…strano. Un albero diverso da tutti gli altri delle foresta. E per questo sbagliato. In famiglia, tra i parenti, al liceo… ovunque. Il motivo? Ero sempre lì a parlare, a pensare, a sognare. Le mie mani hanno sempre avuto il loro odore dentro, fin sotto alle unghie il loro odore. Quell’odore che non se ne va via nemmeno dopo mille doccie. Quell’odore che per gli altri è una sgradevole aroma. Io come molti voi ho vissuto quella specie di Aparthaid all’interno di gruppi sociali urbani. In sostanza, se non parli di calcio, automobili, vacanze tutto compreso alle Maldive, etc… non sei socialmente affidabile. Ho sprecato mesi di vita a tentare di spiegare ai civilizzati e normodotati membri della nostra computerizzata civiltà che amare NI ci regala la capacità di affrontare l vita in modo diverso. Il sottile confine tra forza e vulnerabilità che disegna l’anima degli indiani è lo stesso fil rouge che segue la vita di ognuno di noi. La ricerca dell’equilibrio, dell’armonia, pensiero caro a tanti filosofi dell’antica Grecia, è la strada da seguire per conquistare il cuore di NI e, secondo me, per vivere in sintonia con la gioia ed il dolore della nostra esistenza. E’ un concetto semplice, ma come sempre la nostra civiltà tende ad associare alla semplicità l’idea della stupidità. Se una cosa è semplice è poco intelligente. Credo invece che se tutto questo vivere fosse ridotto ai minimi termini esistenziali, noi, NI ed il resto del mondo avremmo giorni più sereni ogni giorno. Ma credo sia giunto il momento di smettere di scrivere come un Dalai Barman.

  451. db non è questione di essere un tipo strano dalla nascita, quello è un altro discorso, lo siamo tutti chi più chi meno, fa parte della natura umana.
    Il problema è il virtuale che spesso a tutti (strani e meno strani) da dipendenza e fa girare troppo veloce il mouse.
    Tu non riesci a controllarti neppure quanto tenti. e finisci per dire una valanga di stupidate. e pur di non stare “zitto” sei disposto anche a usare metodi poco eleganti di mal-dicenza.
    ora qualche bischerata si può dire, perchè il troppo serio stroppia, ma tu esageri proprio, come i bambini disturbati e … poi risparmaci le testimonianze ruffiane d’amore per i siti (non walter naturalmente visto che non sei un palestrato), anche questo è un sintomo preoccupante di e-dipendenza.

  452. @db

    Dalai Dario, fratello, il mio cuore sanguina.
    Ho visto che uno dei tuoi avatar ha cominciato a mettere le indicazioni bibliografiche, era ora.
    Però la tua mente è ancora gerarchica, perchè non prendere in esame anche i silenti? Un post nudo potrebbe essere segno di grandezza.
    Sinceri abbracci dal tuo personale e virtuale Gewitter.

  453. Un’anima. Quattro penne. Una coda di cavallo. Indiani. Amici dell’uomo da millenni. Mai schiavi davvero. Sempre lontani, un poco selvatici. Diversi dai cani, un po’ simili ai gatti, uguali a nessuno. Viviamo con loro! Alcuni per loro. Altri di loro. Non ho mai pensato a una vita lontana da NI il suo odore è l’odore della vita per me. Lo scivolare della mia mano sulla tastiera lucida, sporca di fango o bagnata di pioggia è un emozione, un dono, un brivido ogni giorno indiani occhi lucidi profondi come canyon. Post. Muscolosi. Pieni di un’energia che non si può scrivere. Un fiato dolce d’erba, saporito di charas. Una voce che fa nitrito. Dita di tendini, di forza, di veloce fuga. Per chi come me inizia il sogno alla mattina quando, il morbido naso è nell’ero. Per chi il muoversi degli indiani nel mondo rappresenta un magico attraversare una vita altrimenti scevra di poesia. Per tutti quelli che si fermano un attimo la sera ad ascoltare il suono sublime dei chicchi di georgia che scivolano tra i denti d’avorio. Nel mezzo di sospiri e sguardi. Per noi utenti tutti questa grande passione diviene una catarsi, un orizzonte, una meta. Ad una giovane e bellissima nonna ho scritto poco tempo fa che per me gli indiani sono angeli. Ti salvano dalla bruttezza e dalla volgarità di questo mondo Angeli. Davvero. Quando sei per loro. Quando sei con loro. Tutto torna tutto va a posto. Come una musica. Un vento selvaggio. Un sapore antico. Non puoi fare a meno di loro soprattutto non devi. Indiani, pensieri fatti di ossa, tendini, e muscoli. Irrinunciabili compagni di vita. Luminose scie nel buio. Stelle forse. Sicuramente una parte delle nostre anime. Non è così per tutti. Per noi questo, per altri macchine da soldi. Quante volte li ho visti con gli sguardi sofferti e il respiro finito. Quante volte, nobili angeli con le ali infangate dal moro che tiene le redini di questi esseri incredibili e troppo lontani dalle nostre coscienze per essere capiti davvero. Comunque io e voi, per sempre, in silenzio, guardiamo quel fato che si fa nuvola nel freddo del mattino, ed esce dal morbido polso di velluto di un essere antico e ricco di tutto quello che noi non avremo mai. La tenerezza di un’anima selvaggia.

  454. @temp e/o @rale

    Il post nudo è l’istante raggelato in cui si osserva quello che rimane sulla bachecca?

  455. @NI

    scusa, ma nell’orgasmo mi sono mangiato le parole: alla r. 1 leggi

    *Indiani. Amici dell’uomo bianco da*

    PS mi viene ogni morte del papa (spero spesso), ma mi passa subito, la vena alla Majalovski jntendo

  456. UN PLETTRO S’AGGIRA PER L’OIROPA* – IL PLETTRO DEI THEE DUST!**

    *minitournée estiva in Krukkland, con tappa a Erfurt, Treviri, Gotha e Bayreuth
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  457. la differenza tra un blog e un sito (tra un lit-blog come NI e una rivista online come IPA) è palmare e abissale: uno ha i commenti, l’altro no.

    ma tra un blog e una chat? di per sé, anche qui la differenza è palmare: uno ha i commenti, l’altra no. ma non è abissale: il sito infatti è chiuso, mentre blog e chat sono aperti.

    ciò comporta che un blog può sempre scivolare a chat, e una chat assurgere a blog. con un’avvertenza però: mentre una chat assurgente rispetta il proprio status, un blog scivolante lo tradisce, perché sorvola illegittimamente sulla dizione “comment” (dove comment = comment to the post).

    alla triangolazione verticale (e direi medioevale, da commentum a sententia, dove al vertice sta il superiore post/re/dio, e i fedeli si rapportano tra loro solo mediatamente) subentra lo scambio orizzontale, ovvero la promiscuità da gregge.

  458. @db
    io che ti ho stimato indomito, magari un cobra ma indomito, ora sono molto triste; l’averti sentito protestare, come il buon soldato sveik, la tua unicità benefica (.. se tutti fossero come me..) mi ha illuminato sulla tua subalternità profonda. Come potrò amare più la tua maldicenza; d’ora in avanti penserò che è falsa; delle tue scorribande penserò che sono senza rischio, forse in appalto…ma piacerai alle temperanze, alle georgie, alle bucoliche

  459. Le temperanze corrono rischi senza agitarsi, temperano il rischio senza far cadere segatura per terra.

    E accettano persino la nuova dimensione filogerarchica del Dalai Borso:

    “alla triangolazione verticale (e direi medioevale, da commentum a sententia, dove al vertice sta il superiore post/re/dio, e i fedeli si rapportano tra loro solo mediatamente) subentra lo scambio orizzontale, ovvero la promiscuità da gregge.”

    Invocando tuttavia a voce né alta né bassa: un po’ di sano disordine, please!

    (I due punti, germe d’ogni chiara evidente ed economica messa in scena del concetto, e perciò disprezzati dai pensatori sottili)

  460. @calzamanica: sii di manicalarga, segnalandomi il commento dove ti ho deluso, che c’è sempre da imparare.
    @temp: se pure tu, come noto, hai rinunciato al *;*, non c’è da stare allegri per il futuro della Nazione.

    L’ho fatta troppo lunga sulla differenza tra blog e chat: non ce l’avevo in bocca come la signora Longari, ma giusto sotto il naso, qui davanti, dove c’è scritto a chiare lettere: *Please stay in-topic*. E’ appunto l’OT che fa la differenza tra il blog e la chat, che è sempre IT.

    Si può guardare una barca di dizionari, ma il commento sarà sempre un’interpretazione di un testo altrui, e nel caso nostro di un post.

    Se guardiamo ai 10 post di settembre sopra la media, vediamo che il record di commenti va a Sale, ossia a una lunga, collettiva chattata. Fa pensare, no? voglia di calore umano? Non lo so, ma intanto lo depenno: fino a nuovo ordine almeno, e cioè fino a quando la redazione non dirà che questo è un finto lit-blog, ma una vera chat (ci fosse volontà di migliorare, la redazione, oltre che intervenire qui in bacheca, penserebbe a una sistemazione dignitosa per i chatters, istituendo accanto alla bacheca una ciofeca, o qualcosa del genere).

    Quindi i commenti di settembre sono stati 1500. S’è visto che 40, tra membri di NI e autori postati, hanno contribuito attivamente ai commenti; in più c’è una decina di nick stabili, immediatamente riconoscibili, come tem, georgia, db, tashego ecc.

    1500 : 50 = 30

    ergo ognuno di questi 50 digitors avrebbe prodotto in media 1 commento al giorno nell’arco di 1 mese. Mi sembra ddirittura una stima per difetto.

    Ne devo dedurre un fatto prodigioso : i nick volatili, quelli cui più d’uno dava la caccia, semplicemente non sono mai esistiti: furono idola, simulacra, gewitter, butterflies da cui vennero soggiogati i retinati cacciatori,

  461. NB

    1770 – 209 = 1561 commenti

    ma ho stimato a 61 le code, ossia le correzioni immediate di ortografia che diversi digitors usano apportare al commento sopra congedato.

  462. “voglia di calore umano?”

    Magari no, forse solo di “umano” in tutte le sue sia pur fastidiose sfumature.
    Ma cosa è OT? Se il tuo commento IT mi fa deviare verso altro, quest’altro sarà davvero OT? O non piuttosto IT rispetto al post e OT rispetto alle valenze pur anche stilistiche del commento tuo che mi ha preceduto?

    Come vedi io sarei larga di manica, anche perché nella real life ho sempre apprezzato il cazzeggio come mangime della relazione e dunque del pensiero (pensierino, va’).
    Fuori tema dunque sì, per un momento, ma sempre pronto a tornare in tema purchè ce ne sia l’occasione, e su basi migliori dopo aver incrociato le lame umane con l’altro..

    Non farmi l’uomo d’ordine, dalai, che lo so sono già abbastanza io. Una basta.

  463. sono per l’immediata proclamazione dei db “specie protetta” e del db che si aggira nella riserva indiana “patrimonio dell’umanità” (nova)

  464. Sostituire

    “O non piuttosto IT rispetto al post e OT rispetto alle valenze pur anche stilistiche del commento tuo che mi ha preceduto”

    con:

    “O non piuttosto OT rispetto al post e IT rispetto alle valenze pur anche stilistiche del commento tuo che mi ha preceduto”

    Io cmq sono sempre stata Temp, salvo due volte, perchè quando voglio commentare mi si apre già un invito a commentare in quanto Temp, e lo accolgo.
    Le due volte in cui non l’ho accolto ho fatto casino e sono subito tornata sui miei passi.

  465. @db (ma perchè ti prende ora questa cosa?)

    siccome però noi sappiamo che in settembre i troll volatili sono esistiti, io dico, non verifico, in misura di almeno il 20% , cioè per 300 commenti, rettificherei così la statistificazione (parola-valigia):
    1200:50=24 commenti al mese dei digitors regolari, 0.8/giorno.
    Poichè giudico, come te, difettosissima detta media, devo ritenere che il numero dei regulars è

  466. sottoscrivo la petizione del compagno Piotr già sottoscritto dal compagno Errico: e giù le mani da db!

  467. giù le mani da db!

    sottoscriviamo la petizione di Piotr, già sottoscritta da Errico ed Emma

    onore ai giovani compagni Thee Dust

  468. @mezzacalza: ti ripeto, la cosa non mi prende perché non ricordo in quale commento mi sono lamentato. quindi, se me lo spieghi, mi prenderà, e anzi ti chiedo di specificare.

    accetto in pieno le tue percentuali: non però la dizione *troll*, che ti squalifica, ma *nick* volatili. bene, con buona approssimazione possiamo dire che quei nick germinano per la stragrande maggioranza dai 50 digitors stessi. e vengo al problema, per quel che mi riguarda unico:

    a fronte di 40.000 visite, che possiamo/dobbiamo tarare al massimo…

    a fronte di 1.000 visitors in 1 mese, a partecipare ai thread è stata una cinquantina di digitors:

    chi/cos’è questa massa silente?

    PS per quel che può interessare: io tengo le consegne che mi sono dato, dunque non partecipo al dibattito sull’atesmo sotto il post di Inglese. e mi costa, anche perché lì sta furoreggiando georgia, un nick questo sì da monitorare (≠ censurare)!

  469. @db
    mi deludi quando rivendichi dei meriti universali
    mi deludi quando mi chiedi dove mi hai deluso
    mi deludi quando ti inorgoglisci per una pubblicazione astiosa
    mi deludi quando ti giochi in bacheca tutta la panoplia letteraria
    mi deludi quando derivi dalle tue percentuali
    che in un mese ci sono mille visitors
    quando google ne conta 30 volte tanti
    mi deludi quando sgomiti per sedere alla mensa dell’arci
    mi deludi quando brami di essere citato da forlani

  470. Calza Manica says:* ora sono molto triste; l’averti sentito protestare la tua unicità benefica (.. se tutti fossero come me..) mi ha illuminato sulla tua subalternità profonda* ecc.

    Prendo spunto da qui per dimostrare la giustezza della mia teoria portatile: se fossimo in democrazia 1. reale, a CM chiederei subito: dove quando ho protestato ecc., esigerei risposta e la otterrei, pena la cessazione del rapporto. Qui invece, in democrazia 3. virtuale, il rapporto cessa già da subito, perché in realtà rapporto non c’ è mai stato nei termini di democrazia 1. Non è come ritiene CM che ci siano alcuni nick volatili: qui è volatile tutto. Difatti, prima gli si blocca l’attrezzo (was ist browser?), poi gli subentra Maniscalzo, che non è più CM (al massimo è il suo troll interno che devia l’attenzione dal motivo specifico della delusione allargando la lagna all’universo mondo, ovvero alla prévert).
    Come già detto, in rete non m’interessa il chi lo dice, ma il cosa dice e il come dice. Però ammetto che il chi in qualche modo lo guardo pure, esercitando orecchio e naso: l’orecchio per la politica, il naso per il sesso. Così a orecchio dico che il post ultimo di vilnaghi sull’ateismo è cattofascista, ma di brutto (non vilnaghi, ma il post con link annesso): e a naso dico che Maniscalzo è una donna (allo stesso modo che da giorni ormai ho annusato che temp è un uomo).

    Maniscalza s’impermalosisce (ah, benedette donne…) perché avrei detto che i visitors di NI sono solo 1.000. Ma non è così: io ho detto e ripeto:

    anche se i visitors settembrini di NI fossero solo 1.000 (e facessero dunque ciascuno 30 visite in 1 mese, i.e. 1 al giorno – non 40, perché ipotizzo 10.000 visite mensili dei 50 digitors), il problema, grave, rimane:

    chi/cos’è questa massa silente di 1000 visitors?

    ma riformulo iuxta maniscalcum:

    chi/cos’è questa massa silente di 30.000 visitors?

    Così il il caso,da grave, si fa disperato, e chi ha a cuore il futuro di NI come fa a non vederlo e tentare almeno un ultimo bocca a bocca?

    Avanzo un’ipotesi: i visitors sfogliano i post ma nemmeno guardano i commenti. a contrario, penso infatti che se un visitor scorresse i commenti, sarebbe fatalmente spinto a dire la sua, stante le agevolazioni enormi (commento istantaneo, anonimato assicurato ecc.) + il meccanismo connaturato all’animal sociale(= effetto capannello).

    @temp: il tuo ruolo di temperante è una pia fraus. qui in rete l’unico ruolo fisso è quello dei redattori: postano quello che vogliono e tagliano quello che vogliono. per il resto, i ruoli sono tutti ubarchicamente volatili, ed è patetico che uno se lo attribuisca in pianta stabile. piuttosto devo dirti che su un testo mio in rete “Il giovane cacciari”, hai detto fesserie che non ti lascio passare, tanto più che il testo è in rete i.e. accessibile a tutti. Non pensare che io sia rancoroso: pensa invece che non una passera cade dal letto senza che ne serbi ricordo.

    @helena: brava.

  471. @db

    Conosco alcuni che fanno parte della massa silente.
    L’idea della massa silente che mi sono fatta io è la stessa delle assemblee del tempo che fu.
    Alcuni sono timidi e non parlano, ma avrebbero molte cose da dire e le dicono fuori, in cortile.
    Altri non hanno niente da dire ma vanno dove vanno tutti.
    Altri ancora odiano la confusione e gli insulti e hanno una posizione aristocratica (nessuno che partecipi qui in realtà ha posizioni aristocratiche)
    Altri sono lì perché devono monitorare quello che succede in città ma la cosa gli fa schifo.
    Altri entrano dalla porta sul retro, escono prima degli altri e fanno finta di non essere entrati:–))

    Ho aggiunto l’emoticon perchè tu ti tranquillizzi sul futuro della nazione, non mi va di saperti turbato per causa mia.

  472. @db

    non avevo letto quest’ultimo attacco alla mia femminilità, pazienza, io tendo ormai al pacificante neutro.

    Quanto al filosofo grasso, ti ho letto su carta in metropolitana, NON PUOI chiedermi di rifarlo su schermo.

    Sì, tu sei MOLTO rancoroso, ma hai una certa difficoltà a esserlo alla lunga con me perché avendo buon naso, senti che non ne vale la pena

    ma non abbastanza buon naso da capire che io non ho un ruolo di temperante qui, io non ho ruolo, entro a dire le mie cazzatine quando mi va, temperante cerco di diventare nella vita privata per ragioni di salute.

    Tu stai chattando con me (e con la mia complicità) spero che questo sia chiaro.

  473. VIA, da vehere = trans-ducere. differente da strada, che designa la via mantenuta a pubbliche spese, larga e lastricata (veh victis)

    VICO, dal sanscrito veikas = case, borgo, poi via angusta di villaggio. altrimenti chiasso, e più comune vicolo (cieco, qui mène nulle part, holzweg: prov. tanto chiasso per nulla)

    SVICOLARE, ex vicolo, lett. uscire da un vicolo per entrare in un altro. entrare nel primo vicolo per schivare una persona che venga incontro. generalmente, scansarsi con qualche sotterfugio dal rispondere a una domanda o simili

    STRADURRE, ex strada, lett. uscire da un vicolo per entrare in una strada. generalmente, scansarsi con qualche sotterfugio dal rispondere a se stessi o alla maestra (via, vicone, svicolare alla grande).

  474. mi spiace davvevo molto deludevla, dottovessa calza manica, ma le è sfuggito un misevo pavticolave: db è solo un docente, sono io a divigeve la bavacca in qualità di magnifico vettove. ha pveso un abbaglio, non impovta: sempve meglio che pvendeve un abbaino (magavi con la fvonte). vivevisco, cava manica.

  475. mi sei simpatico istess
    ma come fai poi a prendere temperanza per un uomo?! una che odia i troll, che li vuole arrostire sulle fascine, passarli ai pompieri, una che lancia terribili fatue ( “cancella, biondillo, cancella”)
    mi sa che tu conosci poco le donne, man

  476. UBI RECTOR SEARCHER CESSAT di divagare: deve finire il programma per i morti/chiudere i conti sospesi. e dunque colgo al volo il suggerimento criptico dell’abbaino (*venuto a te da un abbaino*)

    un vasto vuoto di fronte agli occhi
    più luccicante del sole sui mattoni.

    Arancio, ottobre.
    I bambini con noi attraversano.

    a vast blank fronting the eyes
    more sparkling than sun on brick
    October’s crossing-guard orange

    Colpisce la letteralità della traduzione raosiana dei versi terzultimo e penultimo. Dopodiché

    1) Raos stacca arbitrariamente di una riga l’ultimo verso
    2) e arbitrariamente lo rompe in due versi

    questi 2 gesti vuoti (vuoti in quanto non si depositano nel testo, ma lo consentono per via trascendentale) inaugurano la straduzione concreta, che si articola su due contravvenzioni:

    3) Raos avvicina quanto è lontano, i.e. gli estremi October _-_ orange
    4) metamorfizza 1 crossing-guard in *bambini con noi attraversano*

    Il punto 4 è l’unico al momento controverso. perciò chiedo

    @redazione: il 30 settembre Raos è svicolato con qualcuno di voi, o è stato visto da qualcuno di voi svicolare in un cinema dove davano “The crossing-guard”?

  477. da che mondo è mondo, stante che uomo = animal neuroticum,

    maschio = animal obsessivum
    femmina = animala hysterica

    perciò per me collant, colla scenata isterica del “mi deludi”, è femmina
    e temp, colla caccia ossessiva al commento da cancellare, è maschio

    difatti non dice “sono femmina”, ma parla di *attacco alla mia femminilità*. ora, femminilità = il complesso di caratteri che definiscono l’aspetto e il comportamento proprio della donna (Devoto/Oli). Io invece mi ero limitato a dire *ho annusato che temp è un uomo*/maschio – mi riferivo cioè esclusivamente al sesso, e siccome tra i due sessi per me almeno c’è parità assoluta, non vedo proprio l’attacco. Certo, siccome siamo in rete, temp è un nick e dunque non posso verificare il sesso di persona. per altri digitors invece il sesso è conclamato: biondillo, galbiati, db ecc., in quanto si firmano e danno referenze riscontrabili. mentre temp e collant ad es. no. perciò si può solo ipotizzare. da cosa ho ipotizzato che temp è un maschio? cerco di spiegarmi. parità assoluta per me vuol dire che maschi e femmine sono ugualmente dotati del lume della ragione. so però che un insieme di pregiudizi storicamente radicati fa della femmina un’ondivaga a tratti sragionante (la donna è mobile qual puma al mento…). chi si nasconde dietro temp? fosse una donna, non sputtanerebbe il genere con cedimenti di ragione. siccome ciò purtroppo avviene (non certo con la frequenza di quel fenomeno che corrisponde al nick georgia), ipotizzo che dietro temp ci sia un maschio che per sviare i sospetti dei cacciatori di nick faccia ogni tanto la donna, nel senso del pregiudizio. insomma per me dietro temp c’è un maschio vagamente misogino. e difatti subito dopo aggiunge, a prop. di Cacciari: *ti ho letto su carta, NON PUOI chiedermi di rifarlo su schermo*. Ma io avevo scritto: *su “Il giovane cacciari”, hai detto fesserie che non ti lascio passare, tanto più che il testo è in rete i.e. accessibile a tutti.* e cioè: tutti possono leggerlo, e capiranno che hai detto fesserie – mi rivolgevo cioè palesemente a tutti quelli che non l’hanno ancora letto, ossia all’incirca a tutti meno temp: e lui finge di pensarlo riferito proprio e solo a sé!
    E infine chiude: *Tu stai chattando con me (e con la mia complicità)*. anche qui finge d’intendere alla rovescia: io infatti sto solo facendo pubblicità a un mio pamphlet (e spero prima di sera di riuscire a riassumerne il contenuto).

  478. ribadisco ciò che ribadiva Buenaventura quando ribadiva ciò che Emma ribadiva a proposito della petizione di Piotr. anche Gaetano mi dice di ribadire: giù le mani da db!

  479. Prenderò la tua ossessione per la classificazione dicotomica come prova provata che sei maschio:
    Prova che prima non avevo, non conoscendo né biondillo né galbiati né tanto meno db, e che del resto se non seguissi il tuo ragionamento non avrei, dato che il blog è un fingitore che finge un’identità che non c’è.
    Sempre così, senza prove, potresti registrarmi come androgino instabile, percorso da pulsioni ora isteriche ora ossessive, a seconda del tempo che fa.

  480. Ho trovato molto belle alcune cose qui che ho letto. Così però si rende anche inservibile la bacheca, costretta a crescere alla maniera delle tenie. Ci vorrebbe uno strumento diverso, un’area trabocchi dove questo dialogo frattale potrebbe dispiegarsi su dimensioni un poco più accoglienti. Probabilmente i thread gerarchici di usenet potrebbero servire allo scopo. Perché Jan non ci piazza qui un bel link ad “it.arti.varie”, un newsgroup sottoutilizzato che potremmo colonizzare un pochino come “area di sfogo”? Adoperato con un buon strumento come free-agent presenterebbe dei vantaggi decisivi. E poi magari le cose più belle si riportano anche dentro N.I.
    E’ solo un’idea, per niente polemica.
    Ciao

  481. Si, ha un vero talento.
    Ci vorrebbe uno spazio apposito, con possibilità di segmentarsi, se non altro per i tempi di caricamento. Mi associo alla proposta it.arti varie di Wowo.

  482. temp says: *L’idea della massa silente che mi sono fatta io è la stessa delle assemblee del tempo che fu.*

    non che telematico, irriducibilmente tempematico il nostro buon temp che fu, i.e. tolemaico: infatti come Androld English (che fine ha fatto?) pone

    democrazia 3. virtuale = democrazia 1. reale

    ovvero: spazio-commenti del blog = assemblea del ’68

    poste le visite silenti di settembre a NI = 30.000, ne viene che le visite silenti di 1 giorno medio settembrino = 3.000. poniamo per comodità che ogni visitor abbia fatto 3 visite, e avremo che nel giorno x a passare per NI furono in 1.000. Poniamo anche per assurdo che tutti e 1.000 oltre a sfogliare i post abbiano aperto i commenti. Poniamo infine per definizione che i 1.000 non commentano e osservano i 50 digitors. Sono, come sostengono temp e inglese, questi 1.000 visitors = 1.000 silenti in un’assemblea di 1.050?

    a) i 1.000 silenti sentono i 50 leaders e si sentono tra loro, con 4 sensi: vista, udito, tatto, olfatto. sono perciò certi dell’esistenza altrui, e incerti sull’essenza altrui (velo d’ignoranza rispetto a moventi e scopi altrui)
    b) i 1.000 visitors sentono i 50 digitor con 1 senso, la vista, e tra loro non si sentono affatto. sono incerti sull’esistenza quanto sull’essenza altrui (velo di majaoleari rispetto al mondo)

    [continua]

    PS. tra IT e OT c’è BT (border-topic). BT ha 2 interfacce: BIT (bordin-topic) e BOT (bordout-topic), a seconda che… FUT invece è fuzzy-topic.

  483. Quando nel mio pc c’è un thread di chatters, non disturbatemi se leggo Collant. Sembra tornar l’estate, le miss con i blue-jeans fasciate, i flirt e il rock’n roll. Coll’one, two, three sempre a ballar, così l’estate morir… Quando nel mio pc c’è un thread dei chatters…Ora mi resta solo il commento di Coll…un commento e nulla più…oh-oh-only you…

  484. *E poi magari le cose più belle si riportano anche dentro N.I.*

    ok wowodka, le cose più belle riportatele anche dentro N.I, ma visto che vi fate problemi di spazio e aria e respiro e fofficamento, spurgate prima il sifone di N.I di tutte le incrostature, fuffe, sedimenti escrementi e dirimenti, ecc.

  485. 2 temp

    If I didn’t have a lime and I didn’t take the time to play the pc, wuednesday night would be a sad and lonely night for me. And if you weren’t standing here, ruby lips and golden hair, beside my pc, I would loose my chance to hold you while you chat with me.

  486. Il figlio di Freddy e Mary Gale morì investito da un guidatore ubriaco, John Booth. A anni dall’incidente, padre e omicida non hanno ancora superato il trauma. F è stato lasciato dalla moglie perché non è riuscito ad accettare, e sfoga il suo dolore nella rabbia: ha deciso infatti di vendicarsi uccidendo J non appena uscirà di prigione. Quest’ultimo, dal canto suo, non riesce a liberarsi dal senso di colpa, e quando, uscito di prigione, scopre che il padre ha deciso di ucciderlo, non scappa, anzi attende la morte come una liberazione. Quando F lo raggiunge, J si ribella all’idea di morire e cerca di salvarsi. Ma non è spirito di conservazione: J si lascia inseguire dal suo boia per condurlo al cimitero davanti alla tomba del figlio che il padre si era sempre rifiutato di visitare. Solo lì potrà avvenire la catarsi, il superamento definitivo del lutto.

  487. 나는
    석회가 없으면 PC를 노는 시간이 2 임시 직원에 의하여 및 나는 걸리지 않은 경우에, wuednesday 밤은 저를 위한 슬프고 고독한 밤일 것입니다. 그리고 당신이 여기에서 서 있지 않은 경우에, ruby 입술 및 황금 머리, 나의 PC의 옆에, 나는 당신이 저와 간담하는 동안 당신을 붙드는 나의 기회를 풀 것입니다.

  488. Quando ci non era
    una calce che è sopportata il pc del playtime non è stata interferita conformemente 2 operai e me provvisori, la notte wuednesday lo rispetta per essere triste ed è una cosa di lavoro notturno che è sola. E non era circa voi da da, labbro vermiglio e testa gialla dell’oro, 나의 PC의 옆에, 나는 당신이 저와 간담하는 동안 당신을 붙드는 나의 기회를 풀 것입니다.

  489. anch’io penso che db sia pazzo, è l’unica spiegazione, ha ragione tegolo, o una pazza, forse è una dòna

  490. ecco finalmente svelato un avcano che mi ha tenuto tvoppo a lungo col fiato sospeso: la dottovessa tempevanza è sicuvamente la signova Amalia De Lana!

  491. [E]dove son stato[A]? cos’ho [D]fatto mai[B]?
    [A] bella [E]donna, [D]donna, [E]bella
    [A]cosa vuol dir[E] son belladonna[D] ormai[B]?

  492. dario, è bello stare qui insieme a te mentre piove. Io ti darei l’appuntamento a una settimana, quando ho finito i miei progettamenti. Quando avrò traghettato sulla sponda di Novembre ti dirò qualche cosa…

  493. L’ingegner Lingo, direttore ai lavori della torre, si è riifutato di portare a termine il progetto sostenendo che i disegni contenevano un insulto cifrato alla madre.

  494. Dunque eccomi nel sancta sanctorum della Biblioteca. Posso dirti che mi pareva di essere entrato nell’interno di un cervello, tutt’intorno nient’altro che scaffali con le loro celle di libri, e dappertutto scalette per arrampicarsi, e sui leggii e sulle tavole mucchi di cataloghi e di bibliografie, insomma, tutto il succo della scienza e nemmeno un vero libro da leggere, ma soltanto libri sui libri; c’era per davvero odore di fosforo cerebrale, e non credo di illudermi se dico che avevo l’impressione di essere arrivato a qualcosa! Ma naturalmente, quando l’uomo fa per lasciarmi solo, mi sento un non so che di strano, una specie di angoscia; sì, rispetto e angoscia. Il bibliotecario sale su per una scaletta come una scimmia e si getta su un libro come se avesse già preso la mira dal di sotto, proprio quel libro lì, lo porta giù, dice: – Signor generale, ecco qui per lei una bibliografia delle bigliografie, – tu lo sai cos’è? beh, l’elenco alfabetico degli elenchi alfabetici dei titoli di quei libri e lavori che sono stati pubblicati negli ultimi cinque anni intorno al progresso dei problemi etici, ad esclusione della teologia morale e della letteratura amena… insomma, mi spiega qualcosa di simile e sta per svignarsela. Ma io faccio in tempo ad agguantarlo per la giacchetta. – Signor bibliotecario, – esclamo, lei non può piantarmi in asso senza rivelarmi come fa a raccapezzarsi in questo… – beh, sono stato incauto, ma la mia impressione era quella, – in questo manicomio –. Credo che mi abbia frainteso; m’è poi venuto in mente che, a quanto si dice, i pazzi trovano sempre che i pazzi sono gli altri; certo è che guardava la mia sciabola e non c’era modo di trattenerlo. E m’ha fatto venire una paura birbona, perchè, come io cercavo di non lasciarlo andare, eccolo che si tende su dritto, cresce addirittura fuori dalle sue brache cascanti, e dice con una voce che sottolineava significativamente ciascuna parola, come per rivelare infine il segreto di quei muri: – Signor generale, – dice -, lei vuol sapere come faccio a conoscere questi libri uno per uno? Ebbene, glielo posso dire: perchè non li ho mai letti!

    da Robert Musil, L’uomo senza qualità, traduzione di Anita Rho, Einaudi, 1957

  495. “Il giovane Cacciari” di Dario Borso, uscito alla fine del 1994 presso Stampa alternativa di Roma [ora gratis in rete http://www.stampalternativa.it/liberacultura/?p=54 – nota di db], si dispiega, capitolo per capitolo, in una serrata trama di relazioni e rivelazioni, tracciata da una eccellente penna, che a tratti pare quasi intinta nel sangue stesso delle cronache di allora. Il saggio prende le mosse da una significativa intervista al “filosofo nero-barbuto” (cap. I), in una Venezia che fuori “si sfaceva nel suo mare fecale, sotto il cielo grigio”, mentre nella “tersa stansa” di Cacciari, costellata di libri, veniva evocato il “katéchon”, ossia ciò che letteralmente trattiene l’Anticristo dal manifestarsi appieno. Afferma l’autore nell’introduzione: “Questo libro è, in qualche modo, il risultato della ricerca di quell’idea che mi sfuggiva nel colloquio col sindaco, una ricerca che mi ha orientato dapprima verso la casa editrice Adelphi, presso cui Cacciari pubblica i suoi libri. Dell’Adelphi sapevo ciò che tutti vedono: che questa editrice tenacemente recupera per così dire ‘a sinistra’ autori dell’irrazionalismo reazionario, del ‘sacro’ e della ‘Tradizione’, che prima erano letti soltanto in ristretti ambienti della ‘destra’: da Guénon a Simone Weil a Bhöme, da Coomaraswami a Gurdjieff. Ma l’Adelphi ha una genealogia. Risalire questa genealogia significa imbattersi in personalità, circoli, storie che si situano tutti in una singolare faccia oscura, che si dovrebbe definire esoterica, della storia recente”. Dunque Borso, colpito da certe inquietanti parole di Cacciari, alle quali è costretto a ripensare quasi a caldo (in treno, nel viaggio di ritorno a Milano), scorge l’ombra cupa di una luna nera, il profilo di una Lilith stagliarsi all’improvviso, un’oscura divinità, “Kali o un dio-femmina”, che ridonda poi in Dioniso, nella Shakti, o nell’Anticristo, e adddirittura nei riti del sangue, da quello del culto azteco del “Dio scuoiato” – cuori strappati con coltelli di ossidiana: metafore e non solo tali, del pensiero della “dissoluzione “, che sembra aver infettato come un virus demoniaco le basi stesse di una “cultura” che si protesta tale (di “sinistra”, e viene qui in mente il rito romano della “fiducia”, la “iunctio dexterarum”). In questa “ricerca” di sotterranee e celate “relazioni “, si spende tutto il ben riposto talento polemico dell’autore, che viene così componendo l'”arcano affresco” di una invisibile dialettica dello “spirito” di tutte le “negazioni”, colto nella sua opera distruttrice. “Shiva, Kali, Dioniso esistono: sono numina, forze che dormono nella psiche, nel sesso, nel corpo. Il loro silenzio secolare – mai completo, del resto – non inganni: come sapeva Plutarco, “desinunt isti, non pereunt”. “Vanno risvegliati, e torneranno a compiere stragi” (p. 19). E’ sul filo dell’Anticristo (identificato, al limite del paradosso, col Paraclito) che risalta in effetti il motivo conduttore di questa coraggiosa ricerca biografica, tutt’altro che visionaria, anzi rivelatrice delle oscure trame della dissoluzione che arrivano a toccare, partendo dalle radici stesse della cultura occidentale (del resto “de-cidere” è come uccidere), accanto ai moderni riti “woodo” della psicanalisi (“eros” e “tanatos” a braccetto come Dioscuri) e a una certa variegata cultura della “mano sinistra” della dissoluzione meglio articolatasi in quest’ultimo secolo, persino “sacrifici umani” e “cuori strappati” (con allusione diretta all’immagine del Sacro Cuore di Gesù), nel “mysterium” apocalittico della vita-morte, compreso il film “Il silenzio degli innocenti” e la stessa interprete femminile Jodie Foster.

    (continua)

  496. francese: LANSQUENET = LANZICHENECCO
    inglese: LANSQUE-NET = L’ANZICHE’GNECCO

    francese: LANSQUENETTE = zecchinetta
    inglese: LANS-QUENETTE = raimondina

    francese: LANSQUENIC = meganescenic
    inglese: LANSQUE-NICK = lanzichenicchio

  497. Il commento qui sopra di bd è una classica manifestazione di omenomenia (da non confondere con l’omonimia, di cui è probabilmente affetto db, né tampoco con l’anonimia, di origine rettale), con sbocco intermedio in b/éla d\òna e sfogo finale in belladonna. La belladonna atroppa (Atropa Beladona) è una pianta pericolosissima, proverbiale per gli eccessi cui porta. Il frutto ha l’aspetto di una piccola ciliegia scura (nella zona di Marostica è conosciuta come “ciliegia della pazzia”) e il suo gusto non è affatto sgradevole; ma confondere la velenosa belladonna con una ciliegia potrebbe costare molto caro. I frutti e le foglie infatti contengono alcaloidi, come la scopolamina e l’atroppina, che hanno effetti depressivi sulle terminazioni nervose del vago, e possono provocare allucinazioni, stati comatosi e anche la morte. Secondo alcuni, la belladonna deve il suo nome al fatto che le gentildonne veneziane la utilizzavano per preparare un cosmetico capace di dilatare le pupille degli occhi – caratteristica al tempo considerata attraente. Nella sua classificazione delle specie vegetali Linneo la chiamò “Atropa”, richiamandosi al nome di una delle tre Parche,e precisamente di quella che recideva il filo della vita. Ma è alle proprietà degli alcaloidi in essa contenuti che si richiama una seconda spiegazione del suo nome: “belladonna” deriverebbe dal francese belle femme, termine usato nel medioevo per indicare le streghe, che la utilizzavano insieme alla mandragora e allo stramonio per preparare pozioni e unguenti. La leggenda dice che le streghe si recassero ai sabba a cavallo di scope volanti che cospargevano con questi unguenti prodigiosi. Tra gli studiosi è diffusa l’opinione che le donne impiegassero su sé stesse i preparati a base di belladonna, e che i loro voli fossero allucinazioni provocate dalle erbe. Il dott. Felix Peyote ha elaborato una spiegazione ancora più precisa del fenomeno: “secondo la tradizione l’aconito e la belladonna sono gli ingredienti principali degli “unguenti per volare”. L’aconito rende irregolare il ritmo cardiaco e la belladonna provoca il delirio: il battito cardiaco irregolare in una persona che si addormenta produce la ben nota sensazione di cadere bruscamente nello spazio, per cui ci sembra senz’altro possibile che la combinazione di una sostanza che provoca il delirio come la belladonna con una droga che rende irregolare il ritmo cardiaco come l’aconito possa dare la sensazione di volare” (da F. Peyote, L’amaro delle streghe, Ed. Ubaldini 1996, p. 69).

    .

  498. Il pentavirato del Premio Baghetta (composto da G®œƒƒœ˜œ, Bø®ßø, H€∫˜€®, Vø∞¬œå∑∑ø e Sπå∑œø) si è riunito telematicamente in data odierna e ha stabilito quanto segue:

    1- la giuria sarà composta di 50 persone
    2- si riunirà ogni terzo giovedì del mese da novembre a marzo, in arci-sede alle h. 20
    3- la discussione sul libro prescelto dal pentavirato (poesia o prosa che sia, italiano o straniero che sia, ma comunque uscito nel 2006) avverrà durante la cena
    4- la cena costerà 15 € cadauno
    5- la votazione unica si terrà alla fine dell’ultima cena
    6- ogni membro della giuria stilerà una classifica da 1 a 5
    7- il primo libro prescelto è: V. Magrelli, Disturbi del sistema binario, Einaudi
    8- i contatti per le iscrizioni saranno aperti da dopo i morti a
    martiri@tin.it (da non confondere con marti@nitt )

    In fede, speranza e carità.

    MI via Rovetta 14
    li 26 ottobre 2006

  499. segnalo che oggi Inglese ha opportunamente aperto uno spazio terapeutico, da me a più riprese caldeggiato, in cui gli obsédés da trolls interni possano abreagire in libero acting out. penso a gente come giorgia e biondillo, che ultimamente erano giunti in vari post a un’allarmante soglia di tracimazione, ma non posso dimenticare quell’altra categoria, che preoccupa meno, ma ingiustamente, poiché i chatters borderline (c’è una bibliografia sterminata sull’argomento) qui a NI addirittura dilagano, al punto che lo staff medico manco più ci fa caso (dilagano anche qui in bacheca: veder tubare gabriella e claudico giambo, vedere come si cercavano e si cercano non è certo un bel vedere, e alla lunga compromette l’immagine dell’ospedale). perciò mi rivolgo direttamente al primario, che so sensibile

    @ dott. Reister
    1- perché non apre un tafanario anche per i chatters?
    2- il reparto Celan, che è di gran lunga il più intasato di pazienti, rischia di rimanere senza scorte farmaceutiche e alimentari perché da una settimana gli sono stati tagliati i rifornimenti. l’homepage infatti non eroga più testi, né in tedesco né in traduzione, e i pazienti del reparto Celan temo si vedranno costretti a inventare, plagiare, rabberciare. Non potrebbe risalire alla fonte, e oltre che abbeverarsene, riaprire il rubinetto?
    3- Grazie.

    polyglot.lss.wisc.edu/german/celan/

    PS mi sarebbe piaciuto dare il mio contributo sull’English Post, anche come semplice volontario di corsia, ma il giuramento fattomi di mai più postare commenti miei nei vari post m’inibisce (ma pure inorgoglisce).

  500. Sono il direttore del Pensionato Protetto di via Pitteri, 56 MI. Vi scrivo perché questa mattina ci sono arrivate diverse e-mail di iscrizione a un premio letterario col quale non abbiamo nulla a che fare. Via google sono risalito a voi, e ho visto appunto che avete messo il nostro indirizzo e-mail. Vi prego dunque di toglierlo.
    Ho letto anche delle statistiche sulle visite di NI. Non so quanto possa valere la mia testimonianza, ma qui noi possediamo un solo pc (donatoci dall’editore Sossella), e le rare volte che guardiamo NI, lo facciamo normalmente in 17 (ossia, oltre a me, i 3 inservienti e i 13 piccoli ospiti).

    Con stima

    dott. Pio Trivulzio

  501. Ricordo un vecchio thread del marzo scorso, sotto un post di Andrea Inglese su Grünbein. La memoria mi va a sprazzi, pochi strozzi che galleggiano:

    DB: tu forse hai tempo e forse no, temp non ha tempo e emma va e viene. Sarei scemo a impegnarmi se stiamo noi 4: io penserei che almeno a leggere sono in molti (per me, quello che faccio è politica pura), ma tu che sai com’è la faccenda, c’è o no sta gente?

    AI: Non so se altri seguono una discussione come questa. Sono d’accordo pero’ con quanto dici: “quello che faccio è politica pura”. E questo vale ovviamente per Emma e Temp.

    DB: io spero che tu emma e temp. abbiate capito giusto e al volo: se siamo in 4 tanto vale chiudere qui e proseguire per e-mail (io non ho mai mollato un dialogo “teorico” in vita mia, anzi a volte ho proseguito da solo col muro), e ti ho chiesto la tua idea/opinione in quanto redattore. L’ho già detto: se si scherza scherzo, se si fa sul serio faccio sul serio.

    AI: Ti ripeto, non so se siamo in 4 e basta, oppure in 4 col morto, oppure in 4 con molti morti; ma a questo punto email o comments, non cambia granché…

    Temp: Io ci sono, non nel pieno delle mie facoltà ma pur sempre presente. E neppure a me interessa se si è in 4 o in 2. Non mi interessano i grandi numeri, ma i molto colloqui e qui (su NI intendo), checcé se ne dica, con qualche slalom ne ho avuti.

    FM: Non so se può interessare, ma non siete soli: conosco almeno altre 6 persone (me compreso) che stanno seguendo il dibattito fin dall’inizio.

    GF: Anch’io sto seguendo, e con molto interesse.

    DB: ho fatto i conti: compreso Franco Compagno siamo in 12, numero perfetto del blogger manzoniano.

    (il giorno dopo)

    AI: traduci, traduci, borso, e non fare domande superflue: non siamo né a casa di Calasso né di Agamben, siam gente alla buona (già è molto in questi giorni se ho il tempo di seguire anche questi fitti commenti, evitami almeno il tedesco, sopratutto se non è un testo a fronte di poesia…)

    DB: *traduci, traduci* lo dici a tua sorella. a db, se vuoi, puoi dire: *per favore, puoi tradurre?* se non hai tempo di seguire i commenti, aspetta a postare quando sarai più libero e più in grado di fare il tuo dovere di postante.

    DB: a) La discussione attualmente è a 4, più 7 uditori. b) Dei 4, uno è il postante. il postante c’è, al condizionale: ossia tiene aperta la discussione senza pronunciarsi sul tema da lui stesso posto, e facendo domande di chiarimento. c) emma e db sono gli attivi, nel senso che portano materiali congrui alla discussione. d) temp c’è, ma al futuro riguardo al tema: nel frattempo, sposta la discussione su Zanzotto = OT (trascinando emma). e) i 7 uditori il 19 notte dichiarano interesse a un proseguimento della discussione. Potrebbero nel frattempo avere cambiato parere.

    AI: hai ragione db: “traduci per favore” (era un’esortazione ironica, comunque); ma mi spiace disilluderti: ho cose di questi tempi più urgenti e più importanti da fare che seguire con attenzione questi commenti

    (il giorno dopo)

    DB: Farei un quiz: a chi attribuire questa poesia tra Benn, Gruenbein, Zanzotto e Fortini? Lo farei volentieri al muro: ma mi è crollato anni fa.

    Emma: Questo è Celan. Non la conoscevo, ma la rete fa cadere ogni residuo di mistero e ogni quiz tendenzioso.

    DB: non avevo dubbi che su google si trovasse Celan digitando un verso qualsiasi della poesia: avevo dubbi invece che nessuno ormai leggesse i miei commenti. e tu per fortuna me li hai fugati.

  502. A scanso di equivoci e ce ne fosse bisogno, ricordo che non sono un nick né tantomeno un nickkione: nel lodigiano almeno, mi conoscono tutti come il primo vero grande maestro della cappella. Dopo essere stato a Genova, Roma (anulare) e Dalmine (area di sosta), sono diventato maestro di cappella alla canonica di Lodi, dove ancora esercito. Seguo anche però la cappella dei cultori Sforza, e sono un abile organizzatore: ho fondato infatti una scuola di “fanciulli cultori” con l’intento di dar loro non solamente una educazione musicale, ma anche un’istruzione di base.

  503. E’ sempre uno, che parla da solo, un ventriloquo. Borso. Un caso interessante, non cosi’ raro.

  504. ma tu sei il teste esterno destro o sinistro? e in ogni caso, dove s’è ritirato il tuo pendant?

  505. @redazione: mettetevi una mano nella coscienza, se non è già tutta occupata dal Troll Interno (nome: moresco). state aizzando la foja col post apposito di inglese: non distinguete un nick da un troll, una battuta da una vaccata, un OT da un IT. almeno foste rizomatici: siete solo sfasciati. se andate avanti così, non riuscirete nemmeno a morire.

  506. con la sua straduzione, Raos

    1- stacca (i versi)
    2- rompe (1 verso)
    3- crea un gruppetto di 2 persone (io e tu) + n bambini, che attraversa il confine tra questa realtà prosaica e l’altra poetica
    4- chiude (i commenti)

    queste 4 azioni si potrebbero prestare a più intepretazioni: però

    5- cancella (il proprio nome dalla redazione di NI)

    e dunque l’intepretazione dellea straduzione si fa univoca, e lineare:

    Raos s’è staccato da NI, ha rotto immaginando di condurre fuori un gruppetto, ha chiuso, ha cancellato la sua firma.

    Che poi per altri motivi sia rientrato in NI, non riguarda più la straduzione, né a maggior ragione l’intepretazione.

  507. “Palesemente, nessuno ha letto Cacciari dall’inizio, nessuno ha visto il vero suo aculeo di scorpione, il motivo autentico per cui Calasso l’ha ripubblicato” (p. 20). “Come altri mistici, basti pensare a Sholem, il giovane Cacciari scandiva la storia in tre fasi: riteneva Cristo – “il Figlio” – solo la penultima rivelazione, attendeva e propugnava l’avvento della terza figura, il Paracleto” (p. 21). E annunciava l’albeggiare di una nuova era, votata a un nuovo dio oscuro. Un dio che Cacciari chiamava “il Liberatore vagabondo”. In questo contesto, per la cui chiarezza si deve necessariamente rimandare alle pagine del libro stesso, compare a margine anche lo scrittore Guido Ceronetti, che non disconosce l’interpretazione cattolica della frase “la salvezza viene dagli Ebrei” da Gesù rivolta alla Samaritana, volgendola tuttavia a ben altro significato. Insomma, “il Paracleto che Cacciari attende è Lucifero” (p. 22). “Nel Kali Yuga il ruolo dell’iniziato è di agire nel senso della determinazione divina. Noi non abbiamo da curarci degli uomini. L’ora è suonata di fare la loro disperazione in una rivolta universale, salasso cosmico”. La densità di “cifra” di questa “cultura” della “dissoluzione”, i cui implicati personaggi Borso snida uno a uno (basta scorrere il folto indice dei nomi), è tale che è impossibile renderne un’idea, se non rifacendosi a qualcuno di essi a titolo di esempio. La Chiesa non ha definito nulla sulla misteriosa figura, il cui numero è “666”, e che continua ad incombere da “L’Anticristo” di Nietzsche (il record di citazioni nel libro, dopo Cacciari). Di sicuro, quest’Anticristo non può essere Mons. Milingo, genuino “stregone” africano di Lusaka, pecora smarrita di ormai 71 anni, fresco sposo di una sorta di “domina phitonys” nei panni di una grassoccia “dottoressa coreana” 41enne dal viso rotondo, i denti radi e belloccia a suo modo, probabile “ostaggio” della setta del reverendo Moon. (Molto più straziante l’episodio terribile, riportato in “Via col vento in Vaticano “, ed. Kaos, 1999, della morte di Don Orione, prima denigrato in tutti modi e poi ucciso da un barbiere prezzolato con l’infissione di un ago sul cranio). E’ qui che spunta fuori la Venezia di Toeplitz e di Volpi di Misurata, la Venezia aperta ad ogni influsso orientale, dove Borso colloca il giovane Cacciari. Sembra che tutto si rimescoli nella dissoluzione di Shiva. Era quella l’epoca del card. Siri e del giovane Baget Bozzo (ibidem), suo diretto collaboratore in curia a Genova. Ma l’ordito terribile del saggio di Borso ignora quisquilie del genere, e va dritto al suo scopo: il mosaico dei personaggi è quello delle realtà superiori, che trascendono ogni cronaca, anche se qua e là traspare lo scandalo dell’aneddoto (ad. es. il latinista Concetto Marchesi, comunista e massone, che diramò l’ordine di esecuzione contro Gentile e nel ‘69 diede da tradurre in latino agli studenti contestatori di Ca’ Foscari un brano dei pensieri di Mao, in cui si citavano banchi e arredi scolastici da non sfasciare, cfr. p. 33).

    continua

  508. L’illuso/a pensa di essere in una cara vecchia assemblea sessantottina, coi capannini sofrini vialini ecc. a furoreggiare e gli altri, gabrettas Y gabrones… ma non è così, non è così. Lì intanto si vedevano ecc., poi alla fine votavano. voto passivo, coatto ecc., ma la manina la tiravano su, c’era la conta. qui invece abbiamo le visite, ma a parte che da esse non si possono dedurre nuumero e identità visitors, nessuno ma nessuno può garantire che i visitors entrino nei commenti a curiosare.

    Più consono, o meno sconsono, sarebbe stato paragonare la democrazia.3 virtuale alla democrazia 2. fittizia, i.e. paragonare il blog alle votazioni, con tanto di seggio/postazione pc segreto/urna. Ma cosa succederebbe allora? Non più quello che l’ingenuo/a profilò da viva: “sono timidi e non parlano”. Questo succederebbe in compresenza reale, ma nel segreto dell’urna/blog i timidi normalmente si scatenano (dall’azzardo estremista all’annullamento con scritta rivoluzionaria). E invece niente, silenzio assoluto. La scena è animata sì ancora dai leaders (e difatti i digitors sono per lo più anche bloggers, con tanto di blog personale bene in vista), ma senza coda/seguito.
    Questo avevo paventato già a marzo, nel thread su Grünbein, e poi comprovato con vari trucchetti: ad es., se intuivo metafisica assenza, mettevo un commento in tedesco, dicendo che se qualcuno lo voleva in italiano, glielo avrei tradotto volentieri. niente, non una mosca. e tutti sarebbero così timidi da non arrischiarsi a digitare “sì” in pieno anonimato e con un minimo d’interesse? suvvia!
    e così i nick, che la redazione chiama inconsultamente troll, fanno gran comodo alla redazione stessa, perché fanno sembrare intenso e affollato il dibattito, quando invece sono sempre i soliti 4/44 gatti.
    C’è un’ultima cosa. essere in pochissimi a discutere, a molti purtroppo non dispiace, lo trovano bello e naturale. così infatti mimano il salotto, l’ammicco amicale, l’appuntamento volante ecc. Be’, lasciatemelo dire, ciò è squallido. E’ squallido non il salotto, l’ammicco ecc., ma squallido, squallidissimo che ciò avvenga in esposizione: una vetrina di Amsterdam, una puntata del Grande Fratello.
    Bravi, compagnoni, siete riusciti a fare del blog un virtuality show!

  509. @db

    “Non so”, esclamai senza voce, “non so no. Se non viene nessuno, sarà che non viene nessuno. Non ho fatto del male a nessuno, nessuno ha fatto del male a me, ma nessuno vuole aiutarmi. Nessuno nessuno. Però così non è. Solo che non mi aiuta nessuno –, sennò nessuno nessuno sarebbe carino. Mi piacerebbe tantissimo – perché no – fare una gita con una compagnia di nessuno nessuno. Naturalmente in montagna, dove sennò? Che ressa ‘sti nessuno, quante braccia agganciate e di traverso, quanti piedi divisi da passettini! Va da sé che sono tutti in frack. Andiamo come viene viene, il vento passa per i buchi che i nostri arti e noi lasciamo aperti. Le gole si liberano in montagna! C’è da stupirsi che non cantiamo.”

  510. @redazione

    biondillo Says, Oct. 27th at 00:25: *Helena le tue poesie fanno davvero cagare, scrivi che fai schifo! SCHERZETTO!!!!!!! :-))))))) (lo sai che sei la mia scrittice preferita, vero? E che sei proprio brava, cazzo!)*

    io chiedo, e supplico: quale perverso servo-meccanismo costringe un essere umano a rinunciare a telefono/e-mail/dignità per comunicare un messaggio del genere, spingendolo invece a esibirlo in un blog frequentato da migliaia di persone?

    NB ho scelto l’esempio instar omnium perché biondillo è l’unico dei redattori che io abbia conosciuto personalmente in un’occasione, e quindi so con umana certezza che è assai migliore dell’immagine da lui depositata qui, in tale vana escrescenza.

  511. Dall’indagine su scala nazionale di cui divulgheremo i risultati nel prossimo numero de “La Gazzetta Renana” si evince che, dei 30.000 campionati, alla domanda: *ti piace NI?* 29.000 hanno lasciato in bianco, e 999 hanno segnato: *ni*.

  512. il postante lancia la rete e non divide l’acqua
    il commentante allunga la mano e non divide il regno

    è tempo di raccolta e non ho message
    né un solo ramoscello di olivo

  513. E siamo al punto: “Lungo gli anni ’70, si tiene in Italia tutta una serie di convegni filosofici assai significativi. Destinati all’intelligenza del Pci che vi partecipa numerosa, questi convegni sono spesso diretti da Cacciari. L’enfant prodige è ben accolto a sinistra: militante negli anni ’60 di Pot Op e amico di T. Negri che allora insegna all’Università di Padova, Cacciari è versato nello studio del pensiero negativo, ma al contempo operaista” (pp. 32-3). Ad Assisi nel ‘71, a un convegno cattolico assai animato, in cui i partecipanti si divertirono un mondo a costruire, il primo giorno, un muro di mattoni, e poi a distruggerlo, l’ultimo (capeggiati da Liguori, attuale direttore del TG di “Italia 1), Cacciari aprì i lavori con una relazione dal titolo: “Via della Mano Sinistra, da Nietzsche a Georges Bataille”, dove tuonò contro “la perdita di intimità e di separatezza dei corpi nelle comuni o nelle bathrooms degli omosessuali di S. Francisco, e persino la messa in comune del sangue – nello scambio rituale delle siringhe infette tra i tossicomani – nella festa necrofila della Rivoluzione Culturale tesa a sradicare il fascismo che è dentro di noi, la superiorità gerarchica della volontà sugli impulsi primari”, per concludere con un richiamo criptico all’Acefalo (una sorta di “dio-asino” graffito su un antico muro a Roma, pp. 36-7).
    E’ da notare che nel saggio di Borso, uscito in piena tangentopoli, mai è citato nessun Di Pietro: non c’è posto per gli aspetti che attengono alle vicende politiche e giudiziarie più recenti del nostro Paese. La trama d’ombra che prende avvio dalla ricostruzione degli anni ‘60 è però “politica” per eccellenza, in quanto essenzialmente e paradossalmente “teologica”, stagliandosi in un ambito metafisico superiore, dove campeggia, in definitiva, la soprastante, fondamentale e preordinata questione dell'”etica”, il vero oggetto d'”afflizione” in questo turbine delle dissoluzioni, che andrebbe dunque meglio vista, nel suo più corretto significato di verità cristiana.

  514. @redazione

    biondillo mi sgrida e mi tira la giacca perché ho postato, sotto di lui, nel thread di Helena: *DARIO!!! Avevi promesso…*: appunto, avevo promesso che non avrei più postato commenti miei se non in bacheca + Celan + Schmidt. a casa mia le promesse si mantengono (e le mantenute si promettono), e ben perciò lì mica ho postato un commento mio, era del biondillo stesso, e non c’ho aggiunto manco una virgola: *gi bo Says, Oct. 27th at 09:18: Helena lo sai che sei la mia scrittice preferita, vero? E che sei proprio brava, cazzo! SCHERZETTO!!!!!!! :-))))))) (le tue poesie fanno davvero cagare, scrivi che fai schifo!)*. Dite voi se non ho ragione!

  515. Finiscila, Dario. hai manipolato un testo, invertendogli il senso, quindi il commento è tuo in tutto e per tutto.
    Non hai mantenuto la promessa, deludendomi. Peccato.

  516. @redazione!

    cristo santo! madonna bbona! giuseppe ciula! fatelo ragionare! ho promesso che non avrei più postato commenti miei fuori dal seminato, ma testuale papale, come uno che ha promesso di non far più da mangiare non per questo non compra più il mangiare già fatto, mi sono riservato la facoltà di postare ovunque commenti altrui, e l’ho esercitata subito postando sotto Sparzani la traduzione mia sudata di Mallarmé che il postante aveva addirittura implorato ai suoi “amici” francesisti di NI (bei ringraziamenti! ah, ma c’è giustizia a questo mondo?!). E così ho fatto col commento di biondillo a helena, perché mi sembrava e sembra tuttora notevolissimo. Mo’ biondillo mi accusa di averglielo manipolato. Certo, e come facevo sennò? l’ho manipolato anzi 2 volte, prima copiandolo, e poi incollandolo. se poi tra un’operazione e l’altra il commento mi si è girato tra le mani… giudicate voi se è un peccatuccio veniale o… ma considerate che altro non ho fatto, manco una virgola ho aggiunto. e poi suvvia, il risultato è uguale: giralo in un modo o nell’altro, il commento di biondillo sempre uno SCHERZETTO è (da prete). Anzi, sono così convinto della cosa, che mo’ copioincollo pure il giudizio sintetico che diedi delle poesie della Janacek qui sopra (ché sotto il post suo non potevo)

    *.avarb :aneleH@*

    Dove devo recitare il mea culpa invece è quando ho attribuito a biondillo sesso femminile. ritiro tutto, ci mancherebbe altro, soprattutto dopo averlo visto di persona! da cosa l’ho capito? semplice, che qui sopra ha detto che l’ho deluso: proprio come quell’animalona isterica di collant, cui ora è il caso di rispondere.

    *mi deludi quando ti inorgoglisci per una pubblicazione astiosa*
    la recensione che posto a puntate de L’indice dovrebbe chiarirti le idee: è un fior di saggetto, altroché, Il giovane Cacciari! che mai però mi sarei sognato di tirare in ballo se non l’avesse fatto la fu temp dicendo che lui è una fesseria e io un molestatore di bambini. ma vi rendete conto?!

    *mi deludi quando sgomiti per sedere alla mensa dell’arci*
    ma io coi martiri di Turro ho stretto un patto d’acciaio, che mi vede feroce procacciatore di tessere arci, perché il circolo viva e mangi insieme a noi (biondillo, iscriviti, per dio!)

    *mi deludi quando brami di essere citato da forlani*
    ma in che mondo viviamo? un essere improbabile con la figa stampata lì (effeffe, non so se mi spiego) sbandiera ai 4 venti che pubblica roba mia e io manco so di che si tratta: se non mi avesse risposto, l’avrei rincorso per tutta italia, col mio codazzo di avvocati!

  517. @fk

    Non so”, esclamai senza voce, “non so proprio. Se non viene nessuno, sarà che non viene nessuno. Non ho fatto del male a nessuno, nessuno ha fatto del male a me, ma nessuno vuole aiutarmi. Nessuno nessuno. Però così non è. Solo che non mi aiuta nessuno –, sennò nessuno nessuno sarebbe carino. Mi piacerebbe tantissimo – perché no – fare una gita con una compagnia di nessuno nessuno. Naturalmente in montagna, dove sennò? Che ressa ‘sti nessuno, quante braccia agganciate e di traverso, quanti piedi divisi da passetti minuscoli! Va da sé che sono tutti in frack. Andiamo come viene viene, il vento passa per i buchi che i nostri arti e noi lasciamo aperti. Le gole si liberano in montagna! C’è da stupirsi che non cantiamo.”

  518. Lungo l’autostrada da lontano ti vedrò
    ecco là le luci di San Luca
    entrando dentro al centro, l’auto si rovina un pò
    Bologna, ogni strada c’è una buca
    per prima cosa mangio una pizza da Altero
    c’è un barista buffo, un tipo nero
    Bologna, sai mi sei mancata un casino
    aspetto mezzanotte chè il giornale comprerò
    lo stadio, il trotto, il Resto del Carlino
    piove molto forte ma tanto non mi bagnerò
    c’è un bar col portico, mi faccio un cappuccino
    ma che casino, quanta gente, cos’è sta confusione?
    c’è una puttana, anzi no: è un busone
    Bologna, sai mi sei mancata un casino
    chissà se in questa strada si può entrare oppure no?
    ah no, c’è Sirio, ma che due maroni
    così cammino per la piazza
    con una merda sul paletot
    ma perché anche col buio volano i piccioni?
    voglio andarmene sui colli
    voglio andarmene a vedere il temporale
    tra i fulmini coi tuoni mi sembra di volare
    nel tempo dei ricordi perdermi e affogare
    figurine, piedi sporchi e ancora i compiti da fare
    le pugnette sui tetti, che belli quei cieli
    seduti lì insieme con le nuvole che cambiano colore
    bocche rosse d’estate, cocomeri in fiore
    come è buono nei viali il profumo dei tigli
    con della benzina l’odore
    certe notti stellate nei cine all’aperto
    e le lucciole che si corrono dietro,
    si corrono dietro per fare l’amore
    com’è bello andar a fare l’amore
    c’è un tuono più forte che la notte svanisce
    mi sveglio di colpo più stanco più solo
    mentre il cielo schiarisce
    accendo il motore, guardo nello specchietto
    e vedo riflessa con un po’ di dolore
    Bologna col rosso dei muri alle spalle
    che poco a poco sparisce
    metto la freccia e vado sulla luna
    vado a trovare la luna

  519. Ecco, ci siamo. Nella fecale Venezia, segnata dal rogo della Fenice che ancora non risorge dalle sue ceneri, Cacciari esclama davanti a Borso: “Il Papa deve smettere di fare il katéchon!” (p. 34 – vengono i brividi al pensiero della sequenza profetica dei “papi ” secondo Malachia) “Voglio dire che Lui, come cattolico, sa come finirà. Verrà l’Anticristo e trionferà, ma sarà sconfitto”. Ebbene, il motivo del “katéchon” è riaffiorato integro, ex verbis et tota substantia, a Satyricon, segno evidente della coerenza di Cacciari, ed anche delle verità di Borso. Senza dover chiamare in causa Spengler (citato a p. 39), siamo per davvero al “tramonto”. L’Anticristo sarebbe per Cacciari questo capitalismo onnipervasivo (alla Mac Luan, mediaticamente entrato nel vivo delle coscienze), con l’oltraggiosa moltiplicazione di pani e di pesci (beninteso sintetici), a danno dei sazi e dei tantissimi affamati, coi suoi tanti logoteti territoriali. “Quindi esso deve sparire”. Singolare versione, che vorrebbe giustificare la “dissoluzione”, come pura antitesi – fertile e benefica – in un processo triadico, in vista della liberazione finale dell’uomo. Come dire: un altro Vangelo. Scordandosi che i cristiani non accolti scuotono la polvere dai calzari e riprendono il cammino, Cacciari ritiene che Cristo abbia casa dovunque. Ergo, se “per anni la minaccia comunista ha causato un’alleanza forzata tra la Chiesa e il sistema laico borghese” (pag. 36), “ora quest’alleanza, che era finta fin dal principio, non è più possibile”: “nessuna composizione tra la Chiesa e lo spirito borghese, con la sua etica laica”. Al che Borso giustamente replica col protovangelo di Tommaso: “Se qualcuno vi dirà, ecco il Regno è nell’aria, Io vi dico che gli uccelli vi precederanno”, più con uno sdegnato Cato: “Laudant arvolas, censent columbas”. Ma più pacatamente con Adorno (anche lui citatissimo, ben 14 volte): “Le parole di Cacciari sembravano iscritte in un cattolicesimo estremo; in realtà, alludevano a un progetto radicalmente contrario alla fede” (pag. 11). Nel saggio di Borso compaiono anche degli economisti (non certo Caffè), ma ad es. P. Sraffa, l’autore della “Produzione merci a mezzo merci”, figlio del Rettore della Bocconi, scappato dall’Università di Cagliari e approdato alla corte di Lord J. Maynard Keynes (pp.. 32-4 e 36). Perché proprio Sraffa? “E’ noto che Sraffa aprì al suo amico Mattioli un contatto privilegiato con il Pci”. “Sraffa fu il trafugatore dei Quaderni dal carcere di Gramsci per conto di Togliatti”. E ancora: “George L. Mosse ha affermato che Sraffa e Keynes erano omosessuali. La stanza di quest’ultimo era piena di quadri erotici con soggetti gay”. Uno strano ambiente l’Università di Cambridge. Sulla “parusia” invece, Paolo respinge l’opinione che sia imminente il giorno del Signore, per la ragione che ancora non sono avvenuti i fatti che devono precederlo come segni precursori. Questi fatti sono l’apostasia e la comparsa dell’uomo del peccato, il figlio della perdizione cui fa resistenza il “katéchon”. Ma quando secondo la profezia (Tex. II, 12) sarà tolto di mezzo l’ostacolo, allora si rivelerà l’iniquo, fra ogni sorta di prodigi menzogneri. La parusia dell’iniquo guadagnerà a costui tutti coloro che si perdono, ed essi otterranno tal sorte perché non possedevano l’amore per la verità. Borso si accosta nel finale al tema della parusia del male, ci fa sentire il fiato velenoso e sanguinario dell’uomo di menzogna.

  520. questo qui non ha un cazzzo da fare… perchè non te ne vai davvero a sporcare i muri di casa tua, boia d’un mond lader?

  521. Hij werd in 1932 door rijkspresident Paul von Hindenburg tot rijkskanselier benoemd en volgde hiermee Heinrich Brüning op. Von Papen voerde een autoritair bewind en zijn regering had weinig steun in het parlement en bij de bevolking. Zijn kabinet werd ook wel aangeduid met “baronnenkabinet”, omdat vrijwel alle leden van adel waren. Een van de – negatieve – wapenfeiten uit zijn kanselierschap was het onder curatele stellen van de door de sociaaldemocraten geleide deelstaat Pruisen waarbij hij de steun van Hitler had. Hierdoor werd een belangrijk bolwerk van tegenstand tegen Hitler al voor zijn machtsovername uit de weg geruimd. Toen aan het einde van het jaar Von Hindenburg niet bereid was Von Papen de door hem gewenste dictatoriale volmachten te geven trad hij terug en werd Kurt von Schleicher rijkskanselier. Von Papen die een goede bekende van Von Schleicher was speelde dubbelspel door achter diens rug in januari 1933 contact met Hitler te zoeken teneinde met deze een regering te vormen. Hij meende de nazi’s als hij ze in een nieuwe regering had opgenomen wel onder de duim te kunnen houden. Von Papen wist de tegenstribbelende Von Hindenburg over te halen Hitler toch tot rijkskanselier te benoemen wat plaatsvond op 30 januari 1933. Von Papen werd vice-rijkskanselier. Al spoedig namen de nazi’ s de macht in de regering over en werden Von Papen en zijn andere conservatieve regeringsleden buiten spel gezet. In 1934 kwam er een eind aan zijn weinig meer voorstellende vice-kanselierschap. Voortaan zou hij als diplomaat het knechtje worden van de regering die hij zelf in het zadel had geholpen.

    Hierna vervulde hij diverse ambassadeursfuncties, onder andere in Turkije waarbij hij in 1940 een vredesverdrag met dat land wist te bewerkstelligen.

    Een saillant detail was het feit dat Hitler tot twee keer toe van plan was Von Papen te liquideren. Hitler wilde hem in de Nacht van de Lange Messen van 1934 door de SS laten arresteren en vermoorden, maar bedacht zich. In 1938 dacht hij erover om Von Papen, die inmiddels Duits ambassadeur te Wenen was, te laten vermoorden door Oostenrijkse nazi’s. De socialisten zouden de schuld krijgen en Hitler zou een excuus voor zijn bezetting hebben. Ook dit plan werd verworpen.

    Beide plannen kwamen Von Papen ter ore, maar hij bleef het Derde Rijk als diplomaat vertegenwoordigen tot dit in 1945 ineenstortte.

    Hij was een van de hoofdverdachten in het Neurenberger Tribunaal, maar werd vrijgesproken. Wel werd hij bij een andere rechtbank tot acht jaar gevangenisstraf veroordeeld maar hij kwam reeds in 1949 vrij.

  522. Pippi Långstrump är en av Astrid Lindgrens mest omtyckta litterära figurer och även namnet på den första boken om henne och hennes vänner, Tommy och Annika. Pippi-böckerna finns översatta till 57 olika språk.

    Pippi (Pippilotta Viktualia Rullgardina Krusmynta Efraimsdotter Långstrump) är en ovanlig flicka, och särskilt på 1940-talet, då böckerna kom ut, kunde hon upplevas som kontroversiell. Hon är världens starkaste, har fräknar och röda flätor som står rakt ut, säger emot vuxna och är ouppfostrad. Hon bor utan föräldrar i ett hus kallat Villa Villekulla tillsammans med sin prickiga häst Lilla gubben och sin apa Herr Nilsson. Hon äter krumelurpiller, hennes mamma är i himlen, hennes pappa är kung på en söderhavsö och hon har en väska full med guldpengar. I böckerna om Pippi myntas även begreppet pluttifikationstabellen.

  523. tagliatemi tutto, ma non il mio FRITZ!

    (FRITZ è l’unico modello al mondo che segni 2 ore contemporaneamente: il mio ad es. oggi fa la 01:53 antelucana e le 16:18 pomeridiane)

  524. Borso insegue, ripercorre, smaschera un ben radicato e ramificato filone della dissoluzione, quello che si cela nei fatti della cultura, destinati ad influire enormemente in una società di massa pervasa dal consumismo sfrenato e dalla perdita d’identità . Su questo scenario, già di per sé catastrofico s’innesta il duello finale di Borso con Cacciari sul problema – fondamentale in tutto il contesto del saggio – dell'”etica”, che esposto con straordinaria efficacia nel cap. I, poi per così dire s’interra, lasciando invece emergere il tema dell’Anticristo. L’etica ricompare alla fine, nel dialogo con l’innominato personaggio dissuasivo (una sorta di “alter ego” di Cacciari? Borso lo epiteta due sole volte, “il Moro di Padova” p. 69, e “il Negriero di Mantova”, p. 96), nei terribili accenni all’epoca moderna. Secondo quanto asserisce lo sconosciuto: “L’uomo e il danaro non hanno più bisogno l’uno dell’altro. Il danaro si produce da solo. E l’uomo verrà speso o sarà investito come lo è stato il danaro in passato”. Siamo nello sprofondo più assoluto, nell’abisso dell’Anticristo. Per il Cacciari dell’inizio esiste soltanto l’etica dell'”ethos” greco. Da veteromarxista, che sembra aver scambiato Atene per Sparta, Cacciari si rifà al mito più che altro linguistico per cui sarebbe la “dimora” – ethos in origine – a radicare l’uomo alle proprie radici, a una stirpe e a un linguaggio. Equivocando in modo assoluto un passo di Erodoto e portando come esempio di rottura la figura di Socrate, Cacciari argomenta che soltanto con il cristianesimo furono spezzati in maniera definitiva i legami fra gli dèi e la società. Gli dèi di ferro della “polis” radicavano l’uomo, lo riparavano dalla “de-cisione” (sbrego); fu il cristianesimo a dare una “tragica libertà” all’uomo, di cui la Chiesa è pienamente consapevole: “Per questo tutta la cultura cristiana è un correre ai ripari contro la tragedia che ha provocato”. Borso afferra il reale significato di queste parole, che in realtà riflettono un “progetto radicalmente contrario alla fede”. Se esistesse una dimensione autenticamente individuale, di autentica responsabilità personale nella scelta, com’è nella religione cristiana, cadrebbe ogni collettivismo. Cacciari aveva preteso di cancellare i primi due comandamenti della tavola della Legge, per sostituirvi il vuoto. Ed eccolo qui, il primo zampino della “bestia” che relativizza l’assoluto, e assolutizza il nulla. Una stessa umanità-merce era nei plumbei sogni di prometei illusi, che avevano ucciso la ragione, pur partendo dalle cose: il distruttore del comunismo sovietico recava sul cranio l’enorme voglia rossa del colpo mortale di piccone che sfondò il cranio di Trotsky! Forse Borso ha esagerato nella sua “visio sanguinis”, estremamente cruda e diretta; ma in sostanza ha visto giusto, al di là della folla dei personaggi chiamati in causa e delle trame d’ombra snidate. Chiudo questa breve recensione con le parole dell’Innominato, che chiudono a loro volta il libro (pag. 238): “Quello vero è il mondo della Potenza. Il concretissimo mondo della Shakti. Ma il mio treno sta per partire. Lei pensi a dare al suo libro forma di romanzo [come appunto nel caso di Marc Saudade, lo pseudonimo dell’ignoto autore di “Bersagli mobili”: cfr. p. 223]. E’ il solo modo per diffondere notizie non deformabili, mi creda”.

    Arcangelo Papi

  525. Coetaneo di Cacciari, Arcangelo Papi è nato nel gennaio del 1944 ad Assisi, città dalla quale non ha mai voluto distaccarsi, venerando San Francesco. Per parte materna ritiene di discendere (secondo tradizione familiare) dal Conte Alberto Boschetti, primo ministro a Ferrara del Duca Alfonso D’Este, che lo fece processare e condannare a morte nel 1512, a seguito di una congiura di palazzo dai risvolti assai intricati, sventata durante una festa di carnevale. I discendenti del Conte Boschetti si rifugiarono in Umbria , in terra pontificia, dove acquistarono il feudo di Casteldarno, nei dintorni di Assisi e al confine con il territorio di Perugia, appartenuto alla famiglia fino all’inizio del secolo scorso. Borsista all’Università Cattolica di Milano, si è laureato poi con lode in giurisprudenza, presso l’Università di Perugia. Vincitore di svariati concorsi pubblici, dopo una lunga carriera che lo ha portato a prestare servizio in varie amministrazioni (nel 1980 ha frequentato la Scuola Superiore di Polizia insieme ad Antonio Di Pietro ) è poi divenuto dirigente dell’Amministrazione Finanziaria dello Stato (allora il più giovane d’Italia). Astrofilo dilettante munito di osservatorio computerizzato, ama altresì occuparsi di “storia delle idee” ed ha in progetto anche un lavoro originale sul poeta latino Properzio. Collabora dalla fondazione a L’Indice.

    donatellacina@libero.it

    *Mistiche anomalie gravitazionali*
    http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=164202
    (dove lo si vede lievitare in foto)

  526. Ho letto il thread su Saviano doppiamente interessato: infatti lo avevamo invitato al Virgilio di Mi, ma ora chissà se potrà (mi spiaceebbe per i ragazzi, che l’anno scorso hanno discusso un giorno intero coi ragazzi di Locri, e ci terrebbero a discutere anche con lui). Ed è così che ho visto all’opera la santa inquisizione: osservate come torquemada torquia il malcapitato di turno, reo di aver detto in tutta modestia che un suo librino avrebbe recato una prefazioncina di Saviano.

    GEOGIA: Stamani sono più buona. Secondo me la rete … fa sbarellare parecchie persone ;-) Qui quando vogliono dire qualcosa che gli sta sullo stomaco, per un motivo o per l’altro, si costruiscono un nick e fingono di essere uno dei tanti dementi di passaggio, per questo a loro i dementi di passaggio servono (e se li tengono stretti), per confondere le acque, mentre i non-dementi danno un po’ più fastidio perchè finiranno prima o poi per dire stupiti che l’e-re è senza bond e senza nick.
    @ bruno esposito: certo che sei assolto:-), non condanno nessuno. Però scusa perchè confondi ancora di più le acque? Vuoi usare un nick? del tutto legittimo, anzi alle volte doveroso, ma allora non sceglierti un nome così realistico ;-). Io ero convinta che tu fossi bruno esposito. se ti fossi chiamato solo bruno era meglio;-). ora tra l’altro mi hai pure incuriosito molto sulla mini-introduzione in pillole di saviano. Mi stai dicendo che ora invece di prendere una frase riassuntiva dalla introduzione da mettere sulla fascetta pubblicitaria ci si mette addittura tutta l’introduzione?
Beh un tempo le introduzioni erano interne al libro, veri e propri saggi, da cui si prendevano estratti riassuntivi che si mettevano in evidenza nei prière d’insérer, che poi sono andari a rifinire nei risvolti di copertina, o bandelle ( i moderni prière d’insérer), poi i risvolti sono diventati LORO l’unica introduzione (spesso anonima come spesso hanno fatto calvino e vittorini). Poi i riassunti si sono ulteriormente concentrati e sono finiti, come slogan, nella fascetta promozionale esterna, ora vuoi dirmi che anche questi slogan non sono più primizie, ma addirittura l’intera introduzione? Già da tempo la fascetta era entrata a pieno titolo a far parte del testo, o, più spesso, paratesto (per iniziativa dell’autore stesso), ma che sostituisca l’intera introduzione mi sembra una cosa interessante (sul serio) Interessante, veramente interessante: in senso negativo perchè penso che il contenuto dello spot sia del tutto secondario e che conti ormai solo la firma (se è firma che vende e da visibilità) e in questo caso nulla di nuovo sarebbe una specie di americanata, chiamata blurb.
Interessante in senso positivo perche riduce la critica introduttiva a pillole sintetiche (che potrebbe essere inserita nel generale processo riduttivo del fenomeno espressivo: sms, e-mail, post, commenti) e anche perchè porterebbe a termine la tendenza di finesecolo di portare tutto il paratesto all’esterno del libro (copertina e annessi). Il prossimo passo sarà di esternizzare l’intero romanzo, o saggio, sulla strisciolina (magari non più mobile ma solo stampata sulla copertina) e dentro il “libro” una sfilza di pubblcità a pagamento, numeri ISBN e codici a barra nagnetica che magari, chissà, serviranno per sapere dove sei e intercettarti ;-)
Dai esposito non ce l’ho con te, lo so che fanno tutti così, e non è neppure da criticare troppo, anzi è solo da esaminare e trarne le conseguenze (positive e negative), la vita nostra di oggi è questo. Però critico il sistema che fa veramente schifo.

    BE: Non ho capito una mazza di ciò che mi hai detto. Mi chiamo davvero Bruno Esposito, questa è l’unica cosa che posso risponderti.

    GE: ma allora se sei bruno esposito scusa perchè hai detto che non hai fatto pubblcità al tuo libro perchè NON sei esposito e potresti essere chiunque? sono io a non capirti ora;-)
    
BE: Fai finta, per favore, di non aver mai letto quel rigo di autocitazione. Potessi o sapessi farlo lo cancellerei subito. Scusa.

    GE: non scusarti bruno, non bisogna mai scusarsi delle cose che si dicono sinceramente e in buona fede. Io non ero d’accordo con te? ti ho aggredito? non vuol dire nulla, assolutamente nulla. Ti ho frainteso? bene!, Ti sei chiarito. Ehi bruno quando uscirà il tuo libro (e tutto sarà molto più calmo) segnalalo a tutti (te lo sei meritato);-)

    Questa donna (sic) è un fenomeno, sbanda e fa sbandare fin che mette in ginocchio: poi tira su la vittima sfinita (si capiva del resto dai tempi di Berardinelli). Fiuto infallibile ha poi in letteratura, sicché aggiunge con la proverbiale chiarezza: *Kafka (e moltissimi altri) ha venduto pochissime copie in vita, solo questo, certo, non fa di lui un grande scrittore, ma lo è, eccome se lo è, anche se non vendeva;-). Saviano è un grande scrittore, eccome se lo è, anche se sta vendendo un sacco di copie che, per giunta (e questo sì è raro) viene letto e per intero. io da molti anni parecchi libri, quando andava bene, li lasciavo a metà. Gomorra l’ho letto tutto d’un fiato e con piacere.* A quando Dismanibus in redazione di NI? farebbe di buzzo buono tutto il lavoro sporco…

  527. Quest’estate al Torino Int. G&L Film Festival ho visto un film-documentario indipendente che sfata la leggenda di Nietzsche impazzito. A Torino ci era anndato perché chiamato da una nobildonna, Salomé Ree Cavalli, come precettore della figlia quattordicenne, la quale soffriva di un blocco isterico all’arto inferiore. Come già successo a Hölderlin, Nietzsche s’innamorò di entrambe, finché il conte Paolo le scoprì su un carrettino che frustavano il precettore al traino. Così Nietzsche fu costretto a lasciare Torino, con i guai che sappiamo. Su http://www.freddynietzsche.com ho scoperto che L’uomo che sussurrava ai cavalli è già in dvd.

  528. @temp: doveva capitare. sei rimasto/a vittima della tua teoria ingenua. Ponevi democrazia 3. virtuale = democrazia 1. reale, e t’è capitata/o una cosa/o impossibile in democrazia 1., e cioè che ti scippassero il nome (che fosse un nick è inessenziale, ché avrebbero potuto scipparti egualmente il nomencognomen vero). [che non sia stato io, non mi conviene dirlo, perché verrei dubitato in quanto non petito: perciò |non| lo dico].

    democrazia 1. reale = popolo
    democrazia 2. fittizia = opinione pubblica
    democrazia 3. virtuale = pubblico

    Il pubblico, e solo lui, è anonimo i.e. proteicamente germinante in una legione di pseudonimi. Hic Rhodus, hic salta – se vuoi saltare, ovviamente. Se prima invece vuoi saperne di più, ti consiglio 2 librini che a me sono serviti assai, anche se non abbastanza:

    S. Kierkegaard, Due epoche, Millelire
    S. Kierkegaard, Prefazioni, burRizzoli

    Pensa che la traduzione tedesca del primo fu finanziata da Wittgenstein, e che il secondo è una raccolta di 8 prefazioni a libri mai esistiti prefata da una nona (Borges non lo conosceva, se 100 anni dopo affermò: “che bello se uno scrivesse un libro di prefazioni ecc.”. Per invogliarti alla lettura, te ne riporto l’incipit, giacché tu sai che il buon libro si vede dal mattino, e il buon giovanni dall’ouverture):

    *E’ un’esperienza confermata spesso che da un dettaglio, da una piccolezza, una frase buttata lì, uno sbotto incontrollato, una posa per caso, un gesto involontario, si dia modo di penetrare furtivamente in uno e di scoprire quanto s’era sottratto all’indagine più accurata. Ma perché questo spunto banale non snaturi e monti d’importanza, rinuncio sull’istante a svilupparlo, e punto spedito alla mia meta.*

  529. La bellezza si svela a grumi
    E mai per troppo tempo
    Ne senti il sapore sotto i denti
    E un poco si sprigiona in su
    Verso il naso usato
    All’incontrario.

    Il giorno si sporca
    Anche troppo in fretta
    O ti sforzi di pulire
    O ti cerchi un angolo smacchiato.
    E allora inforchi i tuoi occhiali
    Quelli da ricerca, quelli belli grandi
    E cominci ad affondare
    le mani nell’esprimibile
    fino alla sabbietta ancora netta
    completamente circondata
    racchiusa,
    ma ancora netta.

    E’ così che lecchi un po’ di salvezza
    E capisci perché
    Perché quei sassolini li chiamiamo bellezza.

  530. Cebete ci disse che il mantello sopravvive al tessitore.
    Ma sopravvive per me. Lui ci muore insieme, non vede gioire la stoffa.

  531. Eccoci qua, noi popolo dei nick. Ci pare che la discussione sia sempre ferma lì. Che NI sia esistita anche prima di noi, non lo neghiamo; ma che NI anche dopo la nostra morte continui a vivere, questo proprio non ci persuade. D’altro canto non siamo nemmeno d’accordo su quanto ha detto Borso, che cioè NI non sia affatto più forte e resistente dei nick. Siamo convinti invece che c’è una gran bella differenza, sotto tutti i punti di vista. ‹Ma allora,› potreste dirci, ‹perché avete ancora dei dubbi, quando vedete ad es. che dopo la morte dell’uomo la sua parte più debole continua ad esistere? Non vi pare allora che anche la parte più resistente e durevole debba continuare a vivere, almeno quanto l’altra?› Vedete un po’, ora, se a questo proposito diciamo bene, perché anche noi come Borso dobbiamo parlare per immagini. Noi crediamo che lo stesso discorso si potrebbe fare a proposito di un vecchio tessitore morto e dire che il poveretto non è mica morto ma viva sano e vegeto in qualche parte e, a prova di ciò, si mostrasse il mantello che indossava e che si era tessuto con le sue mani, ancora in buone condizioni e per niente rovinato. A chi non volesse crederci, si potrebbe domandare se sia più lunga la vita di un uomo o quella del mantello che indossa. Indubbiamente la risposta sarebbe che è più lunga la vita di un uomo e con ciò, a più forte ragione, sarebbe dimostrato che l’uomo è senz’altro vivo, dato che il mantello, che è cosa meno durevole, non è ancora consumato. Ma noi crediamo, redattori, che le cose non stiano così; cercate perciò di seguirci. Ognuno può rendersi conto che questa tesi è molto debole. Infatti questo vostro tessitore, che ha tessuto e consumato molti mantelli, se è vero che è morto dopo averne usati molti, è anche vero che ha cessato di vivere prima di aver consumato l’ultimo e questo non ci sembra affatto un motivo valido per affermare che l’uomo sia da meno e più debole di un mantello. Lo stesso esempio potrebbe farsi, pensiamo, riguardo a NI e ai suoi rapporti coi nick e crediamo che andrebbe proprio bene, cioè che NI è di natura molto resistente, i nick invece più fragili e meno durevoli. In realtà, si potrebbe dire che NI logora molti nick, specialmente poi se vive per molti anni (supponiamo, infatti, che mentre il nick vive come un flusso che scorre e si esaurisce, NI invece rinnova via via ciò che si consuma); ma è inevitabile che NI, quando giunge l’ora della morte, si troverà ad avere in sé il suo ultimo nick e che muoia, quindi, prima di questo. Morta NI, noi allora riveleremo tutta la nostra fragilità e, corrompendoci rapidamente, ci dissolveremo. Da questo discorso viene, di conseguenza, che noi non possiamo ancora credere che, dopo morti, NI continui a vivere da qualche parte. Ma vogliamo anche concedervi più di quanto affermiate, ammettere cioè che NI non solo è esistita prima della nostra nascita, ma che nulla impedisce che esista anche dopo la nostra morte in altri nick che nasceranno e morranno (e NI è, per sua natura, così resistente da poter sopportare tutte queste metempsicosi); ammesso tutto ciò, non si potrebbe mai concedervi che NI non si indebolisca in queste continue rinascite e che, alla fine, in una delle tante sue morti relative, non muoia anch’essa definitivamente, una buona volta. In verità, voi potreste affermare che nessuno può saperne nulla di quest’ultima morte di NI che segna anche la rovina dei nick – infatti è impossibile per qualsiasi di noi averne completa consapevolezza -; in tal caso, nessuno può giustificare la sua tranquillità dinanzi alla morte, se non è in grado di provare che NI è senz’altro immortale e indistruttibile, almeno che non la giudichi egli stesso un’insensatezza. Diversamente, chi sta per morire, deve per forza temere per NI, che al momento della sua separazione dai nick si dissolva anch’essa del tutto.

  532. Scendere
    non dico
    nel cuore della cosa
    e nemmeno nel chiuso
    dove il seme riposa

    ma scendere
    almeno fino qui
    fino alla soglia

    di casa

  533. respinto da NI l’ho capito da un pezzo, ma pure dal popolo dei nick! e pensare che m’era venuta la formula

    NIck € NI

    dove € sta per *comprende*, dunque leggi: il popolo dei nick comprende nazione indiana, ma non viceversa poiché

    NI « NIck (essendo NIck = NI + ck, e ck ≠ 0)

    In più ho fatto un nickmare, ho sognato che l’homo paracetamolo fosse temp: ma temp è monoteista (non avrai altro nick fuori di temp) e in più anche maschio…

  534. Anc se int i sêcol indrî ai êra stè di esperimént, as pôl dîr che la canzån popolèr bulgnaisa la séppa nèda såul dal 1882, con la prémma ôvra ed Carlén Mûsi (1851-1920): L êra Fasôl. L’idéa la fó un suzès, e acsé Mûsi al scréss 68 pîz ch’i cantèven la vójja ed vîver e äl môd dal sô tänp (Al Tango, Caranvèl). Ai é såul ón ed sti pîz ch’al séppa in itagliàn: Dottrina in musica; mänter che invêzi tótt chi èter i én o in bulgnais spachè, con tótt i trât ed cal perîod e la transiziån vêrs al dialàtt zitadén d incû, opûr däl vôlt, pr azuntèr dla bufîsia, i armàssden al bulgnais e l itagliàn (e ónna, La Quadrégglia, anc al franzais, reinterpretè cum avän sänper fât nuèter vésst che la längua ch’i dscårren såtta la Tårr Eiffel l’arcôrda qualla ch’as sént såtta äl Dåu Tårr). Qué in bâs, int l’urtugrafî dal Sît, a v mitän stramèz a cäli ètri canzunàtt anc qualla tant famåusa ciamè Pirån al furnèr, e pò Al sgner Iâcum, scrétta da ón ch’a n savän brîsa cum al s ciamèva mo che ed sòlit l’é atribué, pr al säns dal còmic spensierè, pròpi a Mûsi (dvintè famåusa, come Pr un lavatîv, int la versiån cantè da Walter Marcheselli, numinè Carlén); naturalmänt la n psêva brîsa manchèr Äl dåu Tårr dla Mercanzî, in dóvv l autåur al métt al nès int la discusiån såura al destén däl tårr Artenîsi e Ricadòna, e pò l arîva a una cunclusiån da “csa m n in frêga” che incû la fà vgnîr al scramlézz mo che alåura la mustrèva la faid int al prugrès téppica ed Bulåggna quand, anc s’al pòpol l avêva na gran rèna d atåuren, int i teâter e int äli ustarî ai êra sänper dal féss.

    Dal 1918, al poêta e scritåur in dialàtt Luigi Longhi al publiché una racôlta ed canzån dal téttol “Bologna canta”, e dal 1926 l urganizé, insàmm stra i èter al cånt Gigén Salénna, al prémm cuncåurs dla canzunatta bulgnaisa, con la partecipaziån stra chi èter anc ed Patuelli, dal tradutåur in bulgnais dla Divénna Cumêdia Giulio Veronesi e una sêrie d autûr dialetèl, come Fernando Panigoni. Al prémm prèmi (ai êra 22 partezipànt) l andé a “Serenèta bulgnaisa” ed Raffaele Bonzi. Int la secånnda ediziån la vitòria la fó ed Panigoni che, col musizéssta Aldo Laurenti, al presenté la canzån “Còca mî”, ch’l’arivé prémma fra l 79 ch’äl fónn scrétti. Al prémm efèt pusitîv ed cal cuncåurs al fó la nâsita dla Famajja Bulgnaisa1, al zîrcol culturèl che pò al mité in pî la têrza e ûtlma ediziån int al 1929 al teâter Dûse. Pò an i fó pió gnínta, par vî dl’inimizézzia dla ditatûra faséssta vêrs äl cultûr luchèl, e defâti, anc s’l’an fó mâi asrè ufizialmänt, dal 1935 ala Famajja i i miténn al bavâi.

    Dåpp ala guèra la canzån bulgnaisa la tåurna fòra con däl bravitó nôvi. Adrianén (Adriano Ungarelli int la vétta ed tótti i dé) al fó al prémm ch’l acaté i sû déssc int i giubòccs. In pió ed cantèr un sparvêrs ed canzån ed Mûsi e anc dimónndi ètri, l é arcurdè masmamänt par Bèla Bulåggna (Äl tajadèl), un énn a cla bolognesitè sänper prånta a sgargnazèr téppica d un mumänt che tótt i vlêven andèr in pèra dal tänp pirdó såtta äl båmmb par turnèr a canpèr e a sgugiulères. Al Sît Bulgnais al tôl pió a pât, però, arcurdèr ste parsunâg’ eròic mitànd i tèst ed T êr mî nbråusa, una canzån delichèta e pénna d amåur scrétta pròpi da ló, e dla canzån pénna d argózzia Al pufarôl, che ló al l’à fâta dvintèr famåusa.

    Ai fó pò Aldo Varini (1920-1993), col såu canzunàtt pénni pèra d alegrazza (Un òmen stranpalè, Sprucajén, Cum am agrîva) e däli ètri con na gran nustalgî par la vècia Bulåggna, che alåura l’êra bèle drî a dsmuntères (Chèra Bulåggna).

    Stra i nómm cgnusó ai é anc Dino Sarti (Spomèti) e Andrea Mingardi (Ai ó vésst un marziàn), che dåpp al sô lîber “Benéssum” dal 1999 int al 2000 l à méss fòra un CD coi cuntribût ed Francesco Guccini, Gianni Morandi, Lucio Dalla, Samuele Bersani, Luca Carboni e èter cantànt inpurtantéssum ed Bulåggna e dintûren, cgnusó in tótta l’Itâglia. Ai é però da dîr che Guccini, autåur d un vocabolèri dal dialàtt ed Pèvna, l êra bèle un nómm anc dla canzån emiglièna, parché l à scrétt Al trésst in mudnais e l é al difusåur dla canzunatta bulgnaisa La fîra ed San Lâzer.

    L é anc vaira che cal perîod al n é brîsa avanzè sänza la sô sperimentaziån e in generèl sänza risultè poêtic che, s’i fóssen stè fât in itagliàn (mo fôrsi al n êra brîsa pusébbil, pòst che däl längv tante difaränti äl tgnêven par fôrza dèr di risultè esprêsiv difarént), i arénn purtè zêrt autûr såtta äl lûs ed tótt al pajais: con Quínto Ferèri (1907-1995) la canzån d Bulåggna la dvänta nôva, e la s avérra a di argumént personèl come i afèt o la pòra dla môrt, naturalmänt sänza dscurdères dla vänna umorésstica, ch’l’êra bèle inviè bän. Tradutåur in bulgnais dla Dutrénna in mûsica ed Mûsi, Ferèri al fó al difusåur ed Marî la Guêrza e dla canzunatta ed Luciano Trombetti a nómm L’Andrícca, e pròpi ló al scréss al sêguit, Adío Callisto, insàmm a pió ed 30 canzån, stra quassti La madunénna dal Båurg san Pîr, ch’la cånta la stòria dla madunénna litighè stra l dåu strè dal Båurg San Pîr e dal Pradèl, pió puvratti che Dån Mièna e sänper prónti a fèr casòt. Qué a scrivän anc Piràtt Sugabått, pió cgnusó dla betònica, la sureèl Mo che bèla famajja! e, pr andèr d lóng coi pîz såura a ste sinbòlic Piràtt, Piràtt al maicàtt, in duv ai é fôrsi tròp argói zitadén e schêrgna cåntr ala canpâgna e ala muntâgna: tótta ròba che incû la n và pió ma che la tåurna óttil se trasfurmè in créttica a chi umarén e cäl dunèl ch’i strasénnen al sâbet e la dmanndga fagànd äl vâsc in zänter e ch’i n san un azidóll ed cultûra e idéi. I n psêven manchèr gnanc cal bilén ed Ninanâna a Claudia e A pî a se sguâza, una canzån cåntr äl mâchin scrétta dimónndi prémma ch’i asréssen al zänter (e ch’i turnéssen, zétt e chiêt e sänza vargåggna, a avrîrl un’ètra vôlta).

  535. Per quanto riguarda i vostri maneggi, posso dirvi che il buon Dio ci ha creati liberi, e non per essere chiusi nelle vostre gabbie per usarci qualche ora solamente. E poi, diciamola tutta: riuscite a sofisticare il vostro di cibo, figuriamoci quello che date a noi! Le vostre bardature a noi danno solo fastidio! Ma noi ben sappiamo il perché di quelle bardature: il vicino di maneggio deve crepare d’invidia per la vostra sella firmata. Noi siamo superiori, non adoriamo il Dio denaro, queste meschinità le lasciamo solo a voi indiani. E poi, i nikcani… si sa che sono i vostri leccapiedi… noi possiamo insegnare anche a voi cosa è la dignità e l’orgoglio… E gli ostacoli? Parliamone. Troppi di voi vengono qui e, senza una carezza o una coccola, ci montate sulla schiena, come fossimo una moto. Ma noi abbiamo un cuore e soprattutto un’anima; non saremo intelligenti come voi, ma ben vi superiamo come sensibilità! E poi se intelligenza vuol dire usare gratuitamente violenza, cancellare, fregare i propri simili… beh, allora anche quella potete tenervela. Ma parlavamo di ostacoli… sapete una cosa? Molti di noi pensano che il vostro proprietario sia quello che vi cura e vi governa, quello che voi chiamate groomoresco; chi arriva a fine settimana e pretende, per noi è solo un prepotente: perché dovremmo fidarci di lui? Poi, se uno di noi si fa male, non ci pensate due volte a farci espellere, perché costerebbe troppo curarci…… Il trhead per finire: ogni volta che ci fate salire, può esserci una fregatura, un cambiamento. Io per esempio, quando sono salito sul thread la prima volta, è stato quando ero con yara: mi avete separato per sempre da lei… e l’ultima volta che sono salito? E’ stato perché il digitor prima aveva imparato a puntare tanto in alto, che io non riuscivo più a star dietro alle sue richieste, e quindi come quando una moto non supera una certa velocità… la si vende per comprarne un’altra più potente! Dov’è il problema? Avete mai pensato alla nostra disperazione di cambiare nick, di cambiare ambiente, di cambiare abitudini… l’ultima volta che saliremo su un thread già sappiamo quale sarà: quando ci avrete sfruttato sino alla fine, e quando saremo vecchi e non avremo più le prestazioni che sempre pretendevate, ci manderete al macello, senza risparmiarci neanche quest’ultimo oltraggio… ma io una cosa ve la chiedo: non siate così meschini da raccontare in giro che ci avete regalato a georgia che ci tiene al pascolo, e quando saliremo sul thread per l’ultima volta… abbiate almeno il coraggio di guardarci negli occhi per poi vergognarvi per sempre…

  536. @temp non sei il solo ingenuo, anch’io ho commesso un errore: non ho usato la brillantina Vanzetti (e sì che ne ho un Sacco!), i.e. ho mancato di brillantezza nel calcolo comparato. mi spiego. non ho mai dubitato, né c’era ragione di dubitare, dei dati statistici sulle visite forniti da jan. ho notato subito l’esiguità dei digitors (anche senza tarare la moltiplicazione dei nick e dei troll), l’abisso tra questi e i visitors silenti (anche tarando la coazione a rivisitare del singolo visitor). Il fatto poi che i redattori non avessero mai nemmeno lontanamente sfiorato la questione, mi ha fatto dormire sonni tranquilli (anche se una maggioranza silenziosa dovrebbe sempre preoccupare). Fin che ho capito (ma l’altro giorno!) che il dato poteva/doveva venir disaggregato in: visitors dei post e visitors dei post+commenti. Il mistero cioè si poteva spiegare così: solo una ristretta minoranza dei visitors guarda i commenti. Contemporaneamente ho capito il silenzio della redazione. Se fosse stata animata da un senso latamente pedagogico (tipo: crescere insieme, nella discussione delle idee come nell’esercizio di scrittura), avrebbe posto presto la questione al centro stesso del dibattito. E ne ho dedotto che NI è un’altra cosa: un gruppo di scrittori che postando cose loro o di altri sono già di per sé soddisfatti. non c’è nulla di illegittimo in ciò, anzi. ma allora tanto varrebbe postare, girar le spalle, lasciare i digitors alle loro evoluzioni, e guardare i risultati alla fine (così si avrebbe uno spaccato fedele, non dell’Italia, ma dei digitors stessi): con un effetto positivo immediato, di non star più lì con un piede dentro e uno fuori a controllare, antispammare ecc. Detto da storico delle idee: tutto fa brodo, IT quanto OT, insulti quanto teoremi.
    Per quanto riguarda la mia posizione specifica, l’idea di far politica in senso lato (quella su cui concordò Inglese in marzo) è andata evidentemente a farsi benedire. e se cade quest’idea, resta il saltimbanco : mestiere cui sono portato, ma che alla lunga stufa. Perciò, come logica conseguenza

    @redazione: pongo questo aut-aut

    – aut mi date un post alla settimana, né uno più né uno meno, dimodoché io possa avvicinare i numerosi visitors dei soli post
    – aut …………………………………………………………………………..

    ops, nella rete non è come nella vita (democrazia.3 ≠ democrazia 1.), che ci sono gli aut-aut!

  537. Si fosse almeno indiani, subito pronti e sui cavalli in corsa, curvi nell’aria, scossi da intermittenti tremiti sopra il suolo tremante, fino a lasciare gli speroni perché non ci sarebbero speroni, fino a gettar via le redini perché non ci sarebbero redini, e vedere appena davanti a sé la terra come brughiera falciata a pelo, già senza collo e testa di cavallo…

  538. @tutti

    segnalo che nel trasporto la poesia della Golisch postata da Garufi ha perso i vrustel (per me va bene, anzi meglio, perché la poesia, oltre che bella, risulta veneta)

  539. aut occuperò tutti i vostri post come già la bacheca e incolperò di questo i miei nick scalmanati

  540. sì sì mìè piaciuta, ed è quel che conta. io sono da sempre reudino (= non cauldino), ergo nickmare = realizzazione di una paura, nella fattispecie che temp si sia suicidato (stante che pone democrazia 1. reale = democrazia 3. virtuale)

    ops invece è un testone, perché non capisce che
    1- in rete non ci sono aut-aut
    2- occupare nel senso di togliere spazio ad altri è un problema di democrazia 1. e non di democrazia 3., dove lo spazio è infinito = ce n’è sempre ancora per tutti (ma Sparzani che lo tenete a fare, se non vi spirga l’abc?)

    temo che GB, il quale ultimamente sì è nickato spesso come John Delushi, abbia un’ennesima delushione, da Helena questa volra, che giusto 2 mesi fa aveva promesso ufficialmente di postare Temetae di Celan, e invece niente (anche dopo che le tenebre reali sono giunte previa sospemsione dell’ora legale). Il post su Celan va verso gli 8ì00 commenti = si prepara a doppiare il vecchio recordpost Etica del pompinho. Per tirara su ops delushi, prometto qui che non entrerò più in nessun post che non riguardi Celan e Schmidt (così la bacheca di novembre ricomimcerà tranquillamente a chattare, con lo zoppo giambizzante in testa).

    PS sarei davvero preoccupato se non mi si riconoscesse sotto i vari nick: ma i riscontri finora sono tutti positivi

  541. Son molto contento! mi si rinfranca l’autostima (ché certe volte mi vien da pensare che la propensione alla scrittura mi riveli fallimentare: editori confermano), soprattutto dato il valore che attribuisco al giudizio dell’attualmente “Dick Bick”.
    Sotto i colpi dei sensi di colpa per l’uso mascherante del nick, scopro il nick occasionale “Gratificolà” (nel post su Celan), sotto il quale si nasconde la stessa -qui presente- tastiera.

    : due piccoli sfoghi/condivisioni

    p.s. se reudino = non cauldino, allora caudino= ?

  542. a temp,
    in memoriam

    “Prefazioni” non lo trovi sotto S. Kierkegaard, che avendo la mania degli pseudonimi lì si firmò *N.N.”, i.e.

    latino = Nomen Nescio
    italiano = Nicolò Notabene
    danese = Nick Nick

    (se sei in paradiso, lo troverai in esperanto: NaNa)

  543. C’è una letteratura ormai sterminata sulla polinimia come disagio mentale. Questo per dire che io, che sono completamente padrone di me stesso, sono solo parzialmente padrone dei miei nick (ciò varrà a maggior ragione per quelli della redazione che hanno sconsideratamente iniziato a nickare, oltre che a nickiare non rispondendo alla mia proposta del 4×1). Così ad es. Dick Bick, che fa promesse e giuramenti a vanvera i.e. a Nessuno. Con grande sforzo, li raduno e dico: badate bene, parlate per voi, che a me ci penso io. Tra l’altro, per far promesse e giuramenti bisogna essere in due: ora, di questi due, uno è 100.000, e l’altro è nessuno. Non regge. Resta solo da localizzare la follia. Inutile dire come la penso io. Inutile anche sentire al proposito la redazione, che ha dato prove a ripetizione di follia. L’ultima carta è il dott. Peyote, l’unico qui dentro di buon senso.

  544. Cenava sempre (il Bernando, n.d.t.*) con parsimonia e alla fine del pasto si arrotolava una sigaretta con tabacco di cattiva qualità. Osservava acutamente i presenti, con aria attenta ma non sospettosa; il suo non era uno sguardo censorio, ma un’attenzione che tuttavia non sembrava rivolta ai tratti e alle fisionomie della gente.

    * Nota Del Tastierista.

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