Trasecolanti / verso tutte le tinte e i limiti
Annuncio di una Festa di compleanno per Andrea Zanzotto inviatomi da Andrea Cortellessa che qui volentierissimo riporto.
Accumulati anni, come pietre
tirate a caso laggiù
oh ma quanto blu dentro il blu
da quei lanci indensito
anche se è purulento di eternità –
in quel laggiù
E io che sto qui purulento nel tempo
e le mani intirizzisco in conciare e lanciare anni,
battendo, ora, le mani
preparo il terreno a liquidi cristalli
vibratissimi, trascoloranti, trasecolanti
verso tutte le tinte e i limiti:
circostanza da non perdersi, suprema.
Oh purulento di eternità blu
cumulo, allora, di entità
fuoruscite al sole
per singoli appelli che mi hanno,
veramente, anno per anno,
reso incomprensibile questo mio sperato comprendere
[…]
VITA: «Sarò lontana, ma non ti abbandonerò».
Periscopi, da Fosfeni
Lunedì 9 ottobre, 22.00, Radio Tre, serata dedicata ad Andrea Zanzotto.
Il 10 ottobre compie 85 anni quello che da qualche tempo è il decano dei nostri poeti ma che non da ora di essi è il maggiore. Non per questo, però, può lasciare indifferenti la questione dell’età con ciò che essa comporta. Dei segni, cioè, che il tempo lascia sull’uomo e di quelli che lui, sempre più profondi, intravede nella storia e nel paesaggio: nel tempo, appunto.
Introdotte da una conversazione col poeta, che legge anche una poesia inedita dalla nuova raccolta in fase di allestimento, si avvicenderanno registrazioni di sue letture storiche e interventi di amici e interpreti – dal coetaneo Mario Rigoni Stern a Carlo Ossola, da Giosetta Fioroni a Marco Paolini – che si uniscono a noi nel fargli gli auguri di cento di questi futuri. Conducono la serata Andrea Cortellessa e Guido Zaccagnini. Un programma a cura di Monica D’Onofrio.
In più:
Il 13 e il 14 ottobre, a Pieve di Soligo suo paese natale e alla Fondazione Giorgio Cini di Venezia, si terrà in sua presenza un convegno internazionale sull’opera di Andrea Zanzotto, dal titolo A.Z. tra Soligo e laguna di Venezia. Critici italiani, francesi e statunitensi analizzeranno i diversi paesaggi scandagliati da questa poesia, il suo senso della geografia e della storia: della geostoria, anzi, di cui Zanzotto si può legittimamente considerare l’archimandrita. Allieteranno le giornate di studio letture di testi del poeta (da parte di scrittori amici come Patrizia Valduga e Giuliano Scabia) e la proiezione della videointervista-concerto Viaggio musicale con Andrea Zanzotto.
Altre due giornate di studio e festeggiamento per Andrea Zanzotto sono in preparazione: il 7 novembre alla Fondazione Querini Stampalia di Venezia e il 23 dello stesso mese all’Università di Bologna.
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Salut
Rien, cette écume, vierge vers
A ne désigner que la coupe;
Telle loin se noie une troupe
De sirènes mainte à l’envers.
Nous naviguons, ô mes divers
Amis, moi déjà sur la poupe
Vous l’avant fastueux qui coupe
Le flot de foudres et d’hivers;
Une ivresse belle m’engage
Sans craindre même son tangage
De porter debout ce salut
Solitude, récif, étoile
A n’importe ce qui valut
le blanc souci de notre toile.
(Stephane Mallarmé)
Der Winter
Jetzt komm mit deinem Zauber und hülle mir
Den zarten Sinn der Frauen o Phantasus!
In goldne Wolken ein und schüze mir die
Freundliche Ruhe der Immerguten.
Dem Manne laß sein Sinnen und sein Geschäfft,
Und seiner Kerze Schein und den künftigen Tag
gefallen, laß des Unmuths ihm, der
Häßlichen Sorge zu viel nicht werden.
Wenn izt der immerzürnende Boreas
Mein Erbfeind, über Nacht mit dem Frost das Land
Befällt, und spät, dem schlummertrunknen
Träumenden Auge sein schröklich Lied singt,
Und unsrer Städte Mauern, und unsern Zaun
Den sorgsam wir gesetzt, und den stillen Hain
Zerreißt und selber im Gesang die
Seele mir störet der Allverderber,
Und rastlos tobend über den sanften Strom
Sein wild Gewölk ausschüttet, daß weit umher,
Die See rollt, und Geschrei des Landmanns
Fern und der flüchtenden Heerde
Wohl frömmer ist denn andre Lebendigen
Der Mensch, doch zürnen Götter gehört er auch
Sich eigner an, und sinnt und ruht in
Sicherer Hütte, der Freigeborne.
Und immer wohnt der freundlichen Genien
Noch Einer gerne seegnend mit ihm und wenn
Sie alle feindlich würden, die uns
Nähren, di gütigen Kräfte, doch bleibt die Liebe.
(Friedrich Hölderlin)
Soglia
*
non tremano le parole
nella grafia invecchiata
delle nostre vite – alcune
si dispongono
in ibridi di carne,
cesellano malìe sui nastri
incisi nella traversata
o tardano
senza risolversi al ritorno
nelle acque rauche
di stagni memoriali,
nella vertigine innevata
di una foto segnata di polvere,
col sole bambino,
le vele distese
come campane al vento
e poche piume d’angelo
irrequieto
disposte in gomitoli di cielo: –
non trema
l’illusione spenta di rime
che curva il sillabario dei pensieri
verso immobili foglie
di sillabe malate –
anche il giorno che indossa
squarci d’acqua
ha occhi franati sotto il peso
di orizzonti troppo calmi,
lacere trasparenze
negli specchi
che mancano alla voce
**
gli specchi che mancano alla voce
aspettavano solo di lasciarla
agli affetti aspri del vortice
che graffia le immagini
e brucia frammenti di pelle
nel rogo anfibio
di paradisi d’acqua: –
così nelle parole si riverbera
un labirinto di brine
che assediano la favola
esemplare degli aironi
e, in grazia d’ombre
superstiti
alla danza sotto lame di luce,
eleggono nel vento
l’effimera rosa di novembre –
invisibile veglia
che vince il sogno
davanti al focolare della mente
…
p.s.
Un piccolo omaggio a uno dei pochi grandi del Novecento.
Come allodola ondosa
Nel vento lieto sui giovani prati,
Le braccia ti sanno leggera, vieni.
Ci scorderemo di quaggiù,
E del mare e del cielo,
E del mio sangue rapido alla guerra,
Di passi d’ombre memori
Entro rossori di mattine nuove.
Dove non muove foglia più la luce,
Sogni e crucci passati ad altre rive,
Dov’è posata sera,
Vieni ti porterò
Alle colline d’oro.
L’ora costante, liberi d’età,
Nel suo perduto nimbo
Sarà nostro lenzuolo
Dove la luce
1930
Giuseppe Ungaretti
questo è un doppione
Zanzotto, vi giuro, è in assoluto il mio poeta vivente preferito, nel campo della poesia il mio modello, lo mio maestro e ‘l mio autore.
Nel 1995, quando dopo la morte di mio padre avevo intrapreso per distrarmi la mente la composizione di un libro di poesie basato su un sistema “geometrico”, divorai un Oscar di poesie scelte di Zanzotto, mai assaggiato prima: e mi fece cambiare radicalmente modo di scrivere in versi, col risultato incoraggiante che entrai fra i vincitori secondari dell’edizione del Premio Laura Nobile di quello stesso anno (che fu l’ultima), dove lo stesso Zanzotto era in giuria. Ma alla cerimonia di premiazione non venne, dissero che era indisposto e mi preoccupai…
Poi nel 1997 trovandomi per una breve vacanza a sbafo in Veneto, un mattino son voluto andare in pellegrinaggio in bus fino a Pieve di Soligo dove Zanzotto abita, e con rigurgitosa emozione ho visto dunque il suo paese, i suoi paesaggi, il bar dove (mi diceva una signora là incontrata) prende sempre il caffè o nonricordocosa, e infine la sua casa, con verdissimo giardino da casa delle fate… mi sembra di ricordare (ora non mi va di andare a scavare nei diari) delle pentole e padelle appese fuori la porta… mi ha aperto!, e aveva in testa un berretto da casa floscio, tipo quelli dei puffi, non blu però ma verde; e il colore verde predominava anche nel salottino dove abbiamo scambiato quattro chiacchiere. Criticava la sinistra di oggi che non è più quella di una volta (lodava piuttosto Norberto Bobbio, se non ricordo male)… non rammentava se, come giurato del Premio Laura Nobile, avesse votato a mio favore o contro (forse contro e non voleva che, a saperlo, ci restassi male)… mi ha dedicato forse un quarto d’ora, poi doveva finire di prepararsi per un viaggio a Milano (l’ho beccato giusto in tempo, una fortuna pazzesca). Fine. Che bel ricordo. Zanzotto è stato l’unico grande autore cui io abbia avuto il coraggio di fare visita…
si d-accordo; ma preferisco quelli con cui passeggi di solito; non te lo accetto;
ne mancano ancora sette; sorry
Questo è il link per ascoltare in diretta dal pc, alle 22.00, la Festa di compleanno per Andrea Zanzotto!:
http://www.radio.rai.it/radio3/ascolta.cfm
:-)
Perdonatemi, vi prego. Zanzotto è un grande, e su questo non ci piove. Ma, con tutto il rispetto e la devozione, la poesia qui postata non mi sembra un granché. Non mi emoziona molto. Non mi apre scenari che non riuscirei a immaginare. Insomma… siccome sarebbe un po’ triste che qui su NI si giocasse a criticare senza pietà le nuove voci e incensare acriticamente i grandii come Zanzotto, devo dire che, per quella che è la mia sensibilità, mi hanno mosso più le poesie di giovani recentemente postate su NI che questa qui. Detto questo, tanti auguri a Zanzotto e che il Cielo ce lo conservi.
Luna puella pallidula luna flora eremitica luna unica selenita distonia
[vita
traviata atonia vita evitata mataia matta
morula vampirisma paralisi glabro latte polarizzato zucchero peste [innocente
patrona inclemente protovergine alfa privativo degravitante
sughero pomo e potenza della polvere phiala e coscienza delle
tenebre geyser fase cariocinesi luna neve nevissima novissima
luna glacies-glaciei una medulla cordis mei vertigine per secanti e
[tangenti
fugitiva
le tue reti sono ormai smagliate;
restano ancora sette; sorry
HYMNE AUF EINEN ITALIENISCHEN POETA
O Piazza Bologna in Rom! Banca Nazionale Del
Lavoro und Banco Di Santo Spirito, Pizza Mozzarella
Barbiere, Gomma Sport! Gipsi Boutique und Willi,
Tavola Calda, Esso Servizio, Fiat, Ginnastica,
Estetica, Yoga, Sauna! O Bar Tabacci und Gelati,
breite Hintern in Levi’s Jeans, Brüste oder Titten,
alles fest, eingeklemmt, Pasticceria, Marcelleria!
O kleine Stadtlichter, Vini, Oli, Per Via Aerea,
Eldora Steak, Tecnotica Caruso! O Profumeria
Estivi, Chiuso Per Ferie Agosto, o Lidia Di Firenze,
Lady Wool! Cinestop! Grüner Bus! O Linie 62 und 6, das
Kleingeld! O Avanti grün! O wo? P.T. und Tee Fredo,
Visita Da Medico Ocultista, Lenti A Contatto!
O Auto Famose! Ritz Cräcker, Nuota Con Noi, o Grazie!
Tutte Nude! O Domenica, Abfälle, Plastiktüten, rosa!
Vacanze Carissime, o Nautica! Haut, Rücken, Schenkel
gebräunt, o Ölfleck, Ragazzi, Autovox, Kies! Und Oxford,
Neon, Il Gatto Di Brooklyn Aspirante Detective, Melone!
Mauern! Mösen! Knoblauch! Geriebener Parmigiano! O dunkler
Minimarket Di Frutta, Istituto Pirandello, Inglese
Shenker, Rolläden! O gelbbrauner Hund! Um die Ecke
Banca Commerziale Italia, Flöhe, Luftdruckbremsen, BP
Coupons, Zoom! O Eva Moderna, Medaglioni, Tramezzini,
Bollati! Aperto! Locali Provvisori! Balkone, o Schatten
mit Öl, Blätter, Transferita! O Ente Communale Di
Consumo, an der Wand! O eisern geschlossene Bar Ferranzi!
O Straßenstille! Guerlain, Hundeköttel, Germain Montail!
O Bar Fascista Riservata Permanente, Piano! O Soldaten,
Operette, Revolver gegen Hüften! O Super Pensione!
O Tiergestalt! O Farmacia Bologna, kaputte Hausecke,
Senso Unico! O Scusi! O Casa Bella! O Ultimo Tango
Pomodoro! O Sciopero! O Lire! O Scheiße!
un ottimo decostrutto, mi inchino; ma siamo ancora a sette
Ascolto il sottile fruscio
della pioggia
oggi come ieri
sovrastato dal rumore
dei caccia bombardieri.
Sento il sottile disagio
di non percepire più così nitido
quel cupo rumore di fondo:
tutto il dolore del mondo.
(Giancarlo Tramutoli, Temporali, Zerozerosud 2002, € 5.00)
Vandre om i Ringheds Kaabe –
drikke Smertens sidste Draabe –
medens Skæbnen siger: Taabe!
du har intet mer at haabe.
devo tradurre qualche cosa?
pistolotto tetesco?
kakatina danese?
editt piaff?
skonto komitifen?
vai a cuccia, su
“luna pallidula puella”
e, pure, mater nostra dolorosa e salvatrice,
squarcio del fulmine rimasto alla fontana
dell’acqua che attinta resta sempre
nella brocca delle bocche, nostra infanzia…
P.S.: ovviamente, per quel che valgono, i miei auguri di antico lettore ad un maestro di tutti noi
certo, zanzotto non è raimo! Questo è un poeta vero!
Giocate al giuoco mio, grassi giganti,
giratemi il mio gozzo, con i guanti:
gigantesse, godete al mio godere,
grosso è il gallo se gramo è il giocoliere:
grande ghianda mi è il glande con la gomma,
gratto le grotte, gratterò la gromma:
generali & gendarmi, gente giusta,
giunto è già il giorno, & chi lo gusta, gusta.
A nona Angea me insegna el tedesco
(a gera in na fianda de Muelhause)
e tra na frase e n’antra femo e pause:
a me conta dea so vita (a stao fresco!)
“e me conpagne e moriva guaìve
(Fraulein wollen sie mit mir spazieren?)
– fin qua xe anca fàssie da kapiren –
semo restae poche a restar vive…
Guten Morgen, ma no te s’ciopa a guera!
ciapo Bepìn e a Lidia e vegno casa
auf Wiedersehen, Deutschland, da stasera
se torna ae Nove (wir gehen zu Hause!)
speremo che a sia là dove chea gera
e cossa inporta anca se a xe na Klause?”
chico, como me gusta bailar con tigo, pero ahorita tengo un deseo ardente
insolentiza!
Non mi è chiaro il senso dell’ultima parola del primo verso della terza strofa della poesia di Hoelderlin postato da temperanza. Disturbo se chiedo un aiutino? Grazie.
A Zanzotto piace la parola “purulento”.
Ben venga, dunque, anche Zanzetto nella compagnia apparentemente balzana dei dialettali. E qui, ricordando Noventa, maestro massimo dei nostri veneti del ‘900, dirò che il luogo in cui ci si dovrebbe presentare è l’osteria, per l’oralità conclamata e sostenuta dal pugno battuto sulla tavola. La viva voce doveva offrire tutta la sua potenza che ricollegava il dialetto ai lontani primordi in cui non esisteva la scrittura.
tu però sei balzano provato, ma balzano è tenue, io direi insano, all’ inglese
Sirene (d’allarme). I suonatori di spartiti d’acque leggevano la musica nelle onde: tutte le note erano note a tutti, ma i soli ad eseguirle erano loro. {Io avevo uno zio come un nonno: Andrea me lo ricorda spesso…}
Io sono ciò che manca
dal mondo in cui vivo,
colui che tra tutti
non incontrero’ mai.
Ruotando su me stesso
ora coincido con ciò
che mi è sottratto.
Io sono la mia eclissi
la contumacia e la malinconia
l’oggetto geometrico di cui per sempre
dovrò fare a meno.
IO TENGO PER DEN HARROW!!!!!!!!!!!
la poltroncina col nome
io avere una poltroncina
starci dietro su TROLL in grosso
semmai io non sapere
se esserlo io o non esserlo
io dovere solo sederci sopra
e attendere finché chi da dietro
venire e bisbigliarmi all’orecchio.
QUELLO CHE TUTTI PENSANO
che occorre ignorare i rapporti umani
che le minoranze sono sempre più intelligenti
che il dolore è utile
che la civiltà si fonda sulla morte
che la felicità è il nuovo mito consumistico
che la realtà deve avere un futuro
che è finita l’arte borghese non l’arte
che un unovo stato rivoluzionario esprimerà una nuova arte
che la pittura deve essere multipla
che i negri sono sempre i soliti che ammazzano i bianchi
che i negri sono sempre i soliti che si ammazzano tra di loro
che la natura si ribella
che vedrete che i conti non torneranno
che la parola scritta deve essere politica
che insomma le parole contano moltissimo
ci sono di quelle cose che non si spiegano ma che sono vere
che l’esteticità non deve essere accantonata
che bisogna continuare continuare continuare
che le vetrine sono piene di cose bellissime
che ci si abitua a tutto
che l’erotismo è una routine
che sta accadendo qualosa di molto diverso
è veramente difficile capire
che bisogno c’è di capire
ma allora come si giudica
che i giudici si ribellano al giudizio
chi ci guiderà
che il sogno è verità
che il sogno predice
che la cultura è borghese
che il sogno è menzogna del passato e del futuro
che i sogni si avverano
che le streghe lo sanno
che l’impotenza è tipica delle sinistre
che il sogno è rifugio tardo capitalista
che il sogno è lo specchio dell’amore
che in sogno si chiava e basta
che i cinesi non sognano
che l’istinto di morte ne viene rivelato
che non si parli più di istinto di morte per carità
che gli istinti sono stati inventati
che governare gli istinti è appunto compito del governo
che le cosce rivelano la fica non c’è dubbio
che l’orgasmo è il ritorno alla madre
che nel sogno si chiava nell’acqua
che veniamo dal mare
che al mare ritorniamo
che le prospettive si dilatano
che tutto diventa collettivo
che ci andiamo tutti insieme a morire
che non si fa del moralismo da quattro soldiper pochi soldi
gli universali stanno bene a tutti
gianni dammi retta, se non vuoi far ripulisti, fa una bacheca-discarica, una bachescarica e ogni sera piazza tutto il troll-pensiero in tale loco, stavolta nessuno ti dirà nulla e se lo dirà … piazzi anche lui nella bachescarica e noi ce lo andiamo a leggere lì, in tutta libertà;-)
geo
sì, forse è il momento che tiriate fuori il freddy krueger che è in voi. colpite senza pietà, nell’ordine inverso, da qui sopra in su: Antonio Porta, Ernst Jarndl (Büchnerpreise 1987), Valerio Magrelli, Andrea Zanzotto, Nico Stringa (prefato da Andrea Zanzotto), Edoardo Sanguineti, Aage Neutzsky-Wulff (forse il più gran poeta danese del ‘900), Bertrand Rinkmann (morto giovanissimo a Londra nel ’75), Andrea Zanzotto. Il quale sarà sicuramente contento dei tagli, come anche che verrà lasciato un bell’Hörderlin intradotto in tedesco, alla faccia della comunicazione col mondo degli utenti. I quali sono il vero, grande problema di questo blog, se è vero che passano in tantissimi, ma a intervenire sono solo i pochi soliti (io personalmente copioincollo cambiando il nome, perché così l’utente cui piacerà il testo, copiando un solo verso e cliccando su Google scoprirà un piccolo universo, quello dell’autore in questione. qui invece la cosa fondamentale sembra essere scoprire chi posta, come la piccola borghesia dell”800, che andava a teatro per vedere chi ci andava, non cosa davano. La voglia di tagliare attuale non riguarda troll e OT, è solo la reazione isterica di chi si sente impedito a chattare in tutta tranquillità a suon di faccine e ammiccamenti).
CRUCHIFIGHE
Stéitotòr tràctora
Kristüss stück kuhiaki
Ah stahl stahl stalina!
Ma mamàh galina
O stüff stüff stufato
Eciòcèm CéHomo
Eské skè crüsado
Bah babà tzarina!
Era un omaggio a zanzotto, db, non agli utenti. Puoi sempre tradurla tu, se credi.
der beschriftete sessel
ich haben ein sessel
stehn JANDL groß hinten drauf
wenn ich mal nicht wissen
sein ich´s oder sein ich´s nicht
ich mich nur hinsetzen müssen
und warten bis von hinten wer
kommen und mir´s flüstern
Vagare in un mantello di modestia –
bere l’ultima goccia del dolore –
mentre il destino dice: Bestia!
non hai più niente da sperare.
@temperanza
Mi scusi signora, ma purtroppo in questi giorni non ho tempo per incartare e impacchettare gli omaggi altrui. Le passo comunque l’indirizzo di una ditta seria, che ha filiali in tutta Italia:
http://www.worldlingo.com/S1157.0/noscript
[قوس] كلّ شخص بانفراد على القلب من الأرض
[ترفيتّو] من شمس حزمة موجية:
واحتملت مساء.
L’erta che vuole è meno ripida della china che nuole
come la strada che sale lo è meno di quella che scende
quando l’aperto sentiero, tu!, tu affronti con suole
che non v’è parole a definir pudende.
ma che avete?
CAPTION
One less body is lost in snow
The dying one (in time) becomes a landscape,
do you remember how it came about?
Snow unlike glass, glass unlike a corpse
Moon unlike a torso boldly colored in
with bark, with slate, with soil breaking up
in the furrows of another eroding shape
Or a severed line, bringing us together for the first time
March unlike Spring or an almanac out of date,
nomenclature: everywhere
Evidence, perception, conclusion
Unlike a dull pool on a brown tire track,
earlier I said landscape
How did it come about?
Grief unlike truth, truth unlike snow
Body unlike its outline
Mi hanno chiamato per esorcizzare la poesia, ma non so se è quella araba di Guisacirca o quella tedesca di Linverno. Già che son qua, le esorcizzo tutte 2, anzi della tedesca solo l’assaggio.
Tutta la persona è nell’isolamento sulla rotazione a terra
dal sole ondulato del pacco:
anche è possibile.
Ora viene con il vostro fascino e si sposta
il senso tenero della sig.ra Phantasus!
Nelle nubi e nello schüze del goldne me
la pace amichevole dell’Immerguten.
Alla prossima!
la poltronciona col nome
io avere uno poltronciona
starci dietro su TEMP in grosso
semmai io non sapere
se esserla io o non esserla
io dovere solo sederci sopra
e attendere finché chi da dietro
venire e bisbigliarmi all’orecchia.
Aschen-
glorie hinter
euch Dreiweg-
Händen.
Das vor euch, vom Osten her, Hin-
gewürfelte, furchtbar.
Niemand
zeugt für den
Zeugen.
Oggi è il dieci ottobre ed io porgo umilmente
utilizzando questo spazio,
i miei rispettosi auguri ad Andrea Zanzotto
ed un auspicio: Ma tì, vècio poeta, rezìsti!!!
“la poezia l’è in gne sùna lengua
in gnesùn lògo – fursi –
la è ‘l pien e ‘l vò do de la testa-tèra
che tas, o zhigna e uzma un pas pì in là
de quel che mai se podaràe dirse, far nostro…
Ma tì, vècio parlar, rezìsti.”
e per i trolletti linguacciuti ecco la versione in inglese
di questo pezzo poetico di Zanzotto:
Potry is no language
in no place-maybe-
it is in the fullness and void of the head-earth
wich is silent, or winks or sniffs a step beyond
what we could ever say to each other, make our own…..
But you, old idiom, resist
Cos’è questo thread se non una processione (ma non sacra, scassata, più alla Ensor che alla Brueghel) verso Andrea, aperta dalla Pizia ermetica votata solo al dio quindi incurante dei retrofedeli, e slargantesi poi in una coralità di voci sparse che è il contrario di un coro e di una pentecoste? Ma se ha ragione Eraclito quando disse e non disse, ma accennò che il cosmo sta in una pattumiera – avanti o popolo, bella signora, che a procesion se ingruma!
E così anch’io mi associo ripetendo a testa china, a mo’ d’eiaculatoria, la poesia di Zanzotto, nel dialetto mio, che è quello di Cartigliano, ossia molto diverso da quello di Soligo (24 km.), come diverso ancora da quello di Nove (1 km., ma col Brenta a dividere), il paese da cui viene Nico Stringa, mio compagno di banco al ginnasio.
(solo 1 pulce: in inglese sarebbe *it is the fullness and the void of the head-earth*)
a poesia no a xe in nissuna lengua
da nissuna parte – fursi –
la xe ‘l pien e ‘l vodo dea testa-tera
che tase, o segna o snasa un fià pi ‘n là
de queo che mai podarissimo dirse, fare nostro…
Ma ti, vecio parlar, resisti.
Vecio parlar che tu à inte’l tó saór
Un s’cip del lat de la Eva,
vecio parlar che no so pi,
che me se á descunì
dì par dì ‘inte la boca (e no tu me basta);
che tu sé cambià co la me fazha
co la me pèl ano par an
(…)
Girar me fa fastidi, in médo a ‘ste masiére
De ti, de mi. Dal dent cagnin del tenp
Inte ‘l piat sivanzhi no ghén resta, e manco
De tut i zhimiteri: òe da dirte zhimithero?
Elo vero che pi no pól esserghe ‘romai
Gnessun parlar de néne-none-mame? Che fa mal
Ai fiói ‘l petel e i gran maestri lo sconsiglia?
(…)
Ma ti vecio parlar, resisti. E si anca i òmi
te desmentegarà senzha inacòrderse,
ghén sarà osèi –
do tre osèi sói magari
dai sbari e dal mazhelo zoladi via -:
doman su l’ultima rama là in cao
in cao se zhiése e pra,
osèi che te à in parà da tant
te parlarà inte’l sol, inte l’onbria.
Io sono uno scrittore
dottore
e qualche cosa
avrò pure il diritto
di inventare
e se dico per esempio
che ho lasciato mia moglie
con la testa nel forno e il gas aperto
Lei ci crede?
perché non prova a controllare?
basta prendere in mano la cornetta
vediamo quanti squilli fa il telefono…
Volendo, si potrebbe tradurre a catena e alla buona ciascuno nel proprio dialetto, come un passa-zanzotto. Comincio io, scegliendo da
http://www.club.it/autori/grandi/andrea.zanzotto/indice-i.html
traducendo l’incipit e poi passando la poesia-staffetta:
SI’, NCORA A NEVE
“Te piase essar vegnùo a sto mondo?”
Putèo: “Sì, parché ghe xe a Standa”:
Cossa sarà dea neve
cossa de noantri?
Na curva sol giasso
e po e po… ma i pini, i pini
tuti fora daa neve, e fin l’ultima età
sircondà da pini. Sic et simpliciter?
. . . . . . . . . . . . . . . . . .
@db: “Antonio Porta, Ernst Jarndl (Büchnerpreise 1987), Valerio Magrelli, Andrea Zanzotto, Nico Stringa (prefato da Andrea Zanzotto), Edoardo Sanguineti, Aage Neutzsky-Wulff (forse il più gran poeta danese del ‘900), Bertrand Rinkmann (morto giovanissimo a Londra nel ‘75), Andrea Zanzotto.”… Ma chi sei, un computer umano??! Di mestiere cataloghi libri? Tanto per sapere. Hai qualche consiglio di lettura (ma tradotto in italiano)?
Tnks.
@ness1
Nimbo di
cenere dietro
voi mani da
trivio.
Il dado tratto innanzi a voi da
oriente, orrendo.
Nessuno
testimonia per il
testimone.
Dovrei sentirmi disperato?
Ho perso la trasmissione. Eppure mi sento felice come una Pasqua.
Nimbo di
cenere dietro
voi mani da
trivio.
Il dado tratto innanzi a voi, da
oriente, orrendo.
Nessuno
testimonia per il
testimone.
W Den Harrow! E Amen!
ahi!
Non crediate. NOn è come sembra. L’ho spiegato. Non si puo’ pensare solo per sequenze distopiche, nel dialogo costrutto ubuesco, che avvantaggia le terminazioni egoiche di chiunqueiosempresono, javé, ad esempio, o HYAVEZ, se volete, nella mia mente NI è IN, io OUT, ma domani, assieme a SOdoma e Quarto, interME.
Quindi: siete parto del mio ingegno: anagrammi del mio gramma sanguigno. Venite orsù BIDé DéBIL, Bamboombuch di Scroto, telomee, Radio Dorse, e rin tin tin
(e la Frage dario?)
(Anche la frage, la diciung, scardanelli, miopesce, ecc. L’ho spiegato, nessuno capisce.)
ma resta con noi, resta piccolo grande metablog, non lasciarci ora, sei la Darius che splende ad altezza j nn h,
O la borso o la vito
state schevzando con le sinapsi di daino bonzo
è un cevvello vadioattivo nordocoveano (e dilicato)
@Pancel/Polcelan: “Tu non sarai amato, e non sarai scordato.” – J. Brodski.
Enzo Cavagna, Rino Gaetano, Ernst Bloch, René Girard, Altobelli, Oreste del Buono, Cammerota, Peter Pan, Ganassa, Mondrian, Pecos Bill, Martin Pescatore, Martin Heidegger, Stanislao Muninski, ecc.
Borso wendet sich gegen den Subjektivismus und Psychologismus, bei dem logische und mathematische Gesetze, aber letztendlich auch die Sachen nur Denkgewohnheiten oder denkökonomische Praktiken seien. Das Ergebnis einer solchen Sicht sei Relativis-mus, Nominalismus und Fiktionalismus. [Was für sich allein noch kein hinreichendes Argument gegen Subjektivismus und Psychologismus ist.] Borso dagegen geht es um die Objektivität des Objekts, um Wesensschau. Dario Borso ist im Sinne des Universa-lienstreits Realist und er vertritt eine gewisse Spielart des Platonismus. [Wobei Hirschberger u. a. einer solchen Beurteilung widersprechen würden, da Borso in ihren Augen letztendlich doch dem Subjektivismus erliege, da er alles aus dem Bewußtsein herleite. Hirschberger II, S. 598f
db, ti diffido dal fregiarti del mio nome e dei miei titoli
…
io credo che le poesie di zanzotto, e questa in particolare, siano UNA BOIATA PAZZESCA.
Il vecchio è venuto, ieri. A Pieve, per la sua festa. Però non al mattino, come da prevedibile programma (stava maluccio), ma nel pomeriggio al teatro (credo per la Valduga, che in effetti sfoggiava un paio di gambe in calze nere e tacchi a spillo – da me mai viste prima – davvero niente male per la sua non più tenera età). Tutti lo chiamavano “il maestro” (in ogni senso, direi). Barcollava, tremolava: pareva un leccio un po’ malandato. S’è concesso nella sua debolezza, come ha sempre fatto: perciò è forte. Ha detto, come sempre, cose di una lucidità e umanità eccezionali. In un paio di momenti mi son pure commosso (lo sapevo). Poco da dire: chi è venuto, sa. C’era anche Ferruccio (venuto per Andrea), che ho salutato. Gian Pietro m’ha detto: mi sa che questa è l’ultima volta che lo vediamo. Lui è intervenuto dicendo: Putroppo, devo andarmene… Ha fatto ciao ciao a 2 mani come i bambini, prima di tornarsene a casa oltre il fondale nero.
Ma presto i bambucci-ucci
vanno al grande magazzino
– ai piedi della grande selva –
dove c’è pappa bonissima e a maraviglia
per voi bimbi bambi con diritto
e programma di pappa, per tutti
ferocemente tutti, voi (sniff sniff
gran gnam yum yum slurp slurp:
perché sempre si continui l'”umbra fuimus fumo e fumetto”):
ma qui
ahi colorini più o meno truffaldini
plasmon nipiol auxol lustrine e figurine
più o meno truffaldine:
meglio là, sottomano nevata sottofelce nevata…
O luna, ormai,
e perfino magnolia e perfino
cometa di neve in afflusso, la neve.
Ma che sarà di noi?
Che sarà della neve, del giardino,
che sarà del libero arbitrio e del destino
e di chi ha perso nella neve il cammino
(e la neve saliva saliva – e lei moriva)?
(Forre, fessure)
1
Attraverso quale e quanto prostrarsi di prati
mi assesto, e restando, trovo
la valle che per sacra fissura di roccia
porta al più profondo, mai sepolto,
avvento: ecco preistorie, indagini
estreme di alberi allacciati, incrociati
arroccati in-guardia,
ecco il ridirci come multipli
irrefrenabili di millenni splendidamente
persi in se stessi ————- e là pur vivi, in attivo!
Da quale muta caparbietà, grazia,
da quale insistenza di mai nati
o mai morti – e sempre qui rimasta
dietro la porta,
oltre le fissurazioni
dietro le quinte di felci acquattata –
osammo cose minime e fatali, ——— CI osammo!
Né storia né eternità
tempo venuto strisciando fuori pagina
offerta che nel suo stritolare luci
e intimità di rocce assoda alleva
e tutti ne proietta,
lanternamagica di convulse
tesi subito revulse
e pacate in finzioni
in schemi d’interpretazioni
tra erbette buone e
fini induttivi palati
nutrizioni di pre-indagini
(oltre la fessura la porta)
paradiso d’indagini-alberi –
oh come ci tocca il riuso
10 Andrea Zanzotto
del nulla ischeletrito e poi rifuso.
……………………………………………………………..
Al seme
al lemma che – indecidibile –
io tu noi eri fin là, precipitando in là
a forre da divaricare, scomporre, stenagliare
in lucenti longitudini,
LONTANO “QUI”
da mani avide-bambine intercettato
siamo: – ————— nel fluire fluire di fronde
quale fiutare, fleurer, pleurer
e poi degringoler –
——————————– LONTANO QUI
————————– e cardine che cigola che CI
……………………………………………………………..
(variante ’93)
@ness1
Il tuo commento del 14 per me è il migliore del mese di Ottobre – ad oggi.
E’ stato un piacere leggerlo. Grazie.
Otto@Zn.it => http://www.radio.rai.it/radio3/view.cfm?Q_EV_ID=190277
Tnks L. L. (era sottinteso ma forse meglio esplicitarlo), e in ogni caso son tutte cose vere non c’ho messo niente di fantastico: così è, la pura realtà.
Ieri l’altro a Padova hanno conferito la cittadinanza onoraria ad Andrea Zanzotto: lui è venuto giù dalla sua Pieve di Soligo in auto, per la cerimonia; la cronaca è su La Nuova Venezia: “Racconta che nel viaggio ha visto la campagna, o meglio quello che ne resta: cunei, lacerti di verde dispersi, annegati in un mare di case, e gli è venuto in mente quello che c’era tanti anni fa, fonte per lui di poetica spirazione, quando viaggiando in treno da Valdobbiadene gli correvano addosso le rupi dei Colli illuminate da una luna euganea, magica per proporzioni e luce, e da quei boschi, da quelle alture emanava una forza tellurica, una vitalità animalesca, una forza di lupo. | Poi la città: ‘Padova cupa di miracoli, di professori e di geloni’.”. Cupido di miracoli.