Allons Enfants!

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http://www.manuscrit.com/msites/morphoses/manifeste.htm

Articolo 12 del manifesto del Comunismo Dandy:
Il comunista dandy accorda un’importanza fondamentale all’infanzia per una serie di ragioni che elencheremo ed anche perché se è vero che esiste il sole dell’avvenire come sarà possibile se si comincia ad ottant’anni?
Il comunista dandy è fermamente convinto che non esiste un’infanzia infelice perché sarebbe come parlare di mortalità dell’anima o di sesso e dispiacere. L’infanzia è essenzialmente uno stato di divenire; nessuno più del bambino avverte mutazioni e cambiamenti sul filo delle ore. La memoria delle cose è anch’essa in una dimensione dell’elaborazione più che dell’accumulazione, e l’espressione del capriccio, nella sua gratuità, stabilisce da subito un rapporto alla realtà che non è di identificazione ad essa, sottomissione, quanto di lotta dialettica con le sue leggi. Il rapporto al potere non è mai definitivo cambiando di situazione in situazione, e con una rapidità sconcertante, il detentore di esso. Il potere passa di mano in mano, da adulto a bambino, e viceversa, e male che vada nessuno è contento – ma non è poi cosi’ grave.

L’uso del grembiule presso i comunisti dandy è un elemento di cancellazione della marca che insieme alla marchetta costituisce il non luogo per eccellenza dell’umanità comunista dandy. Qualora il bambino comunista dandy si presentasse con delle nuove scarpe luccicanti e lucide, nuove di zecca, si imporrà l’uso della legge della scarpa secondo cui almeno tre dei suoi compagni più prossimi gliele sporcheranno appoggiandovi le proprie, polverose e vissute. Stessa cosa valga per un nuovo taglio di capelli che sarà salutato con la legge del cozzetto, potente scappellotto dietro alla nuca che sempre i soliti compagni sferreranno, ciascuno rispettando il proprio turno, senza che nessuno ne abbia a male.

L’infanzia appare dal principio come il regno del possibile, ed è desiderio di ciascuno fare di esso un luogo lontano dal male radicale ed irreversibile.
L’ipotesi del “quando sarai grande” non ha alcuna validità tanto scientifica quanto storica, visto che o si è comunque grandi, o non si è, e la parola adulta, oltre a contenere un sintagma di adultero- avete mai visto un bambino fedele ? – si associa ad un universo dominato dal grigiore e dalla mediocrità. Frasi come “ci amiamo di un amore adulto” o ” dopo questa esperienza mi sento veramente cresciuto” non lasciano presagire nulla di buono.

È altresì vero che l’infanzia per il comunista dandy è essenzialmente il bambino che abita il nostro corpo e che talvolta impone in certe giornate il proprio essere, con un’ accelerazione del battito cardiaco, perché il sangue vi scorre più veloce ed è più rosso. È in quei momenti che bisogna fare silenzio, restare muti ad ascoltare quella piccola voce nata chissà dove – il bambino non nasce mai- per coglierne ogni singolo suono e stando bene attenti a non confondere un singhiozzo di gioia con un rigurgito di realtà. Perché essi sono angeli e conoscono meglio dei grandi gli assalti dell’inferno, anche quando si direbbe trattarsi di cumuli di paradiso.

48 COMMENTS

  1. “Il comunista dandy accorda un’importanza fondamentale all’infanzia” perché quello è l’ingrediente principale della sua alimentazione, mica pizza e fichi :-)

  2. Melone, Sergio, melone. (vd illustrazione)
    The big apple
    effeffe
    ps
    a proposito volevo avvisarti che come pattuito FK ha pagato anche la tua quota d’iscrizione. Vi è arrivata la Carte?

  3. Il Dandy “gioca” a fare il comunista. Si maschera da oppositore, come un bambino si maschera da Zorro. Vuole rovesciare norme e comportamenti, sulla carta. In realtà, appunto, gioca, senza neanche avere “il genio” di Wilde. E senza crescere. Qui non si tratta più dell’estremismo come malattia infantile; siamo nell’a-parte, nell’estraneità non agente, siamo nel “vero individualismo”. E forse un poco anche nel “qualunquismo” mascherato da impegno (che senso ha una frase del genere: “il potere passa da mano in mano …” se si omette il fatto che non tutte le mani possono toccare lo stesso potere?). E rivendicare l’infantilismo (di sinistra?) è accettare la norma che prescrive il divieto di crescere, o meglio: di uscire dalla preistoria. Ma come può un comunista, quand’anche dandy, dimenticare Marx? Questa regressione, questo mito della giovinezza, questo cervellotico ritorno all’infanzia non è innocente, soprattutto perché si tratta di una costruzione artificiosa, e visto che il corpo, nel suo divenire reale, si esalta (e anche degrada, certo) solo nell’età adulta. E non a caso tutti i più importanti studiosi dell’età infantile (da Vigotskij a Piaget) insistono col dire che nei bambini il rapporto con la realtà è rovesciato (si gioca, appunto, senza riuscire a comprendere e affrontare la complessità del reale). E alcuni studiosi della psiche umana derubricano come “malattia” il persistere dello stato-bambino nell’adulto … Paradossalmente, poi, il “grembiule” è la divisa, irrisa anche da Lenin (che di comunismo se ne intendeva), del “cretinismo parlamentare” … Un caso? Il comunista dandy, in fondo, recita una parte. Neanche la più detestabile, anche simpatica; ma pur sempre una parte. Ma siamo contenti così, e il mondo procede verso la sua inesorabile decadenza … Soluzione? Abolire la realtà, così che la prassi trasformativa non sia più necessaria e ognun di noi possa giocare in pace e con buona pace del mondo indecente … Prosit!
    Oscar W.

  4. Poichè l’articolo Genealogia della morale Dandy è ancora in corso di redazione accennerò soltanto ad alcuni dei punti che faranno la parte della parata – in scherma s’intende e non quella militare- alle osservazioni appena fatte. Il comunismo dandy lungo un asse che parte da Spartaco e passando per Baudelaire, si trattiene con Isou, dialoga con Guy Debord e sfocia in Nadia Comaneci, propende per un dandysme communarde (Baudelaire che corre tra le barricate della comune) piuttosto che per quello societaire del maestro wilde che occupa bien sur un posto importantissimo.
    Take a walk with the Wilde Side è uno dei pezzi più ascoltati dai comunisti dandy insieme a She lost control, my generation, j’suis snob, stalimgrado e …
    tchi!!!
    effeffe
    ps
    Lenin, pessimo poeta, massacra i comunisti dandy come Majakovski, non dimentichiamolo! Stalin ne capiva di più in letteratura

  5. e prima di andare via volevo solo avvisarvi che è partita la richiesta ufficiale ad Andrea Cortellessa di aderire al movimento. Lui che è il trait d’union tra Orson Welles e Lagerfeld.
    effeffe

  6. “è arrivata la Carte?”

    No, solo la tessera n°1816 con la qualifica di “apprendista muratore”, ma l’ho rispedita subito al mittente.

  7. sono allibito, ma non proseguirò oltre; sono alibito per l’assoluta “ignoranza” delle cose comuniste da parte di chi si vuole dichiarare tale: Lenin non ha massacrato Majakovskij!!!!! il quale poeta è morto nel 1930, ossia 6 anni dopo la morte dello stesso Lenin (il quale, tra l’altro, scrisse una nota di lode a una poesia majakovskijana, quella dove il poeta irride le riunioni di partito!!!!!!!) … che poi Stalin ne caspisse di letteratura di più di Lenin è una fregnaccia totale (e si legga su ciò Ripellino), il quale Stalin, o meglio l’humus culturale e pratico di repressione delel avanguardie che contribuì a innalzare (do you remember lo zdanovismo???) è proprio responsabile del suicidio del nostro Majakovskijjjjjjjjjjjjjjjjjj
    Oscar W.

  8. Perchè non saltare chiacchiere inutili e passare direttamente all’argomento ” il comunista dandy e il sesso” ?

  9. “Baudelaire che corre tra le barricate della comune”? caro effeeffe non è che ti confondi con Rimbaud?

  10. caro effeffe qua tutti si prendono troppo sul serio (grigiore e mediocrità) e non colgono il core (hard) del comunista dandy. Eppure la traccia Isou-Debord dovrebbe fornire qualche lume. (http://www.larevuedesressources.org/article.php3?id_article=34)
    Se non tornerete bambini non avrete il regno dei cieli, do you remember?
    E’ vero invece che l’infanzia dei non comunisti dandy sta tristemente sparendo.
    Have a dandy night. A.

  11. Charles Baudelaire participe aux journées révolutionnaires de février et va même jusqu’à monter sur les barricades. Il participe à la création d’un journal révolutionnaire : le Salut Public

    a Oscar
    quando dico lenin massacra Majakovski voglio dire che il non amore, la diffidenza di Lenin verso il poeta – del resto leggete le poesie di Lenin e fate una comparazione- è cosa risaputa da tutti. Infatti:

    Quando Marinetti si reca in Russia nel 1913 gli avanguardisti locali lo fischiano, giudicandolo ormai superato e “borghese”. Majakovskij, che dopo la rivoluzione si schiera col nuovo governo, pur non amato da Lenin, si impegna come scrittore militante, artista grafico. I suoi tabelloni spiegano efficacemente il nuovo potere popolare nell’atto di schiacciare le figure dell’antico regime e rivelano un comunicatore davvero geniale.
    per stalin un aneddoto:
    Un anno dopo, quando egli scrisse una satira di Stalin e si diffuse la notizia
    che sarebbe stato arrestato, Anna si precipitò a Mosca, nella casa dei Mandel’štam, ed era con loro quando
    l’appartamento venne perquisito e Osip portato in carcere. Fu lei che andò umilmente al Cremlino da Avel
    Enukidze per perorare la sua causa, e fu lei che scongiurò Pasternak d’intervenire presso Bucharin.
    L’intervento di Pasternak non fu né efficace né dignitoso. Quando Stalin gli telefonò per chiedergli che
    cosa pensasse di Mandel’štam e se egli era presente quando questi aveva letto la sua satira, il futuro autore
    del Dottor Živago sfuggì alla domanda, disse che desiderava da tempo di incontrarsi con il suo interlocutore
    per parlare dei massimi problemi e delle grandi svolte nella storia del mondo. Per ammissione dello stesso
    Pasternak Stalin interruppe la comunicazione dicendo: «Fossi io amico di Mandel’štam, avrei ben saputo come difenderlo».

    mi perdonino i comunisti se copio incollo queste informazioni. la formazione si fa col tempo e con la frequentazione felice di spiriti come a me avvenne. ma la mia biblioteca è sparpagliata tra città e case di cui non mi ricordo più il nome. Ma se il comunista dandy dice che Baudelaire correva tra le barricate della Comune nel 48 era perchè l’ha visto coi suoi occhi abitando anni accanto ai luoghi dove quelle barricate erano più alte.

    per quanto riguarda il Ferdyrduke, cara amica, lì trattasi di infantilizzazione del mondo mentre il bambino di cui parlo non ha tempo per fare l’aller retour tra il mondo degli adulti e quello degli immaturi

    a bruno esposito

    Articolo 5: l’attenzione all’amore
    Il comunista dandy non si sposa, la comunista dandy, non sappiamo. L’amore per il comunista dandy è la meraviglia sempre nuova dell’incontro, una grammatica dell’attenzione, dove l’enfasi è benvenuta anche a costo di cambiare le regole, della frase. Il comunista dandy si nutre d’amore e di poesia. Poesia della vita che si abbandona come in un giro di giostra. Amore incommensurabile, ed allora scevro da possesso e gelosia, cannibalismo e contrazione, limite e risentimento, contabilità e tradimento. Il comunista dandy quando ama, lo fa tutta la vita. Non manderà un sms per dire che è finita perché per lui non esiste inizio, ma solo seguito. Ecco perché il comunista dandy non si sposa ed è come i gamberi. Come dice Stanko Cerovic in una riunione comunista dandy svoltasi alla Bastiglia. “Quando il gambero (rosso) si accoppia, la femmina – gambera rossasi spoglia della corazza presentandosi in una qualche incavità di scoglio in una vulnerabilità totale. Se il maschio la toccasse, in un qualsiasi punto ne provocherebbe la morte. Il gambero rosso, comunista dandy del regno animale, l’accosta e lasciandosi andare – etica dell’abbandono- depone il seme delicatamente, con una cura certosina – etica della distanza- che gli permette di non “ uccidere l’amore”. Tutto è detto, dice il comunista dandy, del senso profondo – e dei sensi possibili, e di superficie- che legano l’uomo e la donna, attraverso lacci invisibili, trasparenti, fragili, come certi ricordi, la cui malinconia rende forti e la memoria rasserena.
    “Erano come nudi all’entrata in chiesa, ed impassibili sotto lo sguardo dei parenti. Scalzi e senza parrucche avevano attraversato il lungo corridoio fino all’altare e gli occhi dei presenti vagavano tra glutei e seni della sposa, sul sesso mobile del promesso. Pronunciate le formule del contratto, avevano firmato il libro bianco dei matrimoni, accompagnati dai testimoni, dai gilet infilati nella storia come di duelli del secolo scorso. Quando furono all’albergo cominciarono a vestirsi ed anno dopo anno, lo sposo e la sposa costruirono, in nome dell’antica nudità, il guardaroba del moderno.” “Incertezza io e te pari siamo, io e te mio bene segreto, come i gamberi ce ne andiamo, a culo indietro, a culo indietro” Apollinaire

    ad antonello
    secondo me l’inerzia è comunista dandy
    la iscriviamo?
    effeffe

  12. a sergio garufi
    no quella non è la tessera del CD ma quella dell’Inps, cazzo ti sei sbagliato
    effeffe

  13. Appello a tutti coloro i quali vedono con chiarezza, nelle tesi del rinnegato Forlani e della sua Cricca, l’emergere di una linea social-democratica e piccolo-borghese tesa nella sostanza a tradire il Popolo (nell’interesse del Padronato), introducendovi elementi di sentimentalismo decadente e di indulgenza verso l’essere bambini: una volta bambinizzato il popolo, sarà facile per le forze della reazione e del corrotto Capitalismo Occidentale, impadronirsene neutralizzando le forze autentiche della rivoluzione e incanalandone verso la restaurazione dello sfruttamento dell’Uomo sull’Uomo.
    Fedeli alla Linea, riaffermiamo con forza che il bambino che è in noi, o si reprime & si rieduca, o si mangia.
    Giungono da ogni parte adesioni di Veri Comunisti Dandies, rude razza pagana, i quali secondo una postura proletaria venata da autentico distacco esistenziale, affermano con forza: compagni nun se famo infinocchia’!
    Sentiamo quindi la necessità di costruire con urgenza il partito di Rifondazione Comunista Dandy (RCD), (o almeno un partito dei Comunisti Italiani Dandy, CID), il quale, anche attraverso temporanee alleanze tattiche con le forze autenticamente riformatrici del nemico di classe, sappia tenere ferma la barra verso l’orizzonte della Rivoluzione.

  14. “Qualora il bambino comunista dandy si presentasse con delle nuove scarpe luccicanti e lucide, nuove di zecca, si imporrà l’uso della legge della scarpa secondo cui almeno tre dei suoi compagni più prossimi gliele sporcheranno appoggiandovi le proprie, polverose e vissute”.

    “Stessa cosa valga per un nuovo taglio di capelli che sarà salutato con la legge del cozzetto, potente scappellotto dietro alla nuca che sempre i soliti compagni sferreranno, ciascuno rispettando il proprio turno, senza che nessuno ne abbia a male”.

    Tipici metodi del bullista dandy.

  15. @effeffe
    e une fotografia di te bambino sulle poetiquetes ?
    (quella con un ragazzo dietro una rete colle mani alzate)

  16. come diceva il comunista dandy Piperno bisogna in tempi di prigionia non perdere il rigore degli ufficiali inglesi che nei campi nazisti si radevano la barba e lucidavano le scarpe.
    @ roberto
    pur considerando la canzone “el purtà le scarp de tennis “(chiedo venia al filologo monzese a che corregga la trascrizione imprecisa del titolo), il comunista dandy come nella tradizione Mods (Pete Townshed vs Paul Weller) limita al minimo le scarpe da ginnastica ovvero quelle che non si sporcano. Rigore e disciplina si esprimono anche attraverso l’accettazione di una regola ritualizzata dalla comunità. Il nuovo appre allora meno scontato dell’usato che venato di esperienza accrescerà il valore d’uso e simbolico della merce. In altri termini come diceva il magister collectif luther blisset,” l’opera vale molto e costa poco”

    @ tashtego l’immenso

    Articolo 6: l’accappatoio del Continental Quando il comunista dandy per ragioni che non stiamo qui ad elencare, ma essenzialmente per inattesi doni di persone terze e colloqui improbabili, frequenta un grand hotel, un’esperienza si ripete ogni volta ed è su questo che si interroga. Perché, in una camera all’hotel Normandie, con vista sull’oceano che mancano oltre al sole – siamo in novembre- le navi dello sbarco americano, rigorosamente doppia ma è per abitante singolo, una volta uscito dal complesso bagno di attrezzi allineati sulla mensola e che vanno dal dopobarba alla spazzola per le scarpe, phon senza filo- che ti asciughi i capelli e rispondi hallo!- nota no n senza imbarazzo di aver usato dalla prima al’ultima delle tovagliette disponibili, asciugamani nel numero di nove. Perché lo affascina il brillante colore bianco disteso in ogni angolo, sparso come si fa con l’innocenza o in tempi di vacche grasse con i generosi inviti. Eppure basterebbe un solo asciugamano,al limite il solo accappatoio, e non si sa. Gli alberghi sono per il comunista dandy come il bosco per i corridori, una boccata d’aria fresca, un tocco di pittura alle pareti della fissa dimora. È l’unico luogo in cui non si rifaccia il letto- guai a chi levandosi verso il giorno non custodisca l’anima dei sogni sognati rimboccando le coperte!- e la totale acquiescenza alle notti solitarie. L’unico luogo in cui faccia una colazione completa senza cedere al sorso rapido del solo caffè al mattino. Perché la prima parola è sempre un atto volontario e la voce appare come arrugginita, impacciata. Ecco perché il comunista dandy è di poche parole al risveglio. “Quando il passaggio all’atto è a un passo dal compiersi, generalmente trattengo l’impulso col terrore di dover parlare. Credo Deleuze affermasse che le parole sono sporche. Se solo si riuscisse a non parlare, a colazione!” mi dice Louis de Miranda I nomi degli alberghi sono sempre altisonanti, esotici. Esattamente come quelli dei cinema. Le camere da presa si indovinano ogni volte meravigliose, tra l’Eden e l’Empireo, Luxor e California e tanto più sono vicini alle stazioni, deserte la notte, ed abitate da spiriti malevoli, tanto più quelle scritte illuminate, assecondano il viaggio dei pellegrini e si fanno al cuore ostello. Le lenzuola disfatte, gli asciugamani ai piedi della vasca, l’accappatoio ai piedi del letto, diventano allora vele ammainate, pronte a venire su col primo soffio
    di vento, con la prima parola,taciuta.

  17. cara Luisa
    ero io in un campetto di periferia a ridosso dei cantieri dove la borghesia avrebbe eretto i suoi monumenti, Parco Gabriella e affini. Quando cadde il muretto che faceva da frontiera con l’aperta campagna, in via GM Bosco il trauma per me fu lo stesso dei risparmiatori alla caduta del muro della strada (Wall Street) di quello di Berlino per Cossutta. Al campetto l’unica classe presente era quella di Costantino che poteva scartare cinque di noi con le mani in tasca!!
    effeffe

  18. aut-aut: o comunista o dandy. Se si butta via il bambino, si butta via anche l’acqua sporca (dandysmo e comunismo).

  19. concordo
    effeffe
    ps
    vista l’azione clone (clonazione ) qui sopra consiglio al firmatario che potrebbe essere me l’articolo del manifesto dedicato al superamento della psicanalisi e dunque alla dittatura del doppio, detto anche del prima e/o doppio:
    altri link per il manifesto
    http://www.cythere-critique.com/documents/dudandysmecommuniste.htm
    Articolo 9: lettino o sdraio
    Dopo considerazioni assennate ed esperienza della vita il comunista dandy è giunto alla conclusione che non sempre la psicanalisi faccia bene, o almeno,quanto una giornata al mare che poi è gratuita. Del resto la lettinizzazione delle spiagge va da sé con lo sviluppo ormai generale del bisogno di uno psicanalista. Ecco perché la sdraio diventa per il comunista dandy il simbolo di un ozio ragionato che lascia le spalle dritte e lo sguardo libero di andare dove vuole. Tali considerazioni si basano ovviamente su un principio: non si prendono infatti in considerazione i “casi limite” delle psicosi o di stati di sofferenza mentale in cui il comunista dandy lungi dal prendere alla leggera tali fenomeni condivide interventi esteriori, sia che essi siano di ordine “leggero” ,come un’ analisi, sia interventi più muscolosi come l’assunzione di psicofarmaci ed altro. In questo articolo prendiamo il caso del signor x o della signora y di cui si potrà dire che la vita con o senza psicanalisi sarebbe stata possibile. Se è vero che la maggior parte delle persone, una volta terminato il periplo mentale – pochi restano i viaggi che restano gratuiti per quanto spirituali – afferma di sentirsi meglio non è detto che essi siano migliori, anzi. Il più delle volte i comportamenti post analisi sono spesso iper-protettivi di se stessi, egoistici, avidi, ed in qualche caso cinici. In realtà la psicanalisi fonda tutta l’azione sul trauma- il fatto d’esserci rimasti male- e invece di favorire creazione di anticorpi atti a ritrovarsi in situazioni del genere uscendone sani e salvi, essa educa allo schivamento e all’isolamento. Per di più come se non bastasse, l’analizzato accusa in genere il non-analizzato di comportamenti e atteggiamenti come il non rispetto dell’altro, cioè di lui-lei-loro, di egocentrismo, narcisismo, egotismo, in parole povere esattamente cio’ di cui gli analizzati soffrono. Del resto si parla in psicoanalisi sempre e comunque di io, super-io, insomma di io e per quanto ne sappia nessuno ha mai parlato di super-Tu, di Lei, di Noi. L’analizzato incompleto, fonda del resto il suo mondo interpersonale sulla parola, e per una parola detta è capace di non vederti per dei mesi, e la sensibilità da essi dimostrata al fare è dell’ ordine della fuga con la donna del migliore amico, o la migliore dell’amico, senza avere una qualche minima traccia di senso di colpa. L’universo dell’analizzato incompleto è in realtà tutto strutturato su quello del senso di colpa insostenibile, cioè che è talmente pesante e in certi casi evidente che va evacuata anche in quel minimo che costituisce “la common decency” alla base di ogni morale. Il comunista dandy non va dallo psicanalista che nell’ipotetico caso in cui fosse pagato per questo. Che poi sarebbe il modo migliore per non farla pagare agli altri.
    ‘Avere per madre la terra e cielo per padre”
    Maiakovskj diceva, più o meno così

  20. della redazione salverei quelli che da tre mesi non hanno postato & commentato -assumo che sia per dissociazione- e le donne

  21. @effeffe
    allora ti avevo bene riconosciuto sulla poetiquetta! il tuo sguardo non è cambiato dall’infanzia ! sempre lo stesso !
    l’articolo 12 e vero…

  22. caro effeffe, l’abbiamo praticamente già iscritta. Così inizia Paul Lafargue il suo fondamentale “Il diritto all’ozio”:
    “”Una strana follia possiede le classi operaie delle nazioni in cui domina la civiltà capitalistica. È una follia che porta con sé miserie individuali e sociali che da due secoli stanno torturando la triste umanità. Questa follia è l’amore del lavoro, la passione esiziale del lavoro, spinta sino all’esaurimento delle forze vitali dell’individuo e della sua progenie. Anziché reagire contro questa aberrazione mentale, i preti, gli economisti, i moralisti hanno proclamato il lavoro sacrosanto. Da uomini ciechi e limitati quali sono, hanno voluto essere più saggi del loro stesso Dio; uomini fiacchi e spregevoli, hanno voluto riabilitare ciò che il loro Dio aveva maledetto.””
    E metteva come esergo al suo panflet la seguente non equivoca esortazione del comunista dandy Lessing “Diamoci all’ozio in ogni cosa, fuorché nell’amore e nel bere, fuorché nell’oziare.” Ciao A.
    ps. “el purtava i scarp del tenis” con una ene sola.

  23. @l maestro Antonello

    Articolo 11 : cucina Comunista Dandy
    Parmigiana: perché il nome richiama alla mente partigiana, e poi Partizan ed il canto che ne fu ispirato. Perché il piatto si imponga al convivio sono necessari buoni ingredienti, ovvero: Tavolo composto essenzialmente di comunisti dandy, nel numero minimo di uno e massimo di 25. I piatti, di porcellana, rigorosamente rossi e di forma circolare saranno disposti secondo un ordine da uno a venticinque, cercando di non dimenticarne nessuno, come il diciassette o il tredici per ragioni che spiegheremo oltre. La tovaglia, assolutamente rossa sarà messa prima dei piatti e recherà ricamate sul bordo alcune frasi di sicuro impatto comunicativo, del tipo, non sputare nella minestra che è alla finestra, non mirare all’osso del saltimbocca, ed evitare ingiunzioni del tipo, qui non si fa credito a nessuno, o casa dolce casa, per l’effetto catastrofico che esse avrebbero, la prima, sui comunisti dandy militanti, la seconda sui diabetici. Siano previsti in numero sufficiente, da uno a venticinque forchette, e coltelli cucchiai, cucchiaini ma evitare di distribuire altrettanti cavatappi per evitare la tentazione di appropriazione di bottiglia indebita. Disporre i commensali alternando i mancini con i destrorsi, i daltonici con i nervosi, i flemmatici con gli addetti ai lavori. Si prescinderà dal sesso che sarà egualmente rappresentato secondo le geometriche variazioni di coppie aperte, coppie semichiuse, coppie in via di sviluppo. La presenza da uno a venticinque portaceneri indicherà l’ineliminabile opzione fumo, La musica che accompagnerà il banchetto sarà completamente aleatoria privilegiando musiche rock, in tutte le sue varianti, Rock and Blues, Rock Piccadilly, Rock Glamour, Jazz-Rock, Rock e i suoi fratelli. Le danze saranno aperte dal gruppo comunista dandy per eccellenza, Velvet Underground. A tavola saranno rispettate tutte le regole del galateo – non appoggiare i gomiti sul tavolo, non parlare a bocca piena, né a bocca chiusa, parlare con moderazione, e per quanto riguarda la conversazione si raccomandano temi di attualità come gli evergreen. Si evitino accuratamente discussioni su Fidel Castro e Cuba, Bertinotti e Incuba, Nanni Moretti e i girotondi, Pensiero Debole e Cassa Forte, intermittenti e intraprendenti.. Perché la Parmigiana possa esprimere il massimo della sua potenza sono indicati passaggi della serata interamente dedicati alle buone nuove, del tipo: Il numero sei ha realizzato che avere due gatti non soddisfa il proprio bisogno di paternità, mentre la numero sette si è finalmente convinta che avere un figlio è una cosa, la maternità è un’altra, il numero venti non ti vuole più bene come a un fratello, nel senso che ti vuole veramente bene, e la tua ex non ti chiede più di amarla come una sorella. Il tuo migliore amico si è finalmente convinto del fatto che approfondire ogni volta significa sprofondare ed ora si libra leggero nei libri che gli appartengono Ingredienti formali: melanzane, provola affumicata, mozzarella, basilico, passata di pomodori, aglio, parmigiano. Preparare il piatto la vigilia. La Parmigiana è l’unico esempio di piatto che dal già cucinato al finalmente mangiato aumenta in qualità. Esattamente come un’idea.

  24. @effeffe
    dai me la tua ricetta completa (non soltanto gli ingredienti) di parmigiana perché la preparero quando verrai da me! ho gia piatti di porcellana rossi!
    si e segreta, solo per me :
    luisa.sereno@yahoo.it

  25. altro link per il manifesto

    http://seminaire.samizdat.net/article.php3?id_article=56

    quest’articolo è per Gianni

    Articolo 10:preghiera del comunista dandy

    Che gli occhi dell’amata sieno come socchiusi e lunga giunga la carezza Che l’ubriacone all’angolo con banana per telefono trovi finalmente una linea libera
    Che le prime luci dell’alba non divengano subito sera ma cominciamento e slancio
    Che di tutte le tristezze- della ruvida, insolente, macchinosa, e pigra, maliziosa, inetta e caduca meschina scorticosa e magra cadaverica introietta- la più nobile dimori
    Che la lacrima versata si trasformi in latte e i fianchi in seni trasparenti Che la nobile visione sia come pane quotidiano per i non vedenti
    Che di tutte le fatture la più bella non trasformi in plebe i conti
    Che non si chieda più d’amare e smettere subito dopo, subito prima Che sensi al senso facciano ricorso ed all’amore non vi sia più pace
    Che Guevara
    Che l’invito a bere non diventi debito e l’invito a fare un ordine- comanda Che l’infanzia accordi accorati ricordi e si rinnovi per stupore e meraviglia Che non si perpetui l’odio occidentale di genitori e figli
    Che il lunedi’ abbia il sapore del mercoledi’ e il sabato basta che rimanga sabato.
    Che non ci sia più la domenica (che non è la tata di Livia)
    Che ad aprire gli occhi non ci spinga una qualche verità ma la voglia di vederla
    Che i santi creditori non smettano di credere
    Che i santi debitori smettano, un giorno, di chiedere
    Che ai santi debitori gli si dia e basta senza bisogno di chiedere
    Che fare?
    Che
    C
    c

    effeffe

  26. @ effeffe
    in questo periodo di violenza e d’erranza, leggere tu è una felicità! dopo la parmigiana aggiungerò della marmellata di rosa con il caffè per indolcire la tua gola (tradizione poetica di casa (paese) mia!)

    @ gianni
    tu sei benvenuto !

  27. @luisa
    Articolo 3 : all’amore fare
    La maschera del dandy – Petrolini più di Oscar Wilde, Carmelo Bene più di Baudelaire- è la trasfigurazione del volto, la disin-voltura del colore, o forse sarebbe meglio dire del non colore, della cipria. È il pallore della mancata malattia- il dandy non è malato nè finge di esserlo- ed è una maschera che non si indossa, né si porta, semplicemente accompagna, come quella di Petrolini, il pensiero ed è appoggiata sulla fronte.

    Il vero volto del comunista dandy è irrigato di sangue, arrossisce, come se il pudore lo spingesse ad altro, ha macchie di rossore, da troppo vino sulle guance, e qualche traccia di rossetto, sul collo, della camicia. Il suo è rivolto, due volte viso. Il dandy è imberbe, il comunista dandy usa la pennellessa- ritorno al moderno- e si rade al suolo dalle prime ore del mattino.

    “ La pennellessa, in francese blaireau, il tasso, che presta il pelo allo strumento antico, ha ispirato Tony Blair, i cui partigiani “blaireaux” si proclamano difensori dell’utopia capitalista. Il blaireau è del genere “rasoio”. Karl Mach, invece è posto a rappresentanza del “machisme”, residuo organico del maschio” Jean Claude Michéa, Sms

    Una considerazione agita il fiume tranquillo di ricordi e riflessioni sull’esistenza ed è cosi’ formulata: perché dopo tutte le volte che ha trascorso notti d’amore e passione, sulfuree e senza sonno in compagnia dell’amata , gli si dice all’incontro: “ ah, che bella faccia riposata!”mentre quando raggiunge il mondo dopo essersi lasciato dormire per più di dieci ore, l’interlocutore esordisce dicendogli: “ hai proprio la faccia stanca!
    La fatica che tanto i dandy quanto i comunisti dandy ignorano come struttura determinante relegandola a sola forza sussistente, si annulla completamente nella praxis, l’unica degna di attenzione, dell’amore.

    Tant’è che nel linguaggio corrente- a Napoli il lavoro è “à fatiche”, mentre in siciliano e in francese si dice “travail” travaglio” che come si sa è pratica successiva a quella dell’amore, spirito santo permettendo. Il comunista dandy invece sembra proteso alla vita già nata, il Lutto si trasforma in Letto. E la scrittura, partitura.
    Partenza. La lotta è dura ma il lotto pure
    “ Nelle prime luci dell’alba, confuso ai ricordi di un sogno appena sognato, di una leggera visione appena appena, vista, esitando nel prenderle i capelli, nell’oscurità confusi ai rossi dell’altra e ai biondi della prima, solo il profumo gli parlava, ed era un suono senza nome, e senza parole lingua”
    Anonimo

  28. @ effeffe
    il tuo ultimo reply è per il mio piacere di leggertu o contiene un messaggio subliminale?

  29. @effeffe
    peccato!
    stavo cercando il senso nascosto ed immaginavo molte cose. (poetiche sicuro)

  30. “”La Parmigiana è l’unico esempio di piatto che dal già cucinato al finalmente mangiato aumenta in qualità. Esattamente come un’idea.”” Si stragonfia, praticamente come il Big Bang, un’idea della madonna. Ciao

  31. strettamente imparentato, pur a debita distanza dottrinaria, con il comunismo dandy, il punkismobuddista non va adombrato, sopratutto per la serena incalcolabile convergenza con lo sbeffeggiamento del malloppo ontologico (quello del “cosi è, se ci pare”, del “cosi sia”, del “sempre fu sempre sarà: minestra o finestra”). Di fronte alla minestra/finestra si sono visti in ogni tempo comunisti dandy e punkbuddisti mangiare, giuro mangiare di lena, la SEDIA, cuscinetto salva sedile compreso.

  32. @A Andrea l’iglescia punkbuddico

    Articolo 7 : cocktail e molotov
    Il comunista dandy posto di fronte al dilemma, vino (rosso) o cocktail sceglierà senza alcuna esitazione il primo, ovvero il vino. Il cocktail infatti si addice piuttosto al dandy per l’artificiosità che lo caratterizza, la complessità delle materie in gioco e soprattutto per la verticalità dei rapporti. Il cocktail infatti si esprime attraverso un rapporto temporale che prevede al massimo due persone, nel tempo reale dello scambio e non puo’ superare il numero massimo di dieci persone , shaker permettendo. Esattamente come nei locali, il cocktail si ispira ad un rapporto capitalista utopistico, come scambio dove il barman interpreta alla perfezione il desiderio del cliente facendolo sentire come unico. L’invenzione poetica del nome che accompagna la bevanda ammanta di eleganza il lungo viaggio del bevitore. Il vino rosso invece stabilisce rituali e convivialità date in partenza come collettive. È infatti possibile immaginare una sagra del vino di Montesarchio ma non un equivalente in Alexander! È altresi’ vero che la ritualità presupposta dal vino reinterpreta tutti i grandi miti dal greco-latino Bacco fino ai situazionisti passando per il corpo – il sangue- di Cristo. L’esclusione del vino ad opera della cultura mussulmana porta ad una immediata sospensione dell’inclusione di tale movimento nell’area comunista dandy. Ve lo immaginate un comunista dandy festeggiare la vittoria rivoluzionaria con un succo di frutta o un’aranciata? Un qualche problema politico è posto dall’amata Cuba, piuttosto incline al cocktail che al vino rosso, ma sono anche altri i problemi di cui parleremo in sede opportuna e in presenza di avvocati. Poco importa come ci è dato sapere che nessuna rivoluzione avrà mai luogo e dunque per conseguenza nessuna vittoria rivoluzionaria, resta il fatto che ci si allena e ci si allena con il vino, e con calici di cristallo- l’uso di bicchieri di carta comporta una naturale espulsione dal movimento. Come accade nella civile Francia , il comunista dandy si presenterà sempre accompagnato da una bottiglia e di buon vino. La forza di tale cultura risiede nel fatto che si rende partecipe l’altro dell’attenzione con cui si sarà scelta la bottiglia da portare. Resa pertinente attraverso un complesso studio delle personalità presenti al banchetto e su un’ipotesi di quello che sarà servito a tavola. Vini particolarmente comunisti dandy sono i vini siciliani e quelli piemontesi. Perché sono densi e macchiano. Perché la consistenza di montagne e mare non evapora alla prima incertezza. Nero d’Avola dunque e Bricco dell’Uccellone. Nelle serate comuniste dandy la Common Decency è tutta racchiusa nella frase di chiusura fragile come ogni constatazione e annunciatrice del congedo: “non c’è più niente da bere”. Gli anticomunisti dandy, invece, possono restare a lungo nel con-mortio anche senza bere e parlare fino alle prime luci dell’alba. Ecco, mi sono detto, il vino è come il desiderio nella coppia, ovvero che vale la pena, teneramente dirsi, : non c’è più niente da bere”, e avviarsi verso la notte, ognuno per la propria strada, nel rifiuto dell’amare senza amore. Ma per i più, cosi’ non è. Ed allora anche quando non c’è più niente da bere, si resta. Per parlare. Parlare, ovvero quando non si ha più niente da dire.

    articolo letto al Leoncavallo in occasione del critical wine l’anno scorso con lanci di oggetti non identificati in un senso e nell’altro. Presenti tra gli altri il maestro cepollaro, mascitelli e sergio la chiusa

  33. @ effeffe
    dunque, la parmigiana in piatti di porcellana rossi, ho una buona bottiglia di bourgogne per accompagnarla e tre bicchieri di cristallo scampati delle traslochi, sempre la marmelatta di rose con il caffè, e parlare tutta la notte… potrà, cantare? lo so, tu sei dotato anche per questo. il mio repertorio italiano è modesto, ma conosco le canzoni del mio paese.
    non so si poso essere comunista dandy ma sono sicura de essere edonista ! è compatibile ?

  34. o maestri
    ditemi vi prego
    l’ora e il punto
    sarà di giorno
    sera,pomeriggio
    oppur tramonto?
    effeffe

  35. @ effeffe
    sara tramonto
    e dans ma maison tu viendras
    d’ailleurs ce n’est pas ma maison
    je ne sais pas à qui elle est
    je suis entrée comme ça un jour
    il n’y avait personne
    seulement des piments rouges accrochés au mur blanc
    je suis restée longtemps dans cette maison
    personne n’est venu
    mais tous les jours
    je t’ai attendu

  36. certo che “”sempre la marmelatta”” dev’essere alternativa un casino e gustosa assai assai, e poi sempre al dente, servita su un toast di stagno al titanio, combina sottilmente il retrogusto della pietra nobile con quello più deciso di una sana lamina di ferro zincato. Ebbracci

  37. carissimo antonello carissimi tutti. il comunismo dandy annovera tra i suoi antenati il grande Jarry e l’immenso Topor di cui sono le frasi che seguono

    « L’homme élégant ne se projette pas dans son entreprise, même si cette entreprise est réduite à lui seul ».

    « Ubu Roi n’est pas une pièce morale. Elle n’est pas faite pour stigmatiser un tyran ; c’est une pièce énergique, saine et joyeuse. Oui, saine parce qu’elle ne conduit pas au pleurnichage ; c’est une espèce de jubilation, une faculté de créer de l’énergie, ce qui la met, à mon avis, complètement à part. »

    l’uomo elegante non si lava le mani dopo aver pisciato, ma prima

    effeffe

  38. fantastico effeffe fantastico, è così, prima, prima, da tempo lo sostengo. La miglior notte à toi.

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francesco forlani
Vive a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman e Il reportage, ha pubblicato diversi libri, in francese e in italiano. Traduttore dal francese, ma anche poeta, cabarettista e performer, è stato autore e interprete di spettacoli teatrali come Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, con cui sono uscite le due antologie Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Corrispondente e reporter, ora è direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Con Andrea Inglese, Giuseppe Schillaci e Giacomo Sartori, ha fondato Le Cartel, il cui manifesto è stato pubblicato su La Revue Littéraire (Léo Scheer, novembre 2016). Conduttore radiofonico insieme a Marco Fedele del programma Cocina Clandestina, su radio GRP, come autore si definisce prepostumo. Opere pubblicate Métromorphoses, Ed. Nicolas Philippe, Parigi 2002 (diritti disponibili per l’Italia) Autoreverse, L’Ancora del Mediterraneo, Napoli 2008 (due edizioni) Blu di Prussia, Edizioni La Camera Verde, Roma Chiunque cerca chiunque, pubblicato in proprio, 2011 Il peso del Ciao, L’Arcolaio, Forlì 2012 Parigi, senza passare dal via, Laterza, Roma-Bari 2013 (due edizioni) Note per un libretto delle assenze, Edizioni Quintadicopertina La classe, Edizioni Quintadicopertina Rosso maniero, Edizioni Quintadicopertina, 2014 Il manifesto del comunista dandy, Edizioni Miraggi, Torino 2015 (riedizione) Peli, nella collana diretta dal filosofo Lucio Saviani per Fefé Editore, Roma 2017