Le basiliche paleocristiane di Cimitile
testo di Tiziana Verde, fotografie di Luigi Verde
Due anni fa, in occasione del convegno internazionale “Cimitile, patrimonio dell’Umanità” patrocinato dal consolato d’Italia a Dortmund e dall’Università di Bochum (programma pdf 1.3 MB), si tenne una mostra in cui vennero esposte le fotografie di Luigi Verde qui pubblicate.
Esse testimoniavano di un complesso paleocristiano davvero unico in Italia, giacché vi si intrecciavano arte ellenistica, romana, bizantina. Il costruttore, Paolino, era un console romano d’Aquitania giunto a Nola (Na) nel 395 d.C., col sogno di edificare una “città del sole”. Nella vicina Cimitile, già sorgeva un’antica necropoli pagana, fu adattata al culto cristiano, vi era sepolto Felice, santo siriano sfuggito miracolosamente al martirio e morto intorno al 300, la cui tomba richiamava ogni anno folle di pellegrini.
Paolino edificò la città e raccontò progetti e lavori attraverso i carmi, componimenti poetici che scriveva ogni anno in occasione della festa di San Felice.
Certi gesti sopravvivono ai millenni, tracciano un non cancellabile solco, anche una corrispondenza tra quanti quello stesso sogno coltivavano, pensosi delle stesse domande… ultimi della catena abbiamo ereditato parole e pietre.
Tuttavia, per anni le basiliche sono state abbandonate. Quando infine la Sovrintendenza si è decisa a dare il via ai lavori di restauro, l’appalto l’hanno vinto degli incompetenti e dopo il sito è rimasto a lungo chiuso, per rimediare almeno agli scempi più vistosi.
Alla riapertura aveva assunto un’apparenza più composta: l’ingresso è stato rifatto, il percorso pavimentato e arricchito di fioriere, panchine…eppure veniva un po’ di nostalgia a ripensare alla sua precedente nudità, quando le pietre non rinviavano a nessun ‘confort’, e parlavano piuttosto di un rapporto tra la terra, il cielo e lo spirito di uomini che avevano potuto, con libertà e fatica, contemplare entrambi.
Comunque a Cimitile, Felice Verde (mio padre) che da sempre e con molta ostinazione, si occupava delle basiliche, sognò insieme ad altri appassionati, di farle rientrare nell’elenco dei siti che l’Unesco classifica come ‘Patrimonio dell’Umanità’ e di poterle in questo modo proteggere da ulteriori restauri o speculazioni edilizie (ci sarebbe ancora da scavare intorno e se si costruisce…)
La mostra si collocò in questo ambito, grazie ad Antonio Trinchese, cimitilese allora console a Dortmund che fece da tramite tra gli studiosi tedeschi e quelli italiani.
Mio padre è scomparso un anno fa, il tentativo è continuato per ora senza risultati concreti, giacché i requisiti richiesti perché le Basiliche rientrino nell’elenco dell’Unesco sono lontani dall’essere soddisfatti e, né i comuni interessati, né la regione sembrano avere a cuore il problema.
Ne traggo una riflessione non priva di ironia: alla fine ci resisteranno due tipi di luoghi: quelli che, curando abbiamo conservato e quelli di cui ci è sfuggita la presenza, sopravvissuti in grazia di questo oblio…
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Altri lavori di Tiziana Verde e Luigi Verde su Nazione Indiana: Il carro, Il cesto di pomodori.
Un bel post, un argomento ahimè molto comune in Italia. Cambia l’oggetto, il tempo, il luogo, ma sono innumerevoli i casi in cui – guardando ai nuovi restauri- torna nostalgia per quella che tu definisci “nudità”.
E’ anche vero però che quello che noi avvertiamo come nostalgico e struggente non è pertinente al monumento che fu, appena esso fu costruito. La storia aggiunge sempre una connotazione di logoro e vissuto ben lontano dall’originale nuovo di zecca, che non abbiamo mai visto.
Non sono un restauratore, ma ho letto e visto abbastanza per desiderare mai di esserlo. Le polemiche infinite danno il segno di una disciplina molto in formazione e di una rivalità così spietata da esser persino sospetta (troppi soldi in palio? Del resto manca sempre un finanziamento altrettanto corposo invece per la ricerca preventiva, per l’analisi e per lo studio).
Ma ti dico una cosa: nella mia provincia negli ultimi anni sono stati assegnati ben sei siti Unesco. Abbiamo fatto il boom: siamo i primi in Europa. Pur tuttavia, quello che io ho visto, dalle nomination in poi, è stata una sequenza di soldi buttati per convegni, pranzi e cene, viaggi e ambasciate. Voglio vedere dove si arriva.
Quindi non ti preoccupare per la consacrazione. E’ molto più difficile poi mantenere il titolo che ottenerlo. E io credo che a noi, qualcosa, se continua così, lo toglieranno. E di fatto, alla fine, non sarà cambiato nulla, se non un po’ di pubblicità in più e i fondi che fioccano sempre nelle stesse mani. Anche perché, da questo riconoscimento, si sono inorgogliti ancor di più gli stessi funzionari che hanno maldestramente amministrato quei luoghi fino ad ora.
Non ho mai visto il complesso di Cimitile e sono contento che qui se ne parli, le foto in bn sono espressive e quasi romantiche ( aggettivo, certo, che non si addice al luogo). Anche rievocare Paolino è bello, di svolgerlo un poco dalla leggenda agiografica per farlo diventare un costruttore di begli ambienti. Spero che in un un futuro, non remoto, proseguano interventi di recupero decenti.
grazie a voi
MarioB.