Rimedi francesi
di Magali Amougou
“Fermezza”, “sicurezza”, “polizia”, “provvedimenti penali”, queste le parole che risuonano più spesso nelle orecchie dei francesi. È la linea di Nicolas Sarkozy che non smette di fare propri gli argomenti di Jean-Marie Le Pen, presidente del Fronte Nazionale, agitando gli spettri dell’insicurezza e dell’immigrazione. Uno degli esempi più recenti della strategia del ministro degli Interni, da tempo in corsa per le elezioni presidenziali, è la risposta fornita di fronte al caso delle occupazioni abusive.
Dopo gli incendi dell’agosto 2005 a Parigi, che avevano colpito sopratutto delle famiglie dell’Africa nera, costrette a vivere in appartamenti insalubri, Sarkozy decide di approfittare della situazione. Annuncia, allora, un piano per individuare e chiudere “tutti gli stabili insalubri e gli appartamenti occupati considerati pericolosi”. Pochi giorni dopo la sollenne affermazione, sotto l’occhio vigile delle telecamere, decine di famiglie sono sloggiate con la forza da due grandi case occupate parigine, situate l’una in via de la Tombe Issoire (nel “quattordicesimo”) e l’altra in via de la Fraternité (nel “diciannovesimo”). Lo scopo reale di Sarkozy non è tanto la salvaguardia della vita e della salute degli occupanti, quanto la caccia all’immigrato clandestino, al “sans papier”. La maggior parte di coloro che occupano abusivamente sono infatti immigrati, sopratutto provenienti dall’Africa nera.
Il 16 settembre 2005 si ha una nuova espulsione nei confronti di una trentina di persone, alloggiate abusivamente nel “diciannovesimo”. Lo stesso copione si ripete quasi un anno dopo, il 17 agosto 2006. Stavolta ad essere espulsi dalla polizia sono ben 370 africani che occupavano da tre anni uno stabile universitario in disuso a Cachan. Determinati a rimanere uniti, gli ex occupanti di Cachan decidono di rifugiarsi in una palestra della città, sostenuti da una serie di associazioni che si battono per il diritto all’abitazione. Rifiutano quindi le proposte di una sistemazione temporanea negli alberghi avanzate dallo stato. Tali sistemazioni infatti hanno come scopo di soffocare momentaneamente la protesta, ma non forniscono alcuna garanzia sul lungo periodo. Dopo un certo tempo, gli “ospiti” sono infatti costretti a tornare in strada e ad abbandonare gli alberghi.
Dopo scontri violenti tra polizia ed ex occupanti, dopo che sei persone hanno fatto lo sciopero della fame per 48 giorni, Nicolas Sarkozy si è finalmente impegnato a considerare, come lui stesso ha affermato, “tutti i dossier uno per uno”, rifiutando però “ogni regolarizzazione in blocco”. Ma ciò che il primo ministro non dice è che la maggior parte degli occupanti abusivi sono in regola, lavorano, guadagnano un misero salario, che tra l’altro gli impedisce l’accesso alle case popolari. Come ricorda la sociologa Florence Bouillon “nelle case occupate vivono i più poveri, quelli che sono tagliati fuori dall’assegnazione delle case popolari, che non hanno neppure i soldi per pagarsi delle pensioncine ammobiliate, che non possono usufruire nemmeno della solidarietà familiare”. Mentre la Francia ha conosciuto una forte riduzione del numero di alloggi popolari (tra il 1965 e il 1975 si costruivano tra 100.000 e 140.000 alloggi all’anno, nel 2003 se ne costruivano a malapena 60.000) e mentre gli investimenti immobiliari penalizzano gli affitti a prezzi contenuti, la risposta di Sarkozy continua ad essere una sola: contro la povertà non c’è altra soluzione che mobilitare la polizia.
Coll’avvicinarsi delle elezioni presidenziali, però, il vero obiettivo saranno sopratutto i lavoratori irregolari e le loro famiglie. Sarkozy ha continuato a ribadire la sua volontà di abbinare “fermezza e umanità”. Il ministro si dichiara “umano” quando regolarizza 6924 stranieri grazie alla circolare ministeriale del 13 giugno 2006. (In realtà, non sono poi state regolarizzate tutte le famiglie che presentavano i requisiti legittimi. Infatti, ogni prefetto ha avuto la possibilità di stabilire a suo piacemento un numero massimo di regolarizzazioni.) Ma Sarkozy si dichiara uomo di “fermezza” quando annuncia l’allontanamento immediato delle famiglie le cui domande sono state respinte: “Se non si lascia la Francia, se durante un controllo di polizia si viene arrestati, si verrà accompagnati al proprio paese, questa è la regola”. Sua è d’altra parte l’ultima legge in materia d’immigrazione, e anche la più restrittiva in Francia dal 1984, la legge del 24 luglio 2006. Essa instaura un clima di sospetto sistematico nei confronti dello straniero, giustificando controlli a ripetizione, brutali fermi di polizia nei quartieri ad alta popolazione d’immigrati, interventi di polizia fin nelle scuole. Di certo quello di cui Sarkozy non parlerà nella sua campagna presidenziale è la crescita di una sofferenza sociale che tocca ormai una varietà di persone e che va ben oltre il quadro classico dell’esclusione (irregolari, senzatetto, disoccupati). Si tratta di tutti coloro che vivono il precariato e che sono difficilmente riconducibili a una categoria sociale omogenea: dallo studente all’operaio indebitato, dall’eterno stagista all’impiegato postale a tempo determinato.
(Questo articolo è apparso sul numero 42 (3/11/06) di Diario)
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Ciao Magali, letto il tuo articolo mi chiedevo cosa sta succedendo ora riguardo il tentativo di espellere i figli dei sans papier a fine scuola. Avevo sentito alla radio che in Francia molte persone contrastano la politica di Sarkozy assumendo il ruolo di madrine per i bambini evitandone così l’espulsione. Mi piacerebbe capire se si tratta di fenomeni isolati o se invece la cosa si è organizzata al punto da diventare una realtà in grado di dare una risposta consistente alla linea politica di Sarkozy.
Più che di umanità, qui si tratta di un vero problema sociale. La gestione politica e amministrativa delle fasce più deboli della popolazione. Come dici bene, Magali, ormai non si tratta più solo degli immigrati, ma anche degli eterni precari e di coloro che vivono al di sotto del cosiddetto “livello di povertà”. La Francia mostra in toni aspri quello che sta avvenendo nel resto d’Europa, che passa forse più sotto silenzio. Oggi in via Confalonieri a Milano c’è uno sgombero in corso.. domani, chissà, sarà la volta di un palazzo a Barcellona. Che fare? che cosa chiedere? come si stanno mobilitando le forze politiche, amministrative, sociali di fronte ad un problema sempre più strutturale? ce lo racconti? e, se permetti, ancora una richiesta su un tema che mi sta a cuore: le donne, organizzate in gruppi o individualmente hanno assunto delle posizioni pubbliche a riguardo?
care gabriella e maria luisa, appena riesco vi rispondo, cercando di ampliare il discorso; lo faro’ qui nei commenti o, magari, con un breve post “integrativo”
a presto
mag
ecco posso dirlo, anche un commento dell’autrice del post è stato messo in moderazione, e che cosa devo dedurne dunque, che è in atto un complotto prosarkozy mandato avanti da una setta interna a NI?
Comunque, gabri e maria luisa, appena verrà smoderato, potrete leggere la riposta di magali
@ Mag
ok, grazie.
@ Andrea
accidenti ai filtri…
a prestissimo