Qui pro quo
di Francesco Forlani – pubblicata su Lipperatura il 21/3/2007, dove è anche possibile commentare.
Da qualche giorno mi chiedo se lui fosse al corrente della cosa, dello scandalo che mi ha fatto sacrificare sull’altare della letteratura il tempo a disposizione per la presentazione di Sud a Galassia Gutenberg, e dedicarlo, quel tempo a una difesa agguerrita dell’opera di Anna Maria Ortese.
I fatti
A Galassia Gutenberg 2007. “Ortese sogna Napoli” è la conversazione presentata dall’Archivio di Stato, che ha in cura i documenti appartenuti ad Annamaria Ortese. Nella Sala Vespucci della Stazione Marittima, venerdì alle 12, Adelia Battista, Felicita De Negri, Generoso Picone e Renata Prunas terranno le loro relazioni prima della presentazione del nuovo numero della rivista “Sud”.
Bene, anche se ho sempre preferito Magellano e Colombo a Vespucci.
Sono seduto accanto a Renata Prunas e questo mi da una carica in più. Renata Prunas presenta il carteggio tra suo fratello Pasquale, fondatore di Sud nel 45, e la Ortese. Più in là direttrice e relatrici dell’archivio storico, e subito prima gli attori che leggeranno le poesie napoletane della scrittrice, Generoso Picone, responsabile cultura del Mattino. Quando gli sento dire che a fronte delle poche lettere scambiate con la scrittrice e da lui donate al fondo Ortese, c’erano state tante lunghissime conversazioni telefoniche da cui il proprio rammarico di non averle registrate mi si à gelato il sangue nelle vene.
Sono esploso quando è arrivato il momento di presentare il numero otto di Sud e ho fatto notare ai presenti in quale pericolo si incorra quando l’attenzione alla vita sovrasta e annega l’opera dello scrittore – Pavese docet- e che rammaricarsi di non aver estorto a un autore ignaro di essere registrato delle confidenze o delle riflessioni equivaleva a un vero e proprio atto di negazione della letteratura.
Eppure, a qualche giorno dai fatti mi chiedo se ancora Generoso Picone sapesse del pasticciaccio di qualche mese prima…
Lo scandalo (ovvero i precedenti)
3 novembre 2006 Corriere del Mezzogiorno Pasquale Lubrano registrazione
Il 7-8 novembre 2006 si svolgeva all’ Archivio di Stato di Napoli con L’ASSOCIAZIONE CULTURALE SEBEZIA un convegno dal titolo, Anna Maria Ortese, Le carte, cui sarebbero intervenuti : Felicita De Negri, Marina Vergiani, Renata Prunas, Pasquale Lubrano Lavadera, Alain Volut, Monica Farnetti, Antonella Cilento, Caterina Di Caprio, Emma Giammattei, Pasquale Sabbatino, Plinio Perilli, Ornella Gonzales y Reyero, Goffredo Fofi e Luca Clerici. Convegno a cura di Rossana Spadaccini, funzionario dell’Archivio di Stato di Napoli, insieme con Linda Iacuzio e Claudia Marilyn Cuminale.
Queste informazioni sono fondamentali, perché da una parte testimoniano il grandissimo impegno delle curatrici verso la scrittrice, e di questo bisogna assolutamente esser loroi grati, dall’altra il fatto che intellettuali importanti per la storia della scrittrice abbiano aderito, a ragione, all’iniziativa.
Tutti tranne uno. Tale Pasquale Lubrano. Il quale aveva proprio in quell’occasione fatto dono alla direttrice dell’Archivio, Felicita De Negri, delle lettere a lui destinate dalla Ortese e soprattutto la registrazione e la trascrizione delle conversazioni telefoniche.
Registrazione avvenuta all’insaputa della scrittrice.
A questa notizia il Corriere del Mezzogiorno dava il giusto risalto porgendola ai propri lettori come una chicca, una ciliegina sulla torta, uno scoop, insomma, cose da Informazione post Moggi, per intenderci. Non uno che abbia gridato allo scandalo, massacrato l’operazione degna della peggiore Stasi – va segnalato che, il giorno prima della presentazione di Galassia, Repubblica dedicava due pagine all’attenzione che la polizia politica ceca aveva dedicato alla vita dello scrittore. Milan Kundera (il quale, vale la pena ricordarlo, non rilascia più interviste alla stampa se non in rarissimi casi, ovvero quando si tratta di veri rapporti di amicizia e di stima come è stato il caso del bellissimo libro-dialogo curato da Massimo Rizzante per Riga). Nessuno si è indignato, tranne uno: Giorgio Di Costanzo. Ho avuto l’onore di conoscerlo grazie al mondo dei blog, il suo, andrebbe studiato a scuola e nelle università, e il mio (il nostro poiché collettivo). Giorgio, che ha frequentato Anna Maria Ortese per vent’anni, insorge, si incazza, urla ma nessuno lo sta a sentire. Quasi. Perché io mi incazzo con lui. E finchè ci si incazza soltanto non è che si cambino le cose.
Torniamo a noi.
Quando Generoso Picone, scrittore e giornalista, racconta la storia della sua amicizia con Anna Maria Ortese, il tono è pacato, per niente compiaciuto, e quando consegna all’Archivio le sue lettere compie un gesto forte. E’ quando dice di essere rammaricato di non aver registrato le ben più dense conversazioni telefoniche avute con l’autrice che mi sono alterato e invece di presentare Sud ho con toni decisi – aggressivi?non mi ricordo- rivendicato il diritto di tutti, perfino di uno scrittore a non essere violentato nell’anima. Ho rovinato la festa, lo so, e me ne dispiace, ma non provo minimamente rammarico per quello che ho detto. La sola cosa che non so è se Generoso Picone fosse al corrente di questo antecedente. Ho telefonato- senza registrazione- a Giorgio Di Costanzo per raccontargli quello che era successo. Mi ha detto bravo. L’unico forse. No, qualcun altro, però il pubblico presente in sala ha applaudito- certo loro applaudono sempre, direte voi. E così mi ha fatto un regalo. Per chi avesse dei dubbi, in Archivio o altrove sul fatto che al di là del valore letterario e storico di quella conversazione, l’episodio di registrazione pirata andava condannato e basta, mi ha mandato una lettera ricevuta da Anna Maria Ortese nel marzo dell’84 e che con il permesso di Giorgio, ripubblico. (La lettera è stata pubblicata sul mensile diretto da Goffredo Fofi: “Lo Straniero”, anno VII, n. 32 (febbraio 2003): “Cinque lettere di Anna Maria Ortese”, a cura di Giorgio Di Costanzo (pp. 54 – 59).
Caro Giorgio,
questa mattina ho trovato giù la Sua lettera, e stasera l’ho aperta e letta con vero piacere, come se avessi avuto una telefonata. Quando mi ha telefonato, sere fa, ho saputo che il tempo nel Sud era pessimo, e ora ne ho la riconferma. Ma sapere quanto Le invidio quel vento e quel senso di angoscia per la tempesta. Sono delle cose che qui non esistono quasi, e per me è una vera tristezza. Ma ora vengo alla Sua lettera, e prima di tutto alle domande sulla intervista di E.P. Io non l’ho mai vista, però ebbi delle telefonate, e così ne sono venuta a conoscenza. E.P. mi telefonò, mi pare di ricordare, e avemmo uno scambio di notizie, da parte mia poco allegre. Tutto qui. Non sapevo che volesse ricavarne una intervista. Questo è già accaduto altre volte, e adesso, quando ricevo una telefonata amichevole da persone che scrivono sui giornali, cerco subito di controllarmi e non dire nulla di personale. Molto faticoso, per me. Tutti quelli che hanno ricavato interviste da mie cordiali conversazioni telefoniche, volevano forse aiutarmi, non credo sapessero di darmi un dolore. L’ho già scritto in quella lettera che ho ancora qui per la scrittrice R. di cui abbiamo parlato. Ma non potrò mai far capire come questo farmi parlare, e riferire, poi al modo di bambini sventati e confusi, qualcosa di una vita – sia […] una grande (involontaria) offesa e un danno in ogni senso. Ho orrore di trasformare la vita privata in cosa pubblica , portarla fuori. Ma, soprattutto, attraverso le parole di altri, per quanto amici. In qualche libro ho parlato di esperienze che mi si potevano attribuire, e in prima persona. Però, tutto era gioco, composizione e c’era la mia firma. La gente, nemmeno sospetta la differenza tra parlato e scritto. Se io dico qualche cosa – non è lo stesso se la scrivo. Scritto, significa pienamente persona. Parlato, è la vita a onde che ci muove. Se io ho diffidenza del mio parlato (non lo trovo veramente – totalmente mio) che sarà mai quando questo parlato – recepito in modo confuso da un estraneo – diventa lo scritto di questo estraneo, e mi viene attribuito come un momento di verità? Una mascherata, nient’altro”(…continua)
Concludo questo articolo con una seconda “chance”. Ho chiesto a Giorgio Di Costanzo di fare la seguente proposta all’Archivio di Stato e lui ha accettato. L’offerta di tutto il suo fondo “Ortese” in cambio della cassetta. Registrazione che bruceremo per liberare per sempre la voce di Anna Maria Ortese. L’Archivio accetterà?
E intanto penso. Ma Generoso Picone sapeva?