Pasquale Panella vs Enzo Carella

CANZONI E CANZONI
di
Pasquale Panella

C’è felicità, e c’è tutta la musica,
c’è la felicità che non sarebbe il caso, che non sarebbe ora,
che non sarebbe aria, ma c’è,
c’è quella felicità di una pezza, la canzone, che uno la tira
in un verso, l’altro nell’altro
e la pezza si strappa come un sorriso strappato, non facciamola
lunga, non facciamola troppo pesante,
c’è già tutta la musica, e la musica è gli anni, tutti gli anni
suonati per anni nelle canzoni, ci sono
gli anni del pianoforte, gli anni delle tastiere, dei fiati che danno
l’anima in un soffio, delle fisarmoniche
che girano il mondo, gli anni delle chitarre, delle chitarre
sole e delle chitarre che s’aprono come
ventagli armonici, gli anni dei timpani sinfonici e gli anni
dei batteristi ossessionati dal tempo degli anni,
dei bassisti pensosi, che con le dita sembra che corrompano
le note come biglie del lotto dentro un cappello,
dei violoncellisti che con la punta dell’archetto tentano la gonna
della concertista suonatrice di triangolo…

c’è tutta la musica che per anni ha tentato d’esistere, brutale,
sofisticata, tecnologica, etnica, meticolosa,
falsa, autentica, polemica, politica, fiduciosa, finta, mercantile,
carica, fischiettata da uno scaricatore,
progressiva, antenata, esile, gonfia, truccata, triviale, tosta,
sensibile, truce, non amata, amata, la musica…
c’è tutta la musica intorno, come le mosche, come le api,
come il miele addosso, e sul miele
le formiche, di nuovo le api, come le dita, come il ghiaccio
per le freddezze e per le eccitazioni,
come la lingua che fa lallalà come un solletico, come una passata
di lingua all’orecchio, che entra e che prima
di uscire dall’altro, fa le boccacce, l’occhietto, l’accattivante invito,
il gesto osceno, il muso duro, il bacio
da lontano e da vicino, l’addio… c’è addirittura l’organetto
che ripete continuamente il gesto
dell’andarsene e del tornare, c’è tutta la musica che, a spinte,
entra in partitura, provenendo
da trionfali tournèe, da bettole musicali, da rimesse sonore,
da trattorie girando col piattino, dal garage,
da balli a bordo, da notti con l’abat-jour sul tavolino,
dai giradischi sui quali, nera e lucida,
la musica ondeggiava, e dai supporti ancora da inventare,
come avidamente è scritto nei contratti,
quindi: dall’avvenire… c’è una voce incredibilmente armonica
che mormora come la gente, che di cose
ne sa, e che mastica spremendo il succo di tre note da una nota,
c’è un canto di melodie difficilmente
facili così, come se esistessero in natura, in una natura umana
che, popolarmente, vive d’arie
necessarie, musicali… c’è felicità, c’è un pianto gentile, ci sono
canzoni venute fuori come il sudore,
venute fuori perché eravamo accaldati, perché noi eravamo noi
e non eravamo altri, e gli altri che ne sanno?
Che ne sanno? Ci sono canzoni e canzoni… Queste sono canzoni
che solo chi le ascolta può sentire,
che solo chi le sente può ascoltare… Canzoni che scoprono
una bellissima coscia musicale,
che mostrano la lingua e fanno il verso, canzoni dell’altro mondo
ma, chissà come, capitate in questo

*Scritto di Pasquale Panella, autore di tutti i testi di *ahoh yé nanà* (BMG) e di tutti gli altri dischi che Enzo Carella ha costruito dal 1977 in poi.

7 COMMENTS

  1. O grazie!
    ci voleva una folata di felicità in questa sera così triste!
    la musica mi giunge con le sue note briose e fresche
    e canta il cuore, la lacrima si arrende.

  2. not VS but &. grande e duratura e bellissima unione artistica la loro.
    ci vorrà una sostituzione del VS con un grandissimo segno &

    buon ascolto

  3. @effeffe
    il tuo spirito
    positivo e libero
    mi giunge e pervade
    null’altro è più ricco, ora.

  4. pasquale panella sta alla cultura come il mio modesto attrezzo ginnico sta. punto.

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francesco forlani
Vive a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman e Il reportage, ha pubblicato diversi libri, in francese e in italiano. Traduttore dal francese, ma anche poeta, cabarettista e performer, è stato autore e interprete di spettacoli teatrali come Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, con cui sono uscite le due antologie Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Corrispondente e reporter, ora è direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Con Andrea Inglese, Giuseppe Schillaci e Giacomo Sartori, ha fondato Le Cartel, il cui manifesto è stato pubblicato su La Revue Littéraire (Léo Scheer, novembre 2016). Conduttore radiofonico insieme a Marco Fedele del programma Cocina Clandestina, su radio GRP, come autore si definisce prepostumo. Opere pubblicate Métromorphoses, Ed. Nicolas Philippe, Parigi 2002 (diritti disponibili per l’Italia) Autoreverse, L’Ancora del Mediterraneo, Napoli 2008 (due edizioni) Blu di Prussia, Edizioni La Camera Verde, Roma Chiunque cerca chiunque, pubblicato in proprio, 2011 Il peso del Ciao, L’Arcolaio, Forlì 2012 Parigi, senza passare dal via, Laterza, Roma-Bari 2013 (due edizioni) Note per un libretto delle assenze, Edizioni Quintadicopertina La classe, Edizioni Quintadicopertina Rosso maniero, Edizioni Quintadicopertina, 2014 Il manifesto del comunista dandy, Edizioni Miraggi, Torino 2015 (riedizione) Peli, nella collana diretta dal filosofo Lucio Saviani per Fefé Editore, Roma 2017