Poesia semplice (si fa per dire)

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di
Francesco Forlani

Si fa per dire semplice e si dice
che non esiste legge e non si scrive
con un ritocco, un lume a ricucire il drappo

baci di lingua e croci, un’arte del distacco
e di saliva e miele, come un varco
strappo che non diventa breccia- si risponde.

Ma dimmi chi – e per cosa – vuole che sia felice
il tutto a condizione che vi sia infelice, parte
offesa, come il consorte e la sposa traditi?

La leggerezza al cor tutto perdona
di luci ed ombre ragionare anche tenersi il capo
a condizione che quel tutto sia di vita amore

37 COMMENTS

  1. Poesia di grazia, mi sembra strappare l’amore, la distanza tra due cuori, la lenta morte dell’amore, prima di dimenticare e che il volto si allontana.
    Ma forse mi sbaglio, interpreto male.
    Per me, il perdono è cosa che pratico. Posso amare e accettare che un uomo ama altrove. Sono contenta quando so che un amico è felice. Amare è lasciare l’amato libero. Ironia: sono molto fedele anche se penso che sia possibile amare di moda diversa parecchi uomini.
    E’ la mia ideazione dell’amore. Ma non sono una una santa, ho molto difetti: angosciata, troppo madre, introversa…

    PS: effeffe, vado visitare venerdi Napoli, sono molto entusiasta!

  2. Lascia perdere, cara Véronique. Non è il caso. Napoli è meglio vederla da lontano, magari sognarla…

  3. Napoli. che ho lasciato stamattina, è bellissima. Pochissime macchine, viste e visioni eccellenti. Qualcuno mi diceva che per vedere il peggio di Napoli bisogna andare a Ischia, in questi giorni. Pare siano tutti lì. Ti consiglio Procida se vuoi andare su un’isola. :-)
    effeffe
    ps
    giorgio se vuoi ti ospito a Torino. Oggi è una gran bella giornata, di novembre

  4. Ot:
    tenetevi forte, domani c’è un Juke-Box assolutamente “cool”, altro che le canzonette della bassa cultura popolare, roba da NI 1.0!

    C&C: complimenti per i corsivi. Ma come fai?

  5. FANTASTIQUE

    ma non è che poi ordino la maglietta e mi arriva l’indossatrice?
    effeffe

  6. no, perchè Franz mi raccontò che un giorno aveva ordinato via internet un prosciutto san daniele e si è trovato un talebano nel pacco spedizione.
    effeffe

  7. E’ vero. E visto che stando nel pacco non aveva mangiato per 6 giorni, (perchè il prosciutto doveva essere un San Pedro, insaccato ad Avellaneda, Argentina) s’è mangiato il prosciutto cotto Montorsi che avevo nel frigo senza nemmeno aspettare che scongelassi il pane Panem che avevo nel congelatore. Un talebano. Mah.

  8. come dardi veloci
    rimbalzanti sullla lastra di lamiera

    si domandano se han sbagliato bersaglio
    e il morbido legno attende in altri mari

    incontratevi dunque felici pensieri
    grazie Francesco…

  9. Questa storia delle magliette è fantastica, ad esempio mettendo “ecstasy” si può ottenere: “151 countries, one ecstasy”, ecc. Wow.

  10. comunque per stare alla “poesia semplice(si fa per dire)”,è tempo di dare una risposta alla domanda fatidica che mi ritrovai tra i piedi anni fa:”è veramente umana la passione perversa di appartenere a una persona soltanto?”.La risposta è No,basta che non riguardi i nostri amori,ovviamente(e comunque,per chi fosse interessata,effeeffe era con un mio amico nuovayorchese a discutere di metalli e combinazioni.Garantito,quasi)

  11. Caro effeffe, ora, qui, in questa vita ho deciso di “pagare” il karma delle azioni passate: Napoli e i napoletani mi circonderanno per sempre, vita natural durante. Le vecchie case (vivo nel centro storico) sono state comprate da loro e per questa vita dovrò sorbirmeli per sempre. Senza scampo. Unica difesa: ignorarli. Quella piccola borghesia bottegaia, berlusconfascista, volgare, pacchiana… Ognuno ha quel che si merita ed io sconto un karma pesantissimo. Cinquanta anni fa, nel 1957, W. H. Auden e Chester Kallman fuggirono da Ischia: troppi turisti, rumori, i primi microtaxi… Cinquant’anni fa! Ero appena nato, in maggio e a ottobre “Addio to the Mezzogiorno” (ho la copia n. 344 su mille della prima edizione Scheiwiller, finita di stampare il 31-12-1958) che si conclude così: ” To bless this region, its vintages and those / Who call it home: though one cannot always / Remember exactly why one has been happy, / There is no forgetting that one was”. (“Per benedire questo paese, le sue vendemmie e gli uomini Che lo chiamano casa loro: sebbene non sempre si possa Ricordare esattamente perché si è stati felici, Non ci si dimentica d’esserlo stati”.) tr. it. di Carlo Izzo.

  12. in senso stretto la punteggiatura
    non sono riuscito a impararla leggendo quel milione di libri.Non è un vezzo.E in senso lato il tuo discorso non fa una piega.Tenere le distanze corrette sul ring è il segreto della noble art per antonomasia(per niente facile).Praticamente hai tracciato un identikit dei miei punti deboli(in questi frangenti meglio ricordarsi che “ridiamo per il terrore che l’uomo primitivo provava per gli scherzi ciarlataneschi della natura,ma il nostro dolore è solo l’evoluzione naturale della stessa paura.Soffriamo per nulla.La morte è l’unica effettiva tragedia”)

  13. Di Costanzo, abbi pazienza: vivi nel centro storico di Napoli e ti lamenti? Ma non sarai un tantinello, ma solo un tantinello snob?
    O comunista in Rolls? (Che poi, ti informo, sono pure out, ormai).

  14. A volte nutro il sospetto che Di Costanzo sia un personaggio letterario. Che non esista, insomma. Che sia il parto di uno scrittore particolarmente brillante.

  15. @c&c
    il tuo punt-eggiato è una delle cose più brillanti scritte nell’ enorme ed inesauribile gra-mattica dell’amore. Il tempo – ritmo- come vero segreto del durare delle cose. Ci sono fraseggii brevi, angloamericani, dove si corre da punto a punto. Non ci sono digressioni, smottamenti della frase, del periodo. E’ la scrittura del momento.
    Quello che semplice non è, sta proprio nell’organizzazione delle virgole, come tu dici, e sono assolutamente d’accordo con te per la questione del punto e virgola, mentre interrogativi ed esclamativi si sorprendono a tirare la parola dalla propria parte – bene gli ispanici che li fanno precedere nel discorso- e ci si interroga con meraviglia, e intanto certe sorprese suscitano domande. La questione chiave sta nel cercare di capire quanto la felicità dell’uno provochi infelicità nell’altro. Colui o colei che a ccade nella vostra vita vi ha fatto scoprire quanto si era infelici fin lì, o come tornare ad essere felici, come un tempo?
    effeffe

  16. ACD
    aforisma comunista dandy detto dell’accento

    di come si dovesse essere di lui (e lei) in balìa e non (come accade) farsi bàlia.
    effeffe

  17. @Paolo
    di chi la colpa?
    aveva scritto Pavese su una fotografia regalata all’amica
    effeffe

  18. l’imperativo categorico dell’amore dovrebbe essere uno spagnoleggiante “baila”,declinato all’infinito(sul “mestiere di vivere” potremmo trovare un mucchio di cose interessanti sugli argomenti quivi trattatti.Ma so che ad agosto è meglio proprio non aprirlo)

    p.s. i migliori fraseggi amorosi li ho riscontrati nelle partiture della Penguin Cafe Orchestra.Non credo che sia un caso.Le coincidenze si prendono,non si discutono,parafrasando Flaiano,come potrebbe raccontarci un capotreno)

  19. Che bella idiozia!!! Ci manca solamente il cuore trafitto dalla freccia e il sorriso idiota del poetastro.

  20. Pezzi di carne cruda
    scendevano dai rubinetti aperti.
    Il fiume era nero seppia.
    Seduti sui loro cuscini,
    i malati di emorroidi
    lanciavano indietro la lenza
    e attendevano.
    C’era silenzio. Ogni tanto
    un corvo usciva di senno.
    Dopo molti e molti anni,
    i pesci erano estinti.

    Siamo venuti al mondo
    per essere furbi,
    forse i più furbi,
    ha detto un malato al malato.
    Ancora silenzio. Una baccinella
    vuota scivolava sull’acqua.
    L’uomo guarda lontano,
    la donna vede bene vicino.
    Senza l’obiettivo
    la macchina fotografica
    è indiscutibilmente femmina.

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francesco forlani
francesco forlani
Vive a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman e Il reportage, ha pubblicato diversi libri, in francese e in italiano. Traduttore dal francese, ma anche poeta, cabarettista e performer, è stato autore e interprete di spettacoli teatrali come Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, con cui sono uscite le due antologie Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Corrispondente e reporter, ora è direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Con Andrea Inglese, Giuseppe Schillaci e Giacomo Sartori, ha fondato Le Cartel, il cui manifesto è stato pubblicato su La Revue Littéraire (Léo Scheer, novembre 2016). Conduttore radiofonico insieme a Marco Fedele del programma Cocina Clandestina, su radio GRP, come autore si definisce prepostumo. Opere pubblicate Métromorphoses, Ed. Nicolas Philippe, Parigi 2002 (diritti disponibili per l’Italia) Autoreverse, L’Ancora del Mediterraneo, Napoli 2008 (due edizioni) Blu di Prussia, Edizioni La Camera Verde, Roma Chiunque cerca chiunque, pubblicato in proprio, 2011 Il peso del Ciao, L’Arcolaio, Forlì 2012 Parigi, senza passare dal via, Laterza, Roma-Bari 2013 (due edizioni) Note per un libretto delle assenze, Edizioni Quintadicopertina La classe, Edizioni Quintadicopertina Rosso maniero, Edizioni Quintadicopertina, 2014 Il manifesto del comunista dandy, Edizioni Miraggi, Torino 2015 (riedizione) Peli, nella collana diretta dal filosofo Lucio Saviani per Fefé Editore, Roma 2017