Personaggi Precari 2007
Nando
A tredici anni Nando era il più grosso della classe. A sedici un fortissimo giocatore di calcio balilla. A quarantadue, Nando è un autista d’autobus con due figlie bellissime.
Lella
“Poco impegnata? Guarda che io, quando in tv fanno vedere gli scontri in piazza, tifo sempre per i manifestanti.”
Piero
Venticinque anni! Venticinque anni, e la morte, l’inevitabile fine di ogni cosa, gli si presenta davanti in tutta la sua forza. Meglio neanche farlo, un bilancio, pensa Piero salendo in treno come ogni giorno.
Alessandro
Alessandro esce a mangiare che sono le nove,
sul capo a dozzine gli ballano i presagi cattivi.
Si riflette negli occhi d’un barista vile, invidia una vecchia;
gingilla due idee nella testa, è fermo di argilla, di cera.
Jessica
Piú che una donna, un franare costante di forme e lineamenti, Jessica è comunque riuscita a vendere bene il suo ultimo sprazzo di gloria giovanile, accasandosi con un serio piacente e responsabile rappresentante di farmaci.
Theodore
“Per carità, lo so benissimo che in America abbiamo dieci volte più omicidi di voi perché vendiamo le armi liberamente. Ma ti dirò una cosa: nessuna persona dotata di fucile semi-automatico è mai stata spedita a Treblinka”.
Federico
“Il fatto che mi faccia fregare dai primi due straccioni che trovo per strada, e mi compri ottanta euro di sale da cucina e bicarbonato dentro una busta sudicia, indica che sono un tossico o che sono un cretino?”, si chiede Federico (un bambino) rientrando a casa con la sua brava busta che in qualche modo sa già esser pacco.
Jane
Ha posto una notevole trincea di trecciole, anellini, accessori e tatuaggini tra sé stessa e la consapevolezza della propria assoluta banalità.
Francesco
Francesco incontra la sua prima fidanzata “vera” in un bar. “Com’eri bella!” vorrebbe gridarle, ripensando a una volta che fecero l’amore di giugno, ma poi si pianta a pensare come di quegli anni neanche lontani gli resti solo una nebbiaccia confusa, con due, tre squarci di luce, e non la ascolta mentre gli parla, e prendono un caffé e si salutano e vanno a lavorare, e Francesco ripensa che forse si dicevano che in una città così grande lavorano vicini, e non s’erano mai visti, e pensa un po’ te.
Manfredo
Personaggio, portento, virtuoso, potente, signore, grosso calibro, numero uno, pesce grosso, pezzo da novanta, campione, asso, mago, fenomeno, gigante, maestro, autorità.
Ma anche uomo caritatevole, comprensivo, condiscendente, disponibile, filantropico, sollecito, indulgente, liberale, magnanimo, misericordioso, pietoso, sensibile, tollerante, benigno, umano, gentiluomo, marito fedele, amico insostituibile, collega prezioso.
Simone
Simone ha deciso che uno di questi giorni si impicca a una delle travi a vista della cantina. Lo farà, oh se lo farà. Spera solo che non gli venga via la testa (ogni tanto capita).
Sandra
Ogni volta che rovista in fondo alla sua anima, Sandra scova cose che se ne sarebbero state là buone a prender la polvere, infonde loro nuova vita senza volerlo, e si lascia tormentare per settimane.
Edoardo
Edoardo smadonna ad alta voce e sussurra tra sé:
– Come sto bene da solo!
Poi fa un respiro profondo, bestemmia di nuovo e ringhia:
– Non è vero, non è vero, non è vero.
Giulietta
Ogni sera, un tuono di sonno la schianta.
Franco
“Mamma mia… Roma diventa sempre peggio, sempre piú piena de fasci!”
“Te credo, è sempre piú piena de negri!”
[Risate]
“Annamo, va´, che nun me vojo perde l´inizio, de ´sto Inland Empire…!”
Greta
Greta vorrebbe TROPPO approcciare la tipa che lavora al banco della biblioteca, ma se il taglio di capelli del tipo “autoinflitto” e il portafoglio nella tasca dietro le avevano dato tutta la sicurezza di cui aveva bisogno, oggi le unghie smaltate e l’improvvisa comparsa di un pushup a olio, nero, l’hanno di nuovo gettata nel limbo del dubbio.
Lina
Lina e Piddu. Il caprimulgo e il marcalupo.
Elisabetta
In certi arcigni paeselli di confine, in certi consessi umani miserevoli sebbene incastonati al bordo di terre prospere quali il Chianti o la Valdambra, in certi villaggi adusti da tempo immemore, e da tempo immemore avidi di grazie nei confronti dei propri figli, può anche capitare che una ragazzucola scarna e basusa, pure penalizzata da un culo inequivocabilmente morto in culla, e forte solo d’un paio d’occhi azzurro sciapo e di due tettine naïf, possa far impazzire due grulli fino a far saltare fuori una roncola e un coltello nel posto e nel momento sbagliato.
Viridiana
Naso da collaborazionista, mesciatura color guano e un piercing al sopracciglio del tutto fuoriluogo a trent’anni, Viridiana è una psicologa del SERT.
Fulvio
“Se anche una sola delle persone che conosco potesse leggermi nel pensiero, sarei finito”, pensa Fulvio passeggiando per i lungarni una sera.
Nunzio
– Non è cambiato granché: una volta avevamo una linea commerciale con tre varietà di prodotto. C’era la varietà bronzo, che era fatta con gli scarti; la varietà argento, che era appena decente, e la varietà oro, che era quella buona. Ora è tutto uguale a prima, solo che la varietà bronzo si chiama varietà oro, la varietà argento si chiama varietà platino, e la varietà oro si chiama varietà luxury. Si, la luxury è quella col pacchetto nero.
Gally
Ha dato le chiavi del suo mondo interiore a una persona cattiva.
Jacopo
Troppo pigro per fare i piatti nelle giornate in cui è ossessionato dall’idea del successo, oggi Jacopo si è nutrito esclusivamente di un cestino di kiwi che aveva in casa. “La vitamina C fa bene,” pensa, mentre fuma una sigaretta di rabbia e scorre con odio i myspace di gruppi musicali apparsi dopo il suo ma già molto più famosi.
Reana
– Ciao Reana!
– Mariachiara! Come sei bella!
– Ma va’ là, son così stanca!
– MA SCHERZI? Sei un fiore, sei!
– Saranno i capelli…
– BELLISSIMO questo riflesso nuovo!
– Grazie… che fai?
– Vado giusto a prendere un caffè, ho un’udienza tra mezz’ora. Vieni?
– No, no, scherzi? Devo rientrare subito in studio. Al paese sei stata mai?
– Ieri! Siamo andati a vedere il bimbo della Laurina!
– Dai! È nato, allora! Com’è?
– Sembra un aborto di gufo.
Mirio
Mirio si è deciso a uscire. Ha preso le gomme e le sigarette, così ha qualcosa da fare per stare un po’ più tranquillo. Si è vestito bene e ripulito, ma allo specchio si è visto cadaverico, brutto sopra ogni cosa.
Adesso è fuori, cammina, guarda la gente. Pochi passi per la città che ribolle del sabato, e uno stormo di pensieri cupi lo sorvola e gli entra dentro. Non fa a tempo a sputarli che una ventata d’ansia lo trasforma in una statua. Stringe i denti, una sigaretta aiuterebbe ma darebbe il la a certe ipocondrie, allora mastica una gomma, giunge faticosamente alla stazione della metro, poi capisce che non ce la fa. “Tanto quel concerto mica mi interessava”, si dice, e ripiega verso casa, sollevato.
Gianluca
– Amore…
– Zitta, perdio! Ho appena scoperto una cosa GANZISSIMA su wikipedia! La parola estone jäääärne, che significa “bordo del ghiaccio,” ha quattro vocali uguali di fila!
– Buonanotte.
– Quattro vocali, perdio!
Amedeo
Orvieto, che comunque è meglio di Bardano, le due.
Amedeo vaga per la città umida, da solo:
agli amici non avrebbe nulla da dire,
e il dolore, comunque, gli taglierebbe il cuore.
Leoluca
Per essere felice gli sarebbe bastato nascere in una qualunque di quelle epoche in cui il tuo villaggio era il mondo, il tuo lavoro quello di tuo padre, e quando avevi un dubbio al massimo andavi da un vecchio, o dal prete.
Mina
Un faccino tondo che pare un aborto di luna, una vocina tremolante, i capelli fini da neonato, Mina è una maestra elementare. Ha scritto un libro per bambini, ma “le manca l’illustratore”.
Felicita
Felicita, 58 anni. Una donna robusta e piuttosto elegante che fonda la sua serenità su una costante, minuziosa falsificazione del proprio passato.
Valentina
Valentina è una di quelle ragazze con le mani troppo magre, la pelle lievemente cinerea, i capelli bigi, che da bambine erano innanzitutto biondissime.
Oggi Valentina delega i suoi ultimi guizzi di originalità a qualche accessorio, fuori posto nel suo stile ordinato: una scarpa da skate, una passatina della Pucca, un anello di gesso dipinto.
Fernando
Fernando si è innamorato di una ragazza con gli occhi blu. Innamorato, non infatuato, che Fernando le mezze misure non sa cosa siano. Coraggiosamente salta a piè pari il trito rito degli SMS, ed eroico fallisce.
Lucia
Una ragazzina sgraziata e buia, miglior frutto di una famiglia di persone orrende.
Cristina
Cristina, trentadue anni, laureata in ingegneria, precaria in uno studio di progettazione. Si indigna perché è un mondo in cui contano più le borse dei libri; soffre perché anche lei, alla fine dei conti, preferisce le borse.
Marianna
Ovvero, come passare la gioventù a scartare con sdegno i “ribeuti” del paese, per poi prendersi un ribeuto d’importazione.
Claude
Claude, trent’anni, editor di testi universitari, è caduto in una cupa malinconia, rinfocolata dalla solitudine e dall’ozio. Sta franando interiormente. Solo l’amore di Giulia lo tiene in qualche modo vivo, ma Claude, come a render completa la propria rovina, ha in serbo per lei una sorpresa assolutamente infame, di quelle che riescono ad essere insieme spregio, duro colpo e insulto.
Serena
Serena passa le notti a piangere, la mattina si lava le mani col brodo e il viso con l’acqua delle pozze in giardino, frigge i rovi e quando arrivano quelli della misericordia che la portano in dialisi (h. 11:30) cerca di cacciarli a padellate, poi si accascia e di nuovo piange.
Francesco
Questa città l’hai posseduta appena, e già t’opprime;
tremi a pensare di girarla solo, la sera,
per tema d’incontri, dover render conto a qualcuno
del tuo vagare, o dei pensieri brutti.
Vorresti fosse di nuovo straniera
e la piangi come fosse già morta.
Diana
Di ragazze bluff, di quelle che per una qualche sapienza nel vestire, nel trucco o nell’atteggiarsi – o per qualche tratto bello che solitario si staglia e ne definisce la figura – appaiono belle, e poi, grattata la doratura, rivelano culi franti, pelli cineree, ginocchia valghe, piedacci da troll, ne esistono milioni. Più rare quelle come Diana: del tutto inconsapevole del mondo e dei suoi usi, sbaglia tutto ciò che una donna può sbagliare nel porsi, e passa inosservata pur essendo, di fatto, una dea.
Teo
– Amore, se divento grassa mi lasci?
– Amo’, se diventi grassa te lancio giù da’n eurostar.
Sofia
A dispetto del nome, capriccio di suo padre, Sofia è una di quelle francesi solide, tutte cosce e vestiti tenui, che portano i capelli corti per comodità e non per impertinenza, e scopano come fosse una corsetta, o un far le faccende.
Luciano
Di tutti quei personaggioni fastidiosi e pedanti, dotati di un alito mefitico e di una cultura vasta ma inutilizzabile per incapacità di relazionarsi col prossimo, di tutti quegli orsi appesantiti dalla forfora o prematuramente glabri che in ogni discorso altrui fanno inevitabilmente caso all’errore impercettibile nella dizione, all’imprecisione formale, e mai al contenuto, Luciano è di gran lunga quello che ridacchia nel modo più animalesco.
Brunella
Venticinque anni, laurea in scienze politiche, attivista da sempre (ma convinta mai), Brunella lavora nell’ufficio stampa della sua provincia. Ama Houllebecq, Pennac e Pavese, dice di non bere mai ma beve quasi ogni sera, dice che “il teatro è meglio” ma non ci va quasi mai, fa l’amore con divertito distacco ma non senza perizia, vorrebbe smetter di fumare ma non ci riesce mica, quando può ricorda con nostalgia Georgie, Lamù, Candy-Candy o Arale e ha una paura matta di apparir banale.
Iacopo
Iacopo parla fitto con una ragazza di dieci anni più giovane. Gli piace (e le piace) ma li separa un dettaglio: lei è ancora sicura di essere immortale, lui sa di essere già morto.
Pietro
Vittima dell’ecatombe dirigenziale degli anni ottanta, Pietro continua ormai da diciannove anni a prendere il treno delle otto al mattino e quello delle sette alla sera, fingendo con tutti di essere ancora al suo posto. Di solito si nasconde in chiesa o in sala giochi.
Tuia
Tuia legge riviste sul medioevo perché sono interessanti, ha la faccia a volte secca e a volte unta perchè non usa creme o peeling ma solo sapone bianco, porta le trecce perché sono pratiche, le scarpe da ginnastica perché sono comode, la gonna perché fa caldo, e non fuma perché fa male.
Ferruccio
Capelli brizzolati, buona posizione accademica e politica – sincera vocazione europeista – la ragazza che amava ha fatto un figlio – il suo, di figli, è ancora un coglione tutto gel e televisione – sarebbe bello essere uno di quelli – uno di quelli che a una certa età si appassionano ai vini, alla campagna.
Calliope
– Cally?
– Oh?
– Il nostro matrimonio, secondo te, in che fase è?
– In che senso, che fase?
– Tipo, al momento, la definiresti più una vergognosa messinscena o un rospo doloroso da ingoiare?
– Ma, non so, magari anche un livido cabaret, o una smobilitazione grottesca.
Léonard
– Quello che mi frega è una schiacciante, infinita nostalgia per i miei vent’anni.
– A ventitré anni?
– A ventitré anni.
Vezio
Voleva essere un’SS.
Elena
Alle elementari non c’era nessuno bravo come lei.
Cratone
Quarantaquattro anni, una fronte rossa percorsa da tre rughe nette, due occhi a spillo assolutamente fermi, Cratone vende panini alla stazione. Gli mancavano tre esami per finire architettura, poi ammazzò un ragazzo con una pietra.
Erystelle
Questo prodigioso concentrato di fragilità lo puoi vedere solo all’alba. Solo quando il sole inizia a cacciare le ombre, ma non è così forte da far paura, Erystelle esce di casa: butta la spazzatura, compra il giornale per la madre, alle volte si concede un tè al bar ancora deserto. Poi, prima che nell’aria si senta l’odore delle auto e quello della gente, rientra e torna a letto.
Silvia
“Possibile che sia diventata una persona sciocca e cattiva? No, no: ho solo l’anima in disordine”.
Duilio
Poche cose sono brutte quanto cercare di salire sul carro del vincitore ed essere spinto giù a calci.
Silvia
Silvia ha paura del suo bambino.
Eugenio
Trigamo, tronfio e borioso, edonista fino a una possibile autodistruzione, bravo in tutto (ma impegnarsi, mai), Eugenio cerca polle di purezza da inquinare, nascondendosi dietro una falsissima ricerca di redenzione.
Annarella
Gongola, canticchia e mangia un sacco di crostata.
Rinaldo
Gesti secchi ed eleganti, scarpa lustra, camicia napoletana, spezzato sobrio eppure formale, voce gentile e insieme perentoria. Un grande padre di famiglia che ha quasi dimenticato di essere omosessuale.
Lutetia
– Ti ho scritto una lettera… Però la leggiamo insieme!
*
Vanni Santoni (1978) ha pubblicato racconti e reportage su Mucchio, La Repubblica, Il Manifesto, Mostro, Re:vista, GAMMM, Terranullius. Nel 2005 il suo primo romanzo, Vassilj e la morte, è stato uno dei vincitori del concorso “Fuoriclasse” delle ed. Vallecchi per il miglior autore emergente. Nel 2006 il suo libro Personaggi Precari ha vinto il premio “Scrittomisto” delle ed. RGB per il miglior libro tratto da un blog. Nel 2007 ha fondato insieme a Gregorio Magini SIC – Scrittura Industriale Collettiva.
Immagine: Parigi, rue des chaufourniers (XIX°), settembre 2007 (foto di a.r.).
Grande maturità, senso delle cose, senso della rapace assurdità della vita. Bravo.
Complimenti. Mi fa venire in mente la scrittura del grande Daniil Charms.
un elenco di personnagi con una definizione lapidaria. E’ cosi la traccia che ciascuno lascia: un ritratto effimero. Una vita minuscola, strana per gli altri. Quando si guarda la vita, una triste smorfia ti viene.
Erystelle, Lucia, Mina sono sorelle, umanità piccola, pronta a scomparire…
Ma qui abbiamo un fenomeno! Cristo.
grande vanni
Ogni pennellata è una sorpresa: sempre essenziale, spesso geniale. Complimenti!
… e una recente selezione è anche qui:
http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2007/11/20/personaggi-precari/
evidentemente non solo una coincidenza
evidentemente
questa selezione era temibile:)
L’Illuminato del Quartiere Vanni Santoni riceve (su appuntamento) anche su Slipperypond
http://www.slipperypond.co.uk
Seguo Santoni e il suo blog da quando lo scoprii tra i candidati al concorso “scrittomisto”, che poi vinse. A suo tempo lo definii, forse esagerando e scatenando una piccola polemica, il più grande talento underground del paese o qualcosa del genere. In realtà, per quanto il libro fosse indubbiamente già brillante (specie se comparato a certe mestizie contro cui competeva), la sua poetica non poteva certo dirsi matura. Diversa cosa sono queste pagine, che testimoniano l’evoluzione dell’autore: impressionanti per il ritmo, la forza e la precisione con cui colgono nel segno, degne di una pressa industriale.
Nota: Francesco, Reana, Mina, Ferruccio, Cratone sono totalmente sublimi.
Vanni, il giorno che sarai, come è giusto, uno dei più ammirati scrittori italiani, potrò dire che io ti ho conosciuto dall’inizio
Lo ripeto anche qui: è un altro passo verso il Meridiano che (ma come minimo minimo) Vanni si merita.
L’idea di Vanni é molto importante. Non conoscevo il suo blog ma penso che adesso lo frequentero’ spesso.
La precarietà esistenziale di queste tracce umane viene fuori molto bene nel blog dove, con scadenze variabili, ritornano, inconsistenti, senza una meta, una traiettoria o una sequenza successivamente coerente per articolare una storia (o una Storia).
Queste “larve” mettono in evidenza ( e in parte ridicolizzano) il nostro desiderio di empatia, di solidarizzare ad ogni costo malgrado la loro fatiscenza.
Una delle qualità più notevoli di questi pezzi é di negare e suggerire al contempo la possibilità (storica) di narrare, di permettere a queste ombre atomizzate di incrociarsi, di incastrarsi, di crere uno spazio comune.
roba buona.
stampo.
vanni
raccoglie gli uomini e le donne.
tutte le volte che trova un doppione fa una variazione. non è una questione di rima e nemmeno di assonanza. i doppioni non si assomigliano più. come gli uomini e le donne che si vestono allo stesso modo. ogni uomo e ogni donna è messo in forma di epigrafe. come quando li incontri per strada. e certe volte stai lì a spiare le righe. li segui con lo sguardo fino all’angolo. e poi li lasci andare.
raccoglie gli uomini e le donne e poi li lascia andare.
Ancora non ho letto Personaggi Precari (il libro), nel frattempo ho trovato queste pillole sfiziose, velate d’ironia, ingrediente fra i miei preferiti, con un pizzico di sarcasmo che non guasta mai. Eh bbravo Vanni ottima ricetta!
il Vanni è un grande, tout court.
ma vorrei sottolineare anche un altro aspetto: quello di grande aggregatore.
Bello!
il teatro altro non è che la vita di un pazzo che tuuti; in un piccolo paese scherniscono, anche quand’ egli dice al fornaio “la gente vede quel che tu pari, non quello che sei”, eppure aveva letto un libro di machiavelli……..D.
Eccezionale come al solito.
Finalmente un occhio senza bende, al massimo qualche garza..
Convincente, icastico, asciutto.