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Scrittori contro il razzismo a Treviso

(Segnalo il brano iniziale di un articolo di Fernando Camon apparso su La Stampa del 27 gennaio 2008 e ripreso su Vibrisse bollettino lo stesso giorno. A questo sito rimando per la lettura integrale del testo. Spero che iniziative di questo genere si moltiplichino. A. I.)

Non è una parte della cultura d’Italia che combatte il razzismo, ma un nucleo centrale della letteratura pluricontinentale e plurisecolare

di Ferdinando Camon

I giovani scrittori, convenuti dalle Tre Venezie, cominciano a declamare ma non si sente nulla: non hanno un palco, non hanno un microfono, la folla rumoreggia, non s’ode una sillaba. Proteste, schiamazzi, sarcasmi. Un gruppetto di suonatori ecuadoregni smette di suonare e presta un microfono. Ci siamo. Lo spettacolo ha inizio. E dunque non solo il Nord-Est delle aziende, ma anche quello degli intellettuali, senza extracomunitari si paralizza. Siamo a Treviso, in Piazza dei Signori: quindici scrittori veneti son qui per leggere passi di grandi testi, dal Vangelo alla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, contro il razzismo. (Continua a leggere qui.)

6 COMMENTS

  1. magari non c’entra niente. o forse tutto.
    qualcuno si chiederà perché interferire nelle vibrazioni di un sito che si dichiara nazione poetica battendo i piedi come un cavallo incatenato, come un toro infiorettato.

    Perché la mia anima è qui vicina, ma lo è anche ai fatti di questi giorni, alla povera italia di battiato sempre presente, a quella immoralità diffusa e immutata dagli scandali di tangentopoli, del partitismo degli anni ’60, che sono ancora quì, aggravati dalla spudoratezza crescente di ciò che vogliono farci credere essere noi stessi. E non siamo.

    Lo spettro di quello che potrebbe accadere sfiora la minaccia di un nuovo ventennio fascista e non possiamo fare niente per fermarlo. Ministro della giustizia – giustizia, giustizia – è stato qualcuno che con la giustizia può avere solo a che fare per farne spregio, per speculare su un familismo amorale che perpetua una malintesa idea di solidarietà umana.
    La sua ceppalonia è un modello troppo diffuso come diffusa è l’incapacità di gestire i nostri rifiuti, che sono nostri, frutto del nostro corpo e del nostro quotidiano, e che non siamo in grado di dividere in semplici cassonetti diversi, colorati diversamente.
    Non schifarci prima per schifarci dopo. E con questo sfregio delle cose comuni si sposa madonna camorra.

    Questo paese si nutre di beni che non hanno più senso, siamo cartoni appoggiati alla parete, e ci finiremo inquilini dentro come barboni.
    Mi giro e vedo persone che non sono così, vedo persone che studiano, che agiscono, non per il loro tornaconto personale, vedo persone che amano con dignità e non calpestano se stessi e gli altri. Li vedo fare cosa per altri, senza un dio, ma con tante idee in testa da far girare il mondo ancora per milioni di anni.
    Mentre chiunque può dire che sono i soldi a farlo muovere, che scienza e arte hanno bisogno di finanziamento. Ma così si è inevitabilmente schiavi. Lo si è certamente.

    Ho una paura terribile e non vedo soluzioni. Credo che bisognerebbe unirsi, soli non potremo sopportare. Mi sembro sciocca a lasciare questi pensieri su un sito. Su questo sito. Ma bisogna parlarne.
    La poesia non può vivere avulsa dalla realtà, lontana da un impegno umano più profondo, fatto forse di tutto e di niente.

    Perché non parlare, cantare, urlare e ribellarci al bel mutismo di queste righe, al nostro relegarci spettatori di un acquario di pesci palla e squali.
    Io voglio nuotare in alto mare, avere barriere coralline da sfiorare.

    Contro il razzismo, contro noi stessi,
    condividiamo poesia

  2. Io c’ero. Bravi eccome. Hanno fatto benissimo. Una boccata di ossigeno per chi vive nell’epicentro di un nulla fatto di ombralonga, di mostra del radicchio, del formaggio e del prosecco, avvilito quotidianamente dalle sparate razziste di sindaco, prosindaco e assessori avvallati dalla stragrande maggioranza della cittadinanza.
    Si fosse riusciti a sentire qualcosa sarebbe stato meglio!
    La prossima volta, cavolo, portatevi un megafono!!!

  3. Che ne pensate di Camon, scrittore atipico, lanciato nei ’70 da Pasolini e Sartre e poi isolato dalla cultura italiana?
    Forse perché da sinistra è andato su posizioni di destra moderata ma con nessuna appartenenza?
    Forse perché il suo valore di scrittore, su cui non so esprimermi, non è alto?
    (Ho letto Occidente e Un altare per la madre)

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Andrea Inglese (1967) originario di Milano, vive nei pressi di Parigi. È uno scrittore e traduttore. È stato docente di filosofia al liceo e ha insegnato per alcuni anni letteratura e lingua italiana all’Università di Paris III. Ha pubblicato uno studio di teoria del romanzo L’eroe segreto. Il personaggio nella modernità dalla confessione al solipsismo (2003) e la raccolta di saggi La confusione è ancella della menzogna per l’editore digitale Quintadicopertina (2012). Ha scritto saggi di teoria e critica letteraria, due libri di prose per La Camera Verde (Prati / Pelouses, 2007 e Quando Kubrick inventò la fantascienza, 2011) e sette libri di poesia, l’ultimo dei quali, Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato, è apparso in edizione italiana (Italic Pequod, 2013), francese (NOUS, 2013) e inglese (Patrician Press, 2017). Nel 2016, ha pubblicato per Ponte alle Grazie il suo primo romanzo, Parigi è un desiderio (Premio Bridge 2017). Nella collana “Autoriale”, curata da Biagio Cepollaro, è uscita Un’autoantologia Poesie e prose 1998-2016 (Dot.Com Press, 2017). Ha curato l’antologia del poeta francese Jean-Jacques Viton, Il commento definitivo. Poesie 1984-2008 (Metauro, 2009). È uno dei membri fondatori del blog letterario Nazione Indiana. È nel comitato di redazione di alfabeta2. È il curatore del progetto Descrizione del mondo (www.descrizionedelmondo.it), per un’installazione collettiva di testi, suoni & immagini.