Quattro leporeambi

[L’opera da cui sono tolti proemio e quattro sonetti di Ludovico Leporeo (1582-1655 ca) si può leggere qui. dp]

di Ludovico Leporeo

A gente studiosa, intendente, curiosa

O Signori verseggiatori, Accademici Armonici, Aristodemici, Platonici, Mistici, Scolastici, Umoristici, Fantastici, avidi di poemetti, gravidi di concetti, tronfi di boria, gonfi di vanagloria che sapete essere, e potete tessere studiosa melodia in prosa ed in poesia, leggete, che sentirete nell’idioma di Roma volgare, che non ha pare, cotesto strambo contesto centone poetico in cartone leporeambo alfabetico, che spera dilettarvi con mostrarvi novella e bella maniera; e però ho ritrovata e publicata una norma poetica di forma bisbetica, e con licenza dell’eccellenza d’Apollo ho fatto un rollo ed una vasta catasta di rimucciole sdrucciole e componimenti scivoli, correnti al paragone del Teverone di Tivoli, alla barba de Iarba e di quanti coribanti cantorno nel contorno di Arno, d’Ebro, di Sarno e di Tebro. Orsù dunque chiunque si sia capace della mia trisonia, vengami seguace e tengami dietro, ché mi istrado in Libetro e vado a diporto nell’orto con le sorelle aonie, belle zitelle eliconie. E la fontana pegasiana m’innonda così feconda, che non m’occorre l’asciuttarello rimario del Ruscello, né mi soccorre il crusco vocabolario etrusco, non avendo inopia, ma possedendo copia di parole inaudite e di cantafole erudite. Però stampo, e (se non inciampo) spero da dovero d’esser chiamato ed additato per caporione di questa nuova invenzione, che giova e diletta a chi ha testa perfetta. Se sarete amici m’imitarete.

Vivete felici.
Servitore di core,
del vostro inchiostro
amico corporeo,
Lodovico Leporeo.

***

Leporeambo alfabetico duodecasillabo trisono satirico irrepetito
Vuole asteriscare le sue parole nuove
escole,iscole,oscole,uscole

Vo a caccia e in traccia di parole, e pescole
Dal rio del cupo oblio, le purgo, e inciscole,
Poi con ingegni degni conferiscole,
Che a vederle son perle e non baltrescole.

Da ferrugine e rugine rinfrescole
E da la muffa e ruffa antica spriscole;
Poi con indici ai sindici asteriscole,
E senza stento a mille, a cento accrescole.

Dalle muraglie d’anticaglie sboscole,
Minime, semiminime, e minuscole,
E sappi il mondo attondo che io conoscole.

Ciarlino pure le censure cruscole,
Ché a genti intelligenti e a torme toscole
Le vo’ mettere a lettere maiuscole.

***

Leporeambo alfabetico trisono endecasillabo satirico irrepetito
Si finge ferito da Cupido
astro, estro, istro, ostro

Son fatto per amor Batto sordastro,
Sordo più d’aspe d’arimaspe alpestro,
E da lontan, ma in van miro e sbalestro
Colei che a’ sospir miei sembra un pilastro.

Per risanarmi e farmi un dolce empiastro
Dal lato manco, over dal fianco destro,
Flora ed Aurora colsero un canestro
Di scilla, camomilla, appio e mentastro.

Per crudeltà che mai non ha registro
Ardo sin dentro il centro, e nol dimostro,
E mi corrode il cor l’umor salmistro.

Con foglie non si toglie il neo d’inchiostro,
Nulla vale al mio male arpa, né sistro,
Né quante corbe d’erbe ha l’orbe nostro.

***

Leporeambo alfabetico endecasillabo satirico trisono irrepetito
Per N. vecchia, che spaccia la giovinetta
ama, ema, ima, oma

Io poeta di bieta ho tanta brama
Far versi tersi, e tessere poema
Di satirico over lirico tema,
Che fame infame acquisto, insieme, e fama.

Talor che sto d’umor compongo drama,
E di morire e non finire ho tema;
Cotanta ho voglia, asmo di doglia estrema,
Se la berta non dono a certa dama.

Questa una de le dee Napee si stima,
E da me vuole cantafole a soma,
E m’impetecchia, brutta vecchia grima.

Porta galante guardinfante in Roma,
E si alliscia, e si striscia, e ‘l volto lima,
Ed ha riccia, posticcia, ebraica chioma.

***

Leporeambo alfabetico duodecasillabo satirico trisono irrepetito
Si sdossa da una publica offesa
arico, erico, irico, orico

Mastico il fren, fantastico, e prevarico,
Sofistico, umoristico, colerico,
E di cordoglio mi discioglio iterico,
Se d’una ingiuria in Curia io non mi scarico.

Non barbaro reobarbaro, barbarico
Può guarir il martir mio mesenterico;
Se non mi sfoio, muoio climaterico,
Né mi risana il male ana d’agarico.

Non mi giova erba nova d’aspergirico,
Non aloè di Mesuè teorico,
Non verun altro vie più scaltro empirico.

Se non sconto l’affronto io non mi corico,
E non cesso contr’esso ordir satirico
Leporeambo, strambo e metaforico.

5 COMMENTS

  1. bellissimo; forse nelle righe iniziali del secondo sonetto per errore sta scritto “arico, erico, irico, orico”, che già sta nel quarto. Sembrerebbe giusto che ci fosse invece “astro, estro, istro, ostro”, no?

  2. Grande Leporeo, che riesce a dire il nulla nel modo più complicato (e così ci svela l’intrinseca insensatezza dell’essere umano). Grazie a Pinto che l’ha ripescato!

  3. adòrollo fortissimamente adòrollo.
    grazie pintus.

    Io poeta di bieta ho tanta brama
    Far versi tersi, e tessere poema
    Di satirico over lirico tema,
    Che fame infame acquisto, insieme, e fama.

    :-)
    chi

Comments are closed.

articoli correlati

Il mondo come prigione e la prigione come mondo

di Antonio Sparzani «Ora che, passati gli anni, ho smesso d'arrovellarmi sulla catena d'infamie e fatalità che ha provocato la...
domenico pinto
domenico pintohttps://www.nazioneindiana.com/
Domenico Pinto (1976). È traduttore. Collabora alle pagine di «Alias» e «L'Indice». Si occupa di letteratura tedesca contemporanea. Cura questa collana.