Trittico di salmone domestico
di Emmanuela Carbé
[ I testi sono tolti dal blog di lumicino. D.P. ]
133. Catalogo delle stelle
salgo su re teodorico per svuotarmi con due dita la testa e da lì sopra mi arrampico sul mio posto che è davanti a tre alberi da cimitero che lasciano un ritaglio a ponte pietra-casa di carla fracci-duomo, mentre a destra il mio san giorgio, i miei tetti di casa rossi, il mio fiume. arriva mio salmone domestico che si arrampica vicino a me, si incrocia ai miei pensieri e mi dice che se avesse un telescopio per medici mi visiterebbe perché non mi vede bene. Il mio problema, penso osservando gli omini che vanno su e giù per il ponte, il mio problema è che mi piacciono gli oggetti. Così quando ho visto quell’oggetto che hai sul tavolo io mi sono innamorata di te e di te tutto. Mi innamoro quando vedo le librerie degli altri perché traccio un percorso di significati passati che sono tutta la storia di un uomo. Così, di tutta questa felicità mentale, mi rimane solo l’idea, un significante, un oggetto che gira. Io in altri modi non so amare, per me l’amore è tangibile e a volte porta l’etichetta lavare a mano. e quando guardo nel cielo tutto il catalogo delle stelle abbasso gli occhi per la troppa bellezza del catalogo delle mie, tantissimi oggetti perfetti meticolosamente siglati per mese e per anno e lasciati lì sulla luna. mi ricompongo cercando il decumano. francesi e romanzi americani, rispettivamente mattina e sera. è il responso di mio salmone domestico. una volta al dì, per dieci giorni. e tra dieci giorni, mi dice, basta harmony su lumicino: avventurose fresche avventure.
122. Contro Lévi-Strauss
Ero appena uscita dalla casa monolocale con soffitto a navata singola a due vele incrociate che c’era lui che mi inveiva contro e diceva che ho due mani funzionanti ma un cervello di gallina, un cervello che ha il nocciolo così, e mi faceva segno, così piccolo.
così piccolo, ripetevo nella testa, come una noce di quelle che non si aprono, ma le mani, invece, quelle funzionano, e chissene, mi dicevo, ma il cervello? così mi ripetevo e mi si avvicina una cosa strana, di un rosa strano, che non riesco a definire nei suoi contorni e a descrivere nella sua materia. una cosa che potrebbe essere una noce, due mani incrociate a palla, una matassa, e mi viene in mente che forse è mio salmone domestico, mio salmone accantonato per fare spazio all’altro, igiene del sonno, studio che aspiri a un metodo, evasioni programmate in funzione del metodo.
dico a salmone che secondo me l’amore ai tempi delle funzioni di propp doveva essere potente e complicato, perché le persone per dirsi ti amo potevano usare le formule chimiche, e non come ora, e allora, gli dico, con le frecce e l’alfabeto maiuscolo e minuscolo, con i simboli, l’eroe lasciava la sua terra e senza temere il passato, quello che aveva fatto di sbagliato, andava contro il drago e tornava nel regno e baciava la principessa, freccetta in basso ipsilon ics alla seconda eccetera, freccetta in alto, in alto i cuori.
e così, mentre mi rendo conto di non saper più parlare a mio salmone domestico, mentre cerco la formula esatta per dirgli qualcosa, e lui zitto zitto, tu sommergi da un angolo oscuro della mia mente e mi pensi: ti penso nelle tue fattezze di oggi, password di accesso alla mia casella postale e nient’altro.
devo cambiarla prima o poi, mi dico, prima di dimenticare anche il nome.
senza emozioni lo dico, come le signore che spazzano via le foglie sull’androne di casa, in quel paese di collina che è dell’infanzia.
97.
Premessa
Sua Maestà?
Dimmi salmone.
Ci sarebbe il Federalista Trasversale che chiede udienza.
Ha ripetuto ad alta voce in obliquo Viva Marx, Viva Lenin, Viva Mao Tse Tung?
Thun?
Tung.
Sì Maestà.
L’udienza è accordata.
Il fatto.
Sulla torre più alta si avvicina in obliquo il federalista trasversale. Con la faccia in obliquo e la bocca in obliquo mi dice buongiorno, e io rispondo buongiorno. Allora, gli dico, corre voce che avvocato vuole farti entrare nelle storie di salmonedomestico. Federalista trasversale tace. E cosa vorresti fare, nelle storie di salmone domestico, eh? Sentiamo. Vuoi parlare di politica? Troppo tardi, ci sono già i comitati leninisti. Vuoi parlare del mondo? Niente da fare, c’è già madrelinguaspagnola. Come? Di sport? E sagoma di gattuso cosa credi che ci stia a fare? Di teatro magari, sì, poi lo spieghi te alla Duse. Di grandi princìpi? Ci basta canebianco. Di tristezza? E secondo te perché ho un salmone domestico? No, fammi indovinare. Anche te vuoi parlare di amore. Eh? Vuoi parlare di amore? Cos’è, ci avete scambiato tutti per la versione veneta degli harmony? No, rimani in obliquo, non aprire la bocca. Visto che avvocato ti ha portato nel regno io decido che tu prendi il suo posto, e lui verrà imprigionato in una campana di vetro a sud del confine. Ti chiederai cosa devi fare, cosa faceva il fu avvocato. Niente. Parlava di Mary Poppins, si lamentava per gli spazi e i tempi lunghi. Inoltre, era un po’ lento a capire le parole di salmonedomestico, sai, quelle persone che bisogna dirgli le cose due volte. Sai, quelle persone che bisogna dirgli le cose due volte.
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peccato che queste prose vengano pubblicate per ferragosto o giù di lì quando il pubblico è impegnato a lanciarsi i gavettoni.. in questa prosa ci vedo echi “messicani” di gianni solla. mi piace.
sono contenta che abbiate deciso di pubblicare stralci del lumicino blog.
lo segue dall’anno scorso e trovo che sia molto bello, di grande ispirazione.
complimenti a emmanuela.
Per chi il Ferragosto lo passa a casa,
questa è una piacevole e rinfrescante sorpresa.
Bravissima Emmanuela,
è un vero piacere conoscerti.
[…] Posted by mg on August 14, 2008 da leggere: https://www.nazioneindiana.com/2008/08/14/trittico-del-salmone-domestico/ […]
Ciao lumicino.
Rciroda un po’ Richard Brautigan questa pesca al salmone domestico in adige.
è bellissimo il mondo interiore-esteriore che riesci a costruire.
bene.
mi piace quello che scrivi.
sagoma di pecos