Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato 14
di Andrea Inglese
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Cara Reinserzione Culturale del Disoccupato
è venuto il momento di partire,
se fossi partito
(non partirò, non stavolta)
se alla fine, avendolo previsto,
o semplicemente così,
perché lo sentivo, fossi
partito, e sarebbe stato
il momento giusto,
io ti avrei preparato, ti avrei detto,
delle frasi, ma preparate appunto,
non cose artificiali,
o troppo pensate, sì, sì,
evidentemente
le avrei pensate anche a lungo,
e permutandole, e permettendomi
degli effetti di stile, un’ironia
che avrei immaginato
ti sarebbe piaciuta,
un’ironia, diciamo,
che piacesse
e il tutto alla fine come se le avessi dette
sul momento (e poche, quelle frasi)
ma non è così,
perché lo avrai notato, per altro,
quando si parte, non è mai
il momento giusto,
è prima, magari appena,
appena prima
o appena dopo
che si dovrebbe davvero partire
e non perché, preparandolo, il momento
della partenza
divenga così un momento sbagliato,
o ingiusto,
è sempre quando si resta,
che è il buon momento
di partire.
e come portati via
si rimane
“è sempre quando si resta che è il buon momento di partire”…quant’è vero, ci vuole molto forza per lasciarsi tutto alle spalle e andare…
“Quando si parte,
non è mai il momento giusto”
Sono i versi che parlano più al mio cuore.
Non so se sono nel senso della poesia o no, ma ho notato che partire fa nascere goffaggine: nel addio c’è già un dolore del corpo che vuole non farsi vedere, un sorriso un po’ triste.
Qua
Accidenti, ho fatto una manipolazione goffa ( vero!)
Quando parto, ho sempre la tentazione di tornare o di correre dietro la persona che se ne va.
La poesia mi rammenta che partire è sempre un dolore, perché si sente il corpo tagliato in due, si prova davvero un dolore fisico nel centro dell’ombelico.