Triptyque delle voci sporche delle femmine toste

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  1. Tre grandissime. Mi fa particolarmente piacere vedere ricordata Violeta Parra, che con Victor Jara è stata una delle autrici più importanti della nuova canzone popolare cilena. Riporto qui “Gracias a la vida”, forse il suo pezzo più famoso (anche se non necessariamente il più bello, perché le sue canzoni sono tutte belle):

    Grazie alla vita, che mi ha dato tanto,
    mi ha dato due occhi che quando li apro
    distinguo nitidamente il nero dal bianco,
    e nell’alto cielo il suo sfondo stellato
    e nella folla l’uomo che io amo.

    Grazie alla vita, che mi ha dato tanto,
    mi ha dato l’udito che in tutta la sua apertura
    registra notte e giorno grilli e canarini,
    martelli, turbine, latrati, burrasche
    e la voce tanto tenera del mio beneamato.

    Grazie alla vita, che mi ha dato tanto,
    mi ha dato il suono e l’abbecedario.
    Con esso le parole che penso e dico:
    madre, amico, fratello e la luce che illumina
    la rotta dell’anima di chi sto amando.

    Grazie alla vita, che mi ha dato tanto,
    mi ha dato la vitalità dei miei piedi stanchi.
    Con essi ho percorso città e pozzanghere,
    spiagge e deserti, montagne e pianure
    e la casa tua, la tua strada, il cortile.

    Grazie alla vita, che mi ha dato tanto,
    mi ha dato il cuore che agita il suo involucro,
    quando guardo il frutto del cervello umano,
    quando guardo il bene così lontano dal male,
    quando guardo il fondo dei tuoi occhi chiari.

    Grazie alla vita, che mi ha dato tanto,
    mi ha dato il riso, e mi ha dato il pianto.
    Così io distinguo gioia e dolore,
    i due materiali che formano il mio canto
    e il canto degli altri che è lo stesso canto
    e il canto di tutti che è il mio proprio canto.
    Grazie alla vita, che mi ha dato tanto.

    E grazie al furlén –

  2. Che bel regalo. Tutte straordinarie, ma confesso, il mio cuore batte forte per Strange Fruit interpretata da Billie Holiday. Mi permetto un piccolo inciso storico, utile a capire in che atmosfera si muove questo pezzo.
    Ancora nel 1938 Billie Holiday lavorava con la ‘Artie Shaw Big Band’, un’orchestra di bianchi, e, per mesi, è costretta a entrare dalla porta di servizio mentre i suoi colleghi bianchi entrano dalla porta principale Nel ‘39 canta al ‘Cafè Society’ nel Greenwich Village “Strange fruit” e questa canzone diventa un successo e un simbolo musicale della protesta contro la discriminazione razziale. ‘Strange fruit’ racconta di un ‘frutto strano’ che pende da un albero. «Danno strani frutti, gli alberi del sud, sangue sulle foglie e sangue sulle radici / corpi neri che dondolano nella brezza del sud, strani frutti che pendono dai rami dei pioppi». Il ‘frutto strano’ è il corpo di un nero linciato. La Columbia non volle incidere il pezzo per paura che le alienasse il mercato meridionale.
    Ancora grazie!

  3. Billie Violeta e Janis, tre voci tre toni tre timbri dell’ unica irraggiungile “compagna/big mama” del mio immaginario… la sensualità (Billie) la dolcezza (Violeta) la malinconia erotica che le assomma tutte (Janis)…. tre voci tre diamanti , ma quella di Janis m’entra nel cuore e si scioglie in una lacrima caldissima, come….. /violenza che si fa / dolcezza,/ troppo a lungo repressa/… …

    (dio, da quanto tempo!)

    Grazie francesco per questo bel regalo!

    Saldan

    P.S. Spero di averti a Un Libro Un Vino edizione 2009

  4. Violeta e Tancredi Parmigiani per me resteranno coloro che hanno scelto di andarsene dicendo grazie alla vita. Grazie per questo bel ricordo, Francesco. Buon Natale.

  5. @effeffe
    con queste voci sublimi il mare qui davanti a me sembra di un altro colore
    thanks
    ti auguro sempre giorni sereni
    c.

  6. Voci che danno speranza nel mondo, che danno calore e consolazione, che danno colori, il sentimento dell’amore e della grazia.
    Ho un debole per Violetta Parra che ha la fantasia di una farfalla, la libertà nel suo canto, il dolore e la vivacità di una ragazza.

    E’ un momento di grande dolcezza.

    Grazie a te effeffe, la tua delicatezza fa bene all’anima.

    Un buongiorno a Saldan. Un libro un vino che magnifica espressione!

  7. Ho conosciuto Janis Joplin nella catastrofe della mia cameretta, dei miei quindici anni. Ricordo le lacrime per questa little girl blue, che mi bagnavano il colletto di plastica dell’uniforme di cadetto, dismessa la domenica mattina e poi di nuovo indossata alla sera. Ricordo la negritudine di quella voce sospesa a un urlo e declinato in mille frasi, giri di basso e hammond. Mi dicevo che solo così sarebbe stata la donna che avrei amato, e solo con una voce così.

    Violeta Parra la faceva rivivere ogni sera alla sua chitarra Estrela, in un ristorante della rue des Rosieres a Parigi. Il proprietario Jacob, ebreo di Tunisia mi offriva l’unico mio pasto del giorno , pregandomi di accettarlo, sapendo che non avrei rifiutato, che era solo per fargli compagnia, diceva. Estrela, argentina, si esibiva una sera a settimana al trottoir de Buenos Aires, di fronte al Duc des lombards. frequentato, pare da Cortazar e dai rifugiati argentini negli anni settanta. Estrela mi raccontava di come l’autrice del più bel canto d’amore per la vita, per la vita perché era d’amore, alla fine dell’amore non resse e con lei , la vita.

    E’ stato José Munoz, il geniale fumettaro argentino,sempre a Parigi a farmi vedere Billie holiday con una serie di disegni che le aveva consacrato. ma fu a Montpellier, con Genevieve che ho scoperto quell’ultimo concerto in cui per ben tre volte l’orchestra si interrompe perché lei non tiene la nota. E sembra morire e tu che ascolti con lei. Poi lei spicca il volo e sembra che anche a te, che ascolti, siano spuntate le ali.

    Loro sono le voci sporche cioè quelle più vicine a dio se esiste, sicuramente nei cuori degli uomini.
    effeffe

  8. tre femmine toste, intense, vere.
    tre voci sporche che urlano o sussurrano la vita in tutte le sue pieghe
    anche tre vite difficili.
    tre grandissime donne.

  9. sono femmine, sono voce e scelgono di esserlo attraverso se stesse. Sono borbottio della terra, sono il terremoto che gli uccelli sentono e che loro rendono udibile anche per noi, sono la lava che le usa e le attraversa, le scava e le consuma. E la terra le consuma, la lava che lasciano passare e usare e bruciare il loro corpo i loro pensieri, ogni respiro, il respiro è il respiro della terra, arcano lontano non umano in un corpo umano. È femmina la voce, gli uomini son parole, suono le donne; gli uomini raccontano, le donne lo sono e lo incarnano. Billie Holiday canta anche mentre respira, continua nelle pause, continua un suono che è voce nel prolungamento del suono attraverso se stessi e non corde vocali che vibrano.Voce è il suono che viene dalla vibrazione di noi, che le corde vocali siano usate o meno; voce è ogni estensione di suono che ci abita. Glenn Gould è voce in quel corpo deformato e contorto dal suono che lui sempre ricerca,sempre più irradiante, sublime piegato sotto il pianoforte, sempre più basso sul panchetto. Glenn Gould è femmina, femmina Marco Rovelli, uomo Giovanna Marini, voce anche Nick Cave.Solo la voce che usa tutto di noi è davvero intonata e solo quella voce è davvero femmina. Ci vuole tutti, e tutti offerti e donati. La voce è una donna con mani d’uomo. Le altre son fringuelli, son begli strumenti, uccellini da compagnia e trastullo.

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francesco forlani
francesco forlani
Vive a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman e Il reportage, ha pubblicato diversi libri, in francese e in italiano. Traduttore dal francese, ma anche poeta, cabarettista e performer, è stato autore e interprete di spettacoli teatrali come Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, con cui sono uscite le due antologie Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Corrispondente e reporter, ora è direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Con Andrea Inglese, Giuseppe Schillaci e Giacomo Sartori, ha fondato Le Cartel, il cui manifesto è stato pubblicato su La Revue Littéraire (Léo Scheer, novembre 2016). Conduttore radiofonico insieme a Marco Fedele del programma Cocina Clandestina, su radio GRP, come autore si definisce prepostumo. Opere pubblicate Métromorphoses, Ed. Nicolas Philippe, Parigi 2002 (diritti disponibili per l’Italia) Autoreverse, L’Ancora del Mediterraneo, Napoli 2008 (due edizioni) Blu di Prussia, Edizioni La Camera Verde, Roma Chiunque cerca chiunque, pubblicato in proprio, 2011 Il peso del Ciao, L’Arcolaio, Forlì 2012 Parigi, senza passare dal via, Laterza, Roma-Bari 2013 (due edizioni) Note per un libretto delle assenze, Edizioni Quintadicopertina La classe, Edizioni Quintadicopertina Rosso maniero, Edizioni Quintadicopertina, 2014 Il manifesto del comunista dandy, Edizioni Miraggi, Torino 2015 (riedizione) Peli, nella collana diretta dal filosofo Lucio Saviani per Fefé Editore, Roma 2017