Caro bimbo ti penso

Molto di quel che c’è da sapere è nelle fotografie di Vittorio Arrigoni.

Forse il nostro pensiero è semplice e ci mancano le sfumature sempre così necessarie nelle analisi, ma per noi, zapatisti e zapatiste, a Gaza c’è un esercito professionista che sta assassinando una popolazione indifesa. (Subcomandante Insorgente Marcos. Messico, 4 gennaio 2009).

Un commentatore di Nazione Indiana ha tradotto l’intervento da cui sono prese queste parole.

105 COMMENTS

  1. bisognerebbe mandarle in rotazione su tutti i canali televisivi. sostituendo gli squallidi ed ipocriti servizi di gran parte dei telegiornali. servizi senza voce. solo queste immagini.

  2. @and: io la televisione non la guardo più… colpa dei sionisti che attaccano violentissimi, colpa di Hamas che ha voluto questa guerra continuando a provocare. Ecco il risultato. Per un pezzo di terra, un pezzo di terra sacra perennemente conteso e insanguinato! Coi bambini ebrei educati -dall’altra parte- all’odio, a firmare le bombe. Basta, basta…!

    @Iannozzi: E’ lassù, quel bimbo stanne certo… E non è stato accolto dal Dio dei musulmani, o rifiutato dal Dio degli ebrei. E’ nelle mani del Dio di tutti…

    Adonai

    Apolide

  3. Io non credo in un dio.

    Ma se dio c’è è stato ucciso troppe, troppe volte e sempre era innocente: ogni bambino morto è dio.
    Non c’è chi ha ragione e chi ha torto in questo fratricido. Non c’è un dio musulmano o ebreo, né un dio cristiano o ortodosso… C’è l’orrore, di chi muore e di chi impotente piange per questa terra impastata dal sangue.

    Se c’è un Dio, un Dio vero, di Tutti i Popoli, allora sì, è di certo lassù.

  4. PASQUA EBRAICA, ISLAMICA, CRISTIANA
    ACROSTICO DELL’INVETTIVA

    Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me
    dal suolo! Ora sii maledetto lungi da quel suolo che per opera
    della tua mano ha bevuto il sangue di tuo fratello
    (GENESI, 4 10-11)

    Il giorno della Resurrezione verrà un uomo morto martire e
    Innanzi a Dio dirà “Ho combattuto per te, sino a che sono morto martire”.
    Allora Egli dirà “Menti, hai combattuto perché ti si dicesse
    “Fu un coraggioso! E così hanno detto”.
    E per suo ordine verrà trascinato
    Per la testa e gettato nell’inferno…
    (MUSLIM, Tirmidhì, Nasà’i XIII, 8)

    C adono straziati ancora quegli sguardi adolescenti
    A sei anni da stragi senza nome, e tra grida impotenti
    N on dicono che odio stravolto nella banalità dell’orrore
    T racimante da un male antico che preesiste al dolore
    O rdinario dei lutti, malefico canto che è scudo ai potenti

    D io qui è per sempre finito, soffocato in occhi innocenti
    E stenuati nella fissità della morte, su poveri volti dolenti
    L evati soltanto a raccogliere una sorte che non dice più amore
    L uce sempre più cupa, che non reca traccia di sé nel rossore
    A ccecante d’un sole che cade a coprire le colpe degli indifferenti

    P overi martiri folli che come santi andate ai paradisi imminenti
    R ubando morte alla vita con feroce speranza, SIETE SCUDO AI POTENTI
    I llusi da un sogno di rabbia mai ammansita nel quotidiano rancore.
    M a voi assassini del cielo che ancora cantate vendetta nel fragore
    A vvelenato di bombe stillanti orrendo macello di carni, anime dolenti,
    V oi non sarete più assolti di COLORO CHE, CARNEFICI, FURONO VITTIME
    E con beffarda violenza ne assumo gli atti, gridando al terrore
    R abbiosi, insolenti, a null’altro legati se non a tragico gioco d’inganni
    A h, VOI SIETE SPECCHIO A VOI STESSI, GLI UNI GLI ALTRI DISUMANI E IMPOTENTI!

    P asqua di sangue, che di notte rintocca la fredda contabilità della morte
    E ripete l’ennesimo calvario degli odi in luoghi non più cari al silenzio
    R idate un senso alle cose, date voce alla parola di chi grida pace nel deserto
    D egli uomini che non hanno più volto, date potere alle parole degli innocenti
    U rlatele forte, voi che avete ancora speranza, gridatele fitte, con fiati possenti
    T endetele dure oltre l’arco del cielo, via dalla linea di sangue, parole taglienti :
    A NIME PERSE, VI MALEDICO! – ORA E PER SEMPRE- NELLA PASQUA D’ORRORE E DI MORTE!

    29.3.2002 S.D.A.

    Referenza musicale : “Never grow old- The day is past and gone” gospel eseguiti da Aretha Franklyn.

  5. Non vorrei sembrare indelicato, ma alcuni commenti (vedi Iannozzi) sembrano degli estratti dalle canzoni di Laura Pausini.

    Questa sovraesposizione dei cadaveri infanti mi dà parecchio da pensare, accende le passioni e abbassa la guardia critica sulle ragioni del conflitto.

  6. non d’impulso, da che mondo è mondo, c’è sempre la violenza paraocchiuta di certi maschi, siano palestinesi o d’israele. e poi cosa cazzo mi mostri? un bimbo morto? per dire cosa? chi ha torto? non vedo donne in quella foto. immaginate la madre? la donna? ne vogliamo parlare? del dolore di una donna che ha da sopportare l’autismo del suo uomo? bravo il fotografo! zapatisti controzapatisti cattolici musulmani: tutti colpevoli quando muore un bambino e quando lo si esibisce per dimostrare la crudeltà… di chi? società dello spettacolo, ovvio! tutto deve essere chiaro lineare preciso. monodirezionale. sentire? condividere? no! io ho ragione, punto e basta. come diceva spesso mio padre. realtà verità punto. materialismo. paraocchi. invece un bambino israeliano non è un bambino. no. il messaggio dovrebbe essere chiaro: basta con la guerra. cazzo. anzi, andassero ad ammazzarsi da qualche altra parte, se hanno difficoltà a dialogare, lasciassero le donne e i bambini. la gente sta ancora dietro alle ideologie alle religioni ai dogmi. basta. siamo esseri umani uguali tutti. questo si dovrebbe dire, e non buttare benzina sul fuoco. pacificare, e non aizzare ulteriormente. non è una partita di calcio, questa. cristosanto. guarda pinto non ce l’ho con te. avevo visto già questa foto e m’ha dato noia. e non dico nemmeno che tutti i maschi siano violenti o insensibili, ma non si usa la foto di un bimbo per creare schieramenti mentre si dovrebbe creare una controinformazione pacifica e non di parte. che mondo di merda!

  7. @ domenico
    non solo ora riotta si “sbilancia”così
    su benjamin ci puoi giurare che una volta sì e l’altra pure i libri presentati sono di autori ebrei o israeliani
    i pochi altri libri presentati da benjamin? insulsaggine pura

  8. scusate. :( tanto non ha senso nulla. e sono infantile. lo so. ma la tracotanza degli assassini israeliani sostenuta dall’imperialisti, la loro forza economica. e il mio migliore amico a 18 anni mi chiamava “palestina” e avevo sempre la kefia (non si scrive così lo so) e sono di parte. ma devo superare questo stare di qui o di lì. io che posso fare? stasera al reading dirò di ramon e la guerra. e poi? possibile che nessuno riesca a fermare la strage? e l’11 settembre non c’era nessun israeliano, è vero? sto leggendo genna e mi colpisce l’idea che i morti ci suggeriscano parole di cui non sanno il significato. quel bimbo e la storia e l’orrore e non ho più fame e non vorrei svegliarmi più e vorrei essere un morto pure io per stare dalla loro parte… è l’unica. stare dalla parte dei bimbi – di quel bimbo. è notte e nulla succede per caso. dovrà finire e finirà per tutti. chi se ne frega! e dovremmo essere critici e hai ragione. e poi? sono ridicolo e inutile. potrei fare cosa? leggerò ramon e basta la guerra e poi quel bimbo? esistono i miracoli? e poi il suo amichetto sopravvissuto e poi quando finisce? quando? e perché non la smettono e perché siamo vivi? e perché io non posso fare nulla?

  9. Un choc terribile questa immagine. Non ho TV e non ho visto immagini della guerra.
    Mi fa male.
    Vorrei che la pace venga, che la violenza si taccia.
    Non sopporto immagini bambini feriti.
    Vorrei che l’Europa abbia lo stesso peso dell’America.

  10. “e l’11 settembre non c’era nessun israeliano, è vero?”
    questa è una porcata, Bimodale. Ti prego, non scadiamo così in basso.
    E brutta o bella che sia la foto, io ci sto male.

  11. tranquillo biondillo, è flusso di coscienza e mi è venuto in mente questo episodio. secondo è più una porcata mostrare foto del genere che alimentano ulteriori guerre sante. meglio sarebbe la foto di un palestinese e di un israeliano che si spompinano a vicenda. brutta o bella, lì c’è un bimbo. il parametro per stabilire cosa è porcata e cosa non ha senso difronte a quel corpicino. tutto è una porcata. non solo. ma non ha senso nulla.

  12. trovo orrendo l’uso che si fa delle foto dei bambini martoriati in questa guerra. orrendo anche quando fatto in buona fede. se fossi il padre di uno di loro, mai e poi mai vorrei vedere quelle foto in giro. e le trovo inutili. servizi con sole foto e senza parole? allora sì, l’uomo è veramente una bestia tornata bestia dopo un ciclo culturale. allora sì, esiste solo la televisione. solo l’immagine. allora sì la parola non può niente. solo l’immagine. la ragione non può niente. solo l’ambigua, inaffidabile, incontrollabile immaginazione. vi prego, vi prego, pensateci prima di sbattere su internet le foto dei bambini morti. specie se non le avete scattate voi.

    lorenzo

  13. Stiamo tutti male. In questi giorni sono a casa e inizio le giornate costringendomi a guardare queste foto, tutte le foto che riesco a trovare. Perché i morti non siano per me anonimi, siano persone vere. Perché quando uscirò di casa potrò meglio comunicare ad altri la rabbia e l’orrore per quello che sta accadendo, sconfiggere l’indifferenza indotta dai media, i discorsi prevedibili su Hamas e sui poveri israeliani.
    Voglio salutare ogni persona, ogni bambino, dedicargli il mio dolore ed affetto. Ho pianto ogni bambino, come se fosse mio figlio, io che non ne ho e ogni persona assassinata come se fosse un mio parente.
    Chi sa, chi comprende l’orrore in cui lo stato criminale di Israele sta precipitando l’umanità, deve dirlo agli altri e poi chiedere di fare qualcosa, l’unica cosa che in questo momento un cittadino può fare, il boicottaggio delle merci israeliane.
    Le foto dei bambini uccisi portate nei cortei, le foto su internet sono forse l’unico modo per scuotere le coscienze, per mettere la gente di fronte ai fatti, al crimine che sta avvenendo e che viene minimizzato, occultato, giustificato.
    In questa foto non ci sono donne, non c’è la madre. E’ probabile che la madre sia morta anche lei, le madri si tengono vicino i figli piccoli.
    Il bambino di questa foto non è vittima di un bombardamento, ma è stato ucciso da un soldato, porta i segni di colpi di arma da fuoco. Non dobbiamo forse saperlo che gli israeliani, oltre a bombardare indiscriminatamente, bombardare perfino edifici dell’Onu, scuole, ospedali, sparare sulle ambulanze, gli israeliani sparano ai bambini piccoli. Ecco, adesso lo sappiamo. Erode è tornato e ha occupato Gaza.

  14. La foto, sì, ci entra dentro, graffia le viscere, morde l’animo, è intollerabile immaginare la dinamica di quella morte, cerchiamo di difendercene. Perché soffermare lo sguardo su quel fotogramma, rigido come quel corpo, vuol dire essere scaraventati in un inferno, non il solo, ce ne sono tanti, ogni giorno, di inferni così, ma quello è un frammento di una tragedia, è successo, è mostrato, non è guerra raccontata, come stanno facendo, giornali, televisioni, la guerra raccontata, con belle scenografie (ricordate le riprese notturne di Baghad in lontananza sotto le bombe, e quelle luci, che solcavano il cielo, che salivano in cielo?, un bel quadro, tranquillizzante, niente sangue, niente cadaveri), questa no, l’indecenza di qualche fotografo rompe le regole del gioco, e ci mostra un corpo esposto (alla rabbia, alla pietas, al silenzio), e la nostra reazione, nervosa, isterica, perché non vorremmo vederlo, quel corpo. Ci fa star male, allora cerchiamo un modo, una ragione per distogliere gli occhi, evitare le interrogazioni drammatiche, le interrogazioni pesanti, che hanno a che fare con il nostro essere sociale, con il nostro essere-nel-mondo, ma in una tana, o in una nicchia. E da quella tana ti scopri impotente, non riesci a gridare, e allora hai reazioni di rifiuto. Il conturbante è anche il familiare, come diceva Freud, e chi ha figli, affetti, famiglia, dinanzi a quella foto, va in crisi. Anch’io, come ha detto in un post Inglese, cerco di proteggermi evitando di guardare i corpi straziati di quel dramma, del nostro dramma. Per fortuna ci sono le tv italiche che pensano bene di mostrarcene il meno possibile, di quelle immagini, di quei corpi.

  15. Non bisogna mostrarcele, quelle immagini, questo lo sanno bene i tutori dell’informazione, perché sanno che non potremo resistere a lungo a quello strazio, a quella “indecenza” di corpi martoriati, e allora ci verrà voglia di dare un calcio a tutto, al nostro cellulare, al nostro computer, alla nostra auto (e a tutti quelle merci che sempre più vedo come oggetti di baratto contro quei corpi martoriati), e un calcio a tutti quelli che ci hanno mentito, che ci hanno fatto credere che tutto possa esser compreso nella/dalla discussione “se sionismo o antisemitismo”, come dicono gli zapatisti, e di cui quei corpi straziati ci dicono invece la vanità, la falsità.

  16. avevo già visto quest’immagine, la visione è insopportabile.
    è vero non ci sono madri, come potrebbe sopportare una madre?
    l’uso dell’infanzia è sempre da evitare, ma questa verità viene troppo taciuta da chi dovrebbe, se non altro, parlarne.
    Le notizie dei Tg sono edulcorate, hanno un’unica ottica e tendono a dirottare l’attenzione dell’utente sulle cause/colpe di Hamas e del fanatismo arabo in generale, mostrando la guerra d’israele quasi come atto “autodifensivo” anzicché criminale.

    questa foto fa male e dovrebbe incidersi nelle coscienze di molti, ma sembra siano impermeabili.

  17. “è più una porcata mostrare foto del genere che alimentano ulteriori guerre sante. meglio sarebbe la foto di un palestinese e di un israeliano che si spompinano a vicenda.”

    “pensateci prima di sbattere su internet le foto dei bambini morti. specie se non le avete scattate voi. ”

    sottoscrivo

  18. Scusate se sarò molto sintetica, ma sono di fretta, se quello che dico non risultasse chiaro, ma non credo, ci tornerò su più tardi.
    Questa foto terribile è una foto di propaganda, per questo ci sono solo uomini dietro, per questo non c’è sua madre.
    E’ una messa in scena della morte su un corpo infantile morto due volte, quando è stato ucciso dagli israeliani e quando è stato usato dai suoi.
    Questa doppia mancanza di pietas è il segno di come siano andate insopportabilmente avanti le cose e di come in fretta tutti noi dovremmo smetterla di parteggiare, cercando invece di spingere in ogni modo per porre fine a questo orrore.
    E’ difficile non parteggiare, lo so, anch’io dentro di me parteggio, ma mi riifuto di farlo a voce alta, perchè la mia priorità di cittadina di questo mondo è che si arrivi a un cessate il fuoco imposto e a una pace, anche misera, imposta finalmente a tutti.
    Guardata con occhio lucido, questa foto forse ci fa capire che almeno da parte nostra, non sia il momento di fare a nostra volta propaganda, ma di chiedere con forza che finisca l’orrore.

  19. Chissà, forse ho sbagliato a pubblicare la fotografia. Non so. Può darsi. Trovo però significativa questa pudicizia, non so come chiamarla, che vorrebbe il riserbo sul corpo dei morti al pari del lenzuolo sul Cristo Velato. La fotografia potrebbe essere pornografica, in qualche modo, o anestetica, anodina. V’è da dire che la lettura dell’immagine non è così pacifica, perché l’inquadratura mette sì in moto un congegno emotivo, ovvero una scorciatoia nel giudizio, ma a differenza di altre foto, mi sembra, presenta con maggiore evidenza la sua natura duplice: è la morte e il suo inscenamento. Il corpo del bambino è stato lavato, rivestito con quel cencio, gli è stato scoperto il torace; dietro di lui la faccia degli uomini non mostra pietà, paiono di fronte all’eterno ritorno dell’eguale, o forse monetizzano l’esposizione del cadavere – atto (molto pragmatico) di propaganda. È ciò che rende sul serio spaventosa l’immagine: la verità e la sua immediata revoca (l’incenerimento della verità nel momento del riciclaggio).
    Ho scelto di pubblicare l’immagine perché, sfatto il meccanismo narrativo di cui ogni documento è latore, proviene dal corpo un invito, terribile, al quale non ci si può sottrarre, a toccare con un dito le labbra dei fori d’entrata: sono veri? Sono dannatamente veri.
    Altri si interroghi sulle porcate.

  20. Nella maniera più assoluta sono contraria all’uso di fotografie di morti, figurarsi di bambini.

    Detto ciò: purtroppo oramai l’ho vista (e rivista), questa foto. A me dà un effetto da allucinogeno. Vedo il bimbo e mi sembra vivo. E’ vivo, o appena spirato, o sta morendo in quel momento. Vedo che si lascia andare (alla sua morte). I suoi occhi mi parlano (indirettamente). Parlano a quelli che gli stanno vicino e che non capiscono niente. Dicono: faccio quello che volete, per l’ultima volta. Dopo mi lascere in pace. Io sono già in pace. Va bene, muoio. Finalmente muoio.

  21. scusa alcor ma non sono d’accordo. proprio per la serietà estrema della questione cerchiamo di cogliere tutte le differenze.
    non entro nel merito circa la questione se fosse il caso o meno di pubblicare questa foto. ho avuto anche modo di parlarne con domenico direttamente che ha posto la domanda a me come, immagino, ad altri ed a cui non ho saputo rispondere (questo anche per dire che lo stesso pinto non l’ha certo postata a cuor leggero). per conto mio credo che la questione arabo-israeliana sia talmente incancrenita che, nel momento in cui la si affronta, qualunque cosa si fa, non se ne esce “puliti”.
    in ogni caso una cosa mi sento di dirla. quel bambino è stato ucciso una sola volta perché gli esseri vivono possono essere uccisi solo una volta. e quella volta è stato ucciso (si suppone) dall’esercito israeliano. se c’è un dato ineludibile è questo.

    aggiungo una postilla. sabato ero in manifestazione, qui a brescia. di nuovo gaza, di nuovo bambini. quelli presenti urlavano slogan violenti (tipo: bush, barak, assassini). quelli mostrati in fotografia erano morti. mi rendo che è solo un obbligo etico chiedere che i bambini restino fuori dalle guerre. ma forse è una “buona” richiesta politica chiedere che i bambini restino fuori dall’odio.

  22. non è la pudicizia che suggerisce di non usare foto come questa né tantomeno di sperare che foto come questa possano essere utili a formare una opinione pubblica corretta. non è pudicizia. è la certezza che ridursi a usare foto come questa significa aver rinunciato all’uso della ragione, della dialettica, delle parole. significa in altri termini, fare la stessa cosa di ciò di cui si accusano i telegiornali (per inciso, come si fa a dire che le tv non parlano di queste cose quando uno come maurizio costanzo – e sapete in che tv lavora – ieri sera o l’altro diceva esattamente le stesse cose – “erode al confronto è un dilettante”?). significa pensare che l’uomo è un animale che può reagire solo emotivamente all’orrore e non razionalmente e moralmente all’ingiustizia. una immagine, l’immaginazione, sono incapaci di determinare un giudizio univocamente. ne è un esempio l’opinione qui sopra di chi nota più i visi di bronzo degli uomini sullo sfondo che non il bambino. e legge l’immagine come prodotto di propaganda. ossia in segno completamente opposto a quello di chi l’ha proposta qui. questo è quello che accade con le immagini, con l’immaginazione. similmente accade con i “dati ineludibili” di cui parla bortolotti: sì, è ineludibile (o diciamo molto probabile – e non dalla sola immagine ma da tutto il contesto delle informazioni disponibili) questo bambino è stato ucciso dall’esercito israeliano. questo dato ineludibile non è minimamente sufficiente a formarsi un giudizio su ciò che accade. sta accanto ad altri dati ineludibili, atomici, muti.

    lorenzo

  23. Le elucubrazioni vostre mi fanno rabbrividire, sembra abbiate completamente dimenticato che quel bambino un giorno era vivo e ora è morto, e che non meritava in nessun modo di essere ostentato a scopo di, dice bene Alcor, propaganda. È un essere umano, non un simbolo.
    Il pudore che suggerisce il rispetto sacrale dei morti (non la pudicizia, Domenico) non è cristiano, è un’affermazione di civiltà. Io mi rifiuto di accettare che quel bambino sia stato usato, che la sua morte sia stata inscenata, per questo ritengo che l’immagine sia profondamente sbagliata, ingiusta, immorale, malvagia – da respingere con ogni forza. Da cancellare.

  24. il vostro cinismo per me è quasi disturbante, dite delle cose di una banalità incredibile e date anche consigli.
    Concordo con alcor che non si dovrebbe parteggiare anche se vedere una guerra con da una parte i palestinesi che NON hanno NULLA (non possono neppure battere moneta e devono usufruire delle banche israeliane con tutto quello che la cosa comporta) e dall’altra un esercito con i bombardieri (alcuni senza pilota) che sganciano bombe al fosforo, proibite dal diritto internazionale, e altre armi da testare per conto degli Usa: Vedere che stanno sperimentando queste nuove armi terribili (anche via terra) su una popolazione indifesa e ingabbiata. Vedere che i soldati di un esercito regolare (e non terroristi da strada) raccolgono persone, donne e bambini, in una scuola per metterle al “sicuro” (dicono loro) e poi arriva un carro armato e (per ordine dall’alto) le prende di mira e le stermina tutte. Vedere soldati che sparano sulla croce rossa e le ambulanze piene di feriti, vedere che bombardano ospedali e mosche … beh insomma anche ad essere de ghiaccio si finisce per parteggiare, non è possibile fare altrimenti, a meno che non si sia macchine o mostri.
    Sulla foto avete detto cose per me incredibili, a me gli uomini dietro sembrano normalissimi, certo non sono il prototipo che gli occidentali vedono al cinema o alla tv, sono persone provate, stanche, irate, disperate, indurite, con visi che nascondono il dolore e la pietà visto che quel bambino sarà solo una delle 850 vittime (più 3500 feriti terribilmente dilaniati dalle nuove bombe), quegli uomini possono essere operatori medici, infermieri, o solo volontari che raccolgono i feriti … il bambino non è detto sia morto, può sembrarlo, ma forse è solo attonito, tra l’altro queste nuove armi sono terribile, da quello che ho capito fanno piccole ferite esterne e poi lavorano internamente distruggendo i tessuti … Qualcuno di voi ha incoscientemente parlato di propaganda … boh … a me semmai sembra *documentazione* più che propaganda. Ora non per fare paragoni, ma la cosa che è valsa una condanna per l’eternità al nazismo (al punto che nessuno di voi riesce a trovare oggi altra parola quando si trova davanti all’orrore da descrivere) è stata proprio l’accurata documentazione fotografica, e di filmati, dei crimini compiuti dai nazisti. Nessuno se non 4 gatti di revisionisti neonazisti si sognerebbe mai di definire oggi, simile documentazione, propaganda.
    Per documentare i crimini di guerra (e scoprire anche con quali armi vengano fatti) è necessario che ogni cadavere, ogni ferito venga accuratamente e dettagliatamente fotografato, soprattutto le ferite.
    Voi dite, con fare pietoso e gelido da romanzo d’appendice, che manca la madre e che ci sono solo uomini “scuri” e quindi, forse, per voi inquietanti. Ma non vi viene in mente che forse la madre NON c’è perché è morta o ferita anche lei, e che magari la stanno fotografando altrove, non vi viene in mente che forse è ancora sotto le macerie dei bombardamenti, o non vi viene in mente anche che probabilmente il bambino non è stato ancora identificato e quindi neppure si sa chi sia la madre e il padre.
    Se davvero volete non parteggiare per qualcuno eliminate i vostri pre-giudizi (e i vostri condizionamenti dovuti ad una propaganda che non è certo dei disgraziati di gaza), pre-giudizi direi anche o soprattutto estetici, e guardate la realtà senza veli … se ne siete ancora capaci.
    Sul fatto di far circolare queste foto … io pensa che sia necessario farlo, ma che sia del tutto inutile se circolano senza testo che ce le descriva realmente (non fantasiosamente dal salotto di casa). Buttarle lì, senza aiuto, ne data ne luogo può, appunto, far dire solossali cavolate, a chi le guarda, come quelle che ho letto qui, e permettere questo forse è la vera mancanza di pietas e di umanità..
    Le foto in eccesso, ed eccessivamente esibite, producono, su chi le guarda, effetti contrari a quelli voluti (da chi le posta per denunciare), producono assuefazione all’orrore, e possono quindi provocare anche che ognuno si senta in diritto di disquisirci sopra, a suo piacimento, come se parlasse di un romanzo o dell’ultimo film visto.
    Foto come questa invece servono per documentare i crimini di guerra che al momento, comunque la si pensi, sono in atto, servono anche a documentare il tipo di ferita.
    Domenico pinto mi spieghi dove vedi lo straccio messo addosso al bambino? Stiamo guardando due foto diverse?. I bambini morti musulmani una volta lavati vengono avvolti in lenzuola bianche, ma quel bambino ha addosso la giacchettina e probabilmente dopo un primo soccorso è stato portato in ospedale dove viene anche fotografato… Tu chiami la giacchettina straccio? beh certo, sai com’è, non avrà potuto permettersi l’ultimo modello firmato.

  25. Neanch’io entro nel campo dell’opportunità o meno di pubblicare la foto. E’ un frammento di verità.
    Sul morire due volte tu non sei d’accordo con me, Bortolotti, è una posizione che rispetto, ma resto del mio parere. Se fosse vero che gli esseri umani possono essere uccisi una volta sola, e cioè fisicamente, sopravverrebbe il lutto e la sua elaborazione e il suo superamento. In questa guerra non c’è lutto elaborato, ma morti usate, da entrambe le parti, morti numerate, ritratte, esposte, messe in scena, raccontate, che si concatenano e lottano per la supremazia davanti ai nostri occhi e nella nostra coscienza.
    L’invito che mi fai a raccogliere soltanto il dato della morte del bambino per mano israeliana non fa per me, troppo semplice, troppo statico, troppo volto ad accettare il cul de sac in cui tutti siamo finiti.
    Più che chiedermi di chi è la colpa, in questo momento, io vorrei che tutti spingessero perchè finisse. E poi, eventualmente, si esigesse un tribunale internazionale. Ma adesso basta, perchè nessuno è iinnocente, lì, a parte il bambino.

  26. A me ‘sta fotografia pare tutt’altro che documentaria, e anche se il bimbo fosse ancora vivo e quegli uomini in buona fede (?), la questione non cambia: per me (per me) davanti a quest’immagine la sola cosa possibile, anche se intellettualmente riprovevole, è distogliere lo sguardo.

  27. Nella foto postata su Nazione Indiana da Domenico Pinto, ci sono i potenziali figuranti di un quadro della Controriforma. Il bambino poi è perfettamente estatico. No, questa poetica non m’interessa. Ed io pittore non la guardo e non la dipingo.

  28. Georgia e stefano, scusate, non vi avevo letti mentre scrivevo il commento, ma in un certo senso parlavo anche con voi.
    Parliamo insieme, qui, o almeno spero, non l’uno contro l’altro, sarebbe grottesco.

  29. La foto più famosa della guerra del Vietnam era di una bambina. Ha spiegato al mondo cosa significasse non solo la guerra ma anche il Napalm. Le immagini diventano simboli e quando ci si ostina a non vedere aiutano a superare lo scoglio (a volte).
    Di questa guerra sappiamo troppo poco perchè ci è stato impedito. Quello che ci arriva se è “simbolicamente contraffatto” è conseguenza anche della mancanza di informazione libera in questa guerra. Non è cosa da poco.

    @ bimodale :Le donne sanno essere crudeli e gli uomini sanno piangere e non fare guerre. Al di là del fatto che ci siano solo uomini dietro.

  30. Non ricordo molte immagini recenti di morti pubblicate, se non le foto del Che Guevara ucciso dalle forze speciali boliviane e quelle dei figli di Saddam Hussein uccisi dagli americani in Iraq. Questo può voler dire o che la mi amemoria è estremamente debole o che esiste un tabù condiviso nel rendere note le immagini dei morti anche quando queste potrebbero destare indignazione e collera. Forse non è un tabù radicato ma è una conquista di civiltà relativamente recente, visto che fino a pochi decenni fa si esponevano come trofei o come ammonimento i corpi dei nemici uccisi. E poi la religione cristiana ha come sua icona principale l’immagine di un uomo morto dopo inaudite sofferenze inflittegli da altri uomini e non so bene cosa questo voglia dire rispetto al tabù di esporre il corpo di un morto. Comunque chiedo di rimuovere quella immagine dal sito e, per quello che mi riesce di capire delle mie pulsioni, credo che la richiesta non derivi da una mia opinione tra l’altro apertamente espressa sulla guerra di Gaza, ma dalla forza del tabù di cui sopra.

  31. Georgia, sono essenzialmente d’accordo con molto di quanto hai detto, calmerei un po’ i toni, in quanto non mi pare che si siano dette solo cavolate, né che nessuno qui abbia intenzione di nascondere o criminalizzare le vittime.
    tuttavia, continuare a fare “un’analisi logica” sullo straccio, sul back-ground con battute ad effetto verso l’umanissimo dubbio che un uomo razionale e sensibile come Domenico Pinto si pone, mi pare fuori luogo, cinico e voyeristico.

  32. io invece lascerei la foto, ma invece di metterci sotto una citazione zapatista (che lascia il tempo che trova con quella foto) metterci una dettagliata didascalia: dove è stata fatta la foto, in che giorno, ora, minuto, perchè è stata fatta, di che arma sono i due fori sul petto del bambino ecc. ecc. … e soprattutto dirci se il bambino è sopravvissuto (che sarebbe l’unica cosa importante)

    Per domenico pinto fornire magari anche l’etichetta e lo scontrino dove sia stato acquistato quello straccetto di giubbotto :-(((

  33. sottoscrivo appieno l’intervento di lorenzo.
    c’e’ un modo meno pornografico, meno sensazionalistico di mostrare la sofferenza. a mio parere queste immagini, mostrate così *quasi per far risvegliare una coscienza sociale*, risultano essere solo anestetizzanti: siamo in un mondo che ha visto tutto. questo “linguaggio” risulta essere fin troppo simile a quello delle riviste di gossip.
    spero in piu’ umanità.

  34. scusa natalia ma il giubbotto ti sembra da definire uno straccio?
    a me sinceramente la frase mi ha letteralmente gelato (e non è l’unica) soprattutto perchè si presentava come una informazione.

  35. “cinico e voyeristico” semmai è aver esposto qui la foto senza spiegazione vera e permettere frasi falsamente pietistiche sull’assenza delle madri, la mancanza di pietà degli uomini ecc. ecc.
    I morti sono 900 ora, e voi parlate di foto per propaganda? a me pare di sognare e di essere fra alieni, sul serio.

  36. @Domenico Pinto
    “Le immagini dei bambini morti a Gaza turbano le coscienze, in Israele come in tutto il mondo”, Pagliara (!), tg1, 2 minuti fa.
    Se posso permettermi: non perdere tempo a farti venir dubbi sull’opportunità di pubblicare questa foto. Chi la contesta porta motivi risibili, nella migliore delle ipotesi, negazionisti sul crimine contro l’umanità che Israele sta compiendo nel peggiore dei casi.

    Qui, di fronte a questo crimine, la domanda da porci, visto il nulla che fa l’ONU, l’UE, l’Italia, è cosa possiamo FARE (scrivere, mostrare immagini non basta) per non essere complici.

  37. No. “Caro bimbo ti penso”, il titolo del post, manifesta evidentemente un’intenzione, un proposito e una proposta che non autorizzano a giudicare “cinico” il postaggio di Domenico, il quale non prevedeva parole di commento da parte dell’autore, ma appunto un silenzio meditativo, certo un po’ provocatorio, che favorisse la riflessione, o almeno la reazione, altrui. E ognuno ha reagito come poteva – a quanto pare in maniera più o meno “aliena”. Meno male che c’è Georgia a ristabilire la verità umana e terrestre. Telefono – casa.

  38. Il bambino è morto. Purtroppo. Si trova qui, secondo me:
    http://guerrillaradio.iobloggo.com/archive.php?eid=1766&y=2009#commenti_start

    Lì stava morendo o era appena spirato: non ha avuto nemmeno l’ultimo diritto, come non ne aveva avuti prima.
    Morire in pace, vicino allo sguardo SOLO dei propri cari. Come ognuno di noi – credo – vorrebbe.
    A chi pubblica le foto di chi muore o è morto, domando: vi piacerebbe essere fotografati mentre state per morire o siete morti? QUALSIASI sia la ragione della vostra morte.
    E dopo DARE IL CONSENSO alla pubblicazione dell’immagine della vostra salma? La guerra è orrore, si sa. E a orrore si aggiunge orrore. Ma c’è una cosa: che i morti, quando sono morti, vanno lasciati in pace. Non solo sono stati uccisi, ma pare che non possano nemmeno decidere di NON ESSERE ESPOSTI (in fotografie sparse in giro per il mondo) da morti.

  39. PS: e tengo a precisare che immagino che qui Pinto, come altri altrove, abbia agito in buona fede.

  40. semplicemente dico: un bambino di sei anni che guarda quella foto, ci pensate? un bimbo palestinese che nasce con l’idea della guerra santa?
    e un bambino italiano che vede quella foto? solo per questo dovremmo imparare ad avere più rispetto per i bimbi per non trasformali in adulti vendicativi e ottusi. dal napalm degli anno 60 si spera sia passato del tempo e invece…. no! non nego la tragedia, ma cerco di guardar ele cose da più punti di vista e non semplicemtne dicendo chi ha torto e chi ha ragione. tutti hanno torto. io sono anarchico pacifista e quindi nel rispetto del credo in Dio Allah e il comunismo e il non comunismo (che zono etichette applicata alla realtà, secondo me) direi che bisognerebbe non fare il gioco degli integralisti. allora se proprio è normale la foto di un bimbo (NON CONSENZIENTE E MINORE) metteteci due foto: un palestinese e un israeliano. ci pensate ai bimbi israeliani? che colpa hanno? solo perché israele è destra e ricca e i poveri palestinesi sono poveracci? siamo nel 2008. decidere per un bimbo è patriarcale. anestetizza il dolore ed è come la pena di morte: non risolve il crimine. cosa pensi? che la foto induca pietà? dopo un po’ ci si abitua. basta andare su google e vedere immagini raccapriccianti. non nego la strage, lorenzo, ma come vedi ci sono degli interessi se nessuno sta facendo nulla contro i palestinesi. un paragone lontano mille miglia: perché gli sbirri della diaz sono stati assolti? può essere che uno spettro si aggira per il mondo: il neofascismo postcapitalista. nessun dubbio della buona fede di pinto. con questo, chiudo sull’argomento. anche noi ci stiamo facendo ‘guerra’.

  41. l’uso dell’immagine di un bimbo vivo è vietata, giustamente.
    credo che lo stesso dovrebbe valere per l’immagine di un bimbo morto.

    tuttavia eccolo lì, livido, gli occhi spalancati, fissi, il costato trafitto che non versa sangue.
    ormai l’immagine è sui nostri schermi, se ne prenda atto: si chiama morte.

  42. Una fotografia è una fotografia: quella non è LA MORTE, ma la sua rappresentazione (vera). E’ questo che deve far riflettere. La morte, quella vera, si stava prendendo quel bambino. E se l’è preso. Noi guardiamo, ma non ci siamo IN QUELLA MORTE. E se non ci siamo, allora stiamocene dove siamo, invece di far finta di essere lì con lui.

    E come se un nostro caro morisse. Dico, abbiamo preso l’aereo e non abbiamo fatto in tempo a vederlo vivo, stringergli la mano, guardarlo negli occhi, parlargli. Oh, tesoro, ci dicono, non ti preoccupare, tieni, abbiamo fatto delle foto, così, per ricordo, era così il nostro caro quando è morto. Oh, grazie, rispondo io. Ah sì, è proprio morto, lo vedo bene: quella è proprio la morte, già, già.

  43. foto terribile, inutile dirlo. foto di propaganda, idem.
    continuo a pensare anche ai bambini vivi, alla loro capacità, che va aiutata, di dimenticare l’odio, l’orrore.
    fermare il massacro subito, d’accordo.
    e poi ricostruire un clima in cui i bambini, adulti tra qualche decennio, riescano a convivere col proprio lutto senza che si trasformi in pulsione verso la morte.
    ho scritto e cancellato molti commenti: ogni volta mi sembrava di ripetere l’ovvio. o forse è una necessità di fuga da questo terribile presente pensando ad un futuro plausibile, nettamente staccato da questo, che, stante così la situazione, non lo prevede.
    questa foto è oscena. ma forse necessaria.
    memento della nostra barbarie.

  44. La foto non è necessaria: non servirà a nulla, Cristiano, secondo me. Né questa, né quelle passate, né quelle che verranno (e verranno: perché da molto tempo ormai si è innescato il meccanismo perverso e paradossale – oltre a quelli noti della guerra che c’è da sempre nel mondo, ossia l’orrore che genera orrore, la morte che provoca altra morte – di rendere ogni cosa rappresentazione, spettacolo). Si deve arrivare alle fotografie di salme per capire che in guerra si muore? E che questa guerra deve finire? Davvero? Non lo sapevo! Credevo che due, se smettono di litigare, molto spesso smettono perché uno dei due se ne va (o viene fatto andare via a forza) e basta.
    Gli animali si ammazzano e vince il più forte. Gli esseri umani si ammazzano e vince il più forte. Questo siamo, questo dimostriamo, nel mondo. Solo che noi vogliamo anche sembrare “buoni”: facciamo le fotografie! Al leone, quando acchiappa la gazzella e l’ammazza, girano i coglioni, secondo me. Non è che ammazza “a cuor leggero”. Anche se ora è più tranquillo e magna. Con la panza piena piglia e se ne va, non è che sta lì a contemplare la carcassa. E se potesse sputerebbe in faccia all’operatore del documentario che è lì, “al lavoro”, il perverso, imboscato tra le frasche.

  45. VITTORIO ARRIGONI INDICATO COME BERSAGLIO PER L’ESERCITO ISRAELIANO DA UN SITO CHIAMATO STOP THE ISM, OSSIA STOP AL MOVIMENTO DI SOLIDARIETA’ INTERNAZIONALE, CHE SI OCCUPA DI SOLIDARIETA’ ALLA PALESTINA

    Dal sito secondoprotocollo.org

    Incredibile: un sito internet incita ad uccidere Vittorio Arrigoni e gli altri attivisti PDF Stampa E-mail
    Scritto da Secondo Protocollo

    Quello che abbiamo visto sfogliando il sito http://stoptheism.com/ su segnalazione di Infopal è davvero sconcertante: questo sito di criminali invita a uccidere Vittorio Arrigoni, pacifista e attivista dei Diritti Umani, da mesi impegnato negli aiuti alla popolazione palestinese.

    Questo sito di veri criminali indica Vittorio come legittimo target per l’esercito israeliano e ne pubblica le foto così che chiunque sia in grado di indicare l’ubicazione di Vittoria possa avvisare l’IDF.

    Già gli scorsi giorni avevamo avanzato l’ipotesi che Vittorio Arrigoni potesse diventare un target per l’esercito israeliano, ma ora ne siamo certi. Per questo abbiamo avvisato le autorità italiane affinché provvedano a intervenire tempestivamente e preventivamente su quelle israeliane, specificando bene che se dovesse succedere qualcosa a Vittorio Arrigoni, qualsiasi cosa, non verranno prese in considerazione altre ipotesi se non quella della premeditazione. Abbiamo chiesto anche che il sito internet venisse immediatamente oscurato e i loro gestori denunciati alle competenti autorità nazionali e internazionali. Nelle prossime ore renderemo note ulteriori iniziative a difesa di Vittorio Arrigoni e degli altri attivisti.

    Secondo Protocollo

  46. V’accapigliate dietro l’estetica la non-estetica della foto, il valore etico, la pudicizia, il riserbo, ma la realtà rimane che si muore. L’informazione è crudele al pari della guerra, se non di più: ma qualcuno deve pur portarla l’informazione, o si può scegliere l’ignoranza e in essa vivere ma come barbari senza un dio in terra né altrove.

  47. peccato davvero che quel bambino, da *vivo*, insieme a migliaia di altri bambini come lui, non abbia trovato, mai, chi difendesse il suo *diritto*, elementare, ad *esistere*, così come ora si difende l’oltraggiata *sacralità* della sua morte. perché quella foto, si dice, produce assuefazione all’orrore. che ipocrisia… a quale orrore senza immagini, fatto di parole ridotte a formule vuote di circostanza, siamo ormai assuefatti, se per mesi abbiamo saputo che a *quel bambino*, e alla sua famiglia, erano negati acqua, cibo, istruzione, cura mediche? che gli era stata sottratta, insieme alla terra e alla casa, l’infanzia, la possibilità stessa di immaginare un futuro diverso da quello di chi fruga tra i rifiuti in cerca di cibo?

    o forse, molto più probabilmente, quella foto è davvero un *tormento*: ma solo perché ci costringe ad andare per saldi, di negozio in negozio, senza la lucidità necessaria agli acquisti.

    e poi, vuoi mettere, fosse stato almeno battezzato: lo si poteva esporre come un angioletto, prima ancora di farne un santino, e mandare il rito funebre in diretta, a reti unificate, con il pagliara di turno a fare la cronaca con la voce rotta dalla commozione, e le telecamere a indugiare sui volti umidi di lacrime delle autorità politiche e religiose…

  48. @ funiculì funiculà

    Non è il solo bambino morto e fotografato. :'(((
    Se dovessi risponderti con il metro della sola passione ti risponderei che mi piange il cuore. Ma non posso: non ho idea di chi abbia scattato la foto, e sinceramente non è importante… Posso dire per me quando sarò morto, allora che mi si fotografi o mi si butti a Po, per me non farà alcuna differenza: sarò solo un guscio vuoto, null’altro che questo. Ti do ragione, immensamente quando dici: peccato davvero che quel bambino, da *vivo*, insieme a migliaia di altri bambini come lui, non abbia trovato, mai, chi difendesse il suo *diritto*, elementare, ad *esistere*. Per questo motivo spero, da stupido qual sono, che immagini come queste possano servire anche a un solo cristo a pensarci almeno due volte prima di premere il grilletto su qualsiasi essere vivente. Quel bambino è morto, è un cadavere, un guscio vuoto, questa è la realtà e nessuno può cancellarla con o senza foto.

    La morte è la morte: crudele sempre. Non c’è sacralità nel corpo morto, perché oramai un guscio vuoto.

    Una campagna shock – così definita dai media – sui pacchetti di sigarette inglesi (e di altri paesi) mostra persona con cancri alla gola, ai polmoni, in obitorio, sventrati sul tavolo operatorio… Non fanno paura quelle immagini, fa paura invece sapere che il fumo le ha provocate: il fotografo ha solo fotograto, portato una informazione, per quanto poi l’opinione pubblica possa dirsi indignata secondo il suo metro di moralità.

    Se il fotografo avesso raccontato questa morte a parole, con il massimo del realismo che gl’era possibile, TU ti saresti indignata allo stesso modo o avresti ritenuto la descrizione della morte un oltraggio minore se non addirittura un dovere?

    L’oltraggio c’è stato nel momento in cui si è tolta la vita a quel bambino.
    La foto è una descrizione della morte. Una descrizione di una delle tante morti possibili sparse per il mondo.

  49. iannozzi, che scrivi: “Non c’è sacralità nel corpo morto, perché oramai un guscio vuoto.” questa è una tua personalissima credenza. gran parte dell’umanità la pensa in modo diverso, dal momento che buona parte di quello che chiamiamo civiltà si è costituita intorno a culto e cerimonia del trapasso. viste le reazioni qui sopra, sto cambiando idea: se il livello di acriticità è questo “la foto è una descrizione della morte”, allora davvero non resta che usare le immagini. l’analogia che fai tu con la campagna contro il fumo non tiene: non ci sono in questo caso due parti – con morti ammazzati da entrambe le parti – in lotta tra loro. per quanto mi riguarda ribadisco la mia ragione (non religiosa) per considerare negativo l’uso e l’abuso di foto di morti ammazzati (bambini e non): significa disperare dalla possibilità di informare l’opinione pubblica usando argomenti, parole e ragioni, e affidarsi esclusivamente a quanto di più inaffidabile, ambiguo, libero esista: l’immagine e l’immaginazione, e la reazione emotiva ad esse.

    saluti,
    lorenzo carlucci

  50. Sì, è una mia personale credenza. Anzi, convinzione. Hai ragione, Carlucci.

    Ogni popolo intende la morte in modo diverso e ogni popolo ha i suoi costumi. Che vanno rispettati.

    Ma prima di rispettare la morte compiuta e finita, rispettiamo i vivi, rispettiamo la vita.

    Non voglio stare qui a sindacare se la mia analogia tiene o no: da una parte ci sono spacciatori di morte, dall’altra c’è chi informa sui pericoli ferali del fumo. Per me una multinazionale che vende sigarette sapendo che fanno male è come se ti sparasse a bruciapelo: solo che muori in maniera più lenta. Dipende, perché a volte un tumore è fulminante e un mese e sei già via. Ma non è questo l’importante.

    Le parole possono essere un altro mezzo per informare l’opinione pubblica: ma se io avessi fatto la descrizione perfetta, diciamo pure chirurgica di questa foto, tu come avresti reagito? Avresti reagito probabilmente con un qualcosa del tipo: “attenti alla sacralità della morte con le tue parole”. Informare l’opinione pubblica a parole con la banalità dei cliché non serve. Ma una descrizione che dovesse essere più o meno ordinata, chirurgica, come “un bambino è stato ucciso da una pallottola, un innocente è morto, attorno a lui degli uomini, il volto del bambino estatico quasi, a occhi aperti ancora… ecc. ecc.” non sarebbe stata come una foto? Io direi di sì, se chi la scrive è tanto bravo da riuscire a ritrarre la morte a parole. Ed allora?

    Finiamola con queste cacchiate, le mie comprese.
    Pensiamo invece a difendere i vivi. A indignarci per lo meno, anche se servirà a poco, a nulla.

    Rispettosamente.

  51. @giovanni hanninen: hai fatto una analisi da un punto di vista fotografico? Quella in questione ad esempio ha le exif complete e appare genuina, molte altre sul suo sito sono prive di exif, ma non vedo segni di elaborazione. Mi sembra un lavoro valido, ma sarebbe interessnate una tua opinione.
    Sull’opportunità o meno non sono d’accordo con te, ma ormai purtroppo questo serve molto poco.

  52. L’Informazione, certo…

    Mi viene in mente il faccino di un Giorgino che un giorno legge le notizie al TG1: “Stamane,” – dice – “di buon mattino, un terrorista, si è fatto esplodere ecc.”.

    Siamo davvero splendidi, noi qua in Occidente. Perché noi, sia chiaro, riusciamo ancora a commuoverci (informandoci). E dopo che ci siamo commossi (informandoci) siamo anche in grado di cambiare le cose, lo sanno tutti questo… A partire da qui e dalla metà del nostro “Belpaese”, con la nostra “brava gente” rincretinita e incancrenita. Sappiamo Tutto, abbiamo Capito Tutto, di Tutto il Mondo. Possiamo anche permetterci di far esplodere le persone “di buon mattino”, noi.

  53. Da domani, secondo qualcuno, qua in Occidente, dovremmo vedere dappertutto le foto di quelli che sono morti spappolati, bruciati, soffocati, avvelenati sul lavoro. I morti per errore in ospedale: andremo lì, noi, i loro cari, e li fotograferemo. Li butteremo sui nostri bei blog, passeremo noi stessi dai giornali a consegnare le foto dei nostri giovanissimi morti sulla strada: così gli altri (sempre gli altri: perché noi, sia chiaro, abbiamo già capito tutto) potranno capire. E quelli morti per eroina trovati dopo un paio di giorni sotto un ponte, o morti di freddo, o di fame, perché no? E gli assassinati? Certo, anche quelli. E il padre della Eluana Englaro? Perché non fa delle foto del corpo di sua figlia ormai “guscio vuoto” e non le mostra un po’ in giro per il mondo, per far capire a tutti quanti che queste cose non devono esistere? E il piccolo Tommy, ve lo ricordate? Perché, che siano stramaledetti, non ci hanno fatto vedere il suo cadavere? E tutte le persone morte ammazzate per mafia, camorra ogni giorno, com’è che non ce le fanno vedere per benino da vicino, in dettaglio? Capiremmo meglio il problema, saremmo informati, finalmente, perdio.

  54. @georgia: concordo con l’esigenza di documentare i crimini di guerra, fotografare e descrivere ferite e segni, in modo completo. Hai scritto bene.

  55. @ La Portinaia dell’Accademia della Crusca

    La sua violenza verbale mi dà solo disgusto, per il gusto polemico fine a sé stesso che porta.

    Piuttosto si scelga un nick un po’ meno presuntuoso: ma non cambi il suffisso portinaia, quello è ottimo.

  56. Che la magia e lo spiritismo non fossero spariti dal mondo contemporaneo è convinzione di molti. Che non possano mai scomparire è convinzione di una quantità ancora più limitata di persone. Infatti il problema non è la persistenza di credenze di tipo primitivo, ma il fatto se ci sia coscienza che ciò accade comunque. Anche se chi ne è posseduto è convinto di essere invece collocato all’apice dell’evoluzione culturale e civile che rendono lecita l’emissione di sentenze in nome dell’”umanità”. Tutti quelli che si sono pronunciati contro la pubblicazione di una fotografia, hanno mai pensato a che cosa si riferissero nello stigmatizzare un evento di quel tipo? A che cosa si riferivano i loro pensieri? Al fanciullo morto che in quella fotografia era rappresentato, oppure ai “sentimenti” che da quella immagine erano stati provocati dentro di loro?
    È necessario fare la tara, in certi casi.
    Non c’è alcun rapporto necessario tra queste due cose. Uno è il bambino ucciso e altro sono i sentimenti provati davanti a quella fotografia.
    Considerare i propri sentimenti “il mondo” è barbarie.
    Voler imporre al mondo i propri sentimenti come “norma” è barbarie.
    Voler informare il mondo che un bambino è stato ucciso e che la barbarie non si limita a questo, ma induce le vittime a utilizzare la morte di un bambino per suscitare nel mondo sentimenti primitivi, pensando che siano a loro favorevoli, è fare informazione che, se è vera informazione, non può che rivolgersi alla ragione. Che ha un unico compito: cercare di sconfiggere ogni barbarie, compresa quella dei “buoni sentimenti”.

  57. Sofismi inutili, Soldato Blu.
    Se l’informazione potesse essere perfetta, allora avresti ragione: ma nessuna cosa umana lo è. L’arte non è perfetta. L’informazione non lo è, sia essa fatta di parole o di foto. Ogni cosa che l’uomo produce, in ogni ambito, è caduca e imperfetta.
    Quella ragione che tu invochi è, appartiene agli uomini, alle loro ideologie, al loro tempo storico: ne consegue che non c’è ragione che si possa considerare perfettamente logica anche solo in teoria e per un brevissimo momento.

    Sono un po’ stufo di sofisti socratici e di donnette isteriche in odor di pietas in stile Mulino Bianco.

    Continuate voi… se credete sia necessario.

  58. Bilancio conclusivo: ebrei che usano sei milioni di vittime della Shoah come memoria legittimatrice; musulmani che ostentano i loro lutti come sofferenza giustificatrice; il macello intanto continua, in nome dell’incapacità di riconoscere l’uomo.

  59. 1) quel bambino è morto ammazzato e questa è la cosa primaria.
    2) nelle guerre moderne è impossibile disgiungere l’informazione dalla propaganda, la propaganda, la “guerra mediatica” fa parte della stessa guerra. Più precisamente: esiste pure la propaganda-propaganda, mettiamo la falsificazione delle foto (messa in posa, uso di foto ritoccate, di foto che non sono state fatte in determinate situazioni) e esiste, giocoforza, l’uso anche propagandistico di materiali documentaristici, puliti, come immagino sia quella foto.
    Esiste pure l’altra faccia della propaganda, ossia la censura, il non voler mostrare certe immagini per non far prendere troppa coscienza all’opinione pubblica di quel che accade, e questo vale per Gaza, ancora più per l’Iraq – per esempio- dove una media di una cinquantina di persone al giorno (la sparo a cazzo, ammetto) vengono dilaniate e chi le ha viste, o di qualsiasi altra carneficina. Vale allo stesso modo e magari anche di più per tutti quegli esempi nostrani forniti dalla simpatica “Portinaia”. Di solito la spiegazione è che non si vorrebbe turbare troppo il pubblico e/o che si vorrebbe serbare il rispetto per la persona morta o sofferente, argomento che viene ripreso anche qui.
    Non c’è da gridare allo scandalo, penso, se il rispetto per QUEL bambino viene meno, sbattendone l’immagine in faccia, né che la sua immagine diventi uno strumento, un’arma, ossia qualcosa che sta nell’ambivalente compresenza fra l’informazione e la propaganda. Forse quella è l’arma più forte che i palestinesi possono impiegare e la impiegano, infatti. Non solo nella “controinformazione” occidentale, ma moltissimo nell’informazione dominante nel mondo arabo.
    3) Ci sono solo uomini dietro a quel bambino morto, è vero. Questo secondo me non è prova inconfutabile che la foto sia propagandistica, ma rimanda al fatto che qui non esiste più una dimensione privata, “naturale” del lutto, ma solo quella della guerra. Della guerra, faccenda maschile, in una società maschilista, dove gli spazi pubblici appartengono agli uomini, dove il messaggio è degli uomini.
    4) Poi mi sembra utile il commento di Morgillo che rimanda alla dimensione estetica di quella foto. Perché, a modo suo, è una foto bella. Di una bellezza problematica, forse, ma la questione come ci si comporta “davanti al dolore degli altri” come si intitola il saggio della Sonntag è complicatissimo.
    Ho visto l’altro giorno il film israeliano “Valzer con Bashir” che mostrava, disegnata a fumetti un’immagine di una bambina palestinese morta a Sabra e Chatila estremamente simile a quella foto e ho letto una recensione di un giornale credo inglese che contestava al film proprio quella immagine, perché la bellezza della bambina morta gli sembrava kitsch. Mentre non è certamente kitsch per niente, né secondo quel recensore, né per me (e per nessuno, aggiungo), lo spezzone di film documentario d’epoca che chiude il film mostrando le immagini orrende dei corpi uccisi, sfatti, di cui sembra persino poter sentire il tanfo di putrefazione, bambini inclusi.
    Non è per criticare questa foto e nemmeno credo di essere d’accordo con la prima osservazione del recensore, ma c’è comunque il rischio che anche solo volendo documentare il vero si rischi una sua estetizzazione.
    Non voglio con tutto questo andare a parare da nessuna parte in particolare, ma solo aggiungere un po’ di riflessioni a una discussione che mi sembra assai interessante.

  60. Scusate.
    Io non riesco a dare un giudizio su cosa dovrebbero e su cosa non dovrebbero guardare gli occhi di altre persone. Non mi sento giudice di niente. Sono responsabile dei miei occhi ma non posso presumere di essere responsabile di quelli degli altri. Chi non vuole vedere ha mille modi per non vedere, chi ha bisogno e volontà di fare il contrario deve avere modo di poter vedere purché ciò che trovi sia realtà. Quella foto è reale e ci parla. Possiamo singolarmente scegliere non non ascoltare ma non posso dire io se è giusto o meno che altri l’ascoltino. Quella foto mi dice che un bimbo a Gaza è morto perché gli hanno sparato, io ci vedo un proiettile. Altre voci mi dicono che la gerra è “chirurgica” e che non si vogliono colpire i civili, sopratutto nella fase di “terra”. Da altre parti ho letto su come vengono addestrati coloro che sparano nelle guerre e so che un proiettile non è come una bomba in quanto ad effetti collaterali e controllo del rischio. E’ ben altro. In Italia abbiamo una lunga sequela di casi di “sapri involontari” che hanno causato vittime. Ho dubitato allora dell’involontarietà della cosa e dubito maggiormente adesso. Leggo che quel bambino non è solo, non è morto UN BAMBINO, ma ne sono morti tanti e mi chiedo come siano morti. Mi rispondo da sola. Mi chiedo: “è importante sapere come,dove, quando etc…muoiono dei bambini?” e mi rispondo “si”. Mi richiedo “chi ti deve informare della cosa e come?” mi rispondo “chi sa, ha visto e può testimoniarlo come meglio crede”. Quindi: “A Gaza chi c’è che ha visto, sa, può testimoniarlo etc? Come mi comunicherà il tutto? Avrei letto la descrizione scritta della morte di quel bambino e di altri senza farmi condizionare dal nome della fonte?”. La gerra nell’anno domini 2009 e in quelli precedenti è anche guerra di informazione. A Gaza l’informazione super partes e gli osservatori internazionali sono stati cacciati via da Israele. Quela foto mi parla di molto che non potrei conoscere senza. Volerlo sapere e voler conoscere e i propri limiti a ciò è una questione personale.

    Chi non vuol vedere, sentire, pensare, etc…può sempre non farlo. Nessuno costringe nessun altro a venire su NI e “leggere” una foto o degli scritti. Anche se non ci piacciono e non li condividiamo possiamo sempre dirlo e rimanere della nostra idea con il nostro senso critico.

  61. E’ una foto con una forte valenza estetica, come lo erano i filmati dell’11 settembre. Ed è un’esibizione di morte, fine a se stessa, filtrata dall’estetica. Un’immagine che stimola il voyeurismo macabro, di cui è piena l’iconografia contemporanea. Ha ragione chi chiede didascalie precise, cioè chi chiede di contestualizzarla, almeno in minima parte. Lo faceva il grande fotografo americano Weegee, le cui foto, crude, macabre, spettacolari, erano sempre corredate da didascalie. Io ricordo i grandi reportages di guerra, quelli della Magnum, e i servizi sul Vietnam. Non mancavano le immagini di estrema violenza, bambini bruciati dal napalm, esecuzioni. Alcune sono diventate immagini-simbolo, ma erano all’interno di un racconto. Attraverso il racconto vi era la denuncia. Molte delle foto che vedo oggi sono prive di racconto, sono immagini che hanno lo scopo di colpire, turbare, spaventare. Sono mostre della morte. Secondo me non sono funzionali alla causa della pace. Forse lo sono apparentemente, perché, come ha detto il cosiddetto giornalista del TG1, “l’opinione pubblica è impressionata dalle immagini di bambini morti”. Ma la pura violenza, la mostra decontestualizzata della morte, non è mai funzionale alla pace.

  62. ANCORA SU VITTORIO ARRIGONI COME POSSIBILE TARGET DELL’ESERCITO ISRAELIANO

    Ieri abbiamo riportato la notizia di un sito internet che si prefigge lo scopo di annientare fisicamente i cooperanti della Ong International Solidarity Movement (ISM), tra i quali l’italiano Vittorio Arrigoni. Da subito ci siamo mossi per segnalare questo pericolo effettivo dato che a quanto sembra questo sito è particolarmente visto in Israele e dal IDF (l’esercito israeliano) ottenendo da subito piena collaborazione delle autorità italiane.

    Sul sito in questione Vittorio Arrigoni e i suoi colleghi del ISM vengono definiti “terroristi” affiliati ad Hamas. Ma vediamo chi sono questi terroristi che danno così fastidio da meritarsi la qualifica di “target” legittimo per l’IDF e addirittura un appello a chi li vedesse di avvisare immediatamente l’esercito israeliano così che possano essere colpiti e, possibilmente, uccisi.

    I ragazzi del ISM altro non sono che cooperanti di una Ong che hanno scelto di loro spontanea volontà di rimanere nella Striscia di Gaza per portare aiuto alla popolazione. ISM è stata la prima Ong al mondo a forzare pacificamente il blocco di Gaza dal mare portando due barche di aiuti umanitari alla popolazione palestinese della Striscia, una operazione non priva di rischi. Insieme a Vittorio (target N.1) ci sono Jenny Linnell (traget N.2), Ewa Jasiewicz (target n.3), Alberto Arce (target n.4), Eva Bartlett (target N.5), Sharon Lock (target N.6) e Caiohme Butterfly (target N.7). Ho deliberatamente aggiunto di fianco al nome la parola “target” perché è così che vengono definiti questi ragazzi, bersagli.

    Ma i cooperanti del ISM sono a Gaza completamente disarmati, rimasti all’interno della Striscia nonostante sapessero benissimo di essere in pericolo. Salgono sulle ambulanze affinché l’esercito israeliano non spari ai medici e agli infermieri (cosa poi risultata inutile visto il numero di medici e infermieri uccisi), stanno all’interno degli ospedali cercando di dare una mano, cercano di portare conforto a coloro che hanno perso una persona cara, ma soprattutto denunciano ciò che avviene all’interno della Striscia di Gaza, quello che fa l’esercito israeliano. Quest’ultima qualità gli è costata l’appellativo di terroristi, secondo l’usanza tutta israeliana che chiunque aiuti un palestinese (non fa differenza se è una povera donna, un pescatore o un dirigente di Hamas) e critichi quello che fa l’esercito israeliano sia un terrorista, esattamente come avviene per chi critica dall’esterno l’operato di Israele, giudicato immediatamente antisemita e filo-terrorista.

    Ecco quindi chi sono i terroristi tanto temuti dai gestori di questo sito criminale e dal IDF, semplici cooperanti disarmati che però hanno il brutto vizio di denunciare quello che vedono. Qualcuno ieri ha definito questi criminali gestori del sito alla stregua di nullafacenti che hanno tempo da perdere, assolutamente innocui. Mi permetto di dissentire. Nell’era della globalizzazione il fatto che un sito internet molto visto dai militari israeliani metta in rete un esplicito invito a uccidere sette cooperanti di una Ong che ha la colpa (terribile) di portare aiuto ai palestinesi e denunciare gli abusi commessi contro di loro, è un fatto che non può non essere preso con la dovuta serietà. Si dirà che Vittorio e gli altri hanno ben altro a cui pensare, ma cosa c’è di più importante della propria vita così preziosa anche per gli altri? Se alla fine tutto questo sarà solo il frutto del gioco di alcuni perditempo avremo volentieri butto via il nostro tempo. Ma se come credo la cosa sia molto seria, non fare niente sarebbe stato altrettanto criminale.

    In un teatro di guerra le vittime di incidenti (li chiamo danni collaterali) sono all’ordine del giorno. Se a questo aggiungiamo che le autorità israeliane hanno fatto uscire dalla Striscia di Gaza tutti gli stranieri il giorno prima di iniziare l’operazione “Piombo Fuso” avvisando che non avrebbero risposto per chi decideva di rimanere all’interno della Striscia. Se ci mettiamo anche che i “terroristi” del ISM hanno questa brutta abitudine di non stare zitti e di raccontare nei dettagli ciò che sono costretti a vedere, unica voce realistica del mondo mediatico, allora potremo dire che il rischio che qualche militare idiota (o troppo zelante) metta deliberatamente nel mirino i sette ragazzi è assolutamente realistico. Solo che questa volta abbiamo scoperto il giochetto prima che potessero metterlo in atto e non verranno tollerati “strani effetti collaterali”.

    Metteremo quindi i campo tutte quelle azioni atte a dare a Vittorio Arrigoni e agli altri sei attivisti tutta la copertura possibile affinché chi li abbia nel mirino ci pensi bene prima di sparare. Ieri abbiamo avvisato la Farnesina e il Consolato di Tel Aviv ottenendo un immediato riscontro. Continueremo a monitorare minuto per minuto la situazione portando avanti tutte le azioni pratiche e di sensibilizzazione necessarie a dare ai ragazzi la copertura di cui hanno bisogno per continuare a fare il loro lavoro. Cercheremo attraverso l’Interpol di risalire ai gestori del sito internet in questione (basato in Canada ma non significa niente) per perseguirli legalmente. Se tutto questo significa difendere dei terroristi allora lo siamo anche noi.

    Franco Londei
    SECONDOPROTOCOLLO.ORG

  63. Si tratta di una convenzione condivisa anche se non radicata, visto che si è consolidata solo negli ultimi decenni, ma la rappresentazione iconografica della realtà si ferma davanti alle porte di ospedali, di sale operatorie e di obitori, mentre la finzione varca queste porte, anche nei telefilm medici e polizeschi della prima serata televisiva. E anche se rimanda a un fatto vero, il volto in primo piano della bambina riccioluta nel finale di “Valzer con Bashir”, è comunque nel contesto di una opera di finzione e si avvale delle libertà in più che la convenzione riconosce alla finzione.

    Vorrei tornare alla valenza progandistica, alla capacità di conquistare la coscienza dello spettatore alla causa del popolo di cui il bimbo innocente fa parte. Se questa capacità fosse confermata, allora potremmo aspettarci a breve la pubblicazione di foto scattate nell’obitorio di Sderot o di Askelon, magari con una studiata composizione finalizzata al raggiungimento di un risultato estetico e con l’inserimento di un adeguato contesto narrativo. Sia chiaro che non me lo auguro, ma se si può sempre fare un passo oltre, non ci si illuda di rimanere i soli a farlo.

    Tra le foto di cadavere pubblicate negli ultimi anni, dimenticavo quella di Aldo Moro nel baule della Renault rossa, accettata forse perché lontata e rubata, forse perché nell’abbandono della morte si riconosceva qualcosa del carattere del personaggio. Ci furono anche foto di vittime di terroristi fotografate insanguinate e chine sul cruscotto della macchina a ornare le copertine di settimanali, ma in quel caso mi pare che almeno il volto fosse coperto.

  64. Credo che ognuna delle parti in causa, che non sono solo due – hamas e israele – abbiano ragioni da vendere e torti acquisiti e accumulati, dal dopoguerra ad ora.
    Adesso è giusto, tutti contro Israele, trecento bambini ammazzati su mille morti. Prima aveva torto chi si faceva esplodere in pizzeria o sull’autobus anelando alle quattordici vergini in paradiso in nome di Allah. E così via a ritroso, fino al 1947 in cui è stata approvata una risoluzione – l’illusorietà dell’appellativo è tuttora valida…- da parte di una Onu ancor meno rappresentativa di adesso, in cui si prevedeva la creazione di uno stato ebraico e uno palestinese. Senza attivazione, e lavoro sul campo, da parte della Onu stessa affinchè territorialmente e demograficamente coesistessero solidi presupposti per la nascita dei due nuovi stati. Poi scontri, guerre, intifade, guerre lampo, in cui si mischiano in diverse gradazioni motivazioni religiose, economiche, di conquista di acqua e territorio, enormi interessi legati al traffico di armi, appoggi americani, europei, Siria parte in causa, Egitto sconfitto, Egitto defilato…
    Non credo sia possibile stabilire con certezza chi ha torto o ragione. O in quali misure si possano percentualizzare a favore dell’una o delle altre parti. Di fronte ad una foto come quella proposta hanno torto tutti.
    Due fori come due occhi sotto che in hanno risucchiato la vita dai due occhi sopra.
    Baldrus, a che servono le didascalie. Ma che ci deve scrivere il fotografo sotto. Pure fosse photoshoppata, non fosse autentica, non è che nascano dubbi su quanto è accaduto e quanto lì accade. Il macabro è sul campo, insieme alle certezze, e la foto è solo il coraggioso mezzo informativo in cui si rispecchia il nostro morbido orrore, fisicamente posizionato dietro al monitor a fianco al termosifone.
    E’ tutto sbagliato. E’ tutto sottosopra. E continuerà ad esserlo fino a che la grande diplomazia internazionale non si mette al lavoro per destinare un territorio alla nascita della nuova Palestina araba.
    Forse Obama. Se regge due mandati, forse Obama e l’Europa insieme potranno raggiungere lo storico obbiettivo e assicurare uguali diritti e civile convivenza ad arabi e israeliani.

  65. LIEBERMAN PROPONE L’ATOMICA COME SOLUZIONE FINALE PER GAZA

    Da http://www.infopal.it

    Scritto il 2009-01-13 in News

    Gerusalemme – Infopal. “Gaza come Hiroshima…”. Se questa allusione nucleare fosse stata pronunciata dal presidente iraniano Ahmedinejad o dal capo dell’Ufficio politico di Hamas, Mesha’al, le redazioni giornalistiche sarebbero andate in fibrillazione e i nostri politici-cortigiani avrebbero gridato “al terrorista!”. Ma le ha pronunciate un israeliano, e, per quanto sia un terrorista, come i suoi colleghi criminali di guerra Livni-Barak e Olmert, nessuno trova niente da eccepire.

    Oggi, Avigdor Lieberman, presidente del partito fondamentalista “Israel Beitena”, ha offerto alla platea degli studenti dell’università Bar Ilan la sua “soluzione” alla guerra in corso contro la Striscia: “Il popolo di Israele non sarà sicuro finché Hamas governa la Striscia di Gaza. Dobbiamo proseguire la guerra fino alla sua distruzione. Dobbiamo fare esattamente ciò che fecero gli Stati Uniti d’America con il Giappone durante la Seconda guerra mondiale, così non ci sarà bisogno di occupare Gaza”.

    Secondo quanto ha riportato il sito del giornale israeliano “Maariv”, Lieberman ha invitato a lanciare una bomba atomica contro la Striscia di Gaza, in modo da distruggerla completamente e porre fine al “problema”.

  66. Penso che mostrare queste foto sia un errore. Invece di sensibilizzare fanno venir voglia (o bisogno) di evadere. Per distrarsi dall’orrore. Sono troppe e sono dappertutto. E poi sì, questa foto è orrenda in tutti i sensi. Ma questo non importa.

    Anch’io ho mostrato quantità di foto sulla mia pagina di facebook. Ma poi, dopo il primo impulso, ho pensato: ma a che serve? Proprio a sortire l’effetto contrario al voluto.

  67. Ma no, Franz, mai una guerra degli ultimi anni è stata così censurata e ha avuto in poco più di 2 settimane 300 bambini morti su 900 uccisi, qui dobbiamo gridarlo, questo fatto, mostrarlo ovunque, altro che nasconderlo.
    Guarda che l’opinione pubblica israeliana e mondiale può essere cinica venduta razzista ma non è del tutto insensibile, non ancora almeno, e queste immagini di internet stanno avendo il loro effetto sui media e sulla società civile mondiale, lo dicono anche i cronisti di Israele… poco fa è finito Matrix con un Mentana che diceva che ci son due guerre parallele, quella alla tv e quella su internet e per dovere di cronaca ha mostrato dei video da Gaza… finalmente!

  68. A Gaza bombardano anche i funerali…

    REPORTAGE di Vittorio Arrigoni – GAZA CITY
    REPORTAGE DA GAZA
    I palestinesi, un nemico anche da morti
    Dal mare non più i suoi generosi frutti, nulla dell’amore per i suoi flutti che rispecchiano il cielo, solo la morte portata in dote da navi da guerra che arano il suo spettro liquido. Del mare proviamo a fare ancora corridoio salvifico, una breccia su questa terra martoriata, confiscata e imprigionata, stuprata in ogni suo palmo, ridotta ad un cimitero per salme che non trovano riposo. Da qualche giorno anche i funerali sono diventati target di attacchi dell’aereonautica israliana, come se i palestinesi uccisi meritassero un’ulteriore punizione anche da morti.
    Se un corridoio umanitario stenta a schiudersi per venire in soccorso a una popolazione ridotta allo stremo delle forze, ci penserà la Spirit of humanity, una delle nostre barche targata Free Gaza Movement. Salpata ieri da Larnaca, Cipro, cercherà di condurre sino al porto di Gaza oltre a tonnellate di medicinali una quarantina fra dottori, infermieri, giornalisti, parlamentari europei, attivisti per i diritti umani, rappresentanti di 17 diverse nazioni.
    Esseri veramenti umani, come me, come i tanti in Italia che mi testimoniano la loro indignazione, disposti a rischiare la vita piuttosto che continuare a restare seduti e ignavi nel salotto buono di casa, dinnanzi ad un televisore che rimanda solo una minima parte del massacro che ci sta affliggendo.
    Il 27 dicembre i miei amici ci provarono con la Dignity, furono attaccati dalla marina israeliana che tentò di affondarli, lanciato l’Sos dovettero rifugiare in Libano coi motori in avaria e una falla nello scafo. Per puro caso non ci furono feriti gravi in quell’occasione, ci auguriamo che oggi siano rispettate le loro vite e i diritti umani. Ci sono terribili catastrofi naturali a questo mondo, come terremoti e uragani, inevitabili. A Gaza è in corso una catastrofe umanitaria innaturale perpetrata da Israele ai danni di un popolo che vorrebbe ridotto alla più completa miseria, sottomissione.

    Tutto l’articolo qui:
    http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/in-edicola/numero/20090113/pagina/01/pezzo/239269/

  69. Helena, molte grazie per le tue (interessanti e pacate) riflessioni.

    *

    Vorrei chiamare le cose col loro nome. Allora intitolerò non tanto questa discussione (rispetto comunque la buona fede di Pinto e di altri come lui, lo ribadisco), ma quello che sostanzialmente secondo me ACCADE con: Caro bimbo (col cavolo) che ti penso (visto che ti uso).

    Ma che discorsi sono “se uno non le vuole guardare non le guarda”, ma scherziamo? Io una sera (non era sera tardi), al tempo in cui fu ucciso Carlo Giuliani ero in una chat in cui ognuno poteva affiancare una foto al proprio nick. Beh, arriva uno con un primissimo piano della testa insanguinata di Giuliani morto. Certo, quella persona era in buona fede (ho potuto appurarlo parlandoci e convincendolo – miracolo – a toglierla) e molto arrabbiata e dispiaciuta per la morte di Giuliani. Oserei dire che era – sostanzialmente – un giovane sconvolto dalla morte di Giuliani. Anche io. Ma mica gli aveva chiesto, a lui, a Carlo: Carlo, scusa, eventualmente, posso andare a chattare con l’immagine della tua salma quando lo riterrò opportuno? Perché la gente DEVE capire, la gente DEVE riflettere, SECONDO ME!

    E non venitemi a dire, per cortesia, che io VORREI convincere qualcuno di qualcosa PER FORZA, ché non è proprio esatto. Io voglio avere la libertà (rispettata) di dire che quelle persone non hanno la libertà di NON FARSI VEDERE MORTI IN GIRO PER IL MONDO, perdio!

    1) Sono io che mi SORBISCO PASSIVAMENTE (ovviamente ci provo, a far sì di non restare passiva) qualcosa che non ritengo, nella maniera più assoluta, giusto, ma ingiusto, fino a prova del contrario.

    2) Fino a prova del contrario: quando qualcuno USI qualcun altro ingiustamente – senza il suo consenso – non sono io a VOLER PER FORZA convincere qualcun altro a non farlo perché HO DECISO IO COSI’ E BASTA. Provo semplicemente a METTERE UN DUBBIO a qualcuno: cioè che FORSE (anzi, MOLTO PROBABILMENTE) QUELLA persona NON AVREBBE VOLUTO essere USATA in quel modo.

    3) Poiché si sta parlando di persone MORTE, nessuno, dico nessuno, può venire a dire a me (nel senso di riuscire a convincermi) che sia GIUSTO USARE UN MORTO per le proprie idee (o “informazioni”), qualsiasi esse siano.

    4) In italia non si pubblicano le foto di italiani morti ammazzati d’ogni specie, tipo i morti di mafia e camorra (è una guerra pure quella, no? C’è un controllo del territorio anche qui, no? C’è una parte di popolazione sottomessa a un potere anche qui, no?) perché qui FORSE esiste questo DIRITTO PER UN MORTO. I bimbi Italiani no, meglio i bimbi Palestinesi. Eh già, perché noi dobbiamo sapere, noi dobbiamo capire, noi dobbiamo SENTIRE QUALCOSA, sulla pelle degli altri. Accade questo, laggiù, lontano (da sessanta anni…): eccovi le foto.

    I Palestinesi fanno quello che possono, o che ritengono nei loro limiti (è la loro guerra, non la nostra; nel senso: ci sono loro dentro fino al collo), anche utilizzando le foto dei propri bimbi morti. Ma noi facciamo schifo, mi dispiace, perché i mezzi di Informare altrimenti, li abbiamo (avremmo).
    Noi, qui, facciamo esplodere le persone “di buon mattino”, tra uno spaghettino e un cappuccino.
    Perché – tra una foto e l’altra e tra una riflessione e l’altra – non ci facciamo un po’ di analisi di coscienza noi di qui, che non siamo manco in grado di reagire al NOSTRO SERVILISMO?
    Il TG1 di Riotta cos’è (lo faceva notare Pinto, giustamente)? Risveglia le coscienze? No, naturalmente: addormenta, rincretinisce. Certo son d’accordo con Helena: si passa dalla propaganda, e dalla diffusione di notizie, alla censura. Ma è proprio questo il punto: come mai la via di mezzo non viene praticata?
    O i balocchi del TG1 o le foto choc di minori (ovviamente senza diritti, ovviamente non consenzienti) morti. La foto del bimbo morto – qui, in Italia – è l’altra estrema faccia del trastullo del TG: possibile che, perdonatemi, avendo occhi per le fotografie, non abbiamo occhi per questo?
    Quindi attenzione – dico solo con franchezza – a chi crede, spera, pensa di usare qualcosa (o qualcuno, peggio) per un “buon fine”: potrà finire usato egli stesso da un sistema che vorrebbe combattere.

    E lo voglio dire anch’io a quelli che lo dicono a me: siete liberi di non guardare, se non volete.

    Orvuà,

    La Portinaia dell’Accademia della Crusca

  70. tanto è stato detto, ritengo il mio intervento superfluo, tuttavia voglio difendere la scelta di Domenico di mostrare la foto (ma posso comprendere anche le reazioni diverse).

    Perché penso sia necessario (PER NOI) guardare quella foto?
    -perché una foto non è la realtà, solo una rappresentazione. la realtà è di gran lunga peggiore e di questa realtà dobbiamo prendere atto senza sconti, scorciatoie, senza le consolanti illusioni e menzogne imbastite dalla tv, dalle dichiarazioni ufficiali…

    -perché una storia la si racconta proprio a partire dalle foto: così è stato per il Vietnam, i campi di concentramento, Abu Ghraib…nessuno è disposto a credere alla propria mostruosità finché qualcuno non ti coglie in flagrante e te la sbatte in faccia. L’uomo (e la donna) sono esseri (entrambi) mostruosi, capaci dei crimini più efferati, la guerra è solo una delle giustificazioni possibili, un alibi di ferro.

    -la violenza (umana) fatta al bambino non è comprensibile né giustificabile né in tempo di pace né in tempo di guerra. nessuno potrà mai rimediare.

    -la violenza dell’immagine, invece, fatta al corpo del bambino, nel suo violare la dimesnione privata, la sfera intima del lutto, (in tempo di guerra in cui nonc’è più nulla di privato, di intimo, in cui ogni più elementare diritto è stato sospeso) si ribalta nella violenza che l’uomo fa all’immagine, servendosene (di questa, appunto, cioé della foto, non del bambino) tanto a scopo informativo, di documentazione, quanto inevitabilmente propagandistico (ma anche qui, penso ci sia poco da recriminare: di questi mezzi e segni siamo stati noi a fornire il brevetto, è il nostro occidentalissimo mondo spettacolare che non conosce muri ed obbliga tutti a parlare uno stesso linguaggio per farsi ascoltare.

    Se per una volta questa spettacolarizzazione può avere un senso è che: da un lato c’è una guerra Vera, con dei morti Veri e dall’altra una sua rappresentazione, una guerra parziale, con differenti e limitati gradi di verità che ci viene raccontata proprio dalle immagini e non è secondario raccogliere il maggior numero di indizi, accostarsi il più possibile alla verità

  71. Questa lunga discussione mostra anche una cosa: molte persone fanno di tutto pur di non affrontare l’orrore della morte inflitta intenzionalmente e con crudeltà da un esercito a una popolazione civile inerme. Cercano di girarsi dall’altra parte, aromentano, distinguono. Io credo che possiamo fare molto poco. Ma almeno questo, mostrare l’orrore, possiamo.

    Sabato scorso ero al passaggio della manifestazione per Gaza a Milano. Molto composta, dolorosa, servizio d’ordine efficiente, grande dignità, famiglie e persone normali. A molti palestinesi è stato tolto tutto, beni, familiari, persone. Restano solo i morti, e quelli loro portano in mano. Provate ad immedesimarvi.

    Qui invece si discute talvolta se sia meglio la brioche o il pane integrale.

  72. @jan
    “Qui invece si discute talvolta se sia meglio la brioche o il pane integrale.”

    sottoscrivo pienamente.

  73. il bimbo è un minorenne, ma nella società dello spettacolo ciò è una quisquilia. un bimbo che pare la pagina di NI potrebbe rimanere scioccato. anche ciò non importa. la guerra oppone fazioni opposte ora si sveglia anche osama. la guerra oppone fazioni e se parla da opposte fazioni. alla base c’è una mentalità che andrebbe mutata, no? infondo non è bello nemmeno vedere gay impiccati o una famiglia indiana sospettata di essere un gruppo di terroristi. io mi definisco anarchico e pacifista e sono anche un educatore che cerca di spiegare la violenza senza addurre faziosità.

  74. i bimbi andrebbero eudcati a non essere fazioni e sviluppare l’empatia. immedesimarsi nei panni delgi altri, soprattutto in chi non la pensa come noi. troppo facile dialagare con chi la pensa come te. secondo me. non secondo l’ideologia partitica. secondo me, non secondo i dettami della religione. secondo me CI manca la fondamentale capacità di essere plastici e non ottusi. CI manca la capacità di aiutare l’altro, di non chiuderci nel nostro orticello. esponenzialmente, questo dato di fatto, diventa strage in popoli ‘quadrati’. noiu vestiamo meglio di loro (?) e riusciamo ad essere abbastanza ipocriti da mantenere la calma per il quieto vivere. ma non siamo buoni. non ci mettiamo in dubbio, e preferiamo non farci cadere la faccia. il bimbo è morto. in questo sito sappiamo di cosa si sta parlando, non ci serve la foto del bimbo, o meglio non ci serve far intendere che israele è assassino. lo sappiamo. qualcuno, meno capace di pensiero complesso, più indottrinato di noi, dirà: tutti gli israeliani (bimbi compresi) sono degli assassini. a morte israele. obama pensa: vedi? il demonio occidentale è con noi. come? ma in italia come butta? prima noi ora loro? saranno poveri come i palestinesi per difenderli tanto? (scrivo quello che penso, ora) potrei avere torto potrei offendere mancare di rispetto a qualcuno. perché dovrei preoccuparmi? quanti fra di noi sono ancora umani? quanti fra di noi metterebbero la foto del proprio figlio in rete. lo sapete che esistono malati mentali che usano foto del genere in siti pedopornografici? sapete che israele si comporta esattamente come moltissimi di noi: coi paraocchi. obbiettivo da raggiungere. costi quel che costi. dovremmo dare l’esempio, noi demoni occidentali? noi? io? voi? tra muri amici tra muri? me ne fotto, è come dico io. punto e basta. i bimbi sopravvissuti? vendetta? perdono? cosa stiamo comunicando ai piccoli? nel nome del padre? nel nome del duce? nel nome dell’uomo sopra la croce?

  75. non capisco la posizione di chi difende l’uso delle foto di bambini morti ammazzati, l’ostensione delle loro ferite etc. dicendo, come jan reister qui sopra: “Io credo che possiamo fare molto poco. Ma almeno questo, mostrare l’orrore, possiamo.” qui mi sembra esprimersi una sorta di “coscienza dolorosa” novecentesca (o forse ottocentesca). si critica chi distingue (è una caratteristica della ragione tentare di distinguere, argomentare) ma si rischia di cadere in trappole più che raffinate. “possiamo fare molto poco”. giusto. esattamente cosa possiamo fare mostrando le foto dei bimbi ammazzati? si dice: smuovere le coscienze? ma questo non sarebbe poco. allora non si crede di poterle smuovere. cosa si vuole ottenere dunque? “provate a immedesimarvi”. se questa immedismazione non deve portare a nulla, a nessuna azione, rischia di suonare come un esercizio di scuola di teatro serale metodo stanislavskij. si dice pure (maria v): non abbiamo scampo, siamo costretti a usare le forme di comunicazione che il sistema ci impone. la spettacolarizzazione. al massimo possiamo usare la foto sperando di sovvertire il meccanismo stesso che ci costringe ad usarla, usare la spettacolarizzazione come mezzo di denuncia della spettacolarizzazione. un ragionamento assai raffinato sta dunque dietro all’uso di queste foto, una distinzione degna di quella tra le brioche e la pagnotta? e in che modo l’ostentazione delle ferite mortali sul corpo di un bambino servirebbe a sovvertire il meccanismo della spettacolarizzazione? non l’ho capito bene. mi sembra che abbiamo qui un altra forma di disarmo della ragione, l’assunto teorico dell’impotenza dell’uomo rispetto al “stistema” (o della ragione rispetto alle immagini).
    infatti scrive ancora maria v: “la violenza (umana) fatta al bambino non è comprensibile né giustificabile né in tempo di pace né in tempo di guerra.” se non è “comprensibile” allora non possiamo fare niente. niente. e una fotografia non può aiutarci a comprendere.

    lorenzo

  76. Le foto-simbolo vengono confezionate e diffuse, specialmente dalla propaganda pro-palestinese, per suscitare emozione, non per aiutarci a comprendere.

    In guerra si muore e la Morte resta incomprensibile. Per circoscriverne la minaccia, la si attribuisce a un campo o all’altro ( in questo blog, di preferenza e in maniera pregiudiziale, mi pare, a Israele – che invece andrebbe aiutata a non sentirsi isolata e incoraggiata a fare la pace con i vicini, dopo aver perlomeno eliminato i covi di Hamas ).

  77. “…vedendo da Sderot e da Ramallah – scrive oggi nel Corriere Bernard Henry Lévy – questa mobilitazione contro un «olocausto», che nel momento in cui scrivo è di 888 morti, mi faccio una semplice domanda. Dov’erano i manifestanti quando si trattava di salvare, non gli 888, ma i 300.000 morti dei massacri programmati del Darfur? Perché non si sono visti nelle strade quando Putin radeva al suolo Grozny e trasformava decine di migliaia di ceceni in tiro al bersaglio? Perché hanno taciuto quando, tempo prima, e per anni, e stavolta nel cuore stesso dell’Europa, sono stati sterminati 200.000 bosniaci, il cui solo crimine era quello di essere nati musulmani? Per alcuni, i musulmani sono buoni solo quando sono in guerra con Israele. Meglio ancora: ecco i nuovi seguaci dell’antico «due pesi, due misure » che si preoccupano della sofferenza di un musulmano solo quando possono attribuirne la colpa agli ebrei. L’autore di questo articolo ha manifestato, in prima fila, per il Darfur, per la Cecenia e per la Bosnia. Si batte, da 40 anni, per un valido stato palestinese accanto a quello di Israele. Mi si permetterà di considerare questo doppio atteggiamento ripugnante e frivolo”.

    Non ho l’abitudine di citare l’ex nuovo filosofo Bernard Henry Lévy , ma credo che questa volta pone una vera domanda alla classe letterata europea, medio-europea, che, forse per noia, per sazietà o troppo buon cuore, sembra, ancora una volta, sedotta dalla barbarie incombente.

  78. Certo che provo a immedesimarmi, ed è abbastanza allucinante, credo: visto che mi immedesimo con un morto.

    Allora provo a parlarci e gli chiedo: vorrai essere visto morto dappertutto, dopo che sarai morto, per “mostrare l’orrore”?

    Non mi giunge risposta.

    Allora mi viene rabbia e rispondo io, visto che lui, perdio, non può rispondere.

    Non voglio che nessuno fotografi il mio corpo senza vita e lo mostri in giro per il mondo a piacimento, per dimostrare qualcosa di cui a me – francamente – non importa più un piffero.

  79. anche io, dopo una vita da invisibile, vorrei dignità almeno da morto, continuando a rimanere invisibile all’altrui indignazione.
    indignatevi altrove, non sulle mie miserie spoglie che forse avete ricomposto per fare di me un’icona, a beneficio dei vostri tele/obiettivi.
    smettetela di guardare il mio straccetto aperto sui quei due buchi che vi indignano, vi fanno schifo e vi fanno sentire ancora vivi, io non lo sono più.
    non ricordo bene, ormai non ricordo più niente, ma mentre cadevo avevo un maglione che mi scaldava, lo stringevo forte, faceva freddo.
    ora sono un’altro cristo in croce che toglie i peccati del mondo.
    io non l’ho chiesto.
    indignatevi altrove!
    v

  80. (Bimodale)
    “quanti fra di noi sono ancora umani? quanti fra di noi metterebbero la foto del proprio figlio in rete. lo sapete che esistono malati mentali che usano foto del genere in siti pedopornografici?”.

    Ma cosa vuoi che importi chiedersi se siamo ancora umani? C’è da informarsi, scusa, è la legge. Del più forte, soprattutto. Del vivo che sta sopra al morto, insomma. Ma mica per sotterrarlo, gli sta sopra. Ha da fargli le foto, analizzargli i buchi, e questo per ragioni scientifiche, beninteso, storiche, politiche ecc. Infatti nei siti pedopornografici è risaputo che vi sono delle gran riunioni di esperti: si studiano gli effetti delle bombe sul corpo umano, si archiviamo i documenti storici, si fanno analisi su come raggiungere la pace in Medio Oriente e nel mondo ecc. Anche nelle chat, uguale, anzi, lì ci sono esperti anche minorenni, che chattano con i genitori (pure loro esperti, soprattutto di anatomia patologica) accanto che gli spiegano tutto.

    Quanti fra di noi metterebbero la foto del proprio figlio in rete? Ma che domande… In Italia? Sì, col cavolo.

    (Carlucci)
    “e in che modo l’ostentazione delle ferite mortali sul corpo di un bambino servirebbe a sovvertire il meccanismo della spettacolarizzazione? non l’ho capito bene.”

    Sei sicuramente più intelligente di me: io non l’ho capito per niente.

  81. Ci sono dei casi in cui ci si scopre imbarazzati nello scoprire un inaspettato e spesso non voluto potere sugli altri, cioè quando si osserva qualcuno che non sa che lo stiamo guardando e non può porsi sul nostro stesso piano ricambiando il nostro sguardo. Si avverte in questo voyeurismo involontario la sensazione di rubare qualcosa all’osservato, di portargli via qualcosa che è suo e che in quel momento non può difendere. Capita da bambini sgusciando alle spalle del compagno di giochi giocando a nascondino o alla guerra, capita osservando qualcuno che dorme, anche quando è il caso della persona amata e all’imbarazzo si mescola tenerezza.

    Quando l’altro è depotenziato al massimo livello, quando è morto e non è più, allora questa diseguaglianza raggiunge un livello non sempre sopportabile e il gesto di rispetto di coprire il corpo nel morto vuole anche ribadire la volontà di rimuovere questa incolmabile differenza di potere. E su tutto si copre il viso, perché il viso rappresenta più di tutto la persona e perché il viso del morto ospita occhi che non potranno più realizzare una relazione di parità con i nostri.

    Come dice invisibile, rispettiamo il non essere di chi non è più.

  82. Oggi ho incontrato molte persone. Nessuno parlava di quello che accade a Gaza. Parlavano d’altro. Quando ho portato il discorso sul massacro in corso, rispondevano tutti con parole tipo guerra, battaglia, eterno conflitto. La percezione che queste persone, di cultura medio-alta, mediamente intelligenti hanno di questa aggressione è di uno scontro fra pari.
    Ho detto, spesso troppo brevemente, in metro, in treno, alla macchinetta del caffè del mio ufficio, tutto quello che so: i palestinesi non hanno armi, se non qualcosa che assomiglia a dei fuochi d’artificio, vengono uccisi indiscriminatamente, non solo bombardati, vengono uccisi tutti, anche i civili. ci sono le foto su internet, andate a vederle. Cercate con google Gaza e Gaza bambini. Andate a vedere. C’è la foto di un bambino morto con fori di proiettili. Non bombardano solamente, sparano ai ragazzini, ai bambini piccoli, sparano a tutti. Vogliono sterminare tutti gli abitanti di Gaza. Queste persone sono rimaste colpite. Quando ho detto che c’è una lista per il boicottaggio dei prodotti di Israele, hanno detto: “Mandamela”.

    Qui qualcuno ha parlato di sacralità della morte. Non so bene cosa vuol dire. Per me è sacra la vita. Non credo che il bambino, i bambini fotografati avrebbero alcuna opinione sulle loro foto in giro, credo che avrebbero delle opinioni molto forti su altro, sulla vita a cui avevano diritto e che gli è stata tolta. Avrebbero molto da dire sulla paura e il dolore che gli hanno provocato i soldati israeliani, mentre erano ancora vivi. Sulla fame, la sete e tutte le privazioni che hanno provato negli ultimi mesi.
    In occidente abbiamo fiabe che incutono terrore ai bambini. L’orco esiste davvero e guida un carrarmato, ma anche si aggira sparando per le strade di Gaza. La strega cattiva indossa una maschera da ministro.

  83. il bambino va tutelato quando è vivo.
    scusate ma quand’è morto tutte queste chiacchiere servono a poco, serve solo a voi a lla vostra coscienza, al bambino di certo non serve, non servite più.

    la foto serve a testimoniare almeno questo: “scusate, lo so che vi infastidisce, ma… lo sapete che sono morto ammazzato?”

    lo sapete che in tanti stiamo facendo la stessa fine? non avete opinioni al riguardo a parte la preoccupazione di tutelarmi quando ormai è troppo tardi?

    bene, volete sapere cosa mi dice la mia capacità di immedesimarmi? che di tutta la vostra pietà, commozione, premura ecc farei un gran falò e vi manderei tutti quanti in blocco a cagare chiedendovi: dove eravate, dove stavano i vostri riguardi, il vostro amore, la vostra coscienza, mentre io ero ancora vivo, dove?

  84. Un adulto in vita comoda può darsi pure che riesca ad interpretare esigenze, sogni e pensieri di chi gli sta accanto e in piedi. Attribuire ad un morto le funzioni vitali dell’indignazione ed immedesimarsi nel morto stesso provando ad interpretarne lo spirito – a meno che non ci riferiamo a qualche film-commedia – trovo che siano due acrobazie simil intellettuali altamente deprimenti. Provocazioni gratuite e mal riuscite. Pantomime a protezione dell’integrità delle proprie emozioni travestite da rispetto delle volontà spirate attraverso due fori nella carne. Assurdo, visto che l’esercizio del rispetto – qualunque tipo di esercizio – appartiene alla vita.
    Piuttosto, ho osservato meglio la foto. Spostando lo sguardo verso i volti e la vita degli adulti dietro al bambino, vi sono delle assenze inquietanti. C’è un’eclisse della disperazione. Un commiato del lutto. Una mancanza femminile che sembra pregiudicare la fertilità e accentua la drammaticità dell’immagine. Non si individua con certezza neanche un supporto a quel corpicino, che sia una mano, un braccio, un cuscino. Quella testa fagocitata dal grandangolo sembra che si sostenga sola, come l’intero popolo palestinese. Un’altra assenza che sembra perpetuare l’invisibilità di un sostegno reale alla costruzione di una via della pace, che si stabilisca permanentemente in quei territori.
    Leggo adesso l’ultimo commento di maria v: tutto il mio appoggio.

  85. cara maria v, chi critica l’uso delle foto di bambini morti su un blog letterario prende posizione contro qualcosa su cui può avere una influenza diretta: l’opinione di chi legge, “l’opinione pubblica”. sperando di favorire le condizioni per la formazione di un giudizio fondato, informato, non emotivo. cercare di agire su qualcosa su cui si può avere un effetto è ragionevole. tu invece su cosa vuoi agire? chi usa la foto del bambino morto su cosa vuole agire? forse direttamente su ciò che sta accadendo gaza? ma non sembra, almeno la vostra coscienza dolorosa dei vincoli del sistema ve lo fa ritenere impossibile. allora su cosa? forse anche voi sull’opinione pubblica? già. allora è lecito dirvi: lo fate in modo orrendo, con mezzi sensazionalistici. e tu che ti immedesimi a tal punto da parlare per bocca del bambino morto e mandarci tutti “a cagare” chiedendoci pure “dove eravate … mentre io ero ancora vivo, dove?”, rispondo: eravamo su nazioneindiana a parlare della guerra in georgia. ciò detto, non vedo perché chi non ha avuto – nei fatti, con le azioni – “riguardi” e “amore” né prima né dopo debba insultare chi dimostra “riguardi” e “amore” (solo?) dopo.

    lorenzo

  86. Anch’io, come Maria, ho la tentazione di mandare a cagare chi continua a pensare che il “giusto agire” si debba fondare pregiudizialmente sui “riguardi” e sull'”amore”.
    Hanno idea di che cosa sia il sentimento? Si tratta, sì, di una facoltà razionale che decide sul bene e sul male, ma che lo fa in base a propri pregiudizi.
    Per assumere la responsabilità di una decisione ci si deve servire di un’altra capacità razionale: l’intelletto.
    Assumendo su di sè quello che fa di una persona una persona responsabile dei propri atti: la possibilità di sbagliare.
    Per esempio negandosi “riguardi” e “amore” che in questo caso della “fotografia di una fanciullo morto” non servono a niente.
    Ma volendo utilizzando tutto quello che è possibile utilizzare pr far sì che quelle morti non si ripetano.

    Resterebbe comunque interessante un ragionamento che argomenti come, la non-azione di pubblicazione della fotografia, favorisca la pace più che l’azione della pubblicazione.

  87. caro soldato blu, tutti i miei interventi, dal primo all’ultimo, erano proprio un richiamo all’intelletto e alla ragione, in contrapposizione con l’immaginazione e la comunicazione non verbale. “riguardi” e “amore” erano menzionati solo nell’ultima mia risposta a maria, che li citava. chi ha criticato l’uso delle fotografie è stato accusato di pregiudizi, di cattiva coscienza, di religiosità da donnetta. per quanto mi riguarda la critica era una critica all’abuso delle immagini a detrimento di un approccio razionale e intellettuale al problema. un approccio che possa aiutare a comprendere, prima che a reagire.

    lei poi richiede di argomentare come una “non azione” (non pubblicare una foto) possa favorire la pace più che un’azione (pubblicare la foto). che una non azione possa favorire l’attuarsi di una condizione è ovvio in più contesti: non rubare, non lanciare missili, non dire fesserie, etc. sono tutte non-azioni che favoriscono l’attuarsi di una condizione desiderabile più di quanto facciano le azioni loro opposte. inoltre, nel nostro caso, nessuno ha detto che la pubblicazione di una fotografia intralci la pace. qui non trattiamo di pace, ma dell’opinione pubblica riguardo a certi eventi sui quali abbiamo poco potere immediato. in questo contesto la pubblicazione di foto di morti ammazzati accompagnata dall’auspicio di vedere servizi interi di sole fotografie senza commento può essere coerentemente considerato peggiore di una non-azione.

    spero solo di non vedere rigirata ulteriormente la frittata, facendo passare chi usa immagini sensazionalistiche invece di argomenti come un paladino dell’intelletto e della ragione, e chi ne critica l’uso – su basi razionali – come una donnicciola della parrocchia.

    saluti,
    lorenzo

  88. c’è una foto della guerra del Vietnam, una foto famosissima che valse al suo autore il premio Pulitzer nel 1972.
    quella foto rappresenta una bambina ustionata e nuda, che fugge, in preda al terrore, insieme ad altri bambini, mentre il loro villaggio viene bombardato con il napalm, dietro di loro i soldati.
    QUESTA foto per chi non la ricorda:

    http://www.tevacphoto.com/wp-content/uploads/2008/08/kimphuc1.jpg

    a quei tempi ai giornalisti veniva consentito di seguire gli eserciti nei teatri di guerra e quella foto, insieme a molte altre, sconvolse l’opinione pubblica mondiale a tal punto da costituìre, per gli Stati Uniti, una disfatta peggiore di qualunque offensiva Vietcong.
    perchè il dolore, l’orrore e la morte dei piccoli è sempre sconvolgente più d’ogni altra cosa per qualunque adulto sufficientemente sano di mente. è una questione legata alla protezione dei cuccioli e alla riproduzione della specie, una questione biologica che, nel nostro caso, ferisce a maggior ragione per la sua valenza culturale.
    voglio dire che l’impatto delle immagini, della rappresentazione dei fatti, è fondamentale, assai più delle parole, per la costruzione di un’opinione pubblica libera e capace di autodeterminazione.

    esattamente ciò che non si vuole.

    non a caso, da allora, hanno imparato bene la lezione e non permettono più ai giornalisti di avvicinarsi.
    è chiaro quanto questo atteggiamento sia controproducente: consente ad Hamas di diffondere ciò che gli conviene e di utilizzare anche la morte a scopi propagandistici.
    tuttavia non cambia la sostanza delle cose: a Gaza muoiono i bambini ed io non riesco a capire lo sguardo che vuole distogliersi ad ogni costo.

  89. Volevo segnalare una cosa letta sul blog di Andrea Pomini ( http://www.soulfood.blogspot.com ). Riguarda il doppiaggio del film “The Millionaire”, ma più profondamente concerne il nostro rapporto con l’islam, e spiega l’inconsapevole doppiopesismo col quale giudichiamo il conflitto fra israeliani e palestinesi. Beh, nel film di Danny Boyle c’è una scena in cui i due bambini protagonisti vedono la madre assassinata a sangue freddo. Tutto è ambientato in un lavatoio pieno di donne e bambini allegri, in cui a un certo punto irrompono un centinaio di uomini armati di bastoni e molotov. Si sente una voce femminile che grida: “aiuto, sono musulmani, scappiamo!”. Pomini, insospettito dal fatto che i due bambini erano stati fino a quel momento presentati come musulmani, si informa e scopre che la frase originale in realtà proviene da una voce maschile, cioè da uno degli assalitori, che invece dice: “they are muslims, get them!”, vale a dire “sono musulmani, prendeteli!” In sintesi: quella scena del film narrava un eccidio compiuto da hindù contro musulmani, e in fase di doppiaggio la voce femminile, di una vittima, è diventata una voce maschile, di un assalitore, e la frase “sono musulmani, prendeteli!” è diventata “aiuto, sono musulmani!” Il che, secondo me, e anche volendo credere alla buona fede dell’errore del doppiatore, fa capire che tipo di atteggiamento abbiamo nei confronti dei musulmani, colpevoli a prescindere.

  90. @ Lorenzo Carlucci

    “qui non trattiamo di pace, ma dell’opinione pubblica riguardo a certi eventi sui quali abbiamo poco potere immediato. in questo contesto la pubblicazione di foto di morti ammazzati accompagnata dall’auspicio di vedere servizi interi di sole fotografie senza commento può essere coerentemente considerato peggiore di una non-azione.”

    a) alcuni pensano che l’orientamento dell’opinione pubblica influenzi le parti in guerra, aumentando o diminuendo la possibilità che vogliano perseguire la pace

    a.a) alcuni pensano che la pubblicazione di fotografie, anche scioccanti, che mostrano le vittime della guerra, spinga una pubblica opinione, colpevolmente indifferente, ad esprimersi perché lo scempio venga fermato.

    a.b) alcuni pensano che la pubblicazione di fotografie, anche scioccanti, che mostrano le vittime della guerra, spinga una pubblica opinione, colpevolmente indifferente, ad esprimersi perché lo scempio prosegua.

    *

    “non rubare, non lanciare missili, non dire fesserie”

    Non rubare un panino, se stai morendo di fame.

    Non lanciare missili, se devi inviare una spedizione di soccorso a un astronauta.

    Non dire fesserie.

  91. alcuni contestano a.a) e a.b). alcuni contestano a.a) e a.b) basandosi sulla essenziale ambiguità delle immagini, che parlano non all’intelletto, ma all’immaginazione. poi se vogliamo far finta che a.a) e a.b) siano incontestabili, facciamo finta.

    saluti,
    lorenzo

  92. Maria V ha ragione. a mio avviso.

    Sebbene penso ora, dopo una buona riflessione, che ci sia una distizione tra il mostrare delle foto in un social network (come Facebook) e per esempio qui.

    Tra i cazzeggi del social network la cosa stona alquanto, e fa venir voglia di rimozione (esperienza mia e di vari altri.)

    Qui effettivamente è diverso. Ma Maria V la comprendo.

  93. Lorenzo Carlucci, ti ringrazio molto.

    Tuttavia, sono certa, pur non conoscendoci, che tu sappia che a me importa molto molto poco, se mi danno d’isterica o di donnetta o mi mandano a cagare. Mica perdo la ragione così facilmente, io.

    Mi dispiace, questo sì, che si voglia (anche non volendolo) distogliere l’attenzione da cose che ritengo abbastanza importanti: tipo provare ad analizzare anche un po’ noi stessi. Tipo.

    *

    (D)

    “tuttavia non cambia la sostanza delle cose: a Gaza muoiono i bambini”

    Domanda ingenua: ora o da un po’?

    “ed io non riesco a capire lo sguardo che vuole distogliersi ad ogni costo.”

    Ma io le fotografie le ho guardate: non ho “distolto lo sguardo”.
    Però dopo che le ho guardate non ho pensato: ora basta, faccio la magia. Abracadabra… La guerra da oggi non ci sarà più, i bambini non moriranno più ecc. ecc.

    *

    Io credo che ci sono due specie di ipocriti: quelli che sanno d’esserlo (carnefici) e quelli che non sanno minimamente d’esserlo. Qua io vedo diverse vittime (non tutte, per fortuna, anzi, con sommo piacere non ne ho viste tanto quanto avrei creduto), mi dispiace dirlo, dell’ipocrisia.
    La nostra società (noi) è vittima dell’ipocrisia che sta a raccontarsela.
    Vorrei che smettessimo di raccontarcela: ammettendo la nostra (reale) impotenza.
    Qua si richiama continuamente l’opinione pubblica e il suo (ancora tutto da dimostrare, secondo me; e riconosco a D almeno di avere portato un esempio positivo e concreto in tal senso) “potere”. Bene.

    Quando l’opinione pubblica, da diverse parti nel mondo, mi pare, diceva con forza no alla guerra, Bush non l’ha fatta la guerra?
    Quale “potere” avrebbe l’opinione pubblica? Qua, a casa nostra, abbiamo la metà del paese RINCRETINITO e dai problemi reali e dai sogni televisivi…

    Quanti di quelli che pensano che sia “giusto” (per informare) esporre le fotografie senza preoccuparsi dei rischi (certi) che quelle fotografie siano USATE per tutt’altri scopi (compreso quello di farci sentire, a noi, tanto bravi, tanto buoni) ammettono che in questo paese non si leggono libri, anzi, nemmeno si leggono quotidiani?

    Quale potere dovrebbe avere una “portinaia”, un pescivendolo, un camionista, un extracomunitario, una donna delle pulizie, una babysitter, una commessa, un cameriere, un vattelapesca che compone LA MAGGIORANZA?
    O nel mondo siamo diventati tutti professori, scrittori, saggisti, studenti universitari?

    Perché allora anche questi hanno iniziato ad affidarsi alle immagini? Forse perché hanno capito che qui in Italia siamo mezzi analfabeti?
    La maggioranza degli Italiani non legge. Bene. Quindi, cortesemente: ammettiamo questa cosa semplice. E dopo ammettiamo anche che TUTTE QUESTE PERSONE, dopo avere visto le fotografie ed essere inorridite (esattamente come me) NON HANNO ALCUN POTERE DI FARE qualcosa (non riescono manco a far valere i loro diritti in Italia, figuriamoci in Palestina…).

    Ammettiamo che l’opinione pubblica qui tanto richiamata (l’attenzione, il risveglio ecc.) di fatto è solo una “manciata di persone”, che sta in piedi di fronte a un gigante, ecco cos’è.
    E dentro a quel gigante, ora uscendone ora entrandone, ci siamo anche noi: con le nostre automobili, le nostre energie sporche, le nostre perversioni.

    Infine, vorrei far notare che quando parliamo del caso Israele/Palestina o Palestina/Israele (parliamo per esempio in televisione) non so nemmeno se ci accorgiamo (giornalisti, intervistati ecc.) che tendiamo a dire “Israele” da una parte e “Palestinesi” dall’altra. Che cosa significa questo? Significa che abbiamo “interiorizzato” che Israele è uno Stato, mentre i Palestinesi sono i Palestinesi sparsi per il mondo…

    *

    A che cosa serviva vedere in televisione, ieri sera, ad Anno Zero, l’esagitata asmatica israeliana ragazza che raccontava il suo (ovvio umanissimo) panico, con sullo sfondo, dietro a lei, la fotografia orrenda della bimba che emergeva solo con la testa dalla terra? La fotografia grande grande tutta ripetuta sullo sfondo dello studio? Cos’è, una tenda, quella bimba? Una scenografia? Si può, dico, fare una “scenografia” con la testa del cadavere di una bimba?
    Possiamo, dico, PROVARE a RESTARE SVEGLI in mezzo a tutto questo che accade, nel nostro bel mondo occidentale, e non comportarci come se stessimo bevendo un bicchiere d’acqua SULLA PELLE DEGLI ALTRI?
    “Stiamo informando”. Va bene, ma mica siamo a teatro.

  94. (Cara Portinaia, apprezzo il tuo stare sull’uscio indicando la strada, proverò a prendere la porta e ad avventurarmi oltre.)

    Quanti aspiranti anatomopatologi… è un bel mestiere, votato alla scienza e alla ricerca della verità, e la verità mobilita le coscienze.
    Però va fatto fino in fondo, il mestiere, da bravi professionisti.
    Un anatomopatologo non si limita a guardare. Eh no.
    La Conoscenza ha bisogno di ben altro, la Conoscenza ha bisogno dell’esperienza di tutti e cinque i sensi umani per essere definita compiutamente tale.
    Allora che si provi il tatto, ove la vista non basti, è forse un senso meno nobile e con meno diritti? Dopo averla veduta, la verità, la si deve toccare con mano.
    Quindi l’olfatto, perché ogni verità ha un odore, un fetore da dar la nausea. Snuff it! e vomitala, la verità, potrai dire che finalmente ti ha mosso qualcosa, dentro.
    E l’udito, è importante l’udito, perché la verità fa rumore: un rumore di carni mosse.
    Rimane il gusto.
    Che ne facciamo del gusto? E’ un bel problema. Ne facciamo l’ultimo tabù da infrangere? O lo sacrifichiamo in nome della civiltà e dell’etica?
    Eppure, come può dirsi l’esperienza completa senza il gusto?
    Una società meno ipocrita l’ha messo in scena con Medea, il gusto della verità.

    Portinaia, non beviamo un bicchiere d’acqua sulla pelle degli altri, noi quella pelle la divoriamo, un pezzo alla volta.

    Ghega

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domenico pintohttps://www.nazioneindiana.com/
Domenico Pinto (1976). È traduttore. Collabora alle pagine di «Alias» e «L'Indice». Si occupa di letteratura tedesca contemporanea. Cura questa collana.