Sud 12 – Battere cassa
Installazione di Claire Robert
Sud 1945 – 1947: Giornale di cultura, giornale di cassa
di
Renata Prunas
Provateci anche voi, oggi, a fare un giornale con pochi soldi, così com’era stato per ‘Sud’, allora con poche lire, nel clima di un tragico dopoguerra napoletano e pensando, soprattutto, a un nuovo giornale meridionale di dichiarata ispirazione europea.
La storia del gruppo ‘Sud’, così come ci è stata più volte raccontata da Anna Maria Ortese che ne faceva parte molto attiva, “…anziché rivelare, impercettibile e spaventoso, il combattimento tra le esigenze della ragione e l’antichità, appariva piuttosto come l’ingenuo conflitto tra i sogni della gioventù e la soverchiante logica delle cose.”
Com’è noto, ‘Sud’, “il giornale di proprietà del Prunas”, ricorda sempre la Ortese, “uscì in 7 numeri ognuno dei quali fu un’avventura, e costò vendite clandestine di oggetti familiari, o pegni, o cambiali, e spesso collette fra i redattori più fortunati”.
“Ne avete cani da vendere?”, si chiedeva Carla de Riso, allora caporedattore, ricordando le origini del giornale nel primo numero del nostro nuovo ‘Sud’.
Perché proprio di questo si tratta, e d’altro, scorrendo le voci di questo “Giornale di cassa” d’altri tempi, manoscritto su riciclati fogli di ufficio da mio fratello Pasquale, fondatore e giovane direttore della testata.
Ma non si tratta solo di un cane, venduto a 5.250 delle vecchie lire, ma anche di un paio di scarpe a 8.800 lire, molto di più di una povera bestia o addirittura delle gioie di famiglia che nostra madre, Marianna, entusiasta dell’impresa, aveva messo a disposizione.
Si trattava di un antico servizio di piatti ritrovato miracolosamente intatto, insieme ad altre nostre cose, a bordo di una delle ultime navi partite da Tripoli e silurata durante il tragitto verso Napoli, dove eravamo stati rimpatriati dall’Africa e dove la nave rimase per lungo tempo nel porto inclinata su un fianco.
E non è tutto. Per far fronte a continui debiti superati con incredibili acrobazie economiche messe in atto per far uscire, dal ’45 al ’47, quegli ormai fatidici sette numeri, ci sono anche una tovaglia di lino, una coppa d’argento e un pezzo, ma un pezzo solo, di una catena d’oro.
Questa è l’altra faccia della storia di ‘Sud’, giornale di cultura, che pubblica tra altri interventi di grande rilievo, il primo saggio di Sartre sull’esistenzialismo, le prime pagine delle Cronache familiari di Pratolini, i quattro quartetti di Eliot tradotti da La Capria e l’atroce storia di Napoli raccontata da Compagnone.
In verità, prosegue sempre la Ortese nelle ultime pagine del suo ‘Mare’, “le enormi rese di Sud giacevano ammonticchiate sotto e intorno al letto del ragazzo Prunas…e la pioggia di debiti e cambiali protestate, da leggera e autunnale si fece scrosciante e furiosa come nel più fosco inverno…come da una spiaggia, sul finire della tempesta, si ritirano le nobili onde del mare che più la percossero e solo rimangono al suolo, e brillano tra la rena, conchiglie, alghe e rottami.”
Pubblichiamo oggi questo diligente documento, tuttora poco conosciuto, quasi una archeologia editoriale allo stato puro e dal quale si può capire, fin dai minimi dettagli, lo spirito con cui fu affrontata l’impresa ma, soprattutto, quanto fossero forti e irrinunciabili, in quel momento, la libertà e l’indipendenza della cultura.
documenti dell’Archivio Prunas
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Quello che mi viene in mente in modo immediato è un confronto, naturalmente non tra i contenuti, ma proprio tra le “esperienze materiali” che hanno accompagnato quel fenomeno culturale quale è stato “Sud”, e l’elargizione – di cui si è parlato anche in N.I. – dei 200.000 euro da parte di Berlusconi per la traduzione in inglese dello “Zibaldone”.
Non certamente “due culture”. Sicuramente “due forme di vita”.
E la scissione appare ancora più tragica.
Grazie a te enchanteur du Sud.
La rivista sud mi ha fatto passare ore di bella lettura.
E’ di una bella qualità artistica.
Quando la scopro, è sempre l’imizio di una felicità:
volevo scrivere inizio…
Mi sono procurato il libro di Raffaele La Capria con titolo Napoli che raccoglie l’armonia perduta, l’occhio di Napoli, Napolitan graffiti
Nell’ultima parte si parla di Pasquale Prunas e l’esperienza di sud giornale di cultura. Ho letto la parte su una panchina nel grigio dolce di Torino. Si racconta la storia d’amore e di disperazione degli scrittori che hanno fatto battiglia per dare vita alla rivista: Amo l’espressione diritto alla disperazione, come mome di nobiltà.
C’è un brano bellissimo di Anna Maria Ortese che dice
” Non è giorno che non pensi a tutti voi e mi lasci andare con fantasia, senza accorgermene, a salire la strada grigia che portava a quella casa per me fantastica,e rientri in quella casa e come in sogno, vi riveda. A volte mi giungono voci, cosi distinte: si direbbe che alcuni di voi specialmente siano rimasti imprigionati nella memoria.”
Mi sono detto che queste parole le faro mie.
grazie per l’impegno e la vita che nasce da queste vecchie nuove bellissime pagine
c.