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due passi (fare)

Bianca

(Per le spose suicide di Kabul)
Siamo gli oscuri fiori affilati cresciuti all’ombra delle chiesefabbriche di bambole, piedi nudi su strade scoscese.

Ascolta le nostre preghiere nell’ora in cui il tuo nome è invocato,
concedici oggi di morire a Kabul, città di poeti e di vergini suicide
polvere tra le macerie del mondo, ceneri in un letto di sale.

Dacci la chiarezza massima, concedici il fuoco,
perché noi ardiamo dal desiderio di vedere,
ardiamo dal desiderio di non sopravvivere
ardiamo di buio nel buio verso il buio.

Dacci oggi il kerosene della nostra morte
amen

small75

Fabio

Figure di soltanto epitèli, corticali
queste ai margini dell’occhio
mobili, agli angoli d’asfalto
dove squallide le ecchimosi:
allumini uomini, storte stagnole,
buste lacere di scarti inabili a
rifarsi suolo, almeno questo, falde
di fossili, di scuri scisti quando qui rinuoteranno
orche e cetacei, le mante immense,
fra i pilastri delle tangenziali
le meduse come folli
fosfori d’abisso

22 COMMENTS

  1. Grazie Francesco, mi interessa molto il variare delle illustrazioni che proponi, e questa ha un tono di grande intimità che mi sembra rispecchi bene l’accordo trovato con Fabio. Tango milonghero, sì, abbraccio e camminata. Due passi che andavano fatti.

  2. Complimenti per questo tuo testo, Bianca. … segno del miserrimo e quanto mai crudele integralismo, che induce addirittura all’autocombustione le donne di Kabul…

  3. Bianca.
    ho subito pensato a tutti gli insetti notturni che si avvicinano alla luce delle candele e ne muoiono.
    Il sacrificio estremo per la luce e per la verità.

  4. Io ringrazio Stefano e Jacopo, ma non posso fare a meno di sottolineare la bellezza dell’insieme, il passo doppio. Non dovrei essere io a dirlo, ma sono rimasta veramente incantata dall’accostamento.

  5. Due testi che compongono una danza macabra di sangue e sudore, testi di cui affamarsi gli occhi, le orecchie, fino a urlare l’anima dell’essere uomini e non sapere ancora come.

    grazie, natàlia.

    ___

    cadeau: In bianco e nero.

    È inutile come il mattino
    dopo un sonno senza riposo
    rincorrere l’ombra d’un sentiero di cipressi lividi
    infilando perline ad una collana spezzata
    intorno al collo della negligenza.
    Succube di parole morte nella notte senza afa
    la fede spezzata in un crocicchio di quesiti
    senza attese si deforma
    nello specchio di mille maschere di zucchero e sale.

    ***
    – Se la luce è trasparenza a cosa serve questa patina dorata?
    ***
    In bianco e nero amo guardare il vero delle cose
    nel grigio smorto delle nebbie al camminare
    degli scarponi antinfortunio detratti a rate
    dallo stipendio aziendale.
    ***

    Alle cinque cantava la sirena il richiamo delle anime
    che evaporavano odori di letto e figli.
    La osservavo passare in fretta e sognavo un avvenire
    che mi facesse ricordare il suo nome,
    ma una mano scrisse una legge, poi perì nel sangue.

    ***
    Nessuna luce ancòra è degna dei colori del reale
    ***
    Si mischiano le pelli dei sottopagati nel sudore appeso
    a mezz’aria dal suolo senza funi né ripari.
    Cartellini da timbrare con contratto interinale
    e domani un nuovo mestiere per bestiario di pretese.
    ***
    La preghiera del padre si disegna agli angoli d’una bocca da sfamare
    nei crampi d’uno stomaco vuoto d’amore
    che brama leccornie da consumare in fretta
    per mondare gli interstizi dei denti dagli avanzi di fragole mature,
    lievi – come il mulinare del vento per un marinaio nato in camicia
    che mille lidi attraversa sempre appeso alla sua rammendata tela
    che perde il tempo dalle toppe dei suoi miseri inganni.

  6. Grazie a Francesco per la proposta e l’intreccio, a Bianca per la più o meno macabra intesa, a chi ha voluto commentare, a Natalia per l’interessante cadeau.

    “Se la luce è trasparenza a cosa serve questa patina dorata”? Esatto.

    Un saluto,

    F.T.

  7. Sone le nozze della morte,
    in un passo vergine
    bruciato, esploso
    come dice Jacopo in una bellissima
    metafora dell’insetto all’utima luce
    si intrappola per morire di bellezza
    intravista.

    Crudele tango di Bianca e Fabio
    quando il dolore sovrasta i corpi nell’estasi.

    La creazione di effeffe è bella per i colori, l’incontro tra la scarpa
    elegante femminile e le scarpe dell’uomo come dominate.
    E’ la danzatrice che guida…

    Sono oggetti testimonianza del corpo a corpo,
    quando vestiti cadono a terra
    e nudi i corpi danzano,
    le scarpe dopo l’amore sono rimaste strette.

  8. Grazie a tutti, e in particolare a Natalia per il dono inaspettato, ma anche per la visione di Veronique. E vedo che sulle scarpe preparate per me e Fabio da Francesco abbiamo avuto la stessa impressione. :)

  9. Mi associo ai complimenti. Eleganza, bellezza, forza, intensità. Le poesia di Bianca Madeccia e Fabio Franzin ne sono pervase. E non potevano essere sottolineate dall’eguale eleganza della fotocomposizione di Effeffe, che ce le ha proposte. Commovente per dedizione e capacità di penetrazione il commento di Véronique, come sempre dolce e ipersensibile ai testi.
    Natàlia ha fatto un bel regalo-commento. Ogni tanto la seguo sui suoi blog e dico che meriterebbe altra e maggiore attenzione anche qui, su nazione Indiana. Per me è una vera artista /poeta. Apprezzo molto anche le sue traduzioni e cose dialettali. Chapeau!

  10. Pardon, rettifico, voglio dire Fabio Teti. Comunque lapsus appropriato, perchè amo e stimo molto anche Fabio Franzin. Inconsciamente pensavo a lui, mentre vergavo il commento. Evidémment, come chioserebbe il furlèn.

  11. non si intersecano, non si toccano, non si avvicinano, neppure viste con il wide angle più ampio. è come accostare una foto delle higlands alla foto di un paradiso del sud est asiatico, ma come sono belle tutte e due.

  12. Mi piace la forte denuncia di Bianca. Lei sa come la penso… Siamo donne viscerali che adottano la scrittura, e nel mio caso – ma penso anche in Bianca – il tentativo, seppur esile ma urlato, di agire nel “concreto”.
    Intenso e bellissimo il testo di Bianca. Passo di danza sciamanica – voglio vederla-sentirla-coglierla così- insieme a Fabio Teti.
    A entrambi, un grazie di cuore.

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francesco forlani
francesco forlani
Vive a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman e Il reportage, ha pubblicato diversi libri, in francese e in italiano. Traduttore dal francese, ma anche poeta, cabarettista e performer, è stato autore e interprete di spettacoli teatrali come Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, con cui sono uscite le due antologie Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Corrispondente e reporter, ora è direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Con Andrea Inglese, Giuseppe Schillaci e Giacomo Sartori, ha fondato Le Cartel, il cui manifesto è stato pubblicato su La Revue Littéraire (Léo Scheer, novembre 2016). Conduttore radiofonico insieme a Marco Fedele del programma Cocina Clandestina, su radio GRP, come autore si definisce prepostumo. Opere pubblicate Métromorphoses, Ed. Nicolas Philippe, Parigi 2002 (diritti disponibili per l’Italia) Autoreverse, L’Ancora del Mediterraneo, Napoli 2008 (due edizioni) Blu di Prussia, Edizioni La Camera Verde, Roma Chiunque cerca chiunque, pubblicato in proprio, 2011 Il peso del Ciao, L’Arcolaio, Forlì 2012 Parigi, senza passare dal via, Laterza, Roma-Bari 2013 (due edizioni) Note per un libretto delle assenze, Edizioni Quintadicopertina La classe, Edizioni Quintadicopertina Rosso maniero, Edizioni Quintadicopertina, 2014 Il manifesto del comunista dandy, Edizioni Miraggi, Torino 2015 (riedizione) Peli, nella collana diretta dal filosofo Lucio Saviani per Fefé Editore, Roma 2017