Usain Bolt (9″58)

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  1. 9”58

    che gambe!
    Usain
    è Utile ai ritardatari cronico ecologisti,
    caro
    c’è da recuperare il pupo,
    l’asilo finisce tra un nanosecondo,
    e
    la
    sua lezione di piano
    sull’isola di pasqua
    comincia tra 10
    minuti
    e
    satti . A
    h,
    usain
    mi manca il guanciale per l’amatriciana
    il negozietto
    è ormai chiuso Ma !
    (per tutti fiori di maria)
    io
    sento puzza
    di bruciato :
    (i cubetti fumano in padella)
    /9”57
    A meno che
    non sia un amante
    noioso,
    e nella speranza che
    non sia
    sempre così veloce:
    usa: IN
    maipiùsenza/
    (senza)

  2. pero’…che strano pensare a tutto questo clamore, milioni di spettatori, sponsor grondanti di dollari, facce stralunate e incantate (me compreso) davanti alla tele per che cosa alla fine ? per osannare e acclamare un uomo il cui unico pregio (ma forse anche scopo) e’ quello di…correre piu’ veloce degli altri…

  3. però… per una volta, lasciaci sognare. Dopo tanti campioni dopati… Bolt attrae per la gioia con cui corre e festeggia, e per la sorpresa che dimostra di provare lui stesso, nel momento in cui gli altri rimangono indietro. Attrae perchè vince senza impegnarsi al massimo e quindi lasciando all’immaginazione di ognuno nuove imprese e record impensabili. Dopo la gara di Pechino ho scommesso che scenderà a 9.5; manca tantopoco ormai.
    Ce la farà.

  4. In effetti, a ben pensare, è ridicolo che un uomo diventi un idolo planetario perchè corre veloce per nove secondi e mezzo. Un ghepardo, fra l’altro, corre per quattrocento metri al triplo della velocità di Bolt. Se però restiamo nell’ambito prettamente sportivo, Bolt ha compiuto qualcosa di eccezionale, soprattutto per la differenza che ha scavato fra sé e quelli che nel tempo, remoto o prossimo, l’hanno preceduto. E’ come se con lui si fosse balzati in avanti di decenni in un lampo. Se non esistesse la piaga del doping, non avrei dubbi nell’indicare il ciclismo come lo sport di gran lunga più epico, un vero romanzo ambulante che talora diviene poesia, altissima poesia. Se invece devo quotare un singolo gesto sportivo, il più stupefacente cui ho assistito resta ancora il gol di Maradona contro l’Inghilterra a Messico ’86. Inarrivabile.

  5. uhm, Ares, sì, da solo … la corsa la faccio sempre da solo. non so tu! non amo vedere gli altri in ritardo …

  6. Ares, non è mai troppo tardi!!! ad ogni modo, occhi aperti: è alle docce che accade il casino…

  7. Ma cosa c’entra il senso del ridicolo con lo sport!
    Sotto questo aspetto infinitamente più ridicolo è stare ad ammirare un gruppo di ragazzi rincorrere una palla e sgomitare per cercare di metterla dentro una porta… sapere che quegli stessi spesso non hanno neppure un’educazione appropriata ma intascano milioni di euro.
    Lo sport è spettacolo, per chi lo guarda, e se si resta ammirati di fronte a certe gesta vuo dire solo che ha raggiunto il suo obiettivo.
    Saluti.

  8. @marco
    Il calcio richiede, rispetto alla corsa pura e semplice, una serie di abilità maggiori, un rapporto con lo spazio e il tempo, un’intelligenza corporea, il saper vedere varchi dove apparentemente non ce ne sono, la creatività nel dribbling, lo scegliere velocemente tra più soluzioni, l’istinto del gol o dell’anticipo, il senso tattico, e ancora molto altro; un ghepardo non gioca a calcio, ma corre tre volte più veloce di Bolt. Tutto qua. Che poi i calciatori siano esageratamente pagati e idolatrati non ci piove. Ma guarda che Bolt è più ricco (o comunque a breve lo diventerà) del più ricco dei calciatori.
    ps: quando guardo Bolt non penso che sia ridicolo, anzi resto ammirato, stupefatto. Ma se dopo ci rifletto, mi sembra ridicola la risonanza mondiale del suo gesto.

  9. Grazie ad Ares per avermi fatto ridere di cuore… Per quanto riguarda Bolt spero che tra qualche anno non ci vengano a dire che facevo uso di qualche porcheria al momento sconosciuta.

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domenico pinto
domenico pintohttps://www.nazioneindiana.com/
Domenico Pinto (1976). È traduttore. Collabora alle pagine di «Alias» e «L'Indice». Si occupa di letteratura tedesca contemporanea. Cura questa collana.