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C’è molto di vivo ma non ha vita facile

di Daniele Giglioli

Eccovi, a grande e giustissima richiesta, il misterioso ur-testo della polemica (e poi qui e qui) ritrovato non a Zaragoza, ma su Vibrisse (come Giulio Mozzi ci ha segnalato in un commento).

Le recenti e sgradevolissime polemiche sul premio Strega mi hanno convinto a stendere questo panorama della narrativa italiana contemporanea senza fare neanche un nome. Si potrebbero invocare moventi e precedenti più nobili, dalla storia dell’arte senza nomi ipotizzata da Wölflin a quella della letteratura «senza che nemmeno un nome sia pronunciato» sognata da Paul Valéry, invece di affannarsi a protestare contro l’insopportabile tendenza a ridurre il discorso sulla letteratura a un chiacchiericcio malevolo a base di tabelline, classifiche, chi vince e chi perde, i promossi e i bocciati, chi è amico di quello e nemico di quell’altro. E come sarebbe bello poter dire invece: chi se ne frega, la letteratura è un’altra cosa. Non è così, purtroppo. Quella chiacchiera, quella nube di maldicenza, quel voyeurismo senile, quella foia delatoria («poche chiacchiere, i nomi, fammi i nomi», manco fossimo in questura) non è fuori dalla letteratura. È’ la letteratura, la letteratura in quanto istituzione, habitus, ambiente di vita, se non vogliamo ridurla a una mera esperienza di fruizione individuale (la «poesia» crociana, magari), cosa che la letteratura non è mai stata nemmeno al bel tempo che fu – quello di Dante, di Molière, di Calvino.
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12 COMMENTS

  1. Per facilitare il lettore (specialmente quello occasionale, quello futuro, e quello che arriva agli articoli via motori di ricerca, senza passare dalla home page), si potrebbe mettere anche un link a questo post (e magari anche a quello di Biondillo) in capo all’articolo di Policastro. Così come sarebbe facilitante mettere in testa a questo post una riga di spiegazione su che cosa è ‘sta discussione, e due link ai post di Policastro e Biondillo. E’ bizzarro che il lettore, per ricostruire una discussione in corso su Nazione indiana, debba passare per due link che trova… in vibrisse (perché lì ci sono).

  2. Mah, adesso che lo ho letto, la polemica mi sembra una forzatura. O almeno una forzatura l’averla impostata sul suo non far nomi. A meno che le ragioni della polemica non stiano in altre cose di Giglioli che non ho letto.

  3. Ecco un pezzo con il quale o senza il quale il mondo (letterario) resta tale e quale.

  4. la polemica e’ tra policastro e biondillo sul come fare critica letteraria e perche’. poi, ulteriori polemiche, piu’ strumentali, sessiste e piene di concetti molto impolverati, sono nate fra un sacco di altra gente – come si evince chiaramente dai post precedenti a questo.

    sarebbe bello se policastro e biondillo ricominciassero a discutere ma, molto probabilmente, tutto e’ scappato di mano a tutti, le posizioni si sono irrigidite e non credo quindi che rivedremo i protagonisti tornare a parlarsi, almeno per ora.

  5. … (si mette dunque) l’accento sulla necessità di capire meglio chi sono i lettori di libri. Perché è a questi lettori che si rivolgono i recensori. Ormai non sono più tempi da triangolo di potere fra editore, autore e critico. Il triangolo è diventato un quadrato, ovvero si è aggiunto il pubblico dei lettori, gli abitanti di Bibliopoli. Sono passati i tempi in cui il recensore incideva soltanto sul giudizio dei suoi simili e parlava alla società letteraria. Questa società è in gran parte scomparsa ed esiste la società dei lettori a cui i recensori debbono rivolgersi, abbastanza sicuri di essere ascoltati.
    Antonio Porta in L’Indice, ottobre 1988, p.. 28-29

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