La responsabilità dell’autore: Ferruccio Parazzoli
[Dopo gli interventi di Helena Janeczek e Andrea Inglese, abbiamo pensato di mettere a punto un questionario composto di 10 domande, e di mandarlo a un certo numero di autori, critici e addetti al mestiere. Dopo Erri De Luca, Luigi Bernardi, Michela Murgia, Giulio Mozzi e Emanule Trevi, ecco le risposte di Ferruccio Parazzoli]
Come giudichi in generale, come speditivo apprezzamento di massima, lo stato della nostra letteratura contemporanea (narrativa e/o poesia)? Concordi con quei critici, che denunciano la totale mancanza di vitalità del romanzo e della poesia nell’Italia contemporanea?
Se la vitalità nasce dal senso che si dà o che viene da quanto si fa e si pensa, nell’odierna società, annegata nel nichilismo di massa e nella ‘pappa del niente’, il pensiero, la decodificazione del caos e dell’assurdo da parte di chi pensa e ne scrive, è del tutto irrilevante. Ne deriva un inevitabile calo di vitalità, compresa qualla della narrativa.
Ti sembra che la tendenza verso un’industrializzazione crescente dell’editoria freni in qualche modo l’apparizione di opere di qualità?
No, l’editoria, ‘pallida madre’, fa solo il suo mestiere: prepara con grande professionalità la pappa giusta per i suoi bambini.
Ti sembra che le pagine culturali dei quotidiani e dei settimanali rispecchino in modo soddisfacente lo stato della nostra letteratura (prosa e poesia), e quali critiche faresti?
Lo rispecchiano perfettamente. Uno specchio, infatti, non può che rispecchiare la faccia di chi gli si presenta davanti.
Ti sembra che la maggior parte delle case editrici italiane facciano un buon lavoro in rapporto alla ricerca di nuovi autori di buon livello e alla promozione a lungo termine di autori e testi di qualità (prosa e/o poesia)?
No, non lo fanno. Conoscono troppo bene il proprio mestiere.
Credi che il web abbia mutato le modalità di diffusione e di fruizione della nostra letteratura (narrativa e/o poesia) contemporanea? E se sì, in che modo?
Sono uno stanziale. Non navigo.
Pensi che la letteratura, o alcune sue componenti, andrebbero sostenute in qualche modo, e in caso affermativo, in quali forme?
Che si reggano sulle loro gambe, se ce le hanno. Ogni sforzo per fare correre chi è stato azzoppato, magari non per sua colpa, è del tutto inutile.
Nella oggettiva e evidente crisi della nostra democrazia (pervasivo controllo politico sui media e sostanziale impunità giuridica di chi detiene il potere, crescenti xenofobia e razzismo …), che ha una risonanza sempre maggiore all’estero, ti sembra che gli scrittori italiani abbiano modo di dire la loro, o abbiano comunque un qualche peso?
Nessuno, se non vanno in tivù.
Nella suddetta evidente crisi della nostra democrazia, ti sembra che gli scrittori abbiano delle responsabilità, vale a dire che avrebbero potuto o potrebbero esporsi maggiormente e in quali forme?
Non sono più i tempi. Bisogna immaginare dell’altro. Non sopporto le fiaccolate.
Reputi che ci sia una separazione tra mondo della cultura e mondo politico e, in caso affermativo, pensi che abbia dei precisi effetti?
Auspico che, se frattura c’è, si allarghi sempre di più e che qualcuno ci caschi dentro.
Ti sembra opportuno che uno scrittore con convincimenti democratici collabori alle pagine culturali di quotidiani quali “Libero” e il Giornale, caratterizzati da stili giornalistici non consoni a un paese democratico (marcata faziosità dell’informazione, servilismo nei confronti di chi detiene il potere, prese di posizione xenofobe, razziste e omofobe …), e che appoggiano apertamente politiche che portano a un oggettivo deterioramento della democrazia?
Perché no, se la pensano come loro e, così facendo, pensano di pensare bene, con sentimenti democratici e tutto il resto del panierino…o se, comunque, devono mangiare?
Forse sbaglio, ma da uno scrittore si dovrebbe pretendere di più nelle idee e nella capacità di esprimerle. Non potremmo riservarci il lusso di interrogare, per esempio, un Guido Ceronetti. Ne avemmo indietro un po’ di ironia.
1.”..Lo rispecchiano perfettamente. Uno specchio, infatti, non può che rispecchiare la faccia di chi gli si presenta davanti.”
A volte gli specchi peccano per effetti deformanti dovuti ai fabbricanti dei medesimi. Sì.
Oppure e talvolta rispecchiano più quel che v’è di lato che di fronte, ciò dipende dall’angolazione dell’osservatore. Già.
***
Facciamo che buttarci tutti nella frattura o faglia o burrone che sta tra politica e cultura,
così e magari staremo più al caldo!
Io mi son ridepresso, perdiana,
Parazzoli non mi convince né si convince,
anzi non ha bisogno di alcuna convinzione,
direi che, tuttalpiù, mica si sforzò tanto.
MarioB.
Maurizio, condivido.
Capisco il disincanto, e la lucidità, però…
Il senso della realtà e la sua negazione: è tutto qui, ed è stato tutto già detto:
«Adesso non è più contro i programmi Tv particolarmente volgari o la letteratura da edicola che dobbiamo lottare. Dobbiamo lottare, invece, contro quella che si presenta come la Cultura con la C maiuscola. È quella che veramente, in modo profondo, ci distrugge […] Che cos’è, invece, che ci pone al di fuori? È l’azione politica, intesa come scelta di comportamenti non individuali, i cui motivi non vanno cercati e neanche verificati esclusivamente sul sapere o sulla cultura, ma si fondano – almeno inizialmente – sul già saputo, su quello che sta dentro di noi – come si dice – o anche fuori (per me è lo stesso). […] E che cos’è l’operazione politica per eccellenza? Trovare i propri compagni, riconoscersi, unirsi, decidere di fare alcunché, fosse anche una conversazione come quella di stasera o una iniziativa come quella che qui è stata proposta. Ed è veramente il caso di dire in questa occasione che da cosa nasce cosa e che qui siamo, per il momento, ancora fuori dai problemi della cultura, di massa o non di massa. Infatti i problemi dei libri, del sapere, si pongono immediatamente dopo quelli che Mao chiama dell’inchiesta, cioè della ricerca per capire com’è fatto il mondo nel quale vogliamo muoverci e che vogliamo in qualche modo modificare. Ripeto la mia conclusione: mentre nel decennio in cui, in Italia con notevole ritardo, si sono sviluppate le forme della cultura di massa si è pensato soprattutto a controbattere la degradazione culturale, oggi credo che si tratti di lottare prevalentemente più a monte, in termini di accumulazione di forza politica. »
Franco Fortini, Contro lo snobismo di massa
Che squallore.
mamma mia, che pochezza, che supponenza, che superficialità. Se non avesse risposto, avrebbe fatto miglior figura…
pataccari
o si scelgono interlocutori altri o non si va da nessuna parte: Giuseppe Panella, Sebastiano Aglieco, Guido Mazzoni, Stefano Guglielmin, Francesco Marotta, Fabrizio Bianchi, Gianfranco Fabbri, Roberto Galaverni, Massimo Raffaeli (piccoli editori di qualità, blogger, critici outsiders o militanti tout-cour… altro che vecchie carampane
Risposte fulminanti nel senso che paralizzano e bruciano la domanda. Per alcune domande va bene l’essenzialità, per altre si ha la sensazione che l’interlocutore non abbia l’energia neuronale per rispondere. Con rispetto per Parazzoli che apprezzo come scrittore e corsivista. Delle volte per essere singolari si precipita nel ridicolo.
Carlo Bo avrebbe dato risposte simili, ma con più sarcasmo e intelligenza
Parazzoli è stato per decenni il riferimento ineludibile in Mondadori.
Non è tipo da giri di parole, punta al nocciolo.
Qui afferma che le case editrici non fanno un buon lavoro “in rapporto alla ricerca di nuovi autori di buon livello e alla promozione a lungo termine di autori e testi di qualità” proprio perchè conoscono troppo bene il loro mestiere.
Sposerebbe?
Carlo Capone
Ottimo intervento quello di Parazzoli. Di chi non ha tempo da perdere e niente da infinocchiare! Certo, magari su alcuni punti poteva anche attivarsi maggiormente. Ma in questo caso e’ la sua attitude che conta. Soprattutto in relazione alle domande.
evviva !
Apprezzo la sinteticità, al posto delle lungaggini dovute ad una serie di masturbazioni mentali intellettualistiche, se rispondono alle domande. E questo non mi pare il caso.
Tra l’altro, se si paragona quanto poco ha avuto da dire qui rispetto a quanto tanto ha scritto, sembra che anche il Parazzoli “conosca troppo bene il suo mestiere”, ma occhio che non siamo tutti bambini pronti ad ingurgitare la sua “pappa”.
Allo stesso modo, pare che il nichilismo di cui Parazzoli parla abbia intaccato solo la sua voglia di rispondere a queste domande, lasciando intatta la sua produttività narattiva (sulla cui vitalità non mi pronuncio perché non la conosco abbastanza).
“No, l’editoria, ‘pallida madre’, fa solo il suo mestiere: prepara con grande professionalità la pappa giusta per i suoi bambini.”
Chissà cosa avrebbe avuto da dire Einaudi in proposito. Giulio Einaudi, ovviamente.
Luigi B.
“Concordi con con quei critici, che denunciano la totale mancanza di vitalità del romanzo e della poesia nell’Italia contemporanea?”
(dopo “critici” la virgola non ci va)
Per il resto, l’inchiesta è interessante. Non so, un po’ risentita forse, nel senso di già-sentita. Un po’ il solito arrotolarsi intorno alla questione della letteratura “in crisi”, da un altro punto di vista.
Però, se le domande sono abbastanza interessanti, le risposte sono davvero insipide. Tutto questo disincanto disilluso, che alla fine viene da chiedersi ma questo che sta a fa’.
Non so.
Posso chiedere in base a quali parametri sono stati scelti gli autori?
Bernardi, Mozzi e Parazzoli hanno risposto al questionario nell’unico modo possibile per menti pensanti: aggirandone la capziosità.
Certo i lettori di NI si aspettano altro: sbrodolamenti e piagnistei e “vorrei ma non posso” da parte di intellettuali troppo impelagati col sistema editoriale ma anche troppo poco sinceri per giudicarlo con freddezza, cioè quello che qui passa aabitualmente il convento.
@Reister
Te l’ho già detto dal vivo. Sono i tuoi commenti di questo genere ad essere squallidi. La pernacchia del saputello improvvisamente colpito da afasia.
Si conferma la regola: quel che davvero interessa, al ‘popolo del web’ sono discussioni sul ruolo degli intellettuali, sulla responsabilità degli intellettuali, sul rapporto fra intellettuali e politica etc – queste sono le uniche risposte commentate sul serio da gente che, abbastanza chiaramente, non legge (se avessero letto Le Illusioni Perdute saprebbero che ai bei vecchi tempi le cose non andavano molto meglio ma i capolavori uscivano lo stesso). Il ‘popolo del Web’ parla delle stesse cose di cui parla il Battista del Corriere e degli autori che vanno da Fazio.
Corollario: ‘masturbazioni mentali intellettualistiche’ è una tipica espressione online che significa ‘tutto ciò che è più lungo di una delle battute della Jena sulla Stampa o di Gene Gnocchi sulla Gazzetta’
dispeptico e onesto, dal suo punto di vista, c’è da chiedersi però se legga gli autori che hanno trenta o quarant’anni meno di lui, e se gliene sia rimasta la curiosità e anche se, visto il suo curriculum, gli capitino tra le mani
in un suo recente librino, che ho letto e che però non ho con me, cita una frase della Bachmann sul rapporto tra scrittori e linguaggio che farebbe piangere un altro paio di commentatori, qui, sul versante opposto a quel che usciva dalle risposte di Bernardi, per dire
@ Valter Binaghi: non riesco a vedere in cosa trovi simili le rispposte di Parazzoli con quelle di Binardi (che ho apprezzato).
@ Sascha: ‘masturbazioni mentali intellettualistiche’ NON è una tipica espressione online che significa ‘tutto ciò che è più lungo di una delle battute della Jena sulla Stampa o di Gene Gnocchi sulla Gazzetta’. Personalmente, mi riferivo alle lunghe risposte piene di paroloni e citazioni che tergiversano senza rispondere riempiendo il vuoto con il vuoto. Anche online mi piace leggere lunghi articoli, saggi e scritti di ogni tipo, se la lunghezza è condizione necessaria ad uno sviluppo del discorso così che possa essere capito. O, meglio, frainteso il meno possibile.
Parazzoli ha superato Mozzi.
Ora il prossimo scrittore, per superar Parazzoli, risponderà solo con proverbi o frasi fatte.
E crederà, ancor più di Mozzi e Parazzoli, di rispondere in modo intelligente e degno.
Dopo di che, se noteremo con il tempo che le attività editoriali e letterarie italiane saranno di minor qualità e avranno ancor meno importanza e significato, non potremo dire di non sapere il perché.
ma anche voi di nazione indiana, insomma, andate a chiedere queste cose agli scrittori? parlare di letteratura contemporanea, ma dai! dello stato di salute dell’editoria, ma per favore! si risentono. col risultato di annoiarsi loro e annoiare noi. io propongo di far rispondere cuochi, infermiere e stilisti.
Non interessante come analisi, ma molto interessante come testimonianza dello sguardo dall’interno della grande macchina editoriale.
marco rovelli: allora perché non rivolgere le domande a Cerati e alla Sgarbi? o a Cucchi e Riccardi? chi più di loro è al di dentro?
@Ansuini,
la vorrei contattare, il mio email è lorenz.news@libero.it
mozzi e parazzoli, un po’ di magnesia, la dolce euchessina, mangiare in bianco… va tutto a posto.
Manuel: forse perché basta questa, di testimonianza.
Marco
bisogna essere molto generosi per considerare questa intervista una testimonianza.
D – Come giudichi in generale, come speditivo apprezzamento di massima, lo stato della nostra letteratura contemporanea (narrativa e/o poesia)?
Stato vegetativo (al mercato ortofrutticolo di Fondi)
D- Concordi con quei critici, che denunciano la totale mancanza di vitalità del romanzo e della poesia nell’Italia contemporanea?
Il romanzo e la poesia sono vittime innocenti d’un complotto di giudici comunisti.
D – Ti sembra che la tendenza verso un’industrializzazione crescente dell’editoria freni in qualche modo l’apparizione di opere di qualità?
Assolutamente no. Grazie a Modadori e Feltribelli le opere di qualità sono ormai la regola: altro che *copertine* da rimboccare sulle ginocchia di vecchi incontinenti! Godiamoci trapunte damascate e gran-foulard!
D – Ti sembra che le pagine culturali dei quotidiani e dei settimanali rispecchino in modo soddisfacente lo stato della nostra letteratura (prosa e poesia), e quali critiche faresti?
Le pagine culturali sono ormai alla frutta. Si configura, pertanto, il concorso esterno in associazione vegetativa.
D – Ti sembra che la maggior parte delle case editrici italiane facciano un buon lavoro in rapporto alla ricerca di nuovi autori di buon livello e alla promozione a lungo termine di autori e testi di qualità (prosa e/o poesia)?
Ricerca??? Sugli autori di buon livello le case editrici invocano il *segreto di stato* vegetativo. D’altro canto l’ultima finanziaria ha tagliato i fondi per la ricerca, ma ha confermato quelli per i prodotti a lunga stagionatura. Vedrei bene come Premio Nobel per la letteratura un baccalà.
D – Credi che il web abbia mutato le modalità di diffusione e di fruizione della nostra letteratura (narrativa e/o poesia) contemporanea? E se sì, in che modo?
Internet e i social network sono il nuovo oppio dei popoli.
D – Pensi che la letteratura, o alcune sue componenti, andrebbero sostenute in qualche modo, e in caso affermativo, in quali forme?
Nell’economia di mercato, non c’è speranza per nessuna forma d’arte. Il prossimo passo saranno i *libridi*: libri-tostapane, libri-scottex, libri-tagliere e così via. Più complessa m’appare la realizzazione di libri scolapasta, ma ci arriveremo.
D – Nella oggettiva e evidente crisi della nostra democrazia (pervasivo controllo politico sui media e sostanziale impunità giuridica di chi detiene il potere, crescenti xenofobia e razzismo …), che ha una risonanza sempre maggiore all’estero, ti sembra che gli scrittori italiani abbiano modo di dire la loro, o abbiano comunque un qualche peso?
Ahahahah. Non avete letto la recente intervista della Tamaro sul Corriere? A questo punto meglio che gli *scrittori* italiani tacciano: più che avere un qualche peso, sono di peso per l’Italia.
D – Nella suddetta evidente crisi della nostra democrazia, ti sembra che gli scrittori abbiano delle responsabilità, vale a dire che avrebbero potuto o potrebbero esporsi maggiormente e in quali forme?
Certo. Facendo le veline a Striscia la Notizia o i tronisti ad Amici.
D – Reputi che ci sia una separazione tra mondo della cultura e mondo politico e, in caso affermativo, pensi che abbia dei precisi effetti?
Non per cercare il pil nell’uovo, ma tutti i mondi conosciuti ossequiano il prodotto interno lordo (ehi, “lordo mondo”, bell’ossimoro, neh?). Quello della cultura non fa eccezione, essendo assai spesso pronto a dar via la cul-tura al miglior offerente.
D – Ti sembra opportuno che uno scrittore con convincimenti democratici collabori alle pagine culturali di quotidiani quali “Libero” e il Giornale, caratterizzati da stili giornalistici non consoni a un paese democratico (marcata faziosità dell’informazione, servilismo nei confronti di chi detiene il potere, prese di posizione xenofobe, razziste e omofobe …), e che appoggiano apertamente politiche che portano a un oggettivo deterioramento della democrazia?
Vedi sopra: la democrazia è morta. Punto. Io sono ancora vivo e vegeto, seppur punto nel vivo. O forse punto dopo vivo.
Aggiungo un’interessante voce di dizionario:
Liberismo, s.m. – 1. dottrina del libero mercato editoriale, basata sulla pubblicazione di cloni cartacei su scala industriale affinché i lettori possano essere liberi di pagarli a peso d’oro; 2. filosofia che professa la libertà di pubblicare ogni anno oltre quarantamila libri da destinare al macero.
baci
:)
malos
Lorenzo, anche il nulla è una testimonianza.
Direi che le parole più oneste e chiarificatrici le lessi in “Scrivete, scrivete, qualcuno pubblicherà” di Antonio Armano, Vibrissebollettino:
“Paola Gallo (Einaudi) riceve 2000 manoscritti l’anno. L’Einaudi ha dei lettori professionali pagati a una tariffa base lorda di 25 euro a manoscritto (prima erano 50mila lire, cambio perfetto per una volta!). In molti casi ci si ferma alle prime pagine, non vale la pena di andare avanti. Ma il conto è fatto: 25 euro per 2000 manoscritti fa 50mila euro l’anno. Con 50mila euro si possono comprare i diritti di un autore straniero di grido. E cosa conviene fare?… [cut]… Ma se pubblicare non è impossibile, il difficile è continuare a farlo dopo il secondo o terzo libro. Questo porta movimento nel mercato. Ci sono autori che passano da un editore all’altro, da un piccolo a un grande editore e viceversa. «Io non posso permettermi di pubblicare tre libri l’anno di Tiziano Scarpa!» dice la Gallo. «Mi è costato lacrime e sangue farglielo capire ma ora lui ha anche altri sbocchi editoriali ed è contento così».
Un caso emblematico e decisamente preoccupante – in tema di collaborazioni alle pagine culturali di *quotidiani quali Libero e Il Giornale, caratterizzati da stili giornalistici non consoni a un paese democratico (marcata faziosità dell’informazione, servilismo nei confronti di chi detiene il potere, prese di posizione xenofobe, razziste e omofobe …), e che appoggiano apertamente politiche che portano a un oggettivo deterioramento della democrazia* – è quello che vede oggi protagonista Dario Borso (!), docente di storia della filosofia alla Statale di Milano, sulle pagine culturali de Il Giornale di Feltri:
http://www.ilgiornale.it/cultura/cosi_comisso_fece_padre_parise/07-03-2010/articolo-id=427528-page=0-comments=1
Dario Borso è stato espulso – come me – dal Commentarium di Lipperatura. Alla sinistrorsa Lipperini interessa dialogare solo con quelli, anzi quelle, che la adorano a prescindere:
http://lapeperini.wordpress.com/2010/03/07/loredana-lipperini-sempre-piu-squallida/
anche per me che squallore e soprattutto che inutile incapacità di vedere la possibilità di esistere ed essere incisivi anche da invisibili rispetto alla televisione e alle case editrici…
Nella suddetta evidente crisi della nostra democrazia, ti sembra che gli scrittori abbiano delle responsabilità, vale a dire che avrebbero potuto o potrebbero esporsi maggiormente e in quali forme?
Decreto salva-liste, tutte le colpe del Presidente
Tabucchi: “Napolitano garante di Berlusconi, non della Costituzione” (AUDIO)
[Click to listen] Scarica l’intervento integrale in mp3
Pubblichiamo un intervento audio di 15 minuti di Antonio Tabucchi a commento del decreto salva-liste approvato dal governo e controfirmato dal Presidente della Repubblica. Ne riportiamo qui alcuni passaggi: “Un’altra legge vergogna. Ritengo responsabile in prima persona Giorgio Napolitano. Per gli esegeti del regime non poteva non firmare. Invece poteva, bastava che volesse. Le leggi razziali nel ’38 non le firmò Mussolini, ma Vittorio Emanuele III. Nelle vere democrazie l’operato del Presidente della Repubblica è sottoposto alle giuste critiche dell’opinione pubblica, ma in Italia non si può, è lesa maestà. Napolitano, questa volta in maniera flagrante, ha rotto i patti con gli italiani. Oggi, con questa legge illegale e totalitaria, quando ci dice che, fra le regole della legge e il dover impedire ai cittadini di votare una lista, lui sceglie di rompere le regole perchè sono una forma, ebbene io rispondo che tutte le leggi che abbiamo sono una forma, anche la Costitituzione è una forma perche è fatta di regole. E se si rompono le regole della Costituzione si rompe la Costituzione. In questo momento storico Napolitano non è garante della mia Costituzione, mi pare si sia fatto garante di Berlusconi. Se Napolitano non capisce che deve prima di tutto difendere la Costituzione con le sue forme, nessuno lo obbliga a stare al Quirinale: è un dovere e questo dovere richiede molta, molta attenzione, perchè ormai in Italia la Costituzione è stata divorata”.
(7 marzo 2010)
http://temi.repubblica.it/micromega-online/tabucchi-%E2%80%9Cnapolitano-garante-di-berlusconi-non-piu-della-costituzione%E2%80%9D-audio/
Ecco, giusto per far sapere che ci sono scrittori (e che scrittori!) italiani che risponderebbero in maniera molto diversa rispetto a quelli letti finora. E che agiscono nella vita civile e politica italiana in maniera molto diversa rispetto a quelli letti finora.
@ Galbiati
???
Si torna, inevitabilmente considerato che è inserito nella domanda, alla questione dello scrivere su Libero ed il giornale, ma perchè non si discute delle censure, queste si antidemocratiche, che di praticano in tutti i giornali della sinistra nei blog, vedi lipperatura, anche a me è successo di essere stato escluso come appestato e non adorante della lipperini. Lo stesso Scarpa ha denunciato operazioni di questo tipo, molto in voga a repubblica, l’unità ecc. Qualcuno cita Tabucchi, uno scrittore sopravvalutato e lui si vero intellettuale organico di una parte politica. Non fa battaglie per la democrazia ma per cancellare i diversi da se. E’ uno di quelli che divide il popolo italiano tra gli angeli operatori di bene e luciferi corrotti dal male. E’ uno di quelli che non si fa mancare neppure un appello, una fiaccolata, una comparsata santoriana o faziana. Uno di quelli che è in odore di nobel già prima di Fo suo diretto concorrente nel campo dell’anti letteratura. Tabucchi rapprenta una certa comunità culturale italiana che propugna la superiorità psichica e antropologica del popolo che si definisce nettamente di sinistra, e quindi la minorità del resto umano. Quella comiunità politico-culturale che predica l’integrazione degli immigrati e semina l’odio, l’insopportazione, l’esclusione, l’ostracismo, l’indegnità delle persone non di sinistra. Altro che giornali razzisti!
sei semplicemente ridicolo
Dinosauro, senza offesa, però quoto Alan Fard…
A questo giro non ho capìto nemmeno una risposta (in compenso provo una crescente irritazione per l’espressione “uno speditivo apprezzamento di massima”, la trovo una frase irrileggibile, bisognava pensarci).
Ah, pensavo di essere l’unico a trovare ridicolo il povero Dinosauro con la sua fissazione per Libero…
Certo che definire ‘anti letteratura’ Tabucchi senza averne letto una riga che sia una che non fosse appunto di appelli, articoli, fiaccolate e comparsate televisive…
Come minimo Tabucchi è colui che ha tradotto e fatto conoscere, non solo in Italia, Fernando Pessoa, autore che se non può essere definito propriamente fascista di certo non è per nulla di sinistra – Tabucchi sarà anche fazioso politicamente ma non lo è dove conta per uno scrittore.
Da buon libertario, ho ripreso le baruffe bloggotte di là da me. Ciao
Tabucchi infatti ha tradotto e trasformato Pessoa, allontanandolo dalla sua identità culturale. Purtroppo per Sascha chi la pensa diversamente è ignorante e non ha letto. Tabucchi è molto presente nella mia biblioteca che, caro saccente, conta circa 10000 volumi. Se vuoi puoi usufruirne, perchè sono contento quando una persona cerca di crescere intellettualmente. A tua disposizione. L’intervento precedente va oltre la mia tranquilla visione delle cose culturali. Anche se bene inserito tra tanti pensieri rabbiosetti e folkloristici.
‘la mia tranquilla visione delle cose culturali’…
anche “vero intellettuale organico di una parte politica” è carina, meno appariscente, ma carina
non capisco perché molti qui hanno reazioni così irritate alle risposte di Parazzoli, anche Parazzoli è irritato, vorrebbe un’editoria e un mondo migliore e non ce l’ha, per un signore di settant’anni che ci ha sempre lavorato è obiettivamente una sconfitta, come per tutti noi.
tra l’altro condivido in pieno la risposta alla penultima domanda:
“Auspico che, se frattura c’è, si allarghi sempre di più e che qualcuno ci caschi dentro.”
e anche Tabucchi sarebbe d’accordo
che uno scrittore abbia una idea della politica, che parli di politica, che agisca in modo politico a me, come forse si capisce, va più che bene, ma che il “mondo della cultura” se si intendono qui i liberi scrittori e quello politico, se si intendono qui i politici, debbano stare lontani lo condivido, gli scrittori devono stare lontani dal potere
Sascha, quanto vorrei confrontarmi con te sulla certosa di parma, sul don chisciotte, sulle recherche, sul viaggio al termine della notte, sull’ulisse, sulla strada, su infinite jest, su seminario della gioventù, su foglie d’erba, sulla metamorfosi, su i cantos, su fratelli d’italia, su il flusso di coscienza, su i vicerè, sul gattopardo, su madame bovary, su santuario, su underworld, sui demoni, sulla cognizione del dolore, su di qua dal paradiso e sulla LETTERATURA.
Dinosauro, se uno proprio avesse tempo da perdere potrebbe dare un’occhiata alle discussioni che ti hanno visto coinvolto, qui e su lipperatura, e farsi un’idea più precisa della “censura antidemocratica” di cui sei oggetto.
Tabucchi l’avrai anche letto ma da come ne parli ignori che sta pagando caro le sue prese di posizione, che, condivisibili o meno, non sono per niente comode, se è vero che è imputato in un processo. Questo intendeva Galbiati prendedolo a esempio di passione civile. Ci mette faccia, nome e cognome, non fa accuse generiche dietro un nick name
anch’io ne ho circa diecimila
di figurine panini
ho anche martiradonna pizzaballa e nicolai doppie
Alan Fard, avevo capito. La tua prosa emana quell’odore di vecchie incollature e di album accatastati con accanto i doppioni testimonianza di trattative finite a schifio.
Tabuchi l’ho citato perchè è lo scrittore che più degli altri ha espresso in modo stentoreo, ululante la faziosità nel raccontare il mondo che ha intorno. Quello che non tollera la critica. L’uomo che minaccia di andare in esilio ma calpesta continuamente le lercie strade italiane. Quello che nelle copertine dei libri fa scrivere “uno dei più grandi scrittori europei”. Quello che non è mai riuscito a dibattere con saggezza e civiltà con un interlocutore portatore di un’opinione diversa. Quello che nelle invettive non riesce ad usare l’ronia ma solo rabbia con tanto di bava. Quello che scrisse in risposta ad una critica elegante ed ironica di Ferrara in questo modo: “Balla, ciccione, balla, Salomè obesa, barrisci, uggiola, guaisci, fai libagione nella merda, fai ballare i tuoi rotoloni, diverti il tuo pubblico, hanno portato gli ombrelli quando scoppierai”.
dino, ho trovato questa versione, in rete, più estesa:
“Balla, ciccione, balla. Balla, delatore, balla. Balla, traditore del tuo paese, balla. Facci prima un ballo lissio. Poi strissia nelle stelle a strissie, rotolati nella merda e balla il sabba, brandisci teste mozzate, Salomè obesa, barrisci, uggiola, guaisci, godi godi godi, balla, il Padrone del Circo ti fustiga col frustino, godi, balla, fai libagioni alla merda, in alto i calici pieni di merda, balla ebbro di merda, più svelto, che il Padrone si riprende tutte le collane che ti ha regalato, ubbidisci, leccagli i tacchi, saltella, fai ballare i tuoi rotoloni, dimenati nell’arena piena di sangue e di merda, è il tuo spettacolo, diverti il tuo pubblico, hanno portato gli ombrelli per ripararsi per quando scoppierai. Balla, Sussi, amico di Biribissi!”
Ma è bello.
Ecco, immaginate uno che parla così tutti i giorni tutto il giorno e non cambia mai argomento… Se le censurano non è per vocazione antidemocratica ma per esaurimento.
(‘le lercie strade italiane’: dove sta lei, ci credo; dove sto io sono pulitissime)
Un po’ estrema, la tirata del Tabucchi, indubbiamente: in effetti sembrava il tipico stile Ferrara – mi domando se non sia una intenzionale parodia o un caso di guardare troppo nell’abisso…
Per quanto riguarda il plurale degli aggettivi in -cia e -gia, dino, quando precede consonante il plurale è sempre -ce e -ge: lerce.
Magistrale, anzi, il pezzo di Tabucchi: “bello” è troppo poco.
Qui, invece,
http://www.difesadellinformazione.com/ultime_notizie/40/show-di-giuliano-ferrara-al-tribunale-di-parigi-problemi-deontologici/
un articolo sulla famosa eleganza e raffinata ironia di Giuliano Ferrara.
non conoscevo questa cosa di tabucchi, straziante e commovente!
come si fa a dichiararsi contro l’aborto e poi partorire ogni giorno pensieri aborti,
dirsi contro l’eutanasia e praticare l’assassinio cerebrale dei propri lettori ?
Problema:
Un tizio sostiene di avere 10.000 volumi nella sua biblioteca (personale? della città?). Se impiega una media di 3 giorni per leggere ogni libro (e sono rimasto basso, perché col caiser che leggi L’Ulisse di Joyce in 3 giorni e poi lo capisci) per un totale di 30.000 giorni e non è Will Hunting, quanti hanni ha il tizio?
Luigi B.
Ah, dimenticavo: Tabucchi è un maledetto genio. Un grazie infinite per avermi fatto leggere il bellissimo estratto che non conoscevo.
Luigi B.
Lerce le considera Tabucchi, non io. Come al solito Sascha è volenteroso ma non giunge mai ad una compiuta comprensione dei concetti.
Anfiosso il grammatico, mi scuso per l’errore ma c’è chi fa peggio, penso a tabucchi. “sepolse i resti”, “a lei le piacciano”, “se c’è un paradiso, te lo meriteresti”, “il passato, anche lui, è fatto di momenti”, “quello che sto essendo senza esserlo”, “purtroppo è morto me lo telefonasti tu” e molto altro.
Sascha tratto certi argomenti perchè c’è chi, come te, li ripropone verniciandoli di nuovo spessissimo. Bello, poi, vederti straziato oscillare tra la vertigine dell’abisso e la tentazione parodistica.
Luigi B., trattasi di biblioteca personale. Leggerli e capirli non è sufficiente una vita, intendo i libri.
ma molto peggio gli stilemi come: foglianti, amore nostro (con la
maiuscola), e simili pseudo sofisticazzate.
Anfiosso, luigi B. ha esagerato con (H)anno. Sono sicuro che con lui sarà indulgente. Tirando fuori, magari, la rivista “Critica fascista” di G. Bottai che usava il verbo avere senza l’h. Quindi scrivendo anno sia per periodo di tempo sia per il verbo avere.
Made in caina, che acrobazie complimenti! foglianti è peggio che sepolse i resti. Poi, scusami l’uno aspira al nobel l’altro a dimagrire, che dici c’è una bella differenza di peso, no?
ma che tenda a esfoliarsi?
Tornando in tema. Solo per scrivere che molti di voi non hanno consapevolezza della tanta merda preconfezionata che leggono. Grave mancanza. Altrimenti non avreste accusato di nichilismo l’intervento di Parazzoli. Bisognerebbe consumare certe cose con distacco. Rischiate di non vivere pienamente il vostro tempo. Senza riuscire fra l’altro a sottrarvene.
Circa il file audio postato da Galbiati… Tabucchi ha quasi 70 anni, qualche anno in meno di Berlusconi. Napolitano non e’ tanto piu’ vecchio. Certo, a quell’eta’ ogni anno che passa potrebbe essere un macigno che acclude una nuova arteria. Non si capisce pero’ perche’ Napolitano dovrebbe rifugiarsi in Tunisia. Di solito i pensionati scelgono altre mete.
Lo scritto su Ferrara e’ invece godibilissimo.
@ dinosauro
Non dire banalita’. Ferrara non aspira a dimagrire, ma solo a sopravvivere al suo peso. Comunque convengo con te sul fatto che Tabucchi abbia maggiore considerazione di se stesso. Non fa forse scrivere sulle quarte delle copertine dei suoi libbricini che e’ uno dei piu’ grandi scrittori europei? Non del mondo pero’… Tutto sommato Tabucchi e’ onesto!
Dinosauro, vedo che sei (quasi) riuscito a cogliere l’ilare riferimento. Nessun problema: basta il pensiero.
Made in caina: se tende a destra, brematura.
AMA: sono totalmente d’accordo sul rischio che oguno ha di non riuscire a vivere il proprio tempo. Credo sia anche “normale” pratica che ha caratterizzato anche il passato. E meno male (in un certo senso) perché la possibilità di avere un classico contemporaneo un po’ mi spaventa: significherebbe che il futuro ha definitivamente rimpiazzato il presente col rischio di renderlo sempre eternamente uguale a se stesso. Ma forse su questo mi sbaglio.
Non riesco a vedere cosa questo abbia a che vedere con le risposte di Parazzoli che, come tutte le risposte, sono opinabilissime sia nei contenuti che nella forma. Se tu ci hai visto qualcosa che io e quelli che l’hanno criticato non abbiamo colto, mi piacerebbe saperne di più (lo dico assolutamente senza alcun sarcasmo di fondo o sottofondo).
Luigi B.
sparsa le lerce striscie
sepolse i resti
Il gusto in Italia, oltre che la scrittura, dev’essere calato assai in questi ultimi decenni, se ci si riduce a idolatrare un pezzo mediocre di Tabucchi, così mediocremente scatologico. Invece ho letto qui, e si solleva il cuore (dove si vede poi che Comisso usa ànno per hanno, come già prima Palazzeschi)
http://www.lucioangelini.splinder.com
@ Luigi B.
Su Parazzoli rileggiti l’ultimo commento di Alcor che quoto. Un saluto.
@ gourmet
Nel pezzo di Tabucchi su Ferrara ho visto dalla donna cannone di De Gregori ad Antonietta Fagnani Arese di Foscolo. Mi pare evidente che Tabucchi sia innamorato di Ferrara e che cerchi di eternarlo. Con risultati piu’ o meno felici.
stupefacente la lettera soprapostata, stupefacente nel senso che tutte quelle parole addossate tra loro, tutte traballanti e strabballianti, tutte tattiche ipotattiche per mimare uno stato di supposta confusione eccitante a causa della propria prigionia coniugale, come mi sono sentito spaesato…
si dovrebbe vietare certo uso di ipo-tattiche a chi in vita sua non ha mai fatto un tiro di canna…almeno per onestà intellettuale.
Ama, se ciò che ha scritto Alcor l’avesse scritto Parazzoli, sarei stato d’accordo anche io. Due sono le cose: o voi avete una particolare sensibilità, oppure io sono ottuso.
Luigi B.
hem..
@alcor…pensavo che avessi letto l’intervista di parazzoli esattamente nei termini in cui tu l’hai interpretata perché lo conosco. Mi fa piacere che qualcuno colga la stessa cosa dalla sola scriptura, per quanto bardata di ghigno cinico:-))
@Helena
non sono stata la sola, anche AMA e altri, è curioso questo fraintendimento.
Su Ferrara.
Ancora oggi la maggior parte della gente crede che uno dei giudici di Mani Pulite, Di Pietro, Davigo o Colombo, abbia dichiarato che il pool intendeva “rivoltare l’Italia come un calzino” con la sua indagine. La (pseudo)notizia fu diffusa per certo da Rete4 ma anche da altri media, e ripresa da molti giornali. La frase fu attribuita a Davigo, forse anche sentita direttamente dalla voce di Davigo, che la pronunciò credo a un convegno.
Ricordo ancora Pigi Battista, allora vice di Ferrara a Panorama, chiedere a Gherardo Colombo – in una trasmissione Rai seguente il film Un eroe borghese- se compito della magistratura fosse rivoltare l’Italia come un calzino. Colombo rispose ricordando a Battista che fu il suo direttore, Ferrara, a dire che intenzione del pool era rivoltare l’Italia come un calzino: Davigo riprese e pronunciò quella frase pubblicamente solo per smentirla. Malauguratamente (vedi un po’!), gli organi di (dis)informazione la attribuirono a Davigo, omettendo ovviamente di attribuire a Davigo anche la smentita di aver quella intenzione.
Da lì una campagna di delegittimazione del Pool Mani Pulite fatta da molti giornali, Ferrara in testa.
Qualche anno dopo la trasmissione con Colombo, Micromega ha ospitato un surreale confronto tra Ferrara e Davigo su Mani Pulite. Davigo a un certo punto ricordò quel fatto, e Ferrara si lamentò che Davigo l’avesse citato in giudizio, perchè lui, povero, aveva letto la notizia del Davigo che intendeva rivoltare l’Italia come un calzino sui giornali (o l’aveva sentita su Rete4) e una simile frase non poteva che essere condannata dall’opinione pubblica. Davigo gli rispose: ma fu lei a scriver quella frase! Io mi limitai a smentirla – Ma io non mi ricordavo di averla detta, rispose Ferrara, quindi…
Sul modo di interpretare Parazzoli.
Sì però non si tratta tanto o solo di fraintendimento; si tratta di criticare un modo di rispondere per oracoli, il cui tema conduttore non è sempre così univoco e coerente, se non per la presenza del disfattismo che produce come effetto una deresponsabilizzazione dell’autore: i nuovi autori non vengono prodotti, l’editoria è azzoppata e non c’è modo di rimetterla in sesto, tra lei e la politica c’è una frattura che non può che aumentare, e non c’è niente che si possa fare.
@ Galbiati
Ho trovato questo intervento di Scalfaro POLITICAMENTE molto piu’ autorevole di quello di Tabucchi. Tu che dici?
http://www.corriere.it/politica/10_marzo_08/intervista-scalfaro-marzio-breda_dad615f6-2a91-11df-8ae4-00144f02aabe.shtml
L’opinione di Tabucchi è quella anche di altri giuristi.
L’opinione di Scalfaro questa volta non la condivido: penso che si sbagli a sottovalutare le minacce contro Napoiltano – ergo: credo che sopravvaluti Napolitano. E penso che l’idea di rimandare le elezioni sia peggiore di quella del decreto.
Per il resto, ho grande stima di Scalfaro, credo il miglior presidente della Repubblica di sempre, escludendo Pertini (non che ce ne sian stati di grandi…).
galbiati, decreto segno della barbarie, rinvio delle elezioni abuso sopraffazione. Coglioni, imbecilli, negligenti coloro che non hanno rispettato alla lettera le norme elettorali, bene però fermiamoci qui. Si tratta di normative regolatrici essenziali ma non sostanziali. Nel senso che se l’irregolarità formale comporta un vulnus democratico enorme come quello di non garantire una vera libertà di scelta alle elezioni, allora la riparazione dell’errore va necessariamente praticata, per evitare un male peggiore. Davvero pensate che l’esclusione di una delle due pricipali liste nel Lazio non comporti nulla? Poi io preferisco il confronto comunque. Ve lo immaginate un governo regionale eletto senza concorrenti. Per cinque anni ogni santo giorno verrà messa in discussione la sua legittimità democratica, non quella burocrativa o della forma amministrativa. Non credo che sia uno scenario positivo per i cittadini del Lazio.
[…] al mestiere. Dopo Erri De Luca, Luigi Bernardi, Michela Murgia, Giulio Mozzi, Emanule Trevi e Ferruccio Parazzoli, ecco le risposte di Claudio […]
strano, non sapevo che per commentare un’intervista o un articolo bisognasse conoscere l’autore, così da tener sempre presente, a portata immediata di mano, il surplus di intelligenza, di pensiero e di cultura che si nasconde dietro il “ghigno cinico”
e chi, metti il caso, non è mai stato a cena con lui, stanti le risposte qua sopra, da dove, di grazia, rileva tutto ciò, insieme al suo desiderio di un’editoria e di un mondo migliore?
è tutto talmente banale e innocuo, talmente irriguardoso nei confronti di chi legge, che anche mozzi con la sua aria fritta ci fa la figura dello scrittore
A volte penso che alcuni lettori sentano lesa la loro sovranita’. Dovreste invece continuare a godere delle vostre ottime letturine. Non ve le togliera’ nessuno mai. Continuerete ad essere coccolati. Non potrebbe essere diversamente. Pero’ quale ingenuita’ credere che i prodotti editoriali di oggi siano di alta qualita’ letteraria. Devono invece avere altri requisiti. Tutti molto importanti. Fondamentali.
a volte penso che alcuni lettori,
quelli che a volte pensano che alcuni lettori sentano lesa la loro sovranita,
abbiano dei problemi legati essenzialmente alla mole di letturone cumulate nella loro esistenza
mi sembrano come i protagonisti di un noto romanzo del grande scrittore e filosofo enzo jannacci
hanno cominciato a leggere appena nati,
sono trenta/quarant’anni che leggono,
ma non hanno ancora capito che cazzo stanno facendo
lo attesta oltretutto il gradimento di ciofeche come quella postata qua sopra, ma tant’è
ciofeche a forma di specchio, tra l’altro
perché uno specchio, infatti, non può che rispecchiare la faccia di chi gli si presenta davanti
anvèdi che ghigno, anvèdi che cinismo
antistene e diogene sono avvisati
@Alan Fard
io non sono mai stata a cena da lui, non so che faccia abbia, non conosco l’inflessione della sua voce, ho rilevato “tutto ciò” dalle risposte e anche, devo ammetterlo, dalla lettura di un libro, credo l’ultimo, di Parazzoli del quale in questo momento non ricordo il titolo.
Se qualcuno lo avesse letto e potesse riportare anche la citazione della Bachmann sul rapporto tra scrittori e linguaggio, non a caso riportata come cruciale da Parazzoli, aiuterebbe forse qualcuno nella difficilissima impresa di capire quello che ha detto sopra.
[…] al mestiere. Dopo Erri De Luca, Luigi Bernardi, Michela Murgia, Giulio Mozzi, Emanule Trevi, Ferruccio Parazzoli, Claudio Piersanti, Franco Cordelli, Gherardo Bortolotti, Dario Voltolini, Tommaso Pincio, Alberto […]
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