Ex ordres littéraires : Elisa Ruotolo!
Nota
di
Carlotta Vissani
su Ho rubato la pioggia, Elisa Ruotolo, Nottetempo, 15 euro
Non saprei dire perché, ma continuo a imbattermi, felicemente, nei racconti di italiani al loro vero esordio. Voci peculiari che hanno qualcosa di importante da dire. Elisa Ruotolo, classe ’75, è una scoperta da fare perché sa bene dove andare a parare con la sua penna guizzante e colloquiale (senza mai mancare di raffinatezza linguistica), capace però di restare dentro i confini imposti dalla forma narrativa a lei più congeniale perché quando scrivi racconti “devi sempre sapere dove guardare, a quali dettagli dare la salvezza dell’inchiostro”. Tre storie “nate quando ho smesso di scegliere e ho deciso semplicemente di raccontare”, tre personaggi forti – Molto Leggenda, Maria e Cesare – legati a doppio filo alla loro patria di origine, la Campania, radici umane saldamente piantate in un terreno comune, frutto di “racconti tramandati, ma anche frammenti di conversazioni rubate ai discorsi distratti di una carrozza ferroviaria, geografia spaziale e mentale del perimetro in cui sono cresciuta”.
È la narrazione lucida e tangibile di vite che non devono essere taciute, spesso imperniate su lavori dimenticati, praticati con “un’oncia di vergogna”, corpi che si muovono dentro case-famiglie-nidi e che resterebbero altrimenti in ombra. Tutti, a modo loro, cercano di trasformare la mediocre normalità in gloria, anche quando ci si crede poco, riuscendo a intessere vite possibili, “oltre la mera sopravvivenza”. Ce la fa Molto Leggenda, calciatore in erba della squadra l’Aquila Nera, catapultato in serie A e palesemente non all’altezza tanto che preferisce raccattare cartacce e pulire i gabinetti pur di non stare in panchina, ci prova Cesare anche se non può parlare e il suo amore per Silvia, la domestica, resta inespresso e perso nelle pieghe del non detto, azzarda Maria che impara “a caro prezzo che a questo mondo niente ci è dovuto, nemmeno il ritorno a casa d’un figlio bambino” e che si muove nella Napoli degli orefici per vendere l’oro proibito a chi lo richiede, imbevuta di colonia per non farsi mancare di rispetto ché sua nonna, maestra di mestiere, la rispettavano tutti quando lei era bambina e camminavano insieme. Ecco che Ruotolo riesce a illuminare stanze piombate nell’oscurità della sera, mondi intimi che nascondono tensioni sotterranee, speranze e sentimenti afoni, facendo riferimento “a una considerazione ancestrale della famiglia, che diventa quella radice alla quale si rimane appoggiati a lungo se non per sempre”.
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Il titolo possiede l’incanto dei racconti sospesi. In paese dei lunghi soli, la pioggia è il piccolo miracolo fuggito. Il racconto tiene nel mano, in una speranza fuggitiva, quella dei personaggi lottando per intravedere la pioggia, la speranza di cambiare la vita senza toccare alle radici, oro rubato al mondo, ma il destino dei personaggi non sappia fare con la corona della pioggia. E’ un racconto che sembra modellato alla terra spietata. Un libro che leggero perché si parla la voce campana e dei destini che si intrecciano.
scriverò a fortunato della tour de babel perché ne prenda qualche copia. un abbraccio effeffe
Effeffe, vengo in Italia in luglio a Pisa e a Firenze. Penso trovarlo …
Un abbraccio,
véronique
La video è bellissima.