Sostenne Pereira

-Tabucchi, 1 nella giornata di ieri, era presente al Salon per ricevere da France Culture il premio per il miglior libro straniero Si sta facendo sempre più tardi. Rilassato, tutt’altro che voglioso di riprendere la polemica, lo scrittore ha cercato di glissare alle domande insistenti che gli chiedevano un commento alle dichiarazioni che in Italia ci fossero «intellettuali clown». Sorridendo ha replicato con ironia: «Davvero Berlusconi ha detto questo? Beh chiederei conferma al nostro ministro degli Esteri, anche perché trovandomi in un paese straniera avrei bisogno di verifiche. In ogni caso l’affermazione denota che il personaggio è dotato di buona cultura. Anzi sospetto che abbia letto quel libro magnifico che un grande professore di Ginevra, Jean Starobìnski, ha dedicato ai saltimbanchi, meglio al rapporto fra gli artisti e i saltimbanchi». Ma davvero gli intellettuali italiani sparlano del proprio paese? Ancora una volta Tabucchi è ricorso all’arma dell’ironia: «Facciamo una cosa elegante, rispondo al presidente del Consiglio che in giro per il mondo portiamo la letteratura».
C’è stata poi l’attesa per il breve discorso che lo scrittore e traduttore di Pessoa avrebbe fatto dopo il premio. Non ha deluso le aspettative di chi si aspettava un piglio più diretto. «Sono uno scrittore che ha scelto la parola, certi scelgono il silenzio. Io ho scelto di parlare differentemente dagli anacoreti. In Italia c’è una situazione paradossale. Gli avvenimenti evocati l‘altro giorno al teatro dell’Odeon dove un gruppo di intellettuali e di scrittori italiani ha parlato di quello che accade nel nostro paese, sono stati visti come una provocazione, un atto di vigliaccheria. Il presidente del Consiglio ha attaccato tutti coloro che hanno osato criticare il governo. Li ha chiamati terroristi. La verità è che sono degli scrittori che usano la parola in modo pacifico e sereno. C’è in Italia un terrorismo che uccide la gente, ma questi sono degli assassini. E’ assurdo immaginare che abbiano qualcosa da spartire con noi».

NOTE
  1. Berlusconi accusa «gli intellettuali clown»
    E TABUCCHI RISPONDE AL CAVALIERE
    di Antonio Gnoli in la Repubblica, Parigi 27 marzo 2002🡅

3 COMMENTS

  1. Tabucchi, è uno scrittore che amo particolarmente. Ho letto la sua introduzione al libro di Marylin Monroe, e non ho mai letto qualcosa di cosi poetico, delicato su un’artista farfalla. Ho iniziato l’ultimo romanzo che ha scritto in italiano e molte pagine sone cosi belle, luminose che fanno come una linea dove si scruta la vita.
    Per tornare all’argomento, mi rallegro che artiste italiani vengano in Francia. Mercoledi a Amiens ho avuto il previlegio di vedere lo spettacolo di Pipo Delbono La Menzogna e mi sono rimasto nella mente i corpi, i gridi: tutto lo spettacolo mi è entrato nel corpo: si cambia di pelle, e dopo un incontro cosi, qualcosa è cambiato in te.
    Quando Roberto Saviano è venuto a Parigi, non ho potuto essere al teatro, perché ero al lavoro il giorno dopo e ho rimpianto di non sapere guidare in Parigi.
    E’ essenziale che artisti vengano sulla nostra terra. Berlusconi dovrebbere riflettere prima di parlare: gli artisti creano un’immagine vibrante, poetica dell’Italia. Un’Italia viva, combattiva, piena di speranza. E direi che in mio paese questa voce fa ecco, perché siamo un po’ di fratelli della speranza. Lo dico perché in questo momento siamo in lotta affinché la società sia più giusta e che tutto il peso della borsa, delle banche sia meno forte.

  2. carissima Verò, l’articolo che ho messo riguarda un episodio accaduto nel 2002 in occasione del salon du livre in cui era ospite l’Italia. ci fu come un’insurrezione da parte della compagine italiana che vide molti invitati dal ministero declinare quell’invito per partecipare a titolo privato ovvero facendosi invitare dai loro editori francesi. ci fu un incontro al teatro dell’Odeon cui decisi di andare. Ricordo che “resistere” era la parola d’ordine (ma forse di disordine era) Ricordo anche il mio e di chi era con me, spaesamento.Trovavamo esagerato che si parlasse di regime, di fascismo, e sembrava tanto più inverosimile per gli italiani che dall’Italia assistevano un po’ sorpresi a quel movimento d’opinione. Ecco, con il senno di poi, ovvero otto anni dopo, quanto mi sembra realista quell’ipotesi, vera quella paura, autentica la sensazione che si ha, dal di dentro. Ma adesso dove sono gli scrittori? effeffe

  3. Caro Effeffe,

    Resistere la parola resista. La letteratura porta in giro quello che accade in un paese. In ogni romanzo anche tutto dedicato alla finzione si respira l’ambiente di un paese. Gli scrittori sono attraversati dagli scossi, hanno l’intuizione del futuro, sono sensibili al cambiamento: sono scrutatori dell’alba, sempre in anticipo.
    Gli artisti portano in giro la parola inventiva del mondo, hanno coscienza della nostra umanità. E’ una lotta nella solitudine. Quello che manca è forse un coro per unire le voci, sentirsi uniti quando un’artista è minaciato nella sua libertà, nella sua creazione.
    Da qualche giorno mi arrivano notizie terribili dalla Campania. Si ammazza un paese bellissimo, si brucia una natura selvatica, come se la bellezza dovessi pagare. Vorrei un coro di scrittori per dire la rivolta di una terra soffocando, morendo.

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francesco forlani
francesco forlani
Vive a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman e Il reportage, ha pubblicato diversi libri, in francese e in italiano. Traduttore dal francese, ma anche poeta, cabarettista e performer, è stato autore e interprete di spettacoli teatrali come Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, con cui sono uscite le due antologie Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Corrispondente e reporter, ora è direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Con Andrea Inglese, Giuseppe Schillaci e Giacomo Sartori, ha fondato Le Cartel, il cui manifesto è stato pubblicato su La Revue Littéraire (Léo Scheer, novembre 2016). Conduttore radiofonico insieme a Marco Fedele del programma Cocina Clandestina, su radio GRP, come autore si definisce prepostumo. Opere pubblicate Métromorphoses, Ed. Nicolas Philippe, Parigi 2002 (diritti disponibili per l’Italia) Autoreverse, L’Ancora del Mediterraneo, Napoli 2008 (due edizioni) Blu di Prussia, Edizioni La Camera Verde, Roma Chiunque cerca chiunque, pubblicato in proprio, 2011 Il peso del Ciao, L’Arcolaio, Forlì 2012 Parigi, senza passare dal via, Laterza, Roma-Bari 2013 (due edizioni) Note per un libretto delle assenze, Edizioni Quintadicopertina La classe, Edizioni Quintadicopertina Rosso maniero, Edizioni Quintadicopertina, 2014 Il manifesto del comunista dandy, Edizioni Miraggi, Torino 2015 (riedizione) Peli, nella collana diretta dal filosofo Lucio Saviani per Fefé Editore, Roma 2017