Il potere come natura morta è il titolo della conversazione di Marco Dinelli con il grande poeta russo Lev Rubinstejn, tra i materiali che compongono il numero 14 di «alfabeta2»
E in effetti l’idea del potere – di un certo potere – da osservare come oggetto obsoleto, attraversa tutta la rivista, a partire dai tre testi in apertura (Renato Nicolini, Andrea Fumagalli, Stefano Rodotà) che propongono le riflessioni in corso al Teatro Valle Occupato (Sherazade che inganna la crisi), un confronto con l’esperienza francese (Intermittenti e precari, a parlare è il sociologo Maurizio Lazzarato), un’analisi della crisi italiana inserita nel contesto europeo (la firma è di Vincenzo Visco) e un reportage di Claudia Bernardi dall’altra parte dell’Atlantico («Occupy Wall Street? Occupy USA!»).
Ma in un certo senso ci costringono a fare i conti con l’obsolescenza del mondo così come si è (si era) definito negli ultimi trent’anni anche i due focus, uno sul Tramonto del postmoderno (intervengono Omar Calabrese, Maurizio Ferraris, Carlo Formenti, Stefano Cristante e Fausto Curi), l’altro sull’Impossibilità della guerra (Furio Colombo, Paolo Fabbri, Alberto Burgio, Danilo Zolo, Angelo d’Orsi, Letizia Paolozzi, Vladimiro Giacché). E nello stesso raggio di orizzonte si iscrivono la conversazione con Luca Rastello intitolata Piccola apologia della vivisezione, seconda puntata del ciclo Intellettuali e potere a cura di Enrico Donaggio e Daniela Steila, i brevi saggi di Enrico Menduni e di Franco Voltaggio su due temi sensibili del nostro presente, l’esplosione dei social network e l’evoluzione della medicina istituzionale, l’acuta ricognizione di Elena Casetta sulla famiglia contemporanea.
A illustrare questo numero è Giuseppe Penone, di cui la rivista propone anche una lunga intervista con Bruno Corà.
Tra i materiali del supplemento «alfalibri» un ampio nucleo tematico sulla critica letteraria (ne scrivono tra gli altri Umberto Eco, Gabriele Pedullà, Giancarlo Alfano, Paolo Godani, Clotilde Bertoni), un bel reportage di Giorgio Vasta dall’Islanda e la divagazione finale di Alessandro Bergonzoni, Primo acchito. Immagini di Enrico Cattane
Per informazioni e interviste rivolgersi a Nicolas Martino
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