Soffiando via le nuvole
di Gianni Biondillo
Stephen Kelman, Soffiando via le nuvole, 2011, Piemme, 292 pag., traduzione di Laura Prandino e Anna Rusconi
Guardare il mondo con gli occhi di Harri, un bambino di undici anni, giunto da pochi mesi in Inghilterra dal Ghana. Arrivato con la sorella e la madre, in una periferia urbana difficile, con il padre ancora in Africa, così lontano che al telefono sembra parli da un sottomarino.
Osservare il mondo e scoprirlo magico, come solo lo sguardo stranito dei bambini sa essere. Avere come amico un piccione, dialogare con lui. Aver i primi turbamenti preadolescenziali, i primi amori, essere troppo piccolo e già troppo grande. Vivere pure la morte di un compagno di classe, morte violenta e futile, come l’opportunità di una indagine fra amici, per scoprire il colpevole, proprio come in tv. Questo è Soffiando via le nuvole di Stephen Kelman.
La sfida, cioè, di uno scrittore adulto che al suo primo romanzo decide di immergersi nei pensieri e nelle parole di un bambino. Cercando di farci vedere con i suoi occhi, di pensare come lui. (Piccola nota di merito alla traduzione che ha dovuto ricreare la gergalità infantile dallo slang inglese).
Raccontarci una realtà problematica evitando i sociologismi. Kelman ce la fa. Vero è che forse la lunghezza del libro è eccessiva rispetto la semplicità della storia, cadendo ogni tanto nella ridondanza, ma è anche vero che ci si affeziona subito alla simpatia del protagonista, Harrison, capace di correre come il vento, di annotare ogni modo di dire – nuovo per lui e altrettanto per noi –, di osservare tutto famelico, appassionato di vita.
Soffiando via le nuvole è all’apparenza un libro trasversale, facile, che può essere letto a tutte le età. Sembra a sfogliarlo un libro per adolescenti, in realtà è un romanzo, non ostante il tono festoso e magico della scrittura, profondamente malinconico che inchioda l’infanzia di Harri in un eterno presente, rendendolo incapace di spiegare le ali, come i suoi amici piccioni, verso il futuro.
[pubblicato su Cooperazione, n. 43, del 25 ottobre 2011]
bella recensione, chiara e precisa, bravo Gianni; e complimenti ancora per il Premio Scerbanenco. Auguri di buon natale a tutta la redazione!