Parole rima
di Daniele Ventre (1)
1.
Ancora sul confine della nube attendo forma che mi parli segno e si riscriva al termine d’un volto comparso al limitare della sera, al senso stretto fra silenzi e voce inciso nella mente in solchi d’ombra. Lo sguardo all’orizzonte chiuso d’ombra, velo i pensieri d’una quieta nube, stretti in un suono d’interrotta voce che di ragioni non conosce segno: così la fioca luce della sera sfuma lontano il margine d’un volto. Preso del nulla non intendo volto, ma solo lente fughe in giochi d’ombra che stringono i ricordi alla mia sera. Raccolta è la matrice della nube in questa forma labile del segno teso sul vuoto della spenta voce. La mia parola non conosce voce che inscriva attese alle linee d’un volto. Così rimane muto il fioco segno che lasciano alla rena il vento e l’ombra e instabile al profilo della nube che fugge in dissolvenze nella sera. Solo a volte la calma della sera parla a un ricordo di tranquilla voce, nel fruscio silenzioso della nube, a sfiorare sul limite d’un volto presto svanito per le vie dell’ombra l’orma della memoria in vuoto segno. Ma la memoria non rinnova segno per i fuochi annidati oltre la sera, quando si libra notte in reti d’ombra a cingere l’abisso senza voce dove l’occhio smarrisce orma di volto per opaco addensarsi in cupa nube. E porosa la nube elude il segno che un vuoto volto perde nella sera, quando ogni voce si fa fioca d’ombra.
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L’oscurità basta. (Thomas Merton)