Parole rima

di Daniele Ventre (1)

1.

Ancora sul confine della nube
attendo forma che mi parli segno
e si riscriva al termine d’un volto
comparso al limitare della sera,
al senso stretto fra silenzi e voce
inciso nella mente in solchi d’ombra.
 
Lo sguardo all’orizzonte chiuso d’ombra,
velo i pensieri d’una quieta nube,
stretti in un suono d’interrotta voce
che di ragioni non conosce segno:
così la fioca luce della sera
sfuma lontano il margine d’un volto.
 
Preso del nulla non intendo volto,
ma solo lente fughe in giochi d’ombra
che stringono i ricordi alla mia sera.
Raccolta è la matrice della nube
in questa forma labile del segno
teso sul vuoto della spenta voce.
 
La mia parola non conosce voce
che inscriva attese alle linee d’un volto.
Così rimane muto il fioco segno
che lasciano alla rena il vento e l’ombra
e instabile al profilo della nube
che fugge in dissolvenze nella sera.
 
Solo a volte la calma della sera
parla a un ricordo di tranquilla voce,
nel fruscio silenzioso della nube,
a sfiorare sul limite d’un volto
presto svanito per le vie dell’ombra
l’orma della memoria in vuoto segno.
 
Ma la memoria non rinnova segno
per i fuochi annidati oltre la sera,
quando si libra notte in reti d’ombra
a cingere l’abisso senza voce
dove l’occhio smarrisce orma di volto
per opaco addensarsi in cupa nube.
 
E porosa la nube elude il segno
che un vuoto volto perde nella sera,
quando ogni voce si fa fioca d’ombra.
 
 
 
 
 

 

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Daniele Ventre (Napoli, 19 maggio 1974) insegna lingue classiche nei licei ed è autore di una traduzione isometra dell'Iliade, pubblicata nel 2010 per i tipi della casa editrice Mesogea (Messina).