Per una biografia controfattuale di Ronald Reagan
di Davide Orecchio
Segnalo dal Dizionario del Se la vita di Ronald Reagan (1911-2009), attore (premio Oscar 1989), regista (Leone d’oro 1991) e uomo politico statunitense, correlata alle voci Le quattro svolte vocazionali (nelle “Intersezioni esistenziali” del compendio) e Trasformismo atlantico (nelle “Intersezioni politiche”). Procedo a sintetizzare le fasi della biografia rimandando per i necessari approfondimenti alla voce completa del Dizionario medesimo e alla monografia di H. Yates (Il presidente mancato, Stanford University Press, 2000).
Il cinema (fase 1)
Comincia da poco il secolo, ed ecco Reagan: «Nasce il 6 febbraio 1911 a Tampico nell’Illinois, secondogenito di John Edward Reagan (1883–1941) di origini irlandesi e di Nellie Clyde Wilson (1883–1962)». Poi l’infanzia, l’adolescenza, l’epoca del desiderante e del sogno, la costruzione del sé al cui riguardo il più accurato compulsare fonti saprebbe trasmettere poco più di una corazza e l’individuo protetto nel guscio del bambino, del tempo, della reticenza e quindi afferro le zampe dell’accelerazione che passa di qui ed è il 1937 quando, «in California come cronista radiofonico al seguito dei Chicago Cubs, sostiene con la Warner Bros un provino cui segue la firma del suo primo contratto» (biografema 1).
Diventa attore, sboccia. «S’apre così per R. una carriera cinematografica quasi trentennale spesa in ruoli e pellicole di secondo piano (Love is on the Air 1937, Tramonto 1939 con Bette Davis, Knute Rockne All American 1940, Delitti senza castigo 1942, La regina del Far West 1954 accanto a Barbara Stanwyck, Contratto per uccidere 1964). La sua voce chiara e il fisico atletico (1,85 di statura) lo rendono popolare tra il pubblico; non al punto, tuttavia, di farne una star. Nel 1940 sposa l’attrice Jane Wyman, dalla quale divorzia nel 1948.»
La politica (fase 1)
Un solo strato di recitazione non basta. L’ambizione ne chiede altri e, se «da principio (anni 30 e 40) di convinzioni democratiche, R. simpatizza per Franklin D. Roosevelt e il suo New Deal e sostiene la candidatura alla Casa Bianca di Harry S. Truman», all’improvviso (“…all’improvviso… Nei racconti si trova spesso questo ‘all’improvviso’. Gli autori hanno ragione: la vita è così piena di cose inaspettate” A. Čechov), forse solo per propulsione paranoica nell’individuo nordamericano, «negli anni 50, all’esplodere della Guerra fredda, sposa la campagna maccartista promuovendola in prima persona durante il primo mandato alla guida del sindacato attori (1947-1952)».
Insomma R. «si persuade che il partito Repubblicano sia più adatto a fronteggiare il pericolo comunista, interno ed esterno, e si schiera così a favore delle candidature alla presidenza dei repubblicani Dwight D. Eisenhower (nel 1952 e nel 1956) e Richard Nixon (1960). In questi anni R. si converte alle teorie economiche del liberalismo classico, influenzato dalla lettura di autori come Frédéric Bastiat, Friedrich von Hayek e Milton Friedman. A seguito dell’elezione di John F. Kennedy e della crisi di Cuba nel 1962, decide di cambiare affiliazione politica. Aderisce al partito Repubblicano».
Strutture, sovrastrutture, infrastrutture: <R. si crea un’importante rete di conoscenze, finanzieri e industriali, che nel 1964 lo spinge nella politica a tempo pieno>.
E poi, soprattutto, la parola, id est l’interpretazione di un’ideologia, la via hollywoodiana alla trasformazione del mondo: «Nel corso della campagna presidenziale del conservatore Barry Goldwater, pronuncia un discorso in tv [biografema 2] (“L’ora delle scelte”) giudicato dal settimanale Time come “l’unica luce in una campagna deludente”. Critica l’intervento pubblico e chiede il taglio delle tasse: “I Padri Fondatori sapevano che lo stato non può controllare l’economia senza controllare la gente. E sapevano che quando lo stato decide di fare questo, è costretto a usare la forza per ottenere quanto si propone. Per questo siamo giunti all’ora delle scelte”.
Il discorso impressiona i Repubblicani della California, che lo candidano con successo alla guida dello stato. R. resta in carica per due mandati consecutivi, dal 1967 al 1975. Nel 1976 sfida nelle primarie Repubblicane il presidente in carica Gerald Ford. Perde di poco. Ford sarà poi sconfitto dal democratico Jimmy Carter».
Il cinema e l’impegno (fase 2)
Si ripromette, e annuncia pubblicamente, di sfidare Carter nelle elezioni del 1980. Ma all’improvviso (sempre all’improvviso!) interrompe la carriera politica. Sia Yates (cit., pp. 225-43), sia Blake, (What if? Essays on counterfactual history, Oxford 1993, pp. 144-60) individuano la causa nell’incontro con Marty McFly (biografema 3). Una conversazione in realtà muta per i contemporanei e per noi posteri che l’osserviamo senza chiavi di accesso. Le parole conservate in questa figura geometrica perfetta e sigillata – forse un prisma: l’incontro, la conversazione – sono ignote. I protagonisti hanno sempre rifiutato di commentarla. Uno dei due è morto. L’altro no e potrebbe ricomparire in qualsiasi momento ed epoca per confidare i suoi segreti a un attonito Talleyrand. Dunque suggerisco di leggere con attenzione gli scritti di Talleyrand; nonché tutti gli scritti di tutte le epoche nella storia del mondo: McFly infatti non ha rivelato il nome del suo confidente segreto, e neppure se ne abbia eletto uno.
Ci si accontenti di un terzo sguardo: “Arriva quest’uomo di bassa statura, quest’uomo del mistero. Non ha un appuntamento ma insiste: deve parlare con Reagan. L’ex governatore l’accoglie nel suo studio. Lo invita a sedersi. Chiudo la porta e torno al mio tavolo. Dopo pochi minuti sento le prima grida, il rumore di un oggetto scagliato a terra (un calamaio, scoprirò più tardi), altre urla interrotte da silenzi per riflettere o prendere fiato. (…) Quando McFly esce dopo un’ora circa ha il viso stravolto ma l’espressione di uno che ha ottenuto ciò che voleva” (Clelia Smith, Beyond the desk, Pasadena 1997, pp. 98-101).
Nell’aprile del ’79 R. restituisce la tessera del partito Repubblicano e annuncia di voler riprendere la carriera di attore. “‘Reciterò ancora, ma farò meno danni’, e la sala scoppia in una risata fragorosa” (D.E. Haze, Reagan shock: I quit, L.A. Times, 19/4/1979). Se la politica perde un protagonista, il cinema acquista una stella. R. non torna al cinema, ma nasce un nuovo attore che si mette al mondo col seme della volontà. Nessun ruolo di secondo piano, nessun film inconsistente: nel decennio degli Ottanta R. recita in pellicole che lasciano il segno (Re per una notte, Fuori orario, Washington memorandum di Martin Scorsese; Cotton Club e Il dio di New York di Francis F. Coppola; La scelta di Henry di Robert Redford; Gli infami di Ridley Scott).
Nel 1989 vince il premio Oscar come attore non protagonista per l’interpretazione del presidente Heston ne L’assedio di Praga di Jonathan Demme, pellicola che ricostruisce il momento più drammatico della Prima guerra di Heston (1983-85).
Già nel 1984, assieme a Woody Allen, Robert Redford e Susan Sarandon, ha condannato pubblicamente il militarismo del presidente Heston. “Charlton Heston – dichiara R. – porterà gli Stati Uniti alla rovina. È compito di ogni buon americano opporsi alla sua politica devastante.” Si vedano M. Leibowitz, Four versus one. A war for actors, The New Yorker, gennaio 1984, e J. Mathieu, Storia sociale e politica di Hollywood, Milano 1999, pp. 145-70.
La metamorfosi è completa. L’innesco è ignoto. Nell’anziano attore affiorano il carisma e il senso degli altri che il giovane e l’adulto non ebbero. Il senso degli altri, che bella espressione. Anche il più narcisista degli individui arriverà ad ammettere, un giorno, d’essere composto al settanta per cento dagli altri?
Eppure R. matura e “si dona” negli anni più cupi della storia dell’uomo, tra la desertificazione di culture e città in conflitti nucleari e chimici e l’incombere di un presidente sanguinario che gli ha fornito e fornirà ispirazione per gemme d’arte e la denuncia politica; fino al 1991, quando arriva il sigillo con I giorni dell’odio, un documentario sulla Seconda guerra di Heston o Conflitto sino-indo-nordamericano (1986-87) che gli vale il Leone d’oro per la miglior regia.
La politica (fase 2)
S’avvicina la fine e R. torna alla politica attiva sebbene, come si è visto, non abbia mai abbandonato l’impegno sociale. In seguito alla destituzione del presidente Heston, presiede la Commissione per la pacificazione mondiale (1988-1992, passata poi alla storia come Commissione Reagan). Tra i meriti della Commissione: la restituzione della sovranità nazionale all’India e l’apertura del processo costituente degli Stati Uniti d’Europa.
Sul piano interno, R. promuove (e si spende in prima persona per) la prima presidenza femminile nella storia degli Usa (Hillary Clinton 2001-2009) e la prima presidenza afroamericana (Barack Obama 2009-2017).
Muore a Santa Monica il 22 giugno 2009. Alle sue esequie civili spicca il ricordo declamato da Robert De Niro: “È stato un grande artista. E un uomo saggio. E un visionario. Un coraggioso. È stato un benefattore dell’umanità in tempi cupi e mortali. Riposi in pace”.
Citazioni
“La macchina del tempo è un’invenzione tollerabile solo in assenza di combustibile”, Patrice Vuillarde, Citoyens de la fin de l’histoire, Paris 1995, p. 40.
Si veda anche: Charlton Heston (attore, presidente degli Stati Uniti 1981-1988).
I periodi tra le virgolette « » sono tratti da http://it.wikipedia.org/wiki/Ronald_Reagan
I periodi tra le virgolette < > sono tratti da http://biografieonline.it/biografia.htm?BioID=968&biografia=Ronald+Reagan.
Avvertenza
I personaggi qui descritti sono controfattuali, dunque fittizi. Ogni riferimento a persone realmente esistite è puramente casuale.
questo pezzo mi ha riportato all’infanzia, quando uno zio anarchico mi aprì gli occhi regalandomi un libro illustrato sull’origine delle religioni, da attribuire alle prime invasioni di extraterrestri (le illustrazioni erano basate sulle testimonianze di persone rapite)
memorabile l’incontro con Marty Mcfly
della biografia di Heston invece ricorderò sempre questo passo di pura poesia:
“la storia mi……………………………………………………………………………………………………………
“Dio mi…………………………………………………………………………………………………………………………
ehi grazie, Renata :-)
mi avrebbe fatto piacere conoscere il tuo zio anarchico: il suo controcatechismo mi sembra piuttosto geniale
[…] […]
Renata probabilmente era un libro di Peter Kolosimo.
Autore che ha forgiato l’immaginario malato di molti di noi.
è probabile, gianni, io sono di certo rimasta segnata da George Adamski, ufologo e “contattista”… (poi dovrò decidermi se la cosa ci fa onore o cosa!)
Bruceremo nella Geenna per tutto ciò, lo sai, vero?
bellissimo dittico (reagan + heston)! soprattutto heston, che unisce il racconto genere alla letteratura concettuale. complimenti, davide.
caspita, mi è piaciuto moltissimo.
complimenti davvero.
caspita!
effeffe
Grazie a tutti per i compliments :-)
Sembra anche a me che Heston sia venuto meglio, eppure è quello incompleto (il che dà da pensare)
La libidine dei Grandi Drammi della Storia divenuti righe a punti…
Bah, io la bio di Charlton Heston la trovo un po’ reticente…
credo dipenda dalla sua natura di epifenomeno. Ma, come direbbe Jessica Rabbit, “non è colpa mia, è che mi………..”