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Ingiuro che sì


di
Livio Borriello 1
(Frammenti dal suo nuovo sito che vi invito a visitare)

L’insulto deve tornare a essere quello che era, una forma protogiuridica di controllo sociale, un meccanismo ormonale e psicologico, in cui entrano in gioco il cortisolo e la dopamina, l’endorfina e l’ossitocina, le componenti fisiche e carnali del biasimo e della approvazione, della colpa, della punizione e del premio, finalizzato a regolare il comportamento sociale degli individui.

 

*

E’ che la sx attuale ha dimenticato la trasgressione, ha dimenticato l’esplosione di felicità del ’77 e della fantasia al potere, e è andata a strozzare la propria vitalità nell’imbuto del politically correct, si è andata sbiadendo nel grigiore del perbenismo politico. La stessa difesa dell’omosessualità, del trasgenderismo, della trasgressione erotica, viene vissuta non più come esplosione liberatoria e delirante della corporeità, come accesso all’assoluto del corpo, come colore interiore e spuma ormonale, ma come semplice e noiosa rivendicazione di un diritto civile. La trasgressione è psicologizzata, regolamentata, istituzionalizzata, e dunque non è più tale, poiché varcato il limite, si ritrova racchiusa e controllata da quello più subdolo della falsa tolleranza modernista, e diventa null’altro che una nuova tipologia di piacere, un nuovo prodotto di consumo. Simbolo triste ne è la calza a rete o i segni esteriori della femminilità simulati e ricostruiti del transessuale. In Bataille e nei situazionisti, come nelle culture alternative degli anni ’70, la trasgressione era altro, e era apparentata semmai a quella di Savonarola o Maddalena de’ Pazzi, un bisogno di trasgredire, travalicare e trascendere l’umano, di sconfinare oltre il limite, di annullare per l’istante brevissimo dell’infrazione, il senso del limite, la coscienza della morte, il peso della materia, propri della condizione umana.

 

Le origini. la storia della famiglia di Rio

questa è rio, l’otaria che pensa
questo otaria – secondo quanto certifica
il pensare del figlio di piero angela –
riesce a distinguere le lettere dai numeri,
e compie delle deduzioni. quindi pensa.

il nonno di rio, l’otaria pensante. non pensa.

tuttavia ha gettato le basi del pensare, riuscendo a mangiare aringhe di oltre 72,6 cm. queste aringhe così grandi, hanno creato una compressione a livello del canale otaricolo e del dotto aringospastico, e hanno costretto i neuroni ad evolversi in una struttura più complessa. è nata così la neuringa, il neurone-aringa, congegno cellulitico portentoso, nella cui composizione è presente un’alta percentuale di dio.
ecco infatti la composizione della neuringa, secondo uno studio del Massachutes and St. Gennar Otaric Neurology Institute: 40% acqua; 25% bicarbonato; 30% olio d’oliva; 27% acido glutotarico; 22% dio; 1% scapece. Come si vede, la somma delle percentuali dà il 144%, e questa è una caratteristica specifica della neuringa. Ecco cosa afferma il prof. Brain Water, a capo del dipartimento: The straordinar carachteristics of neuringa is that she is most of the his most…. so neuringa feels most what she feels. Probabilment, just this permit to neuringa of thinking. This is the true misterity of oggigiorn science.
chi volesse contribuire alla ricerca sulla neuringa, può inviare una donazione liberale a questo IBAN:IT42K0316501600000011184720, beneficiario livio borriello. i fondi saranno utilizzati al 50% in azioni blue-chip sull’aringa e padre pio, il resto ai poveri e alla costruzione di un faraonico acceleratore ittiostatico, che dopo un processo di bombardamento protonico e frittura, separerà dall’aringa la sua componente di acqua, la sostanza più misteriosa. per la prima volta sarà prodotta acqua a partire dalle aringhe (anzi, precisano gli scienziati, un’acqua con un leggero gusto di gazzosa molto gradevole), aprendo alla scienza orizzonti inimmaginabili.

la famiglia di rio, l’otaria che pensa, vive serenamente nelle isole ballestas.

ogni sera, i membri della famiglia si riuniscono davanti alla casa di zi’ carmeledda, l’otaria archeo-pensante, e commentano i programmi alla tv. il sogno di zi’carmeledda è partecipare al programma di carlo conti Tale e quale, di cui è molto appassionata, perché è convinta di assomigliare a albano. in tal modo essa è convinta di diventare il capo del mondo. le otarie ragionano infatti essenzialmente per somiglianze e differenze, e ritengono quindi che se si SEMBRA il capo del mondo, si E’ il capo del mondo. perché poi le otarie credano che albano sia il capo del mondo, questo non è stato ancora scoperto dalla scienza.

p.s. l’amico elio p. sostiene che questo pezzo è sciocco… forse ha ragione, d’altronde qui bisogna buttare anche un po’ gli scritti azzardatamente e sperimentalmente… e magari questo pezzo è anche meno sciocco di quel che sembra, per cui può sempre costituire un arricchimento il cogliere la differenza fra quanto lo sembri e quanto realmente lo sia

NOTE
  1. Sul nuovo sito di Livio Tiziano Scarpa ha scritto una bella nota su Primo Amore 🡅

11 COMMENTS

  1. per sillogismo fosse sciocco il pezzo potrei esserlo anche io che lo trovo intelligentemente bello, ma la differenza resta tra ciò che è e quanto appare, pirandellianamente, s’intende. mo’ var’ a viriri u situ.

  2. Tranquilli, gente, coi grilli(ni) che volano (dal sud al centronord s’immagina) presto la fantasia (al potere) tornerà ad essere un tema dominante. Sarà meglio, sarà peggio? Non so. So solo che fare peggio di quello che hanno combinato Berlusconprodimonti, che è poi la stessa cosa, è praticamente impossibile.

  3. non è che sono d’accordo con tutto quel che dice (sulla trasgressione, per es, ecc) ma per me borriello è uno di quei pensatoi free-lance colti, barocchi, ingordi e contro-intuitivi che manderei a manetta per ore. il sito, difatti, (anzi: la “cosa”) è uno spasso (raccomando gli estratti critici: dalle recensioni su nuovi argomenti ai commenti dei vicini ai consigli di netiquette di cortellessa – gran collazione)

    (*pensatoi voluto, eh sì, non refuso di pensatori)

  4. ff, tu mi vuoi troppo simpaticone… io sono pure un (bel) po’ un moralista e un nichilista… ma fai bene a volermi così, è nella tua natura…
    a renata: pensatoio è bella, specie se indicherebbe (non refuso…:si intende: lo sarebbe…nel caso in cui)un uomo, o un sito in cui si pensa, o si sversa pensiero…
    sulla trasgressione, spiegami…sei perplessa sull’idea in sè, o sul fatto che la sinistra l’abbia dimenticata o annacquata?

  5. ciao livio, beh, diciamo che, per quanto mi riguarda, non ho tanto a cuore la trasgressione quanto la libertà (parola ahimé tristemente colonizzata dalla destra italiota).
    aggiungerei anche che: i diritti civili sono noiosi solo per chi ce li ha (e ben saldi); l’omosessualità non è una trasgressione (così come l’eterosessualità non dovrebbe essere una norma); la sinistra non è che ha sbagliato sul politicamente corretto, piuttosto sul politicamente blando (dimenticandosi proprio del sesso e delle sessualità, almeno a livello di politica parlamentare)

  6. quello che dici si è sempre pensato…ma secondo me è uno degli errori che hanno consegnato l’italia a una destra improbabilissima, che doveva estinguersi già 30 anni fa…è l’errore che ha consegnato alla dx il corpo e il piacere, e di cui si era accorto già barthes scrivendo Il piacere del testo, o bertolucci b. che lo citava in tal senso…e la letteratura ce lo dovrebbe insegnare…non credo che pasolini o penna o proust per non dire bataille concorderebbero nemmeno coll’idea che l’omosessualità non sia trasgressione…lo è peraltro anche il denudamento, che viola la regola del coprirsi, lo è sempre l’eros…è la diffrenza fra l’eseguire la vita e il goderla…..nè credo che ciò sia in conflitto con la sacrosanta rivendicazione della parità in sudafrica, o del diritto di ciascuno di viversi la sessualità che vuole…

    • davvero tu consiglieresti a un amico gay di vivere la propria omosessualità come pasolini o penna? ma per favore, dai… viva la spuma, lo schizzo, l’esplosione, l’estasi, sì, però l’ammorbamento e l’ammaestramento dei corpi non si deve certo alla rivendicazione degli orientamenti sessuali (da non confondere con le pratiche sessuali) come categorie del diritto

  7. mah… per me sono sempre miglior riferimenti i poeti, che le leggi politically correct che fanno pure la carfagna e la mussolini…
    però non ho capito neanche bene l’ultimo concetto…
    vado a fare l’olio in puglia, vedo se riesco a seguire da là.. bye

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francesco forlani
francesco forlani
Vive a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman e Il reportage, ha pubblicato diversi libri, in francese e in italiano. Traduttore dal francese, ma anche poeta, cabarettista e performer, è stato autore e interprete di spettacoli teatrali come Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, con cui sono uscite le due antologie Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Corrispondente e reporter, ora è direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Con Andrea Inglese, Giuseppe Schillaci e Giacomo Sartori, ha fondato Le Cartel, il cui manifesto è stato pubblicato su La Revue Littéraire (Léo Scheer, novembre 2016). Conduttore radiofonico insieme a Marco Fedele del programma Cocina Clandestina, su radio GRP, come autore si definisce prepostumo. Opere pubblicate Métromorphoses, Ed. Nicolas Philippe, Parigi 2002 (diritti disponibili per l’Italia) Autoreverse, L’Ancora del Mediterraneo, Napoli 2008 (due edizioni) Blu di Prussia, Edizioni La Camera Verde, Roma Chiunque cerca chiunque, pubblicato in proprio, 2011 Il peso del Ciao, L’Arcolaio, Forlì 2012 Parigi, senza passare dal via, Laterza, Roma-Bari 2013 (due edizioni) Note per un libretto delle assenze, Edizioni Quintadicopertina La classe, Edizioni Quintadicopertina Rosso maniero, Edizioni Quintadicopertina, 2014 Il manifesto del comunista dandy, Edizioni Miraggi, Torino 2015 (riedizione) Peli, nella collana diretta dal filosofo Lucio Saviani per Fefé Editore, Roma 2017