Satura contra quosdam
di Daniele Ventre
credimi certo è facile segnare il passo quando ti ricordi che
qualcuno ha sempre qualcosa da dire da scrivere da ben fantasticare
da commentare o demenziare -o da mal masticare malmostoso
per suo carattere ingiurioso -orlando curioso
i trini e i merletti del senso che per verba non dispenso
-e inhumanar significar per verba non mi verria
perciò càntatela da solo la tua epica moritura e (ri)nascitura
-rivoluzione prossima ventura
restaurazione minima futura
(domineddio dominemarx)
denuncia rinuncia pronuncia
di veto sul concetto vieto che la forma si deforma e ti deforma
ti norma e ti rinorma e si conforma a quello che ti attendi e non ti attendi
ti arrendi e rendi conto
e tu rispondi pronto
che le parole che le ragioni che le sostanze (quelle tassate e quelle speculate
e quelle dei neolotaringi dei bancari delle sfingi)
-e nel frattempo e nel contempo in tempi senza tempo e fuori tempo
fuori della finestra troppi saltano la minestra che il vento li sbalestra
o il governo tecnico e cetnico
e ti dicono i passanti
occasionali sulle carreggiate
virtuali o non virtuali (strimpellando ballate)
che se non (de)ragli neogiambico e strabico
innervato esulceroso per decotto arabico
se non scombiccheri alla spicciolata
disforie verbali in ordine s(com)parso sarai arso
nel rogo mutato in altro (non per noi più) voce
et te farano cruce de loquela antiquitaria
e di favella (e di favela) sociopoliticamente alibiquitaria
eppure amico dài non è facile
disporre in quadratini un
po’ di parole e far sì che
si intonino atoniche con
bollicine d’acque toniche? ma
perché non fai come tutti tu
che lo vedi che le cose non
vanno poi bene la borsa su
giù il presidente della re-
pubblica col suo messaggio di
natale capodanno ferragosto ci
si riflette nello specchio vuoto di
parole senza concreto spirito per
un futuro migliore? eh be’
amico potresti farlo no?
potresti dirlo no? che poi
poi l’accademia rigorosamente
antiaccademica se ne risente
e la retorica recisamente
antiretorica non lo consente
dài amico dài dài passaci
alle postavanguardie alle neoretroguardie
(che se no dopo arrivano le guardie
ma non le guardie quelle di Pinocchio sai quelle con l’occhio acuto
e i cappelli a feluca e le baionette e le coscienze nette nette
no non quelle le altre le guardie scaltre della façon litteraire
della fazione della moda
la critica della ragion festuca
che ti rimorde la coda)
-su contadinello su
su vieni alle nostre scolette poetiche sperimentali
alba pratalia ara
et albo versorio tene
et negro semen semina
e fa’ che ti svéne
che il sangue di Pasolini e i passetti di Sanguineti
e le debolezze di Fortini e la bile dei postdemocristiani
e dei postcomunisti e dei postistorici e dei postfilosofi e dei postpoeti è semina
o attento alle invectivae sine nomine seu cum nomine
e con nomine ministeriali e microeditoriali
-è vero poi mi viene più
spontaneo mettere qui
e lì due parallelogrammi di
parole a cucù
chissà perché non ci ho pensato prima
che lo mio ingegno ad hora ad hor si lima.
e poi è giusto considerare che dopotutto
l’arte in grazia e in garanzia dell’arte (ammesso che lo sia) è
cosa sorpassata sopraffatta sopressata da
salame di salotto letterario -ce n’è tanto di divario
fra la parola scritta la parola parlata quella rifritta quella riscaldata
quella passata in fricassea èmmetra àmetra polimetra
biplusbuona ocolinghevole socievole
e il beccuccio d’anitra bunsen dove ti
distillano la vita i signori del
governo tecnico-cetnico e i banchieri col gel
nei capelli e i suonatori a cui si dà la buonanotte
buonanotte buonanotte buonanotte con le scarpe tutte rotte
aum shanti shanti shanti
nella sguaiata dismusia dei poetanti
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Da tempo ho deciso che i giudizi di valore non si possono argomentare.
Perciò, consapevole che la mia è un’opinione come un’altra, mi limito a dire che questa roba qui di Daniele Ventre (così come gli altri suoi testi in versi recentemente pubblicati in Nazione indiana), secondo me non vale niente. E per di più l’ho trovata noiosa e supponente.
Anch’io da lungo tempo ho deciso che i giudizi di valore non si possono argomentare.
Perciò, consapevole che la mia è un’opinione come un’altra, mi limito a dire che questo commento di Giulio (così come molti suoi ultimi recentemente pubblicati in Nazione indiana), secondo me non vale niente. E per di più l’ho trovata noioso e supponente. D’altronde continuo a volergli bene, proprio anche per questi suoi commenti.
E’ sempre un’opinione come un’altra.
Quoto Giulio, mi spiace…
quota quota non mi spiace
sempre criptico mozzi
un unico appunto (tra l’altro almeno qui, seppur con supponenza, è vero, hai sciolto le briglie dei tuoi versi): nessuno chiede il rogo per te daniele, mi sembra però strana la tua presa di posizione, dato che il problema è proprio che non c’è praticamente spazio (né nei cataloghi delle case editrici, né tantomeno nei principali blog letterari) per la poesia di ricerca/sperimentale, la language poetry o come preferisci chiamarla, immersi come siamo nella trista palude del post-lirico.
più montaggio e discontinuità non possono fare che bene alla poesia secondo me (certo poi le citazioni è meglio che siano meno libresche)
ps la citazione delle ballate (insieme alle altre) ti costerà una contro-citazione nella mia prossima poesia: è l’etichetta ;)
Peraltro la tua non intenzione al senso è sbalorditiva, nell’un caso e nell’altro.
Daniele, ci sono cose tue belle davvero, altre meno, e credo che questa banalità di giudizio sia estendibile persino ai grandi, quelli già morti, per intenderci.
Per il resto, Giuio Mozzi ha le sue idee e coerentemente le porta avanti, http://www.youtube.com/watch?v=LEjljFLhzGU
pertanto non si può che portargli il rispetto dovuto a tanta coerenza.
buon nuovo anno.
Quando leggo Daniele Ventre mi viene sempre mal di testa, con il suo pensare intrauterino è capace di sfiancarmi.
Ma si sa io mi affatico per niente.
Stavolta tutto ha un altro respiro, mi sono anche divertito.
Insomma a me è piaciuta.
A me gusta sentire costruzioni simili, predisposizione al variegato linguistico. Ho letto buone critiche e ciò determina, per un verso o per un altro, un interesse per il testo generale. E i migliori autori spesso si determinano per le opere meno da plebiscito.
Personalmente tenendo in testa il cappello ho provato interesse per l’aspetto tecnico-Estetico del pezzo.
Salut
Ci Vediamo su postnarrativa.org
P.N.
Io credo molto più banalmente che Giulio Mozzi si comporti con Daniele come certi masculi, ossessionati dalla propria virilità, con fimmine che ne abbiano, in un momento ben preciso, sperimentato un episodio di défaillance. Daniele o ancor prima Franco Buffoni, qualche tempo fa, ha avuto il torto di rivelare le falle nel sistema Mozzi, come ad esempio certe sue bislacche idee del mito o versioni desuete di traduttologia di terza mano, e ‘sta cosa non gli è andata giù. Eppure non c’è nula di male nelle défaillance, e questo un sedicente esperto del fattore K, corpo, come ha preteso di essere in questi anni insieme all’insopportabilmente banale “englarista” Demetrio Paolin, dovrebbe saperlo. Come se non bastasse, il Mozzi scrive qui: “Da tempo ho deciso che i giudizi di valore non si possono argomentare.”
Che detto da qualunque altro, un senso pure lo avrebbe, ma da un consulente editoriale “importante” no, e fa capire bene quale sia lo stato dell’arte editoriale in Italia, destino, ci dice il Mozzi, che si compie con un click, mi piace, non mi piace, prendendo al volo un “degustibus” ormai in panne e assai malandato. Che si attaccassero al tram, mi viene da dire, sperando in cuor mio che il conducente sia abbastanza pirla da tenersi lontano da dove accadono le cose. effeffe
Respingo l’argomento ad hominem.
qui almeno ce n’è uno effeffe
La prima cosa che mi viene da dire è: ancora?
La produzione di Ventre è a dir poco fluviale.
Ora, non ci sarebbe niente di male, se non fosse che su Nazione Indiana non si riesca a leggere quasi più nulla oltre alle sue “composizioni” (vedere per credere la cronologia della homepage: il sito è diventato un intervallo tra un Ventre e l’altro).
@FF: psicanalizzare il commento di Mozzi, che è quanto di più lineare e chiaro, è a dir poco puerile. Anche perché, purtroppo, ha ragione da vendere.
Se mi è permesso, laserta, ti faccio notare che Ventre ha pubblicato molto – è vero – in questi ultimi giorni, nel periodo fra il 31 dic e il 6 gen. Probabilmente perché ha finalmente trovato il tempo, abbiamo tutti una vita fuori dal web che ci ruba tempo e spazio.
Ma il suo post precedente è del 27 nov e quello prima ancora del 30 sett. etc., etc.
Insomma non è vero che Ventre monopolizza il blog, fosse per me vorrei più pezzi suoi su NI. Magari cadenzati meglio, tutto qui.
concordo.
l’inflazione dell’ego letterario è negativa, in primis per chi scrive.
centellinare la propria presenza giova parecchio.
anche a chi legge il blog. ;-)
be’ allora torna dai veri poeti:
http://vibrisse.files.wordpress.com/2009/02/culto_dei_morti_giuliomozzi.pdf
http://poesiedomani.wordpress.com/2012/09/15/le-ballate-di-domenico-donaddio/
eddai però metti il link al blog non a quella poesia che è un esercizio vecchio di 4 anni :)
eppoi cortesemente non mi accostare al mozzi poeta, sono un po’ più vario :D
sì sei almeno umanamente migliore -e questo è molto
Laserta
il problema è proprio quello. la ragione non si vende. Rimane sospesa, se così si può dire, la questione dell’argomentare o meno delle scelte estetiche. basterebbe consultare un qualsiasi manuale di filosofia per farsene un’idea effeffe
no, è vero. la ragione non si vende.
ma qui si tratta del giudizio di un lettore che, spero, si si possa ancora esprimere. E io concordo con Mozzi. Le cose di Ventre sono sciatte e inutilmente citazionistiche. E sono per giunta sovrabbondanti (elemento negativo che incide ulteriormente su un materiale già non eccelso). Ma questa è soltanto la mia opinione.
Detto ciò, nessuno qui vuole mettere in discussione la libertà di Ventre di poter scrivere e pubblicare tutto ciò che vuole.
Bisognerebbe almeno disporsi all’eventualità che, magari, ciò che si scrive non soddisfi appieno l’orizzonte dei lettori possibili. Qui invece sembra che tutto ciò che viene pubblicato sia oro colato. E’ un po’ presuntuoso, no?
se c’è confronto non deve esserci ultima parola. Il giudizio sferzante di Giulio pretendeva invece questo. Il caso è chiuso qui la poesia non esiste. Il lettore e commentatore a cui si vuole tappare la bocca, non è allora il lettore e commentatore del post, ma quello del commento. Tu sei liberissimo di dire la tua e io, da lettore, di dire che certe libertà andrebbero spese meglio. dov’è lo scandalo? effeffe
ps
Se scandalo c’è, sta invece nell’assoluta mancanza di responsabilità intellettuale come si evince da commenti del genere.
su questo hai perfettamente ragione.
ma non in vendita :-)
effeffe
Veramente a me della produzione di Ventre mi stupisce l’alto livello di qualità, piuttosto che la quantità in se.
mi piace questo elemento effeffe
sono un bel Poeta aspetto dal cielo un diluvio di argomenti capaci di umiliare la mia boria.
La partecipazione presente pavimenta la volontà d’esserci.
“Essere” verbo all’infinito” è attivato dal participio presente Ente (ontogenesi), che mette in moto il Tempo nel flusso di connessioni necessarie al participio passato Stato(cultura) per l’evoluzione degli umani (filogenesi) Infinito relativo.
Bello: se l’avessi detto io sai che fulmini contro i paroloni e la scrittura impossibile e indigeribile?
Il ragionar che ti farò avverso è questo.
Che Essere è un verbo indicante attuazione processuale -essanza; ente è un precipitato ontologico ormai datum, essenza, sclerotizzato dentro uno status definitorio paradigmatico. Resta da vedere se si sceglie per la paradigmaticità dell’ente, per la sintagmaticità dell’essere o addirittura per l’extrasintagmaticità del super-essere dei mistici alla Meister Eckhart. O si dà al tutto il contesto che aveva, senza perdersi dietro i tuoni.
la mia era una difesa ad oltranza della prima riga della mia canzone d’amore, una trincea in attesa degli scienziati, bellissimi e cari attacchi di un qualche gigantesco curriculato severo accigliato puntarmi contro un cicciotto dito critico in presenza del pubblico apprezzamento.
la mia invece era una battuta in risposta a un novo comento dal sapore non proprio benevolo. Ma può darsi che mi sbagliassi, dunque chiedo venia.
in questo post da quello che ho capito io tutti tutti ti vogliono bene . Beato te.
Possibile che nessuno sappia riconoscere una parodia quando la vede?
Non è vero che nessuno sa riconoscere una parodia quando la vede.
Non sembra, visto che l’oggetto di questa parodia non era lei e lei in qualche modo sembra essersi sentito chiamato in causa come se fosse stato fatto segno di sanguinosi insulti personali, al punto da intervenire con un commento tanto poco argomentato quanto gratuito. Credo che, non avendo nulla di meglio da dire, farebbe miglior figura se tacesse e, visto che a sua opinione sono tanto sciatto, mi ignorasse. Chiudiamola qui, che è più saggio. Ah, un saluto al granchietto di peluche. Per un pover uomo come me i suoi consigli in merito di scrittura sono stati a dir poco illuminanti.