Overbooking: Sonia Caporossi
Le piccole esplosioni di Sonia Caporossi
di
Claudia Boscolo
È uscito a maggio per i tipi di Corrimano una raccolta di racconti di Sonia Caporossi intitolata Opus metachronicum. Il titolo di certo non avvicina lettori svogliati, e già in ciò si sostanzia un atto di coraggio da parte di un’autrice il cui interesse da tempo si rivolge alla critica letteraria e alla sperimentazione.
Il libro si apre con la descrizione in soggettiva di una scena macabra in cui il personaggio di Van Gogh, calato nelle sale in cui si svolge una mostra dei suoi dipinti, si acceca per non assistere allo scempio fatto alla sua arte, all’annullamento del significato della sua opera causato dalla sovraesposizione. Da qui inizia un percorso attraverso le vite di personaggi della storia, della letteratura, dell’arte e del mito, di cui si offre una rilettura in chiave critica rispetto all’idea cristallizzata e ufficiale che il lettore ha di loro.
Il titolo, “metacronico” fa riferimento al fatto che i personaggi sono presi di peso dal passato e trasportati, attraverso la loro decontestualizzazione, su un diverso piano di significato. Sono vittime di riscritture aliene e spesso deformanti. Nelle intenzioni dell’autrice, questa operazione consente un rispecchiamento da parte del lettore grazie al monologo e all’io narrante; si si permette al lettore di identificarsi nelle nefandezze o nei gesti estremi compiuti da ognuno di questi personaggi. Ognuno di essi infatti incarna un elemento delle postmoderne atrocità a cui siamo sottoposti. Naturalmente, la sfida di un’opera di questo tipo è incontrare lettori che si lascino trascinare dentro queste riscritture. Definito dalla stessa autrice “neobarocco”, lo stile di Caporossi aspira a rompere le maglie dell’ironia minimalista che per alcuni decenni ha caratterizzato la produzione narrativa italiana. Vena minimalista che a ben vedere si è esaurita da sé a causa degli eventi drammatici che hanno toccato questo Paese in tempi recenti, dalla ascesa e caduta di Berlusconi alla devastazione sistematica delle tutele sul lavoro, a un crisi sistemica che ha intaccato tutto, dal settore edilizio alla ricerca universitaria. Un Paese desertificato ha poco da concedersi dell’ironia minimalista, ed è su questo piano che Caporossi elabora una poetica personalissima strutturata su percezioni e riflessioni – la cui matrice più che letteraria è filosofica – incentrate sul corpo, sul significato del corpo nella storia e nel mito, laddove è il corpo storicizzato che viene fatto rivivere e riconfigurato secondo coordinate attuali. L’obiettivo è trascinare il lettore dal particolare all’universale, scegliendo esempi dal passato che si prestano a metafore.
Nel racconto dedicato a Jack Lo Squartatore il criminale è trasferito dalla Londra ottocentesca all’Idroscalo di Ostia la stessa notte in cui fu massacrato Pasolini. Egli incarna quindi la mediocrità dell’uomo comune che odia gli intellettuali, il serial killer per antonomasia la cui missione diventa massacrare la cultura per tramite di chi la rappresenta. Un altro proposito narrativo dell’autrice è vendicare personaggi del passato, o prendersi una rivincita nei loro confronti. L’opera dunque potrebbe anche dirsi ucronica, e non solo metacronica, in quanto non è unicamente in viaggio al di là del tempo, oltre un tempo cronologico, cioè il tempo degli eventi come sono ordinati per convezione e per comodità nella narrazione della storia, ma anche in nessun tempo, con la modalità della storia alternativa, il what if che crea una situazione in cui altri eventi avrebbero potuto avere luogo con conseguenze molto diverse da quelle avvenute nella storia. Siamo quindi nel dominio della allostoria. Allora Prometeo vede gli uomini bruciare in un incendio cosmico, viene letterariamente vendicato per la sua ingiusta espiazione; oppure il marito cornificato di Madame Bovary massacra la moglie e la figlia: trasformato in uno psicopatico, egli si spoglia del suo ruolo marginale di vittima e si ricolloca nella cornice in cui si svolge la storia di Emma, ovvero quell’ambiente patriarcale in cui il signor Bovary deteneva di fatto un potere sulla moglie.
Lungi dal classificarsi come divertissement postmoderno, nonostante gli espliciti rimandi all’aggettivo “postmoderno” presenti nel testo, l’opera di Caporossi è un’operazione di riscrittura dotata di un forte carattere etico. Non si tratta solo di giocare con i protagonisti del passato, di raccontare un diverso punto di vista per sollecitare una riflessione “diversamente impegnata” su aspetti altri di una vicenda altrimenti molto nota. Si tratta invece di operare una profonda modifica nel significato stesso attribuito a ogni personaggio, decontestualizzando e applicando quindi alla sua vicenda uno sguardo alieno e deformante, di modo che essa appaia in tutto il suo carattere disturbante.
“Sei una mia invenzione, Curione. Sei il personaggio di un giorno metacronico, che attraversa barriere di certezza per esplorare l’aspetto artistico di situazioni irrimediabilmente perdute nel passato. Sei il mio personaggio, che ora sta in piedi davanti a Cesare, ritto e tremante, il sesso un po’ gonfio dall’emozione, consapevole di essere il punto di rottura dell’Evento e del Caso, il luogo di sublimazione dell’Atto e della Storia, il vortice di un’energheia che aspira alla catarsi assoluta”, lo apostrofa l’autrice. Curione non è più un personaggio storico immerso e partecipe di vicende a noi notissime per essere apparse nei libri di scuola, ma diventa “il mio personaggio”, ciò che Caporossi fa di lui, o meglio ciò che l’autrice gli restituisce, facendolo emergere dal fondale della storia e donandogli una caratterizzazione a tutto tondo che non ha se non nelle monografie dedicate. Curione diviene il regista dell’evento che dà vita alla nascita dell’Impero romano, la sua figura acquista quindi caratteristiche di responsabilità che vengono di solito attribuite a Cesare: aumentando la figura di Curione l’autrice in realtà diminuisce quella di Cesare che trasforma un semplice attore della catarsi voluta dal suo consigliere. Spostando l’asse della responsabilità in maniera inattesa e sorprendente, Caporossi ribalta vicende note innescando delle piccole esplosioni di significato, come delle micro-agnizioni da cui emergono verità più profonde e più universali di quanto ci si aspetti dalle vite di personaggi ampiamente esplorate e digerite.
Sonia Caporossi, Opus Metachronicum, Palermo, Corrimano, 2014, pp. 112, 10€
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La centratura di questa recensione è per me commovente. Chapeau!
Mi fa molto piacere Sonia, sono racconti molto interessanti che meritano la giusta attenzione.