cinéDIMANCHE #10 A. G. DOMENEGHINI La rosa di Bagdad [1949]
di Francesca Matteoni
In assenza di videocassette, dvd, youtube e streaming, quando ero piccola dovevo affidarmi al capriccio dei canali televisivi per vedere un film o i cartoni animati. Oggi la mia collezione di dvd è ampia, ma qualcosa non diverrà mai acquistabile o scaricabile: la sorpresa, l’imprevisto di certi pomeriggi infantili in cui il piccolo schermo del televisore poteva davvero riversare una magia nel mio sguardo. Uno dei film che mi capitò di vedere era La rosa di Bagdad, primo lungometraggio animato italiano a colori, di Anton Gino Domeneghini, ma non sapevo il titolo né l’autore – mi colpivano invece i nasi a pomodoro dei tre saggi, che ricordano nel sembiante i sette nani di Biancaneve; la buffa e coraggiosa gazza Calinà; il mantello incantato del mago, capace di donare il volo a chiunque ne afferrasse anche solo un lembo per mescolarsi al cielo come una nuvola scura di presagi. Certo, oggi potrei aggiungere una riflessione etica sul destino del giovane protagonista, il musico Amin, trasformato in “moretto” da un sortilegio e sulla connotazione negativa data alla pelle nera, che indica uno stato di subordinazione e infelicità per cui il ragazzo è fatto irriconoscibile. Ma alla consapevolezza necessaria con cui si guarda l’opera e ne si fa anche un documento storico, resta sempre vicino quello stupore infantile di un altro mondo sullo schermo di casa, composto di colori strani, quasi acquerellati e tremolanti come il corpo di un fantasma – fragile e dunque prezioso.
Nella pausa delle domeniche, in pomeriggi verso il buio sempre più vicino, fra equinozi e solstizi, mentre avanza Autunno e verrà Inverno, poi “Primavera, estate, autunno, inverno… e ancora primavera“, riscoprire film rari, amati e importanti. Scelti di volta in volta da alcuni di noi, con criteri sempre diversi, trasversali e atemporali.