I riflessi del cinema
di Rossella Catanese
Chiara Nucera, Il metacinema nelle opere di Lynch, Cronenberg, De Palma, Edizioni Umanistiche Scientifiche, Roma 2014, 143 pag.
Il metacinema nelle opere di Lynch, Cronenberg, De Palma è un libro di Chiara Nucera che propone un percorso interpretativo dei processi rappresentativi e metalinguistici attivati dai film di David Lynch, David Cronenberg e Brian De Palma, tre autori fondamentali nel cinema degli ultimi trent’anni.
Attraverso i film di questi registi, il libro intende approfondire le tecniche di narrazione cinematografica che affrontano una relazione concettuale esplicita con il principio mimetico delle immagini fenomeniche attraverso l’esibizione del meccanismo cinematografico. È proprio questo meccanismo ad esporre la finzione della messinscena, l’artificialità del racconto, nonché la manipolazione esplicita del dispositivo.
Il percorso di lettura delineato dalla ricerca esplora il panorama mediale costituito dalle celebri opere di questi registi partendo da premesse metodologiche eterogenee, tra la gnoseologia platonica, la drammaturgia ellenistica e le teorie psicanalitiche. L’autrice chiama in causa il mito della caverna attraverso cui Platone evoca il processo d’intellezione (nòesis) delle idee nel dialogo Fedone; si ripercorre anche il concetto di mimesis, che dalle opere del commediografo greco Menandro si estende alle forme rappresentative contemporanee, attraverso le forme d’arte e di comunicazione nell’epoca della riproducibilità tecnica, nella prima metà del Novecento, fino ad oggi, nell’era della televisione e dei nuovi media. Dall’idea di perturbante di Sigmund Freud al Doppelgänger di Otto Rank, la psicanalisi ha interloquito con le formule rappresentative che il cinema attiva, ed è stata un prezioso strumento per analizzare i concetti di alterità, di doppio e di scissione interiore, laddove il cinema si offre come una realtà duplice, copia e simulacro, e si ratifica come mutazione, riproduzione e ricostruzione fittizia della realtà. La capacità del cinema di costituire una concrezione dell’intangibile tempo fenomenico (il “complesso della mummia” di cui parlava André Bazin) si allaccia alla visibilità che la società urbana acquisiva a cavallo tra diciannovesimo e ventesimo secolo con la nascita del cinema. Un’epoca che ha razionalizzato un mondo caratterizzato dallo sviluppo tecnologico e industriale, che ha assimilato il corpo del lavoratore alla macchina. Chiara Nucera estende questa prospettiva al rapporto tra schermo e corpo dello spettatore nello spazio cinematografico e in quello sociale, attraverso l’alterità della “rivalsa sensoriale” del piacere dell’evasione. In questo spazio si colloca l’intervento e la ricerca dei registi Lynch, Cronenberg e De Palma, orientata alla configurazione di tre diversi tipi di doppio e tre tipi di realtà: «la realtà come mutazione corporea per Cronenberg; la realtà come fredda riproducibilità tecnica per De Palma; la realtà come zona oscura, in cui sogno ed esistenza si confondono, per Lynch».
Se per Cronenberg si giunge al concetto di metacinema attraverso una metamorfosi carnale dello spettatore, che si modifica trasformandosi in supporto audiovisivo, per De Palma al centro del discorso metalinguistico sono il punto di vista e l’ossessione oculo-centrica costruiti dal supporto di celluloide, in una differente declinazione della presenza tecnologica; Lynch propone invece la concrezione del doppio facendo emergere zone d’ombra del reale, nello scontro tra i mondi antitetici e i simboli della rêverie.
Il libro di Chiara Nucera analizza i lavori di questi tre registi e la nozione di metacinema in uno stile limpido e scorrevole, definendosi come un canale di divulgazione e riuscendo ad introdurre il lettore nelle questioni della genesi delle immagini, del significato della costruzione narrativa, delle implicazioni psicanalitiche dell’identificazione spettatoriale nel linguaggio cinematografico.