Madre Roccia
di Corrado Aiello
E se diventassi cattivo!
(cattivo?)
Sì – cattivo come un macigno
e la sua mole d’arenaria
– tutte le rocce sono tristi
ma risultano così utili
che alla fine stanno là
esposte
alla nostra rispettosa
indifferenza;
si dice che le pietre siano mute,
quando in realtà ci ammutiscono:
Sono pesanti
p e s a n t i
p e s a n t i
(et cetera, fino a pensanti)
e tendono a resistere
anche al
tempo.
Una roccia leggera è quasi buffa
Una roccia che si sgretola
è sciocca quanto la vita
E la sabbia appartiene solo all’infanzia
e ai morti.
***
E se diventassi cattivo!
(cattivo?)
Sì sì, cattivo, come una mola da mulino
o come la macina dell’arrotino – prigioniero
in-felice criceto prigioniero
libero di girare stragi con la sua cote –
(ci pensi?)
In quanti mi ringriazierebbero!
Col sorriso
volentieri mi lasciano la polvere
per quattro palmenti
(…e un palmo di marmo)
fina fina
fino alla lapide
tiburtina.
E l’epigrafe
con la matita.
***
E se diventassi cattivo!
(cattivo cattivo cattivo?)
Invadente denso avido
come farina di talco –
o come fiore
di salgemma – soffocherei
meglio del solfato di calcio
ri-gi-do e bello
come una ruota
di formaggio.
Quale armato laterizio
o tegola di lavagna
sesquipedale
piomberei dritto giù
sul naso
ipermetro, ma soda-le.
E quel tale
Caolino di nome
prenderei a scisti in faccia – e con lui
tutti i razzisti della Marna – poi
lo cucinerei a s-puntino
grigliato sulla ghisa
o ben arrostito
su una pietra ollare.
***
(CAll_8/7/2015)
[Ecco, Ricordate
fiori metamorfici la tenacità
del mare – uomini im- della prima invarianza:
mortali figli quel motore amorfo
miei solido così fragile
da incantarvi
Non si dirà da incatenarvi
che v’ho parlato, al mio ritmo!
non giurate:
Chiedete ai vostri piedi Non siete presi in un granello?
La speranza dei cattivi Non siete di questo reticolo
gela questa matrice. liberi?]
***
(CAll_15/8/2015)
Lascio le rapide
le ripide falesie di tufo;
Lascio i vulcani e le forre
e le cave di pozzolana;
Lascio le ginestre
e le grotte di calcite;
Lascio la vite
e i rovi e la vitalba:
vi lascio al degrado
boschivo cementizio
come all’immigrato e alla zanzara;
Vi lascio l’immondizia
fecale e morale;
Lascio l’amore comune
a Quarzi e Feldspati.
Tenetevi la pace e gli ulivi,
la serpe cattolica
e gli scarichi a mare;
Tenetevi Capri
che mi uccise.
(ti uccise?)
Quando mi inginocchiai
Quell’unica volta
Ai piedi dell’Isola più bella del mondo…
Le mie ossa riconobbero
nell’ultimo volto
le rocce e il sale.
(…e oggi?)
Forse
le Ossa.
***
(CAll_21/7/2015)
Anche la terra ha motivo di vanto
La terra bella dove tutto cresce
E ritorna… rotondo.
Anche la terra ha da dire la sua
Terra allegra e selvaggia
Terra curiosa e sana
Terra di terre – a illuderci distratta
Quando è sempre lì, vaga.
Ogni dio è un bambino
E mio nonno faceva il contadino.
***
(CAll_11/8/2015)
(CAll_28/9/2015)
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